Che lo stupore mi travolga

Brianna

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    Un'altra serata era terminata e la stanchezza si faceva sentire, Joanne aveva il giorno libero quella sera e non sapeva esattamente come spendesse quelle serate fuori, ma nemmeno gli interessava, perché era dannatamente adulta e sapeva quello in cui incappava se faceva la scema lì fuori.
    Bugia.
    Gli interessava. Vedeva in quella ragazzina una sorella minore da proteggere e lui non riusciva a starle dietro come voleva, tuttavia aveva capito che Joanne doveva crescere da sola e quindi stargli dietro in apprensione non avrebbe aiutato certamente a farla sbocciare (?).
    Seth si era messo dietro il bancone, al caldo, sonnecchiando tranquillo come se avesse lavorato più lui che il druido, quella sera.
    Stava finendo di ripulire i pestelli con cui aveva creato altre delle sue polveri speciali. Si chiedeva che tempo facesse la fuori, ma quando lo sguardo nocciola si posò sui vetri della finestra del suo negozio, la voglia di uscire da lì si fece meno pressante, vista la pioggia che continuava ad imperlare il vetro dell'apertura verso l'esterno.

    «Seth, ce stamo qui n'altro po'.»

    Comunicò quella piccola informazione al cagnolone che sembrò non volerne proprio sapere diversamente, non che avesse intenzione di uscire. Alla fin dei conti, meglio per Jason, avrebbe potuto sistemare le sue piante da interno, sistemare le pozioni in ordine di gradazione, spolverare i suoi narghilé e maledire Jonathan per averne rotti un paio, l'ultima volta.
    Si ritrovò per le mani un vecchio taccuino di appunti, dove vi erano un sacco di pozioni che avrebbe dovuto riproporre alla sua clientela.
    Era decisamente una di quelle giornate in cui perdersi nei ricordi. Mise a bollire un po' di acqua per poter poi infilarci dentro un po' di foglie svariate: melissa, lavanda e menta. Amava quel sapore fresco della menta quando veniva infusa nel calore dell'acqua.
    Lasciò andare la fiammella bassa, così che potesse cuocersi lentamente, nel frattempo iniziò a togliere qualche foglia malandata al bonsai di acero rosso giapponese, che dava un tocco natalizio sul tavolino della sala principale.
    Jason K. Byrne

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    Aveva sentito opinioni piuttosto contrastanti su quello speziale, voci che riecheggiavano tra i commenti racchiusi nelle mura dei locali più frequentati di Denrise e tra le vie che a una cert'ora si svuotavano. La pioggia batteva ritmicamente contro tetti, vetri e balaustre, infrangeva il silenzio circostante e impregnava d'acqua e freddo il mantello che celava una giovane donna dai capelli rossi come il fuoco. Impossibile nascondere quel dettaglio, poiché visibili erano le ciocche impossibili da imbrigliare di quella chioma fluente. Passo veloce, dita che trattenevano un frammento di pergamena, respiro che si condensava a contatto con l'aria fredda della sera.
    Spinse la porta, dopo aver saggiato con lo sguardo dal colore del ghiaccio l'insegna, mise piede in quel trionfo di calore e inspirò il profumo di erbe bollite.
    Si sfilò il cappuccio rivelando il volto di una ragazza che persino lei avrebbe faticato a riconoscere, dei lineamenti che per più di cinque anni aveva dovuto pretendere di dimenticare. Un sorriso gentile creava due piccole fossette sulle gote sporcate da poche lentiggini distribuite in modo quasi strategico, le lunghe ciglia a incorniciare uno sguardo a tratti ancora infantile.
    «Buonasera. Avrei bisogno di...»
    Quando quel medesimo sguardo intaccò la figura dell'uomo, qualcosa si riaccese nella memoria di Claire, la donna che aveva finto di essere per tanto di quel tempo da aver faticato a tornare quella che era.
    «Oh.»
    Il druido conosciuto tempo addietro si stagliava davanti a lei imponente e a tratti inquietante come allora, probabilmente ignaro di chi fosse appena entrato nel suo regno.
    «Jason.»
    Dopo un attimo di smarrimento, il sorriso si distese nuovamente su un volto che l'altro non avrebbe riconosciuto. Dopo quel primo e unico appuntamento, probabilmente si era chiesto dove Claire fosse finita... o forse no. In quel momento la scozzese si rese conto di quanti danni avesse provocato in quelle vesti, in particolar modo svanendo nel nulla da un momento all'altro.
    Gli si avvicinò cauta, lanciando un'occhiata curiosa a quel che l'altro stava facendo, prima di riprendere a parlare con i piedi di piombo.
    «Brianna. Ci siamo conosciuti qualche tempo fa.»
    Non c'era bisogno di raccontare proprio tutto, si disse. Gli avrebbe fatto un torto ancor più grande nel riportare alla luce un episodio di così banale significato, si disse ancora.
    Mostrò il frammento di pergamena che stringeva tra le dita, poggiandolo sul tavolo mentre inclinava il capo di lato e ne elencava il contenuto con aria incerta.
    «Menta piperita e belladonna.»
    RevelioGDR


