Tirocinio per Adamas

terzo anno, G.E.M.M.A.

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    Andrè De Long-Prée
    Divinante | 24 anni

    L’ufficio di Andrè, strettamente connesso all’aula di Divinazione che si trovava proprio dopo le scale, era stato trasformato in qualcosa di irriconoscibile: l’ambientazione in cui il docente era immerso era sicuramente illusoria, ma aveva lo scopo di richiamare alla mente quanti più elementi tranquilli e sereni ci fossero. Si trovava quindi all’interno di una specie di simulazione, in cui si poteva osservare un prato verde con alcuni fili d’erba più lunghi degli altri, carezzati da una giovane brezza mattutina, e costellati qua e là di fiorellini colorati sul punto di nascere e sbocciare. Il cielo era tinto di un azzurro tenue, quel colore che si inizia ad intravedere all’inizio dell’alba, contornato anche dalle sfumature dell’arancione e del rosa che rendevano l’atmosfera sicuramente più estasiante e particolare.
    La luce dorata accarezzava dolcemente la pelle del docente, e la faceva risplendere nel suo essere radiosa e rimpolpata, mentre il suo corpo era coperto da una camicia bianca svolazzante, così come i pantaloni erano in tessuto leggero ed anch’esso bianco. Non aveva scarpe ai piedi, ed era seduto a terra a gambe conserte, pronto all’arrivo di uno dei suoi studenti con il quale avrebbe avuto l’occasione di cimentarsi in una pratica evocativa in luogo di tirocinio. Adamas aveva avanzato una richiesta particolare al docente, una richiesta che riguardava una divinità in particolare, e chi era Andrè per bloccare i desideri di conoscenza dei suoi alunni? Perché mai avrebbe dovuto frenare gli istinti di sapienza di quell’ametrino?
    Attese il suo arrivo, rimanendo a terra con le gambe incrociate e con le mani sulle proprie ginocchia, assaporando la bellezza di quella brezza che gli scompigliava i capelli biondi. Gli occhi si aprivano, di tanto in tanto, come per osservare che il ragazzo stesse arrivando nel suo ufficio, e in altre occasioni si chiudevano per lascare che le palpebre venissero baciate dall’aurora e dai suoi raggi benefici, rinvigorenti. Attese qualche minuto, andando a porre davanti a sé cinque strumenti differenti che avrebbe successivamente mostrato al ragazzo e con i quali lui avrebbe potuto interagire, andando successivamente ad attendere che lui arrivasse.
    Nel momento in cui lo vide arrivare, il docente sorrise con il suo solito modo di fare piuttosto gentile ed educato, mantenendo la propria eleganza e la propria professionalità. “Siediti pure per terra davanti a me con le gambe incrociate, Adamas. E benvenuto in questo tirocinio. Ti trovi in una simulazione di un prato lussureggiante durante un’alba… è un bel quadretto bucolico, no?” Disse, mantenendo quel sorriso sulle proprie labbra, per poi portare lo sguardo su di lui, iniziando a voler innescare in lui una reazione partecipativa. “Come stai? Sei pronto per scoprire di più in merito a quanto mi avevi accennato sulla dea Eos? Dopo il tirocinio, se ti va, posso offrirti una tazza di tè, sebbene l’orario in questa rappresentazione illusoria sia ben lontano dalle cinque del pomeriggio.”
    La mano del docente si portò verso i cinque oggetti che erano poggiati davanti a sé, cinque oggetti dei quali tre appartenevano alla divinità scelta dal ragazzo, e due invece erano visibilmente degli oggetti appartenenti ad altre divinità. Il palmo giovane del divinante si poggiò sui singoli oggetti mentre, con calma, ne illustrava le caratteristiche al ragazzo. “Di fronte a te hai cinque oggetti. Di questi cinque, solo tre si rifanno alla figura di Eos. Trovi davanti a te una ciotola di rugiada, una tiara, un tridente con scaglie marine, una bilancia e una rappresentazione di una biga in miniatura. Quali sono gli elementi relativi ad Eos?” E dopo aver proposto quelle domande al ragazzo, Andrè avrebbe sfarfallato appena con lo sguardo, aggiungendo poi un sorriso bianco e splendente, proprio come il suo vestiario. “Dopo averli individuati, dimmi un po’… cosa ti spinge a voler contattare questa divinità? Hai avuto dei presentimenti in particolare riguardo a lei, tanto da spingerti a voler indagare maggiormente? Parliamone, così da poter organizzare al meglio l’attività in seguito.”

