Sei bravo a volare?

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    Ametrin
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    Erik Foster | Ametrin | III anno
    Non era semplice trovar un modo creativo per trascorrere il tempo quando fuori faceva freddo.
    Sì, ok, era la domenica della prima settimana di marzo, eppure il vento soffiava come se fosse ancora in vigore la stagione invernale e nonostante il sole splendesse alto nel cielo la temperatura era ancora troppo rigida per un ragazzo come Erik che pativa un sacco il freddo.
    Erano le sedici in punto e la terrazza era frequentata dal classico via vai di studenti. Erik adorava quel posto sia per il mosaico a terra che raffigurava l'invincibile forza del mare e le drakkar dei predoni che tentavano di domare le onde, sia per la barriera climatica perennemente attiva che alzava di qualche grado la temperatura circostante. Ora che ci penso non ti ho mai portato a far il bagnetto nel mare dell'isola. Ti piacerebbe, Piuma? La chocobo color lavanda dell'ametrino emise il suo verso acuto nel mentre il giovane avvicinò un pugnetto di erba di ghisal al suo becco. Tecnicmanete i chocobo erano ingombranti, ma Piuma era ancora un cucciolo e come tale aveva bisogno di muoversi. Correva senza sosta da un punto all'altro dell'intera terrazza, cercando di compiere quel tratto nel minor tempo possibile. Ti prometto che non appena sarai abbastanza grande percorreremo il perimetro di tutta l'isola e se ti stanchi, beh, possiamo sempre fermarci a riposare un pochino e magari...coccole? L'ennesimo verso acuto. Oh, ti piacciono le coccole, vero? Quanto ti piacciono le coccole? Fu così che il prefetto degli ametrini si mise in ginocchio, abbracciando il pennuto che oramai gli arrivava all'altezza del bacino. Tutti coloro che sarebbero arrivati in quel momento avrebbero potuto vedere questo pennuto lilla alla stessa altezza di questo ragazzo dai capelli mori intento ad abbracciarlo. Inoltre era domenica, quindi le lezioni non c'erano e la divisa non era obbligatoria. A rendere la scena ancora più particolare era l'abbigliamento del moro: una felpa col cappuccio viola con l'interno delle tasche e delle maniche color sabbia, il pezzo di giù di una tuta blu scuro e delle scarpe da ginnastica gialle. Era palesemente un gancio dritto negli occhi e nonostante ciò Erik era convinto di essere uno degli studenti col più basso profilo in tutta l'accademia. Certo, così basso che in terrazza aveva portato anche un pennuto abbastanza difficile da non notare.
    Intanto lungo l'orizzonte si ammiravano le bellezze dei giardini e dei territori interni all'accademia e anche qualche ragazzo intento ad allenarsi per migliorare le proprie abilità sul manico di scopa. Facevano giri, prendevano quota per poi scendere in picchiata e chi voleva far lo spavaldo con qualche giro della morte. Durante quella giornata c'era Dana Holland vicino l'estremità della terrazza e ai suoi piedi v'erano altri quattro manici di scopa. Maghi, streghe, se volete mostrare ciò che sapete fare in sella a una scopa non esitate a prendere uno di questi manici! Dana era una black opal e oramai non era più neanche una sorpresa vederla lì, era probabile che al termine del giro di corsa avrebbe chiesto un galeone per il noleggio.




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    Kjell Halvorsen
     
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    Se per molti l'imminente arrivo della primavera poteva essere motivo di allegria e buon umore, per il nostro era invece una gran rottura di cazzo. Abituato com'era al rigidissimo clima della Norvegia, ogni minimo barlume di sole lo gettava in uno stato di frustrazione latente che cercava di tenere a bada come poteva.
    Tuttavia, considerato il fatto che trascorreva la stragrande maggioranza del tempo tra le mura dell'accademia durante la settimana, solitamente approfittava del weekend per prendere una boccata d'aria.
    Che poi accompagnasse queste sue fantomatiche salutari passeggiate all'aria aperta con la nicotina di una sigaretta era una contraddizione sulla quale non si sarebbe mai soffermato.
    Ti ci manca solo che ti schianti col muso a terra, è già brutto di suo. Vai piano.
    Il passo calmo e rilassato mal si accordava con lo sguardo chiaro che, svelto e attento, seguiva il cane che lo precedeva. Si trattava di un esemplare di bulldog francese blu, che dimostrava circa un annetto di età e faceva strada al norvegese trotterellando alla volta della terrazza.