    Edited by Brianna C. Scott - 28/11/2022, 16:14
     
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    Jason avrebbe dovuto capire che quando si dice oggi voglio stare tranquillo qualcuno dall'alto decide di mescolare le cose e mostrare l'immenso potere del fato, facendo sì che i fili delle sue marionette - quali erano tutti loro - si intrecciassero fino a creare un nodo stretto difficile da sciogliere.
    La pioggia batteva sul vetro creando una melodia quasi rilassante e Jason non avrebbe mai pensato che quella pioggia potesse portare qualcuno a bussare alla sua porta, qualcuno che Jason pensava non potesse mai tornare. O meglio, non aveva proprio idea di che cavolo di fine avesse fatto.
    Quando sentì il campanello della porta aprirsi, Jason sollevò il busto, dapprima piegato per aggiustare delle pergamene in un cassetto della sua libreria, che riportava non solo manuali, ma anche boccette di chissà quale intruglio da annusare.
    Nel mentre si girava, il druido riconobbe la voce femminile, quindi invece di cacciare in malomodo quel visitatore, si protese per voltarsi e gentilmente declinare l'invito a lavorare oltre l'orario prestabilito.

    «Mi spiace, dovrete tornare---»

    Non fece in tempo a terminare la frase che lo stupore della donna bloccò qualsiasi altra parola. Fiammanti capelli, diamanti negli occhi ed un viso dai lineamenti decisamente memorabili. Jason era piuttosto certo di non riconoscere quel volto, lo avrebbe ricordato tra mille al villaggio, per la sua particolare forma e per i suoi colori così accesi.

    «Sì? Sono io.»

    Lo sguardo del druido si aggrottò appena, mentre sentì le zampe di Seth muoversi sul legno del pavimento, come se si stesse stiracchiando. Oh, no. Non aveva intenzione di sentire urla femminili alla vista del cagnolone, quindi quasi istintivamente serrò la strada all'husky, che - prontamente - virò ad aggirare la sua figura e lesto si avvicinò alla ragazza.

    «Seth. Vieni qua.»

    Lo ignorò. La sua meta era la donna, che non si fosse allontanata, avrebbe ricevuto il musone del cane sulla coscia. L'annusò poco, come se riconoscesse il suo odore. Questo fece stranire il druido che sciolse le braccia che aveva poco prima incrociato al petto, pronto ad agire qualora il compagno fosse diventato troppo molesto.
    A differenza di quello che si aspettava, Seth si sedette scodinzolante davanti a lei, quindi sollevò una zampa a poggiarsi sulla gamba di lei, come se avesse riconosciuto quella figura, tanto da presentarsi a lei nello stesso medesimo modo in cui si era presentato a Claire.
    Quel nome non gli ricordava nulla, Brianna...

    «Brianna? Mi spiace signorina, credo che la memoria inizi a far scherzi. Non ricordo di averla conosciuta, mi sa dire in quale occasione?»

