Posts written by Vath Remar

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    Dipendente Ministeriale ~ C.M.I. ~ 31 anni ~ Inglese
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    La ragazza era allegra e, con i suoi modi di fare sprezzanti d'energia, illuminava quell'ufficio. «Mhh no, l'ultima volta che c'eri io ero presente, mi ricordo di te.» Un sorrisetto furbo sarebbe apparso sul suo volto alla domanda di Harry e, con un occhiolino e un leggero movimento della mano, avrebbe fatto cenno al ragazzo di avvicinarsi. Sarebbe stato semplice per lei descrivergli come la Sala Comune dei Dioptase si trovava al quarto piano dell'ala ovest, poco lontano dalla biblioteca, che era una stanza a pianta rotonda con la forma finale di una semisfera. Il caldo colore legnoso del parquet ricopriva tutto il pavimento ed si trattava di assi in afrormosia, un legno molto scuro, quasi nero, dalle venature talvolta dorate e talvolta verdastre. Al centro della sala si trovava la Fontana delle Idee, mentre quattro morbidi tappeti verde-acqua coprivano i quattro punti cardinali della stanza e sopra ognuno di essi vi erano due poltrone azzurre ed un paio di cuscini, se qualcuno avesse avuto voglia di sedersi a terra. Affianco ad ogni poltrona c'era un piccolo tavolino circolare, sempre in afrormosia. Qui sopra ci sarà sempre e solo un libro ed ogni mattina ne comparirà uno per magia, mentre il precedente, che fosse stato ancora sul tavolino o meno, sarebbe scomparso. Avrebbe potuto decantare a lungo le lodi di come tutto il perimetro della sala è composto da una lunga panca di legno, sempre in afrormosia, con qualche cuscino qua e là per facilitare la seduta ed ogni due metri, davanti a questa panca vi era un tavolo grande a sufficienza per due persone. Il muro dal quale la panca sporge è per il primo metro e mezzo coperto da un sottile strato dello stesso legno scuro che si ritrova anche nel resto della stanza e poi è fatto di nuda pietra. In quella parte alta dei muri, si intervallano finestre a tutto sesto e drappi con i colori dei Dioptase azzurro e verde-acqua. I drappi percorrono i muri semisferici fino ad arrivare al soffitto. Un'area circolare che è circa la metà del pavimento e che è incantata per simulare un cielo stellato. Eppure in quel frangente, dimostrando tutta la sua dispettosità, Lizzie attese che il ragazzino si avvicinasse per sorridergli, fargli una piccola linguaccia e dirgli semplicemente. «Ti piacerebbe saperlo eh? Però non condividerò con te i segreti della sala comune Dioptase.» In quel momento la maniglia scattò, lasciando ai due nessun'altra cosa da dirsi. Vath, in un completo elegante grigio chiaro avrebbe osservato i due con i suoi penetranti occhi color acquamarina per poi sollevare gli angoli delle labbra in un sorriso. «Ben arrivato Harry, perdona l'attesa. Adesso che sono arrivato tuttavia abbiamo un'ora per poter conversare riguardo al tuo futuro qui al Ministero.» Il Ministeriale avrebbe fatto cenno con la mano verso la porta del proprio ufficio e avviandosi verso di esso gli avrebbe aperto la porta con un colpo di bacchetta. «È passato un po' di tempo dall'ultimo incontro Harry, sei arrivato al terzo anno ma come ti dissi a suo tempo occorre attivare il percorso G.E.M.M.A. per poter avere modo di sviluppare un tirocinio formativo con tutto in regola.» il Funzionario Scelto per l'ufficio Cooperazione Magica Internazionale si sarebbe accomodato dentro l'ufficio chiudendosi la porta dietro le spalle, il caminetto con il fuoco acceso faceva sfrigolare i ciocchi di legno e un piacevole tepore riscaldata l'ambiente. Vath si sarebbe seduto facendo cenno verso la sedia di fronte a lui e, sempre con un tono piacevolmente cortese, avrebbe chiesto al ragazzo. «Desideri per caso qualcosa da bere nel frattempo?» Vath avrebbe aperto un cassetto estraendo un fascicolo marrone da esso e, posato sulla scrivania, avrebbe rivolto il proprio sguardo verso il ragazzo. «Un Oltre ogni previsione ad Incantesimi, un Eccezionale a Pozioni, un'altro Eccezionale in Magitecnica, un Oltre ogni previsione in Magia Verde e un Eccezionale con lode a Difesa Contro le Arti Oscure. Non parte malissimo ma c'è sempre un margine di miglioramento. Non vedo nella tua scheda l'esame di Storia della Magia che, come ti ho detto negli scorsi incontri, è di vitale importanza per intraprendere una carriera al quinto livello.» Gli avrebbe detto soppesandolo con lo sguardo.

