Hungry eyes

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    Denrise
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    Flipendo.
    Una sola parola e dalla sua bacchetta uscì un getto di luce che volò dritto dritto in direzione di Ghost, che non sembrava aver tanta voglia di obbedire, quel giorno. E la cosa lo infastidiva alquanto, perché lo aveva addestrato affinché seguisse ogni suo ordine quando glielo chiedeva, non perché si comportasse come un irresponsabile.
    Era seduto su una roccia piatta, perfetta come sedia, mentre impartiva degli ordini al suo canelupo. Nonostante fossero insieme da quando non era altro che un cucciolo, il suo addestramento avrebbe avuto fine solamente con la sua morte, poiché Xavier cercava nient'altro che la perfezione.
    L'incantesimo colpì il cagnolone, lanciandolo di diversi metri indietro. Si schiantò contro un albero con un uggiolio che avrebbe fatto pena a chiunque altro, ma non al ragazzo, che non provava pena proprio per niente e nessuno. Lo osservò rialzarsi con un mezzo sorriso, notando distrattamente il sangue che aveva preso a sgorgare dalla zampa sulla quale era caduto pesantemente.
    Dai, riproviamo un'altra volta. Portami quel dannato coniglio. Aveva iniziato, da tempo, ad insegnargli come predare piccoli animali perché se avesse usato come bersaglio delle persone, sarebbe finito nei guai e Xavier era tante cose, ma stupido non annoverava tra queste. Sorrise ferino, osservando Ghost sparire tra gli alberi. Forse finalmente aveva capito che non avrebbe dovuto disobbedirgli.
    Sospirò, girandosi tra le mani il coltello che si portava sempre appresso, lanciandolo in aria e riprendendolo al volo. Si stava annoiando, ultimamente, annoiando parecchio. Nessuna missione dell'Acromantula, nessuna vittima che decideva spontaneamente di entrare nella tana del lupo. Nessuno stupido auror che sottovalutava la sua vena vendicativa. Digrignò i denti, passando il filo della lama sul suo polso, osservando compiaciuto quella sottile linea di sangue che si andò a creare. Perché Ghost non era ancora tornato? Cazzo, gli aveva chiesto di catturare un coniglio, non un branco di lupi. Stava cominciando a spazientirsi e quando fosse tornato, avrebbe assaggiato la sua lama per averci messo troppo.
    Nell'attesa, comunque, riprese a lanciare e riprendere il suo coltello con invidiabile maestria.
    Xavier MacLeòid

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    Do. Or do not. There is no try
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    La fama di Denrise era giunta fino a Città del Capo e poi più su a Uagadou. Leggende sui Predoni, le loro scorribande e le montagne di cenere che innalzavano dopo aver depredato ogni singolo oggetto, persona ed animale avevano più volte stuzzicato la curiosità della Yaxley. Bonus: lo stupratore odiava i Denrisiani quasi quanto sua madre. E se il detto che recitava i nemici dei miei nemici sono i miei amici non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di metter piede sull'isola.
    L'impresa si era rivelata più ardua del previsto. I rapporti tra il villaggio ed il Ministero si erano fatti tesi dopo gli eventi dell'autunno passato e lo scontro con i crociati maltesi e lei non poteva presentarsi lì come dipendente dell'Ufficio per l'Applicazione delle Leggi sulla Magia. Lì era solo Maya, una giovane donna di ventiquattro anni, dalla chioma bionda -grazie ad un colorvaria- stretta in una treccia blanda alla francese. Vestiti comodi, ma caldi, delle diverse tonalità del bosco a coprire le sue forme. Aveva dovuto dire addio anche ad i suoi amati tacchi, accontentandosi di un paio di scarponcini perfetti per lunghe camminate su sentieri impervi.
    Servitasi di una delle drakkar che partivano dal molo di Yggdrasill era arrivata al villaggio, lasciandolo subito per inoltrarsi nella foresta alla ricerca di antiche rovine e bellezze inesplorate. Magari la fortuna l'avrebbe baciata e si sarebbe trovata di fronte a qualche preda interessante.
    Rischiò però di divenirla lei stessa quando un cane massiccio non incontrò la sua strada. Sembrava un lupo. Ringhiava. Lo sguardo si abbassò sul pelo incrostato di sangue. Era ferito. Sollevò entrambe le mani, la bacchetta però era tra l'indice ed il medio della mano destra, cercando di comunicare alla bestia che non era un pericolo per lui. Si acquattò permettendogli di avvicinarsi ed annusarla.
    Fu nel passo che lo riconobbe.
    «Ghost?» chiese mentre il suo naso le picchiava sulla coscia, fianco e schiena continuando a ringhiare.
    Ringhio che si trasformò in un piagnucolio di dolore dopo che l'ebbe riconosciuta. Non era un'esperta di medimagia e tutto quello che fece fu tastarlo il più delicatamente possibile per poi evocare delle bende.
    Se lui era lì, «Xavier sarà da qualche parte». L'uomo con cui aveva limonato duramente negli squallidi bagni di un locale londinese prima di svanire nel nulla. Non ne aveva sentito la mancanza.
    Si chiese però cosa diavolo facesse lì. «Su, andiamo a cercare quello stronzo del tuo padrone». E con Ghost al suo fianco, quasi a proteggerla, Maya Wade si inoltrò nelle profondità dell'isola di Denrise.
    Maya Wade

