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    Emma con Thomas si sentiva bene come non si era mai sentita, anche se a volte un po' la faceva soffrire. Era così facile, per lei, pensare che l'altro non la volesse più, quando spariva per giorni e giorni. Nonostante ciò, aveva provato a convincersi che fosse semplicemente il suo lavoro ad impedirgli di usare il telefono. E probabilmente non era nemmeno un'ipotesi così lontana dal vero, visto che essere auror, concerneva il mettere le missioni e tutto il resto, prima di qualsiasi altra cosa. Ma Emma lo capiva e lo accettava perché anche il suo fratellone era un auror, perciò sapeva cosa significasse stare lontano anche per lunghi periodi. In effetti, non lo vedeva da un bel po' e la cosa la rattristava tantissimo, ma si consolava di scambiarci qualche messaggio sporadico quando lui aveva una pausa e non era in servizio.
    Sorrise a Thomas ed arrossì ancora di più alla sua frase. Si stava rendendo conto di essere totalmente cotta di quel ragazzo che le sembrava di conoscere da tutta la vita. Non glielo avrebbe detto, non quel giorno, però. Adorava stare in sua compagnia perché la faceva sentire unica e speciale come non si era mai sentita in vita sua. A dire il vero, anche Lucas la faceva sentire in quel modo, solo che lui la innalzava in una bellissima gabbia d'oro e niente di più. Ma ciononostante, ora come ora nessuno dei due portava rancore all'altro e si volevano molto bene.
    L'altro giorno siamo stati assieme al Luna Park, mi sono divertita tantissimo... è fantastico e molto dolce annunciò arrossendo ancora, mentre le loro dita si intrecciavano. Avrebbe voluto rimanere così per sempre, anche se purtroppo sapeva che non sarebbe stato possibile. Con un piccolo sorriso, si allungò verso di lui per dargli un bacio sulle labbra. Non succedeva da così tanto tempo, che il suo sapore la inebriò e chiuse gli occhi, ripercorrendo ogni istante della sera in cui avevano fatto l'amore in quella vasca da bagno.
    Emma Lewis


    Ametrin
    II Anno
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    Emma non era mai stata ad un ballo. Figurarsi con qualcuno che l'accompagnasse. No, ricominciamo daccapo.
    Emma odiava profondamente il suo migliore amico. Odiava profondamente Nathan Parker King. Perché? Beh, l'aveva spinta a sconfiggere le sue insicurezze, a dimostrare al mondo che non era solamente lo scricciolo fragile che chiunque credesse, che fosse una ragazzina forte e determinata, che non aveva bisogno di nessuno per brillare. E questo implicava anche sceglierle un vestito che, di sua spontanea volontà, non avrebbe mai e poi mai indossato.
    Il vestito in questione era color panna e, secondo l'altro, riusciva finalmente a valorizzare il suo corpo. Come se il suo cavaliere se ne intendesse di queste cose. Ricordava di aver sbuffato ma di essersi arresa alla minaccia del niente più coccole, quindi aveva dovuto per forza di cose, indossare il vestito da lui scelto. Era così lungo che accarezzava il pavimento sebbene indossasse un paio di scarpe col tacco -che, per la cronaca, non era sicura di saper indossare-. Aveva un profondo spacco sul lato sinistro, che le risaliva fino alla coscia. Nel complesso, il vestito lasciava molta più pelle scoperta di quella che fosse abituata a mostrare.
    Nemmeno per l'acconciatura era riuscita a rimanere nella sua comfort zone, infatti si era legata i capelli in un crocchia dietro la testa, lasciando giusto due ciuffi a pioverle ai lati del viso.
    Almeno per quanto riguardava il trucco, era riuscita ad ottenere qualcosa di abbastanza leggero, sebbene fosse molto di più di quel che si metteva di solito.
    Gli mandò una foto per intero del suo corpo addobbato per la festa, siccome lei era nel suo dormitorio sola soletta. Vado bene così? Scrisse, prima di mettere il telefono in una borsetta della stessa tonalità del vestito.
    Uscì poi dalla porta e guardò la tromba delle scale come un pericolosissimo nemico da affrontare. Era in imbarazzo ad uscire in quel modo, visto che era completamente diverso da ciò che si metteva sempre.
    Si decise a muoversi solamente quando sentì delle voci che riconobbe: Erik e Lucas. Con cautela e rischiando di inciampare ad ogni passo, riuscì a raggiungere la Sala Comune, avvicinandosi ai due ragazzi, le guance arrossate dall'imbarazzo, così come non lo erano mai state.
    Ehi... salutò entrambi, sgusciando affianco ad Erik, riservandogli uno dei suoi due sorrisoni. Ehm... come sto? Chiese loro, facendo una lenta giravolta su se stessa per mostrare loro l'abito completo. Dopodiché, abbassò il braccio per cercare la mano di Erik. Lo adorava, era uno degli amici al quale voleva più bene e sentire il calore delle sue dita, le infondeva un po' più forza per affrontare la serata. Poi i suoi occhi si posarono su Lucas. Sorrise anche a lui. Credo tu ti sia dimenticato qualcosa ridacchiò, riferendosi al cappellino ed allungando una mano per scompigliargli -o sistemargli, come era sicura lei- i capelli, annuendo quando fu soddisfatta del risultato. Non c'è che dire, così stai molto meglio. Approvò sollevando entrambi i pollici, prima di lasciarlo andare dalla sua dama. Quindi tornò a rivolgersi ad Erik. Penso che possiamo andare... sei pronto? Gli sussurrò, sollevandosi in punta di piedi per raggiungere il suo orecchio. Avrebbe aspettato e sgridato Nathan direttamente al ballo.
    Emma Lewis


