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Morgan Vane

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    Denrise
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    «Joa, me raccomanno, te la vedi tu a pija le erbe? Certo, Jason, ci penso io. E invece? Sta' disgraziata! Ma che le sta a pijà!» - Jason borbottava mentre continuava a tagliare delle erbe. Ogni foglia che tagliava la avvicinava al naso, la odorava e se era buona la metteva nella sacca che pendeva dalla cintola al pantalone. Altrimenti tornava indietro, sulla terra inumidita dalla pioggia del mattino di quella giornata che pareva non finire.
    Jason era piuttosto nervoso, quel compito era di Joanne, glielo aveva chiesto e lei aveva detto di sì, ed invece se n'era dimenticata. Seth lo guardava seduto dietro di lui, inclinando il capo di tanto in tanto come se volesse cercare di comprendere davvero cosa stesse dicendo il suo padrone; il druido sbuffò «Devo andare Jas, ciao.» - il ragazzone imitò una voce femminile, davvero inquietante visto la sua voce cavernosa e la sua tonalità più che maschile «Ma chi me lo doveva dì che dovevo avere a che fare con tutti sti adolescenti e una ragazzetta nella mia bottega, oh.» - si sollevò dalla posizione accovacciata che aveva assunto per strappare le erbe che gli servivano. In mano sembrava avere una radice ruvida. I suoi occhi marroni si schiantarono sul musone di Seth «O sbaglio, Seth? Non era meglio quando eravamo io e te?» - la mano destra portò la radice alla bocca, mentre la sinistra si incontrò con la testona dell'husky.
    «Andiamo.» - riprese a camminare, calpestando diverse foglie che rendevano il pavimento naturale scivoloso, mentre con gli occhi si guardava attorno, a volte toccando qualche tronco di qualche albero, quasi a volerne constatare la salute, prima di calarsi e recuperare qualche fungo od erba specifica alle sue radici.
    Jason K. Byrne

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    Druido, Speziale

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  2. Morgan R. Vane
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    Morgan Rue Vane
    Predone | 27 anni
    Attraccare a Denrise stava diventando ormai un'abitudine alla quale Morgan faceva fatica ad adattarsi. Presa da forti emicranie nei giorni in cui il mondo non oscillava sotto il suo peso, trovava pace abbandonandosi in ricerche senza mete tra le fronde delle foreste che attorniavano il villaggio magico, meta tutt'altro che gradita dagli uomini della ciurma che, tuttavia, trovavano persino lì pane per i propri denti.
    Quel giorno in particolare Morgan si era lasciata alle spalle un paio di uomini intenti a contendersi una moneta d'oro all'interno della bottega da cui avrebbero dovuto fare provviste. Esausta all'idea di dover sbrigare i compiti di un mozzo, scelse di abbandonarli, convinta che in un modo o nell'altro sarebbero riusciti a far fruttare quell'unica moneta pur di non finire sotto le grinfie del capitano.
    Non aveva idea del tempo trascorso da quel momento, si limitava a camminare, a tranciare di netto i rovi che le impedivano di seguire un sentiero immaginario e, alla penombra di quelle fronde che non lasciavano quasi aria a chi vi si infiltrava, notò in lontananza la figura di un uomo intento a cercare qualcosa tra le foglie sbiadite e ormai incastonate nel terriccio umido e fangoso.
    Sentì la pistola pulsare sulla propria cintola, ma non cadde nelle vecchie abitudini. A Denrise l'arma più potente era la bacchetta, eppure la situazione non sembrava richiederla - come aveva appreso pochi giorni prima da un uomo che le aveva salvato il fondoschiena alla locanda giù al porto.
    Gli si avvicinò lasciandosi anticipare dal ringhio sommesso di un animale. Lo sguardo glaciale della predona attraversò quello della creatura, ma i piedi non compirono neppure un altro passo. Era impavida, non stupida.
    «Non è un po' tardi per una scampagnata nei boschi?»
    Si annunciò così, incrociando le braccia sotto il seno, le labbra ad arricciarsi prima che la lingua schioccasse contro il palato e gli occhi si alternassero dal cane al padrone, un gigante che avrebbe potuto spezzarla come un ramoscello se solo avesse voluto.
    «A cuccia, bestiolina.»
    Difficile comprendere a chi dei due si fosse rivolta.
    «Parlato» "Pensato" Ascoltato | Scheda | Stat.
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    Denrise
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Ogni volta che Jason aveva da raccogliere qualche erba, portava con sé il vecchio (?) e fidato Seth. Era come se una parte dell'anima del druido, forse la parte migliore, fosse stata divisa e messa in quel cane. Era l'unico con cui si lasciava andare a smancerie e spesso anche ad abbracci non troppo delicati e Seth sembrava capire ogni stato d'animo e ogni parola che il suo padrone gli rivolgeva.
    Quel giorno, il povero husky stava sopportando ore di sciorinate e lamentele riguardo il comportamento della ragazzina che lo affiancava al "Lo Speziale". E sembrava, il cucciolo, non risentirne di quelle lamentele, come se potesse star lì a pendere dalle sue labbra per ore ed ore.
    Eppure, ad un certo punto, mentre Jason era intento a raccogliere e lamentarsi e a lamentarsi e raccogliere, Seth cambiò direzione del suo sguardo, puntandolo verso delle fronde da cui aveva sentito un fruscio.
    Il druido sentì il ringhio del cane e, per quanto sembrasse distratto, Jason lo ascoltò come se stesse percependo il suo battito. C'era qualcuno.
    Finse di non preoccuparsi, continuando a fare quello che stava facendo «Buono Seth, ora andiamo…» - mormorò come se non avesse capito il motivo per cui stava ringhiando.
    Quando la voce femminile di Morgan gli arrivò all'orecchio, la schiena di Jason si raddrizzò e affiancò il suo fido compagno. Gli occhi scuri del druido scivolarono sull'intera figura della donna, fino a giungere al suo volto. Nulla di familiare.
    «Non è mai troppo tardi per una passeggiata nei boschi.» - risposte con tranquillità, mentre una mano si poggiava sulla testa dell'husky che continuava a vibrare, nonostante la richiesta della donna «Non ti conosce… difficilmente ascolterà la tua richiesta.» - e lui sembrava non aver dato al cane ancora l'ordine di mettersi tranquillo. Sorrise pacato, mentre incrociava le braccia al petto e rendeva più evidenti, sotto la t-shirt un po' troppo stretta e un po' troppo sottile per quelle temperature di novembre, i bicipiti ben allenati «Di passaggio o sei qui per restare?» - e la domanda forse fu troppo generica, lasciando a lei la possibilità di raccontare il motivo per cui era in quel bosco «In questo bosco è difficile trovare qualcuno che passeggia senza un vero motivo. Il tuo qual è?» - il suo tono cavernoso lasciava comunque una sfumatura di serenità, come se non avesse alcun timore o preoccupazione per la presenza della donna.
    Jason K. Byrne

