Posts written by Kjell Halvorsen

  1. .
    Erano mesi che avrebbe voluto cedere ai suoi istinti di pigrizia e narcolessia, tuttavia il troppo lavoro lo stava assorbendo così tanto che l'unica cosa alla quale stava riuscendo a cedere erano gli sporadici incontri con Brianna fuori dal lavoro per dedicarsi una birra e qualche chiacchiera.
    Ad ogni modo, nonostante l'effettiva apatia del momento e soprattutto il suo tentativo di fingere che quella situazione non fosse affatto strana, la serata cominciò a prendere autonomamente una piega abbastanza anomala.
    Riuscì a lanciare il suo saluto in direzione di Anthony, peccato che la cosa scaturì una reazione inaspettata nella rossa che si accompagnava alla strana ragazzina che era seduta di fianco a lui.
    Si accigliò vistosamente, indugiando spudoratamente sul volto di Juno senza avere modo di riconoscerla davvero e folgorandola senza il minimo riserbo.

    Quella non va.

    Si accodò alle parole di Brianna per accennare all'altra rossa, facendo in modo che solo la collega potesse udire le sue parole, mentre un brivido di intimo sospetto gli si arrampicava lungo la schiena.
    Ringraziò il barista per la sua birra, senza tuttavia perdere di vista la situazione e lasciando che i due colleghi cominciassero ad approcciare la ragazzina nel tentativo di sbrogliare quella curiosa conversazione.
    Mentre gli altri due si intrattenevano con Kendall, afferrò il boccale contenente la sua birra per poi alzarsi e cambiare posto, andando ad accomodarsi lì dove Anthony aveva lasciato uno sgabello libero di fianco alla rossa strana.

    Prende qualcosa da bere o da mangiare?

    Finse di unirsi al coro di ringraziamenti in sua direzione elargiti da Lovegood per la sua presunta gentilezza e spirito di solidarietà, tracannando un sorso di birra più per cercare di non insospettirla circa il suo sospetto (?) nei suoi confronti che per reale desiderio di bere ciò che aveva ordinato.

    In due dovrebbero farcela.

    Abbozzò un sorriso stranamente accondiscendente, mentre solo per un attimo i suoi occhi cercarono la complicità di quelli di Brianna, prima di dedicarsi ad uno studio approfondito - anche se solo di sottecchi - alla figura della strana donna che gli stava di fianco. Prese un altro sorso di birra e poi allacciò le braccia al petto scaricando il peso del corpo su di uno gomito che andò a posarsi sul bancone. Le dita della mano nascosta erano sul manico della bacchetta celata al di sotto della maglietta, ma era sul suo sorriso che avrebbe voluto calamitare le attenzioni della rossa.
    Kjell
    Halvorsen

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    Shake me down.
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    Auror

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    Si insospettisce dopo l'occhiata di Juno e lascia che gli altri due si occupino della ragazzina, mentre lui cerca di spostarsi con tanto di birra di fianco alla rossa per fingere di flirtare chiacchierare con lei, ringraziandola a nome del popolo del Regno Unito (?) per la sua gentilezza. Intanto la scruta, mano alla bacchetta.

    Oggetti
    - Bacchetta

    Stats
    Coraggio: 30
    Empatia: 20
    Intelligenza: 30
    Resistenza: 30
    Tecnica: 20
    Intuito: 20
    Destrezza: 30
    Carisma: 20

    Skills
    - Duel. Mag I
    - Dif. I
  2. .
    Negli ultimi tempi stava cercando di sforzarsi di pensare ad altro oltre che al lavoro. Perfino le ferie natalizie erano state difficili da superare ed il tempo sembrava essere trascorso alla metà della sua regolare velocità, almeno per lui.
    Poter ritornare alla sua routine era risultato confortante per la sua pace mentale, tuttavia sembrava aver trovato in Brianna il perno necessario a costringersi a lasciare l'ufficio ad un orario consono ad un essere umano, piuttosto che ad un automa programmato per scovare serial killer e criminali di sorta.
    La leggerezza con la quale la rossa pareva affrontare le giornate - almeno per quanto aveva potuto constatare lui - gli restituiva un certo senso di normalità e, in aggiunta, era un tipo che faceva dell'alcol e delle bevute in compagnia la cornice perfetta del suo tempo libero.

    Mi stai chiedendo uno sforzo incredibile, non so se ci riesco.

    Ironizzò circa l'ordine dell'altra mentre teneva entrambe le braccia occupate a sfilare via dalle spalle larghe il cappotto corto e nero che indossava, sfoggiando una casualissima t-shirt dei Karasjok Kites, che si accompagnava ad un jeans chiaro e consunto ed un paio di scarpe in tela nera.
    Nell'effettuare quel movimento, si assicurò di celare la bacchetta accomodandola lungo il fianco e costringendola addosso a sé, nascosta al di sotto del tessuto della maglietta.

    Una scura qualsiasi per me, grazie.

    Ordinò a sua volta, accomodandosi su uno sgabello di fianco a quello della rossa e piazzando entrambi i palmi delle mani sul viso per sfregare gli occhi stanchi e arrossati, chiara conseguenza della lunga giornata di lavoro che aveva dovuto affrontare.

    Comunque, ti stavo dicendo, quel tirocinante che è arrivato da poco oggi ha deci-

    Aveva ancora le palpebre serrate sugli occhi chiari nascosti dietro i palmi delle mani quando la collega richiamò la sua attenzione in una maniera che lo mise un po' in allarme. Allenato a mantenere una certa compostezza di sé, si zittì ma non compì alcun movimento che potesse risultare sospetto.
    Allungò solo lo sguardo nella direzione indicatagli dall'altra, adocchiando a sua volta il foglietto che riconobbe in maniera immediata.
    Le opzioni erano molteplici, incluso il fatto che la ragazzina avesse trovato in giro quel pezzo di carta per caso, per quanto la faccenda fosse alquanto improbabile.
    La donna che si stava accompagnando alla ragazzina lo incuriosì più di quanto non avesse fatto la marmocchia stessa e fu su di lei che concentrò lo sguardo azzurro per qualche secondo di troppo.

