Sere di fine estate

Aaron&Killian

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    San Mungo
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    Che denota ambizione, intraprendenza o, anche, eccessiva presunzione.
    In realtà aveva appena finito il turno della vita, aveva appena imparato che nonostante fosse un medico c'era sempre qualcuno pronto a cazziarlo ed adesso, in quel preciso istante aveva deciso di andare in uno dei suoi locali e rifarsi un pò! Che poi, in realtà, Aaron non ne era veramente neanche capace, ma ultimamente era diventato abbastanza necessario. C'erano dei suoi dipendenti che non facevano quello che avrebbero dovuto e la cosa lo scocciava veramente tantissimo. Possibile che non riuscivano a fare neanche i camerieri? Possibile che non riuscivano a meritarsi lo stipendio che lui gli dava sempre, puntuale e con tutte le ore che gli spettavano? Neanche a dire che era uno di quegli imprenditori che sotto pagava o cose del genere. Comunque, prima di andare al suo locale, passò a casa sua per farsi una bella doccia, si infilò dei vestiti molto più comodi e casual, anche se sempre di un certo lignagio e fece il suo raid nel suo locale. Il solo fatto di vederlo li, fu sicuramente un sospiro di sollievo per il responsabile che si era lamentato che i suoi dipendenti non lo ascoltavano perchè molto giovane. Aaron non aveva detto niente, si era solo presentato e, come per magia, la cassiera cominciò a battere gli scontrini senza far aspettare nessuno, i baristi erano divenuti di nuovo dei barman che facevano alcolici subito e di un certo livello, la musica era tornata ad essere decente, ed Aaron si era seduto al bancone, ordinando una pija colada per addolcirsi un pò la giornata. Assurdo! Pensò ad alta voce. Era assurdo per davvero, ma alla fine non poteva farne a meno. Doveva sicuramente cambiare qualcosa. Se no non aveva senso avere responsabili che dovevano supervisionare al posto suo.
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    Più alto vola il gabbiano, e più vede lontano.
     
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    Killian Ambrosia Degan
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    L'orologio analogico sopra la scrivania segnava le sei del pomeriggio quando distolse lo sguardo dal pc per controllare l'ora. Tolse gli occhiali e, pizzicando tra le dita il punto dove poco prima erano appoggiati, chiuse gli occhi per un attimo per poi iniziare a prepararsi. Avrebbe spento il computer, messo il portatile in borsa, infilato le scarpe, allacciato la fibbia e, una volta recuperato il bastone, sarebbe uscita dall'ufficio chiudendosi la porta alle spalle. Era strano vederla uscire a quell'ora, in una qualsiasi altra giornata di lavoro non sarebbe riemersa dal suo pc non prima delle otto di sera. Non era altrettanto strano vederla entrare in un bar o in un pub come parentesi di stacco alla fine della sua giornata lavorativa, per un caffè, un aperitivo o una cena da asporto quando sapeva di non trovare nessuno in casa, a parte gli elfi domestici, perché la sorella faceva il turno di notte. Ma quella non era cominciata come una solita giornata. Quella mattina Shanessa era uscita di casa insieme a lei dicendole che sarebbe smontata presto dal lavoro e, di conseguenza, le gemelle si erano accordate per un aperitivo, dandosi appuntamento al termine del proprio turno. Shanessa le aveva dato il nome di un locale e lei ci era arrivata senza problemi, era entrata e aveva cercato un angolino tranquillo al bancone. A prima vista il posto non sembrava male, aveva ordinato un caffè e, nell'attesa che arrivasse anche la gemella, estratto il portatile per finire, o almeno provarci, la relazione che stava scrivendo. Era concentrata in quello che stava facendo che sentire qualcuno parlare in mezzo a quel brusio la fece sobbalzare e quasi rovesciare la tazzina. «Come prego?» Avrebbe chiesto pensando ce l'avesse con lei e rivolgendo lo sguardo smeraldino verso chi aveva parlato.

