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    |marlee "mar" beauvais|


    16|NYC|TWIN|Black Opal

    U
    na cosa che Marlee aveva sempre adorato della sorella era la capacità di aiutare gli altri senza remore, donando tutta se stessa. Lei ci provava, ma non ci era mai riuscita del tutto, e questo la infastidiva tremendamente. Avrebbe voluto poter aiutare la sorella così come Regina aveva aiutato lei, ma aveva sempre paura di non riuscirci, o di riuscirci male. Ridacchiò alla risposta su Adrien, scuotendo la testa con aria tremendamente sconsolata.
    -No, infatti. È decisamente un comportamento poco intelligente, e sappiamo entrambe che Adrien è tutto meno che stupido. - le strinse la mano - lo so.
    Le espose tutto il suo pensiero su Thomas, in qualche modo un po’ vergognandosi della stupidità dello stesso. Però era anche una cosa normale…insomma, ognuno poteva sbagliare, nella vita, no?
    -Ehi! Tu mi dovresti consolare, non dirmi che ho fatto una cazzata!
    Si mise a ridere, cercando piano piano di scacciare le nuvole scure dal cielo del suo buon umore. Un compito semplice, se aveva Regina accanto. Si finì di sistemare, ascoltando nel frattempo il resto del discorso della sorella. Thomas aveva detto che sarebbe venuto. Il pensiero le fece venire un mancamento. Sarebbe venuto. Quindi voleva ancora parlarle? O era semplicemente per dirle che non la voleva nella sua vita? Ascoltò assente la fine del discorso, annuendo un po’ tipo automa, per poi alzarsi e andare verso la scopa. La possibilità la distruggeva dentro, non sapeva davvero cosa avrebbe fatto.
    Abbracciò la sorella, e mentre scendevano dalla torre - rischiando che prima che partisse si strozzasse, alla menzione del migliore amico - si sentì un po’ più in pace con se stessa. L’aria la metteva sempre a suo agio, così come stare su una scopa. Arterò perfettamente e si girò verso Regina, sorridendo.
    -Sai Nins, hai ragione! Probabilmente lo faro, grazie. - si sedette per terra, passando una mano sull’erba morbida e curata che componeva i giardini - Anche io sono molto contenta, era decisamente una persona troppo importante per perderla…
    Alzò la faccia verso il sole, facendosi bagnare dai suoi raggi e crogiolandosi nella bellezza del calore. Poi aprì gli occhi per puntarli in quelli della sorella maggiore.
    -Barnes cosa? Nins, seriamente! - sorride a trentadue denti, prendendole le mani e trascinandola a terra con lei - sono contentissima! Devi raccontarmi tutto, ogni cosa!!

    PARLATO - ASCOLTATO - PENSATO - NARRATO
    bymars


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    |marlee "mar" beauvais|


    16|NYC|TWIN|Black Opal

    I
    l caso non esiste, aveva detto una volta un grande saggio. E Marlee non poteva fare altro che crederci con tutta se stessa, perchè non poteva essere altro che destino il loro ritrovarsi lì, faccia a faccia senza poter fare nulla per evitarlo. Impossibile che fosse un caso. Lo aveva cercato troppo, il momento in cui lo avrebbe rivisto, lo aveva sognato e temuto e voluto con tutta se stessa, ed evidentemente il fato aveva ascoltato. Sentiva il cuore che non riusciva a calmarsi, sentiva con una chiarezza impressionante tutte le sue terminazioni nervose, ogni piccolo movimento sulla sua pelle come triplicato. Stava anche cominciato a vivere la scena come a rallentatore. E poi, con una stupidità degna del più stupido essere sulla terra, si trovò in piedi, ad allontanare Thomas con le parole più false che era riuscita a trovare, scappiando come una codarda da quello che voleva. Perchè, in quei pochissimi secondi che aveva avuto tra il rivederlo e l’aprire bocca per dire stupidaggini, Marlee aveva capito che lei aveva bisogno di parlare con Lui. Aveva bisogno di chiarire, di trovare un punto in comune, di fare in modo che anche lui capisse che era stata una stupida, che lo stava lasciando andare senza volerlo, che in realtà lei avrebbe voluto combattere con tutte le sue forse, perchè per lei lui ne valeva la pena. Si era girata. Se ne stava andando. Stava definitivamente perdendo l’occasione, ed era anche sicura che quella sarebbe stata se non l’ultima una delle. Improvvisamente, una scossa elettrica le si propagò per tutto il corpo, partendo da dove le dita di Tom si erano posate, intorno al suo polso. Si voltò, scioccata non dalla presa ma da come il suo corpo aveva reagito. E da come stava reagendo in quel momento, non appena le dita di lui si erano allontanate da lei. Lo guardò, rattristandosi di quanto sembrasse impaurito dalle sue reazioni, quanto sembrasse inquieto nella sua stessa pelle.
    -Non…non scusarti, Tommy. Non mi hai fatto male. - fece un respiro profondo, e decidendo che un discorso del genere non poteva essere affrontato in piedi si accomodò sullo stesso gradino che aveva occupato poco prima, facendo cenno al ragazzo di sedersi accanto a lei.
    -Io…non volevo andare, in realtà. Avevo solo paura…di parlare con te. - alzò lo sguardo, portando gli occhi in quelli del ragazzo di fronte a lei, per poi sospirare - un problema c’è, in realtà. E io non sto bene. Scusa, se ti ho detto una bugia.
    Strinse le mani tra loro, improvvisamente di nuovo nervosa, la paura a mangiarle le viscere come un corvo affamato. Però non si poteva continuare così.
    -Tommy, io…sono stata una stupida. Scusa. E davvero, se vuoi che io esca dalla tua vita, cioè..se - sentì il cuore stringersi in una morsa, che la fece fermare per un secondo, a riprendere fiato - se preferisci non parlarmi più io…capirò, giuro. Scusa se ci ho messo così tanto per parlarti…