    Ma quello non è Lovegood?

    Chiese poi, sempre in direzione di Brianna, e sempre perché la situazione - per quanto potesse sembrare sospetta ad un occhio paranoico come il suo - non pareva più strana del "normale".
    Per quanto potesse esserci di normale nel loro mondo in generale.
    Sollevò un braccio per cercare di attirare l'attenzione di Anthony, accomodato a qualche sgabello di distanza da loro, poi tornò al volto della rossa che aveva di fianco.

    Niente rotture di cazzo, stasera. Non ce la posso fare.

    Seh.
    Aspetta e spera.
    Kjell
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    Auror

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    Arriva con Brianna e si accomoda su uno sgabello del bancone. Nota il foglietto che la collega gli ha indicato (Dif. I), ma non si allarma più di tanto perché è un #aurorstanco. Cerca di attirare l'attenzione di Anthony ma sotto sotto resta in allerta perché è masochista.

    Oggetti
    - Bacchetta

    Stats
    Coraggio: 30
    Empatia: 20
    Intelligenza: 30
    Resistenza: 30
    Tecnica: 20
    Intuito: 20
    Destrezza: 30
    Carisma: 20

    Skills
    - Duel. Mag I
    - Dif. I
  3. .
    ☽ Nome PG: Kjell Halvorsen
    ☽ Miniquest: Una nuova lupa in città
  4. .
    Della donna che aveva davanti a sé conosceva solo nome e cognome, eppure il chiacchiericcio che aleggiava attorno al suo ritorno gli aveva lasciato intendere che c'era ben altro da poter indagare sul suo conto, oltre alle sue mere generalità.
    Purtroppo, in quel periodo della sua vita, si era riscoperto troppo impegnato e stressato per anche solo provare a concentrarsi su qualcos'altro che non fosse il lavoro. Ne era praticamente ossessionato e aveva finito con l'escludere qualsiasi altra cosa o persona dalla sua vita solo per il gusto di potersi dedicare anima e corpo al caso che gli era stato assegnato.
    Se qualcuno gli avesse domandato il motivo di quel suo isolamento forzato, probabilmente non sarebbe stato in grado di rintracciarlo. Era una fase come un'altra nel ciclo della sua vita che andava avanti da trentaquattro anni senza particolari scossoni.
    E quindi aveva accantonato, ancor prima di potercisi effettivamente dedicare, l'aspettativa di imparare a conoscere un po' meglio la collega che era tornata a pieno regime solo da poco tempo.
    Tuttavia, ora che la rossa era lì davanti a lui e l'ascoltava attenta, non potè fare a meno di chiedersi per quale motivo non avesse cercato di indagare, o quanto meno provare a capire cosa le fosse successo. Anche fosse stato solo per mero spirito di cameratismo.
    Che fosse praticamente esausto era chiaro, ma nessuno - all'interno dell'ufficio o fuori da esso - si era preso la premura di farglielo notare, almeno fino a quel momento. Interruppe il modo concitato con il quale le stava vomitando addosso teorie e congettura, immobilizzandosi e rilassando visibilmente le spalle in risposta a quella osservazione che arrivò in maniera così cristallina, sincera e disinteressata da rimbombargli nella testa quasi come un rimprovero, seppur non lo fosse.
    La lasciò muoversi per abbandonare l'economica acquavite che le aveva offerto e, per qualche brevissimo istante, si vergognò di se stesso per aver cercato di rifilare quello scadentissimo drink ad una donna che aveva un profumo come il suo.
    Così inebriante e delicato nel suo essere totalmente sconosciuto ai suoi sensi.

    Forse un po' lo sono.

    Ammise, esibendo un sorriso stanco, mentre sospirava e cercava l'appoggio della scrivania alle sue spalle per stiracchiare il collo all'indietro e far scrocchiare silenziosamente la schiena.
    Fu in quel momento che si rese conto che non ricordava l'ultima volta che si era disteso a letto per rilassarsi e fu proprio quell'epifania a spingerlo ad accogliere l'ultimo invito di lei, piuttosto che soffermarsi sull'ennesima teoria alla quale - in quel momento e così incredibilmente - non aveva voglia di prestare attenzione.

    Ok, la mia acquavite non sarà delle migliori, ma non c'è bisogno di essere così venali.

    Inarcò entrambe le sopracciglia verso l'alto in un ammiccamento scherzoso al quale si accompagnò l'ennesimo sorriso che volle dedicarle mentre si scollava dalla scrivania, per poi dirigersi a recuperare il giubbotto nero che aveva abbandonato lì da qualche parte.

    Ti spiace se andiamo in un posto dove fanno degli hamburger di renna da paura? Non mangio da... credo stamattina.

    A conferma del fatto che stava perdendo la concezione del tempo e dello spazio attorno a sé, tornò a voltarsi per fronteggiare Brianna dopo aver infilato il giubbotto, avvicinandolesi per distendere poi una mano a palmo aperto in sua direzione.

    Guido io.

    Laddove per guido intendeva che si sarebbe smaterializzato assieme a lei - qualora avesse acconsentito - direttamente all'interno del locale che aveva in mente e dal quale mancava da tanto, troppo tempo.

    ***

    Hei Kristoff. Siamo in due, ci serve qualcosa per scaldarci.

    Rimettere piede all'interno del Reinreservatet - il "rifugio della renna" - gli provocò un senso di nostalgia difficile da ignorare.
    Si trattava di una sottospecie di locanda, molto simile ad un classico irish pub londinese, nel quartiere di Camden Town, che ci teneva particolarmente ad enfatizzare le origini norvegesi del proprietario, Kristoff. Un mago sulla cinquantina tanto biondo quanto grasso, nonché dotato di un contagioso sorriso che faceva capolino al di sotto degli spessi baffi biondi che si portava sotto al naso.