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    Druido, Speziale

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  4. Morgan R. Vane
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    Morgan Rue Vane
    Predone | 27 anni
    Il cane non smise di ringhiare in sua direzione e l'uomo che sembrava esserne il padrone non fece nulla per rendere la vicinanza di Morgan più gradevole all'animale. Poco male, si disse la predona nel fermarsi a pochi passi da loro: non avrebbe avuto di che fare conversazione.
    Rispose all'ovvietà dell'altro sorridendo appena, mentre il sopracciglio destro si inarcava e il capo si inclinava appena di lato, quasi a sfiorare la corteccia dell'albero contro cui si sosteneva.
    «Oh, ma io non mi stavo riferendo a lui.»
    Lasciò vagare lo sguardo di ghiaccio dall'animale alla bestia che lo sovrastava, non potendo fare a meno di squadrarne la corporatura massiccia e l'espressione tutt'altro che gioviale, per quanto la voce tendesse a rassicurare chiunque avesse davanti. I muscoli sembravano scoppiare e la maglia sottile faticava a racchiuderli.
    «Non sei esattamente la figura più rassicurante da incontrare nei boschi.»
    Se le intenzioni sembravano pacifiche, la tendenza a non calmare il cane non era certo confortante.
    Con un colpo di reni si allontanò dall'albero che aveva scelto per ammirare la visuale dell'atipico binomio, scartando lateralmente come a circumnavigarli.
    Perché si trovava lì? Se tutti dovevano avere un motivo per rintanarsi nel folto dei boschi, probabilmente non era esente da questa regola neppure l'uomo che aveva di fronte.
    «Sopporto male la gente del villaggio.»
    Dichiarò sinteticamente, mentre, continuando a camminare, si portava al lato dell'uomo. Non più uno sguardo al suo animale, certa che se avesse voluto attaccarla ormai lo avrebbe fatto. In compenso, riuscì a tenere facilmente a bada il timore: era solita cacciare mostri marini, di certo un cane avrebbe saputo gestirlo.
    «C'è quiete qui, in genere.» Non in quell'istante, ovviamente, o non si sarebbero incontrati.
    Si fermò poco distante da loro, voltandosi per dare un'occhiata a quel che aveva interrotto il gigante. Le labbra si arricciarono e le braccia si incrociarono al petto, mentre il giro in solitudine si colorava di convenzioni che non aveva preventivato.
    «Il tuo, invece?» Di motivo.
    Non era lì per restare, ma se dall'altra parte avesse riscontrato qualcosa di interessante avrebbe potuto fare un'eccezione per qualche minuto. Paradossalmente, persino lei riusciva a trovare di tanto in tanto qualcosa che rendesse gratificante l'attracco a Denrise.
    «Parlato» "Pensato" Ascoltato | Scheda | Stat.
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Jason sapeva che avrebbe dovuto mettere a tacere Seth, ma fino a quando non erano chiare le intenzioni della donna, forse avrebbe fatto fare un po' di mormorii al cagnolone, tenendolo sempre a bada, ben consapevole che non sarebbe scattato se lui non gli avesse dato ordine di farlo. Gli occhi scuri di Jason erano puntati su quel viso dai lineamenti particolari. Era certo che ne avrebbe riconosciuto le forme, se fosse stata una persona che già conosceva, eppure era come se qualcosa in lei non lo facesse stare tranquillo.
    Rise, tenendo dentro quel suono divertito per le sue parole «E allora sarà ancora più difficile calmare l'altra bestiolina - ammise con una sfumatura di ironia nel tono roco. Spostò il peso del corpo sulla gamba destra, sfiorando il manto tricolore del suo compagno «E cosa te lo fa pensare?» - era quasi curioso di sapere cosa fosse a incutere così tanto disagio, per quanto immaginava fosse la sua stazza, i suoi capelli e la sua barba che non aiutavano di certo e lo facevano sembrare un troll di montagna. Gli occhi del druido studiavano ogni sua mossa, non abbassava la guardia e cercava di prevederne i passi. Seth aumentò il tono del suo ringhio a quel colpo di reni, vendendola muoversi, quindi Jason lo afferrò dal manto sul collo e tirò verso di sé, facendo sì che abbassasse il tono nuovamente «Troppo casinisti, ubriaconi e con poca propensione ad accettare che una donna sia più intelligente di loro, giusto?» - aveva descritto il maschio medio del villaggio, non era difficile imbattersi in soggetti del genere e la stessa Rebecca, qualche giorno prima, aveva dato dimostrazione di pensarla ugualmente.
    «Suigh.» - un ringhio deciso e autoritario, che sembrava provenire dal terreno, fece vibrare il petto del druido, mentre il suo compagno sembrò zittirsi all'istante, con un pigolio che lo fece mettere a cuccia, poggiando la pancia a terra e le zampe anteriori in avanti, a mantenere il musetto che scivolò di lato.
    «Cercavo delle erbe.» - rispose semplicemente, non sciogliendo lo sguardo dal suo «Hai paura?» - per qualche istante dopo questa domanda, gli occhi di Jason rimasero sulla figura femminea, prima di scivolare verso Seth, indicando l'oggetto di quella sua domanda.
    Jason K. Byrne