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    Insulta mentalmente Nathan Parker King e gli manda un messaggio.
    Scende in Sala Comune ed interagisce con Erik Foster e Lucas Jughed Jones
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    Sembrava che Nathan si divertisse a prenderla in giro, ma Emma era ben consapevole che lo facesse a fin di bene. Loro erano come fratelli, condividevano tutto e si dicevano tutto, si dicevano la verità reciprocamente anche quando questa faceva male. Erano anche soliti scherzare tra loro, ma quella domanda era quasi completamente seria. Nathan ed Emma, fidanzati, sarebbero stati così male? Non ne era sicura, lo aveva visto sempre come il suo fratellone protettore, che l'aveva aiutata e sostenuta fin da quando si erano visti per la prima volta e lei gli aveva teso la mano, al porto. Da allora erano diventati una cosa sola, praticamente erano già fidanzati... mancava solo la componente più intima, il sesso. Ma l'idea di fare sesso con Nathan, la straniva abbastanza. Però temeva comunque che lui credesse che lei non fosse abbastanza.
    Siamo... fece una pausa, chiudendo gli occhi quando le labbra del ragazzo incontrarono la pelle bagnata della sua fronte. Siamo una bella coppia, però. Era chiaro -almeno per lei- che con quel suo tono non intendeva "coppia" nel concetto che sempre le attribuiamo ma forse non tutti potevano capirlo. Se ne accorse e ci tenne a specificarlo, mentre tornava a sguazzare in acqua. Sei la mia metà, senza di te non riuscirei mai a stare. Vieni prima di qualsiasi ragazzo. Ti voglio un bene immenso e sei speciale, però stiamo bene così. Vero? I migliori amici migliori di tutto il mondo! Tagliò quindi il discorso, sorridendo tutta felice, annuendo con altrettanto entusiasmo alla sua proposta. Le si stavano raggrinzendo le dita e non vedeva l'ora di rimettersi tra le coperte.
    Rise e si passò il telo mare su tutto il corpo, eliminando gran parte dell'acqua, poi passò diversi minuti a frizionarsi i capelli per asciugarli il più possibile, osservandolo con occhi adoranti.
    Quando ebbe finito, si avvicinò e si infilò sotto le coperte, sbadigliando. Va bene, mi faccio piccola piccola. Si stiracchiò per alcuni secondi, girandosi verso di lui ed accoccolandosi contro il suo petto. Mi piacerebbe farti conoscere Thomas, dopo l'estate. Entrambi, i Thomas. Sì perché sia il gemello che l'auror avevano quel nome.
    Emma Lewis


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    Ogni volta che Thomas le parlava o le si avvicinava, capiva quanto effettivamente le fosse mancato! Era una sensazione stranissima e che aveva provato solamente con Nathan quando stavano separati per troppo tempo, anche se quella era una sensazione ancora diversa. Era il suo migliore amico, no? Era più che normale che sentisse il bisogno di averlo sempre vicino. In fin dei conti, era stato lui a soffiare su tutte le sue paure, che erano cadute come un castello di carte.
    Tom, io mi imbarazzo persino con i miei genitori ridacchiò, sottolineando il fatto che fosse un suo tratto caratteristico e che la sua timidezza la perseguitasse persino con chi conosceva da una vita. Probabilmente solamente con Percy aveva riuscito, fin da subito, a sciogliersi un po'. Il suo fratellone le mancava così tanto!
    Ma solo a vederlo, gli venne voglia di dire una delle cose più delicate della sua vita ma al contempo bellissima. Lui sapeva che aveva un gemello da qualche parte ma non aveva idea di dove fosse esattamente o che cosa stesse facendo, quindi quella sarebbe stata una novità assoluta, per lui.
    Prese un grosso respiro, tormentandosi le mani tra loro, insicura su dove cominciare. Non gli stava certo comunicando di aver comprato un nuovo vestito che voleva mostrargli. Ma alla fine non ci pensò più e si buttò, sputando il rospo e dicendogli ciò che era successo e che la faceva sentire emozionata e terrorizzata in egual misura. Ad aiutarla a parlare, fu la presa calda delle sue mani, che le impedirono di continuare a strapparsi la pellicina attorno alle unghie.
    Non ci crederai... Si chiama Thomas anche lui! Iniziò così la sua storia, senza togliere le mani da quelle di lui ma, anzi, stringendo ulteriormente la presa. Viene ad Hidenstone con me, anche se lui è in una casa diversa. Non sono stata io a trovarlo ma lui... quando me l'ha detto... un po' me ne vergogno ma sono scappata. Non ero pronta a quella notizia, sebbene l'avessi attesa per tutta la vita. All'inizio ho pensato che fosse solo uno scherzo di pessimo gusto, anche se ragionando a mente fredda, ho capito che fosse impossibile. E poi lui mi somiglia tantissimo! Non tanto fisicamente, lui è castano ed ha gli occhi più scuri, però caratterialmente è la mia copia al maschile. Mi dispiace averlo trattato male. Sospirò, sentendosi risollevata da un enorme peso ad averglielo detto. Senza farci molto caso, si inclinò di lato e posò la testa alla sua spalla, intrecciando le dita con le sue.
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    Emma si strinse nelle spalle, costretta a riconoscere che effettivamente Lucas a volte sembrava vivere in una bolla d'ansia, ma cercava sempre di farla sentire speciale, ragion per cui non aveva mai avuto motivo di dubitare sulla loro relazione, se non quando nella sua vita era entrato l'auror-ti-scopo-e-sparisco. Certo, si era fatto risentire ma non abbastanza per rassicurarla sul fatto che non fosse stata solamente un giochetto sessuale. Ma non era nemmeno troppo colpa di Thomas, semplicemente la bionda si faceva fin troppe paranoie su tutto quanto.
    Non capisco proprio come faccia a non sopportarti! Esagerò, posandosi una mano sulla fronte come se fosse incredibilmente stupita. Cosa che ovviamente non era, perché Nathan era allo stesso tempo facile e difficile da amare. A volte era così tanto insopportabile, ma lei lo adorava comunque.
    Gli sorrise, ripensando a tutto quello che avevano vissuto insieme. Lui era stato il migliore migliore amico che avesse mai avuto, perché aveva creduto in lei sempre persino quando era lei stessa a stentare a credere nelle proprie capacità. Lui aveva fatto sparire tutti i suoi dubbi e le sue insicurezze erano assai diminuite solamente grazie alle sue parole, che non erano solo bei complimenti gettati al vento ma anche fatti indissolubili.
    Forse hai ragione, ma Thomas sembra così... diverso. Mi tratta come una principessa. Si strinse nelle spalle, prima di inacidirsi al pensiero di Amelia. Era difficile che Emma prendesse in antipatia qualcuno, appunto, ma il pensiero che stesse facendo soffrire il suo migliore amico, era la cosa più insopportabile che ci potesse essere. Avrebbe sempre voluto vedere quel sorriso da schiaffi sul suo volto.
    Non ti meriti chi non è capace di starti accanto sussurrò contro il suo petto, rifiutandosi di rilasciare l'amico da quell'abbraccio che sapeva così tanto di casa. Non era brava con i discorsi, lei stessa era alle prime armi in ambito sentimentale, ma di una cosa era certa: Nathan si meritava il meglio.
    Troverai certamente qualcuna che capisca quanto vali lo rassicurò, accarezzandogli la schiena e tracciando le righe definite dei suoi muscoli, percependone il calore nonostante fossero in acqua.
    Sì, io e te. Che c'è di male? Non mi dire che non lo hai mai pensato replicò a metà tra il sorriso e la serietà. Non poteva negare di averci pensato alcune volte, ma quel pensiero non aveva né capo né coda. Pensi che non sia abbastanza, per te? Il suo tono era chiaramente ironico, anche se c'era il retrogusto di una paura che aveva fin da bambina, quando aveva preso coscienza del fatto che i suoi genitori avevano lasciato lei ed il gemello all'orfanotrofio.
    Sì perché se lo faccio, tu non potrai lasciarmi propose ridacchiando e ritornando con la mente al qui ed ora, non a situazioni ipotetiche e cose che Nathan non aveva mai detto o fatto.
    Stava per aggiungere qualcos altro, quando le dita di Nathan le si avvolsero al polso
    per ritirarla a sé nonostante i pochi passi indietro che aveva fatto, decisa a ritornare al Bungalow perché ormai l'acqua le stava facendo avere dei freddi brividi lungo la schiena. O almeno, credeva fosse il freddo.
    Io, sono... stava per dire "sicura", ma la parola non le uscì più quando sentì il suo tocco leggero sul collo mentre le sistemava i capelli dietro l'orecchio.
    Come ipnotizzata dal suo sguardo magnetico e dalle sue mani, posate sui suoi fianchi a procurarle qualcosa di molto simile a farfalle nello stomaco, si produsse in un leggero salto che venne aiutato dalla leggerezza percepita in acqua, e gli allacciò le gambe attorno ai fianchi, mentre le mani furono dietro il collo. La luna illuminava la scena ed immergeva i due in un bagno argentato. Le loro labbra erano così vicine che sarebbe bastato un soffio per toccarle. Forse per la prima volta, si chiese che sapore avessero, se fossero morbide, se fossero delicate... ma scosse la testa, non poteva avere quei pensieri sul suo migliore amico. Eppure non riusciva a scostare lo sguardo dal suo. Credo sia ora di rientrare... riuscì a pronunciare quelle parole in un sussurro, mentre il suo cuore diceva tutto il contrario, il battito accelerato che lottava per uscirle dal petto. Ho freddo. Doveva per forza spezzare quella situazione, altrimenti non aveva idea di che cosa sarebbe potuto succedere, dopotutto erano solo due adolescenti. Ed erano quasi nudi nel bel mezzo della notte immersi nell'oceano, i corpi a contatto. Sentiva chiaramente i suoi muscoli contro di lei. Posso ancora dormire con te?
    Emma Lewis