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    Edited by Killian Ambrosia Degan - 13/10/2022, 03:45
     
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    AMBIZIOSO
    Che denota ambizione, intraprendenza o, anche, eccessiva presunzione.
    Non era solito fare quelle cose nei suoi locali, non era solito parlottare vicino a clienti intenti a fare qualcosa di particolare, e non era solito esclamare quelle frasi apparentemente sensa senso, così all'improvviso. Ma non riusciva veramente a capire dove sbagliava negli ultimi periodo. Non riusciva seriamente a comprendere come certe persone non sapevano seriamente controllarsi. Quando quella ragazza sobbalzò facendo cadere quasi la tazzina, Aaron si rese conto, che effettivamente era stata colpa sua! Scusami! Non volevo metterti paura! Ammise poi ridacchiando appena, ma in maniera nervosa. Il fatto era che alla fine di tutto non riusciva veramente a mantenersi in quella giornata. Era assurdo come delle volte riusciva ad essere super silenzioso ed invece, adesso sembrava non voler altro che parlare con qualcuno. Era veramente assurdo tutto quello. Comunque, sorrise alla ragazza, di nuovo. In realtà stavo sovrappensiero e mi è uscita solamente l'utlima frase! Ammise anche un pò in imbarazzo, perchè la verità era che era veramente assurda tutta quella questione. Come si poteva predicare ai suoi dipendenti di essere veloci e accoglienti se poi lui era il primo a mettere ansia ai suoi stessi clienti. Comunque, oramai la ragazza l'aveva disconcentrata ed aveva anche un viso conosciuto. Forse l'aveva vista in qualche ufficio?Aaron! Disse tendendole la mano. E visto che te ne ho fatto rovesciare la metà, dire che te ne devo un altro! Di qualunque cosa sia!Aggiunse un pò gentile. Si, aveva decisamente una faccia conosciuta. Forse avevano fatto hogwarts insieme. Non era una corvonero, ma sicuramente l'aveva vista li. Non disse niente per non fare ulteriori figuracce con lei. Possibile che alla fine il mondo fosse così veramente piccolo? Ma era anche vero che un pò tutti avevano frequentato hogwarts, quindi non era poi una cosa così strana e si, forse avevano anche la stessa età!
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    Killian Ambrosia Degan
    Auror | 28 anni
    Killian, arrampicata sullo sgabello con il piede della gamba sinistra appoggiato a terra, avrebbe stretto con la mano libera il bancone, combattendo quella sensazione di ansia che sentiva accumularsi sulla bocca dello stomaco e la tensione lungo la propria schiena. Ma se da una parte la ragazza era concentrata a tenere sotto controllo il suo stato ansioso dall'altra era intenta a osservare i vari stati d’animo che man mano comparivano sul volto di chi aveva davanti a sé. Se Aaron Barnes, al posto della fronte, avesse avuto uno schermo, l'Auror avrebbe assistito ad una scenetta in stile Inside out, dove le emozioni la facevano da padrone. «Ahhh.... Tranquiiilloooh.» Disse, cercando di non ridere in faccia al malcapitato Medimago. Immaginarsi quella scenetta comica in qualche modo l'aveva tranquillizzata e, grazie a questo, la sua presa sul bancone si allentò per poi lasciarla del tutto. Non era ancora del tutto rilassata, ancora sentiva il groppo che le si era formato in gola. Sorrise, accennando una lieve increspatura verso l'alto tra le sue labbra. «Oh, non preoccuparti. Dicono che parlare da soli sia segnale di intelligenza.» Affermò osservando la mano che le veniva tesa dall'uomo che si stava presentando come Aaron. Killian sapeva bene chi si trovasse di fronte: la prima volta che aveva visto quell'uomo era stato alla festa di Natale a casa sua e gli aveva stretto la mano! In più la ragazza lo vedeva di tanto in tanto lungo i corridoi o al bar del S. Mungo dove, appunto, lavora sua sorella Shanessa. Accettò quindi la mano. «Piacere, Killian.» Notando come l'uomo continuasse a guardarla come se la conoscesse. Probabilmente vedeva la sua faccia tutti i giorni in quella della sorella Shanessa e, a quanto pare, non si ricordava di averla già conosciuta alla festa di Natale. Era stata in compagnia di Vath per tutto il tempo ma durante la serata si era esibita sul palco cantando “Sweet Child of Mine” dei Guns n' Roses di fronte a tutti gli ospiti, accettando la sfida che le aveva lanciato una certa Robin. «Caffè, è caffè… Grazie, molto volentieri.» Accettando l’offerta da parte del medimago sorridendo cordiale.