    RevelioGDR


    Benvenuto al tuo tirocinio G.E.M.M.A. con il professor De Long-Prée! <3
    Ho autoconcluso l'ingresso di Adamas all'interno dell'ufficio del professore, ma sei libero di interagire con tutto ciò che più ti ispira e ti piace, così come sei liberissimo di fare domande al professore e di avanzare delle proposte di qualsiasi genere! Il tirocinio si sta svolgendo all'interno dell'ufficio del professore, che però in questo caso è "adibito" a prato all'alba grazie ad un incantesimo illusorio ed accorgimenti magico-psichici.
    Sentiti libero di eseguire i passaggi indicati dal professore come più preferisci, e rispondi alle sue domande nella maniera più personale e genuina possibile: ogni risposta è giusta, se è motivata.
     
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    Adamas Vesper
    Studente, Capitano Ametrin | 19 anni | III Anno

    Mentre procedeva alla volta dell’ufficio del professore di Divinazione, Adamas non poteva fare a meno di sentire una velata eccitazione; non avrebbe mai pensato che entrare ad Hidenstone gli avrebbe permesso di approfondire così tanto le sue conoscenze magiche. Insomma, dopo aver preso i M.A.G.O. ad Hogwarts, a chiunque altro sarebbe parso superfluo continuare con gli studi, specialmente calcolando che al secondo anno di Accademia aveva conseguito il medesimo titolo di studio.
    Tuttavia, doveva ammetterlo, l’esame ad Hidenstone era stato più complesso e ben più interessante, come ci si aspettava da un’eccellenza universitaria.
    “È permesso?”; la luce dell’aurora spiazzò momentaneamente Adamas, conscio di essere stato invitato nel pomeriggio. A volte, le possibilità infinite della magia lasciavano senza parole gli stessi maghi, soprattutto quando permettevano di creare simili illusioni.
    “Buon pomerig… giorno, professore. Uh, grazie”; si sedette, fissando forzatamente gli occhi sul professore. La tentazione di lasciare correre lo sguardo sull’ambiente circostante, tuttavia, ebbe la meglio; poche volte Adamas non ricambiava lo sguardo dei suoi interlocutori, soprattutto se maggiori di grado, ma in quel momento non poteva farne a meno.
    “Uh, sto bene - mi perdoni, sono rimasto incantato dall’ambiente. Una tazza di tè? Sì, mi farebbe piacere…”
    ‘Concentrati. Non abusare della pazienza altrui.’
    Scosse la testa, per riprendere controllo, quindi si rese conto delle parole che aveva ignorato: “Eos? Può davvero farmi parlare con Eos?!”
    Modulò la respirazione, cercando di non esagerare con l’entusiasmo: in fondo, se stava davvero per conoscere la sua antenata più illustre, non poteva mostrarsi come un fanboy esaltato.
    “Cioè, una manifestazione corporea?”
    In un certo senso, dopo aver letto la saga di Percy Jackson (avere un fidanzato interessato al mondo nerd Babbano aveva degli ottimi rivolti, alla fin fine), temeva un po’ ciò che sarebbe potuto accadere in un simile caso; come poteva essere sicuro che Rick Riordan non fosse un mago esperto in evocazioni, dopotutto?
    Guardò finalmente i cinque oggetti indicati dal docente: non fu poi così difficile risolvere il dilemma che gli era stato posto, ma l’Ametrino immaginò che spiegare per bene il perché delle sue scelte fosse necessario ad una migliore connessione.
    O forse si trattava semplicemente di una scusa per far esplodere la logorrea pedante che talvolta lo caratterizzava.
    “La ciotola di rugiada, per prima cosa - secondo un mito, la rugiada che ogni mattina si trova sull’erba è dovuta al pianto di Eos, che ricorda così il suo figlio prediletto perduto durante la Guerra di Troia. Memnone…”
    ‘Il mio omonimo.’
    “... che fu ucciso da Achille. La tiara, poi, era uno dei simboli della Dea, insieme alla biga, trainata dai cavalli Fetonte e Lampo…”
    ‘Ora che ci penso… il mio gufo si chiama Phaeton, e il mio Crup Lampone. Che sia un segno?’
    Prese i tre oggetti designati, separandoli dagli altri due che reputava inutili, almeno in quel momento: se fosse andato tutto bene, forse avrebbe contattato tutto il Pantheon greco e romano.
    Come un call center neopagano, insomma.
    “Ecco… si dice che la famiglia Vesper discenda da Eos, alla lontana: insomma, i miei antenati erano così fissati sulla purezza di sangue che volevano in ogni modo una stirpe divina, e… il mio secondo nome è Memnon, come l’eroe della guerra di Troia.”
    Titubò un attimo: stava davvero per scoprire una verità che, in ogni caso, avrebbe cambiato la sua vita.
    “Vorrei scoprire se effettivamente è così, e se la mia famiglia ha perso la fede verso la sua più antica e potente antenata…”
    Nella storia della stirpe dei Vesper c’erano fine troppe coincidenze per credere in un mito simile, ma ad Adamas importava solo fino ad un certo punto: una potente famiglia di origini etiopi, i cui antenati furono deportati in Inghilterra durante la tratta degli schiavi. Schiavi che si erano quindi affrancati tramite la magia, forse, e che da quel momento avevano sentito il bisogno di riaffermarsi come discendenti di Memnone, forse per elevare le umili origini, o forse per giustificare il potere assunto in seguito.
    Adamas sapeva solo per certo queste sporadiche notizie, ed il fatto che il cognome latinizzante Vesper assunto dalla famiglia era sì assonante al nome originale, di cui si era persa memoria, ma anche un ricordo delle Esperidi, coloro che nel mito avevano cresciuto lo stesso Memnone.
    “Dice... che è un motivo futile, per tentare un'evocazione?”
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Andrè De Long-Prée
    Divinante | 24 anni