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    Aveva sempre avuto l'impressione che a Nathan, Lucas non fosse troppo simpatico. Onestamente non capiva proprio perché; il Jones era uno forte, dopotutto... gli interessavano gli stessi libri che interessavano a lei, adorava scrivere -lei gli aveva persino regalato una macchina da scrivere- ed amava la fotografia. In un primo momento, era sembrato perfetto, anche se man mano che il tempo passava, avevano imparato a scoprire i difetti l'uno dell'altra. Forse quello che avevano provato non era stato davvero amore, ma si erano adagiati in una condizione che faceva comodo ad entrambi. Ma comunque, lei gli voleva bene e potevano benissimo mantenere rapporti civili.
    Non fare quella faccia, Nath sbuffò Emma, incrociando le braccia sotto l'inesistente seno, guardandolo con il piglio più severo del quale fu capace. Praticamente nullo. Comunque no, nessuno potrà eguagliare il nostro rapporto lo rassicurò con gli occhi che brillavano. Nathan era la persona che aveva sempre desiderato affianco, qualcuno che non la giudicasse e non la facesse sentire sbagliata nonostante tutte le sue paure e problemi.
    Sorrise, andando incontro a quell'abbraccio. Era sempre stato così tra loro: nulla era impossibile da risolvere con un loro abbraccio.
    Gli colpì il pettorale con una mano, guardandolo con indignazione. Smettila! Si può sapere come mai ce l'hai così tanto con Lucas? Insomma, perché qualcuno stesse antipatico a qualcun altro, secondo Emma, doveva esserci per forza un motivo scatenante. Non credeva molto nell'antipatia "a pelle".
    Non ti piace nessuno dei ragazzi con cui esco gli fece notare, facendo spallucce. In effetti Thomas non si era più fatto sentire per moltissimo tempo, ma lei aveva deciso di giustificarlo: era un auror, aveva sicuramente tantissimi impegni che non prevedevano l'invasione di uno scricciolo biondo. Probabilmente sarebbe stata un peso per lui e nelle rare giornate libere, avrebbe preferito trascorrere il tempo nell'ozio più totale. Non poteva comunque nascondere al suo migliore amico, quanto la situazione d'incertezza le faceva male, ma come sempre era molto altruista e la prima cosa a cui pensò, fu la situazione dell'amico e del perché le avesse fatto quelle domande. Cosa c'è che non va? La dioptase... come si chiama... non si fa più sentire? In realtà si ricordava benissimo il suo nome, ma anche lei voleva fargli percepire il fastidio che provava nei confronti di Amelia, nonostante l'anno precedente avesse provato e riprovato ad esserle amica e farle capire che tra lei e Nath non ci fosse assolutamente nulla se non una profonda amicizia. Forse aveva giocato a suo sfavore il fatto che l'ametrino, le avesse tolto parecchio tempo per dedicarlo alla platinata tinta.
    Lo sai... ho pensato molte volte che noi due saremmo perfetti per stare insieme. Una pausa ed un sottile riferimento al fatto che all'uno non piacesse il partner dell'altra e viceversa. Però siamo troppo migliori amici, no? Era riuscita a friendzonare Nathan sebbene lui non si fosse dichiarato nemmeno col pensiero (?)
    Emma Lewis