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    bymars


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    |marlee "mar" beauvais|


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    M
    arlee adorava fare amicizia. Lo aveva sempre adorato, fin da bambina, e non vedeva il motivo per smettere in quel momento. Il periodaccio stava passando, era finito, presto tutto sarebbe tornato alla normalità, e lei aveva intenzione di sfruttare quella normalità al 100%, facendo nuove amicizie e coltivando le vecchie. Perciò l’incontro con il famosissimo Blake Barnes - insomma, regina le aveva fatto una testa tanta con il ragazzo che ormai le sembrava quasi di conoscerlo più di quanto si conoscesse lui stesso - era un ottimo incentivo a questa sua nuova risoluzione. Sorrise apertamente al commento del ragazzo sui suoi fratelli, molto felice di come li aveva descritti. Effettivamente ci aveva preso, una coppia scoppiettante a volte un po’ ingestibile…Adrien la avrebbe odiata, come definizione.
    -Definizione prefetta, direi! - ridacchiò, per poi sgranare gli occhi quando il ragazzo le porse la chitarra - sei…sicuro? Woah, grazie! Sono onorata, caspita!
    Prese lo strumento con timore reverenziale, posandolo sulle gambe e impugnandola alla mancina. Si fermò un attimo a riflettere su cosa suonare, ripensando alle melodie che conosceva e che non erano troppo difficili. L’esclamazione di Blake le fece girare lo sguardo in quello di lui, e la portò a ridere di pancia.
    -Si, è cosi! Cosa mi ha tradito? - sorrise, alzando le spalle - loro sono i gemelli maggiori, io e James i gemelli minori. Io sono l’ultima nata, e quindi la piccolina di casa!
    Pensare ai fratelli la faceva sempre felice, non c’era nulla da fare. Avevano un rapporto stupendo, con ognuno di loro, e non lo avrebbe mai cambiato con nulla al mondo. Scuotendo un po’ i ricci si risolse a suonare i versi iniziali di wonderwall, una delle canzoni più basic che conosceva per la chitarra, ma almeno era un buon riscaldamento. Nel frattempo, ascoltava le parole del ragazzo di fronte a lei, arrossendo leggermente.
    -Uh, beh, non sono così belli da meritare di essere letti…ma se vuoi… - richiamò il suo quadernino con un Accio, e sapendo che ci avrebbe messo un paio di minuti ad arrivare finì di parlare - Il fatto è che magari la musica mi viene bella, ma poi non sta bene con le parole o viceversa. E quando provo a creare qualcosa per una musica specifica mi blocco e non so che fare!
    La giornata si stava rivelando decisamente più produttiva del previsto, no?

