Mi fai impazzire

Mia&Cameron | Contest Natale

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    Cameron Cohen
    Cameron si stava tranquillamente facendo i fatti suoi seduto sul davanzale della finestra della propria stanza, perso nei suoi pensieri.
    Le cose non stavano andando meglio, da quand'era finita la loro avventura nei sotterranei: lui e Mia non erano certo tornati ad essere una coppia né lui e Liz si erano parlati poi così tanto... certo, si erano fatti entrambi un regalo di Natale e si erano incontrati nella foresta, tuttavia... era così strano. Avrebbe voluto riprendere il bellissimo rapporto che aveva con entrambe, ma sapeva trattarsi di una scalata unicamente in salita, quindi ci avrebbe messo del tempo.
    Senza contare il fatto che si sentiva bloccato, incatenato dentro il suo corpo. Era una sensazione stranissima, per non dire orribile. Lui voleva comportarsi veramente come un ragazzo pentito, ma sembrava quasi che quella parte di lui fosse dormiente, vittima di un potente incarceramus all'interno del corpo del giovane, quindi in assenza in un pentimento sano, si comportava da vero e proprio stronzo.
    Mentre era perso nei suoi pensieri, ad ogni modo, per una strana fatalità, guardò in basso e vide qualcosa che non gli piaceva. Era una bella giornata, il sole risplendeva alto nel cielo ed illuminava tutto il territorio della scuola e sicuramente il resto dell'isola ed era domenica, quindi non c'erano lezioni. Insomma, gettando un fugace sguardo ai giardini sottostanti, vide una figura che riconobbe senza nemmeno doversi sforzare: Mia.
    Ma non era sola, era circondata da altre ragazze e soprattutto, da ragazzi! E questo non gli andava affatto bene, soprattutto perché stavano ridendo e scherzando come se si conoscessero da una vita ed alcuni ragazzi osavano troppo, con lei. Che poi l'osare troppo di Cameron non erano baci e abbracci calorosi, bastava anche semplicemente che un ragazzo per puro caso la guardasse un secondo in più nel dire una battuta, che la fiamma della gelosia incendiava Cameron. Erano vestiti in maniera abbastanza pesante, quindi dovevano essere diretti in un luogo freddo, quindi presumibilmente verso la montagna, perciò un posto molto intimo dove sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa, secondo Cameron.
    Quindi si alzò dalla seduta sulla quale era accoccolato ed indossò distrattamente un paio di pantaloni mimetici foderati di pelo all'interno ed un maglione nero, coordinando il tutto con dei semplici scarponcini da trekking. E per finire, indossò la sciarpa che lei gli aveva fatto ancora prima che Ashura uscisse dal suo uovo. Bacchetta alla mano, uscì verso l'esterno lasciando entrambi i propri famigli a casa, avrebbero rischiato di farlo scoprire andando incontro a Mia come sempre, oppure avrebbero rischiato di farsi male.
    Aveva lasciato abbastanza vantaggio a Mia ed agli altri studenti, sicché erano praticamente già al cancello e lui poteva muoversi e seguirli indisturbato manco fosse stato uno stalker, ma non ce la poteva fare, stava impazzendo.
    Seguì di soppiatto il gruppo che si stava addentrando per i monti, stando attento a non farsi scoprire ma anche a non perderli di vista e ad allontanarsi troppo. C'erano veramente più ragazzi di quanti lui volesse... che per Cam significava anche semplicemente che ce ne fosse uno. Assottigliò gli occhi e li seguì finché non si fermarono in una specie di radura.
    20 y.oStudenteDioptaseII annoFrom Oslo
     
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    Mia Freeman
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    Se c’era qualcosa che Mia non avrebbe voluto fare era proprio uscire. Da quando le cose con Cameron erano degenerate non aveva fatto che altro che evitare chiunque, e più evitava le persone più queste la richiamavano a sé, come aveva fatto Charles presentandosi addirittura in Accademia a sorpresa pur di stare con lei e capire cosa stava succedendo. Appurato che non era proprio capace di fingere che andasse tutto bene e non faceva altro che far preoccupare chi teneva a lei, aveva deciso di smetterla di fingere almeno un po’ e provare a reagire.