    Ma che hai fatto ai capelli?!

    In effetti, l'ultima volta che era stato lì aveva le ciocche bionde lunghe un quarto rispetto a quel momento ed era sicuramente meno stanco di così.

    Non ho avuto il tempo di tagliarli.

    I suoi occhi azzurri scivolarono a quel punto sul volto di Brianna, mentre stringeva le labbra tra loro con un'espressione da colpevole stampata in faccia. Non aveva avuto il tempo di fare un sacco di cose, ultimamente, ma quella sera sembrava intenzionato a porre rimedio.
    Seguì Kristoff fino ad un tavolo per due, sul fondo della sala completamente decorata in legno scuro, non abbastanza lontano dal chiacchiericcio del resto dell'alticcia clientela del locale.

    Ti conviene congratularti con Kristoff per i suoi trofei. Li ha cacciati tutti lui.

    Accennò alle teste impagliate di giganteschi esemplari di renna con le quali il proprietario aveva fieramente decorato le mura interne del proprio pub, in pieno stile omaccione nordico, arrivando poi a liberarsi del giubbotto e mettersi a sedere agguantando un paio di menù ed allungandone uno a Brianna.

    La cantina è internazionale, quindi da bere sceglie lei. Mi ha già insultato l'acquavite che avevo in ufficio.

    Finse di lamentarsi con l'uomo, per poi sparire con il viso dietro l'elenco delle portate disponibili. Solo di tanto in tanto, un'iride faceva capolino oltre la cortina di quell'ingombro, quasi che fosse preoccupato che Brianna potesse non sentirsi a suo agio tra quelle mura.
    Erano settimane che non usciva fuori a cena e mesi che non si intratteneva da solo con una donna, che fosse anche solo una collega di lavoro, quindi finì con il sentirsi un po' spaesato mentre si domandava se ci sarebbe stato mai un buon momento per chiederle cosa le fosse successo.
    Perché a quel punto la faccenda cominciava ad interessargli.
    Kjell
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    I don't care what I lose.
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  5. .
    Ciò che aveva imparato sul conto di Brianna Scott era frutto delle voci che erano passate di ufficio in ufficio. Informazioni dai bordi sfocati nel quadro di una storia che non si era granché sforzato di capire.
    Era una persona estremamente socievole e fare lavoro di squadra non gli costava chissà quanta sofferenza a livello dell'ego ma, per quanto fosse rimasto incuriosito dal fatto di sapere poco o addirittura niente sul conto della sua nuova compagna di squadra, aveva optato per scoprire sul loro tavolo la carta della discrezione.
    Almeno fino a quel momento.
    In quel periodo era totalmente assorbito dal caso e si trascinava nelle giornate come se nella sua testa non ci fosse spazio disponibile per niente e nessuno, ad eccezione di Gordon Shipman e le sue 13 presunte vittime.
    Non sperava davvero che uno dei suoi colleghi assegnati allo stesso caso decidesse di trattenersi in ufficio più del dovuto, dunque fu con un moto di spontanea sorpresa che accolse l'arrivo della rossa, trascinandosi appresso la sigaretta mentre si voltava per seguirne il passo verso la sua bacheca.

    Trovo sempre il modo di divertirmi anche quando 'sti stronzi mi annoiano.

    Allungò la mano che reggeva la sigaretta in direzione della bacheca, alludendo ai mezzi busti dei brutti ceffi indiziati incollati al sughero. Le labbra si piegarono in un sorriso morbido, per poi arricciarsi quando il pollice della mano sollevata andò a grattare la barba ispida che aveva sul mento con fare pensieroso.
    Abbassò gli occhi chiari sul coltellino che Brianna gli stava restituendo, sospirando profondamente nell'udire le sue parole a riguardo delle teorie da kamikaze che aveva espresso nei bigliettini che aveva lasciato loro.

    Lo so, hai ragione.

    Ammise, allungando la mano libera dalla sigaretta per recuperare il coltellino ed intascarlo, portando il filtro della paglia alle labbra e socchiudendo le palpebre mentre aspirava, sospingendo poi una densa nuvola di fumo a sparpagliarsi nello spazio tra i loro corpi ad infierire sul forte profumo di dopobarba che si portava lui addosso.

    Ma più ci ragiono e più me ne convinco. Tutti morti impiccati con un Incarceramus, esattamente quello che Shipman ha fatto in galera con quel poveraccio del suo compagno di cella. Non ti sembra palese?

    Le iridi che aveva mantenuto sul volto di lei si spostarono alle sue spalle, a sondare ancora una volta l'intricato intreccio di lana e chiodini che tenevano insieme il filo logico di tutta quella complessa situazione.

    E se fosse veramente così semplice come sembra? Se ci stessimo complicando la vita per niente?

    Di certo non potevano fermarsi alla soluzione più logica, ma non capiva per quale motivo non dovessero percorrere quello che sembrava l'epilogo più scontato. Non stavano forse peccando di megalomania, così facendo?
    Tornò ai suoi occhi, mordicchiando la pelle già scorticata delle labbra che sembravano sul punto di cominciare a sanguinare, quindi sospirò ancora, incastrando la sigaretta tra le labbra per poi prendere a spostarsi verso un armadietto in legno di noce scura posto di fianco alla scrivania.
    Rimase in silenzio mentre trafficava dandole le spalle, tornando poi a fronteggiarla con un pesante bicchiere tra le mani. Agguantò la bottiglia di acquavite e ne versò una generosa quantità all'interno del vetro che volle porgere a Brianna solo dopo aver scaricato l'intero peso del corpo contro il bordo della scrivania, dando finalmente le spalle alla bacheca di sughero.
    Le sue attenzioni vennero dunque interamente proiettate alla donna che aveva davanti per la prima volta da quando l'altra gli aveva invaso la stanza con la sua fragranza sconosciuta.