    Niente guinzaglio per Loki, il cagnetto pareva educato abbastanza da non allontanarsi troppo dal suo padrone.
    La mano destra trascinò il filtro della paglia stropicciata fino alle labbra, mentre le palpebre si socchiudevano appena sulle iridi chiarissime in quella ennesima boccata al veleno che volle prendere, mentre continuava a procedere fino a quando non gli si parò davanti una scena abbastanza singolare.
    Inquadrò Erik intento a spupazzare il suo chocobo in quello che pareva un caleidoscopio di colori, considerato l'abbigliamento del ragazzo e le sfumature della creatura.
    Il piccolo Loki, estremamente incuriosito, trotterellò fino a raggiungere il pennuto ed il suo padrone, prendendo ad annusare la qualunque senza un minimo di discrezione.
    Ma lascia in pace la gente, vieni via.
    Le labbra si piegarono per dar vita ad un fischio basso e continuo, seguito dallo sbuffo di una densa nuvola di fumo.
    Scusalo, non sa neanche dove sta di casa la discrezione.
    Si rivolse ad Erik arrestandosi ad un paio di passi di distanza dalla sua posizione, piegando le labbra in un mezzo sorriso storto sul quale volle tornare a posare la sigaretta pochi istanti dopo. Accennò dunque al chocobo con un lieve movimento del capo, portando le dita della mano sinistra a ravvivare all'indietro - senza alcun successo - i ciuffi scomposti di capelli biondicci.
    Carino. Cos'è che mangia di solito?
    Pose quella che poteva sembrare non la classica domanda con cui rompere il ghiaccio con qualcuno: avrebbe potuto chiedergli il nome del pennuto o la sua età. Ma no. Cos'è che mangia di solito.
    Affossò la mancina nella tasca del pantalone nero che indossava a far da completo con una banale t-shirt anch'essa nera, maniche rigorosamente corte, ignorando i lacci slacciati delle converse in tinta con il resto che portava ai piedi.
    Heya, Holland. Ma ti pare che c'abbiamo qualcosa da dimostrare?
    Domandò retorico ed ammiccante verso la Black Opal poco distante da loro. E, dopo aver espirato l'ennesima nuvola di fumo, tornò con le attenzioni su Erik.
    Scommettiamo una birretta? Il pennuto puoi lasciarlo alla Holland, gira voce che ci sappia fare con gli uccelli.
    Accennò alle scope ai piedi della Black Opal con un vago movimento del capo, di fatto sfidando l'Ametrin a fare un giro in volo attorno al perimetro della terrazza, scommettendo un qualcosa di economico ma pur sempre lauto.
    Acciuffò il filtro della sigaretta, piegando il braccio così da arrivare a spegnerla definitivamente contro la balaustra senza troppo riguardo ed infilando la lingua tra i denti così da emettere un secondo fischio profondo atto a richiamare a sé il bulldog.
    Stai con Dana e non ti muovere.
    E quasi che il cagnetto parlasse la sua stessa lingua, prese a dirigersi verso la ragazza.
    Kjell
    Halvorsen

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    Black Opal - I anno

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    Erik Foster | Ametrin | III anno
    Le piume del chocobo erano estremamente soffici e abbracciandolo si aveva la medesima sensazione che una qualunque persona poteva avere stringendo un enorme, caldo pupazzo. Ti voglio bene, Piuma. Affermò con la sua voce squillante mentre un cane si intromise, cominciando ad annusare l'ametrino e il pennuto. Oh, ma ciao! E tu chi sei? La voce uscì più alta di un'ottava rispetto a quanto aveva previsto e immediatamente dopo lo sguardo si spostò sul suo padrone. Oh, ma non preoccuparti. Amo gli animali. Tono vivace e voce allegra.
    Ruotò di qualche grado fino a ritrovarsi di fronte a Loki, cercando di accarezzarlo. Nonostante la razza, il canide pareva voler fare amicizia o quanto meno essere incuriosito dalla coppia ametrino-pennuto poiché solitamente era questa la ragione per cui le creature tendevano ad annusare ciò che si conosceva.