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    Preferì non pensare alle sensazioni contrastanti del suo corpo e del suo spirito in quel momento, gettandosi in qualcosa che le fece spostare la mente: il solletico. Sapeva quanto Nathan ne soffrisse e ne approfittò. Con quel gesto, cercò anche di stemperare il disagio che sembrava aver avvolto entrambi, anche se in maniera diversa. Ma era meglio che non esagerassero o ben presto la sua vescica sarebbe scoppiata, messa a dura prova anche dal solletico -soprattutto da quello.
    Mi farai venire il mal di mare ridacchiò la ragazzina, mentre scendevano le scale del bungalow in direzione del bagno. Ma perché, poi, lo avevano messo fuori? Non era proprio l'ideale per chi, come lei, aveva paura persino della sua ombra. Rabbrividì involontariamente al pensiero di aver rischiato di percorrere quella strada senza il suo massiccio amico che la proteggesse da pericoli inventati proprio da lei e che in realtà non esistevano.
    Sbuffò quando la mise a terra, scuotendo la testa esasperata. Abbiamo mangiato la pizza guardando dei film dell'orrore. Forse per questo sento rumori e attribuisco loro caratteristiche che non hanno. Si strinse nelle spalle, lasciando comunque che lui ispezionasse il bagno prima che lei potesse entrarci. Stava ormai saltellando sul posto perché era al limite della sua resistenza, quindi quando lui le diede il via libera, si fiondò in bagno accostando la porta. Non la chiuse perché si sentiva più al sicuro sapendo che Nathan era a portata d'orecchio. Beh, ci pensò lui a chiuderla, alla fine... ma sentì il suo corpo adagiarsi contro la porta, quindi da un lato si sentì più al sicuro. Dall'altro, però, pensò che fosse un bell'ostacolo in caso di necessità.
    Finito di far pipì, batté il pugno contro la porta, facendogli capire che aveva finito, poteva aprire e potevano tornare a letto, anche se persino a lei il sonno era ormai evaporato. Involontariamente, si tirò più giù la maglietta -che aveva rigorosamente rubato a lui e che le arrivava alle ginocchia- e si mise dietro di lui. C'è bisogno di chiedere? Rise lei, illuminandosi quando lui si accovacciò capendo cosa avrebbe scelto ancor prima che lei parlasse. Adorava quanto la conoscesse bene.
    Salì sulle sue spalle ma non fece in tempo né a rispondere né a dire altro, perché il ragazzo si mise a correre. Ma non verso la casa di legno, ma verso l'oceano. Il cielo era ancora nero e punteggiato di stelle, ma sapeva che l'alba non era lontana. Quindi l'acqua doveva essere gelida sebbene fosse estate.
    EHIIII cosa stai facendo! Protestò ridendo, sentendosi sballottata contro la sua schiena. Non credeva che lo avrebbe fatto, nonostante avrebbe dovuto aspettarselo da lui, eppure... si buttò in acqua con lei addosso, vestiti compresi. Vabbè che non avevano molto addosso: lui i suoi boxer, lei la maglietta di lui ed un paio di slip imbarazzanti, ma niente che lui non conoscesse.
    Contrariamente a come aveva pensato, l'acqua era calda e si stava bene. Ma non per questo, aveva desiderato quegli schizzi addosso, ma non perse tempo a ricambiarli -dopo aver sputacchiato l'acqua salata che aveva minacciato di soffocarla.
    Gli tenne le mani mentre lasciava che il sale la tenesse a galla mentre lei muoveva placidamente le gambe senza troppo impegno. Era una delle cose che amava del mare, quella. Potersi rilassare senza doversi concentrare troppo sul rimanere a galla.
    Di sicuro non si aspettava quella domanda nel bel mezzo della notte mentre erano immersi nell'oceano a rilassarsi, ognuno con i propri pensieri.
    Lucas è stato il primo ragazzo che io abbia mai amato iniziò, mettendo più peso nelle gambe in modo da tornare eretta e posò i piedi sulla sabbia, trascinando anche lui in quel movimento in modo che fossero faccia a faccia, i "vestiti" completamente incollati al corpo. Per fortuna quella non era la sua maglia preferita.
    Dopo che l'ho lasciato, è stato un po' strano. Lui mi dava sicurezza ma... non faceva per me. Forse non era la routine, quella che cercavo. Non è durato troppo lo smarrimento ed ora siamo amici. Si strinse nelle spalle, chiedendosi dove volesse arrivare con quelle parole, forse troppo ingenua per capirlo da sola.
    Nathan il suo tono conteneva un insolito avvertimento, come a volerlo avvisare che quell'argomento era delicato, per lei. Lei si era avvicinata a Thomas mentre ancora stava con il Jones, anche se si era rifiutata in qualsiasi modo, di tradirlo, nonostante fosse stata vicinissima all'auror diverse volte. Si era lasciata andare solamente dopo, quando con l'ametrino era tutto finito. Per un attimo, il volto del compagno fu illuminato dalla falce lunare, evincendo quel leggero rossore che gli aveva colorato le guance. Si ammorbidì. L'ho conosciuto quando ancora stavo con Lucas confessò. Come non avevano mai parlato di Amelia, non avevano mai parlato nemmeno di Thomas, eppure erano migliori amici e sembrava si conoscessero da una vita. Aveva capito quanto fosse stato difficile per lui farle quelle domande, troppo imprigionato nella figura del maschio alpha. Quindi decise di ricompensarlo aprendosi a sua volta.
    Mi dava delle sensazioni diverse da quelle di Lucas, più adrenaliniche ma al contempo mi da anche meno sicurezze. Tutt'ora non lo sento da un po' e non so cosa siamo, dopo che... fu il suo turno di arrossire violentemente, così tanto che persino al buio più totale si sarebbe potuto vedere. ...che abbiamo fatto l'amore quando siamo stati a Berlino. Ti ricordi no? Ti avevo detto che andavo con un amico. E' stata... la mia prima volta. Il rossore non faceva che aumentare, tanto che si avvicinò l'amico ed affondò il viso nel suo petto, incollando il proprio corpo a quello di lui. La loro differenza d'altezza era quasi ridicola, visto che lei gli arrivava poco sotto il collo. Ho provato attrazione per lui fin da subito, ma non volevo mancare di rispetto a Lucas. Quindi non ho fatto nulla... mi credi, vero? Sussurrò, la voce speranzosa e soffocata dal petto bagnato e salato di lui.
    Emma Lewis