    PARLATO - ASCOLTATO - PENSATO - NARRATO
    bymars


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    |marlee "mar" beauvais|


    16|NYC|TWIN|Black Opal

    M
    arlee sentiva il mal di testa che si stava lentamente facendo strada nel suo cervello, probabilmente anche per colpa della stretta che le sue mani stavano facendo sulle tempie. Non sapeva davvero più cosa fare, per quella situazione. Thomas le mancava da morire, e lei si entrava come una piccola fogliolina in mezzo al vento autunnale, sbattuta di qua e di la. Sospirò ancora una volta, per poi lasciar andare le mani e tirar su la testa, consapevole che quella posizione non l’avrebbe aiutata per niente. E se invece non aveva sbagliato? Se invece a Tom quella situazione andava bene, e lei non aveva più nulla a che fare con la vita del ragazzo? Non pensava di poter accettare una cosa simile a cuor leggero, ma che altro poteva fare? Una voce spaventosamente simile a quella della sorella le tuonò tra i pensieri.
    “Cercarlo e parlargliene, magari?”
    Fece una smorfia, odiando il modo in cui anche se non presente Regina riusciva sempre a darle consigli azzeccati. Stava per alzarsi quando un piccolo rumore di passi la fermò, facendole girare lo sguardo verso l’alto. Mr Erminio era lì, e si stava avvicinando a lei quasi correndo. Si ritrovò a sorridere, mentre il pelo bianco dell’animale le scorreva tra le dita, e lo prese in braccio per portarselo di fronte al viso.
    -E tu che ci fai qui? Mi sei mancato! Sei sempre così morbido, Merlino, com’è possibile? - si fermò di botto, rannicchiandosi di nuovo su se stessa con l’ermellino in braccio e comprendendo una cosa che le era sfuggita. Il piccolo ermellino non si muoveva mai da solo, e dove c’era lui c’era anche Tom. Quindi, se le sue intuizioni erano giuste, lui doveva essere li vicino. Sentì il cuore salirle in gola, e il respiro farsi più accelerato. Che fare? Alzarsi e cercarlo, con la scusa dell’animaletto che teneva in grembo? Lasciare Mr Erminio li ed andarsene - perdendo però così l’occasione di rivedere Thomas? Non fece in tempo a deciderlo, perchè pochi secondi dopo lo vide girare l’angolo, bello come un arcobaleno in mezzo alla pioggia. Trattenne il respiro, rendendosi conto dell’errore quando il profumo di Thomas le rimase impigliato nel naso, e lo guardò con gli occhi leggermente spalancati un po’ intontita. Merlino, quanto le era mancato. Come aveva fatto a stare senza di lui tutto quel tempo? Come aveva potuto anche solo pensare di lasciarlo andare? Lo vide aprire la bocca, e fu solo grazie a quello che riuscì a capire cosa le stesse dicendo. Le sue orecchie, purtroppo, sembravano pensare che un fischio ininterrotto fosse molto più interessante delle parole di lui. Fece passare qualche secondo, accarezzando convulsamente la pelliccia dell’animaletto per poi posarlo a terra, lasciandolo libero di muoversi.
    -Oh, ehm, nessun problema…insomma la scuola è di tutti, no? Puoi…passare dove ti pare. - voleva darsi uno schiaffo in faccia da sola. “Oh ehm nessun problema?!” Da dove l’aveva tirata fuori, quella?
    Tirò fuori un sorriso fintissimo, annuendo vigorosamente poco dopo, e muovendo la mano destra di fronte molto velocemente.
    -Siiii, tutto benissimo! Sto alla grande, decisamente, chi sta male? Non io! - rise un po’ forzatamente - quindi, visto che sto benissimo, ma proprio alla grande, vado a farmi una passeggiata…nel giardino, si! Ci vediamo, eh?
    Si alzò in tutta fretta, sentendo le lacrime che cominciavano a far capolino dai suoi occhi, e si impose di rimanere calma almeno fino all’angolo dopo. Che gran bel lavoro che aveva fatto. Proprio una meraviglia, non avrebbe potuto farlo meglio. Diede le spalle a Tom, con il cuore ancora voltato verso di lui, e scese due scalini, dandosi della stupida ad ogni passo. Era andata nel panico totale, e gli occhi di lui, così espressivi, di certo non avevano aiutato. Chissà quando avrebbe potuto rivederli…

    PARLATO - ASCOLTATO - PENSATO - NARRATO
    bymars


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    |marlee "mar" beauvais|


    16|NYC|TWIN|Black Opal

    I
    l suo analizzare il labirinto fu interrotto da una voce moto conosciuta, che la fece sorridere ancor prima di girarsi.
    -Kookieeee! - esclamò, lasciandosi abbracciare e stringendo le braccia intorno al corpo del migliore amico, stirngendolo e chiudendo gli occhi, felicissima di vederlo.
    Si staccò da lui e guardò la ragazza che aveva accanto, sorridendo anche a lei e allungando la mano per presentarsi.
    -Marlee, molto piacere! - scosse la tesa, per sistemarsi un po’ i ricci che andavano da tutte le parti, e guardando Amalea che arrivava a lezione. Piegò la testa di lato, notando l’interazione con i suoi fratelli, ma poi alzò le spalle. In fondo non erano affare suoi, giusto?
    -Buongiorno! E nope, ancora nulla, sei arrivata in tempo! Come va?
    Qualche secondo più tardi, dopo aver salutato Fitz e Nicholas, si costrinse a concentrarsi sulla lezione, ascoltando attentamente il professore. Era meraviglioso il modo in cui Andrè riuscisse a mettere a proprio agio la ricciolina, che se ne stava a bocca socchiusa, trovando l’argomento della lezione particolarmente interessante. Una volta ricevute le istruzioni, si allontanò leggermente dal gruppo, per concentrarsi meglio. Disegnò un cerchio a terra con un sassolino, per poi sedersi al suo interno a gambe incrociate. Cosa la distingueva da tutti i suoi amici? Qual’era la caratteristica che la rendeva…Marlee? Regolò i respiri, rilassandosi totalmente e cercando dentro di se l’animale che più le si addiceva. Una volta trovato, cominciò a concentrarsi sul suo flusso divinatorio. Immaginò una fitta rete di simil vasi sanguigni ne suo corpo, nel quale scorreva questo flusso. Immaginò che risalisse nel suo copro, fino a concentrarsi al centro della fronte, per poi imitare Andrew e alzare le mai all’altezza del suo petto, facendo in modo che si formasse un piccolo fuoco fatuo al loro interno. Cercò di mantenere alta la concentrazione, e chiese mentalmente al suo animale di palesarsi. Se fosse accaduto, avrebbe visto apparire davanti a se, in maniera sfocata e man mano sempre più definito un Golden retriver, che secondo lei la caratterizzava a pieno. I cani sono animali fortemente leali, amichevoli e altruisti. Ma anche piuttosto goffi, a volte. Sorrise alla vista del quadrupede, per poi ascoltare attentamente la domanda che le veniva posta. Non poteva permettersi di non riuscire a parlare con il suo spirito guida dentro il labirinto. Rimanendo concentrata si prese qualche secondo per rispondere, per poi aprire gli occhi e fissare la creatura.
    -La pratica divinatoria con libri e tavole scritte, ossia la bibliomanzia, fu introdotta dai sumeri dopo che questi adottarono un sistema di scrittura - piegò leggermente la testa a sinistra - che permise quindi di mettere per iscritto simbolari utili per le pratiche divinatorie.
    Appena finito di parlare, quindi, si alzò per entrare nel labirinto e iniziare la prova. Chinò la testa a mo’ di saluto verso il professore e verso Andrew, entrando nel labirinto e sobbalzando leggermente alla sensazione della benda che le si formava sugli occhi. Sperava solo di aver risposto correttamente.