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    Druido, Speziale

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    Morgan Rue Vane
    Predone | 27 anni
    Morgan non era il tipo a cui piaceva avvicinarsi a gente raccomandabile. Era come se provasse dell'insano divertimento a lasciare da parte logica e buon senso per andare a ficcanasare in circostanze meno chiare e definite. Una donna con la testa sulle spalle avrebbe optato per tornare indietro, una volta incontrato quel gigante sul proprio cammino, o per lo meno di procedere come se nulla fosse. Lei, invece, di tutta risposta all'avvertimento del cane di stare bene alla larga da loro, aveva continuato a stuzzicarli e a scrutare con impudente interesse le fattezze dell'altro.
    Sarebbe stata quasi tentata di dare un'occhiata all'orologio - se lo avesse avuto - per controllare quanto tempo le rimanesse da dedicare a quell'intermezzo. Preferire destreggiarsi tra i meandri del bosco con quei due individui la diceva lunga sul suo desiderio di tornare a bighellonare al villaggio, dunque si lasciò guidare dal flusso degli eventi.
    «Beh, sei un armadio a quattro ante. Difficile che una signorina come me possa tenerti testa.»
    Laddove ce ne fosse stato il bisogno, naturalmente. Lasciò che fosse l'uomo a decidere se e quanto una come lei potesse essere pericolosa, signorina o meno.
    Lo sentì afferrare al volo il concetto e, nel sentirsi definire più intelligente di tanti altri uomini, sorrise.
    «Giusto.» Pur senza la pretesa che l'altro credesse realmente alle proprie parole.
    Fece un passo verso di lui, ma la presenza del cane la fermò nuovamente. Solo quando l'uomo lo zittì Morgan si rese conto di aver smesso di respirare per un unico, insignificante momento. E nel spostare le iridi di cristallo dall'animale all'uomo, si ritrovò ad essere osservata a propria volta da lui, con chissà quale pensiero e passargli per la testa.
    Aveva paura?
    Domanda piuttosto generica, almeno fino a quando non lo vide volgere il capo verso il compagno.
    «Ti piacerebbe crederlo?»
    Non vi era sfida nel suo tono, quanto una risposta a quell'occhiata ostentata che l'altro le aveva rivolto fino a un attimo prima.
    «Ho affrontato di peggio che un cagnolino, ma se me lo tenessi lontano gradirei comunque.» Affermò con estrema onestà stringendosi tra le spalle, mentre si apprestava ad avvicinarsi ancora.
    Quando varcò il raggio d'azione dell'animale primitivo, Morgan prese a ignorarlo, focalizzando la propria attenzione su ciò che l'uomo sembrava intento a raccogliere.
    «Sii più preciso.»
    Erbe.
    Un po' troppo generico, ancora una volta.
    A seconda dell'uso che ne avesse fatto, la predona avrebbe deciso se soffermarsi ancora un po' su di lui o tirare dritto. Nel mentre, dato il ritmo di quella conversazione, optò per non presentarsi. Non ancora, in fondo avevano parecchio tempo a disposizione - o per lo meno lo aveva lei.
    «Parlato» "Pensato" Ascoltato | Scheda | Stat.
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    Denrise
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Ancora una volta si trovava a fare i conti con una donna che cercava di fingere di non essere pericolosa. Jason aveva ormai imparato quel cliché, in quanto tutte - o la maggior parte di loro - rimaneva convinta che in quanto uomo, sottovalutasse l'altro sesso. E questo era un pensiero che nessuno avrebbe potuto togliere dalla testa del druido. Avere Morgan davanti non cambiava questa fermezza, anzi stava cercando di capire quanto lei fosse pericolosa, rispetto alle altre donne che aveva incontrato lungo la strada. Seth sembrava non averla molto a genio, ma aveva imparato che il cagnolone non avesse a genio qualsiasi tipo di donna si avvicinasse al druido, dopo diverse esperienze passate, quindi Jason non diede molto peso a quella che era solo la caratteristica di un fedele compagno.