    Ed era imponendosi di fare qualcosa di concreto, di uscire da quella bolla di sofefrenza e autocommiserazione che era costruita che si era resa conto di qualcosa che non aveva ancora realizzato: la sua vita, nell’ultimo anno, aveva cominciato a ruotare pericolosamente intorno a Cameron. Non che non avesse altri amici, c’era Jess, Blake, Erik – sorprendentemente per lei – e Aibileen e chissà quante altre persone da cui, se avesse chiesto aiuto, avrebbe potuto aspettarsi solo risposte positive, ma la verità era che era Cam la persona con cui aveva parlato di più, con cui parlava più spesso, che cercava quando le cose andavano male. E ora che non era più lì si era ritrovata con le spalle al muro a realizzare quanto potere gli avesse dato e sentendosi ancora più sciocca.
    Era in quel momento, in cui era sul baratro di un’altra crisi, che il Fato aveva voluto tendere una mano e provare ad aiutarla e per una volta lei l’aveva afferrata, grata. In quanto Prefetta Ametrin Mia era solita andare in giro a dispensare biscotti e sorrisi, quando stava bene, ed era inevitabile che si fosse fatta amici o almeno simpatie all’interno della Casata senza bisogno di sforzarsi nemmeno troppo. Non era la prima volta che riceveva un invito da persone che non frequentava troppo spesso, ma la maggior parte delle volte aveva rifiutato perché impegnata...con Cameron, per lo più. Questa volta quando Margaret, dopo un allenamenti di Quidditch, le aveva chiesto entusiasta se aveva voglia di unirsi a lei e ad alcuni suoi amici per un’escursione nelle montagne, quella domenica, Mia contro ogni logica aspettativa aveva risposto di sì, abbozzando anche un leggero sorriso impacciato per dare più convinzione e consistenza alla sua risposta.
    Ed ecco che ora stava minuziosamente preparando lo zaino, per la centesima volta, giusto per tenersi impegnata e scongiurare qualsiasi ripensamento. Sapeva che non era da lei, che aveva risposto presa dal momento e che c’erano moltissime ragioni per cui avrebbe potuto evitarsi un’uscite come quella: avrebbe dovuto fingere che andava bene perché odiava piangersi addosso di fronte agli altri, avrebbe dovuto trattenere conversazioni e accettare domande se ce ne fossero state, eppure rimanere rannicchiata nel letto non avrebbe migliorato le cose.
    Così alla fine partì davvero, raggiunse gli altri ai Giardini Pensili, e tutto si rivelò molto più facile e naturale del previsto: la compagnia era composta da Margaret, un’altra ragazza Ametrin, Delia, e poi tre ragazzi, Ian, Chandler e James, tutti studenti del quarto e quinto anno con cui Mia era stata solo gentile, come suo solito, fino a quel momento. E scoprì che non serviva molto altro se non quello, essere sé stessa bastava, anche se non era al massimo della sua forma.
    Il piano era quello di fare un’escursione tra le montagne ma avevano convenuto tutti quanti che farlo a stomaco vuoto non fosse la migliore delle idee e si erano organizzati per fare un picnic nella prima radura sul cammino, per il quale Mia aveva preparato dei toast imbottiti, la prima cosa che cucinava da settimane.
    “Ho cercato di farne diversi, spero vi piacciano.” spiegò mentre tirava fuori diversi contenuti, con più toast del necessario di certo, ma che tutti sembrarono apprezzare senza problemi. “Sono felice che tu sia venuta con noi sai?! Eravamo sicuri che avresti rifiutato!” osservò Ian mentre addentava un toast prosciutto e pomodoro, con un sorriso solare che non lo aveva abbandonato da quando si erano visti. Le sue parole portarono Mia ad arrossire violentemente, ma prima ancora che potesse rispondere James lo incalzò “A proposito mi devi cinque sterline, mate, te lo ricordo…!” portando la bionda ad alzare un sopracciglio, salvata solo dalla risposta gentile e posata di Delia. “Perdonali Mia, scommettono su ogni cosa, niente di personale. Siamo davvero felici che tu abbia aspettato, pensavamo avessi meglio da fare… ma è bello che tu sia qui” spiegò paziente e Mia sentì il cuore riscaldarsi e non potè evitare di sorridere dolce a sua volta. “Sono molto felice di essere qui, grazie…” ammise impacciata.