    Stava ascoltando le parole del ragazzo con estrema attenzione, sempre mantenendo lo sguardo su di lui ed accennando uno sguardo di tanto in tanto, andando a quel punto a versargli una deliziosa tazza di tè accompagnata da una piccola ciotolina con dello zucchero ed una piccola brocca con del latte, qualora lo avesse gradito. Lasciò dunque che il ragazzo lo bevesse con tranquillità, nel caso in cui avesse voluto assumerlo, andando successivamente ad annuire in risposta alle sue risposte.
    Le risposte al quesito sugli oggetti della divinità erano perfette, così come le motivazioni soggiacenti, un motivo che permise al docente di terminare quell’esercizio con un sorriso delicato sulle proprie labbra. Adamas era sicuramente un ragazzo molto studioso e dedito, ma in quel momento Andrè sentiva che le sue parole non erano mosse solo da una grande preparazione ed interesse mitologico, sentiva davvero qualcosa di strano in lui, come se a parlare fosse una conoscenza millenaria riposta nella sua anima dall’alba dei tempi. Lo guardò negli occhi durante tutta l’esposizione, senza proferire parola, così che lui potesse essere totalmente tranquillo nel suo esporsi, accennando solo dei movimenti che mostravano come stesse seguendo il suo discorso.
    Si passò rapidamente una mano tra i capelli biondi, chiudendo appena gli occhi così che la luce dorata dell’alba potesse baciare quelle palpebre color latte, per poi sfarfallare con lo sguardo sul ragazzo stesso. “Hai risposto in maniera corretta al primo esercizio, ed il fatto che nella tua vita ci siano tutte queste coincidenze, a mio parere, potrebbe essere un positivo campanello d’allarme. Vedi, per un qualsiasi mago, uno di quelli che non crede in nulla e che si lascia muovere dal desiderio di scagliare meri incantesimi da fattucchiere, queste coincidenze sarebbero nulla…” Disse, parlando sempre con molta delicatezza e cercando di farsi seguire da quel ragazzo; dopotutto era sempre un professore, ed in quel tirocinio voleva che Adamas non imparasse solamente qualcosa su se stesso, ma anche qualcosa in generale sulle percezioni e sulle intuizioni, e sul perché le coincidenze nascondessero sempre un fondo di verità. “…ma per me, così come sono sicuro che sia anche per te, significano qualcosa. Le banali coincidenze possono capitare in ogni momento della vita, ma un tale intreccio di trame e di vicissitudini non può essere mosso dalla casualità, deve esserci un motivo. C’è sicuramente un motivo a questa tua indubbia vicinanza con questa divinità.” E terminò quelle parole tornando successivamente ad ascoltare la domanda del ragazzo, cercando di appoggiare una mano sulla sua spalla, sempre mantenendo un rapporto professionale, quasi paterno, nei suoi confronti.
    “No Adamas, non è un motivo futile. Non esistono motivi futili. Per te è importante giungere infondo a questa storia, è importante cercare anche solo un piccolo frammento di verità dalla quale partire e ricostruire il tuo passato, quindi perché dovrebbe essere un motivo indegno?” Si fermò per un istante, andando a prendere una scodella di marmo rosa con del sale all’interno, e porgendola al ragazzo, facendo sì che lui la prendesse all’interno delle proprie mani. A quel punto, il docente avrebbe iniziato a spiegargli cosa fare, così da permettergli di iniziare l’evocazione. “Pensa intensamente alla motivazione alla base di ciò che chiedi, pensa intensamente alla tua determinazione nell’ottenere un risultato. Mentre lo fai, disegna davanti a te un cerchio con questo sale, e circondalo con una ‘cornicetta’ di rune che possano attirare questa divinità. Basta anche una runa ripetuta, ma sarebbe meglio utilizzarne due alternate di volta in volta, così da richiamare più facilmente la sua attenzione. Secondo te quali sono le rune che più si avvicinano alla divinità Eos? Una volta individuate, disegnale come contorno al cerchio, e poi chiudi gli occhi.” Quando il ragazzo avesse terminato quella pratica, il docente avrebbe allungato le proprie mani verso di lui, sorridendogli con fare molto gentile e disponibile. “Ora, senza paura, afferra le mie mani e chiudi gli occhi. Scava dentro di te, raggiungi il tuo ‘io’ più profondo, cerca di trovare il tuo legame con questa dea. Una volta trovato, pregala, richiamala a te, chiedile di manifestarsi, fallo con la mente e con le parole, e vedrai che la tua preghiera sarà ascoltata. Io sono qui con te, quindi sei al sicuro. Nel momento in cui vedrai nella tua mente un fuoco fatuo, vuol dire che la divinità è qui con noi, e dovrai chiederle di manifestarsi.”
    RevelioGDR


