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.SPOILER (clicca per visualizzare)Kjell Halvorsen.
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.Se per molti l'imminente arrivo della primavera poteva essere motivo di allegria e buon umore, per il nostro era invece una gran rottura di cazzo. Abituato com'era al rigidissimo clima della Norvegia, ogni minimo barlume di sole lo gettava in uno stato di frustrazione latente che cercava di tenere a bada come poteva.
Tuttavia, considerato il fatto che trascorreva la stragrande maggioranza del tempo tra le mura dell'accademia durante la settimana, solitamente approfittava del weekend per prendere una boccata d'aria.
Che poi accompagnasse queste sue fantomatiche salutari passeggiate all'aria aperta con la nicotina di una sigaretta era una contraddizione sulla quale non si sarebbe mai soffermato.
Ti ci manca solo che ti schianti col muso a terra, è già brutto di suo. Vai piano.
Il passo calmo e rilassato mal si accordava con lo sguardo chiaro che, svelto e attento, seguiva il cane che lo precedeva. Si trattava di un esemplare di bulldog francese blu, che dimostrava circa un annetto di età e faceva strada al norvegese trotterellando alla volta della terrazza.
Niente guinzaglio per Loki, il cagnetto pareva educato abbastanza da non allontanarsi troppo dal suo padrone.
La mano destra trascinò il filtro della paglia stropicciata fino alle labbra, mentre le palpebre si socchiudevano appena sulle iridi chiarissime in quella ennesima boccata al veleno che volle prendere, mentre continuava a procedere fino a quando non gli si parò davanti una scena abbastanza singolare.
Inquadrò Erik intento a spupazzare il suo chocobo in quello che pareva un caleidoscopio di colori, considerato l'abbigliamento del ragazzo e le sfumature della creatura.
Il piccolo Loki, estremamente incuriosito, trotterellò fino a raggiungere il pennuto ed il suo padrone, prendendo ad annusare la qualunque senza un minimo di discrezione.
Ma lascia in pace la gente, vieni via.
Le labbra si piegarono per dar vita ad un fischio basso e continuo, seguito dallo sbuffo di una densa nuvola di fumo.
Scusalo, non sa neanche dove sta di casa la discrezione.
Si rivolse ad Erik arrestandosi ad un paio di passi di distanza dalla sua posizione, piegando le labbra in un mezzo sorriso storto sul quale volle tornare a posare la sigaretta pochi istanti dopo. Accennò dunque al chocobo con un lieve movimento del capo, portando le dita della mano sinistra a ravvivare all'indietro - senza alcun successo - i ciuffi scomposti di capelli biondicci.
Carino. Cos'è che mangia di solito?
Pose quella che poteva sembrare non la classica domanda con cui rompere il ghiaccio con qualcuno: avrebbe potuto chiedergli il nome del pennuto o la sua età. Ma no. Cos'è che mangia di solito.
Affossò la mancina nella tasca del pantalone nero che indossava a far da completo con una banale t-shirt anch'essa nera, maniche rigorosamente corte, ignorando i lacci slacciati delle converse in tinta con il resto che portava ai piedi.
Heya, Holland. Ma ti pare che c'abbiamo qualcosa da dimostrare?
Domandò retorico ed ammiccante verso la Black Opal poco distante da loro. E, dopo aver espirato l'ennesima nuvola di fumo, tornò con le attenzioni su Erik.
Scommettiamo una birretta? Il pennuto puoi lasciarlo alla Holland, gira voce che ci sappia fare con gli uccelli.
Accennò alle scope ai piedi della Black Opal con un vago movimento del capo, di fatto sfidando l'Ametrin a fare un giro in volo attorno al perimetro della terrazza, scommettendo un qualcosa di economico ma pur sempre lauto.
Acciuffò il filtro della sigaretta, piegando il braccio così da arrivare a spegnerla definitivamente contro la balaustra senza troppo riguardo ed infilando la lingua tra i denti così da emettere un secondo fischio profondo atto a richiamare a sé il bulldog.
Stai con Dana e non ti muovere.
E quasi che il cagnetto parlasse la sua stessa lingua, prese a dirigersi verso la ragazza.Kjell
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.Conoscendo alla perfezione l'indole docile del proprio cucciolo, il norvegese non si preoccupò del fatto che Loki potesse eventualmente andare a rosicchiare le zampe di Piuma. Sapeva perfettamente che non sarebbe accaduto. Si premurò più che altro del fatto che il cagnolino non stesse infastidendo Erik con il suo fare curioso.
L'animale si lasciò accarezzare senza problemi, cercando anche di rifilare una leccatina alla mano dell'Ametrin e scodinzolando anche con quel mozzicone che si ritrovava al posto della coda.
