Quando monta la rabbia, pensa alle conseguenze

Wyatt & Adrien

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    Wyatt Wolf | Auror


    [Prosegue da QUI]



    [Atrio del Ministero della Magia]



    La supplica del ragazzo sembrava essere quasi come un metodo per salvarsi da un bel viaggio al Ministero della Magia, ma aveva sfidato assolutamente la sua autorità e quello non poteva permetterlo. Lo prese per il braccio per smaterializzarsi verso l'atrio del Ministero, apparì tra i camini e tutte le persone che camminavano in quell'ambiente che era ormai una seconda casa per lui.

    Seguimi verso l'ascensore, non ti perdere che qui è facile per chi non conosce l'ambiente.

    Sembrava serio in volto, ma era un metodo per far capire in parte la gravità del fatto che aveva fatto il ragazzo. A quel punto arrivò all'ascensore, controllò che il ragazzo fosse dietro di lui e lo fece salire sullo stesso. Qualche attimo di viaggio nello stesso per fermarsi al piano corretto.

    Siamo arrivati. Stammi dietro.

    Passò davanti alla sala riservata agli interrogatori.

    Solitamente i criminali incalliti entrano qui dentro, ma ti voglio portare in un ambiente più tranquillo e informale, il mio ufficio.

    Arrivò alla porta del suo ufficio.

    [Ufficio di Wyatt]



    Aprì la stessa con un colpo di bacchetta magica poi per primo fece entrare il ragazzo.

    Prego, entra pure.

    Gli fece cenno di andare al divanetto indicandoglielo.

    Mettiti pure nel divanetto se vuoi stare comodo.

    Poi con un movimento della bacchetta magica gli fece sparire le manette.

    Allora, capisci che potevi finire in quella sala interrogatori per quello che hai fatto? Capisci la gravita del tuo gesto anche nello sfidare l'autorità?

    Una piccola pausa.

    Un gesto tanto inutile quanto rischioso dato che se vieni condannato la tua carriera accademica potrebbe avere un immediato arresto.

    Si spostò con la sedia in pelle verso il divanetto spostandosi dalla scrivania.

    Perchè dovrei essere benevole con te? Dammi delle buoni ragioni.

    Era ben disposto a non far nulla al ragazzo, sicuramente non avrebbe fatto nulla dato che era una piccola cosa, un reato decisamente minore.

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    Adrien Beauvais Ecco come si presenta l'ufficio 162815765903548a54w
     
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  2. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    Ma perché doveva finire sempre lui in certe situazioni?! Perché caspita non aveva imparato a frenare la sua impulsività? Perché cazzo era così testardo?! Se avesse ascoltato sua madre, suo padre e Regina, ora non sarebbe in questa situazione di merda. Lo sapeva bene che fumare una canna era illegale, e lui dove era andato a mettersi?! In un luogo che, aveva compreso, fosse facilmente reperibile!
    Uno sbuffo era pronto, ce l'aveva proprio sulla punta delle labbra ma, per una buona volta, si trattenne. Non voleva aggravare maggiormente la situazione già di suo compromessa.
    Presero l'ascensore: sembrava scorrere mooolto lento per i suoi gusti. Voleva uscire fuori di lì il prima possibile.
    - Siamo arrivati. Stammi dietro. -
    "No, guarda, me ne vado!" pensò ironicamente nella sua testa. Generalmente, l'avrebbe detto ad alta voce, ma non gli sembrava il caso.
    - Solitamente i criminali incalliti entrano qui dentro, ma ti voglio portare in un ambiente più tranquillo e informale, il mio ufficio. -
    Ah, quindi non lo considerava un criminale incallito? Un piccolo sospiro di sollievo lasciò le sue labbra. Se voleva portarlo nel suo ufficio voleva dire che non era poi così nei guai, no?
    Entrarono nell'ufficio. Adrien si fermò un passo avanti rispetto alla soglia: la stanza era ben ravvivata dalla grande finestra scorrevole, concedendo di illuminare la moderna scrivania al di sotto di essa. Lateralmente, un divanetto aranciato che sarebbe stata la sua sistemazione per le prossime ore. Si avvicinò ad esso, su invido dell'Auror, e vi prese posto con cura ed educazione. Normalmente, si sarebbe seduto più comodamente, ma quella non era una chiamata sociale. Un istante dopo, le manette ai suoi polsi scomparvero grazie ad un movimento di bacchetta da parte dell'uomo.
    - Grazie... - disse flebilmente, massaggiandosi i polsi. Non era abituato a ringraziare la gente, soprattutto in quelle circostanze.
    - Allora, capisci che potevi finire in quella sala interrogatori per quello che hai fatto? Capisci la gravita del tuo gesto anche nello sfidare l'autorità? -
    Annuì prontamente, preferendo non emettere alcuna sillaba. Avrebbe potuto rovinare tutto. Alla menzione della carriera accademica rovinata, il suo sguardo si rabbuiò. Non voleva davvero che andasse tutto a rotoli, soprattutto dopo aver sudato tanto per conquistare quel che aveva.
    Guardo l'Auror spostarsi e prendere posto su una sedia di fronte a lui.
    Bene, doveva giustificarsi, in qualche modo. Si schiarì la voce.
    - Non avrei dovuto farlo, lo so. Le prometto che non prenderò più una canna in mano in vita mia! - disse, portandosi una mano sul cuore, quasi a voler suggellare quella promessa.

