Simulazioni - Tirocnicio Mia Freeman e Lilith Clark

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    San Mungo
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    Che denota ambizione, intraprendenza o, anche, eccessiva presunzione.
    Aveva mandato una comunicazione semplice e veloce sia a Mia Freeman che a Lilith Clarke. Avevano richiesto entrambe di fare il tirocinio insieme a lui e lui aveva deciso di sperimentare qualcosa di molto carino. Sia per gli auror che per i medici serviva la collaborazione. Non sempre bisognava interagire tra di loro, ma le azioni dovevano essere seriamente coordinate, se no, sarebbe morto qualcuno e la perdita era sia per gli auror che non sarebbero stati in grado di avere il controllo sulle persone per salvarle, sia per i medimaghi, che avevano come unico scopo non far morire le persone. La cosa divertente era che Aaron aveva deciso di mettere insieme due persone che non erano per niente compatibili, sia per carattere sia per precedenti, il che avrebbe messo ancora più alla prova le due ragazzine, ma infondo in entrambi i lavori c’era sempre un po' di stress e soprattutto non sempre si poteva lavorare con chi si decideva. Avrebbe chiesto alle ragazze di indossare degli abiti comodi, lunghi e soprattutto adattabili ad ogni tipo di situazione. Non sapeva, se effettivamente, potesse essere qualcosa di troppo pericoloso, ma credeva nel potenziale di entrambe ed era stufo di parlare. Alla fine, erano entrambe molto studiose quindi non serviva a nessuna delle due una lezione teorica su qualcosa. L’appuntamento era in pieno centro, in un bar. Aaron le avrebbe aspettate, anche lui con una tuta e con vestiti comodi. Aveva in mente di simulare una sorte di “guerra” in maniera tale che dovevano davvero coordinarsi e c’era veramente poco spazio per le conversazioni. Avrebbe dato loro lo stesso identica finalità, ma con obiettivi diversi. Facevano due percorsi diversi e di conseguenza non poteva renderle completamente uguali. Sarebbe stato divertentissimo, almeno per lui e specialmente perché entrambe non avevano idea di quanto Aaron aveva lavorato a quella simulazione. Aveva creato ed una stanza proprio per loro, un po' come la stanza del tempo e dello spazio di Dragon Ball, avrebbero affrontato qualcosa di spaventosamente reale e soprattutto, ma questo non glielo avrebbe detto, se una non portava a termine il proprio obiettivo, l’altra non avrebbe mai potuto fare il proprio. Lui aveva collaborato, e collaborava attivamente, con gli auror, aveva cercato, in tutti i modi di essere un medimago attivo socialmente e non rinchiudersi dentro un semplice ospedale, e l’unica cosa che davvero aveva imparato in tutti quegli anni era che la collaborazione e la comunicazione, non solo verbale, era veramente, ma veramente qualcosa di essenziale. Avrebbe atteso le due ragazze. Non avevano idea che stavano per affrontare degli hunger Games in piena regola. Le dita picchiettavano sul tavolo, mentre sorseggiava una birra fresca. Ovviamente, la puntualità sarebbe stata fondamentale.
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    Aveva passato più tempo a chiedersi se tutto quello avesse senso che a domandarsi che cosa avrebbe potuto trovarsi ad affrontare. La richiesta che aveva inoltrato per un tirocinio con Aaron Barnes sembrava risalire a secoli prima, ormai, così come l'intero anno scolastico, che era corso rapido e arrivato alla sua fine prima che lei potesse rendersene conto.
    Se qualcuno le avesse chiesto un riassunto degli ultimi mesi non avrebbe saputo cosa rispondere, tutto quello che aveva passato si era ridotto ad un enorme nuvola informe che le pesava sulle spalle ma a cui non sapeva dare un nome preciso.
    Era convinta che dopo tutte le lacrime e la rabbia iniziale, quel che era successo con Cameron potesse considerarsi un ostacolo ormai superato, e invece si sbagliava: tutta quella situazione l'aveva lasciata vuota, si sentiva un guscio privo del suo interno e per quanto quella sensazione la facesse sentire sciocca non riusciva a levarsela di dosso.