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    Aaron Barnes
    Medimago| 29 anni
    Era sempre stato un tipo molto chiuso a scuola, specialmente quando era ad Hogwarts. Aveva passato sette anni ad avere, in ogni momento, l'ansia di ritrovare morto suo fratello dentro casa. Lui che non si era mai concesso uno svago per il senso di colpa estenuante che aveva, per il fatto che alla fine se si divertiva almeno un pò sapeva che suo fratello minore viveva sotto il letto e con il terrore di essere preso e massacrato di botte anche e soprattutto perchè ui respirava. Insomma erano stati davvero degli anni assurdi quelli nei corvonero, ma quella ragazza le ricordava qualcuno. Sorrise poi sentendosi anche uno stupido. Certe volte si rendeva conto che non riusciva a fare amicizia in maniera diversa se non con qualche brutta figura o mentre straparlava. Assurdo, no? Rise per la sua considerazione e poi si strinse nelle spalle. In realtà io, al momento, mi sento uno stupido! Ma mi fiderò dei tuoi occhi pazzeschi. Anche se credo che io e te già ci conosciamo, dovremmo avere, ad occhi e croce la stessa età! Sei andata ad Hogwarts?Chiese poi volendosi levare quel dubbio. Alla fine scemo per scemo era meglio esserlo per bene che fare le cose a metà, no? Forse era arrossito e forse era anche convinto che la ragazza lo credesse davvero, ma davvero pazzo, ma in fondo era un Barnes e come tale la spontaneità e la schiettezza erano di casa. Che bello sapere che non sono l'unico ad essere drogato di caffè. Dove lavori?Chiese poi curioso. Alla fine era giusto distrarsi e soprattutto cercare di far capire come si lavorava ai suoi dipendenti. Odiava trovarsi in quelle occasioni, lo odiava veramente, ma veramente tantissimo. Richiamò il cameriere, chiese due caffè e poi tornò alla ragazza. Si, decisamente un viso conosciuto. Non c'era che dire, doveva ammettere che tra tante cose, lui era una persona molto fisionomista, non si sarebbe ricordato il nome, ma sicuramente si erano visti, o forse era la gemella? Ma non aveva idea che ne avesse una, quindi non era possibile.