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    Wyatt Wolf | Auror


    Cercò di osservare il fattore comportamentale del ragazzo mentre lo faceva arrivare fino al suo ufficio, forse l'ufficio usato per gli interrogatori lo avrebbe messo maggiormente in soggezione o impaurito, ma non era quello il suo scopo dato che voleva solamente fargli capire quanto i gesti potevano avere delle conseguenze e che spesso potevano anche essere irreversibili. Non sembrava molto scomposto nel modo di camminare o di fare, la cosa poteva denotare una certa sicurezza dello stesso, ma forse era solo una facciata o qualcosa di simile. Era difficile dirlo prima che avesse del tempo da passare con lui a parlare. Tenerlo senza manette poteva essere un rischio, ma era pur sempre un ragazzo, poi qualunque mossa strana il dipartimento era pieno di auror e non sarebbe scappato da lì così facilmente, insomma era in una botte di ferro.

    Non c'è di che. Dovere.

    Fece un mezzo sorriso al ragazzo. Continuò a osservare il ragazzo mentre annuiva alla sua domanda, sembrava aver effettivamente capito l'errore fatto ed era decisamente più accondiscendente. Effettiva voglia di salvezza nel dire cosa era meglio dire in quella situazione oppure aveva realmente capito? Due opzioni per una sola risposta, ma era quello che avrebbe scoperto parlando con lui, era pur sempre il suo lavoro e i veri criminali spesso partivano in quel modo.

    E' già un punto di partenza ammettere il proprio errore, è importante come cosa. Io ti voglio anche credere che non ti farai una canna più in vita tua.

    Una piccola pausa guardando il ragazzo negli occhi.

    Ma sai che sei qui per il fatto che hai sfidato l'autorità, e vorrei farti capire il tuo errore.

    Una nuova pausa.

    Ti voglio fare una domanda, cosa hai provato quando mi hai risposto a quella maniera? Cosa hai sentito dentro di te?

    Lasciò la parola al ragazzo. Poi volle farlo sentire al suo agio.

    Ah, se vuoi qualcosa da bere chiedi pure, ho tutto qui, non manca nulla.

    Era giusto creare un empatia con quel ragazzo.

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  4. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
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    Dopo che ebbe avuto la decenza di ringraziarlo, vide l’Auror sorridergli. Forse non era messo così male come pensava: sperava davvero che lo avrebbe rilasciato il prima possibile senza dire una parola a nessuno, né alla preside di Hidestone, né ai suoi insegnanti, tanto meno ai suoi genitori. Non voleva isterismi inutili e ramanzine, perché bastavano quelle che il ragazzo del Ministero gli stava tenendo. Anzi, non sembrava affatto voler rimanere sul rimprovero: era deciso a scavare a fondo per giungere al motivo per cui Adrien avesse voluto fumarsi una canna e rispondergli con quel tono. Sapeva non fosse stato per niente educato e, forse, l’Auror era un po' troppo gentile. Se avessero scambiato i ruoli, Adrien si sarebbe incazzato di brutto.
    - Io ti voglio anche credere che non ti farai una canna più in vita tua. -
    - Ma non hai fiducia nelle mie parole… - affermò il ragazzo, continuando la frase che l’altro aveva appena pronunciato e consolidando verbalmente quello che non era stato detto.
    Cosa aveva provato? Eh, bella domanda! Era così contorto, che anche lo stesso Adrien faceva fatica a capirsi. Ma doveva assolutamente dargli una risposta. Non poteva astenersi dal parlare, perché, in quel momento, non era un suo diritto. Si schiarì la voce.
    - Ebbene, io... a me non… piace che qualcuno mi consideri un debole. -
    Fu l’unica cosa che riuscì a dire, ma era la semplice e completa verità. Adrien si era creato una corazza attorno negli anni, una da duro, in modo tale che nessuno potesse più ferirlo. Quando quell’uomo gli aveva dato del bravo ragazzo, il ragazzino aveva subito fatto ricorso alla sua armatura, perché non voleva essere considerato un pappamolle.
    - Se ha un po' d’acqua – disse, molto titubante. Aveva paura a chiedere dopo quella confessione.