    Aveva provato a passare più tempo con Charles, a distrarsi, ma ogni volta si rendeva conto di quanto poco riuscisse ad emozionarsi, a provare qualcosa di intenso e vero, a quanto fosse faticoso anche solo chiedersi se fosse felice.
    Detestava l'idea di poter davvero dipendere così tanto da qualcuno da annullarsi nella sua assenza, si sentiva idiota per aver legato così tanto la sua felicità a Cameron anzichè legarla alla sua carriera scolastica o, semplicemente, a se stessa, come si era sempre promessa di fare.
    La scusa del tirocinio si era rivelata comunque un'ancora di salvezza: aveva cominciato ad agognare quel giorno con tutte le sue forze, non aspettare altro che arrivasse il momento di uscire di casa e focalizzarsi su qualcosa di diverso dai propri pensieri.
    Non aveva proprio idea di che aspettarsi, aveva sempre pensato ad Aaron come un ragazzo tranquillo, con la testa sulle spalle e sempre composto, ma questo solo perchè quella era l'immagine che le aveva mostrato nelle poche volte in cui si erano incontrati. Si era anche chiesta, distrattamente, se per caso Blake sarebbe stato presente, non per altro ma perchè sapeva quanto fosse preoccupato per lei nonostante stesse provando ad evitarlo e tenerlo buono con risposte vaghe e generiche. Anche quella era una questione che stava rimandando ma che prima o poi avrebbe dovuto risolvere, in qualche modo.
    Non quel giorno però. Si impose calma e concentrazione mentre si infilava una tuta leggera, prendeva quel poco che avrebbe potuto servirle come documenti, bacchetta e il magifonino, e poi uscì di casa diretta verso il bar dell'appuntamento.
    Come suo solito non si sarebbe sentita in pace se non fosse arrivata con largo anticipo, quindi entrò nel locale per tempo, guardandosi intorno e cercando di individuare Aaron nel caso fosse già arrivato anche lui. Se lo avesse visto lo avrebbe raggiunto, con un sorriso stanco e timido sul volto. "Ehi! Buongiorno." salutò gentile, con un cenno leggero della mano.

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    Aaron attese le ragazze, quando vide Mia le sorrise, Lilith ancora non era arrivata, quindi avrebbe atteso ancora poco, poi avrebbe cominciato comunque la loro prova. La puntualità sul posto di lavoro era tutto e nel lavoro di un medimago era fatale. Riuscire a fare qualcosa in tempo, con tempismo pazzesco voleva dire salvare una vita o perderla per sempre. Non avrebbe chiesto a Mia come stava, le si leggeva dalla faccia ed era ovvio e comprensivo per quello che era successo. Blake era stato nervoso per mesi per colpa di Cameron e Mia ed Elisabeth e tutto perchè provava dei sentimenti contrastanti per entrambe le ragazze. Guardò di nuovo l'orario e poi le sorrise, inutile aspettare oltre. Andiamo. Le disse poi portandola davanti alla porta della stanza. Concentrati. Sei una ragazza forte. Lo disse perchè ci credeva e perchè aveva moltissime speranze di avere una ragazza come Mia al San Mungo a Breve. Era attiva, intelligente e sapeva il fatto suo, in fondo era stata brava a tenere testa sua ad uno come Cameron che ad uno come Blake, quinidi doveva per forza essere una ragazza con il sangue freddo. Dietro questa stanza troverai uno scenario molto reale. Io sarò il tuo compagno. Il nostro obiettivo è salvare una bambina. Erano le informazioni che doveva assimilare in maniera chiara e senza troppi giri di parole. Non ti dirò come fare, non ti dirò con cosa avrai a che fare. Perchè purtroppo in ambienti come un ospedale o semplicemente come succede spesso nella vita, conosciamo quello che ci sta succedendo solamente quando ci sta succedendo. Siamo noi che dobbiamo capire se essere pronti oppure farci travolgere da ogni tipo di emozione. Non era una lezione di vita, ne tanto meno era qualcosa che riguardasse la situazione attuale di Mia in quel momento. Aaron era stato mazzolato in tutti i modi nel suo lavoro, proprio perchè privilegiato e voleva che lei fosse pronta. Io sarò a tua completa disposizione. Sarai tu a dare ordini a me, sarai tu a dover decidere come agire. Credi che possiamo farcela? Chiese poi quasi retoricamente, prima di aprire la stanza ed entrarci dentro. Quando la ragazza sarebbe entrata, Aaron avrebbe chiuso la porta dietro le sue spalle a chiave. Nessuno poteva più entrare li dentro.