    Benvenuto al continuo! In questa parte puoi tranquillamente interagire con il prof, e poi dovrai:
    - Disegnare un cerchio di sale.
    - Circondare il cerchio di sale con DUE rune che, secondo te, sono più adatte alla dea Eos.
    - Cercare un legame interiore e personale con la dea.
    - Pregarla e chiederle di manifestarsi a te.
     
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    Adamas Vesper
    Capitano Ametrin | 19 anni | III Anno

    ‘Un positivo campanello d’allarme… che strana scelta di parole’: se fosse stato il tipo da andare in overthinking, Adamas in quel momento avrebbe sclerato - e forse il rischio c’era ancora, tutto sommato. Le parole del docente rievocarono nella sua mente la poesia Corrispondenze di Baudelaire, un poeta Babbano di cui aveva sentito parlare talvolta dalla madre, e di come il mondo fosse pieno di coincidenze che, a uno sguardo più attento, potevano apparire come fili di connessione; era ciò di cui stava parlando Andrè, no?
    “Grazie, professore - mi rincuora sapere che non sono motivazioni stupide… mi dispiacerebbe se Eos o eventuali altre divinità pensassero di, diciamo, sprecare il loro tempo con un mortale come me!”
    Afferrò la ciotola che gli venne porta con le mani un poco tremanti, costringendosi a respirare con calma per ridurre il rischio di versarne il contenuto; quindi, come consigliatogli dal professore, si concentrò sull’intenzione di conoscere Eos in qualunque forma, fisica o spirituale, nella quale si fosse mostrata a lui.
    Mentre disegnava il cerchio di sale, pensò intensamente alle rune da disegnare; benché adorasse il professor Olwen, si ricordò di come Eos fosse una divinità in un certo senso legata agli astri ed alla luce solare.
    ‘Ok, forse posso tentare con un’ibridazione del cerchio runico? Forse dal punto di vista magico è una blasfemia, ma ha senso per ciò che voglio fare…’
    Una volta che il cerchio fu concluso (e dopo aver chiesto il permesso al docente di aggiustarlo, in qualche punto, con uno sventolio di bacchetta per renderlo più regolare), passò alla vergatura delle rune tramite Atramenta.
    Le rune si manifestarono con il turchese carico tipico della sua aura, come aveva scoperto durante i M.A.G.O. di DCAO, Divinazione e Incantesimi.
    “So che forse è poco ortodosso, ma come vede ho alternato una runa tradizionale ad una “runa” astronomica… per quanto riguarda quest’ultima, ho scelto il simbolo planetario del Sole, disegnato dritto. Eos alla fine è la Dea figlia del Titano Iperione, che prima della Titanomachia e della vittoria degli Dèi Olimpici era colui che presiedeva alla luce e all’Est. La luce dell’aurora dipende proprio dal Sole, no?”
    Ok, forse avrebbe dovuto essere più sicuro nella sua apologia, ma tutto sommato gli pareva di aver ragione ad usare un simbolo astronomico.
    “Per quanto riguarda la runa classica, invece, ho usato Laguz, ossia l’equilibrio e la rigenerazione; nella mitologia romana, la Dea Aurora era il corrispettivo di Eos, e ad ogni alba si rinnovava. In più, si può vedere l’aurora come un equilibrio tra la notte ed il giorno, il Sole e la Luna - che sono rispettivamente suo fratello e sua sorella…”
    ‘Basta, hai parlato anche fin troppo forse…’