    C'era gentilezza nel tono, mescolata ad una certa curiosità e incertezza; sperava di non aver ferito i suoi sentimenti confidandole sinceramente di non aver memoria del loro incontro, ma quando l'altra cacciò quella pergamena le nocciole di Jason scivolarono su quella scrittura, avvicinandosi di qualche passo al tavolo dov'era posata la conclamazione di chi avesse davanti. La riconobbe, era la sua calligrafia, ma quella pergamena non era stata certamente consegnata a quel volto.
    Si irrigidì per qualche istante, tornando a guardare la donna, questa volta con un'espressione più seria. Non era possibile, non era lei. Ricordava quel volto, ricordava quel sorriso, ricordava quell'insegnante che l'aveva stregato in quella foresta e verso cui si ea spinto a fare un passo fin troppo audace per lui. Scosse il capo.

    «Agrifoglio, amarillis ed eliconia...»

    Mormorò, fissando le sue scure iridi sullo sguardo più chiaro dell'altra. Qualcosa nella sua mente stava scavando a fondo, quell'incontro, quell'appuntamento con Claire, al Canto della Sirena. Sembrava che la pioggia esterna stesse lavando via quel fango che non permetteva all'altro, fino a quel momento, di ricordare.
    Brianna, una mia amica...
    Sì, ricordava debolmente quella frase, ma chi aveva davanti? L'amica di cui Claire gli aveva accennato o qualcuno che fingeva di esserlo? Eppure quella pergamena era qualcosa di troppo intimo per essere finita nelle mani di qualcun altro.

    «Perché ha questa pergamena? Ha fatto qualcosa alla signorina Murray?»
    Jason K. Byrne