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    Cameron Cohen
    Nascosto dietro quell'albero, a pochi passi dalla radura, Cameron sentì il cervello sciogliersi, scollegando i pochi neuroni che gli erano rimasti, mentre la rabbia montava con la forza di un uragano, minacciando di distruggerlo.
    Stava osservando come quel tizio che non conosceva -ma sicuramente era più brutto di lui- stesse facendo delle avances alla sua donna, sebbene lei fosse troppo ingenua per rendersene conto. Strinse con forza i pugni lungo il corpo, martoriandosi i palmi tale fu la forza con la quale vi premette le unghie.
    Sapeva quanto fosse sensibile sul tema delle scommesse su di lei, visto il loro passato e visto che era esattamente il modo in cui si erano messi insieme, in seguito. Non sopportava che qualcuno scommettesse su di lei, anche se la loro era certamente fatta a fin di bene, al contrario della scommessa che lui stesso aveva portato avanti con Mark, durante il loro primo anno ad Hidenstone. Pensare che qualcuno di loro avrebbe potuto essere il nuovo Mark o, peggio, il nuovo Cameron, andando così a sostituirlo nel cuore della biondina, gli resero estremamente difficile anche solamente pensare di rimanere in disparte ad osservare.
    Aveva addirittura preparato dei panini per loro!
    Okay, non lo aveva detto o, se lo aveva fatto, Cameron non lo aveva sentito, tuttavia dopo anni che la conosceva, sapeva esattamente come fossero i suoi panini ed i suoi toast, conosceva ogni minuzia di lei. Eppure, seppur conoscendola così bene, non aveva minimamente pensato che il suo comportamento l'avrebbe distrutta dall'interno. Non si stava preoccupando nemmeno del fatto che non avesse nessun diritto di stare appostato là dietro e fare il geloso, visto ciò che aveva fatto e come la aveva trattata, ma era più forte di lui, non riusciva proprio a controllarsi. Oltre al fatto che, forse, era davvero così egoista da volerla tutta per lui, anche se non se la meritava per niente.
    Stava quasi pensando di lasciar perdere, quando vide uno dei ragazzi, pulire dalle labbra di Mia qualcosa, presumibilmente delle briciole o della salsa, non riusciva a capirlo, dalla sua visuale.
    Non riuscì più a resistere o trattenersi. Esplose.
    EHI! Non toccare la mia ragazza! Il silenzio che era stranamente piombato, fece sì che l'eco di quella sua frase rimbombasse tra i monti, facendola arrivare alle orecchie di tutti ancora più forte e chiara. Si avvicinò al ragazzo, afferrandolo per la maglietta, fregandosene del fatto che fosse più grande di lui o meno -anche perché era probabile che avessero la stessa età, essendo che Cameron aveva perso un anno, in passato- e lo spinse indietro con violenza, allungando poi il braccio verso Mia ed afferrandole il polso. Adesso torni a scuola con me. Non era certo una richiesta, ma un ordine bello e buono.
    20 y.oStudenteDioptaseII annoFrom Oslo
     
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    Non si era fatta troppe domande prima di accettare l’invito, aveva cercato di seguire la logica o quantomeno il senso comune: aveva bisogno di distrarsi, e se stare con Charles le aveva fatto bene perché un’uscita con qualcun altro non avrebbe potuto sortire lo stesso effetto? Dopotutto fare amicizia non avrebbe dovuto essere troppo difficile alla sua età e non si parlava certo di amici per la vita, potevano anche vedersi una sola volta e poi mai più ma almeno avrebbe passato un pomeriggio sereno.
    Mia non era stupida, aveva imparato dai suoi errori con Mark e non aveva intenzione di commettere gli stessi sbagli una seconda volta, ancora meno dopo quel che era successo con Cameron e come erano andate le cose. Stava molto attenta a ogni segnale, forse fin troppo, non si sarebbe mai infilata in una situazione scomoda e aveva comunque valutato la situazione, seppur più rapidamente del solito, prima di accettare l’invito. Conosceva Margaret per via del Quidditch, la trovava una ragazza trasparente e spigliata, l’aveva sempre fatta sentire a suo agio ed era abbastanza sicura che l’avrebbe aiutata se qualcosa non fosse andato come voleva o se fosse successo qualcosa di spiacevole.