    - La stanza era una sorte di deserto, faceva un caldo assurdo, c'era foschia. Aaron lasciò che la ragazza si ambietasse, ma nello stesso momento che Mia avrebbe fatto un passo, avrebbe cominciato a sentire come degli spari, sempre più vicini, rumori sempre più forti, ancora qualche passo. Ancora un altro passo, erano dietro ad una collinetta, una volta svalicata, avrebbe guardato l'inferno. (minuto 4.08/4.25). Aaron avrebbe guardato la sua espressione. Se non altro, puoi sfogarti! Le disse poi estraendo la bacchetta.
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    Eccoci qui alla prima parte del tirocinio. Aaron vuole vedere come te la cavi nelle situazioni improbabili e che non ti aspettavi. Puoi decidere tu se cercare la bambina per le retrovie, oppure farlo combattento e buttarti nella mischia. Nel mio post non ho specificato dov'è la bambina, in quanto in base a cosa deciderai tu, la farò "apparire". Puoi servirti di Aaron in maniera autonoma, lui farà quello che tu gli chiederai.
     
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    Non avrebbe voluto sentirsi così sollevata nel vedere l'assenza di Lilith, eppure qualcosa nell'altra ragazza l'aveva sempre messa in soggezione e anche se le cose tra loro sembravano essersi raffreddate -sempre meglio di un conflitto di certo- ma le sembrava che ci fosse sempre qualcosa di incompleto, di non detto. In fondo sapeva solo la versione di Blake, di quello che era successo tra loro, e non aveva mai nascosto di parteggiare per il ragazzo, nonostante non negasse che fosse un idiota di tanto in tanto.
    Non era così felice di essere da sola, aldilà del fatto che la sua compagna di prova fosse Lilith comunque sperava di non trovarsi ad affrontare qualcosa di così importante e imprevedibile senza una compagnia al suo fianco, ma sospettava che quello fosse una nuova sfida per l'anno che stava arrivando. Aveva affrontato l'intera estate da sola, seppur in parte per sua scelta, e si era ritrovata a realizzare quanto sarebbe stato solitario anche l'anno che veniva: sarebbe stata al quarto, sempre più vicina alla fine della sua vita a Hidenstone, e il ragazzo al quale si era appoggiata per tre anni e che aveva individuato come il suo principale supporto non sarebbe stato al suo fianco. Sapeva di avere ben più di qualche amico, era grata per ognuno di loro e sapeva che nessuno l'avrebbe mai davvero abbandonata, ma la figura sulla quale aveva investito di più e riposto più fiducia era, di fatto, uscita dalla sua vita. Almeno per il momento. E cominciava a sospettare che fosse una cosa sempre più definitiva.
    Non era quello il momento per pensarci ma piuttosto provò ad abbracciare quella sensazione di solitudine e farla propria: non aveva una sua coetanea al proprio fianco ma aveva Aaron, e si fidava parecchio di Barnes, abbastanza da sapere di essere in buone mani.
    Aveva provato ad immaginarsi quella lezione in più modi possibili ma ammetteva che ogni scenario che si era dipinta nella mente era ben lontano da quello che si trovò ad affrontare. Già solo alle prime parole di Aaron si trovò a corrucciare le sopracciglia, per la concentrazione la sorpresa, annuendo mentre ascoltava attenta le sue parole, intenzionata ad assorbirle una per una. Le bastò sentire parlare di una bambina da salvare perchè tutte le sue energie convergessero in quel compito, per lei immediatamente vitale. Poco importava che si trattasse di una simulazione, quando il cervello registrò quel "semplice" obiettivo tutto il resto parve svanire dalla sua mente, soppiantato da un compito più importante. D'altronde aveva scelto quel percorso per la sua propensione al sacrificio verso gli altri, e questo era la prova che avesse scelto la strada migliore per lei.