    Dimmelo sinceramente... ti sembro pazzo?

    Aveva lo sguardo di chi, in ogni caso, non si sarebbe offeso di fronte ad un'eventuale risposta affermativa, tant'è che affilò le labbra in un sorriso un po' paraculo, ma estremamente bonario.
    Kjell
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  6. .

    Venerdì 9 dicembre, 23:30


    Non gli capitava di essere assorbito a quel modo da un caso da tantissimo tempo. Ciò che più lo intrigava del suo lavoro era tutto ciò che precedeva l'azione vera e propria: il mistero, l'attesa, l'indagine. Era un tipo fisico praticamente in tutto, ma la pace che gli dava il fatto di riuscire a risolvere un enigma era ineguagliabile.
    Erano settimane che lavorava, assieme ad una squadra composta da un altro paio di colleghi, sul cosiddetto caso "Moon Down". Un mago serial killer che se ne andava in giro a sgozzare vittime babbane nel cuore della notte era tanto un cliché, quanto una rognosa gatta da pelare. C'erano una mole indicibile di uffici e dipartimenti che veniva coinvolta, tra Obliviatori e intermediari del Primo Ministro babbano, tuttavia era il corpo auror ad essere esposto in prima fila, carico dell'onere di scovare il colpevole e spedirlo in galera.
    Tutta quella faccenda lo stava mandando in crisi. Non riuscivano a venirne a capo, poiché il mostro in questione continuava a scivolare dalle loro dita come acqua ogni volta che pensavano di essere vicinissimi all'acciuffarlo. Dunque, quella sera, il norvegese aveva deciso di attardarsi nel suo ufficio per passare in rassegna - ancora una volta - tutti gli indiziati del caso.
    La porta del suo ufficio era socchiusa e dall'uscio filtrava uno scorcio di luce tremulo che si allungava come una lama incandescente tranciando il buio del corridoio. Nel silenzio tombale che imperava nella struttura risuonava ovattato il suo passo nervoso, che si accompagnava all'ombra imponente dell'uomo che continuava imperterrito nel suo andirivieni all'interno della stanza.

    Sei un cazzo di bastardo.

    In realtà era completamente solo - o così credeva - mentre inveiva contro non sapeva neppure lui chi, considerata l'identità ignota del serial killer. Quelle poche parole, proferite ad alta voce, furono seguite da un tonfo secco e violento.
    Dallo spiraglio lasciato a disposizione, ci si sarebbe potuti accorgere che aveva appena scagliato un coltellino svizzero contro l'enorme bacheca in sughero affissa al muro, sulla quale se ne stavano incollate tutta una serie di fotografie animate - di vittime e sospettati - collegate tra loro da una ragnatela di fili di lana rossa. Qualche lanterna alimentata ad olio ad illuminare lo spazio disordinato di quello studio.
    Date, luoghi e testimoni erano sistemati con una precisione incredibile sulla parete e la punta del coltello era inchiodata all'altezza della fronte di un noto ex pregiudicato ora a piede libero, che qualcuno di particolarmente avvezzo al mondo della cronaca nera avrebbe potuto facilmente ricondurre a tale Gordon Shipman.
    Aveva lasciato un biglietto ad entrambi i colleghi che lavoravano con lui su quel caso, quella stessa mattina, azzardando una teoria secondo la quale suddetto Shipman fosse nient'altro che l'assassino che stavano cercando, tuttavia non si aspettava che uno dei due fosse rimasto in giro al Ministero a quell'ora tarda.
    Dunque aveva deciso di bearsi della compagnia di una bottiglia di acquavite - da bravo norvegese quale era - che aveva già scolato per metà.
    Era stanco e provato, i capelli che ultimamente portava lunghi fino alle spalle erano stati acconciati distrattamente in una crocchia scomposta e alcuni ciuffi ciondolavano davanti al suo viso sporcato da uno spesso strato di barba biondiccia. Gli occhi azzurri erano languidi, annacquati dalla fatica della giornata e dall'alcool, per quanto non fosse ancora ubriaco, solo un po' meno lucido del solito.
    Interruppe il suo viavai irritato dando le spalle alla porta, dalla quale sarebbe stato possibile adocchiare il retro della sua figura con indosso una semplice t-shirt a maniche corte bianca, un jeans scuro e un paio di consunte scarpe in tela nere.
    Fronteggiando la bacheca ed i suoi intrecci, estrasse una sigaretta dal pacchetto stropicciato che aveva sulla scrivania invasa da cianfrusaglie di ogni genere, dando poi fuoco al tabacco con uno zippo in metallo il cui clangore sarebbe stato attutito dalla risma di fogli presenti sulla superficie di legno.
    Una mano affossata nella tasca, la gemella impegnata a reggere il filtro della paglia ed un profondo sospiro che sapeva di tutto meno che di resa.