    Non si sentiva in pericolo ma aveva comunque i sensi all’erta, quel che bastava per intuire che Ian e gli altri stavano solo scherzando e che non volevano davvero provarci con lei, stavano solo facendo i gradassi.
    Si irrigidì comunque quando Chandler si allungò per pulirla dalla maionese con la quale si era sporcata il labbro, probabilmente facendo un gesto gentile e con tutta l’intenzione migliore del mondo, non certo per spaventarla. Si sarebbe anche scusata, pulendosi da sola e allontanandosi quel che bastava per ritornare tranquilla se solo una voce fin troppo conosciuta non l’avesse fatta sussultare sul posto, costringendola a voltarsi sorpresa.
    La coppia Mia-Cameron non era di certo sulla bocca di tutti, questo no, ma era difficile che nessuno dei presenti li avesse mai visti insieme, anche perché bene o male la bionda aveva passato i due anni precedenti spesso in compagnia del ragazzo, e anche se rimaneva pudica e abbastanza sulle sue comunque era intuibile che ci fosse qualcosa tra loro.
    “Che cosa diav-” fece appena in tempo a sussurrare prima di scattare in piedi, gli occhi sgranati, le guance in fiamme, mentre si fiondava su Cameron. “Lascialo andare. Adesso.” ordinò con un tono fermo che non sapeva nemmeno di avere, cominciando a strattonare il braccio di Cameron perché lasciasse la presa e irrigidendosi non appena la afferrò per il polso. “Tu adesso mi lasci andare e ti calmi. E io non vengo proprio da nessuna parte.” replicò, questa volta con rabbia e per la prima volta da quando si erano lasciati si ritrovò a guardare Cameron dritto negli occhi.
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    Edited by Mia Freeman - 7/1/2022, 20:04
     
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    Cameron aveva fatto una cosa tremendamente stupida ed una parte di lui lo sapeva, ma non ne era abbastanza consapevole da fermarsi prima di afferrare il ragazzo di cui non sapeva il nome, per la maglietta. La gelosia gli aveva donato una forza inaspettata, quindi non ebbe poi tanti problemi ad afferrarlo.
    Il ragazzo lo guardò con occhi sbarrati, tentando di liberarsi da sé, ma la forza di Cameron in quel momento, era sufficiente da impedirgli la manovra. Lo odiava per aver sfiorato Mia, non si doveva permettere nemmeno di guardarla o di uscirci insieme, era già stato abbastanza tollerante quando aveva appreso il rapporto tra lei e Blake ed ora, nella sua egoisticità, credeva che centrasse qualcosa con la loro rottura. Ovviamente non poteva essere solamente per il tradimento, era un'idea troppo stupida. O Cameron soffriva di manie di persecuzione, cosa piuttosto probabile.
    Solamente la melodiosa voce di Mia e la sua stretta sul braccio, gli fecero allentare la presa finché decise di cambiare bersaglio, spingendo indietro con forza il coglione, tanto che barcollò e cadde all'indietro, inciampando su un sasso. Lo sapeva, era solamente un idiota senza palle che faceva tanto il macho con le donne, ma alla fine era tutto fumo e niente arrosto.
    Afferrò il polso di Mia, ordinandole imperativo, di tornare con lei in accademia.
    La sua voce rabbiosa lo colpì come mille aghi ghiacciati, ma non per quel motivo lasciò andare la presa, anzi la rafforzò ed assottigliò lo sguardo, senza distoglierlo da quello della ragazza.
    Tu adesso vieni con me, non me ne frega un cazzo se sei impegnata con questi qui sputò velenoso, indicando i due ragazzi. La ragazza, invece, non fu soggetta alla sua ira perché era certo che non ci provasse con Mia... o almeno, lo credeva.
    Ti sembra una buona idea venire in un posto isolato con gente che conosci a malapena?! Fortuna che sono arrivato io, altrimenti chissà cosa ti avrebbero fatto! Protestò, come se fosse il salvatore supremo o qualcosa di altrettanto importante, ignorando il fatto che non era proprio così.