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    Killian Ambrosia Degan
    Auror | 29 anni
    A Killian quell'uomo sembrava sempre più confuso, il perché era da ricondurre al fatto che Aaron stava cercando di ricordarsi dove l'aveva già vista. Non era complicato: stessa età, stessa scuola e, di conseguenza, probabilmente anche le stesse lezioni. Un sorriso, le parole del Medimago fecero scaturire quell'increspatura all'insù nelle labbra dell'Auror. La ragazza non avrebbe potuto dire se conoscesse Aaron durante il periodo scolastico, non era per nulla fisionomista e le persone di quel periodo era come se fossero dietro ad una tenda spessa, rendendola incapace di riconoscerle grazie anche ai suoi vuoti di memoria. Durante l'infortunio aveva battuto la testa e non era inusuale che Killian avesse dei buchi temporali e quindi la ragazza non sapeva se durante una lezione di Pozioni avesse accidentalmente versato del Pus di Bubotubero sulle mani del ragazzo rendendole piagate. «Grazie per il complimento, sei molto gentile.» Guardandolo negli occhi, cercando di capire se i suoi fossero blu o grigi dato che erano nascosti nella penombra del locale. «E no, non credo che tu sia uno stupido, capita che non ci si ricordi nomi o fisionomie.» Aggiunse per tranquillizzare il ragazzo. «Sì, ci conosciamo. Sono stata alla tua festa di Natale ma per quanto riguarda il periodo scolastico ad Hogwarts non credo di ricordarmi di te, io ero una leoncina.» L'auror aveva un vantaggio su Aaron, le visite di riabilitazione che faceva al San Mungo avevano una cadenza di quindici giorni e ogni tanto per i corridoi dell'ospedale lo incrociava. «Beh diciamo che ho un vantaggio, in effetti, spesso vengo al San Mungo per delle visite di riabilitazione alla gamba oppure quando vengo a trovare la mia gemella che sta facendo uno stage formativo per diventare Magiveterinaria e mi capita di vederti al bar o in giro nei corridoi.» Ammise rivelando come il Magipsicologo fosse un volto che riconosceva. Gli fece cenno sullo sgabello di accomodarsi e quando si sarebbe seduto Killian gli avrebbe detto. «Scherzi?!? Io non vivo senza caffè! Me lo inietterei per endovena ogni mattina. In borsa ho sempre un thermos pieno di caffè esclusivamente espresso.» Finendo la frase con una risatina autoironica estraendo il thermos dalla borsa a riprova di quanto detto. «Lavoro al ministero, sono un'auror. Sbaglio o mi sembri un poco scocciato? Posso chiederne la ragione se ti va di parlarne?» Killian aveva cambiato modo di relazionarsi senza chiudersi troppo in un ermetismo grazie alle persone che aveva conosciuto di recente e ritrovando quel poco di fiducia nel genere umano.

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    Aaron Barnes
    Medimago | 30 anni
    In genere Aaron era una persona molto più carismatica e con Charm. Doveva ammettere che quella sera non stava facendo proprio una bellissima figur con quella ragazza, ma doveva anche ammettere che era scocciato davvero da tutta quella situazione. Più lui si impegnava per fare qualcosa di bello ed altruistico per le persone, più queste non facevano altro che prendersi gioco di lui. Comunque, lei non centrava niente e la cosa bella, veramente divertente, era che nonostante tutto, l'aveva fatta leggermente sciogliere e di conseguenza anche la ragazza parlava di più con lui. Non che fosse colpta della rossa che lui fosse un pò rincoglionito!Ma quando la ragazza gli disse che si, si conoscevano e gli spiegò anche il motivo, anche se a grandi linee, Aaron si sentiì meglio, sollevato, come se qualcuno gli avesse appena confermato che si, stava bene e che non aveva allucinazioni. In fondo lavorava veramente tantissimo ed era sempre in tensione, sia la sua vita come medimago che quella come imprenditore lo lasciavano sempre senza fiato ed al limite dell'umano. Si sentiva sempre li li per fallire e la cosa non gli piaceva per niente. Era ovvio che fosse solamente una sua percezione, ma era altrettanto ovvio che Aaron era un ambizioso e non si limitava mai a fare le cose bene, ma le voleva sempre perfette. La guardò più disteso e rilassato e poi le sorrise come se il rebus della serata fosse stato risolto. ok, allora