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    Revenge, the sweetest morsel to the mouth that ever was cooked in hell.
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    Stava cominciando seriamente a stancarsi e se Ghost non si fosse dato una mossa, ci avrebbe rimesso un arto, non solamente un po' di pelo. Era sempre stato severo con quel cane ed in certi momenti di lucidità, si chiedeva come facesse a non odiarlo ed a non essersi ancora ribellato dalle angherie che subiva quotidianamente. Ma sapeva bene che Xavier non lo faceva per il puro piacere di ferire -forse anche sì, un po'- ma per insegnargli qualcosa, nella fattispecie, la disciplina. Eppure, a volte sembrava troppo duro di comprendonio, come quella volta.
    I sensi tornarono vigili, il pugnale stretto in una mano ed il catalizzatore nell'altra, all'erta su qualsiasi possibile pericolo. Aveva sviluppato ottimi riflessi nel corso degli anni e difficilmente si faceva cogliere impreparato. I cespugli si mossero per qualche secondo e da essi, uscì dapprima il suo Ghost. Fosse stato un altro, non si sarebbe accorto di niente, ma... Chi ti ha bendato? Gli domandò, un sibilo che poteva ferire più di una freccia, diretto al suo cane lupo. Non servì che il cane rispondesse -non avrebbe potuto, comunque- poiché pochissimi attimi dopo, comparve una figura snella e che ben riconosceva. Così come ricordava il suo corpo contro quella porta malridotta.
    Maya Wade la salutò, senza degnarsi di alzarsi da quella roccia, rilassando sensibilmente i muscoli e continuando a giocare con il coltello, anche se i sensi rimasero lo stesso all'erta. L'oggetto riprese a volteggiare in aria, mentre gli occhi non si staccavano dalla donna.
    Sei venuta per continuare ciò che abbiamo interrotto? Le chiese, il tono incolore ma gli occhi vivi come fiamme ardenti. Non era mai stata una sua priorità, infilarsi nelle mutandine di una donna, però avrebbe accolto al volo qualsiasi distrazione che gli avrebbe permesso di uscire dalla monotonia di quella giornata troppo calda per essere quasi metà novembre. Fermò il coltello, tenendolo in equilibrio per la punta, sul polpastrello, lanciandolo successivamente in aria ed afferrandolo per l'impugnatura. O forse ti mancavo così tanto da non poter fare a meno di venire a cercarmi? Lui non aveva più pensato a lei nemmeno per un secondo, da quando si erano separati, eppure non scordava mai né un volto né un nome, cosa indispensabile nel suo lavoro.
    Finalmente si alzò, rifoderando il coltello ma tenendo la bacchetta alla mano, avvicinandosi alla donna solo di qualche passo e facendo cenno a Ghost di tornare da lui. Timoroso di un'altra punizione, zoppicò fino ad arrivargli accanto.
    Xavier MacLeòid

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    Man mano che si inoltravano nella foresta la natura sembrava ritirarsi al loro cospetto. Il canto degli uccelli lasciava spazio a battiti frenetici di ali ed innalzamenti di piccoli stormi; l'erba quasi a piegarsi prima che loro vi posassero piedi o zampe. Non era successo fino al momento in cui aveva incrociato il cammino con Ghost, così si disse che era la sua presenza a sortire quell'effetto. Una prova la ebbe quando il canide la distanziò, lasciandone seguire le tracce sul terreno umido del sottobosco, un habitat perfetto per i suoi amici. «Fatevi vedere» disse, ma ad orecchie esterne risultò più una consecuzione di sibili. Un fruscio alla destra, le foglie di una pianta che non seppe nominare si mossero per poi immobilizzarsi. «Adesso». La lingua fu la prima cosa che vide seguita dalla testa di un verde opaco e striato in tonalità più o meno chiare rispetto a quella base. Cosa vuoi? «Seguimi e dimmi quello che io non riesco a vedere». Si chinò per scansare la fronda di un albero che aveva un deciso bisogno di esser potato, ritrovandosi in una piccola radura dove trovò Ghost ed il suo padrone. Padrone che si ricordava le sue generalità. Quelle false, ovviamente. «Xavier», avanzò lenta, il sibilo del serpente ad accompagnarla. Si tenne alle sue spalle per poi nascondersi nel fogliame, nascosto alla vista dell'uomo e ai sensi del cane. «Non vali di certo un viaggio», lo schernì, con una risata cristallina, sminuendo le sue doti da baciatore. Poteva essere una discreta scopata in un bagno lercio, ma anche una ancora più selvaggia nella natura indomabile di Denrise. «Più che altro ero curiosa di scoprire perché Denrise sia così preziosa», la nomea dei predoni era riconosciuta in ogni angolo del mondo e lui, se non ricordava male, era uno di quelli. «Di solito, quelli come voi, non se ne stanno al porto a prepararsi per la prossima costa da depredare?» Batté una mano sulla coscia, un piccolo comando all'animale dalla pelliccia candida per farlo avvicinare a lei e comprarselo con una dose d'affetto che Xavier non sembrava essere disposto a concedere. «Invece te ne stai qui tutto solo. Che c'è, hai litigato col tuo dio?»
    Maya Wade