    Afferrò quindi le mani del docente, nonostante non fosse propriamente a proprio agio nel fare un simile gesto per una sorta di riverenza verso qualunque autorità inculcata nella sua educazione sin da bambino, e chiuse gli occhi.
    Il legame con Eos; ripensò a tutto ciò che gli era stato raccontato sulle sue origini, alla sua voglia di scoprire la verità, alla dedizione che provava nei confronti di Eos e della sua stirpe eroica.
    Quindi, iniziò a parlare, citando qua e là frammenti di poesie attribuite nel corso della storia ad altre divinità, che tutto sommato però si adattavano bene ad Eos.
    “O Madre Mattutina, Eos dalle dita di rosa, qui ti accoglie uno dei tuoi discendenti presunti, per richiedere udienza e sapere da te, che annoveri tra i tuoi figli Fosforo la Stella del Mattino e Vespero la Stella della Sera, la verità sulle sue origini. Chiedo inoltre a te, il cui pianto inconsolabile spezza anche le rocce più dure, e la cui grazia piove al mattino dall’eternità e per l’eternità sempre, come possa quest’umile umano entrare nelle tue grazie, e come possa ottenere il privilegio di ammirarti e, con le tue luci maestose, essere guidato da te.”
    Forse era stato troppo barocco nell’esposizione, e sicuramente troppo pomposo, ma come poteva rivolgersi ad una divinità in altro modo?
    Non aprì gli occhi, continuando a pregare in maniera simile nella sua mente, seppure in maniera via via più semplice (aveva perso l’ispirazione).
    Finché non comparve il fuoco fatuo.
    “Ok, e ora…?” sussurrò con cautela, per non spezzare la magia.
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    Andrè De Long-Prée
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    Andrè aveva delicatamente afferrato le mani del ragazzo con il solo scopo di permettere anche alle proprie energie psichiche e magiche di entrare in collaborazione con quelle del minore, che erano chiaramente meno forti rispetto alle sue. Voleva che lui riuscisse nell’evocazione di quell’entità, e lui avrebbe sicuramente fornito il proprio contributo affinché questa evocazione avvenisse in maniera del tutto tranquilla e senza alcun intoppo, o comunque senza che quel ragazzo rischiasse qualcosa di negativo su di sé. Le evocazioni potevano essere pericolose per molte motivazioni, ma in quel momento Andrè era abbastanza sicuro della riuscita: l’entità da evocare sembrava sufficientemente buona, così come sembrava ottima anche la preparazione che il ragazzo aveva nei suoi riguardi, tutti elementi che avrebbero sicuramente disposto la divinità in maniera molto favorevole nei suoi confronti.
    Lasciò quindi che Adamas eseguisse quell’evocazione, stringendo lievemente di più le mani nel momento in cui il ragazzo eseguì la preghiera, andando a ripeterla mentalmente mentre lui la recitava. Cercava di riprodurre fedelmente le sue parole, di seguirlo di pari passo, così da agevolarlo quanto più possibile. E difatti, dopo qualche istante, il docente sentì come una lieve scarica attraverso il proprio corpo, una scarica di energia magica molto piacevole che sicuramente anche Adamas avrebbe sentito, e che si sarebbe successivamente manifestata nell’apparizione di quella divinità all’interno del cerchio runico disegnato da lui.