Gli stai simpatico. Vorrei dirti che è un evento più unico che raro, ma in realtà va d'accordo con tutti.
Confidò, rivolgendo un'alzata di sopracciglia scettica al bulldog, neanche lo stesse giudicando per la sua indole.
È un po' zoccoletta.
Aggiunse, mentre continuava a sfumazzare senza troppo riguardo. Ascoltò le parole di Erik circa il suo choboco, assorbendo le informazioni che il ragazzo condivise. Non si era mai interessato particolarmente alle creature, ma era un tipo decisamente curioso, con una memoria niente male, dunque si sarebbe premurato di conservare quelle informazioni più che volentieri.
C'ha gusti ricercati, come dargli torto.
Commentò, abbozzando un'ombra di sorriso sulle labbra sottili, mentre andava a spegnere ciò che restava del mozzicone di sigaretta per poi gettarla via con noncuranza.
Lanciò un bacio volante a Dana in risposta al suo dito medio, dunque attese che l'altro reagisse alla sua proposta.
Lo fronteggiò senza problemi, assumendo un'espressione apertamente divertita nel momento in cui intravide - tra la falsariga delle parole dell'Ametrin - la sua convinzione di aver già vinto quella sfida non ancora iniziata.
Sì, ho sentito.
Confermò di conoscere già il nome del Prefetto, per evidenti ragioni di ruoli occupati all'interno delle mura dell'accademia di Hidenstone.
Hogwarts, no? Se eri nei Corvonero ti dico già che le birre che dovrai offrirmi sono due.
E a quel punto fu abbastanza chiara non soltanto la sua ingiustificabile antipatia nei confronti degli ex figli di Rowena, ma anche che era fermamente convinto di poter vincere quella sfida senza grossi problemi.
Non che fosse un asso nel Quidditch, tuttavia non disdegnava dedicarsi a qualche amichevole di tanto in tanto, giusto per il piacere di sentirsi libero a cavallo di una scopa.
Kjell. Kjell Halvorsen. Ti basta così poco? Al posto tuo avrei chiesto qualcosa da poter usare contro di me in tempi non sospetti.
Svelò il proprio nome al ragazzo, piegando l'angolo sinistro delle labbra in un sorriso obliquo che trascinò poi alla volta di Dana quando i due ragazzi presero a dirigersi in sua direzione per poter dare inizio alla sfida.
Eddai Dana, tu c'hai i tuoi modi di divertirti, noi c'abbiamo i nostri.
Abbozzò, rifilando una mezza gomitata amichevole alla Black Opal ed annuendo in direzione di Erik quando il ragazzo gli chiese di poter partire per primo.
Lui, dal canto suo, infilò una Converse sotto il manico di una delle scope a disposizione, rifilando all'oggetto un calcetto che gli permise di agguantarlo al volo.
Per te sempre lib-... azz.
Strinse i denti inspirando forte tra quelli, come se si fosse appena scottato, nell'udire il tempo impiegato da Erik per fare il giro e tornare indietro da loro.
Macché. Magari faccio il giro ad occhi chiusi, così ti do un po' di vantaggio.
Rispose alla provocazione del maggiore mantenendo il sorriso sulle labbra ed inforcando la scopa. Si limitò a ravvivarsi le ciocche bionde all'indietro prima di sfrecciare in avanti, dandosi un forte spintone, così che il manico potesse acquisire velocità crescente mentre guadagnava quota.
La sua pelle, abituata al freddo della Scandinavia, non fece una piega mentre veniva sferzata dal vento. Incontrò qualche difficoltà nel seguire il perimetro frastagliato del castello, tuttavia restò concentrato senza preoccuparsi di non sporcare i movimenti in volo, quanto piuttosto di andare il più veloce possibile.
Quando si apprestò a sfrecciare nuovamente in zona terrazza, la voce della Holland gli giunse ovattata all'orecchio mentre le sfilava di fianco a tutta velocità.
TRE MINUTI E CINQUANTADUE!
Non che avesse fatto chissà quale performance, ma aver battuto Erik era una soddisfazione sufficiente a migliorare il suo umore per quel pomeriggio.
Giuro che a un certo punto gli occhi li ho chiusi.
E sicuramente non era vero, ma sgasarsela era una delle sue attività preferite. Commentò a quel modo la sua vittoria dopo aver smontato dalla scopa.
Ora devo solo decidere se voglio la birra più buona o più costosa.