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    Sentiva i muscoli di Nathan parecchio rigidi, come se non fosse completamente rilassato. Era il suo migliore amico, lo conosceva così bene che avrebbe potuto disegnare una mappa della sua anima senza che lui aprisse bocca, perciò si accorgeva subito quando c'era qualcosa che non andava. Si stava muovendo nel sonno. Movimenti lenti e leggermente tormentati, non ancora preoccupanti, ma quello unito al fatto che dovesse far pipì, le avevano fatto prendere la decisione di svegliarlo.
    Ci volle un po' ma alla fine percepì le palpebre di Nathan sollevarsi, per quanto non lo vide chiaramente per il buio. Sorrise, scuotendo la testa quasi esasperata.
    Non è questo iniziò, ben decidendo di sedersi su di lui come se nulla fosse, inconsapevole di qualsiasi cosa. Ecco, forse non fu esattamente una buona idea. Arrossì violentemente ma per fortuna sarebbe stato difficile scorgerlo al buio. Scusami gli sussurrò, muovendosi per trovare una posizione migliore per entrambi e forse facendo anche peggio. Sviò tutto iniziando a fargli il solletico, visto che sapeva che lo soffriva parecchio.
    Guerra! Esclamò, sollevando in aria il pugno e sorridendo al suo migliore amico, lasciando che le proprie mani scorressero sul suo corpo, solleticandolo proprio ovunque.
    Ma poco dopo si sentì sollevare, quindi per istinto avvolse le gambe attorno ai fianchi del suo migliore amico, mentre le braccia andarono ad avvolgergli il collo, i respiri mescolati, assieme alle loro risate. Sì, non c'era dubbio sul fatto che fossero due grandissimi idioti e che certo non era il momento di scherzare, visto che aveva sentito dei rumori inquietanti provenire solo da qualche metro più in là.
    Sì devo ancora andarci e velocemente, prima che ti bagni! Annunciò con tono d'urgenza, anche se il corpo era ancora scosso dai residui delle risate. Gli fece la linguaccia quando lui la pizzicò, andando poi a massaggiarselo con una mano.
    Annuì piano e si fece trasportare in bagno tutta contenta, senza mai scostarsi di un millimetro dal ragazzo, come se da un momento all'altro potesse uscire un mostro e rapirla. Forse non era niente sussurrò quando furono nei pressi del bagno, mentre si allungava per scostare timidamente la porta. Si aprì senza problemi e fu abbracciata da una tiepida brezza estiva, proveniente dalla finestra spalancata. Non l'avevi chiusa? Gli domandò, con la memoria che non era proprio eccellente. Si strinse con tutte le sue forze al corpo dell'altro e posò le labbra -con tutta la faccia- contro l'incavo del suo collo.
    Emma Lewis


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    Nath, Nath! Svegliati! Eddaiii sussurrò Emma, improvvisando uno strano balletto sul posto, mentre scuoteva il suo migliore amico, comodamente spaparanzato su quel letto singolo all'interno di quel Bungalow di legno che i suoi genitori avevano affittato per l'intera estate come avevano fatto l'anno precedente, ma che anche questa volta, avevano dovuto abbandonare per una settimana a causa di un imprevisto che li aveva tenuti a Londra più tempo di quanto sarebbe stato necessario. Così, visto che mancava poco all'inizio della scuola, avevano ben pensato di concedersi una vacanza insieme. Era il suo migliore amico e le era mancato terribilmente, così quando gli aveva scritto di quella possibilità, era quasi schizzata in aria dalla gioia. Aveva fin troppe cose da raccontargli e finalmente erano completamente soli.
    Quella, però, era la prima notte che passavano al Bungalow -erano arrivati il pomeriggio precedente e si erano concessi giusto un bagno nell'oceano- e lei non aveva ancora chiuso occhio, complici tutti quegli scricchiolii sinistri che sentiva. In realtà era solo perché la struttura era di legno, ma lei non aveva mai avuto abbastanza soldi per permettersi una vacanza che non fosse a Parigi nella casa del padre, ragion per cui non ci era abituata. Le sue notti erano state sempre tutte cullate dalla sicurezza, il calore ed il silenzio della sua modesta cameretta Londinese, di quella molto più grande parigina o, in alternativa, di quelle di Beauxbatons ed Hidenstone. Nath, ti prego piagnucolò, agitandosi ancor di più. Certo che aveva il sonno davvero pesante, eh. Lo osservò per un secondo, la coperta tutta accartocciata ai piedi del letto, l'amico mezzo nudo che occupava gran parte dello spazio a disposizione. Lo guardò con affetto, perché era una delle persone più importanti della sua vita... anche se non gli aveva ancora raccontato di aver passato un meraviglioso pomeriggio in compagnia del suo gemello ritrovato, né di aver... arrossì al pensiero di aver fatto l'amore -o era solo sesso?- con l'auror in una vasca da bagno a Berlino, poco prima di un concerto. Stava solo aspettando l'occasione giusta.
    Devo fare pipì continuò con il tono sempre più urgente, indicando la porta del bagno nel buio, consapevole che lui non avrebbe mai potuto vederla, che fosse sveglio oppure no. Ma ho sentito degli strani rumori provenire da là... aggiunse, esasperata. Beh, Emma aveva altre qualità che non fossero il coraggio, non per nulla era stata smistata nella casa dove il coraggio non era particolarmente richiesto, anche se la vita l'aveva messa davanti a sfide che l'avevano costretta a sfoderare gli artigli. In un estremo tentativo, gli salì a cavalcioni, sentendo un brivido percorrerle tutto il corpo nell'allargare le gambe per metterglisi sopra. Sperava davvero che quel movimento non fosse fatale per la sua vescica. Così, da quella posizione, iniziò a fargli il solletico.
    Emma Lewis


