Il mondo dopo Lewis Carroll

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    Wonderland. Questo era ciò che aveva detto ad Elisabeth. Il romanzo di Lewis Carroll era stata la sua ispirazione, quando ne aveva scorto i lineamenti. Ed adesso avevano rischiato di mandare a puttane tutto per una cazzata, per quegli stupidi sentimenti che non davano un attimo di pace al loro cuore già tormentato.
    Il ritorno di Joshua Evans aveva inclinato pericolosamente l'equilibrio che avevano eretto con così tanta difficoltà, mandando completamente in crisi il Cohen. Nonostante avesse reagito come se di lei non gliene fregasse proprio niente, era solamente un muro che aveva innalzato per proteggersi dalle emozioni sue ed altrui, in realtà si era sentito minacciato dal ritorno del primo amore di Elisabeth, perché aveva paura che gliel'avrebbe portata via per sempre, che avesse preferito stare con qualcuno di più semplice di lui, con meno complicazioni a livello emotivo. Non che conoscesse Evans, ma dall'altro del suo sentirsi inferiore, chiunque doveva essere più semplice di lui.
    Era passato qualche giorno dalla loro litigata così furiosa sui monti, da quando si erano sputati addosso quelle parole affilate come coltelli, da quando lui le aveva addirittura lanciato una bottiglia di vodka. Da quando aveva detto di amarla, anche se lei non aveva capito. E per fortuna.
    Aveva scritto a Lilith e non aveva idea del perché le avesse chiesto di uscire in quel modo così strano, ma aveva necessariamente bisogno di svagarsi e siccome anche lei aveva passato anni a districarsi in una relazione complicata, probabilmente avrebbe saputo capirlo meglio di chiunque altro, in quella scuola.
    Aveva quindi trafugato una bottiglia di vino rosso dalla cucina -il preferito della Lynch- ed una coperta dal suo armadio. Le aveva dato appuntamento nella Sala Comune, dove la sarebbe andata a prendere. Non che avesse preparato chissà quale sorpresa; la sua idea era di recarsi alla Radura sotto le stelle e bersi tutta la bottiglia di vino. Non aveva indossato nemmeno nulla di elegante, dei semplici jeans, una maglietta nera ed una giacca di pelle.
    Quando arrivò, la vide già là di spalle, e le si avvicinò si soppiatto, allungando in avanti il braccio munito di bottiglia e posandogliela contro la guancia, un mezzo sorriso malinconico ad aleggiargli sul viso. Il vino preferito di Elisabeth. Il pensiero che forse non avrebbe mai potuto fare qualcosa del genere con lei, gli fece stringere lo stomaco in una morsa.
    Niente sarebbe stato più lo stesso senza il suo personale Wonderland. Non sapeva come avrebbe fatto ad andare avanti.
    Cameron Cohen


    Dioptase
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    *Il titolo è un richiamo al fatto che abbia paragonato Elisabeth ad "Alice in Wonderland".
     
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    Jeans, t-shirt nera corta in vita con il collo alto e un giubbino di pelle anch'esso nero, con delle borchie a contornarne i bordi. Quello era l'outfit che Lilith aveva scelto per uscire quella sera. Non aveva granché voglia di starsene davanti all'armadio a decidere cosa indossare per uscire con Cohen. Non che ci tenesse ad apparire uno schifo ai suoi occhi, ma in quel periodo poco gliene fregava di come la vedevano gli altri, tanto sarebbe stata sempre imperfetta agli occhi di tutti. O quasi.
    In quei giorni le cose stavano andando ad un ritmo completamente strano, distorto. Blake lo vedeva poco, dopo quella volta in aula in disuso, lei aveva sempre un sacco da fare e si era ripromessa di non stare intorno all'Opale, non dopo quelle parole che erano sembrate come lame infuocate nel suo petto. Poi c'era quel primino di cui aveva parlato solo con Jey. Ah, già... Jessica. Finalmente l'aveva ritrovata, era stata come una mano afferrata mentre cadeva giù negli abissi.
    Il rapporto con Cameron, invece, era strano. Per lei il ragazzo era importante, ma sembrava un po' come se gli eventi li spingessero uno lontano dall'altro. Da quando si era lasciato con Mia, aveva cercato di stargli vicino, ma tutto l'Universo si era messo contro (leggasi la player di sta riccia stronza è svanita!) e non era riuscita nemmeno a chiedergli scusa per questo suo comportamento.
    Forse era per questo che quella sera non gli servì pregarla poi così tanto per poter avere un incontro con lei, complice anche le ronde notturne che in quell'anno le stavano portando parecchia sfortuna. Legò i suoi capelli in una coda alta e si diresse in sala comune, attendendo l'altro mentre giochicchiava col suo cellulare.
    Quando l'altro le arrivò alle spalle, la ragazza sussultò trovandosi il freddo vetro sulla guancia accaldata dal caminetto della sala comune.

    «Cazzo, Cam... mi hai fatto spaventare!»

    Mormorò socchiudendo gli occhi e portandosi una mano al cuore, mentre si girava in direzione del ragazzo, scuotendo il capo. Il tono era un sussurro, atto a non svegliare eventuali concasati.
    Lo guardò da capo a piedi, quindi gli sorrise, notando come il suo sorriso non era il solito ghigno del Cohen.

    «Tu hai qualcosa che non va, Cohen.»