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    Quel lunedì Vath aveva un impegno formale, la preside di Hidenstone gli aveva scritto per poter proseguire il tirocinio di Harry Wood e, a differenza di Adrien Beauvais, il ragazzo non aveva quel ché in più che Vath aveva intravisto nel rampollo della famosa casa di Bacchettai d'America. Certo era che Wood compensava quella differenza rispetto ad Beauvais con l'entusiasmo e la costanza, qualità che Vath aveva sempre ammirato nelle persone poiché nonostante tutto potevano fornire quella marcia in più per tentare di superare quelle mancanze che non possedeva. Avevano l'incontro fissato per le dieci e trenta e, quella mattina, quando Harry si presentò all'ufficio di Vath venne accolto da una giovane ragazza, un sorriso dolce sul volto e i capelli castani raccolti in una crocchia. «Ciao! Tu dovresti essere Wood, giusto?» La ragazza si sarebbe spostata da davanti la porta, indossava un tailleur nero con una camicetta bianca e delle scarpe con i tacchi nere. «Il signor Remar dovrebbe arrivare a momenti, aveva una riunione al quarto livello e non è ancora arrivato. Di che anno sei e a quale casata appartieni? Io ero una Dioptase e mi ha lasciato un enorme vuoto una volta che ho dovuto abbandonare il castello quando ho finito l'accademia circa tre anni fa. Oh! Perdonami, sono stata scortese, non mi sono ancora presentata! Io sono Lizbeth McFadden ma puoi chiamarmi Lizzie!» Lo avrebbe fatto accomodare all'interno dell'ufficio e, sempre mantenendo un tono cortese avrebbe aspettato la risposta da parte del ragazzo poi, come ricordandosi di una cosa, si sarebbe diretta alla scrivania dove era posto su di essa uno charming computer e, sedendosi, avrebbe digitato alcuni tasti mosso il puntatore del mouse e cliccato il tasto destro per poi rivolgersi con lo sguardo verso Harry.

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    Era dura non ribattere le parole di Wyatt riguardo al Quidditch. Quando Vath era a scuola e fin dal primo giorno in cui l'amico è compagno di dormitorio Geoffrey Hill era stato capace di salire su un manico di scopo e bandire una mazza da battitore le speranze dei Grifondoro di vincere la coppa del Quidditch si erano drasticamente assottigliate come il girovita di uno Snaso appena rivoltato come un calzino. «Figurati era il minimo che potevo fare, come diceva il biglietto però non è il regalo principale ma solo un indizio. Sono delle Wakasa Nuri e dentro il pacchetto c'è la garanzia d'autenticità.» Se per Wyatt quella giornata era stata estenuante per Vath era stata ancora peggio in quanto, per tutto il tempo, aveva seguito gli spostamenti dell'uomo all'interno della casa dal momento in cui si era risvegliato a quello in cui aveva terminato l'esperienza. Tutto quanto era stato registrato in ultra HD su un compact disk e sarebbe stato donato in seguito all'auror. Vath si portò la mano alla bocca e sbadigliare chiuse un momento gli occhi. «Ti ringrazio Wyatt ma credo che per oggi passerò e, se posso permettermi di darti un consiglio, dovresti fare altrettanto dopo una notte insonne. Ho un impegno e non posso mancare, goditi le ferie, hai l'intera settimana a casa senza contare le successive due al matrimonio.» Gli avrebbe detto, dandogli delle amichevoli pacche sulle spalle, per poi staccarsi da lui. «Ci vediamo settimana prossima in chiesa o ti dovrò venire a prendere?» La domanda avrebbe accompagnato una risata da parte sua, non si aspettava alcun ripensamento da parte di Wyatt. Lo avrebbe lasciato rispondere non tanto per la risposta ma per vedere se le sue gote si sarebbero imporporate per l'imbarazzo e, alzata un'ultima volta la mano in segno di saluto, il Ministeriale si sarebbe Smaterializzato a casa propria.