    Una persona qualunque avrebbe richiamato il proprio cane per poi andar via, invece Kjell fece un apprezzamento sul chocobo, cosa che spinse Erik a mostrare un sorriso a trentadue denti. Ti ringrazio. A seguito Piuma emise l'ennesimo suono acuto. E a quanto pare ti ringrazia anche lui. I chocobo vanno ghiotti per l'erba di Ghisal. Difficile da reperire, ma fortunatamente qui a Denrise ne siamo pieni. In alternativa adorano anche la verdura a foglia verde e la frutta, alcuni lasciano che mangi anche insetti e vermi, ma a Piuma non sembra che piacciano. Alzò entrambe le spalle, alzandosi poi finalmente in piedi mentre la Holland continuava a mandar avanti la sua stramba attività. Chissà quanto riesce a guadagnare alla fine della giornata.
    La ragazza alzò un dito medio in risposta al suo concasato, ma non era altro che una facciata: aveva un debole per i ragazzi biondi, ma in pubblico doveva mantenere l'immagine da dura ragazza.
    Erik era pronto a salutare Kjell, ma venne sorpreso una seconda volta. Si trattava di una scommessa. Erik crucciò appena lo sguardo. Ma sì, dai. Accetto la sfida, ma a una condizione. Fu allora che avanzò fino a ritrovarsi di fronte all'opale. Voglio sapere il tuo nome. Insomma, voglio saper come si chiama colui che mi offrirà una birra. Accompagnò la frase allargando entrambe le braccia. Erik Foster. L'ametrino era un prefetto, quindi la probabilità che Kjell non lo conoscesse almeno di vista era estremamente bassa. Ciò nonostante continuava a presentarsi ogni qualvolta gli sembrava di incontrare una persona con cui non aveva scambiato più di qualche chiacchiera per i corridoi.
    Chiarite o meno le formalità, senza perdere tempo si avvicinò alla Holland. Ti affido Piuma, se comincia a starnazzare è perché ha fame. Fu così che le mollò anche il sacchetto con l'erba per il pennuto e posò la mano sopra una scopa. Nessun problema, ma siete sicuri di voler fare una gare? Non serve che lo spiega a un prefetto, ma sono permesso solo allo stadio, non qui. Erik si ritrovò ad annuire. Ma se prendi i nostri tempi non dovrebbero esserci problemi, no? Così sarai tu a decretare il vincitore. La ragazza annuì, quindi a patti fatti, Erik si avvicinò a un manico di scopa.
    Su! Il legno si alzò di colpo, Erik lo afferrò e ci montò sopra. Tempo di qualche istante e cominciò a fluttuare e i piedi dell'ametrino si staccarono da terra. Se non ti spiace comincio io, ho paura che Piuma possa combinare pasticci. Se avesse ricevuto l'ok, avrebbe atteso il via della Holland, dopodiché cominciò con uno sprint pazzesco. Il vento gli scompigliava i capelli e il freddo di quel pomeriggio si intensificò appena dato che di tanto in tanto usciva fuori la terrazza, specialmente in vista delle curve nette del castello. Era un percorso tortuoso, ma non per questo difficile. Alla fine gli unici ostacoli erano gli altri studenti intenti ad allenarsi. Però non è una gara contro me stesso, ma contro un altro ragazzo. Giunto a metà del perimetro cominciò a scattare, ma evidentemente doveva aver calcolato male la distanza, infatti cominciò a rallentare in prossimità del traguardo. Quando tornò al punto di partenza Dana lo osservò e fermò il cronometro non appena Erik le passò davanti.
    Kjell, quindi hai già degli impegni per il prossimo sab-QUATTRO MINUTI E DODICI! Erik aveva il fiatone, ma era piuttosto soddisfatto. Il suo tempo migliore era stato tre minuti e quattro, evidentemente quel pomeriggio non era in grande forma. Oh, poteva andar peggio. Tu sei sicuro che te la senti di gareggiare? Se vuoi tirarti indietro non ti giudicherò.





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    Conoscendo alla perfezione l'indole docile del proprio cucciolo, il norvegese non si preoccupò del fatto che Loki potesse eventualmente andare a rosicchiare le zampe di Piuma. Sapeva perfettamente che non sarebbe accaduto. Si premurò più che altro del fatto che il cagnolino non stesse infastidendo Erik con il suo fare curioso.
    L'animale si lasciò accarezzare senza problemi, cercando anche di rifilare una leccatina alla mano dell'Ametrin e scodinzolando anche con quel mozzicone che si ritrovava al posto della coda.