    Rise profondamente, roco, alle sue parole
    «Siamo a Denrise, e la più signorina di voi donne ha in mano un'arma con cui salpa per mari alla ricerca di mostri marini, signorina
    Ricalcò quell'appellativo con cui lei stessa si era definita e spense quel sorriso solo apparentemente. Aveva a che fare con le donne troppe volte all'interno della sua giornata, aveva imparato quanto fossero pericolose e talvolta subdole e non credeva che la predona davanti a lui fosse da meno.
    «Siete più pericolose di quanto vogliate far immaginare...»
    Fu un mormorio quasi a voler puntualizzare su quel concetto, mentre gli occhi nocciola non lasciavano morire l'attenzione che aveva puntato sul suo volto. Quanti anni poteva avere? Sembrava una ragazzina in confronto a lui, si chiedeva da dove provenisse e perché fosse in quel bosco, ma viste le risposte a dir poco lascive, Jason avrebbe dovuto optare per scoprirlo in maniera diversa dalle domande dirette.
    Non aggiunse altro alla sua conferma riguardo la loro intelligenza, era come se in quel silenzio stesse valutando la merce che aveva davanti. L'occhio cadde su ogni particolare, ancor più su quella cintola da cui pendeva la pistola. Non temeva quell'arma, non era la prima volta che ne vedeva una e - anche qualora lei gliel'avesse puntata contro - era comunque tranquillo che sarebbe sopravvissuto e forse, se lei avesse sparato, si sarebbe trovata dietro le spalle un Philipp pronto a donarle tante di quelle botte che poteva star tranquilla che Seth sarebbe stato il suo ultimo problema.
    Ma togliendo di mezzo questo particolare inutile (?), ancora una volta si trovò a dover far faccia a faccia con una risposta che non rendeva quanto avrebbe voluto. Tuttavia, quando chiese di tenerlo lontano, Jason annuì lentamente, portando un passo davanti all'animale, lasciando che il percorso della donna fosse ancora più breve di quello che doveva essere, in maniera tale che tra lei e Seth si sarebbe frapposto lui. Il cane sollevò il capo a quel movimento del padrone, incrociando i suoi occhi per un breve frangente per poi capire che non doveva ancora muoversi. Si alzò sulle quattro zampe, stiracchiandosi. Jason, seppur non lo dava a vedere, con le orecchie era ben attento a dove andasse, mentre con gli occhi osservava la Vane. Un colpo di muso dietro le cosce del druido.
    «Va' pure, Seth.»
    Lo congedò momentaneamente, lasciando che il cane si allontanasse per il bosco, senza timore di perderlo.
    «E cosa avrebbe affrontato di peggio, una signorina come te?»
    Era incuriosito e lo dimostrava anche il suo sguardo che si assottigliò appena. Le iridi si spostarono da lei solo per guardare le erbe che aveva lasciato in terra, trovando più interesse nella figura appena giunta.
    «Sono un druido.»
    Affermò mostrando all'altra come non avesse timore di lei e di rivelarle chi avesse davanti.
    «Sai a cosa possono servire le erbe per uno come me?»
    Questa volta la mise alla prova, per tastare ancora una volta il terreno e capire se chi aveva davanti fosse preparata anche solo minimamente a riguardo.
    «Io ho allontanato Seth, che ne diresti di presentarci? Jason.»
    Non schiodava il suo sguardo da lei, era come se stessero giocando a chi avrebbe mollato prima.
    Jason K. Byrne