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    Adorava l'estate perché poteva passare del tempo con tutti i suoi amici, anche se moltissimi non c'erano perché erano in vacanza con le loro famiglie o con qualcun altro ma comunque lontani da lei. Non se ne faceva eccessivamente un cruccio, invero. Era felice se gli altri stavano bene, tuttavia aveva sempre un pallino fisso in testa: Thomas.
    Lui era più grande di lei, era un auror bravissimo ed aveva sicuramente mille altri pensieri per la testa che non fossero lei, perciò aveva sempre guardato la sua chat senza osare mandargli un messaggio. E se lo disturbo? E se non si ricorda nemmeno di me? Magari sono stata solo un passatempo.
    Questi erano i mille dubbi e gli interrogativi che le ronzavano per la testa ormai da mesi, dall'ultima volta che erano usciti. Non sapeva proprio come comportarsi! Si ricordava perfettamente ogni dettaglio del loro viaggio a Berlino, specialmente quando lui... sentì improvvisamente le guance infiammarsi a quel pensiero e cercò di scacciarlo scuotendo violentemente la testa. Non che lo trovasse sbagliato, peccaminoso od altre cose del genere, tuttavia si sentiva profondamente a disagio ed in imbarazzo al solo pensiero e non poteva fare a meno di chiedersi cosa ne pensasse lui a riguardo. Voleva evitare a tutti i costi di stressarlo, di chiedergli cosa avesse significato per lui e tutto il resto. Forse si sarebbe spaventato, pensando che lei volesse qualcosa di serio -che poi.. lo voleva? Nemmeno lei riusciva a capirlo- e si allontanasse di più di quanto avessero già fatto.
    Era talmente immersa nei suoi pensieri che quando il cellulare trillò notificando l'arrivo di un messaggio, saltò sul letto presa di sorpresa. Lo aveva momentaneamente posato accanto a sé, quindi lo afferrò senza attendere un secondo.
    Ehi! Come stai? Recitava e lo scoprire chi fosse il mittente, le fece perdere un battito. Stava pensando a cosa rispondere, anche se le sembrava quasi anormale rompere quel silenzio di mesi, quando il telefono trillò nuovamente.
    Ti va di vederci tra un'oretta sotto la ruota?
    Thomas voleva veramente vederla sotto un luogo così romantico come il London Eye?! Era così sconvolta -in positivo- che lasciò cadere lo strumento sul materasso e si avviò all'armadio alla ricerca di qualcosa che potesse fare colpo sul ragazzo.
    Le sembrava che niente fosse adatto per Thomas, quando... i suoi occhi si posarono su un vestitino nero che, ricordava, le cadeva aderente sui fianchi, chiudendosi poco sopra le ginocchia. Sorrise e lo afferrò, indossandolo in un battibaleno. Fortunatamente, si era già fatta la doccia poco prima e non avrebbe dovuto perdere ulteriore tempo. Un velo di trucco ed era pronta... e solo allora si ricordò di dover anche rispondere al mess, soprattutto perché lo aveva visualizzato almeno da mezz'ora, il tempo che ci aveva messo a scegliere il vestito e ad indossarlo. Ehi, ciao! Io sto bene, anche se questa estate mi sto un po' annoiando. Lo inviò, attendendo qualche secondo e constatando che, effettivamente, quella stagione stava passando fin troppo lentamente senza il suo adorato Nathan a girarle attorno.
    Certo che mi va! Ci vediamo lì :x
    E detto ciò, infilò telefono, pochi soldi e qualche altro bene di prima necessità nella borsetta, zampettando fuori casa ed afferrando la bicicletta per raggiungere la ruota panoramica.
    Con quel mezzo non ci mise altro che dieci minuti, quindi la assicurò ad un portabici, controllando che fosse ben lucchettata, quindi andò a sedersi su una panchina sotto la ruota, incrociando le gambe ed aspettando il ragazzo, emozionata.
    Emma Lewis


    Ametrin
    II Anno
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  11. .
    Emma era elettrizzata come ogni volta che doveva vedere suo fratello maggiore.
    Ed ovviamente stava riempiendo con le sue pare il suo migliore amico, Nathan.
    Secondo te sono carina, così?
    Secondo te Percy è davvero felice di vedermi?
    Secondo te sarà felice di sapere di Thomas?
    L'ultima era sempre la domanda più spinosa, perché non aveva idea di come avrebbe potuto reagire il suo fratellone, all'idea che avesse ritrovato il suo gemello, colui che ricercava da così tanti anni da averne anche perso il conto. Ovviamente a lui non aveva accennato del fatto che avrebbe parlato di quello a Percy, né aveva detto a Percy di cosa gli voleva parlare. Solamente Nathan sapeva tutto, era il suo confidente e migliore amico, una delle persone alla quale teneva di più al mondo. Era adorabile.
    Comunque, Nathan l'aveva rassicurata mille volte, l'aveva abbracciata forse il doppio e le aveva dato così tanti baci, che si era sentita per forza più sicura.
    Quel giorno, quindi, aveva indossato un paio di airforce bianche ed un vestitino dello stesso colore che le cadeva su curve inesistenti.
    Aveva quindi preso il galeone per Londra di buon'ora, quella mattina, per poter arrivare a Londra in tempo per l'appuntamento. Aveva portato con sé anche Mirtillo, ovviamente, il suo adorabile cagnolino ricciolino.
    Una volta arrivata a Londra, aveva preso un taxi che l'aveva portata a casa propria. L'alba era sorta da poco tempo, quindi aspettò che il fratello si presentasse.

    Quando suonò il campanello, la ragazza corse giù per le scale ed aprì a malapena la porta, che gli si era già fiondata addosso. Inspirò il suo profumo, godendosi la vicinanza di una delle persone alle quali teneva di più al mondo.
    Quindi, prima che potesse dire o fare altro, lui la strinse e si smaterializzarono, ricomparendo pochi attimi dopo a Diagon Alley, allegra come sempre. Annuì alla sua domanda, dirigendosi verso una panchina.
    Mi sei mancato tantissimo anche tu, Pers! Sono successe così tante cose, io sto bene ma... ti devo parlare urgentemente. Arrivò subito al dunque, la piccola, prendendo una mano del fratello e stringendola forte, come a volerlo preparare per una pessima notizia. Anche se pessima non lo era per nulla.
    Emma Lewis