    Gli stai simpatico. Vorrei dirti che è un evento più unico che raro, ma in realtà va d'accordo con tutti.
    Confidò, rivolgendo un'alzata di sopracciglia scettica al bulldog, neanche lo stesse giudicando per la sua indole.
    È un po' zoccoletta.
    Aggiunse, mentre continuava a sfumazzare senza troppo riguardo. Ascoltò le parole di Erik circa il suo choboco, assorbendo le informazioni che il ragazzo condivise. Non si era mai interessato particolarmente alle creature, ma era un tipo decisamente curioso, con una memoria niente male, dunque si sarebbe premurato di conservare quelle informazioni più che volentieri.
    C'ha gusti ricercati, come dargli torto.
    Commentò, abbozzando un'ombra di sorriso sulle labbra sottili, mentre andava a spegnere ciò che restava del mozzicone di sigaretta per poi gettarla via con noncuranza.
    Lanciò un bacio volante a Dana in risposta al suo dito medio, dunque attese che l'altro reagisse alla sua proposta.
    Lo fronteggiò senza problemi, assumendo un'espressione apertamente divertita nel momento in cui intravide - tra la falsariga delle parole dell'Ametrin - la sua convinzione di aver già vinto quella sfida non ancora iniziata.
    Sì, ho sentito.
    Confermò di conoscere già il nome del Prefetto, per evidenti ragioni di ruoli occupati all'interno delle mura dell'accademia di Hidenstone.
    Hogwarts, no? Se eri nei Corvonero ti dico già che le birre che dovrai offrirmi sono due.
    E a quel punto fu abbastanza chiara non soltanto la sua ingiustificabile antipatia nei confronti degli ex figli di Rowena, ma anche che era fermamente convinto di poter vincere quella sfida senza grossi problemi.
    Non che fosse un asso nel Quidditch, tuttavia non disdegnava dedicarsi a qualche amichevole di tanto in tanto, giusto per il piacere di sentirsi libero a cavallo di una scopa.
    Kjell. Kjell Halvorsen. Ti basta così poco? Al posto tuo avrei chiesto qualcosa da poter usare contro di me in tempi non sospetti.
    Svelò il proprio nome al ragazzo, piegando l'angolo sinistro delle labbra in un sorriso obliquo che trascinò poi alla volta di Dana quando i due ragazzi presero a dirigersi in sua direzione per poter dare inizio alla sfida.
    Eddai Dana, tu c'hai i tuoi modi di divertirti, noi c'abbiamo i nostri.
    Abbozzò, rifilando una mezza gomitata amichevole alla Black Opal ed annuendo in direzione di Erik quando il ragazzo gli chiese di poter partire per primo.
    Lui, dal canto suo, infilò una Converse sotto il manico di una delle scope a disposizione, rifilando all'oggetto un calcetto che gli permise di agguantarlo al volo.
    Per te sempre lib-... azz.
    Strinse i denti inspirando forte tra quelli, come se si fosse appena scottato, nell'udire il tempo impiegato da Erik per fare il giro e tornare indietro da loro.
    Macché. Magari faccio il giro ad occhi chiusi, così ti do un po' di vantaggio.
    Rispose alla provocazione del maggiore mantenendo il sorriso sulle labbra ed inforcando la scopa. Si limitò a ravvivarsi le ciocche bionde all'indietro prima di sfrecciare in avanti, dandosi un forte spintone, così che il manico potesse acquisire velocità crescente mentre guadagnava quota.
    La sua pelle, abituata al freddo della Scandinavia, non fece una piega mentre veniva sferzata dal vento. Incontrò qualche difficoltà nel seguire il perimetro frastagliato del castello, tuttavia restò concentrato senza preoccuparsi di non sporcare i movimenti in volo, quanto piuttosto di andare il più veloce possibile.
    Quando si apprestò a sfrecciare nuovamente in zona terrazza, la voce della Holland gli giunse ovattata all'orecchio mentre le sfilava di fianco a tutta velocità.
    TRE MINUTI E CINQUANTADUE!
    Non che avesse fatto chissà quale performance, ma aver battuto Erik era una soddisfazione sufficiente a migliorare il suo umore per quel pomeriggio.
    Giuro che a un certo punto gli occhi li ho chiusi.
    E sicuramente non era vero, ma sgasarsela era una delle sue attività preferite. Commentò a quel modo la sua vittoria dopo aver smontato dalla scopa.