    Su, fai poche storie e cammina le disse, iniziando ad avviarsi sulla strada del ritorno. Che grandissimo pezzo di merda.
    20 y.oStudenteDioptaseII annoFrom Oslo
     
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    Aveva scelto Cameron perché le era sembrato diverso da tutti gli altri. Era andato contro tutto quello che le persone intorno a lei le avevano consigliato, si era fidata di lui... Per cosa esattamente? Aveva scommesso sulla loro relazione, sicura che ci fosse qualcosa su cui lavorare, in cui sperare, e ne era stata certa fino a quando Cameron non aveva rovinato tutto.
    Si era presa le sue colpe, sapeva di non essere stata una fidanzata perfetta e che avrebbe potuto fare di meglio. Si era chiesta se davvero Cameron l’avesse tradita perché non lo soddisfava abbastanza, si era fatta mille domande, ma era arrivata alla conclusione che come erano in due nella relazione, erano in due anche ora che era finita: avevano tutte e due delle responsabilità e se anche lei non era stata all’altezza lui avrebbe potuto scegliere altri mille modi per chiuderla. Lei, se non altro, era sempre stata chiara.
    E pensava anche di conoscerlo, era convinta che anche lui l’avrebbe rispettata anche nei momenti peggiori ma era chiaro che non fosse così. Gli sembrava di avere di fronte un ragazzo nuovo, uno di cui non sapeva niente e che faceva cose che lei non capiva. Prima Elizabeth, ora presentarsi così… sapeva quanto sapesse essere possessivo, quello non era un segreto, ma non pensava che sarebbe arrivato a tanto. Si sentì violata, ancora una volta, e si ritrovò a chiedersi da quanto tempo la stesse seguendo e se questa fosse diventata una sua nuova abitudine.
    “Io invece adesso non faccio proprio un bel niente.” sputò con un tono molto simile a quello che lui stava usando con lei, strattonando il polso per convincerlo a mollare la presa. "Non hai alcun diritto di venire qui e dirmi cosa fare. Nè tanto meno valutare che cosa sia saggio o no. Non mi vedi da settimane, che cosa ne sai di chi ho conosciuto o cosa sto facendo?!” gli sbattè in faccia e se normalmente non avrebbe mai usato la carta dell’assenza o delle mezze verità contro di lui ora si sentiva in grado di fare tutto.
    “Hai fatto la tua scelta Cameron. Ha detto che ti è piaciuto scopare con Elizabeth? Bene. Vai a controllare lei allora e lasciami in pace.” urlò questa volta, impuntandosi a cercando di opporre resistenza, per quanto Cameron in statura e stazza la superasse di parecchio. Non si era nemmeno resa conto di avere parlato così, non era da lei, ancora meno lo era mettere in piazza quel che era successo tra loro e solo quando smise di parlare si rese conto di quanto avesse fatto male dire quelle parole.
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    Cameron Cohen
    Si sentiva in inferiorità numerica, anche perché ormai anche gli altri avevano superato lo shock iniziale ed ora lo stavano guardando con un misto di odio e pietà, come se fosse un ladro colto sul fatto e preso a bastonate in pubblica piazza, un po' come si faceva una volta. Odiava quella sensazione, odiava gli altrui occhi puntati addosso quando in realtà non sapevano niente di loro, della loro relazione e di come erano andate le cose.
    La voce velenosa che lei usò, comunque, lo ferì, come se ne avesse qualche diritto.
    Non si sentiva capito dall'unica ragazza che avesse mai amato, anche se "ti amo" non se lo erano mai detti, a lui era chiarissimo ciò che diceva il suo cuore ed esso diceva che ne era innamorato, nonostante fosse stato con Elisabeth.
    Quando poi ripeté le sue parole, mille aghi si conficcarono nella sua pelle, flagellandolo e facendolo sentire solo, sconfitto, immensamente ferito. Odiava quella sensazione ed odiava lei che gliela stava procurando.
    La lasciò, mentre gli altri ragazzi li guardavano con il fiato sospeso, pronti ad intervenire ma anche timorosi di mettersi in mezzo, come a non voler spezzare qualcosa.