    PARLATO - ASCOLTATO - PENSATO - NARRATO
    bymars





    Interagisce con Brooks Ryan O'Connor, Cassedy Hartmann, Amalea Davidson e Fitz G. O'Connor, per poi concentrarsi e evocare un cane (golden retriver per l'esattezza) e risponde alla domanda posta dallo spirito
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    |marlee "mar" beauvais|


    16|NYC|TWIN|Black Opal

    L
    a giornata di Marlee iniziò col botto. E non in senso figurato, perchè effettivamente durante la notte si era rigirata talmente tanto nelle coperte che la mattina da appena sveglia era miseramente volata con il mento per terra. Aveva riso, si era passata una mano sul piccolo taglietto che si era fatta e si era districata dalla marea di nodi in cui si era ficcata. Era un nuovo giorno, Merlino, un nuovo giorno di un nuovo anno nella scuola più fica di tutto il modo…non ce la faceva a non sorridere, quella mattina.
    -Buongiorno, Hidenstone!
    Avrebbe urlato verso la sala comune, dove probabilmente chi l’avesse sentita l’avrebbe presa per pazza. Si era infilata la divisa alla meglio, aveva volato fino a colazione. Ea aveva cominciato la giornata con il sorriso.
    Arrivato il momento della lezione di divinazione, tuttavia, si trovava un po’ confusa. Che cosa mai avrebbe potuto significare “LAB”? La cosa che le veniva in mente a primo impatto era laboratorio, ma il percorso da seguire portava fuori dal castello, e le pareva un po’ strano un laboratorio in mezzo al verde. Alzò le spalle, decisa a farsi meno domande possibile e seguire quello che avveniva, e si incamminò.
    Finì per arrivare all’ingresso di un immenso labirinto.
    -Ma certo! - si spiaccicò una mano sulla fronte, per poi sorridere ai due uomini li davanti - Buongiorno professore, e buongiorno anche a lei!
    Si diede un’occhiata in giro, salutando Julian con una mano - impossibile non ricordare il miglior amico/nemico di sua sorella - e si piazzò vicino a James, sorridendo e dandogli un bacino sulla guancia.
    -Ehi, fratellone! Come sta andando la tua giornata?
    Si rigirò a guardare il labirinto, in piena crisi di curiosità. Sarebbero entrati?

    PARLATO - ASCOLTATO - PENSATO - NARRATO
    bymars


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    Buona sera e benvenutissima in questo meraviglioso mondoooo💖
    Che spettacolo la sicilia, io ho origini sarde e ogni volta d'estate me ne innamoro un po'di piu, quindi batti qua sorella 🖐🏻
    Voglio anche io una role, sappi che ti stalkereró male :D
    (Giuro non sono matta è che mi disegnano cosí)
    Per quanto riguarda i drama, di che tipo? Anche io li adoro!

    Baci e ancora benvenuta,
    Mars
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    |marlee "mar" beauvais|