Aggiunse ridacchiando e tirando fuori un pacchetto stropicciato di sigarette dalla tasca, battendo con il palmo sul fondo di quello per far schizzare all'esterno il filtro di una delle paglie. L'allungò in direzione di Erik, offrendogliene una e recuperandone poi una per sé. Intascò dunque il pacchetto, incastrando il filtro della sigaretta tra le labbra ed abbozzando un rinnovato sorriso in direzione dell'Ametrin.
Consigli? Non sono di queste parti.Kjell
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.Nonostante non fosse affatto un cattivo ragazzo, probabilmente - a sentire lui - non avrebbe mai ammesso di essere tutto l'opposto.
Definirlo un bravo adolescente era una parola troppo grossa: non era figlio di una cattiveria innata ed ingiustificata, ma non era neppure sensibile abbastanza da potersi affibbiare aggettivi così positivi.
Semplicemente se la spassava, approfittando del suo animo scevro di pregiudizi, preferendo piuttosto lasciarsi guidare dall'istinto e dall'umore del momento.
Mh. Tassorosso... criptici, devo ancora inquadrarvi.
Neanche si trovasse al cospetto di chissà quale opera di fantasia o di ingegno, squadrò l'Ametrin con l'occhiata di chi era seriamente interessato a capirne di più. Si applicava negli studi per mero interesse personale ed altrettanto faceva con le persone che incontrava: scartabellare le abitudini e le intenzioni degli altri per riuscire ad inquadrarli in uno schema preciso.
Il sopracciglio destro si inarcò lentamente verso l'alto quando venne accusato di essere un Grifondoro.
Hogwarts?
Domandò retorico, inglobando l'intero universo della scuola di magia e stregoneria scozzese, assumendo un tono piccato e fintamente rancoroso.
Adesso sei tu che offendi me.
Doveva ancora riuscire a capire se sarebbe mai stato capace di tollerare persone che provenivano da una scuola ed una cultura differente dalla sua. Erano rigidi ed inquadrati, in Scandinavia.
Quello che il norvegese ancora non sapeva era che avrebbe probabilmente scoperto di condividere con tutti gli altri più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
Durmstrang.
Condì quell'informazione con un sorriso storto che pareva sposarsi alla perfezione con l'aria scarmigliata che si trascinava dietro. Dava l'impressione di essere un tipo estremamente irriverente, e lo era, peccato che fosse anche pregno dell'inflessibilità tipica dei nordici.
Un connubio singolare di certo, e forse anche velatamente pericoloso.
Posso fare di meglio, ma ti posso concedere presto una rivincita.
Commentò i loro risultati con vaga indifferenza, limitandosi a scuotere poi il capo quando Erik gli chiese se non si fosse recato spesso a Denrise. Si strinse anche nelle spalle, arrivando poi a curvarle nel momento in cui il filtro di una nuova sigaretta stropicciata ne raggiunse le labbra screpolate.
Lo ascoltò in silenzio accendendo la paglia ed assorbendo le informazioni che il maggiore gli stava dando.
Oh, mi piace il nome.
Commentò dapprima circa il famigerato Canto della Sirena, espirando una densa nuvoletta di fumo ed intascando l'accendino per poi stiracchiare i ciuffi scompigliati all'indietro, dando modo ad Erik di argomentare il suo parere sul locale.
No dai cazzo, ho vinto una sfida. Concedimi un level up e facciamoci un cocktail come si deve.
Si ritrovò a ridere di gusto quando il ragazzo gli raccontò l'aneddoto - o presunto tale? - dell'oste armato d'ascia.
Vabè non c'è pericolo che chieda sconti, tanto paghi tu.
Trascinò con sé la risata quasi che stesse scherzando, anche se in realtà aveva tutta l'intenzione di riscuotere il proprio premio vinto in maniera più che lecita, arricciando poi il naso con fare visibilmente disgustato quando il maggiore accennò a Mielandia.
Mi viene da sboccare solo a pensare all'odore di zucchero in quel posto.
Commentò, tirando una nuova boccata alla sigaretta.
Comunque vengo dalla Norvegia. Abbiamo molti modi per tenerci al caldo, l'alcol è il mio secondo metodo preferito.
E a condire quelle parole ci fu un occhiolino gettato alla volta di Dana Holland che intanto se ne stava ancora lì di fianco a loro e dalla quale si sarebbero presto congedati.
Il Canto della Sirena sia.
Decretò in risposta alla proposta del prefetto, piegando poi le labbra così da emettere un fischio basso e prolungato per richiamare a sé il piccolo Loki.
Avrebbe concluso quel pomeriggio con una pacca sul sedere a Dana Holland - che con tutta probabilità gli avrebbe dedicato un secondo dito medio, se non peggio - pronto a recarsi nel proprio dormitorio per prepararsi a quella che si prospettava come una serata parecchio interessante.Kjell
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