    Ma ti prendo. Stai tranquillo che ti prendo.
    Kjell
    Halvorsen

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    ...
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    Auror

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    Edited by Kjell Halvorsen - 10/12/2022, 13:24
  7. .
    Coraggio: 30
    Empatia: 20
    Intelligenza: 30
    Resistenza: 30
    Tecnica: 20
    Intuito: 20
    Destrezza: 30
    Carisma: 20

    Skill 1: Duellante nato
    Skill 2: Scudo magico
  8. .
    Lo Snaso peggiore che poteva capitarmi, madonn. whip

    Dovrei aver finito, non essere troppo crudele che ho la lacrima facile!
  9. .
    KJELL
    HALVORSEN
    nome e cognome : Kjell Halvorsen
    data e luogo di nascita : 23/05/1988, Tromsø (Norvegia)
    ex scuola : Durmstrang
    professione : Auror
    stato di sangue : Purosangue
    stato sociale : Ricco
    caratteristica : //
    segni particolari : //
    allineamento : Neutrale Puro
    bacchetta : Legno di acero, 13'', flessibile, nucleo in crine di kelpie
    famiglio : //
    aspetto (e segni particolari) : È alto 1 metro e 90 centimetri, occhi azzurri e capelli biondi. Ha un fisico massiccio e tonico dovuto al costante allenamento fisico al quale si dedica assiduamente sia in virtù del suo lavoro, sia per sua passione personale. Durante gli anni di scuola trascorsi tra le mura di Durmstrang ha sempre tenuto particolarmente alla forma fisica, specialmente perché un fisico allenato può garantire una grande resistenza alle gelide temperature della Scandinavia.
    Ha un viso dalla forma squadrata e spigolosa e porta i capelli costantemente spettinati. Generalmente veste sempre con abiti babbani, nonostante sia un purosangue. Mera questione di comodità, dice lui. Ha il corpo costellato da piccole cicatrici, ognuna ricordo di una delle missioni che ha portato a termine con il corpo auror.
    carattere : Ribelle, insofferente, non ama le costrizioni, adora viaggiare e comunicare ed ha una voglia di conoscenza irrefrenabile. È una persona molto istintiva e volubile. È un amante della retorica: ricerca sempre il confronto e, durante una discussione, farà di tutto per avere l'ultima parola. Odia la routine e le attività sedentarie e ripetitive. È spesso in ritardo, dimentica molto facilmente gli appuntamenti e, a volte, può risultare poco affidabile. Nonostante ciò, ha una grande capacità di farsi perdonare qualsiasi cosa.
    Kjell Halvorsen nasce a Tromsø, conosciuta come la città dell'aurora boreale, in Norvegia, da padre mago purosangue - di professione auror - e madre strega purosangue - di professione giornalista. È nato figlio unico, ma la sua famiglia ha poi deciso di adottare quella che lui ora reputa sua sorella di sangue, pur non essendolo. I due, praticamente coetanei, trascorrono la stragrande maggioranza del tempo assieme e tutt'ora condividono un legame incomprensibile ai più. È cresciuto circondato dalla magia in tutte le sue forme, tuttavia non ha mai disdegnato affatto la cultura babbana. Si è infatti sempre circondato di amici e conoscenti non magici, almeno fino a quando non ha cominciato a frequentare la scuola di magia e stregoneria di Durmstrang.
    Considerato il suo carattere molto carismatico, si è circondato di una larghissima cerchia di amici con i quali continua tutt'ora a rimanere in contatto. Difficilmente trascorre del tempo da solo.
    La sua vita, almeno per tutta la durata dei suoi studi, è andata avanti senza particolari traumi o scossoni: si è sempre dedicato allo studio in maniera curiosa ma mai ossessiva, equilibrando la sua vita tra i momenti passati tra i libri alle ore dedicate al tempo libero e agli amici.
    Un'esistenza dunque normale, ma mai monotona. Ogni volta che ha potuto, infatti, si è dedicato a lunghi viaggi per il mondo. Non disdegna una partitella a Quidditch, di tanto in tanto, per quanto non sia un fanatico di questo sport.
    A seguito del termine del suo percorso di studi, ha cominciato ad intraprendere la carriera di auror che porta avanti tutt'ora e che assorbe la gran parte delle sue giornate. Ogni volta che può permetterselo, abbandona il suo appartamento a Londra per andarsene in giro per il mondo, incapace di restare fermo troppo a lungo e di legarsi in maniera duratura e stabile.
    prestavolto : Christopher Mason / © murphy


    Edited by Kjell Halvorsen - 7/12/2022, 23:26
  10. .
    ... il vostro capo.

    Capo



    Forse vi ricorderete di me come Kjell Halvorsen, forse non ve lo ricordate, ma presto ve lo farò ricordare. Però facciamo un piccolo fast forward ad un'età in cui posso bere senza rotture di palle.

    Grazie a tutti, ciao.