    16|NYC|TWIN|Black Opal

    S
    econdo le sue stime, era più di mezz’ora che faceva avanti e indietro sugli scalini. Ne faceva cinque o sei, si girava e li ripercorreva al contrario, tentando di mettere in ordine il casino che aveva in testa. Aveva parlato con Regina, poco tempo prima, e la sorella maggiore era riuscita farle promettere che ci avrebbe almeno provato a riprendere un po’ in mano la sua vita. E lei ci stava provando, seriamente, ma non era una cosa facile, e per quanto fosse sempre stata una persona estroversa - e di quello ne era certa - ultimamente aveva come perso la scintilla che di solito la aiutava a fare amicizia con gli altri. Il perchè ormai era noto anche alle pietre che componevano quella enorme scalinata: Thomas.
    Si sentiva in colpa, inutile negarlo. Aveva provato a lasciargli del tempo, sapendo che il ragazzo ne aveva bisogno per capire almeno un po’ tutta la situazione in cui si erano cacciati, ma quando aveva cominciato a capire che forse Tommy non le avrebbe più parlato aveva preferito adagiarsi sulle sue lacrime e lasciar perdere, perdendo una delle persone più importanti per lei. Era stata una sciocca, un’ignava. Non era riuscita a trovare la forza per parlargli nemmeno dopo essere stata brutalmente respinta in mezzo alla corrente della vita da sua sorella.Era più forte di lei, ogni volta che pensava “ora vado e gli parlo” le si affollava in testa un fiume di pensieri negativi, che la costringevano a chiudersi in se stessa e a rinunciare all’idea. Era proprio come su quei gradini, saliva e ristendeva, in un’eterna danza che sembrava non poter finire. Sospirò, sconfitta e amareggiata. Anche se fosse effettivamente riuscita a trovare il coraggio per parlargli, cosa avrebbe potuto dire?
    -Ehi si lo so che non ci parliamo da un po’, ma sono un’idiota. Però almeno se non volevi più avere nulla a che fare con me potevi dirmelo…non ma la sarei mica presa, sei solo la persona più importante per me, ma perderti non sarebbe stato fatto difficile! - proferì ad alta voce, mentre le sue parole si propagavano nello spazio ristretto della scala. Si passò una mano sugli occhi, quasi ridendo dall’assurdità della situazione - ma chi voglio prendere in giro…
    Probabilmente gli avrebbe urlato contro. O forse no, e sarebbe semplicemente scoppiata a piangere alla vista dei suoi occhi sicuramente gigantesche come quelli di un cucciolo. Si fermò, un po’ esausta da tutto quel movimento, e si accasciò su un gradino a caso, con la testa fra le mani. Non poteva andare avanti così, non poteva starsene ferma ad aspettarlo e non poteva di certo continuare a star male per una situazione perfettamente risolvibile, in bene o in male. Si tirò su, con rinnovata energia, che sis pensi nell’esatto momento in cui il pensiero più molesto di sempre le occupava il cervello: “E se poi ti dice che davvero non vuole più vederti?”.
    Marlee non si reputava un’idiota, ma era un periodo difficile e quello era il pensiero che l’aveva tenuta sveglia per giorni. In questa situazione era facile, perchè Thomas non le aveva detto addio di persona. Poteva ancora fingere di avere una piccola speranza, insomma. Ma se glielo avesse detto a voce, davanti a lei…di sicuro sarebbe collassata. Si fece scivolare lungo il muro, riapoggiandosi al gradino e chiudendo le mani sopra la sua testa nascosta tra le ginocchia. Che situazione di merda.



    PARLATO - ASCOLTATO - PENSATO - NARRATO
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    giphy
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    |marlee "mar" beauvais|


    16|NYC|TWIN|Black Opal

    E
    ra terrificante per Marlee pensare di aver fatto del male alla sua famiglia. Indirettamente, certo, ma il pensiero che Regina, Adrien o - Merlino la maledicesse all’istante - James fossero stati in pensiero per lei le turbinava tra la mente, rendendola triste e facendola sentire in colpa. I suoi fratelli erano un punto cardine per lei e la sua vita, molto più dei genitori che naturalmente non erano esclusi dall’equazione. Aveva un rapporto speciale con ognuno di loro, i battibecchi con Regina che servivano solo a far capire all’altra che Merlino, loro c’erano sempre una per l’altra, e niente lo avrebbe cambiato; gli abbracci e i soprannomi con Adrien, e la consapevolezza che con lui poteva parlare di tutto senza sentirsi sbagliata o fuoripista; l’intera capacità di capire ancor prima che James formulasse il pensiero che cosa avrebbe fatto in una determinata situazione…niente di tutto quello le sarebbe mai stato portato via, eppure in quel frangente era lei stessa ad averlo messo in pericolo. Per una stupidaggine, una sua dimostrazione di ignavia così forte che decisamente se ne vergognava. La situazione con Thomas era importante, tuttavia, e lei non se la sentiva di liquidarla a cuor leggero.
    Riacquistando un po’ di energia - come se solo la presenza di sua sorella in camera fosse riuscita a ricaricarla, tipo batterie portatili - agguantò le scarpe e si ributtò sul letto per infilarle, mentre ascoltava la risposta della sorella e si divertiva a risponderle.
    -Nins, sei sempre stata la più a posto con il cervello di tutti noi! E Adri…evidentemente anche lui non sta passando proprio un bel periodo. Ci parlerò anch’io, promesso. - spalancò un po’ gli occhi alla sua successiva domanda, cercando una risposta che potesse soddisfare sia la sorella che se stessa - all’inizio era perchè sapendo com’è fatto Tommy ho pensato che baciargli un po’ di spazio lo avrebbe aiutato. Poi però…ho cominciato a pensare che non volesse più vedermi, e piuttosto che andare e chiedere mi sono adagiata sull’idea e ho semplicemente deciso di non parlargli. - si grattò una guancia, con aria abbastanza sconfitta - abbastanza stupido, eh?
    Si alzò, dichiarando di essere pronta, e rise di cuore alla frase della maggiore. Le prese una mano, stringendola leggermente.
    -Oh be’, allora il mondo sta davvero per finire!
    Si lasciò abbracciare, posizionando anche lei le braccia intorno alla figura della sorella e stringendo leggermente, facendo un po’ di pressione. Cercò di alzare gli occhi verso il soffitto, per impedire all’ennesima lacrima di scivolarle sulla guancia, per poi annuire e sussurrarle un “Anche io” piuttosto piagnucoloso tra i capelli.
    Si allontanò leggermente e si passò una mano tra i ricci, cercando di calmarsi un po’, ma la saliva quasi rischiò di strozzarla mentre deglutiva. Brooks?
    -In che senso Brooks? - spalancò gli occhi - oh, no Nins…assolutamente! Brooks è storia vecchia, vecchissima oserei dire, e a quanto ne so io è innamorato di Amalea! O di Nick, adesso non ho notizie recenti e non ti saprei dire con certezza. - sospirò un po’ - Anche Thomas lo sa, e io e Brooks siamo rimasti amici. Il problema è che io affronto e capisco i sentimenti tutto insieme, e Thomas invece deve prima capirli e poi affrontarli. E evidentemente non riusciamo a trovarci. - aggiunse, guardando tristemente fuori.
    -Dai su, sali in groppa. Ti porto giù!