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    Wyatt Wolf | Auror


    Quel ragazzo sembrava non capire, non voler entrare nel merito che si trovava al Ministero della Magia nel dipartimento Auror, stava anche usando un tono molto tranquillo con lui, e cercava di capirlo e comprenderlo.

    Ho assolutamente fiducia, voglio darti fiducia. Come si dice? Si impara sempre dai propri errori. Se non avevo fiducia credimi che non eravamo qui, ma in una sala interrogatori, e di fatto non è questo il caso.

    Fece una piccola pausa per osservare movenze e reazioni del ragazzo, vedeva che aveva come provato a fare uno scudo intorno a se, un aiuto e sinceramente non era raro nel trovare una cosa del genere su chi provava a mettersi sulla difensiva. Ascoltò le sue parole con attenzione, ascoltare era parte del suo lavoro così come l'interpretare quello che gli veniva detto, non tutti usavano le parole per fare le proprie ragioni.

    Ma non devi credere di essere un debole, non ti considero un debole, anzi hai dimostrato molto carattere senza ombra di dubbio. Abbi fiducia in te stesso.

    Più che parlare normalmente gli sembrava di essere uno psicologo con quel ragazzo, stava cercando di capire la sua psiche, la sua mente. Però doveva dare veramente credito al ragazzo, se la stava cavando bene. Dopo la richiesta del ragazzo di un po' d'acqua fece un paio di movimenti con la bacchetta e fece avvicinare a loro mettendo così sul tavolino, una caraffa in vetro alquanto elegante e moderna e un paio di bicchieri sempre in vetro e complementari del set.



    Riempì il bicchiere al ragazzo e fece lo stesso con il suo. Poi passò uno dei due al ragazzo.

    Ecco a te l'acqua. Serviti pure se ne vuoi ancora.

    Una piccola pausa.

    Perché dal tuo punto di vista ti sentiresti un debole? Ci sono delle motivazioni particolari? Sentiti libero di parlarmi di qualsiasi cosa, ti ascolto volentieri.

    Lasciò la parola al ragazzo.

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  6. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    Okay, voleva dargli fiducia, allora. Avrebbe dovuto fare ugualmente. L’Auror aveva ragione: se non gli avesse creduto, l’avrebbe spedito direttamente in sala interrogatori e sottoposto ad una valanga di domande, dalle quali avrebbe ricavato, forse, il brio di un giramento di testa allucinante, come se qualcuno gli avesse sferrato un pugno al capo.
    - Va bene – gli rispose, docilmente. – Ti credo -. Sapeva di non dover essere lui a “credere” all’impiegato delle forze armate del ministero, ma non poté fare a meno di dirlo, impulsivamente, quasi a volerlo tranquillizzare da un sospetto sul suo conto. Poteva essere stato irresponsabile in precedenza, ma non avrebbe ripetuto lo stesso errore. Non voleva ancora esser condannato per “resistenza a pubblico ufficiale” o cose del genere.
    Quello che assolutamente non si aspettava era che il ragazzo lo confortasse, in certo qual modo, e che stesse cercando di aiutarlo. Nessuno mai aveva cercato di comprendere il suo carattere o perché si comportasse in un certo modo. Se fosse stato più espansivo, era sicuro che la sua bocca si sarebbe spalancata dallo stupore. Quasi quasi, quel ragazzo gli stava simpatico.
    Raccolse il bicchiere d’acqua che gli fu porto, con gratitudine. Lo portò alla bocca e bevve un sorso di quel liquido fresco che gli bagnò la gola ormai secca dall’ansia e dalla preoccupazione.
    - Perché stai cercando di aiutarmi? – gli chiese. Era una domanda del tutto benevola, perché al di sotto non c’era alcuna cattiva intenzione. La sua curiosità era vera. Visto, comunque, gli intenti dell’Auror, decise di provare a rispondergli.
    - Non… non lo so nemmeno io il perché… - gli disse, con una alzata di spalle.
    - Non so da quando sia accaduto che cominciassi a comportarmi così… e sono consapevole di aver bisogno di uno psicologo, a volte – affermò e si passò una mano sul volto stanco. Era stremato. Non vedeva l’ora di essere rilasciato, per poter andare nel suo dormitorio e farsi una bella dormita. Sperò che ciò accadesse il prima possibile.