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    Emma non poté fare a meno di irrigidirsi visibilmente quando Nathan nominò Amelia.
    Non è che la odiasse, quel sentimento non aveva mai trovato spazio nel cuore della dolce biondina, però... quando aveva conosciuto Nathan, erano solamente loro due.
    Certo, sapeva che il suo migliore amico amava intrattenersi nelle lenzuola delle ragazze, ma lo aveva visto sempre come qualcosa di effimero, passeggero. Il giorno dopo probabilmente non si ricordava nemmeno il loro nome o che aspetto avessero, ma con la platinata era diverso. Una relazione stabile significava continuità, significava ricordarsi il nome dell'altro, vederlo con costanza, passarsi il tempo, sapere il suo nome e soprattutto amarla. Ed Emma temeva che, prima o poi, il bostoniano avrebbe lasciato sempre più spazio nel proprio cuore ad Amelia, accantonando Emma in un angolino, smettendo di vederla con regolarità. Magari non avrebbero nemmeno potuto fare ciò che facevano per non ferire la sua ragazza. Magari non avrebbe più potuto rubargli le magliette e le felpe perché infastidivano l'altra. Rabbrividì al solo pensiero, ma era incapace di dire di no a Nathan. Annuì. Okay. Non aggiunse altro, consapevole che sarebbe sembrata solamente una pazza gelosa ad esternare certi pensieri.
    Venne quasi strappata con la forza ai suoi pensieri, ripresi dopo l'annullamento dell'ordine dei biscotti, quando Nathan si chinò tra le sue gambe come se stesse pregando qualche divinità. Lo osservò con i suoi brillanti occhi azzurri, non riuscendo a trattenere un sorriso intenerito per quello spettacolo. L'irritazione di poco prima defluì completamente, lasciando dietro di sé la solita Emma, quella incapace di provare sentimenti negativi per il prossimo.
    Ehi, lo so che non volevi uccidermi sussurrò, infilandogli le dita tra i capelli distrattamente, chinandosi anche per dargli un bacio sulla guancia. Non doveva essere così gelosa, lo sapeva che per Nathan era una specie di prescelta. Era forse stata la prima persona che non lo aveva attirato con intenti sessuali, che non aveva provato a portarsi a letto e con la quale non flirtava, non con serietà. Forse visto dalla prospettiva di qualcuno meno ingenuo, sarebbe potuta essere una cosa negativa... ma non agli occhi di Emma. Si sentiva intoccabile quando stavano insieme. Lui l'aveva aiutata a sconfiggere le sue paure.
    Finita la scena, dunque, si accoccolò contro il suo petto, il suo porto sicuro durante le notti di tempesta. Lo era stato sempre. Avevano passato un'infinità di notti semplicemente abbracciati sul divano della sala comune davanti al caminetto scoppiettante. Era la sua persona.
    Per tutta la vita, Nat sussurrò in risposta, annuendo con convinzione. No, non credo tanto al destino. Concordò con l'altro, ampliando il proprio sorriso contro di lui. Si sentiva veramente al sicuro, ovunque si trovasse. Sempre.
    Alla fine, arrivò l'elfo con la cioccolata, i biscotti imburrati per Nathan e quelli senza zucchero per lei. E poterono goderseli ridendo e scherzando insieme come avevano sempre fatto.
    Emma Lewis


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  13. .
    Non aveva preventivato che con quella notizia, si sarebbe scontrata con la naturale curiosità di Nathan. Insomma, la sua migliore amica gli stava dando una notizia bomba, anche lei avrebbe voluto subito tutti i dettagli! Peccato che lei non avrebbe potuto darglieli, non tutti.
    Nel senso che è al biennio, deve essere stato bocciato... come me spiegò paziente, sentendosi ancora in difetto per la sua bocciatura, l'anno precedente. Stava andando tutto così bene finché taaac, una viscerale stretta di paura le aveva avvolto le membra, dentro quel labirinto. Aveva provato a lottare, ma alla fine la paura aveva ceduto e dalla sua bacchetta, prima che se ne accorgesse, uscì un provvidenziale Periculum.
    Ehm, suppongo di sì confermò, cercando di ripescare nella memoria il momento in cui Thomas le aveva detto la propria scuola d'origine. Sapeva che Nathan si stava riferendo a quella americana e visto che aveva azzeccato anche il cognome, non le venne nemmeno il dubbio che potessero star parlando di due ragazzi diversi.
    Quindi, prevenendo tutte le altre possibili domande, gli fece un veloce resoconto del gemello che pensava di aver perduto, attenta a non tralasciare niente o quasi, conscia che l'altro avrebbe avuto sicuramente i suoi dubbi e lo dimostrò palesandoli poco dopo. Emma rabbrividì. Nella sua innata bontà, dopo lo smarrimento ed incredulità iniziale, non aveva mai pensato che l'altro avrebbe potuto mentirle davvero, no, non ci aveva fanno nemmeno un pensiero piccino.
    Forse non nell'aspetto, ma... ci ho parlato, Nath. Tom è così dannatamente simile a me nel comportamento. Scartò con il gesto di una mano l'ipotesi di chiedere a Thomas di fare un esame del DNA, anche se nella sua mente non cestinò del tutto quell'idea. Nonostante ciò, comunque, era convinta che gemelli lo fossero davvero. L'altro aveva la stessa dolcezza accorta, la stessa tendenza a straparlare quand'era agitato, lo stesso sguardo profondo, dolce e comprensivo. Non aveva bisogno di altre prove. Stava per replicare a quel mare di parole, quando si trovò nuovamente immersa nel suo profumo e nelle pieghe della sua maglietta e stavolta le lacrime che le scesero dalle guance andando a bagnare la maglietta di lui, erano proprio di gioia. Dicendolo finalmente a voce alta, era riuscita a realizzarlo veramente. Fino a quel momento era stato come un qualcosa di astratto, ma quel pomeriggio si era estremamente concretizzato.
    Ehi, ehi rise Emma quando Nathan decise di trattarla come un milkshake e strattonarla. Non riusciva proprio a quantificare quanto lo adorasse. Si lasciò sfiorare dalle sue grandi mani calde, si lasciò prendere la propria. Ora la parte più dura, quella atta ad interiorizzare la notizia, a metabolizzarla. E quella in cui sarebbe dovuta andare di filato da Thomas.
    Veramente... non proprio. Quando me lo ha detto, io... sono scappata e... ho cercato di evitarlo il più a lungo possibile, Nath. Ero... non sapevo come reagire, era come un'esplosione dentro di me, sai? Il mio amato gemello, quello che desidero rivedere da anni ed anni. Lui ora è qui, cosa dovrei fare? Non mi ha mai abbandonata, ha sempre fatto le sue ricerche per trovarmi, ha sempre continuato a sperare. Ed ora è qui, posso averlo, posso averlo. Ma non so cosa fare. Gli riversò addosso quel fiume in piena di parole, chiedendosi se l'altro sarebbe stato realmente in grado di sbrogliare la matassa che le intorpidiva il cervello.
    Emma Lewis