    PS: ah, sono il player di Joo-hyuk rm_daisy
  11. .
    Nonostante non fosse affatto un cattivo ragazzo, probabilmente - a sentire lui - non avrebbe mai ammesso di essere tutto l'opposto.
    Definirlo un bravo adolescente era una parola troppo grossa: non era figlio di una cattiveria innata ed ingiustificata, ma non era neppure sensibile abbastanza da potersi affibbiare aggettivi così positivi.
    Semplicemente se la spassava, approfittando del suo animo scevro di pregiudizi, preferendo piuttosto lasciarsi guidare dall'istinto e dall'umore del momento.
    Mh. Tassorosso... criptici, devo ancora inquadrarvi.
    Neanche si trovasse al cospetto di chissà quale opera di fantasia o di ingegno, squadrò l'Ametrin con l'occhiata di chi era seriamente interessato a capirne di più. Si applicava negli studi per mero interesse personale ed altrettanto faceva con le persone che incontrava: scartabellare le abitudini e le intenzioni degli altri per riuscire ad inquadrarli in uno schema preciso.
    Il sopracciglio destro si inarcò lentamente verso l'alto quando venne accusato di essere un Grifondoro.
    Hogwarts?
    Domandò retorico, inglobando l'intero universo della scuola di magia e stregoneria scozzese, assumendo un tono piccato e fintamente rancoroso.
    Adesso sei tu che offendi me.
    Doveva ancora riuscire a capire se sarebbe mai stato capace di tollerare persone che provenivano da una scuola ed una cultura differente dalla sua. Erano rigidi ed inquadrati, in Scandinavia.
    Quello che il norvegese ancora non sapeva era che avrebbe probabilmente scoperto di condividere con tutti gli altri più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
    Durmstrang.
    Condì quell'informazione con un sorriso storto che pareva sposarsi alla perfezione con l'aria scarmigliata che si trascinava dietro. Dava l'impressione di essere un tipo estremamente irriverente, e lo era, peccato che fosse anche pregno dell'inflessibilità tipica dei nordici.
    Un connubio singolare di certo, e forse anche velatamente pericoloso.
    Posso fare di meglio, ma ti posso concedere presto una rivincita.
    Commentò i loro risultati con vaga indifferenza, limitandosi a scuotere poi il capo quando Erik gli chiese se non si fosse recato spesso a Denrise. Si strinse anche nelle spalle, arrivando poi a curvarle nel momento in cui il filtro di una nuova sigaretta stropicciata ne raggiunse le labbra screpolate.
    Lo ascoltò in silenzio accendendo la paglia ed assorbendo le informazioni che il maggiore gli stava dando.
    Oh, mi piace il nome.
    Commentò dapprima circa il famigerato Canto della Sirena, espirando una densa nuvoletta di fumo ed intascando l'accendino per poi stiracchiare i ciuffi scompigliati all'indietro, dando modo ad Erik di argomentare il suo parere sul locale.
    No dai cazzo, ho vinto una sfida. Concedimi un level up e facciamoci un cocktail come si deve.
    Si ritrovò a ridere di gusto quando il ragazzo gli raccontò l'aneddoto - o presunto tale? - dell'oste armato d'ascia.
    Vabè non c'è pericolo che chieda sconti, tanto paghi tu.
    Trascinò con sé la risata quasi che stesse scherzando, anche se in realtà aveva tutta l'intenzione di riscuotere il proprio premio vinto in maniera più che lecita, arricciando poi il naso con fare visibilmente disgustato quando il maggiore accennò a Mielandia.
    Mi viene da sboccare solo a pensare all'odore di zucchero in quel posto.
    Commentò, tirando una nuova boccata alla sigaretta.
    Comunque vengo dalla Norvegia. Abbiamo molti modi per tenerci al caldo, l'alcol è il mio secondo metodo preferito.
    E a condire quelle parole ci fu un occhiolino gettato alla volta di Dana Holland che intanto se ne stava ancora lì di fianco a loro e dalla quale si sarebbero presto congedati.
    Il Canto della Sirena sia.
    Decretò in risposta alla proposta del prefetto, piegando poi le labbra così da emettere un fischio basso e prolungato per richiamare a sé il piccolo Loki.
    Avrebbe concluso quel pomeriggio con una pacca sul sedere a Dana Holland - che con tutta probabilità gli avrebbe dedicato un secondo dito medio, se non peggio - pronto a recarsi nel proprio dormitorio per prepararsi a quella che si prospettava come una serata parecchio interessante.
    Kjell
    Halvorsen

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    La frustrazione di Olwen nei confronti del loro ritardo non lo scalfì minimamente. Ricambiò lo sguardo di Thomas facendo spallucce e facendosi scivolare di dosso l'occhiata al vetriolo del docente, mentre prendeva posto addossandosi al tronco dell'albero.
    Per lo meno avevano cercato di fare la loro comparsa nella maniera più silenziosa possibile.
    Accennò ad Elisabeth con un vago movimento del capo in sua direzione per indicarla all'amico, dopo essersi accorto delle attenzioni di lei catalizzate dal compagno di dormitorio. Ammiccò anche in maniera spudorata, senza preoccuparsi di poter essere visto, sottintendendo senza mezzi termini un "buttati che è morbido" all'altro. Non che Thomas avesse bisogno di incoraggiamenti in tal senso, ma per lo meno il norvegese si tenne impegnato per qualche minuto.
    Quando Cameron gli diede ragione circa l'inesistente primavera in Norvegia, il nostro gli rivolse un cenno del capo ed un mezzo sorriso storto, continuando a starsene piantato contro l'albero ed attendendo che tutti finissero di esprimere i loro punti di vista circa la stagione che era alle porte.
    La falsariga dei suoi pensieri si assopì alla presenza delle osservazioni degli altri ed il fatto che non fosse abituato a quelle temperature - senza dubbio diverse rispetto a quelle scandinave - lo portò a sentirsi vagamente avvilito all'idea di passare l'intera giornata in giro.
    Si incamminò con tutti gli altri fino a quando non giunsero al cospetto del loro ospite denrisiano, che scrutò con una certa curiosità mentre il professore di rune riprendeva con le spiegazioni.
    Pescò la propria runa e non ebbe neppure l'istinto di confrontarla con quella di Thomas, considerando che frequentavano lo stesso anno e sarebbe dunque stato impossibile per loro finire in gruppo assieme.
    Ricordati che poi dobbiamo fare quella cosa, cerca di non spaccarti niente nel processo.
    E qualsiasi fosse la cosa che dovevano fare, lo scopriremo nella prossima puntata.