    Cameron in un feroce impulso, sollevò il braccio e lo caricò come a volerle dare uno schiaffo con tutta la sua forza, in barba alla promessa di non toccare mai una ragazza. Ormai il braccio era partito, quando alla faccia di Mia, si sovrappose quello di Arya, carico di disappunto e stupore, non riconosceva più suo fratello. Fu in quel momento che la sberla si sedò e Cam si limitò a fermare il braccio, posandogli solamente la mano sulla guancia e guardandola con infinita malinconia, annuendo.
    Quindi è finita. Per sempre. Quelle parole erano come una pugnalata e non sapeva se si stesse arrendendo o se prima o poi sarebbe ritornato alla carica, ma in quel momento forse era meglio lasciarla perdere.
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    D’istinto alzò una mano verso il gruppo di ragazzi dietro di lei, segno che non avrebbero dovuto intromettersi e che quella era una questione tra lei e Cameron e nessun altro. Non avrebbe voluto nemmeno affrontare le così in pubblico, odiava l’idea che tutti sapessero qualcosa di così privato e personale, che qualcuno potesse intromettersi, dire la propria, parlare di una situazione che nessuno poteva conoscere tranne loro due. Eppure si era sentita costretta e...avrebbe voluto stare molto peggio di così.
    Avrebbe voluto piangere, urlare, disperarsi, avrebbe voluto sentire il mondo crollarle addosso per aver ammesso a voce alta, con un tono così velenoso, tutto quello, eppure...eppure il mondo intorno a lei divenne silenzioso, un rumore ovattato e lontano, un ronzio nelle orecchie, un niente soffocante. Non provò nulla, anzi forse addirittura sentì un pizzico di soddisfazione quando capì di avergli fatto del male, a Cameron che era sembrato intoccabile fino a quel momento, distante, immobile, perfettamente a suo agio e per niente dispiaciuto. Lo aveva già detto che non si pentiva di quel che aveva fatto e da quando le aveva detto le cose come stavano non aveva mai mostrato niente: non una lacrima, non un “mi dispiace”, non uno “scusa” sentito, niente. Lo conosceva abbastanza da immaginare quella fosse la sua risposta al dolore, ma la verità era che lui non aveva mai detto di starci male e lei cominciava a pensare che davvero per lui non cambiasse niente.
    Era puro masochismo, lo sapeva bene, convincersi che a Cameron non importasse di nulla era sbagliato e sciocco, però non le stava dando molto altro materiale su cui basarsi e si stava comportando come se niente fosse.
    L’aveva chiamata “la sua ragazza” poco prima...che cosa pensava di ottenere? Davvero credeva che sarebbe stato tutto come prima? Davvero pensava che ogni cosa sarebbe rimasta la stessa? Non era così, ne era consapevole no? Non avrebbero ricominciato a vedersi così, dal niente, lei non poteva cancellarsi la memoria e dimenticare quel che era successo. Lui sì? Era davvero tutto così irrilevante?
    Quando Cameron alzò il braccio il mondo tornò a fare rumore, si tramutò in un suono difficile da sopportare mentre lei tratteneva il respiro e continuava a fissarlo, in un silenzioso “davvero ne hai il coraggio?”. In quell’istante sentì la consapevolezza avvolgerla, si ritrovò a pensare che davvero l’avrebbe picchiata, che le avrebbe dato uno schiaffo solo per farla stare zitta e trascinarla dove voleva lui. Dove erano finiti? Era sempre stato così?
    La sua carezza la lasciò con l’amaro in bocca perché quello non era il suo Cameron e quelle non erano le mani che voleva addosso. Si allontanò, libera, deglutendo a vuoto, negli occhi un lampo di paura per quel che sembrava volerle fare e che alla fine non aveva fatto ma che rimaneva lì, sospeso nel vuoto.
    “Lo hai detto tu che non ti dispiace.” sussurrò piano, senza rispondergli davvero, muovendo qualche passo lento, lontano da lui, come se il suo corpo temesse ancora che potesse farle del male, prima di avvicinarsi a Margaret e rifugiarsi nel suo abbraccio.
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