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    Morgan Rue Vane
    Predone | 27 anni
    Se avesse potuto anche solo lontanamente immaginare cosa si affacciasse nella mente del Druido, probabilmente Morgan ne avrebbe riso compiaciuta. Che le donne di Denrise fossero ben più pericolose di quanto intendessero dare a vedere era certo, ma lei non era una di loro, o meglio, non ci si riconosceva. Ignara delle sue origini ma sufficientemente sveglia da comprendere di poter appartenere a quel mondo, a quel misto di mare e magia che le scorreva evidentemente nelle vene, doveva ammettere di non disdegnare il villaggio ai piedi di Hidenstone più di qualsiasi altro nei dintorni o una volta salpati gli oceani.
    «E' stata la pistola a suggerirtelo o hai un istinto fuori dal comune?»
    Il tono sarcastico con cui aveva deliberatamente scelto di giocare con l'omone che aveva di fronte sentenziò le proprie intenzioni, mentre lo guardava avvicinarsi dopo aver dato il via libera alla belva dagli occhi chiari che si portava appresso. Curioso, aveva pensato Morgan una volta riscontrato lo sguardo del cane per un'ultima volta, le iridi di entrambi avevano quasi il medesimo colore e così simile era la diffidenza che nutrivano l'uno dell'altra.
    Lo sentì andar via e si azzardò a osservare il suo allontanamento, prima di tornare con sguardo e attenzione sul suo nuovo interlocutore.
    Signorina.
    Quel termine non doveva essergli andato propriamente a genio.
    «Mai sentito parlare di sirene?»
    Sapeva che lì in giro, da qualche parte, esistessero ancora delle Veele o mezze tali. Le reputava piuttosto simili fra loro, solo che mentre una specie giocava col fuoco, l'altra tendeva ad annegare poveri sventurati. La malia che caratterizzava entrambe le creature era ciò che più detestava, Morgan, in un essere di sesso femminile, benché a volte ne facesse spropositato uso persino lei.
    Colse la domanda dell'uomo con un'alzata di spalle, indice del suo scarso interesse al riguardo. «Immagino rituali e compagnia.»
    O qualcosa di più divertente che non ebbe il cuore di proferire. Se lo immaginava, l'omaccione di nome Jason, perso tra i fumi di quelle erbe, intento a raggiungere il piano superiore.
    «Morgan.»
    Non perse tempo con le convenzioni, non allungò una mano da far stringere al Druido, ma distolse lo sguardo da quella tacita gara che si stava frapponendo fra loro. Lo superò, andando a prendere posto su di un masso poco distante da lì. Si sfilò la bandana che le teneva legati i capelli e lasciò che la loro cascata fluisse libera, inclinando il capo in avanti. Si massaggiò le tempie e sospirò di sollievo, mentre ricacciava la lunga chioma corvina all'indietro e rivolgeva nuovamente il contrasto glaciale degli occhi su di lui.
    «Cos'è, hai per caso fatto voto di castità e devozione eterna al tuo dio? Sai, stronzate simili.»
    La incuriosivano i Druidi. Come la incuriosivano i bradipi. Non trovava alcun senso in qualsivoglia cosa facessero entrambe le specie, eppure esistevano. Un motivo, in fondo, doveva pur esserci.
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    La diffidenza era un'altra delle caratteristiche più importanti di un denrisiano. Jason non era scappato a questa linea di DNA, a differenza di quanto aveva fatto per quella che concerneva il maschilismo, tipico di quelle zone. L'occhio del druido aveva tentato di catturare i particolari più importanti della figura femminea che gli si era palesata innanzi, tanto da cogliere come prima avvisaglia, la pistola. Forse questa era la ragione reale per cui non aveva allentato la tensione del cane che aveva affianco. Una donna, per Jason, era quel tipo di creatura magica (?) che andava tenuta a bada fin dal primo sguardo, la maggior parte di loro fotteva i cervelli ai migliori predoni. Era quello che il druido temeva esser successo a Philipp, che da quando era diventato il giochino di Kenna, lo aveva visto poco e niente, sempre occupato a vivere la sua storia d'amore con la bibliotecaria che non vendeva i libri ad un popolo di analfabeti. O almeno, questo era quello che credeva Jason, rimettendo nella donna, i motivi per cui lui e l'amico non riuscivano più a vedersi com'era un tempo.