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    Il Ministeriale avrebbe accolto con un sorriso il collega, l'amico gli sembrava provato dall'esperienza eppure, in un qualche modo, gli sembrava soddisfatto. Non era stato semplice organizzare tutto quello e, il fatto che Wyatt gli chiedesse da quanto aveva organizzato quella cosa, gli fece piacere sapere che in un qualche modo avesse apprezzato. «Buongiorno!» Disse appena lo vide fare il primo passo all'esterno della casa. «Quando mai io non sono riuscito a fartela?! La Serpe ha sempre battuto sempre il Leone.» Una risata e un'occhiolino avrebbero accompagnato quella frase. Era da un po' che non lo punzecchiava sull'antica rivalità scolastica e, quell'occasione, era molto allettante. «Spero che tu abbia usato la doccia allora. La casa, per quanto un'enorme escape room, era fornita di ogni comfort. Mi hai ucciso dentro quando eri nello studio, ero convinto che avresti dovuto usare tutte le ferie che ho concordato in segreto con il tuo capo reparto per uscire. Ma alla fine ce l'hai fatta. Comunque era da quando mi hai chiesto di organizzare il tuo addio al celibato che un'idea simile mi ronzava in testa, non nello specifico questa, ma con il tempo ho optato per qualcosa di più particolare. Ormai ho imparato a conoscerti e, il fatto che tu porti sempre qualcosa quando sei invitato, mi ha fatto propendere verso qualche goccia di Distillato della Morte Vivente sui pasticcini.» Si sarebbe schiarito la voce e, avvicinandosi a lui, gli avrebbe sussurrato. «Che sia di monito, se non avessi avuto buone intenzioni a quest'ora saresti stato alla mia mercé. Non possiamo rischiare così facilmente, con quello che sappiamo e stiamo facendo.» Si sarebbe schiarito nuovamente la voce e, allontanandosi da lui, avrebbe estratto dalla tasca interna della sua giacca la bacchetta in Agrifoglio con nucleo in crine di unicorno per riconsegnarla al legittimo proprietario.

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    Trovare l'ultima regina, una volta compreso il meccanismo con cui era stata creata quella sfida, non sarebbe stato difficile, la posizione di essa nell'ultima stanza si rivelò un'altro discorso. La stanza chiusa, come poté notare Wyatt, era una piccola biblioteca con alti scaffali da circa due metri e mezzo d'altezza, ricolmi di libri, una piccola scaletta a tre scalini era stata messa di modo che si potessero raggiungere anche o ripiani più in alto. La Regina era comodamente poggiata su una libreria, sul ripiano più in alto e, con la sua altezza, Wyatt non avrebbe certamente faticato a recuperarla con l'ausilio di quella scaletta precedentemente vista. Con quell'ultima regina l'auror aveva tutti i pezzi necessari a ricomporre l'indovinello e, se si fosse fermato a riflettere un attimo, si sarebbe accorto che, anche quell'ultimo pezzo aveva dietro di sé un significato più alto. Con la magia nessuno avrebbe avuto difficoltà a recuperare il pezzo, un semplice incantesimo di levitazione o un incantesimo d'appello e quella spiacevole "arrampicata" non sarebbe servita a nessuno mentre senza magia la moglie di Wyatt avrebbe dovuto far appello al marito. Con tutte le regine in suo possesso l'auror poté andare nuovamente alla scacchiera e posizionare i pezzi. Quel particolare enigma era stato risolto con molta rapidità e, una volta posizionate le otto regine sui punti giusti della scacchiera, tutte assieme si animarono e alzata la lancia di pietra di cui erano dotate la puntarono verso la porta tutte assieme, un rumore di serratura che scattava. Stava ora a Wyatt vedere cosa si celava all'esterno della casa, se era libero o meno dalla situazione. Lo stomaco probabilmente avrebbe brontolato, era pur sempre ora di fare colazione e l'uomo, se avesse aperto la porta, si sarebbe ritrovato di fronte a Vath che, con il suo più sfrontato sorrisetto in volto, gli avrebbe rivolto un cenno con il capo.