    Ora devo solo decidere se voglio la birra più buona o più costosa.
    Aggiunse ridacchiando e tirando fuori un pacchetto stropicciato di sigarette dalla tasca, battendo con il palmo sul fondo di quello per far schizzare all'esterno il filtro di una delle paglie. L'allungò in direzione di Erik, offrendogliene una e recuperandone poi una per sé. Intascò dunque il pacchetto, incastrando il filtro della sigaretta tra le labbra ed abbozzando un rinnovato sorriso in direzione dell'Ametrin.
    Consigli? Non sono di queste parti.
    Kjell
    Halvorsen

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    Black Opal - I anno

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    Erik Foster | Ametrin | III anno
    Non aveva ricordi nitidi che ritraevano lui e Kjell trascorrere grandi momenti insieme e a sentirlo parlare l'ametrino pensò che fosse uno a cui piacesse darsi delle arie. Ciò era un problema? Assolutamente no, si divertiva accanto a ragazzi che dimostravano di essere sicuri di loro stessi e di saper come divertirsi, poi aveva con sé un cane, l'animale fedele e giocherellone per eccellenza, quindi il suo buon cuore o, più probabilmente, la sua ingenuità lo spinsero a credere di trovarsi di fronte a un bravo ragazzo.
    Corvonero? Ripeté con stupore, scuotendo rapidamente il capo. Ho la faccia o la gobba di uno che trascorre le giornate a studiare? Così mi offendi. Scoppiò a ridere di gusto, alzando poi entrambe le spalle. Tassorosso. Tu, invece, mi stai sfidando. Coraggioso, grifondoro? La verità era che indovinare a colpo sicuro era estremamente difficile, poiché in fondo dentro l'animo di ogni ragazzo erano presenti tutti i valori delle quattro ragazze di Hogwarts.
    Ciò valeva anche per Erik: abbastanza coraggioso da lanciarsi di fronte al pericolo per salvare i propri amici, sufficientemente ambizioso per aspirare a un futuro nel mondo del duello agonistico, intelligente quanto basta per comprendere le motivazioni dietro le cose e la lealtà di chi avrebbe dato la vita per le persone a cui voleva bene.
    Forse aveva bisogno di un po' di ambizione in più, se l'avesse avuta probabilmente non avrebbe perso la gara. Quando udì il tempo dell'opale non ne rimase deluso, ma si avvicinò a lui per dargli una pacca sulla spalla. Ottimo tempo, bravissimo! Esclamò con un sorriso sulle labbra, ascoltando poi le speculazioni sulla birra da prendere. Non ti sei recato spesso a Denrise? Crucciò appena il capo. Beh, posso capire. I denrisiani non sono molto calorosi e se vai nella zona vicino al porto rischi che ti rubano anche i vestiti, però di alcol ne sanno da vendere. So che al Canto della Sirena ci siano i migliori alcolici dell'isola, ma, ehi, se preferisci una birra qualunque posto è buono. Lo canzonò appena, riflettendo poi su quanto l'ametrino fosse cambiato da quando era arrivato a Hidenstone. Fino all'anno scorso era astemio, ma da quando conviveva con lo spacciatore che aveva salvato dalla polizia diciamo che aveva cominciato ad avere qualche vizietto in più. Però non so quanto sarebbe saggio portarti al canto. Insomma, lì ci sono spesso risse, l'oste è sempre armato d'ascia e minaccia di morte chiunque chieda uno sconto, ma se reggi l'alcol e vuoi divertirti credo non ci sia luogo migliore. Mostrò un sorriso soddisfatto, tornando poi dal proprio chocobo. Però forse sei più il tipo da Mielandia. Il tono era canzonatorio, se aveva intuito bene il carattere del ragazzo, probabilmente avrebbe ricevuto una risposta poco scontata.
    Dana, grazie per averci tenuto i nostri animali, ma ti consiglio di far sparire quelle scope tra un'oretta circa. Il professor Black dovrebbe aggirarsi da queste parti per far dei lavori coi mosaici. La ragazza annuì e il moro tornò sul primino. Io ho la memoria corta e sicuramente settimana prossima mi dimenticherò della scommessa. Vediamoci questa sera - il coprifuoco scatta più sul tardi - al portone di Ingresso, andremo insieme a Denrise, ci stai?





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    Nonostante non fosse affatto un cattivo ragazzo, probabilmente - a sentire lui - non avrebbe mai ammesso di essere tutto l'opposto.