    La divinità era davvero splendida: una donna dai capelli lunghi e setosi, formati in onde sinuose che le si distendevano amabilmente sul corpo, mentre le sue forme erano coperte da un abito bianco, quasi lucente, che rimandava chiaramente al simbolo dell’aurora. Gli occhi erano pieni di luminosità e donavano uno sguardo vivo e brillante al viso che, delicato come il volo di una farfalla, era impreziosito con alcuni gioielli dorati. Un diadema era posto sulla sua testa e le cingeva delicatamente la fronte, mentre le gambe lunghe e sinuose erano adornate da un paio di sandali leggeri che donavano ancora più femminilità e leggiadria a quella figura.
    La mano della divinità si portò verso l’alto, come a voler raccogliere alcuni raggi dell’alba con le proprie dita, plasmando quei raggi colti in una deliziosa collana dorata che decise di mettere al proprio collo. Lo sguardo lucente venne portato a questo punto su Adamas che l’aveva evocata, e sebbene avesse un minimo sentore del perché lui l’avesse chiamata, la divinità improvvisamente dipinse il proprio volto di un sorriso dolce e disponibile. Per qualche istante rimase con le braccia lunghe sul corpo, senza proferire parola, fissando il ragazzo nel profondo degli occhi come se volesse in qualche modo leggerne l’anima e comprendere qualcosa di più a riguardo del suo passato e della sua persona, e solo dopo poco decise di prendere la parola. “Mi hai chiamata qui da te, ho sentito la tua preghiera, e sono giunta in tuo soccorso.” La voce era soave, quasi materna, come se una persona più grande stesse parlando in maniera educativa con qualcuno di più piccolo, con un discepolo. Disse solo quelle parole per il momento, salvo poi continuare circa dopo un minuto di silenzio nel quale aveva ripreso a scrutare gli occhi del ragazzo, come se avesse notato qualcosa di familiare in lui. “Adamas Vesper. Ponimi i tuoi quesiti, dimmi cosa ti ha portato a chiamarmi.”

    Andrè, nel frattempo, sembrava godersi la scena da una postazione lievemente più esterna, cercando di mantenere la concentrazione molto attiva così da permettere a quel ragazzo di avere un dialogo con la divinità vero e proprio. Di certo non avrebbe permesso ad Adamas di stipulare un patto con lei, ma voleva che lui ricevesse le risposte di cui aveva più bisogno, e sicuramente lui l’avrebbe aiutato in questo.
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    Adamas Vesper
    Capitano Ametrin | 20 anni | III Anno