credo di aver parlato qualche volta con la tua gemella, e comunque ti ricordo anche ad Hogwarts, io ho una memoria fotografica molto sviluppata, se no chi si sarebbe mai riuscito a laureare in medimagia! Il che era assolutamente vero. Aaron aveva una buona memoria fotografica, registrava i colori e le forme come se fossero niente, e forse anche quello lo aveva veramente aiutato nella dicotomia della sua vita intensa. Io ero un corvo e credo che sia anche facilmente intuibile! Topo di laboratorio, disagiato e con non troppa attitudine alla socievolezza. Sorrise alla ragazza poi per quello che disse per il caffè, rise. Che bello sentirtelo dire! Io farei la stessa cosa! Facendo una vita intensa non so, come delle volte, riesco a stare davvero in piedi!Ammise poi più rilassato rispetto a quando avevano cominciato a parlare. Quella sua domanda gli fece girare il viso verso i camerieri. Fece un sospiro, in realtà non voleva dirlo perchè non voleva essere ne sembrare presuntuoso, ma visto che si era offerta di ascoltarlo...Un auror! Allora si, ci siamo visti sicuramente anche al ministero, io sono solito affiancare gli auror nelle missioni, in maniera tale da non far morire nessuno. I tuoi colleghi sono un pò spericolati, specialmente alcuni che si sentono onnipotenti. Ogni riferimento ad alexander Olwen è puramente casuale! Poi arrivò al motivo della sua domanda. Questo posto è mio. Sono un imprenditore, la mia famiglia possiede tutti i locali lussuosi o comunque con un certo standard di Londra, ed anche fuori, ma parliamo di Londra. In genere i miei sottoposti vengono retribuiti profumatamente, per dare un servizio al top. Ho ricevuto delle lamentale e la cosa non mi piace. PErchè ho mandato una mia segretaria a fare il mio lavoro ed è stata insultata e soprattutto non è stata trattata con rispetto e la cosa non mi piace doppiamente, e quindi sono qui per fare il mastino e non per godermi la serata! Aveva riassunto bene? Certo, aveva detto anche troppo, ma non con avidità o con aria di superiorità, anzi, forse con qualche linea di umiltà, tanta disperazione e una buona dose di rassegnazione.
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    Killian Ambrosia Degan
    Auror | 29 anni
    La ragazza avrebbe trattenuto una risatina quando Aaron le disse di aver interagito con sua sorella gemella, non ce la vedeva stretta in un camice bianco a parlare di cose futili con quel collega. «Ah si? Discorsi lavorativi immagino, Shiny non è una che si sbottoni troppo facilmente, un asso con le pozioni e in erbologia ma molto introversa.» Sembrava l'inizio di una barzelletta; "Una Grifondoro, una Serpeverde e un Corvonero…" «Manca un Tasso e abbiamo fatto il quartetto completo!» Disse, accennando un leggero sorriso. I colleghi erano una parte fondamentale del lavoro da Auror, bisognava contare sempre su qualcuno all'interno del Quartier Generale Auror e lei perlomeno era stata molto fortunata nel trovare in Krasus sia un collega che un amico. Quello stesso sorriso si allargò quando Aaron definì certi suoi colleghi inclini a credersi invincibili. Era dell'idea che certe convinzioni fossero nocive e quanto di più sbagliato potesse esserci e che, se sottovalutato, avrebbe portato la persona e tutti i suoi compagni di missioni alla tomba. «Si! Hai proprio ragione, molti si credono invincibili ma non sono altro che degli sciocchi… Conosco alcuni Auror con quella filosofia ma posso dirti che persone del genere esistono in tutti i campi e in ogni professione.» La rivelazione che quel posto, insieme a molti altri, appartenesse a lui le fece sollevare leggermente le sopracciglia mentre un lieve sorriso sarebbe spuntato sul suo volto. «Ah! Porcaccia troia! Allora sei proprio ricco se riesci a permetterti non uno ma una serie di bar e locali come questo!» Disse, non doveva essere per niente semplice, per uno con un lavoro così impegnativo, riuscire a gestire tutto. Non era infastidita da quanto lui fosse ricco ma che, o così le dava l'impressione, la ostentasse con così tanta boria. Sapeva che certe famiglie basavano la propria ricchezza sul cognome della stessa e, sia nel mondo magico che in quello babbano, avere un cognome antico solitamente