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    |marlee "mar" beauvais|


    16|NYC|TWIN|Black Opal

    S
    olitamente, Marlee non era una che si piangeva addosso per ogni cosa. Quando da bambina era caduta dalla scopa giocatolo che uno dei suoi nonni le aveva regalato, si era messa a ridere e dopo aver pulito il vestitino dalla polvere era risalita in groppa, senza curarsi delle rimostranze della madre. Quando James le aveva tagliato i capelli della sua bambola preferita, invece di piangere gli aveva tirato un pugno sul naso. Insomma, Marlee era una combattente, una sempre pronta ad andare avanti, non una mezza calzetta che alla prima difficoltà si arenava e si piangeva addosso come un neonato. La situazione, però era evidentemente diversa per il suo cervello. A quanto sembrava, aveva bisogno di qualcosa in più per andare avanti, qualcosa che le desse la spinta e la carica. Doveva parlare con i suoi fratelli, renderli partecipi di quello che stava passando e farsi dare una mano. Adrien era la scelta più ovvia per questo.
    Dopo il superamento dello shock iniziale nel vedere la torre così arredata, e dell’immensa voglia di piangere che l’aveva percorsa vedendo quanto il fratello avesse pensato a lei, si piazzò direttamente dietro la sua schiena. Pochi secondi dopo, gli occhi scuri di Adrien erano tuffati nei suoi, e lui la stava salutando con una delle sue battutine velenose.
    -Oh, no! Allora mi cucio la bocca! - rise, lasciandosi baciare e stringendo un po’ più forte il petto di suo fratello, facendosi avvolgere da quel profumo familiare che la faceva sentire al sicuro. Rise ancora al suono del suo soprannome, meritato a detta di Adrien, e si spostò verso il tavolo con le mani alzate, come in segno di resa. Che Merlino la fulminasse se avesse mai lasciato che tutta la roba che aveva portato il fratello fosse fredda!
    -Morgana benedetta, Adri, hai pensato proprio a tutto!
    Si accomodò e si piazzò la cioccolata tra le mani, ridacchiando. Ne sorseggiò un po’, e fu stupida da quanto fosse buona. La cioccolata calda era difficile da rovinare, ma quella tra le sue mani era decisamente la migliore che avesse mai bevuto. Mentre ascoltava la risposta del maggiore sentì un sorriso spontaneo salirle alle labbra. Anche lui le era mancato, e decisamente i loro momenti erano un’ottima valvola di sfogo per entrambi.
    -Anche a me sei mancato, fratellone! - si rifugiò dietro la tazza con il viso, poi, tentando di sfuggire alla domanda. Ma alla fine sospirò, prese un sorso di cioccolata e rispose.
    -Sto…mh…diciamo che sto e basta. È terrificante il vuoto che sento da quando non parlo con Thomas…ho deciso di lasciargli del tempo, sai, per capire meglio i suoi sentimenti, o come sta…ma non pare che tutto questo stia andando in una gran bella direzione..- guardò il fratello, cercando un aiuto - non so che fare, Adri.
    Si sporse a prendere da mangiare, ficcandosi un boccone abbastanza grosso in bocca e masticando lentamente, prendendo tempo.
    -Ehi, però non posso mica essere la sola a parlare! Ti si vede in faccia che c’è qualcosa che ti preoccupa, e non dire che non è cosi! Che c’è? - lo guardò e stava per bere un sorso quando ribasso di scatto la tazza, come colta da un’ispirazione - e non provare a dire che sono io che ti preoccupo, perchè sappiamo entrambi che c’è di più!
    Soddisfatta, si mosse con il sedere, cercando la comodità, per poi bere e guardare Adrien, in attesa.