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    Osservò Maya con i suoi occhi inespressivi e quel sorrisetto che sembrava congelato nella sua faccia. Non poteva negare quanto fosse attraente quella donna e pensò che un secondo giro più completo se lo sarebbe tranquillamente fatto in quel bosco tranquillo.
    E allora cosa ci fai qui? E' un luogo pericolo per una londinese. In realtà non aveva idea se lo fosse o se venisse da qualsiasi altro posto e se glielo aveva detto, non se lo ricordava. Ma, un po' come per tutti i denrisiani, ogni abitante della terra al di fuori dell'isola, era inglese... sebbene non si sentisse davvero parte di quella comunità che lo orripilava.
    Se lo scopri, Maya, spiegamelo ti prego rise lui, accarezzando il suo nome con rudezza, come se fosse un porno, pregustandosi già di sbatterla contro l'albero. Okay, non è che il sesso fosse nella sua lista delle priorità, ma Maya gli risvegliava una discreta quantità di istinti animali che non credeva di avere, di sicuro rianimava la noiosa vita denrisiana.
    A me non interessa depredare proprio alcuna costa. Ci pensano gli altri idioti, io mi godo solo il bottino. Si strinse nelle spalle, ricordando quante volte aveva mandato Ghost a rubare qualche pezzo d'oro -che poi aveva rivenduto- che i marinai troppo ubriachi ed inesperti, avevano abbastanza alcol in corpo per impedirgli di fermarlo. E comunque lo vedevano come un cagnolino innocuo... mai realtà avrebbe potuto essere più lontana, anche se con Maya sembrava stranamente docile. Sbuffò e lanciò il coltello, spedendolo con precisione sulla spalla dell'animale. Conosceva abbastanza la sua anatomia da evitare di beccare nervi cruciali o qualche vena o arteria, ma quanto bastasse per educarlo.
    Quante volte ti ho detto che devi seguire solamente i miei ordini? Si avvicinò con passi lenti, osservandolo con sguardo incolore, arrivando fino ad afferrare l'elsa del pugnale e strapparla via, regalandosi un guaito da parte di Ghost.
    Non credo in quegli stupidi Dei. Sto solo educando il mio cane. Si posizionò di fronte a lei, rifoderando il coltello e sollevando l'altra mano a sfiorarle il volto con una delicatezza che difficilmente qualcuno avrebbe creduto possibile da Xavier. Maya avrebbe potuto scorgere un lampo di gentilezza nascosta nel suo sguardo, ma sparì pochissimi attimi dopo.
    Xavier MacLeòid