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    Sì, a ragion veduta Wyatt poteva affermare che, dietro a tutta quell'escape house, ci fosse lo zampino di Vath. Era ormai più che palese che il Funzionario Scelto per l'ufficio Cooperazione Magica Internazionale fosse la mente che aveva architettato le sfide e, come se non bastasse, aveva approntato e messo messo a disposizione un immobile per la realizzazione delle stesse. Un grande burattinaio sarebbe potuto essere definito, colui che stava a manovrare i fili di tutto quell'evento e che silente osservava dalla sua "cabina di regia". Una volta che Wyatt trovò la terz'ultima regina poteva essere palese per lui che, le restanti, potevano essere negli unici due luoghi che l'auror non aveva ancora visitato. La sua scelta, una volta posizionata la regina in un punto non meglio precisato della scacchiera, fu quella di ritornare in giardino per poter esaminare al meglio il capanno. Chiuso con un lucchetto l'uomo avrebbe dovuto ingegnarsi in qualche modo per spaccare eppure, lì vicino, c'erano delle tenaglia con cui tagliare per bene il lucchetto. Una volta rimosso l'ostacolo Wyatt avrebbe potuto aprire il capanno e dentro trovare una serie di attrezzi: cesoie, palette, vasi, terra e concime. Tutto l'occorrente perché un buon pollice verde o un'appassionato di Erbologia potesse lavorare in tutta tranquillità. Tra di essi Wyatt, se esaminati i sacchi di concime, avrebbe trovato la regina. Che fosse un chiaro riferimento al doversi sporcare le mani o al rimboccharsi le maniche e dare il meglio durante durante una relazione quello l'avrebbe lasciato decidere a Wyatt l'ideatore della posizione della regine ma, seguendo quel ragionamento, quale altro significato potevano avere le altre regine? Indubbiamente con quel ritrovamento era ad un passo della risoluzione dell'enigma della scacchiera e chi lo stava monitorando probabilmente se la rideva sotto i baffi per la velocità con cui Wyatt si stava avvicinando alla fine della sua "notte brava".

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    Un quadro non è altro che una tela bianca su cui, pennellata dopo pennellata, il pittore andava a fissare su di essa un'immagine più o meno fedele di ciò che aveva scaturito la sua ispirazione. Il quel particolare frangente Wyatt non era l'artista, non era stato lui a comporre quel quadro bensì era qualcosa più vicino allo spettatore che, dall'altro lato della corda rossa, osservava quell'opera d'arte con occhio profano. Eppure nella sua visione estranea l'auror si era particolarmente avvicinato a ciò che chi aveva delineato quella sfida aveva organizzato. Non aveva colto le sfumature eppure il quadto complessivo della ricerca era andato a delinearlo con abbastanza precisione. Una volta trovata la regina in salotto il suo obiettivo virò verso un'altra delle stanze che componeva quel luogo, cinque regine erano in suo possesso e, la prossima che avrebbe rinvenuto, l'avrebbe portato ad ottenere la quasi totalità dei pezzi della scacchiera dell'enigma. La sua meta ora era il giardinetto interno, dove nella sua mente aveva preso forma l'idea di comporre un Bouquet di fiori per la futura sposa. L'aria era fresca, la giornata era appena nata, l'alba con il sole nascente si alzava. Era stato teorizzato nell'antica Grecia che fosse un Dio, Febo Apollo, a trainare l'astro sul suo cocchio dorato e, se solo Wyatt avesse partecipato alla giornata dei saldi a Diagon Alley, rimanendo bloccato insieme a Vath nel regno della dea norrena Hela anche lui si sarebbe potuto chiedere come l'amico se forze a loro invisibili avessero già tracciato tutto l'arco delle loro esistenze in maniera premeditata. L'auror li poteva notare come il giardino fosse adorno di fiori e gnomi da giardino in terracotta e, neanche troppo nascosta tra di essi, una Regina. Con quella era finalmente a sei e, mancanti due, c'erano solo due luoghi che Wyatt poteva esplorare: il capanno degli attrezzi lì in giardino e la stanza al primo piano.