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    C'erano volte in cui era inevitabile fermarsi a riflettere su quanto accaduto negli ultimi anni. Dopo aver inscenato la propria morte, Brianna Scott era stata costretta a svanire nel nulla, lasciando credere a chiunque, soprattutto alle persone che amava, di non poter mai più tornare.
    Cinque anni.
    Cinque aveva vissuto nei panni di Claire Johanne Murray, un'erbologa americana sufficientemente preparata nella propria materia da poter mettere piede nella prestigiosa accademia di Hidenstone. Per cinque lunghi anni aveva finito per mescolare le essenze di Claire e di Brianna arrivando al punto da non riuscire più a distinguere alcune sfumature dell'una da quelle dell'altra, perdendo quelli che avrebbero dovuto essere gli anni migliori della propria vita, fingendo di essere qualcun altro.
    Quei cinque anni l'avevano cambiata considerevolmente - come forse era giusto che fosse - portandola tuttavia a desiderare di riacquistare quell'innocenza ormai quasi del tutto perduta e che l'aveva caratterizzata fino a prima dell'esplosione, con tutte le conseguenze che si era portata dietro.
    Fu triste notare quella confusione dello sguardo del druido, che naturalmente non poteva ricordarsi di lei. Mai troppo rude da ammettere che la sconosciuta si stesse sbagliando, ma neppure troppo convenzionale da fingere di ricordare il suo volto.
    «E' stato molto tempo fa.» E anche questo era vero. Difficile raccontare tutto del suo recente passato, difficile sarebbe stato mentire ancora una volta su tutto quel che l'aveva riguardata.
    Non aveva perso d'occhio il druido neppure quando Seth si era avvicinato per studiarla. Due approcci senz'altro diversi, i loro, ma che Brianna riconosceva senza alcuna fatica: si fece annusare da uno e guardare dall'altro, accolse con un sorriso la zampa del cane e con un sopracciglio inarcato la domanda dell'uomo. I collegamenti che Jason fece nella propria mente trovarono ben presto la strada per manifestarsi alla rossa, che si riscoprì a dover pensare in fretta.
    «Perché dovrei averle fatto qualcosa?»
    Non ricordava ogni dettaglio della serata trascorsa con lui, ma di certo non si poteva dire il contrario.
    Sospirò, mentre lasciava cadere la pergamena sul tavolo senza tuttavia capire cosa questa c'entrasse con Claire. D'altro canto gli sentì ripetere i nomi dei fiori che le aveva fatto recapitare quella sera e percepì distintamente una lieve morsa all'altezza del cuore.
    Un tempo, quando era Claire, si vedeva bene con uno come Jason. Se Brianna Scott era stata affascinata in passato da chi aveva l'aspetto del Principe Azzurro, la Murray si lasciava tentare da chi più rude nell'aspetto e nelle movenze appariva, seppur in entrambi i casi aveva avuto la sensazione di non poter fare a meno di un cuore buono.
    Era come aver vissuto due vite parallele, con interessi differenti e amori ben distinti.
    Si ritrovò a scuotere il capo e a pensare che, ancora una volta, Jason avrebbe dovuto fidarsi di Seth, il quale non sembrava considerarla una minaccia.
    «Siamo amiche.» Impreciso. Falso.
    Si era convinta a non riportare a galla Claire e il suo segreto. Si era decisa a lasciare che l'erbologa deceduta anni addietro potesse godere di quel meritato riposo che lei stessa le aveva ingiustamente sottratto.
    «Claire è andata via da un pezzo ormai. E non tornerà più.» Si rese conto immediatamente del peso che quelle parole potevano avere su chi, come l'uomo che aveva di fronte, aveva ancora del fuoco negli occhi ad ardere per lei. «Sta bene, Jason. E le dispiace aver interrotto la vostra conoscenza.»
    Avrebbe voluto dirglielo prima di andarsene. Avrebbe voluto avere il tempo. E se da un lato non poteva salvare molte cose di quel passato, da un altro poteva quanto meno mettere una pezza.
    «Per quanto breve, quella serata con te è stata una delle poche cose reali della sua vita qui.»
    Le labbra si distesero ancora una volta in un lieve sorriso, mentre lasciava da parte il reale e banale motivo che l'aveva spinta lì.
    A volte, si diceva, il Destino sapeva come mettere lo zampino nelle circostanze più disparate. Ricordava ciò che quell'uomo le aveva fatto provare, la sensazione di essere corteggiata come mai nessun altro aveva fatto prima di allora. Sentiva ancora quell'emozione scaldarle il cuore, ma sapeva anche che si trattava solo dell'ombra di un ricordo che non avrebbe dovuto appartenerle.
    «Voleva che lo sapessi.»
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    Era tutto così strano che Jason aveva l'impressione che i fumi delle erbe che stava facendo bollire, stessero creando brutti scherzi alla sua mente. Non era possibile che davanti a lui avesse proprio la Brianna di cui Claire gli aveva parlato, erano troppi fattori strani e poi, quel suo ricordargli di essersi già incontrati non lo convinceva poi molto. Era come se lui avesse un vuoto che non riuscisse a colmare, ma che stesse giocando con i suoi ricordi, facendoli accavallare.
    Era certo, sicuro più di ogni altra cosa al mondo, che Brianna non fosse stata una delle sue conoscenze. Lei no. Claire sì. Cosa stava succedendo e perché l'entrata della rossa lo stava mandando così in confusione?
    Aggrottò la fronte, guardando Seth comportarsi come se riconoscesse la donna, alzò quella zampa proprio come quando si era presentato a Claire.
    Jason tirò un respiro profondo, gonfiando il petto, sotto quelle braccia incrociate che lo mettevano in una posizione di difesa di se stesso. Osservava il suo famiglio accostarsi alla donna, come se quell'odore fosse più familiare di quanto a lui fosse sconosciuto il volto di lei.
    Fu più rapido a pensare che a parlare e quella domanda gli venne fuori come brezza invernale, a strisciare verso la faccia dell'altra, quasi come se volesse sapere qualcosa di più di quell'offuscato ricordo che gli riportava alla mente solo il suo nome, legato a quello delal docente.
    Non mollò la sua figura con lo sguardo, fin quando lei non iniziò a parlare, fissando per brevi istanti con la coda dell'occhio la pergamena del suo ordine.
    Non tornerà più...
    Quelle parole lo colpirono allo stomaco, ma aveva imparato a non dimostrare le sue reazioni esternamente, quindi si tenne quella morsa alla pancia, come se potesse reggerla fino a quando non si sarebbe allentata.
    Le successive parole della rossa, tuttavia, non fecero altro che aumentare quella sensazione che l'altro cercava di ignorare. Era stata bene? Davvero? E allora perchè era andata via?
    Indurì la mascella, prendendo rapidamente dal tavolo quella pergamena, quasi volesse strapparla, bruciarla, lanciarla via o qualsiasi cosa per sfogare quel nervoso che aveva creato quella frase. Si girò di spalle, a prendere quello che l'altra necessitava, con gesti quasi frenetici, scatti di nervoso che aumentarono ad ogni singola parola dell'altra.

