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.Un'altra serata era terminata e la stanchezza si faceva sentire, Joanne aveva il giorno libero quella sera e non sapeva esattamente come spendesse quelle serate fuori, ma nemmeno gli interessava, perché era dannatamente adulta e sapeva quello in cui incappava se faceva la scema lì fuori.
Bugia.
Gli interessava. Vedeva in quella ragazzina una sorella minore da proteggere e lui non riusciva a starle dietro come voleva, tuttavia aveva capito che Joanne doveva crescere da sola e quindi stargli dietro in apprensione non avrebbe aiutato certamente a farla sbocciare (?).
Seth si era messo dietro il bancone, al caldo, sonnecchiando tranquillo come se avesse lavorato più lui che il druido, quella sera.
Stava finendo di ripulire i pestelli con cui aveva creato altre delle sue polveri speciali. Si chiedeva che tempo facesse la fuori, ma quando lo sguardo nocciola si posò sui vetri della finestra del suo negozio, la voglia di uscire da lì si fece meno pressante, vista la pioggia che continuava ad imperlare il vetro dell'apertura verso l'esterno.
«Seth, ce stamo qui n'altro po'.»
Comunicò quella piccola informazione al cagnolone che sembrò non volerne proprio sapere diversamente, non che avesse intenzione di uscire. Alla fin dei conti, meglio per Jason, avrebbe potuto sistemare le sue piante da interno, sistemare le pozioni in ordine di gradazione, spolverare i suoi narghilé e maledire Jonathan per averne rotti un paio, l'ultima volta.
Si ritrovò per le mani un vecchio taccuino di appunti, dove vi erano un sacco di pozioni che avrebbe dovuto riproporre alla sua clientela.
Era decisamente una di quelle giornate in cui perdersi nei ricordi. Mise a bollire un po' di acqua per poter poi infilarci dentro un po' di foglie svariate: melissa, lavanda e menta. Amava quel sapore fresco della menta quando veniva infusa nel calore dell'acqua.
Lasciò andare la fiammella bassa, così che potesse cuocersi lentamente, nel frattempo iniziò a togliere qualche foglia malandata al bonsai di acero rosso giapponese, che dava un tocco natalizio sul tavolino della sala principale.Jason K. Byrne"Macché davero?!"Druido, Speziale"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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Brianna C. Scott.
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Edited by Brianna C. Scott - 28/11/2022, 16:14. -
.Jason avrebbe dovuto capire che quando si dice oggi voglio stare tranquillo qualcuno dall'alto decide di mescolare le cose e mostrare l'immenso potere del fato, facendo sì che i fili delle sue marionette - quali erano tutti loro - si intrecciassero fino a creare un nodo stretto difficile da sciogliere.
La pioggia batteva sul vetro creando una melodia quasi rilassante e Jason non avrebbe mai pensato che quella pioggia potesse portare qualcuno a bussare alla sua porta, qualcuno che Jason pensava non potesse mai tornare. O meglio, non aveva proprio idea di che cavolo di fine avesse fatto.
Quando sentì il campanello della porta aprirsi, Jason sollevò il busto, dapprima piegato per aggiustare delle pergamene in un cassetto della sua libreria, che riportava non solo manuali, ma anche boccette di chissà quale intruglio da annusare.
Nel mentre si girava, il druido riconobbe la voce femminile, quindi invece di cacciare in malomodo quel visitatore, si protese per voltarsi e gentilmente declinare l'invito a lavorare oltre l'orario prestabilito.
«Mi spiace, dovrete tornare---»
Non fece in tempo a terminare la frase che lo stupore della donna bloccò qualsiasi altra parola. Fiammanti capelli, diamanti negli occhi ed un viso dai lineamenti decisamente memorabili. Jason era piuttosto certo di non riconoscere quel volto, lo avrebbe ricordato tra mille al villaggio, per la sua particolare forma e per i suoi colori così accesi.
«Sì? Sono io.»
Lo sguardo del druido si aggrottò appena, mentre sentì le zampe di Seth muoversi sul legno del pavimento, come se si stesse stiracchiando. Oh, no. Non aveva intenzione di sentire urla femminili alla vista del cagnolone, quindi quasi istintivamente serrò la strada all'husky, che - prontamente - virò ad aggirare la sua figura e lesto si avvicinò alla ragazza.
«Seth. Vieni qua.»
Lo ignorò. La sua meta era la donna, che non si fosse allontanata, avrebbe ricevuto il musone del cane sulla coscia. L'annusò poco, come se riconoscesse il suo odore. Questo fece stranire il druido che sciolse le braccia che aveva poco prima incrociato al petto, pronto ad agire qualora il compagno fosse diventato troppo molesto.
A differenza di quello che si aspettava, Seth si sedette scodinzolante davanti a lei, quindi sollevò una zampa a poggiarsi sulla gamba di lei, come se avesse riconosciuto quella figura, tanto da presentarsi a lei nello stesso medesimo modo in cui si era presentato a Claire.
Quel nome non gli ricordava nulla, Brianna...
«Brianna? Mi spiace signorina, credo che la memoria inizi a far scherzi. Non ricordo di averla conosciuta, mi sa dire in quale occasione?»