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    Mosso dalla consapevolezza che avrebbe potuto risolvere l'enigma della scacchiera Wyatt si diresse verso il salotto, non senza prima rinfrancarsi dalla stanchezza della nottata con una bevanda energetica conservata in quel frigobar da cui aveva attinto anche in precedenza. L'uomo percorse i suoi passi in direzione del salotto e lì un ambiente più rilassato e accogliente lo accolse, un divano con penisola era addossato contro la parete bianca dove su di essa erano appesi alcuni quadri magici. Di fianco al divano si trovava un tavolino tondo su cui era posato un vaso con alcuni fiori dentro e, poco distante, una porta finestra che conduceva ad un giardino cinto da un muro di mattoni rossi. Di fronte a quel divano con penisola si trovava un mobile su cui era sospesa una televisione a schermo piatto e lì, a differenza della stanza precedente, poteva notare come i canali fossero tutti visibili e raggiungibili. Se avesse iniziato a frugare all'interno dei cassetti, seguendo l'idea del video matrimoniale, Wyatt avrebbe potuto notare come nel mobile al di sotto del televisore era pieno di dischi per il lettore DVD ed, insieme a loro, una Regina nascosta in un vaso messo orizzontale. Con quel ritrovamento solo tre erano i pezzi mancanti all'appello che l'auror avrebbe dovuto ritrovare. Il sesto senso di Wyatt lo aveva ricompensato e, ormai conscio che quella era la strada giusta, l'uomo avrebbe trovato i restanti pezzi con maggior facilità e rapidità. Il solo fatto di poter uscire finalmente da quella casa, seppur circondato da muta, assaporare l'aria fredda della notte e godersi la brezza fresca che spirava in quel momento era una conquista per l'uomo, costretto da chissà quante ore a restare chiuso in quella casa. Non aveva un orologio ma, osservando bene l'orizzonte, si poteva intravedere un chiarore alzarsi e farsi strada oltre la curvatura della terra. Solo in quel momento, Wyatt, comprese che era stato sveglio tutta la notte e che era giunta l'alba.

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    Le sinapsi di Wyatt, sollecitate dal continuo stimolo della ricerca in corso, riuscirono a fare il collegamento giusto tra le varie posizioni delle regine e, pregno di quella consapevolezza, l'auror duppose con ragione che ognuna di quelle posizioni era legata al matrimonio imminente. Un'idea iniziò a prendere forma nella mente del giovane che, per verificarla, quasi si getto con foga da quella botola per raggiungere il primo piano. Una volta lì, scrollandosi la stanchezza accumulata di dosso, Wyatt si diresse verso la stanza dove era stato prigioniero a inizio serata. Lì l'auror si mise a cercare, mettendo a frutto tutti gli anni d'accademia, eventuali tracce di un video di matrimonio che ancora doveva avvenire e un'eventuale regina. L'idea, in sé per sé, era buona eppure quel luogo non aveva da offrire nulla di più. Nella sua precedente ricerca Wyatt aveva rivoltato quel luogo come un guanto e, se ci fosse stato un pezzo di scacchi in quella stanza, avrebbe certamente trovato qualcosa. L'intuizione, anche se non aveva portato a nulla di concreto, non era completamente da buttare e, se l'auror avesse avuto la prontezza di spirito ad associare quell'intuizione ad un'altro luogo fino a quel momento inesplorato, sicuramente avrebbe potuto portare un nuovo risultato. A ben vedere aveva esplorato quasi tutto in quel luogo e solamente due stanze restavano da scoprire, entrambe intraviste, l'ora non era sua amica. Probabilmente il problema era che, in quel frangente, sia la stanchezza accumulata che lo stress di trovarsi in un luogo a lui ignoto gli giocavano il brutto scherzo di rendere la sua acutezza mentale sfuggente persino per lui. Aveva avuto un'illuminazione, un'idea che poteva portare non solo alla stanza con il lucchetto ma ad un'altra proprio accanto a quella scacchiera dove aveva posizionato quattro regine su otto: il salotto vicino le scale per salire al primo piano.