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    Geneticamente parlando poteva essere definita inglese, londinese era più strettamente legato al patrimonio che gli aveva lasciato il padre biologico. Non si sentiva inglese, ma neanche sudafricana, non da quando aveva diciassette anni almeno. Avrebbe voluto redarguirlo ricordandogli che una donna era sempre in pericolo, indipendentemente dal luogo e da cosa indossava; avrebbe voluto avvertirlo che lei sembrava sola, ma non lo era affatto. «Non ancora», pensò. Non voleva che il serpente si facesse vedere dal duo. Si concentrò sul loro dialogo. «Ti manderò un gufo», sulla punta della lingua aveva avuto report, chiaro sintomo del lavoro al Ministero che la stava logorando. Avrebbe fatto meglio a proporsi per l'Ufficio Misteri. O come Auror. Con quest'ultimi credeva fosse più facile entrare tra le fila di Excalibur. Lo avrebbe valutato poi.
    Al momento era su un territorio che li odiava particolarmente, oltre già ad essere inglesi. Ma tutto che non era denrisiano era ritenuto tale. «Immagino quale sia il tuo concetto di godere», minimo sforzo, Ghost mandato come sentinella o predatore, sperava non fosse uno di quelli che faceva dello stupro il suo vanto. Rabbrividì a quel pensiero.
    A proposito di Ghost... lo richiamò vicino a lei. La mano non riuscì mai ad arrivare al suo pelo morbido, il guaito di dolore sì. Xavier gli aveva appena lanciato contro un coltello. Il gelo oscurò il suo sguardo mentre l'uomo le si avvicinava lentamente, la bacchetta venne sguainata ed usata per evocare delle bende, un sibilo non udibile alle orecchie dell'amante per una notte lo seguì subito dopo.
    «Attacca». Il serpente, che fino a quel momento aveva osservato tutto standosene alle spalle di Macleòid, avanzò fino a salire lungo il polpaccio di lui e poi morderlo un paio di dita sopra la caviglia. La fortuna era che non fosse uno di quello velenosi, il massimo del fastidio sarebbe stato solo il pizzicore e lo scorrere del sangue. Quanto a lei, ora, era vicina a Ghost.
    «Smettila di torturare inutilmente il tuo cane o perderai la sua protezione», lo avvisò, perché con quell'atteggiamento puramente crudele, prima o poi, sarebbe stato lui a perire sotto i morsi del lupo. «Allora, non mi fai da guida? Cosa c'è da vedere in questa zona?»
    Maya Wade

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    Maya era molto più piacevole rispetto alla maggior parte delle persone con le quali aveva parlato nell'arco della sua vita, non poteva asserire diversamente. Lo capiva, lui, quando la ragazza fosse arguta e sicuramente non un'oca idiota come la maggior parte di quelle con la quale avesse avuto la sfortuna di parlare.
    Sorrise al loro scambio di battute, annuendo.
    Non ti sarebbe più comodo mandarmi un messaggio? Le domandò con un mezzo sorriso ironico, indicando con il pollice un posto imprecisato dietro di lui, verso le montagne. La Delaine -o meglio, i suoi scagnozzi probabilmente- hanno colpito ancora ed hanno aggiustato il ripetitore, ora la tecnologia funziona anche a Denrise. A lui, in tutta onestà, quella notizia non faceva né caldo né freddo perché se doveva comunicare con qualcuno, per qualsiasi motivo, andava di persona a dirglielo, soprattutto se si trattava di minacciare qualcuno. O torturarlo. Quello di sicuro non avrebbe potuto farlo tramite uno schermo e, comunque, messaggi compromettenti sarebbero stati del tutto rintracciabili e lui non era stupido.
    Oh no, non puoi proprio immaginarlo. Contrariamente a ciò cui lei stava pensando, dello stupro non gli interessava nulla; era più divertente quand'erano consenzienti. Lui, piuttosto, faceva della tortura e dell'omicidio un vanto -per modo di dire, di sicuro non lo sbandierava in giro-, ma non si ricordava di aver mai toccato una donna in ambito sessuale contro la sua volontà. Teneva troppo alle sue palle per rischiare che gli tirassero una ginocchiata.
    Smettila di evocare quelle bende, altrimenti lui non- ma non finì mai la frase poiché un bruciore acuto lo colpì sopra la caviglia. Si morse il labbro ma, come al solito, non manifestò nulla dal suo sguardo di ghiaccio.
    Trovo tu sia molto sexy quando ti arrabbi commentò, abbassando lo sguardo e notando più scocciato che arrabbiato, lo scorrere del sangue da quei due piccoli buchi sulla gamba. Probabilmente se fosse stato qualcun altro, lo avrebbe fracassato in meno di un secondo, ma Maya era abbastanza particolare da fargli decidere di non impiegare le forze per farle la guerra.
    Quando imparerà, il mio trattamento sarà diverso. In realtà, nel buco più profondo del suo cuore nero, aveva paura che Ghost, che era con lui fin da piccolo, potesse effettivamente decidere di voltargli le spalle, ma aveva sempre accantonato quel pensiero come inutile, una insensata manifestazione sentimentale.
    Cosa vorresti vedere? Quest'isola fa schifo. Tornò ad avvicinarsi a lei e le mise una mano sul collo scostandole i capelli così delicatamente che se non lo avesse visto, Maya non avrebbe creduto che si trattasse dello stesso che aveva appena tirato un coltello al suo animale. Potrei farti vedere casa mia, è sicuramente più interessante. Una proposta che poco mascherava le sue reali intenzioni ma nemmeno gli interessava nasconderle, era chiaro che fosse attraente. Ovviamente non l'avrebbe portata davvero a casa sua. Quella di Robert sarebbe andata benissimo
    Xavier MacLeòid

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