    «Se un ottimo spirito di osservazione può rientrare nell'istinto fuori dal comune, allora direi la seconda.»

    Rispose con pacatezza e malcelato senso dell'umorismo, mentre implicitamente raccontava all'altra che non si era fermato a guardare solo il suo aspetto in quanto donna dalle fattezze poetiche e dagli occhi streganti. Seth si era allontanato, certamente a malincuore, visto che non era nemmeno lui convinto dell'intenzione dell'altra, ma Jason avrebbe sicuramente saputo difendersi da una pistola, quanto alla presenza della donna, era un pericolo su cui Seth non avrebbe potuto far poi molto. Non si trovò stupito al sentir nominare le sirene, trovandosi ad annuire piano.

    «In questo villaggio c'è sempre un qualche predone che parla dei suoi incontri con una qualche sirena. Donne che con il loro canto ammaliano marinai, fino a portarli alla morte...»

    Erano leggende? Era realtà? Non lo sapeva, ma quella specifica fu quasi necessaria, ritrovandosi a dettar alla sua mente un messaggio di allerta, come se non fossero solo le sirene ad ammaliare l'uomo con la propria voce.

    «Se per compagnia intendi pozioni, tisane e quanto di più possa servire per lenire i migliori veleni, allora sì. Ma a quanto pare, ancora non ho trovato nulla per il canto delle sirene

    Se si riferisse al vero canto delle creature in causa o alla voce di quella ragazza, non fu totalmente esplicito, eppure Morgan avrebbe potuto notare come il suo capo si sarebbe spinto ad indicarla, con un sorriso mal celato dalla folta barba. Ne acquisì il nome, quindi la seguì con lo sguardo, non smuovendosi di un millimetro quando lei andò a sedersi. Notò come la bandava tratteneva una folta chioma nera, contrastante colorazione rispetto al freddo dei suoi occhi e si ritrovò affascinato segretamente da quell'accostamento così duro. Si girò in sua direzione, posando il piede sullo stesso masso, quasi a sbarrare la strada, ergendosi davanti a lei, dopo che quella domanda arrivò a pungere l'orgoglio del druido. Un angolo delle labbra si sollevò quasi sarcastico, quindi se lei fosse rimasta dov'era, si sarebbe piegato fino a giungere a poco più di un palmo dal suo volto.

    «Cos'è? Hai forse paura a scoprire da sola a quale dio io sia devoto e se la castità sia il sacrificio che m'abbia chiesto?»

    Un ringhio roco, ma non sfumato di cattiveria, se non di sfida l'era stato rivolto alla donna, mentre lui pareva così pacato e tranquillo di quello che stava succedendo.
    Jason K. Byrne