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    Wyatt Wolf | Auror


    Sembrava aver capito finalmente che era dalla sua parte, se così non fosse stato l'ufficio sarebbe stato solo un inizio per quel ragazzo, ma non era così per lui, lo voleva portare sulla retta via e capire che stava sbagliando, ogni tanto una bella chiacchierata faceva più di una nottata in cella e poi non era un criminale, era solo stato beccato nel luogo sbagliato al momento sbagliato, doveva ammettere che quel ragazzo era stato anche sfortunato.

    Mi fa piacere che mi credi, voglio solo aiutarti.

    Gli fece un sorriso per farlo sentire a suo agio. Lo osservò mentre beveva, nei movimenti sembrava molto più tranquillo di prima e quella cosa era importante, aveva imparato a collegare il movimento allo stato d'animo, era parte decisa del loro addestramento.

    Ti voglio aiutare per il fatto che non sei cattivo, sei stato solo sfortunato che fossi di ronda in quel momento. Diciamo che eri nel posto sbagliato al momento sbagliato. Spesso una bella chiacchierata come questa aiuta a mettere le idee a fuoco, non avrei risolto nulla a portarti nella sala degli interrogatori e trattarti come un vero criminale, uno di quelli che poi possono finire anche ad Azkaban.

    Non era quello il caso del ragazzo, non era per niente da Azkaban ma solo un bel rimprovero come si era preso fino a quel momento. Aveva quasi parlato da padre nonostante non lo fosse ancora. Forse si rivedeva in quello che faceva nel passato e al ragazzo scalmanato e donnaiolo che era ai tempi di Hogwarts.

    Mi fa piacere che ammetti che hai bisogno di aiuto, di uno psicologo, non è facile dire una cosa del genere e denota che hai voglia di rimetterti in riga. Una bella cosa, credimi.

    Fece una piccola pausa per prendere un biglietto da visita di uno psicologo che lavorava con il Ministero, poteva aiutarlo, e lo passò al ragazzo.

    Tieni questo bigliettino, se hai voglia di parlare con uno psicologo questo lavora anche qui al Ministero, potrebbe davvero aiutarti.

    Una nuova pausa.

    A questo punto direi che puoi andare, ti accompagno fino all'ascensore, poi credo che sai la strada verso i camini. Mi raccomando non metterti nuovamente nei guai.

    Fece uscire il ragazzo dal suo ufficio per poi raggiungere gli ascensori.

    Ecco, siamo arrivati. In bocca al lupo per il tuo futuro.

    Detto ciò strinse la mano al ragazzo per salutarlo e rientrò verso il suo ufficio, ogni tanto arrestare voleva dire anche aiutare, il caso era anche quello.