significava non solo in un consistente patrimonio, ma anche da tradizioni, fama e potere. Lei stessa portava, non solo un cognome antico di secoli, ma un titolo nobiliare che le pendeva sulla testa come una spada. Era ricca eppure non aveva mai attinto alla ricchezza familiare per i suoi bisogni, al contrario aveva sempre dato fondo ai suoi risparmi ottenuti tramite il proprio lavoro e le gare che aveva fatto e che ormai erano un lontano passato. Non era una ragazza parsimoniosa, il suo denaro le piaceva spenderlo e Shanessa spesso definiva le mani della gemella bucate da quanto denaro scialacquasse per frivolezze come nuovi bastoni da passeggio, scarpe o ninnoli inutili. Quello che aveva al fianco, ad esempio, era uno dei suoi bastoni preferiti. Aveva una storia interessante e per via di ciò l'aveva pagato un'occhio della testa: l'oggetto apparteneva ad un mago che aveva furbamente pensato di darlo in testa ad un troll di montagna, quello stesso troll, in risposta alla bastonata, lo aveva polverizzato con una mazzata, ricambiano il favore, ed il bastone era l'unica cosa che era sopravvissuta. Ma quando capì il vero motivo per cui lui era lì Killian si rabbuiò, facendosi d'un tratto pensierosa. Avrebbe sorriso nuovamente e, accavallando la gamba sull'altra, con quel suo sorrisetto furbo e vispo che fece capolino sul suo volto. «Probabilmente la persona che hai assunto per fare da direttore non è abbastanza competente come ti ha fatto credere durante il colloquio. In questo tipo di lavori occorre avere il pugno di ferro in un guanto di velluto. Ho un'idea sai… Ci sarebbe un modo per controllare questi esercizi commerciali senza mettere in soggezione i propri lavoratori. Suppongo che tu non sia conosciuto da tutti i tuoi dipendenti… E beh… Potresti farti assumere come impiegato , lavorare da loro per alcuni giorni per controllare come effettivamente svolgono il loro lavoro e poi… BAM!» Sottolineó, sbattendo il puntale del bastone sul pavimento «Gli schiaffi in faccia la verità e prendi i provvedimenti necessari.» Avrebbe sorriso furbescamente più per il fervore con cui quell'idea l'aveva presa e, inclinando il capo verso destra, si sarebbe sistemata la ciocca di capelli andata fuori posto per poi portare le mani avanti come a stoppare qualsiasi rimostranza dell'uomo nei confronti della propria proposta. «Si lo so, sei un Medimago, magari non riesci a fare una cosa del genere in contemporanea con i tuoi turni.» Eppure era un'idea valida, che avrebbe potuto dare modo all'imprenditore di poter vedere la situazione con i propri occhi senza artifici di sorta. «Potresti quasi definirla una "missione sotto copertura". » Mimando le virgolette con indice e medio delle mani «Non so quante te ne possano capitare in veste di Guaritore del San Mungo.» Si sarebbe rigirata la tazzina in mano lasciando decantare il liquido scuro al suo interno e facendogli prendere aria. «E poi ho scoperto sul campo che, se dai alla persona che sorvegli modo di rilassarsi, potresti fornirti un ottima visuale di ciò che potrebbero fare in tua assenza… Potresti perfino trovarlo divertente e decisamente intrigante… » Killian prese un sorso del proprio caffè e, finendolo, posò la tazzina vuota sopra il bancone. «Il barman è bravo comunque, questo caffè che ho appena finito era ottimo altro che quella schifezza di brodaglia annacquata che spacciano per caffè!» Osservando le espressioni del medimago su quello che era stato detto per poi estrarre dal taschino il prezioso e amatissimo orologio per controllare l'ora «Mi spiace ma adesso devo andare, ho un appuntamento e non posso mancare. Mi ha fatto piacere poter parlare con te Aaron. Arrivederci e spero a presto.» La ragazza si sarebbe alzata dallo sgabello del bancone raccogliendo le proprie cose, si sarebbe infilata la giacca e messa la borsetta a tracolla. Da quest'ultima Killian avrebbe preso il portafogli e, estraendo da esso un paio di banconote da cinque sterline, avrebbe pagato la propria consumazione e quella di Aaron. Fatto ciò l'Auror avrebbe rivolto un ultimo sorriso verso il Medimago e, girandosi, si sarebbe diretta verso l'uscita del locale.

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