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    Sicuramente esplorare quel posto in maniera più dettagliata avrebbe fatto bene a Wyatt che, una volta salite le scale ed ignorato il salotto sulla destra rispetto all'ingresso, si decise ad esplorare il resto del primo piano. Una volta tirata la cordicella che conduceva alla soffitta una scala di legno a pioli sarebbe scesa fino a toccare terra e, un odore di legno, umidità e polvere, arrivò alle sue narici. La soffitta era buia e, considerata l'ora tarda, nemmeno aprendo le imposte l'auror avrebbe potuto rischiarare l'ambiente. Non appena l'occhio di Wyatt si sarebbe abituato all'oscurità avrebbe potuto distinguere alcune sagome di scatole, impilate una sull'altra, che si stagliavano nel buio della stanza mentre, alcuni teli, coprivano i vari mobili. Un lumos avrebbe potuto rischiarare l'ambiente intorno a lui ma, vista l'assenza di una bacchetta, Wyatt avrebbe dovuto cercare un interruttore per attivare la calda luce delle lampadine. Non appena fu trovato, sulla destra rispetto all'ingresso della botola, il forte bagliore delle lampadine del lampadario posto al centro della soffitta avrebbe rischiarato a giorno la stanza. Come aveva potuto intravedere Wyatt nella penombra molti scatoloni erano impilati e alcuni pezzi di mobilio erano coperti da teli bianchi che, una volta scoperti, si sarebbero rivelati essere dei divani e alcune cassettiere. In una cassettiera in particolare l'auror, se avesse avuto modo di frugare nei cassetti aperti, avrebbe trovato un quaderno in formato A4, a righe completamente bianco sulla cui copertina c'era la frase "Our Memories", la prima pagina, bianca avrebbe riportato solamente la frase "Wyatt Wolf & Isond Pendragon" ed un cassetto più in basso avrebbe trovato una delle otto regine. Adesso il computo delle regine era esattamente di quattro su otto e, l'auror, era a metà dell'opera. Una l'aveva trovata in una cabina armadio, la seconda nel bagno accanto ad una trousse di trucchi e la terza in cucina nel forno, con la quarta in soffitta vicina ad un album fotografico vuoto lo schema forse poteva apparirgli più chiaro.

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    [color=#23454a]▪[/color][URL=https://reveliohogwartsharrypottergdr.forumfree.it/m/?t=79433704][color=gray]Il Rapporto Remar-Dämmerung[/color][/URL]


    Vath +2 exp per spunto quest.
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    La fame restava indubbiamente uno degli stimoli base che spesso determinavano le azioni degli esseri viventi. Wyatt, come tale, non potendo resistere ad essa con solo una barretta proteica nello stomaco decise di concedersi una tregua. Non ci volle molto per saziarlo e dissetarsi, un buon rosso, del formaggio edamer, un panino con il sesamo, ciò che gli mancava era il prosciutto crudo ma, quella fetta di carne macinata e compattata a formare un hamburger aveva un richiamo troppo forte per l'auror che si vide cercare una padella e crearsi quel panino farcito. Non era molto ma alla fine il senso era placare la fame e a stomaco pieno il Ministeriale non poté far altro che rimettersi alla ricerca di quelle regine. Non era certo che, in quella stanza, ci fosse un'altra regina eppure Wyatt decise di rivoltare da cima a fondo di modo che non avesse dubbi sull'assenza del pezzo. Ad un esame più attento l'auror poté notare come quelle regine fossero tutte e tre scolpite a mano nella foggia classica degli scacchi Magici: una donna in armatura ed elmo calato sul viso, le mani congiunte sopra una lancia corta, il mateeriale si poteva certamente riconoscere, non era né plastica néferro ma risultava comunque leggermente freddo al tatto e Wyatt avrebbe potuto riconoscere che si potesse trattare di pietra. Non c'era dubbio che, una volta posizionate sulla scacchiera, avrebbero potuto animarsi rivelando altro all'uomo tuttavia, dato che ancora ne mancavano ancora cinque all'appello, un nuovo giro per la struttura sarebbe stato opportuno per l'auror. Il futuro sposo avrebbe potuto esplorare la stanza adiacente all'ingresso, totalmente glissata in precedenza, ed esplorare meglio il piano superiore che non si limitava solamente alla stanza da letto e il bagno anzi, dopo di gueste, alla fine di un corridoio si trovava una porta ancora chiusa a cui l'auror non aveva prestato attenzione e, sollevato ancora un poco lo sguardo, avrebbe potuto notare come sopra di lui si trovasse una cordicella che avrebbe condotto molto probabilmente alla soffitta.