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    vathnome
    Dipendente Ministeriale ~ C.M.I. ~ 31 anni ~ Inglese
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    Una mattinata tranquilla al Ministero, Vath aveva avuto anche il piacere di conversare con Brian Sunday, il burbero Capoufficio che lo aveva assunto dieci anni prima con cui tuttavia aveva stretto un buon legame. Quel giorno gran parte della burocrazia l'aveva svolta nelle prime ore della mattinata e, in attesa che ci fosse altro lavoro da fare, Vath ne aveva approfittato una volta tanto per prendersi una mezz'ora in più per la sua pausa pranzo. La fretta è cattiva consigliera e, specialmente ei pasti, portava a problemi di digestione. Abituato a prendersi quindici minuti di pausa quei quarantacinque minuti gli diedero il tempo di gustarsi appieno il proprio pasto. Non pranzava quasi mai, educato a fare un'abbondante colazione per poi cenare alla sera eppure quella mattina non si era concesso la sua solita colazione, in più la sera avrebbe avuto un contrattempo e non avrebbe cenato fino a tarda serata. Si era così recato in un ristorantino vicino al Ministero e aveva preso un primo di pesce insieme ad un secondo a base di carne. Durante il pasto aveva controllato sui vari giornali online le notizie dell'ultima ora e Vath si stupì di come i giornali ancora riuscivano a fare notizia con titoli del genere "Come creare un'omelette.” Il trillo del cellulare, la fanfara di vittoria di Final Fantasy VII Advent Children, risuonò nel locale e estratto il Magifonino Vath lesse il messaggio che gli era arrivato da Brian Sunday. Il consiglio che aveva dato a Percy era stato seguito e, finalmente, sarebbe sceso in campo l'ufficio Cooperazione Magica Internazionale. Il Ministeriale osservò il proprio orologio da polso e, posate forchetta e coltello, si sarebbe diretto verso la cassa lasciando più della mancia richiesta per quel pranzo. Uscito dal locale sollevò lo sguardo verso l'alto era proprio una giornata uggiosa, il cielo sopra la propria testa era coperto da nuvole cariche di pioggia. I colori smorti del cielo rendevano ancora più grigio il resto del paesaggio quasi come se, in quella giornata, un branco di Dissennatori aleggiasse su Londra e rendesse tutti più tristi. Come se fosse stata evocata da un Meteo Recanto una goccia cadde sul volto di Vath e, nel giro di pochi secondi, la pioggia iniziò a scrosciare sulla città. Vath apri il proprio ombrello nero e, riparandosi dalla pioggia, percorse il tragitto tra il ristorante e il Ministero della Magia. Non si preoccupava del proprio completo, incantato sempre con un Impervius per rimanere impermeabile e non rovinarlo. Solo una volta che fu all'interno della cabina telefonica Vath si concesse il lusso di chiudere l'ombrello e le antine della struttura, prese la cornetta in mano e digitato il codice 62442 la avvicinò alla bocca. «Vath Remar, Funzionario Scelto per l'ufficio Cooperazione Magica Internazionale.» Una volta detto ciò il Ministeriale non si trovò più all'interno della cabina ma bensì nell'atrio, all'ottavo livello, di fronte ai camini magici. Poteva vedere i banchi della Pesa della bacchetta con i Guardiamaghi di turno e, lì vicino, la fontana dei Magici Fratelli. I vari maghi, intenti nelle loro faccende, sgambettavano su e giù verso le loro destinazioni senza quasi prestare attenzione a ciò che accadeva attorno a loro. Superò la postazione dei Guardiamaghi, cennando e rivolgendo un saluto a Bill con un lieve abbassamento del capo, andando verso l'ascensore per raggiungere il secondo livello e andare a recuperare quel documento così prezioso per Sunday. Quando fu al piano si diresse verso il bancone e, dopo alcuni minuti, ricevette il documento. L'attenzione di Vath venne attratta dalla figura familiare di Wyatt Wolf che scortava una figura a lui altrettanto familiare, il giovane Beauvais con cui tempo prima aveva condiviso un pranzo al Rovi. Si avvicinò a loro e, involontariamente, percepì le ultime battute della conversazione tra i due. «Wyatt, buongiorno, ci sentiamo più tardi. Ho bisogno di te per una consulenza una cosa di poco conto, non preoccuparti, non ti farò fare dello straordinario, anzi!» Un sorriso sul volto, lo sguardo dalle iridi color acquamarina fisso su quello dell'Auror che poi, una volta allontanatosi, virò su Adrien. «Sabah alkhayr ya 'adrien ma hi alriyah altiyibat alati jalabatk dakhil 'aswar almaqara?» Le lezioni di arabo erano proseguite e Vath si dimostrava un insegnante severo, ciò che gli insegnava voleva che Adrien lo acquisisca entro la lezione successiva e aveva iniziato a parlargli solo ed esclusivamente in arabo per fargli prendere confidenza con i suoni della lingua.

    vath2





    Edited by Vath Remar - 31/3/2022, 09:50
     
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