    Con una schicchera del pollice contro il tassello con incisa su la propria runa, la fece rimbalzare per aria per poi riacciuffarla al volo, mentre si spostava alla ricerca del proprio compagno. Dopo qualche minuto, individuò in Emma la sua altra metà.
    Heya, mi sa che stiamo insieme.
    Fece dondolare la prova dell'accoppiata davanti allo sguardo altrui, dedicandole anche un sorriso sbilenco mentre la squadrava da capo a piedi senza discrezione alcuna.
    Kjell.
    Si introdusse, nascondendo le mani nelle tasche del jeans e spostando lo sguardo verso la ragazza di Denrise che intanto si era approcciata a loro per chiudere il terzetto delle meraviglie.
    Voi siete?
    Domandò a quel punto, accennando poi a Katherine e al suo arco con un rapido movimento del capo in sua direzione che ne fece ballonzolare i ciuffi biondicci scompigliati che si portava sul capo.
    Figo quello, nella giornata di oggi è compresa una lezione di tiro con l'arco?
    Le chiese, ampliando un sorriso affilato sulle labbra e attendendo un eventuale riscontro prima di tornare a rivolgersi ad entrambe le ragazze.
    Io direi chocobo tutta la vita, se siete d'accordo. Per lo meno ci facciamo due risate.
    Propose poiché, dopotutto, nonostante non fosse un giocatore di Quidditch, sulla scopa ci volava spesso e volentieri per diletto personale. Per lo meno un giro su quella sottospecie di struzzo gigante gli avrebbe regalato un brivido... diverso.
    Lanciò dunque uno sguardo alla mappa, studiandone attentamente il contenuto e cercando di ipotizzare quale avrebbe potuto essere il posto ideale per nascondere delle uova.
    Non so perché, ma qualcosa mi dice lago o montagna.
    Osservò, riflettendo più che altro tra sé e sé seppur lo fece ad alta voce, dunque rivolse le attenzioni alle due ragazze, in particolare ad Emma.
    Scegli tu, tanto comunque vada sarà un successo.
    Aggiunse, premurandosi anche di strizzare un occhio all'Ametrin, prendendosi una certa confidenza con lei come se la conoscesse da chissà quanto.
    Sistemati i capelli all'indietro con un distratto gesto della mano e soprattutto con poco successo, si sarebbe diretto verso uno dei chocobo qualora le altre due fossero state d'accordo e in groppa a quello avrebbe preso a dirigersi verso la meta stabilita da Emma.

    Intercetta Emma Lewis e chiede a Katherine se può dar loro una lezione di tiro con l'arco. Dunque propone di spostarsi in groppa ai chocobo in zona montagna (4) o lago (6), lasciando l'ultima parola all'Ametrin.

    Kjell
    Halvorsen

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    Conoscendo alla perfezione l'indole docile del proprio cucciolo, il norvegese non si preoccupò del fatto che Loki potesse eventualmente andare a rosicchiare le zampe di Piuma. Sapeva perfettamente che non sarebbe accaduto. Si premurò più che altro del fatto che il cagnolino non stesse infastidendo Erik con il suo fare curioso.
    L'animale si lasciò accarezzare senza problemi, cercando anche di rifilare una leccatina alla mano dell'Ametrin e scodinzolando anche con quel mozzicone che si ritrovava al posto della coda.
    Gli stai simpatico. Vorrei dirti che è un evento più unico che raro, ma in realtà va d'accordo con tutti.
    Confidò, rivolgendo un'alzata di sopracciglia scettica al bulldog, neanche lo stesse giudicando per la sua indole.
    È un po' zoccoletta.
    Aggiunse, mentre continuava a sfumazzare senza troppo riguardo. Ascoltò le parole di Erik circa il suo choboco, assorbendo le informazioni che il ragazzo condivise. Non si era mai interessato particolarmente alle creature, ma era un tipo decisamente curioso, con una memoria niente male, dunque si sarebbe premurato di conservare quelle informazioni più che volentieri.
    C'ha gusti ricercati, come dargli torto.
    Commentò, abbozzando un'ombra di sorriso sulle labbra sottili, mentre andava a spegnere ciò che restava del mozzicone di sigaretta per poi gettarla via con noncuranza.
    Lanciò un bacio volante a Dana in risposta al suo dito medio, dunque attese che l'altro reagisse alla sua proposta.
    Lo fronteggiò senza problemi, assumendo un'espressione apertamente divertita nel momento in cui intravide - tra la falsariga delle parole dell'Ametrin - la sua convinzione di aver già vinto quella sfida non ancora iniziata.
    Sì, ho sentito.
    Confermò di conoscere già il nome del Prefetto, per evidenti ragioni di ruoli occupati all'interno delle mura dell'accademia di Hidenstone.
    Hogwarts, no? Se eri nei Corvonero ti dico già che le birre che dovrai offrirmi sono due.
    E a quel punto fu abbastanza chiara non soltanto la sua ingiustificabile antipatia nei confronti degli ex figli di Rowena, ma anche che era fermamente convinto di poter vincere quella sfida senza grossi problemi.
    Non che fosse un asso nel Quidditch, tuttavia non disdegnava dedicarsi a qualche amichevole di tanto in tanto, giusto per il piacere di sentirsi libero a cavallo di una scopa.
    Kjell. Kjell Halvorsen. Ti basta così poco? Al posto tuo avrei chiesto qualcosa da poter usare contro di me in tempi non sospetti.
    Svelò il proprio nome al ragazzo, piegando l'angolo sinistro delle labbra in un sorriso obliquo che trascinò poi alla volta di Dana quando i due ragazzi presero a dirigersi in sua direzione per poter dare inizio alla sfida.
    Eddai Dana, tu c'hai i tuoi modi di divertirti, noi c'abbiamo i nostri.
    Abbozzò, rifilando una mezza gomitata amichevole alla Black Opal ed annuendo in direzione di Erik quando il ragazzo gli chiese di poter partire per primo.
    Lui, dal canto suo, infilò una Converse sotto il manico di una delle scope a disposizione, rifilando all'oggetto un calcetto che gli permise di agguantarlo al volo.
    Per te sempre lib-... azz.
    Strinse i denti inspirando forte tra quelli, come se si fosse appena scottato, nell'udire il tempo impiegato da Erik per fare il giro e tornare indietro da loro.
    Macché. Magari faccio il giro ad occhi chiusi, così ti do un po' di vantaggio.
    Rispose alla provocazione del maggiore mantenendo il sorriso sulle labbra ed inforcando la scopa. Si limitò a ravvivarsi le ciocche bionde all'indietro prima di sfrecciare in avanti, dandosi un forte spintone, così che il manico potesse acquisire velocità crescente mentre guadagnava quota.
    La sua pelle, abituata al freddo della Scandinavia, non fece una piega mentre veniva sferzata dal vento. Incontrò qualche difficoltà nel seguire il perimetro frastagliato del castello, tuttavia restò concentrato senza preoccuparsi di non sporcare i movimenti in volo, quanto piuttosto di andare il più veloce possibile.
    Quando si apprestò a sfrecciare nuovamente in zona terrazza, la voce della Holland gli giunse ovattata all'orecchio mentre le sfilava di fianco a tutta velocità.
    TRE MINUTI E CINQUANTADUE!
    Non che avesse fatto chissà quale performance, ma aver battuto Erik era una soddisfazione sufficiente a migliorare il suo umore per quel pomeriggio.
    Giuro che a un certo punto gli occhi li ho chiusi.
    E sicuramente non era vero, ma sgasarsela era una delle sue attività preferite. Commentò a quel modo la sua vittoria dopo aver smontato dalla scopa.
    Ora devo solo decidere se voglio la birra più buona o più costosa.
    Aggiunse ridacchiando e tirando fuori un pacchetto stropicciato di sigarette dalla tasca, battendo con il palmo sul fondo di quello per far schizzare all'esterno il filtro di una delle paglie. L'allungò in direzione di Erik, offrendogliene una e recuperandone poi una per sé. Intascò dunque il pacchetto, incastrando il filtro della sigaretta tra le labbra ed abbozzando un rinnovato sorriso in direzione dell'Ametrin.
    Consigli? Non sono di queste parti.
    Kjell
    Halvorsen