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  14. .
    Nathan Parker King.
    Lui era la sua forza, la roccia ferma, inamovibile in mezzo alla tempesta.
    Era il suo migliore amico, colui che sarebbe diventato il suo parabatai.
    King era stato l'unico a credere a lei sin dal principio, a non vederla solamente come una stupida ragazzina incapace di badare a sé stessa, non le aveva eretto una cupola di vetro tutt'attorno, non aveva impedito al mondo di farle male, le aveva solamente dato gli strumenti per respingerlo, il mondo. E non poteva fare cosa migliore, perché Emma non avrebbe potuto contare sempre sull'aiuto del suo migliore amico, a volte avrebbe anche dovuto confrontarsi da sola con le conseguenze dettate dalla "legge del più forte" e sentiva che man mano che il tempo passava, giorno dopo giorno, era sempre più pronta a tutto quello.
    Si staccò da lui con difficoltà, bramando ancora quel contatto familiare e rassicurante, ma non avrebbe capito niente se avesse parlato con la voce ovattata dal suo petto. E poi aveva bisogno di un po' di spazio per riordinare le idee e mettere in fila le parole che doveva usare, come se in quel momento fossero solamente una tempesta confusa all'interno della sua mente.
    Sorrise appena quando sentì il suo pollice sulla guancia nel tentativo di asciugarle quelle lacrime che avevano solcato le sue guance come il più temerario dei predoni, solcava le acque del mare.
    Quindi si allontanò, lasciandosi cadere su quella dura panca, percependo l'impatto sotto di lei e quasi mugugnando. Si era lasciata andare troppo forte ed il legno le aveva dato una bella botta, ma non era quello il momento di lamentarsi. Osservò il suo dolcissimo cagnolino sedersi davanti a lei, vigile ad osservare qualsiasi possibile pericolo. Allungò una mano ad accarezzargli il pelo ricciolino.
    Poi incontrò lo sguardo di Nathan mentre gli faceva quella domanda che sarebbe stato il coperchio del loro personale vaso di Pandora. Accolse volentieri la testolina di Mirtillo in grembo dopo che Nathan lo ebbe messo sulla panca, quindi deglutì, pronta ad entrare nel vivo del discorso.
    L'ho conosciuto confermò, accennando a diminuire la stretta per non far male al suo amico, anche se era piuttosto certa che ci volesse ben più che la sua stretta per fargli male ma Emma era così, si preoccupava sempre per tutto e tutti.
    E sono certa che lo conosci anche tu... o almeno, lo hai sicuramente visto... a lezione. Con quell'ultima parola, rivelò che si trovasse proprio sotto il loro stesso tetto e che condividesse la loro routine in quel di Hidenstone. Si chiama... Thomas. Deglutì. Ora che aveva chiaramente detto il suo nome, sentiva che non sarebbe più potuta tornare indietro, ora lo aveva reso reale. Thomas esisteva davvero, Thomas era il suo gemello. Il ragazzino black opal specificò, come se ci fossero tanti con quel nome, al biennio. L'ho scoperto a Dicembre... me lo ha detto lui. Sollevò una mano come a volerlo fermare nell'atto di fare qualsiasi domanda o esprimere qualsiasi perplessità in merito alla veridicità del racconto. Aspetta, anch'io ho avuto dubbi che dicesse la verità. Tuttavia... perché avrebbe dovuto mentirmi senza nemmeno conoscermi? Inoltre l'ho guardato dritto negli occhi. Ho capito fosse sincero ed inoltre c'erano troppe coincidenze, come il fatto che fosse nato a Dublino. Proprio come me. E lui non poteva saperlo prima per farmi uno scherzo. Scrollò le spalle dopo aver riversato quella notizia sull'amico. Nonostante non lo avesse detto chiaramente, quella scoperta la dilaniava, le faceva male. Era come del sale su una ferita aperta.
    Emma Lewis


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    Sorrise osservando il telefono.
    Aveva sentito la vibrazione farlo tremare sopra il comodino. Era un sorriso triste, tuttavia era anche contenta che finalmente sarebbe tornata a passare del tempo con il suo migliore amico e gli avrebbe spiegato ogni cosa. L'ultima volta che lo aveva ignorato era stato più di un anno prima perché stava organizzando una sorpresa per il suo compleanno e già evitarlo per un giorno, era stato distruttivo. Ora la cosa andava avanti da settimane, ma Emma aveva dovuto trovare il tempo per metabolizzare che il suo gemello fosse a pochi passi da lei, che condividessero lo stesso tetto e studiassero le stesse materie. Era così strano, difficile credere che da Dublino fosse arrivato fin lì per lei. Ora tutte le affermazioni che le aveva fatto, acquistavano un senso. Ora era tutto più chiaro.
    Con nuove consapevolezze, si avviò verso la cucina dove aveva dato appuntamento a Nathan, anche se se la prese con comodo, non rispettando esattamente l'orario dell'appuntamento, ma sapeva che lui avrebbe capito una volta che i loro sguardi si fossero incrociati. Erano fatti per essere migliori amici, senz'altro avrebbe capito.
    Aveva i capelli bagnati, constatò un secondo prima di gettarsi tra le sue braccia. Aveva addosso una tuta e sapeva di buono. Quel contatto così spontaneo, senza secondi fini e pieno di amore le era mancato più di quanto avesse potuto pensare e si ripromise che non sarebbe mai più stata così lontana da lui.
    Si rilassò completamente contro il suo petto, lasciandosi andare a quelle piccole attenzioni che la facevano sentire a casa, era come se non si fosse mai allontanata da lui e gliene fu grata, non sembrava serbare alcun tipo di rancore. Cercò di sorridere contro il suo petto ma con scarsissimi risultati.
    Rimase in silenzio per un po', facendo aleggiare la sua domanda nell'aria tutt'attorno a loro, così come Mirtillo continuava a saltellare circolarmente intorno alle gambe di Nathan sperando di ricevere qualche carezza e magari qualcosa da mangiare.
    Con enorme sforzo e difficoltà, si scostò dall'amico e si passò un braccio sul viso, cercando di scacciare le lacrime che ancora le rigavano le guance. Lo osservò nella penombra della cucina, cadendo di peso sulla panca che campeggiava circa al centro della stanza. Tu lo sai che, da qualche parte, ho un gemello, vero? Gli domandò, prendendogli la mano e tirandolo leggermente perché si mettesse accanto a lei. Se si fosse seduto, comunque, non avrebbe mollato la presa e, anzi, l'avrebbe stretta con maggiore forza, intrecciando le proprie dita a quelle di lui. Era piuttosto sicura di avergli detto di avere un fratello adottivo -Percy- ed un gemello disperso da qualche parte, adottato da un'altra famiglia praticamente diciassette anni prima.
    Non ho mai saputo il suo nome, se effettivamente stesse bene, se fosse vivo... man mano che parlava, la presa sulla mano di Nathan si faceva più salda, quasi incredibile per uno scricciolo come lei. Ebbene, l'ho trovato. Concluse così, con un colpo di scena.
    Emma Lewis


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