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    |marlee "mar" beauvais|


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    L
    a mattinata si stava rivelando molto più piacevole di quanto Marlee aveva previsto. Il mare aveva sempre avuto il potere di rilassarla, di farla un po’ riallineare con se stessa e con il mondo circostante. Starsene li a mollo, con il corpo leggero e letteralmente sollevato dai problemi, sembrava avere lo stesso effetto di una pozione rilassante, o di un paio di tiri di joint. Si sentiva già un po’ meglio, e si fece come appunto mentale il dirlo a Regina, ringraziarla del consiglio e farle sapere che era decisamente la sorella migliore del mondo. Non che ne avesse altre, certo. Decise quindi di sfidare la sorte, tanto ormai il grande passo lo aveva fatto, e di andare a parlare con il ragazzo che aveva fatto il bagno prima di lei. Dopo aver approcciato, si rese conto che il ragazzo aveva qualcosa di familiare. Sorrise anche lei, contagiata da tanta tranquillità, per poi sgranare leggermente gli occhi al nome del ragazzo. SI ritrovò a ridacchiare.
    -Be’, non c’è nulla di più bello che sentire dei complimenti rivolti al proprio strumento! - piegò leggermente la testa - Blake, eh? Mi sa che allora conosci Regina.
    Sorrise ancora in direzione del ragazzo, ringraziandolo con un piccolo cenno quando quello gli fece cenno di sedersi.
    -Si, in effetti. Suono la chitarra anch’io, di tanto in tanto. Vorrei migliorare, in effetti, ma non ho mai tempo di farlo - evitò di menzionare il fatto che ultimamente non aveva avuto modo neanche di vivere normalmente, visto che non era proprio una cosa che poteva interessare a Blake - anche se ultimamente sono stata io poco diligente, perché avrei potuto benissimo!
    Scosse la testa, facendo ballare un po’ i ricci che si stavano asciugando, e alzò le spalle in segno di resa.
    -Suoni da molto tempo? - notò poi il foglio di carta davanti a lui - scrivi anche? Che spettacolo! Io sono una schiappa a scrivere versi…non riesco mai a scrivere quello che provo!
    Ridacchiò, ripesando alle poche volte che aveva provato a scrivere qualcosa di suo, e alle risate che si era fatto James dopo aver letto quelle poche righe che era riuscita a partorire.

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    Edited by Marlee Beauvais - 7/9/2022, 22:02
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    L
    a mattinata si era decisamente ribaltata da quello che Marlee aveva in mente. Certo, non che i suoi piani fossero particolarmente intriganti o complicati, visto che comprendevano lo stare nel letto buona parte della giornata e forse alzarsi per mangiare qualcosa. Lo strattone decisivo alle coperte diede anche un piccolo strattone alla mentalit? di Marlee, che per? rimaneva molto dell?idea che il letto sarebbe stato per sempre il suo migliore amico. Ascolt? comunque le parole della sorella, grattandosi leggermente la testa.
    -Non ? facile rispondere, se sai che dall?altra parte c?? gente che vuole aiutarti e tu non vuoi?- si trov? a sorridere all?esasperazione evidente nella voce della sorella, e alz? un po le spalle - Nins, io sono con te, davvero, ma James ? fatto cos? e Adrien di certo non ha bisogno di una babysitter. Magari sarebbe meglio parlarci tranquillamente piuttosto che sgridarlo come prima cosa non appena lo vedi, no? - In croci? le braccia al petto, poi, con un piccolo broncio sulle labbra carnose - ehi! Io non sono un gatto ciccione che -
    Non fece in tempo a finire la frase. Neanche volendo avrebbe potuto, perch? la sorella le aveva appena detto la frase peggiore e migliore che potesse dirle. Era consapevole che i suoi fratelli conoscessero la situazione con Thomas, ma non avrebbe mai pensato che qualcuno andasse a parlare con lui. Boccheggi?, alzandosi dal letto, per poi sentire gli occhi lucidi. Non poteva essere una bugia, doveva averci parlato sul serio, anche perch? l?aveva appena chiamata con quel soprannome che non sentiva da secoli, il SUO soprannome, quello con cui l?aveva chiamata poco prima di baciarla, quello?Si rese conto che stava marciando per il dormitorio come una matta, e si risolse a fermarsi davanti la sorella, con le mani sul viso.
    -? difficile parlare con una persona che non esce dal dormitorio, eh? - lev? i palmi dagli occhi - non esco dal dormitorio perch? sono depressa per come cazzo si ? comportato! Io?non so neanche se sono arrabbiata con lui, Nins, per Merlino!
    Si accasci? di nuovo sul letto, sospirando e guardando la sorella che sistemava la camera.
    -Non si studia, semplice. - osserv? la scopa della sorella, per poi alzarsi e fiondarsi in bagno, senza dare modo alla maggiore di commentare. Cinque minuti dopo era di nuovo in camera, lavata e vestita con una tuta semplice.
    -Ho?bisogno d?aria. Usciamo?