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    Se per molti l'imminente arrivo della primavera poteva essere motivo di allegria e buon umore, per il nostro era invece una gran rottura di cazzo. Abituato com'era al rigidissimo clima della Norvegia, ogni minimo barlume di sole lo gettava in uno stato di frustrazione latente che cercava di tenere a bada come poteva.
    Tuttavia, considerato il fatto che trascorreva la stragrande maggioranza del tempo tra le mura dell'accademia durante la settimana, solitamente approfittava del weekend per prendere una boccata d'aria.
    Che poi accompagnasse queste sue fantomatiche salutari passeggiate all'aria aperta con la nicotina di una sigaretta era una contraddizione sulla quale non si sarebbe mai soffermato.
    Ti ci manca solo che ti schianti col muso a terra, è già brutto di suo. Vai piano.
    Il passo calmo e rilassato mal si accordava con lo sguardo chiaro che, svelto e attento, seguiva il cane che lo precedeva. Si trattava di un esemplare di bulldog francese blu, che dimostrava circa un annetto di età e faceva strada al norvegese trotterellando alla volta della terrazza.
    Niente guinzaglio per Loki, il cagnetto pareva educato abbastanza da non allontanarsi troppo dal suo padrone.
    La mano destra trascinò il filtro della paglia stropicciata fino alle labbra, mentre le palpebre si socchiudevano appena sulle iridi chiarissime in quella ennesima boccata al veleno che volle prendere, mentre continuava a procedere fino a quando non gli si parò davanti una scena abbastanza singolare.
    Inquadrò Erik intento a spupazzare il suo chocobo in quello che pareva un caleidoscopio di colori, considerato l'abbigliamento del ragazzo e le sfumature della creatura.
    Il piccolo Loki, estremamente incuriosito, trotterellò fino a raggiungere il pennuto ed il suo padrone, prendendo ad annusare la qualunque senza un minimo di discrezione.
    Ma lascia in pace la gente, vieni via.
    Le labbra si piegarono per dar vita ad un fischio basso e continuo, seguito dallo sbuffo di una densa nuvola di fumo.
    Scusalo, non sa neanche dove sta di casa la discrezione.
    Si rivolse ad Erik arrestandosi ad un paio di passi di distanza dalla sua posizione, piegando le labbra in un mezzo sorriso storto sul quale volle tornare a posare la sigaretta pochi istanti dopo. Accennò dunque al chocobo con un lieve movimento del capo, portando le dita della mano sinistra a ravvivare all'indietro - senza alcun successo - i ciuffi scomposti di capelli biondicci.
    Carino. Cos'è che mangia di solito?
    Pose quella che poteva sembrare non la classica domanda con cui rompere il ghiaccio con qualcuno: avrebbe potuto chiedergli il nome del pennuto o la sua età. Ma no. Cos'è che mangia di solito.
    Affossò la mancina nella tasca del pantalone nero che indossava a far da completo con una banale t-shirt anch'essa nera, maniche rigorosamente corte, ignorando i lacci slacciati delle converse in tinta con il resto che portava ai piedi.
    Heya, Holland. Ma ti pare che c'abbiamo qualcosa da dimostrare?
    Domandò retorico ed ammiccante verso la Black Opal poco distante da loro. E, dopo aver espirato l'ennesima nuvola di fumo, tornò con le attenzioni su Erik.
    Scommettiamo una birretta? Il pennuto puoi lasciarlo alla Holland, gira voce che ci sappia fare con gli uccelli.
    Accennò alle scope ai piedi della Black Opal con un vago movimento del capo, di fatto sfidando l'Ametrin a fare un giro in volo attorno al perimetro della terrazza, scommettendo un qualcosa di economico ma pur sempre lauto.
    Acciuffò il filtro della sigaretta, piegando il braccio così da arrivare a spegnerla definitivamente contro la balaustra senza troppo riguardo ed infilando la lingua tra i denti così da emettere un secondo fischio profondo atto a richiamare a sé il bulldog.
    Stai con Dana e non ti muovere.
    E quasi che il cagnetto parlasse la sua stessa lingua, prese a dirigersi verso la ragazza.
    Kjell
    Halvorsen

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    Numero di partecipanti: 1 oltre Kjell
    Sezione in cui aprire: Hidenstone
    Info aggiuntive: No idea, vorrei fargli conoscere qualcuno per rompere il ghiaccio. Svelategli i misteri dell'accademia (?)
18 replies since 1/3/2021
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