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    Morgan Rue Vane
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    Morgan era solita ascoltare e guardare, essere o divenire ospite passiva di quel che le prendeva luogo intorno, lasciando che la realtà venisse plasmata a piacimento di qualcun altro.
    La predona studiava Jason con la medesima cura che lui impiegava a fare altrettanto nei di lei confronti, saggiando con le parole e gesti lenti e calibrati fin dove potesse spingersi la propria presenza. Era stata lei a infrangere quel muro ben saldo di solitudine di cui l'uomo si era - consapevolmente o meno - attorniato, eppure non accennava ad andarsene. Amante della quiete all'infuori di quella vita trascorsa nel mare, avrebbe preferito di gran lunga mantenere riserbo in quella passeggiata priva di meta, eppure il Destino aveva scelto diversamente e lei sembrava avere tutte le intenzioni di assecondarlo.
    Sbuffò dal naso e arricciò gli angoli della bocca in un sorriso. Non era l'unica a sapere il fatto suo e se n'era accorta ormai da un bel pezzo.
    «Modesto.» Sentenziò prima di prendere le distanze da quell'uomo, mentre le sue parole si libravano nell'area circostante.
    Lo ascoltò e annuì, d'accordo con la popolare tendenza a considerare le sirene pessimi elementi e creature da evitare.
    «Sì, l'ho sentito dire.» Un sogghigno si appropriò delle sue labbra, mentre la mente vagava indietro nei ricordi, neppure troppo lontani, che avevano preso luogo sulla nave su cui aveva lasciato il cuore ormai anni addietro.
    Si volse nuovamente verso il druido riducendo la distanza fra loro, mentre le iridi di ghiaccio scandagliavano la sua figura alla ricerca di nuovi ed enfatizzanti dettagli che avrebbero potuto svelarle altro su di lui.
    «Dicono anche che non serva essere necessariamente delle sirene per arrivare a farlo.» Sentenziò facendo spallucce, prendendosi apertamente gioco dell'uomo come solo chi osa senza temere le conseguenze di un gioco pericoloso poteva fare. «Sii onesto: vi basta molto meno a volte per cadere vittime di una donna.»
    In passato le sarebbe servito un antidoto a quel canto, seppur al momento potesse affermare di essere sopravvissuta egregiamente anche senza.
    Accolse il commento di Jason e ne apprezzò la sincerità, per quanto la risposta lo rendesse più superfluo di quanto sperasse.
    «Peccato. Se dovessi riuscire nell'impresa fammelo sapere.»
    Probabilmente non si sarebbero mai più incontrati oppure, presupponendo i regolari attracchi a Denrise, lo avrebbe rivisto piuttosto spesso. Si lasciò avvicinare dopo aver infilzato il suo orgoglio con una prima stilettata. Se lo aspettava, motivo per cui non si mosse, permettendogli di ridurre considerevolmente la distanza fra loro.
    «Paura...» Un termine che apparteneva senz'altro al suo vocabolario e che su di esso era impresso a chiare lettere, marchiato col sangue e bruciato tra le fiamme dell'Inferno. Ma non vi era alcun bisogno di ammetterlo a gran voce.
    Era stata un'interessante scelta di parole, doveva riconoscerglielo, eppure restava una scelta del tutto casuale e dunque inconcludente e piuttosto innocua.
    «E' più una curiosità. Ci vuole ben altro che un ammasso di muscoli per spaventarmi.»
    Lo sguardo sferzò da quello più scuro di lui alla tonicità su cui prendevano forma i suoi indumenti, che a onor del vero lasciavano ben poco spazio all'immaginazione.
    Sospirò quasi affranta dal non poter dare adito a quella spinta selvaggia che veniva quotidianamente imbrigliata dalla ragionevolezza, ad eccezione di quand'era in mare. Gli diede dunque le spalle abbandonando la scomoda seduta, passando una mano attraverso la chioma di capelli sottili e scuri come la pece.
    «Quindi non sei un sacerdote ma uno speziale, mi pare di capire.»
    Non era mai stata troppo brava a incasellare gli sconosciuti, ma non per questo aveva smesso di provarci.
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    Non avrebbe mai pensato di poter trovare compagnia in quella foresta, senza che il rischio e il pericolo fosse dietro l'angolo; per quanto avere una donna che appariva così nella foresta, non era certo sicuro, vista la scaltragine di quelle creature misteriose di cui comprenderne il linguaggio verbale e non era complesso e alquanto inutile, visto quanto spesso riuscivano a variare il loro modo di comunicare, da un'ora all'altra.
    Quando Morgan era arrivata, Seth non aveva voluto lasciare la presa con quel suo ringhio nei suoi confronti e, seppur Jason sapeva quanto animali e bambini avessero la capacità di riconoscere la natura delle persone a pelle, lui non si sentiva troppo minacciato da quella figura arcana che continuava a tagliare distanze a suo piacimento; per tale motivo aveva mandato via la bestia a quattro zampe e aveva permesso all'altra di potersi avvicinare ancora di più. Di contro, facendola avvicinare, avrebbe potuto lui stesso valutare meglio i suoi movimenti e tenerla sotto controllo.
    Scrollò le spalle a quello che per lui risuonava come ironia. Non commentò ulteriormente, seguendo ogni suo più piccolo passo, con lo sguardo nocciola.
    Era incomprensibile il suo atteggiamento, Jason non stava capendo chi fosse la preda e chi il predatore, in quel momento; entrambi sembravano girarsi attorno per capire quanto l'altro potesse essere pericoloso.
    Uno sbuffo ironico alla sua ipotesi che non fossero solo le sirene ad ammaliare gli uomini.

    «Non ti contraddico, tuttavia sembrate tutte brave a giocare con questo, ma poi...»

    Lasciò la frase in sospeso, quasi a voler lasciare a lei la possibilità di spaziare quanto volesse. L'idea del druido era che per quanto loro fossero abili ammaliatrici, tra i due sessi erano sempre quelle che si ferivano sentimentalmente, rischiando di rimanere vittime di loro stesse, innamorandosi di chi doveva essere loro preda, non riuscendo a risalire da quella che sembrava la necessità di ogni donna di trovarvi una coppia nell'altro.