    Definirlo un bravo adolescente era una parola troppo grossa: non era figlio di una cattiveria innata ed ingiustificata, ma non era neppure sensibile abbastanza da potersi affibbiare aggettivi così positivi.
    Semplicemente se la spassava, approfittando del suo animo scevro di pregiudizi, preferendo piuttosto lasciarsi guidare dall'istinto e dall'umore del momento.
    Mh. Tassorosso... criptici, devo ancora inquadrarvi.
    Neanche si trovasse al cospetto di chissà quale opera di fantasia o di ingegno, squadrò l'Ametrin con l'occhiata di chi era seriamente interessato a capirne di più. Si applicava negli studi per mero interesse personale ed altrettanto faceva con le persone che incontrava: scartabellare le abitudini e le intenzioni degli altri per riuscire ad inquadrarli in uno schema preciso.
    Il sopracciglio destro si inarcò lentamente verso l'alto quando venne accusato di essere un Grifondoro.
    Hogwarts?
    Domandò retorico, inglobando l'intero universo della scuola di magia e stregoneria scozzese, assumendo un tono piccato e fintamente rancoroso.
    Adesso sei tu che offendi me.
    Doveva ancora riuscire a capire se sarebbe mai stato capace di tollerare persone che provenivano da una scuola ed una cultura differente dalla sua. Erano rigidi ed inquadrati, in Scandinavia.
    Quello che il norvegese ancora non sapeva era che avrebbe probabilmente scoperto di condividere con tutti gli altri più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
    Durmstrang.
    Condì quell'informazione con un sorriso storto che pareva sposarsi alla perfezione con l'aria scarmigliata che si trascinava dietro. Dava l'impressione di essere un tipo estremamente irriverente, e lo era, peccato che fosse anche pregno dell'inflessibilità tipica dei nordici.
    Un connubio singolare di certo, e forse anche velatamente pericoloso.
    Posso fare di meglio, ma ti posso concedere presto una rivincita.
    Commentò i loro risultati con vaga indifferenza, limitandosi a scuotere poi il capo quando Erik gli chiese se non si fosse recato spesso a Denrise. Si strinse anche nelle spalle, arrivando poi a curvarle nel momento in cui il filtro di una nuova sigaretta stropicciata ne raggiunse le labbra screpolate.
    Lo ascoltò in silenzio accendendo la paglia ed assorbendo le informazioni che il maggiore gli stava dando.
    Oh, mi piace il nome.
    Commentò dapprima circa il famigerato Canto della Sirena, espirando una densa nuvoletta di fumo ed intascando l'accendino per poi stiracchiare i ciuffi scompigliati all'indietro, dando modo ad Erik di argomentare il suo parere sul locale.
    No dai cazzo, ho vinto una sfida. Concedimi un level up e facciamoci un cocktail come si deve.
    Si ritrovò a ridere di gusto quando il ragazzo gli raccontò l'aneddoto - o presunto tale? - dell'oste armato d'ascia.
    Vabè non c'è pericolo che chieda sconti, tanto paghi tu.
    Trascinò con sé la risata quasi che stesse scherzando, anche se in realtà aveva tutta l'intenzione di riscuotere il proprio premio vinto in maniera più che lecita, arricciando poi il naso con fare visibilmente disgustato quando il maggiore accennò a Mielandia.
    Mi viene da sboccare solo a pensare all'odore di zucchero in quel posto.
    Commentò, tirando una nuova boccata alla sigaretta.
    Comunque vengo dalla Norvegia. Abbiamo molti modi per tenerci al caldo, l'alcol è il mio secondo metodo preferito.
    E a condire quelle parole ci fu un occhiolino gettato alla volta di Dana Holland che intanto se ne stava ancora lì di fianco a loro e dalla quale si sarebbero presto congedati.
    Il Canto della Sirena sia.
    Decretò in risposta alla proposta del prefetto, piegando poi le labbra così da emettere un fischio basso e prolungato per richiamare a sé il piccolo Loki.
    Avrebbe concluso quel pomeriggio con una pacca sul sedere a Dana Holland - che con tutta probabilità gli avrebbe dedicato un secondo dito medio, se non peggio - pronto a recarsi nel proprio dormitorio per prepararsi a quella che si prospettava come una serata parecchio interessante.
    Kjell
    Halvorsen

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