C'era gentilezza nel tono, mescolata ad una certa curiosità e incertezza; sperava di non aver ferito i suoi sentimenti confidandole sinceramente di non aver memoria del loro incontro, ma quando l'altra cacciò quella pergamena le nocciole di Jason scivolarono su quella scrittura, avvicinandosi di qualche passo al tavolo dov'era posata la conclamazione di chi avesse davanti. La riconobbe, era la sua calligrafia, ma quella pergamena non era stata certamente consegnata a quel volto.
Si irrigidì per qualche istante, tornando a guardare la donna, questa volta con un'espressione più seria. Non era possibile, non era lei. Ricordava quel volto, ricordava quel sorriso, ricordava quell'insegnante che l'aveva stregato in quella foresta e verso cui si ea spinto a fare un passo fin troppo audace per lui. Scosse il capo.
«Agrifoglio, amarillis ed eliconia...»
Mormorò, fissando le sue scure iridi sullo sguardo più chiaro dell'altra. Qualcosa nella sua mente stava scavando a fondo, quell'incontro, quell'appuntamento con Claire, al Canto della Sirena. Sembrava che la pioggia esterna stesse lavando via quel fango che non permetteva all'altro, fino a quel momento, di ricordare.
Brianna, una mia amica...
Sì, ricordava debolmente quella frase, ma chi aveva davanti? L'amica di cui Claire gli aveva accennato o qualcuno che fingeva di esserlo? Eppure quella pergamena era qualcosa di troppo intimo per essere finita nelle mani di qualcun altro.
«Perché ha questa pergamena? Ha fatto qualcosa alla signorina Murray?»Jason K. Byrne"Macché davero?!"Druido, Speziale"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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Brianna C. Scott.
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.Era tutto così strano che Jason aveva l'impressione che i fumi delle erbe che stava facendo bollire, stessero creando brutti scherzi alla sua mente. Non era possibile che davanti a lui avesse proprio la Brianna di cui Claire gli aveva parlato, erano troppi fattori strani e poi, quel suo ricordargli di essersi già incontrati non lo convinceva poi molto. Era come se lui avesse un vuoto che non riuscisse a colmare, ma che stesse giocando con i suoi ricordi, facendoli accavallare.
Era certo, sicuro più di ogni altra cosa al mondo, che Brianna non fosse stata una delle sue conoscenze. Lei no. Claire sì. Cosa stava succedendo e perché l'entrata della rossa lo stava mandando così in confusione?
Aggrottò la fronte, guardando Seth comportarsi come se riconoscesse la donna, alzò quella zampa proprio come quando si era presentato a Claire.
Jason tirò un respiro profondo, gonfiando il petto, sotto quelle braccia incrociate che lo mettevano in una posizione di difesa di se stesso. Osservava il suo famiglio accostarsi alla donna, come se quell'odore fosse più familiare di quanto a lui fosse sconosciuto il volto di lei.
Fu più rapido a pensare che a parlare e quella domanda gli venne fuori come brezza invernale, a strisciare verso la faccia dell'altra, quasi come se volesse sapere qualcosa di più di quell'offuscato ricordo che gli riportava alla mente solo il suo nome, legato a quello delal docente.
Non mollò la sua figura con lo sguardo, fin quando lei non iniziò a parlare, fissando per brevi istanti con la coda dell'occhio la pergamena del suo ordine.
Non tornerà più...
Quelle parole lo colpirono allo stomaco, ma aveva imparato a non dimostrare le sue reazioni esternamente, quindi si tenne quella morsa alla pancia, come se potesse reggerla fino a quando non si sarebbe allentata.
Le successive parole della rossa, tuttavia, non fecero altro che aumentare quella sensazione che l'altro cercava di ignorare. Era stata bene? Davvero? E allora perchè era andata via?
Indurì la mascella, prendendo rapidamente dal tavolo quella pergamena, quasi volesse strapparla, bruciarla, lanciarla via o qualsiasi cosa per sfogare quel nervoso che aveva creato quella frase. Si girò di spalle, a prendere quello che l'altra necessitava, con gesti quasi frenetici, scatti di nervoso che aumentarono ad ogni singola parola dell'altra.
«Mi fa piacere sentirlo. Ma il modo in cui lei è andata via, dimostrava il contrario. Avrebbe potuto mandare un semplice gufo per dirmi di non cercarla più, lo avrei fatto. Ed invece mi ha lasciato dopo quella breve serata senza alcuna notizia.»
Si voltò, solo al termine di quelle frasi che vennerò dette guardando gli scaffali davanti a lui.
Prese le bustine con dentro ciò che l'altra aveva ordinato, quindi le mise sullo stesso tavolo dove Brianna aveva lasciato poc'anzi la sua pergamena e la spinse verso l'altra, prima di fare un passo indietro, quasi a prendere le distanze.
«Ti ha parlato di me?»
Domandò con un tono davvero molto basso, quasi avesse ricacciato la sua voce dentro il proprio petto.Jason K. Byrne"Macché davero?!"Druido, Speziale"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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