    Quando Aaron le chiese se avrebbero potuto farcela fu la sua parte più coraggiosa e pronta al sacrificio per la giusta causa a rispondere, con un cenno deciso del capo e un "Sì" rapido e convinto, privo quasi del tutto della sua solita insicurezza.
    Cercò di prepararsi mentalmente all'inizio della loro missione ma niente avrebbe potuto prepararla all'inferno che si trovò di fronte: il rumore delle esplosioni la travolse rapidamente, costringendola a trascinare Aaron verso il riparo più vicino, disegnando un rapido "Salvio Hexia " per isolarsi almeno momentaneamente.
    Si trovavano comunque su una strada battuta, e lei stava cercando una bambina: se non altro poteva scommettere che le tracce lasciate da lei erano ben diverse da quelle di qualunque altra persona lì presente. "Appare Vestigium " pronunciò con sicurezza puntando al terreno per poi lanciare una breve occhiata d Aaron. "Sappiamo qualcosa di più preciso su questa bambina? Puoi tentrare un "Guidami", vediamo dove ci porta"
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    Aaron era convinto delle capacità di quella ragazza. Ci aveva parlato poche volte, ma sapeva l’affetto profondo che Blake nutriva per lei e viceversa. Aveva sempre avuto ed intrapreso delle relazioni strane suo fratello, ma sempre profonde. Sorrise alla ragazza, era pronta, avrebbe trasformato il suo dolore in qualcosa di molto più forte e vero. Non disse niente, la seguì attentamente cercando semplicemente di fare la cosa giusta per lei. Andò con lei verso il rifugio più vicino. Anche quella era una buona mossa. Guardò la ragazza e poi annuì. è una bambina di circa 5 anni, è bionda, magrolina, indossa degli stracci addosso, è sola, è molto impaurita e per questo potrebbe o nascondersi o tentare qualcosa di estremamente folle come scappare Rispose prontamente alla sua domanda. La cosa che Aaron non aveva specificato era che in quella stanza, tutta la situazione e tutte le persone che avrebbe incontrato la ragazza sarebbero mutate in base alla sua mente ed alla sua immaginazione. Ed infatti, poco dopo, la loro conversazione, Mia avrebbe sentito una bacchetta puntata alla tempia, se si fosse girata appena avrebbe visto Mark. Aaron aveva pensato a quella situazione perché un medico doveva fare i conti prima con la propria mente e la propria emotività, saperla gestire, sapere esattamente come ricacciare certe cose dalla propria mente, o comunque cercare in tutti i modi di gestirle. Mia avrebbe visto Aaron in lontananza, come se fosse stato quasi trascinato via. Cosa ci fa una ragazzina sempre impaurita e sempre pronta a mandare i suoi amici in prima linea, in una trincea? Il suo tono di voce lo avrebbe riconosciuto tra mille, era uno sbruffone, era una persona che non faceva altro che offenderla con ogni sua parola, ed ogni tipo di suo contatto visivo. Alzati e combatti, oppure vuoi chiamare Jessica per farlo al posto tuo. Diffindo! Avrebbe attaccato per farle male, Nel frattempo cominciò a sentire un pianto di una bambina, dietro le spalle di Mark. Forse aveva trovato la strada giusta. Certo un medimago poteva avere un sacco di linee di pensiero, ma lo scopo era sempre lo stesso: salvare vite e lo avrebbe raggiunto in ogni modo possibile. Mia aveva tutte le qualità giuste. Doveva solamente cercare di essere il più concentrata possibile e gestire le sue emozioni. L’empatia era un’arma a doppio taglio, se non dominata, avrebbe dominato ed un soggetto che assorbe le emozioni degli altri, mischiandole alle sue, senza saperle controllare era una persona che non avrebbe mai aiutato davvero gli altri. Sogghignò. Recido Se la biondina non fosse passata al contrattacco, avrebbe avuto dei piccoli tagli, poco profondi ma comunque molto fastidiosi sulle braccia.
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