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    Edited by Marlee Beauvais - 23/8/2022, 11:10
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    L
    a piccola di casa Beauvais stava cercando di rispettare una promessa fatta alla sorella. Ci si stava seriamente impegnando, davvero, cercando di uscire piano piano da quel bozzolo di isolamento che si era creata da sola. Perciò, quel bel giorno di Maggio, si era alzata e aveva fatto colazione, per poi cercare disperatamente qualcosa da fare che non fosse una passeggiata nei giardini o nel castello. James era tornato a Londra, e così la coppia di gemelli più grande - a quanto pare avevano degli affari da sbrigare. Lei si era ritrovata così a non sapere cosa fare, essendo un po’ troppo presto per la sua psiche riavvicinarsi a quelli che erano stati i suoi amici. Sospirò, lasciandosi cadere sul letto e sforzando disperatamente il cervello per capire cosa fare.
    Minuti dopo, l’ispirazione.
    -Ma certo, il mare!
    Sapeva che c’era una spiaggia, li vicino, e che era permesso agli studenti andare senza problemi. Sorrise leggermente e annuì a se stessa, aprendo il baule. Una mezz’ora dopo era sulla spiaggia, con il suo bikini giallo preferito, un libro in mano e l’asciugamano sull’altro braccio. Aveva chiesto al bagnino un posto vicino al mare ma non in mezzo alla calca dei lettini, preferendo sempre stare un po’ in disparte. Si era sdraiata, perciò, ed era rimasta a guardare il mare per un paio di minuti, prima che il rumore ritmico delle onde la rilassasse a tal punto da farla addormentare. Si risvegliò poco dopo, tuttavia, al suono di una voce sconosciuta che apprezzava il panorama. Socchiuse un occhio, osservando il ragazzo evidentemente appena arrivato. Sorrise tra se quando lo vide correre in mezzo alle onde e tuffarsi, per poi riemergere con un urletto. Ridacchiò tra se, immaginando la freddezza dell’acqua. In effetti, un bagno non era mica una cattiva idea…Presa la decisione, era il momento della messa in atto. Difficile. Prese un bel respiro, e dopo aver lasciato il libro sul lettino prese la rincorsa e si tuffò, cercando di non pensare al fatto che il ragazzo sconosciuto la stesse guardando, o che perlomeno l’avesse notata. Tornata a galla si mise a fare il morto rilassandosi per qualche minuto. Era bellissimo starsene così senza preoccupazioni di sorta. La pelle d’oca che andava a formarsi sulle braccia, però la fece desistere dal rimanere ancora a mollo. Fece un ultima immersione, tornò a riva e si avvolse nell’asciugamano, notando come il ragazzo stesse probabilmente componendo qualcosa, vista la chitarra. Doveva anche essere un amante della musica, visto il modello della stessa.
    La chiacchierata con Regina le rivenne alla mente, facendola sospirare. Magari se non riusciva a parlare con i suoi amici, farsene di nuovi avrebbe aiutato, no?
    A piccoli passi si avvicinò al lettino del ragazzo, sedendosi su quello accanto al suo.
    -Ciao! Scusami se ti disturbo, volevo dirti che hai davvero una bellissima chitarra! - Sorrise leggermente - mi…mi chiamo Marlee, piacere!

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    |marlee "mar" beauvais|


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    M
    arlee rifiutava di definirsi depressa. Stava passando un periodo un po’ bruttino, certo, e ne con la scuola ne con le sue relazioni interpersonali stava andando molto avanti, ma che colpa ne aveva lei se anche alzarsi dal letto le sembrava impossibile? Come poteva camminare per i corridoi come se stesse benissimo, come se negli ultimi mesi non avesse messo da parte chiunque di minimamente importante nella sua vita? Non sentiva più Brooks, non sentiva più Regina, Adrien…non sentiva più James, per Merlino!
    Sospirò, girandosi nel letto al suono del cellulare e allungando stancamente una mano per recuperarlo. Lesse il nome della sorella maggiore e sospirò, bloccando il telefono senza neanche leggere la piccola missiva. Non aveva le forze di combattere con Regina per messaggio. Tuttavia, Merlino e Morgana probabilmente si erano messi contro di lei, perchè pochi secondi dopo la finestra della sua camera si spalancò, permettendo alla figura incavolatissima della sorella di entrare in stanza. La ragazza strabuzzò gli occhi, leggermente sconvolta. Certo, era Regina e perciò capace di qualsiasi cosa, ma entrare in quel modo in dormitorio…Si trovò a guardarla con la bocca leggermente aperta - con un espressione a dir poco ebete - mentre la maggiore la guardava con un autorevolezza che se fosse stata in uno stato mentale migliore l’avrebbe fatta scattare sull’attenti. Tuttavia, stava come stava, e perciò non riuscì altro che a mugugnare un semplicissimo “mphf”.
    La osservò aprire le altre finestre del dormitorio e poi avvicinarsi al letto, togliendole le coperte da dosso. Con un piccolo piagnucolio Marlee si allungò, cercando di riprendersele, neanche a dirlo, invano. Sollevò lo sguardo su quello preoccupato della sorella, e si sentì malissimo. Cosa Merlino stava facendo ai suoi famigliari, ai suoi amici? Aprì la bocca e poi la richiuse, sembrando un pesciolino fuor d’acqua per un paio di secondi. Poi, preso coraggio, la guardò.
    -Nins, io… - si allungò leggermente, prendendo la mano della sorella tra le sue e stringendola un pochino - mi dispiace tanto, davvero. È stato un periodo terrificante e non sapevo come uscirne e non sapevo come chiedere aiuto perchè sai come sono fatta che prima di chiedere devo sbatterci la testa e quindi non riuscivo a fare nulla e…
    Chiuse le labbra, rendendosi conto di star blaterando. Thomas sarebbe stato fiero di lei, decisamente. Solo il pensiero del ragazzo la fece piegare leggermente su se stessa.
    -Nins…mi evita da settimane. Devo aver fatto qualcosa. Come posso non aver fatto nulla?
    Alzò poi lo sguardo verso la finestra da cui la sorella era entrata, alzando leggermente un sopracciglio.
    -Sei…venuta con una scopa?


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