    Apparentemente la pomposità era gradita alle divinità, perché Eos non esitò a manifestarsi di fronte a lui; sovra candido vel, seppur non cinta di oliva, gli apparve in tutta la sua bellezza, e Adamas non poté fare a meno di chiedersi per un millesimo di secondo quanto dovesse essere ancor più bella Afrodite. Fortunatamente, riuscì a scacciare quel pensiero. memore di quanto odiassero le Dee i facsimile dei concorsi di bellezza.
    Insomma, l’ultima volta non si era verificata una guerra per la stessa ragione?
    Sobbalzò quando l’Aurora si volse verso di lui, arrossendo e borbottando “Uh, sì - grazie della celerità. Ecco, io… ma come sai il mio nome?”
    Forse aveva i suoi mezzi divini, non credi, piccolo Ametrino?
    “Innanzitutto, se posso, vorrei sapere… se la mia famiglia discende veramente da Te. Insomma, l’albero genealogico è custodito come una reliquia, e pare che Mennone sia stato l’antenato più famoso e potente.”
    Tentò di frenare la lingua, ma voleva porre forse troppe domande, e queste si accavallavano l’una sull’altra, costringendolo parzialmente ad un silenzio interrotto. Scosse quindi la testa, per riprendersi da quella pantomima che lo faceva sentire stupido.
    “Ok, no scusa - ecco, se la risposta alla prima domanda è vera… abbiamo un qualche abilità particolare di cui siamo all’oscuro, o un qualche modo per comunicare con te diciamo… in via preferenziale?”
    E poi, cos’altro poteva chiederle? Era la prima volta che si trovava a conversare con una divinità del Pantheon a cui era devoto… forse chiederle conferme su gossip divini non era proprio l’ideale, vero?
    “Mettiamo che qualcuno volesse iniziare a dialogare con Te e gli altri Dèi in maniera stabile… avresti qualche consiglio per farlo?”
    Poteva non essere la domanda giusta, ma era ciò che il suo cuore sentiva; avere un insight sul modo migliore per dialogare con Loro gli sembrava una cosa necessaria, visto il cammino che voleva (o pensava di voler) intraprendere.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Il fatto che il ragazzo fosse così educato e rispettoso di lei, indubbiamente, era qualcosa che faceva sicuramente molto piacere. La divinità iniziò delicatamente a muovere il proprio vestito, come se volesse svolazzare tra la brezza mattutina, lasciando che il sole colpisse la sua pelle di porcellana, andando dopo poco a fermarsi per ascoltare le parole del ragazzo. Erano molte, molte domande, ma sicuramente lei si sarebbe messa a rispondere a tutte: non aveva un temperamento ostile nei suoi confronti, ed in qualche modo sentiva anche una certa connessione con quel ragazzo. Aggrottò lievemente la fronte, come per iniziare a riflettere in merito alla genealogia del ragazzo, portando poi un braccio su un fianco e lasciando libero l’altro, così da usare la mano per gesticolare con il suo modo di fare elegante e leggiadro. “Caro Adamas, alcune cose si sanno e basta. Dopotutto sono una divinità, non è di certo la conoscenza di un nome che mi è preclusa. Ma comunque, ho come sentito dentro di me che tu avessi questo splendido nome, e ne ho avuto la certezza immediatamente dopo.” Ed in quel momento la divinità accennò un sorriso bonario, osservando il ragazzo negli occhi.
    Mentalmente, la donna iniziò a visualizzare la genealogia del ragazzo attraverso il suo sguardo, notando comunque una grandissima schiera di antenati e si presentassero davanti ai suoi occhi. Il ragazzo, se non altro, non aveva affatto mentito a riguardo della genealogia, ma di certo non sapeva certamente se lui discendesse da lei o meno. “Adamas, la tua domanda è molto curiosa. Curiosa quanto sono io, adesso, di scoprire l’effettiva genealogia. Di primo impatto ti direi che non so se sei connesso a me o meno, dato che comunque ci sono state molte mescolanze di ogni tipo; ma se dici che l’antenato più antico della tua famiglia è Mennone, la risposta è abbastanza chiara.” E non disse altro. Decise di rimanere sul vago per non sbilanciarsi troppo, cercando comunque di continuare a mantenere viva dentro di lui quella fiamma che l’aveva spinto ad indagare: voleva delle risposte, qualcuna forse l’aveva già ottenuta, ma la divinità sperava che lui non si fosse fermato lì e che avesse approfondito il tutto, nella speranza di ottenere un nuovo livello di consapevolezza.
    In merito ai poteri, la donna si lasciò sfuggire un lievissimo sorrisetto, quasi beffardo, ma con chiare intenzioni meramente giocose e per nulla intimidatorie. Non doveva schernirlo, ma quell’affermazione la lasciò con le labbra dipinte da quel sorriso, lasciando che poi le parole rivelassero il perché. “Poteri, questo è un po’ difficile. Diciamo che non credo io abbia tramandato particolari poteri, ma alcune caratteristiche possono essere viste nelle generazioni: tendenzialmente ho tramandato la bellezza, ma non lo definirei un potere vero e proprio. Per concludere, quindi, non credo ci sia un potere in particolare, ma per comunicare con me, beh, c’è una via molto bella. Potresti tentare di comunicare con me di sera, ed io potrei apparire in sogno da te, la notte, per rispondere alla tua chiamata. Il canale onirico è sempre molto utile, sai?” E in quel momento accennò un sorriso, mostrandosi poi lo stesso sorriso verso André.
    Sulla comunicazione con gli dèi, la donna tornò a guardare André ancora una volta, indicandolo con un dito e rivolgendosi poi di nuovo ad Adamas. “Lui ti ha aiutato a contattare me con questo metodo evocativo e sicuro. Per contattare altre divinità potresti usare lo stesso metodo, perché no? È un metodo efficace, che però potrebbe risultare in alcuni casi pericoloso tra le mani di persone poco esperte. Ti consiglio di studiare ancora, di affinare le tue abilità psichiche e divinatorie, e sicuramente riuscirai ad ottenere i risultati sperati e a eseguire delle evocazioni di successo.” E lì avrebbe atteso eventuali risposte e parole da parte del ragazzo.
    RevelioGDR
     
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