    Lo toccò con l'indice sul petto, quindi inclinò il capo, fissando i suoi cristalli sul volto di lui.

    «Allora, dove volevi andare?»
    Lilith Clarke

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    La cosa bella dei rapporto è che dimentichi come sono iniziati.
    "
    Dioptase, Caposcuola

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    Lilith era una gran gnocca e diverse volte ne aveva fatto pensieri perversi con il suo migliore amico, tuttavia non aveva mai fatto una mossa nei suoi confronti. Non perché avesse paura del suo ormai ex fidanzato, quanto per rispetto della dolcissima biondina che aveva scelto di amare. Ma poi le cose erano andate completamente a puttane a causa sua. Ma da quando aveva conosciuto Liz, non aveva più saputo farne a meno; per lui era come la droga migliore del mondo. Invece di fargli del male a livello fisico, lo rendeva vivo, lo faceva sperare che ci fosse qualcuno che potesse realmente comprenderlo nonostante i suoi casini. La Freeman ci aveva seriamente provato, ma lei era amata da tutti, non poteva veramente capire come si sentisse ogni secondo della sua vita, ad essere il reietto della società.
    Ora però non stava più con Mia, mentre con Elisabeth le cose sembravano essere esplose. Serrò la mascella. Perché diavolo era dovuta andare a letto con Evans, rovinando tutto?!
    Come al solito, tendeva a non prendersi la sua parte di responsabilità, come se fosse tutta altrui la colpa. Ma, beh, in quel caso era convinto che la causa fosse unilaterale. Quindi, trovandosi solo come mai lo era davvero stato, aveva deciso di invitare Lilith ad uscire. Certo, non c'erano interessi romantici, voleva solamente svagarsi. La elegante bottiglia di vino e la passeggiata sotto le stelle? Solamente una facciata; Cameron sapeva essere solamente un mostro, nulla più.
    Ridacchiò sommessamente vedendola sussultare, scuotendo leggermente la testa, trovandola incredibilmente buffa, in quella sua vulnerabilità.
    Mi dispiace, principessa. La prossima volta ti manderò un telegramma. Ma, come aveva ben notato Lilith, sul suo volto non era presente il solito ghigno che lo aveva accompagnato per i tre anni precedenti, bensì un sorriso malinconico, quasi sincero.
    Sei un'arguta osservatrice, devo ammetterlo la canzonò senza malizia, sollevando una mano -sorprendendo persino se stesso- e scompigliandole i ricci ribelli come se fosse la sua adorabile sorellina. In effetti avrebbe potuto essere anche così (se non avesse voluto scoparsela) perché nonostante accademicamente fosse un anno più avanti, anagraficamente il più grande era lui, essendo stato bocciato diverse volte sia a Drumstrang che ad Hogwarts.
    Anche tu, comunque, non mi sembri proprio in forma. Questo outfit non grida "Sono Lilith ed ho più coglioni di tutti voi messi insieme" come al solito. Ed in effetti quello era proprio un velato complimento, visto che era davvero cazzuta quella ragazzina che sembrava un bocciolo di rosa appena sbocciato.
    Posò la propria mano su quella di lei, il cui indice era posato sul proprio petto, e lo spostò con una delicatezza incredibile, facendole poi fare un giro su se stessa per osservarla meglio, indugiando particolarmente su quel culo da sballo che, nonostante tutto, era perfettamente fasciato dai jeans.
    Adesso lo vedrai... rispose, enigmatico, agendo poi prima che lei potesse anche solo pensare di protestare.
    Fece una finta, fingendo di dirigersi verso l'uscita, ma invece si posizionò davanti a lei e si abbassò, dandole la schiena. Allungò le braccia all'indietro, posizionandole sul retro delle sue cosce e la tirò con forza verso di sé, in modo che adagiasse il corpo contro il suo, quindi si sarebbe sollevato, tenendola saldamente con due mani sotto i glutei, senza però stringere.
    Il treno Cohen sta per partire, si raccomanda ai signori viaggiatori, di tenere le braccia e le gambe all'interno del vagoncino. Ridacchiò ancora e, con lei in groppa, si diresse finalmente verso l'uscita della Sala Comune, guardando a destra e sinistra perché non ci fosse nessuno che potesse fargli storie.
    Sei leggera come una piuma le disse, accelerando l'andatura per uscire dalla scuola e mettersi parzialmente al sicuro. I prefetti giravano anche all'esterno, ma sicuramente non facevano il giro largo con il freddo che c'era di notte. Quindi, camminò senza più aggiungere altro, fino alla Riserva delle Creature e, precisamente, fino a Sherlock Holmo. Andò dal lato che li avrebbe coperti da chiunque avesse aguzzato la vista dalle finestre del castello, quindi l'avrebbe fatta scendere, girandosi in un lampo verso di lei, con il collo della bottiglia tra due dita. Qui non ci disturberà nessuno le sussurrò a pochi millimetri dalle sue labbra, prima di avvicinarsi al ramo più basso dell'albero. Reggimi la bottiglia, tesoro le annunciò, passandole il vino ed arrampicandosi come una scimmia. Quindi, la riprese e la posò al sicuro dove nasceva il ramo, quindi sul punto più ampio. Le allungò la mano perché lo seguisse in quell'arrampicata fino al punto più alto.
    Cameron Cohen


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