    «Mi fa piacere sentirlo. Ma il modo in cui lei è andata via, dimostrava il contrario. Avrebbe potuto mandare un semplice gufo per dirmi di non cercarla più, lo avrei fatto. Ed invece mi ha lasciato dopo quella breve serata senza alcuna notizia.»

    Si voltò, solo al termine di quelle frasi che vennerò dette guardando gli scaffali davanti a lui.
    Prese le bustine con dentro ciò che l'altra aveva ordinato, quindi le mise sullo stesso tavolo dove Brianna aveva lasciato poc'anzi la sua pergamena e la spinse verso l'altra, prima di fare un passo indietro, quasi a prendere le distanze.

    «Ti ha parlato di me?»

    Domandò con un tono davvero molto basso, quasi avesse ricacciato la sua voce dentro il proprio petto.
    Jason K. Byrne

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    Brianna C. Scott
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    La situazione si stava complicando più del necessario.
    Brianna non era mai stata brava a mentire, glielo dicevano sempre tutti. Aveva trascorso una vita intera a cercare di imparare a farlo, vuoi per combinare una marachella ai genitori, vuoi per preparare una sorpresa agli amici. La verità era che la Scott aveva imparato a mentire da quando aveva iniziato a indossare i panni di Claire Murray, impossibilitata a fare altrimenti se voleva tenere al sicuro se stessa e le persone che amava.
    Ma trovarsi di fronte a Jason e raccontargli una bugia dietro l'altra, memore dell'interesse e della curiosità che Claire aveva provato per lui - che lei aveva provato per lui, la dilaniava.
    Erano trascorsi anni, non poteva dirsi innamorata dell'uomo che aveva di fronte e, anzi, riusciva a fatica a ricordare cosa avesse provato a stare in sua presenza. Ma se con il volto di Claire non avrebbe potuto desiderare altro che una vita normale con un uomo che l'aveva notata fra tante, in quel momento non poté fare a meno di riconoscere quella parentesi di vita come un qualcosa a cui non sentiva più di appartenere.
    «Non è andata via per te.»
    E a quel punto iniziò a raccontare gocce di verità in quel mare di bugie.
    «E le dispiace essere andata via così. Non ha avuto scelta.»
    Vide che non le credette, sentì dalla sua voce la delusione, la rabbia e lo vide andare a cercare ciò che le serviva non potendo fare a meno di sentirsi morire dentro.
    Quando tornò lasciandole quanto richiesto, Brianna distolse lo sguardo da lui per cercare il portamonete. Non sapeva cosa dire né cosa fare, avrebbe tanto voluto dirgli la verità ma a che scopo? Non era realmente Claire, lei, non voleva fargli credere di averlo preso in giro.
    A quel punto sentì ciò che lui le chiese e fu costretta a cercarlo nuovamente con quelle iridi di ghiaccio, così diverse da quelle che lui aveva imparato ad apprezzare. Non le distolse solo per quel motivo, certa di non poter essere riconosciuta.
    «Sì.»
    Rispose con convinzione.
    «Te l'ho detto... l'unica cosa vera di quella fase della sua vita.»
    Si costrinse a tacere. "Non ha senso", continuava a ripetersi, certa che farlo tornare indietro non avrebbe giovato a nessuno dei due.
    «Dovresti andare avanti.»
    Se lo meritava più di chiunque altro.
    RevelioGDR
     
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