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    Era un addio al celibato, certo strano secondo i normali standard della società attuale, tuttavia restava pur sempre quello e come tale doveva dare quel briciolo di libertà che successivamente sarebbe dovuto mancare al futuro sposo una volta pronunciato il "Sì, lo voglio!" Eppure Wyatt si era trovato fin da subito intrappolato, aveva risolto l'enigma dell'unico Anello che, come diceva lo stesso Tolkien, era "Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli." Forse quelle prove non erano per fargli passare un'ultima notte di spensieratezza ma per prepararlo alla vita coniugale. Se tale era lo scopo del Funzionario Scelto per l'ufficio Cooperazione Magica Internazionale allora in quella nuova prova quale lezione celava dietro di essa? Si trattava di otto regine due delle quali erano state trovate una vicina ad un beauty pieno di trucchi e l'altra accanto ad un paio di décolleté. La ricerca di Wyatt questa volta lo condusse nuovamente alla cucina dove era stato precedentemente e, guidato forse dal suo intuito da Auror, iniziò a cercare in maniera più approfondita in quella stanza. Cassetti e credenze vennero aperti e svuotati delle posate e dei piatti, il frigo, una volta aperto, gli diede modo di vedere come dentro di esso c'erano bottiglie d'acqua e vino nello scomparto dell'apertura, insieme a una dozzina di uova, un panetto di burro e alcune confezioni di salse, nel cassetto inferiore erano state posizionate alcune verdure, insalata, cipolle e pomodori. Poco sopra sul ripiano in vetro erano conservati dei formaggi e della carne avvolta intorno a della carta alimentare però, anche lì, nessuna regina. Solo aprendo il forno avrebbe scoperto, all'interno di esso, una nuova regina che aggiunta alle altre due avrebbe portato Wyatt a possedere quasi il cinquanta per cento delle regine necessarie a risolvere quell'enigma. Chiunque lo stesse guardando dalle telecamere installate in tutta la casa si sarebbe chiesto quale nuova mossa l'auror avrebbe fatto per trovare le altre cinque regine.

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    Il ragionamento dell'auror, espresso solo nella sua mente, aveva la sua logica. Wyatt non sapeva che, qualsiasi altro pezzo, non avrebbe apportato nessun progresso alla sua "fuga". Eppure Wyatt non ci mise molto a trovare il suo primo pezzo, guidato dall'entusiasmo per quel ritrovamento l'auror si diresse verso la scacchiera posando la prima regina sulla piastrella bianca. La sua ricerca lo condusse nella stanza da letto dove mettendosi a cercare, con la soglia dell'attenzione particolarmente alta, andò ad esaminare la stanza in ogni suo anfratto. Fu così che, aprendo l'armadio, scoprì che anziché essere un normale armadio si trattava di un vano a sé stante. Una cabina armadio lunga quattro metri per due dove, ai lati, si trovavano vestiti, scarpe e ornamenti femminili di vario genere. A lato, posata a terra, accanto ad un paio di décolleté nere, si trovava un'altra regina, la seconda di otto. Quel ritrovamento poteva sembrare casuale ma, ad uno sguardo attento, si poteva quasi iniziare a subodorare che dietro ad ogni pezzo ci potesse essere uno schema ben preciso. Era tra le prerogative di Wyatt decifrare lo schema? Forse si o forse no, che fosse una sfida logica differente rispetto alle altre quello era indubbiamente vero eppure l'auror avrebbe potuto certamente notare come, nelle stanze precedenti ad un primo esame non aveva trovato nulla di tutto ciò: il futuro sposo si era ritrovato intrappolato in una piccola cantina spoglia di qualsiasi arredo e, successivamente, in un piccolo salotto ben arredato ma a cui mancava un certo tocco in più. Aveva trovato i pezzi degli Scacchi in una specchiera e in una cabina armadio e, quei luoghi, avevano un certo qualcosa in più rispetto alle stanze precedenti. Capire il nesso logico avrebbe potuto rappresentare la svolta, garantendo a Wyatt una via d'uscita più rapida da quell'escape house.