    «So che molti uomini cadono vittime di donne, ad uno sguardo, ritrovandosi intrappolati da voi.»

    Si stava escludendo in maniera molto esplicita da quella categoria, come se la cosa non lo toccasse minimamente. Ed era così, innamorarsi e cader preda di una donna era un evento tanto unico quanto raro per il druido, che per la maggior parte del tempo avrebbe preferito essere sommerso dalle sue piante e dalle sue creature, piuttosto che crearsi problemi come aveva fatto Philipp. Le donne, per un uomo, potevano essere solo una debolezza.
    Tuttavia, in quello strano oblio di conversazione in cui erano ricaduti, si chiedeva come mai tale debolezza non la sentiva quando accanto a lui presenziava la figura di una delle donne dissimili da quelle che aveva descritto finora e, anche, da Morgan stessa.
    Cercò di allontanare tale pensiero, per non cadere nella trappola da cui tentava di scappare ogni volta che il gentil sesso gli si avvicinava.
    Annuì alle sue parole, per poi concedersi di prendere spazio in quel palcoscenico boschivo, mentre lei tentava di capire ancora troppo del druido, che invece non lasciava altro che traspirare possibili ipotesi su chi fosse veramente.
    Le iridi nocciola rimasero ferme su di lei, mentre parlava, il sorriso celato dalla sua barba, mentre la seguiva ancora una volta in quei passi che le facevano prendere ancora distanza.

    «E chi ha detto che siano quelli che tu debba temere?»

    Mormorò appena, raddrizzando la schiena e annuendo ancora una volta.
    Ora toccava a lui fare una domanda semplice, per carpirne meglio la natura di quella che era una donna totalmente diversa dalle altre del villaggio.

    «E tu... perché hai scelto la vita in mare, Morgan? Ti fa paura restare con i piedi per terra?»
    Jason K. Byrne

    "
    Macché davero?!
    "
    Druido, Speziale

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  12. Morgan R. Vane
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    Morgan Rue Vane
    Predone | 27 anni
    «Ma poi...?» Lo incalzò, lo sguardo fermo su di lui come a spronarlo ad andare avanti. Avrebbe potuto pensare a innumerevoli alternative, ma quella più venale che le venne in mente fu la metafora della profumiera, tanto per dirne una: prima li attirano nella rete della seduzione, poi li lasciano a marcire in essa in completa solitudine. Morgan non era solita giocare con il proprio cibo e le donne che aveva conosciuto aprivano le gambe per poche monete, non avevano di certo voglia né tempo per tirarsi indietro solo per aumentare il desiderio di un uomo.
    Su ciò che restava del genere femminile non avrebbe scommesso.
    Lo vide avvicinarsi, cogliere quelle distanze come un tacito linguaggio che Morgan seguiva e incalzava come per dettare legge in quell'incontro casuale. Fu certa di aver colto cosa l'altro volesse comunicarle: lui non era tipo da lasciarsi abbindolare da un paio di occhi luminosi come i suoi, né da un fisico prominente e tonico come quello che i muscoli tesi disegnavano sulla figura della predona.
    Morgan non era del tutto certa che lo speziale avrebbe realmente resistito a un'eventuale e più esplicita provocazione, ma glielo lasciò credere.
    «Se non i muscoli, cosa? La magia? Non sei l'unico a esserne provvisto.» Ammise con un sorriso sghembo, la mano destra che sfiorava inavvertitamente la pistola che le pendeva dal fianco corrispondente.
    Non amava manifestare la propria magia, ma non si faceva scrupoli a usarla laddove necessario.
    La domanda del druido la sorprese, poiché realmente intenzionata a lasciare che lei scoprisse alcune delle carte più superficiali di quella mano.
    «Perché non ne ho mai conosciuta un'altra.» Ammise stringendosi nelle spalle, come a voler intendere come non vi fosse nessun altro motivo oltre una spontanea piega degli eventi.
    Fece un ulteriore passo verso di lui, ormai a separarli solo una spanna o due.
    «E, ancora una volta, non ho paura.»
    Lo disse col sorriso dipinto sulle labbra, ma nella sua voce sarebbe stato facile cogliere una nota di minaccia. Non aveva mai tollerato l'essere sottovalutata in quanto donna, predona e tanto meno essere umano.
    Prese fiato e lasciò ciondolare lo sguardo da quello più scuro di lui al suo torace, come per constatare la veridicità delle successive parole.
    «E poi in mare trovo passatempi molto più interessanti.»
    Bugia.
    Ma se il druido era così capace di scrutarla nel profondo, magari lo avrebbe capito.
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11 replies since 10/11/2022, 17:15   120 views
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