Killian Ambrosia Degan
Auror | 29 anni
La ragazza avrebbe trattenuto una risatina quando Aaron le disse di aver interagito con sua sorella gemella, non ce la vedeva stretta in un camice bianco a parlare di cose futili con quel collega. «Ah si? Discorsi lavorativi immagino, Shiny non è una che si sbottoni troppo facilmente, un asso con le pozioni e in erbologia ma molto introversa.» Sembrava l'inizio di una barzelletta; "Una Grifondoro, una Serpeverde e un Corvonero…" «Manca un Tasso e abbiamo fatto il quartetto completo!» Disse, accennando un leggero sorriso. I colleghi erano una parte fondamentale del lavoro da Auror, bisognava contare sempre su qualcuno all'interno del Quartier Generale Auror e lei perlomeno era stata molto fortunata nel trovare in Krasus sia un collega che un amico. Quello stesso sorriso si allargò quando Aaron definì certi suoi colleghi inclini a credersi invincibili. Era dell'idea che certe convinzioni fossero nocive e quanto di più sbagliato potesse esserci e che, se sottovalutato, avrebbe portato la persona e tutti i suoi compagni di missioni alla tomba. «Si! Hai proprio ragione, molti si credono invincibili ma non sono altro che degli sciocchi… Conosco alcuni Auror con quella filosofia ma posso dirti che persone del genere esistono in tutti i campi e in ogni professione.» La rivelazione che quel posto, insieme a molti altri, appartenesse a lui le fece sollevare leggermente le sopracciglia mentre un lieve sorriso sarebbe spuntato sul suo volto. «Ah! Porcaccia troia! Allora sei proprio ricco se riesci a permetterti non uno ma una serie di bar e locali come questo!» Disse, non doveva essere per niente semplice, per uno con un lavoro così impegnativo, riuscire a gestire tutto. Non era infastidita da quanto lui fosse ricco ma che, o così le dava l'impressione, la ostentasse con così tanta boria. Sapeva che certe famiglie basavano la propria ricchezza sul cognome della stessa e, sia nel mondo magico che in quello babbano, avere un cognome antico solitamente significava non solo in un consistente patrimonio, ma anche da tradizioni, fama e potere. Lei stessa portava, non solo un cognome antico di secoli, ma un titolo nobiliare che le pendeva sulla testa come una spada. Era ricca eppure non aveva mai attinto alla ricchezza familiare per i suoi bisogni, al contrario aveva sempre dato fondo ai suoi risparmi ottenuti tramite il proprio lavoro e le gare che aveva fatto e che ormai erano un lontano passato. Non era una ragazza parsimoniosa, il suo denaro le piaceva spenderlo e Shanessa spesso definiva le mani della gemella bucate da quanto denaro scialacquasse per frivolezze come nuovi bastoni da passeggio, scarpe o ninnoli inutili. Quello che aveva al fianco, ad esempio, era uno dei suoi bastoni preferiti. Aveva una storia interessante e per via di ciò l'aveva pagato un'occhio della testa: l'oggetto apparteneva ad un mago che aveva furbamente pensato di darlo in testa ad un troll di montagna, quello stesso troll, in risposta alla bastonata, lo aveva polverizzato con una mazzata, ricambiano il favore, ed il bastone era l'unica cosa che era sopravvissuta. Ma quando capì il vero motivo per cui lui era lì Killian si rabbuiò, facendosi d'un tratto pensierosa. Avrebbe sorriso nuovamente e, accavallando la gamba sull'altra, con quel suo sorrisetto furbo e vispo che fece capolino sul suo volto. «Probabilmente la persona che hai assunto per fare da direttore non è abbastanza competente come ti ha fatto credere durante il colloquio. In questo tipo di lavori occorre avere il pugno di ferro in un guanto di velluto. Ho un'idea sai… Ci sarebbe un modo per controllare questi esercizi commerciali senza mettere in soggezione i propri lavoratori. Suppongo che tu non sia conosciuto da tutti i tuoi dipendenti… E beh… Potresti farti assumere come impiegato , lavorare da loro per alcuni giorni per controllare come effettivamente svolgono il loro lavoro e poi… BAM!» Sottolineó, sbattendo il puntale del bastone sul pavimento «Gli schiaffi in faccia la verità e prendi i provvedimenti necessari.» Avrebbe sorriso furbescamente più per il fervore con cui quell'idea l'aveva presa e, inclinando il capo verso destra, si sarebbe sistemata la ciocca di capelli andata fuori posto per poi portare le mani avanti come a stoppare qualsiasi rimostranza dell'uomo nei confronti della propria proposta. «Si lo so, sei un Medimago, magari non riesci a fare una cosa del genere in contemporanea con i tuoi turni.» Eppure era un'idea valida, che avrebbe potuto dare modo all'imprenditore di poter vedere la situazione con i propri occhi senza artifici di sorta. «Potresti quasi definirla una "missione sotto copertura". » Mimando le virgolette con indice e medio delle mani «Non so quante te ne possano capitare in veste di Guaritore del San Mungo.» Si sarebbe rigirata la tazzina in mano lasciando decantare il liquido scuro al suo interno e facendogli prendere aria. «E poi ho scoperto sul campo che, se dai alla persona che sorvegli modo di rilassarsi, potresti fornirti un ottima visuale di ciò che potrebbero fare in tua assenza… Potresti perfino trovarlo divertente e decisamente intrigante… » Killian prese un sorso del proprio caffè e, finendolo, posò la tazzina vuota sopra il bancone. «Il barman è bravo comunque, questo caffè che ho appena finito era ottimo altro che quella schifezza di brodaglia annacquata che spacciano per caffè!» Osservando le espressioni del medimago su quello che era stato detto per poi estrarre dal taschino il prezioso e amatissimo orologio per controllare l'ora «Mi spiace ma adesso devo andare, ho un appuntamento e non posso mancare. Mi ha fatto piacere poter parlare con te Aaron. Arrivederci e spero a presto.» La ragazza si sarebbe alzata dallo sgabello del bancone raccogliendo le proprie cose, si sarebbe infilata la giacca e messa la borsetta a tracolla. Da quest'ultima Killian avrebbe preso il portafogli e, estraendo da esso un paio di banconote da cinque sterline, avrebbe pagato la propria consumazione e quella di Aaron. Fatto ciò l'Auror avrebbe rivolto un ultimo sorriso verso il Medimago e, girandosi, si sarebbe diretta verso l'uscita del locale.