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    Dipendente Ministeriale ~ C.M.I. ~ 31 anni ~ Inglese
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    Era ovvio che, per delle persone come Delia e Vath, i non detti erano facili da intuire. I due ministeriali non avevano bisogno di palesare un pensiero per far comprendere cosa fare in tali frangenti. Ali Bashir era solo un mercante di tappeti e, probabilmente, a detta di alcuni non serviva sfruttare incantesimi duri come quelli che l'auror Wolf aveva fatto sfoggio per poter mettere al suo posto un fuggitivo. Eppure, per coloro che non erano stati presenti, era facile dare giudizi affrettati e, anche coloro che ne erano stati coinvolti, sparavano sentenze come se loro avessero potuto fare di meglio. Eppure quegli stessi auror non avevano fatto quasi nulla per poter supportare i colleghi e Vath mal sopportava chi si ammantava dello scudo del "Io avrei fatto così" senza poi dar seguito a quelle parole con i fatti. L'uomo aveva sempre fatto delle parole la propria arma, delle regole e della legge il suo scudo. Vath non faceva nulla se, sotto di lui, non ci fosse stata una rete di sicurezza che gli avrebbe impedito di sfracellarsi al suolo. «Grazie.» Avrebbe detto rivolgendole un sorriso. Il solo fatto di poter redigere quel documento in compagnia di una collega dello stesso livello era per lui fonte di gioia. Il Ministeriale era stato abituato a interminabili riunioni dove l'unico dell'ufficio Cooperazione Magica Internazionale era lui e solo con l'arrivo del suo collega giapponese era riuscito ad avere un minimo di confronto su ciò che erano i "temi caldi" della giornata. Da quando l'uomo aveva chiesto il trasferimento al Wizengamot Vath era tornato ad essere il lupo solitario che era prima di conoscere il collega. Una volta stampato il fascicolo di quindici pagine circa Vath lo pinzò, piegandolo poi in tre parti per inserirlo in una busta color viola con impresso in nero il logo del Ministero della Magia. «Una posizione peggiore? Sa, Frau Dämmerung, in passato ero del vostro stesso avviso. Tuttavia, una volta, una persona mi fece capire che, nonostante le difficoltà, Gutta cavat lapidem: ossia, la goccia scava la roccia. Con la costanza e la perseveranza, indipendentemente dagli ostacoli, avremo modo di ottenere risultati all'inizio impensabili. Se Miss Delaine sbanderà durante il suo percorso saranno persone come noi due e Seung a farle ritrovare la giusta via.» Disse, con un sorriso, scrivendo con una bella ed elegante grafia l'indirizzo della sede della Confederazione Internazionale dei Maghi, la sezione Seggi Britannici, situata sul loro stesso livello. Sarebbe stato poi loro compito portare avanti e perorare la validità di quel rapporto che sia Vath che Delia avevano preso l'impegno di stilare. «Ti ringrazio Delia per l'aiuto e il tempo che mi hai dedicato, uno di questi giorni potremmo prendere qualcosa da bere una volta terminato l'orario di lavoro, che ne pensi? Comunque sia è stato nuovamente un piacere, arrivederci!» Propose alzandosi per accompagnarla verso la porta e dirigersi anch'egli fuori per andare a consegnare il rapporto personalmente.

    vath2



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