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.Mia Freeman
Prefetto AmetrinSe c’era qualcosa che Mia non avrebbe voluto fare era proprio uscire. Da quando le cose con Cameron erano degenerate non aveva fatto che altro che evitare chiunque, e più evitava le persone più queste la richiamavano a sé, come aveva fatto Charles presentandosi addirittura in Accademia a sorpresa pur di stare con lei e capire cosa stava succedendo. Appurato che non era proprio capace di fingere che andasse tutto bene e non faceva altro che far preoccupare chi teneva a lei, aveva deciso di smetterla di fingere almeno un po’ e provare a reagire.
Ed era imponendosi di fare qualcosa di concreto, di uscire da quella bolla di sofefrenza e autocommiserazione che era costruita che si era resa conto di qualcosa che non aveva ancora realizzato: la sua vita, nell’ultimo anno, aveva cominciato a ruotare pericolosamente intorno a Cameron. Non che non avesse altri amici, c’era Jess, Blake, Erik – sorprendentemente per lei – e Aibileen e chissà quante altre persone da cui, se avesse chiesto aiuto, avrebbe potuto aspettarsi solo risposte positive, ma la verità era che era Cam la persona con cui aveva parlato di più, con cui parlava più spesso, che cercava quando le cose andavano male. E ora che non era più lì si era ritrovata con le spalle al muro a realizzare quanto potere gli avesse dato e sentendosi ancora più sciocca.
Era in quel momento, in cui era sul baratro di un’altra crisi, che il Fato aveva voluto tendere una mano e provare ad aiutarla e per una volta lei l’aveva afferrata, grata. In quanto Prefetta Ametrin Mia era solita andare in giro a dispensare biscotti e sorrisi, quando stava bene, ed era inevitabile che si fosse fatta amici o almeno simpatie all’interno della Casata senza bisogno di sforzarsi nemmeno troppo. Non era la prima volta che riceveva un invito da persone che non frequentava troppo spesso, ma la maggior parte delle volte aveva rifiutato perché impegnata...con Cameron, per lo più. Questa volta quando Margaret, dopo un allenamenti di Quidditch, le aveva chiesto entusiasta se aveva voglia di unirsi a lei e ad alcuni suoi amici per un’escursione nelle montagne, quella domenica, Mia contro ogni logica aspettativa aveva risposto di sì, abbozzando anche un leggero sorriso impacciato per dare più convinzione e consistenza alla sua risposta.
Ed ecco che ora stava minuziosamente preparando lo zaino, per la centesima volta, giusto per tenersi impegnata e scongiurare qualsiasi ripensamento. Sapeva che non era da lei, che aveva risposto presa dal momento e che c’erano moltissime ragioni per cui avrebbe potuto evitarsi un’uscite come quella: avrebbe dovuto fingere che andava bene perché odiava piangersi addosso di fronte agli altri, avrebbe dovuto trattenere conversazioni e accettare domande se ce ne fossero state, eppure rimanere rannicchiata nel letto non avrebbe migliorato le cose.
Così alla fine partì davvero, raggiunse gli altri ai Giardini Pensili, e tutto si rivelò molto più facile e naturale del previsto: la compagnia era composta da Margaret, un’altra ragazza Ametrin, Delia, e poi tre ragazzi, Ian, Chandler e James, tutti studenti del quarto e quinto anno con cui Mia era stata solo gentile, come suo solito, fino a quel momento. E scoprì che non serviva molto altro se non quello, essere sé stessa bastava, anche se non era al massimo della sua forma.
Il piano era quello di fare un’escursione tra le montagne ma avevano convenuto tutti quanti che farlo a stomaco vuoto non fosse la migliore delle idee e si erano organizzati per fare un picnic nella prima radura sul cammino, per il quale Mia aveva preparato dei toast imbottiti, la prima cosa che cucinava da settimane.
“Ho cercato di farne diversi, spero vi piacciano.” spiegò mentre tirava fuori diversi contenuti, con più toast del necessario di certo, ma che tutti sembrarono apprezzare senza problemi. “Sono felice che tu sia venuta con noi sai?! Eravamo sicuri che avresti rifiutato!” osservò Ian mentre addentava un toast prosciutto e pomodoro, con un sorriso solare che non lo aveva abbandonato da quando si erano visti. Le sue parole portarono Mia ad arrossire violentemente, ma prima ancora che potesse rispondere James lo incalzò “A proposito mi devi cinque sterline, mate, te lo ricordo…!” portando la bionda ad alzare un sopracciglio, salvata solo dalla risposta gentile e posata di Delia. “Perdonali Mia, scommettono su ogni cosa, niente di personale. Siamo davvero felici che tu abbia aspettato, pensavamo avessi meglio da fare… ma è bello che tu sia qui” spiegò paziente e Mia sentì il cuore riscaldarsi e non potè evitare di sorridere dolce a sua volta. “Sono molto felice di essere qui, grazie…” ammise impacciata.code made by gin. -
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.Mia Freeman
Prefetto AmetrinNon si era fatta troppe domande prima di accettare l’invito, aveva cercato di seguire la logica o quantomeno il senso comune: aveva bisogno di distrarsi, e se stare con Charles le aveva fatto bene perché un’uscita con qualcun altro non avrebbe potuto sortire lo stesso effetto? Dopotutto fare amicizia non avrebbe dovuto essere troppo difficile alla sua età e non si parlava certo di amici per la vita, potevano anche vedersi una sola volta e poi mai più ma almeno avrebbe passato un pomeriggio sereno.
Mia non era stupida, aveva imparato dai suoi errori con Mark e non aveva intenzione di commettere gli stessi sbagli una seconda volta, ancora meno dopo quel che era successo con Cameron e come erano andate le cose. Stava molto attenta a ogni segnale, forse fin troppo, non si sarebbe mai infilata in una situazione scomoda e aveva comunque valutato la situazione, seppur più rapidamente del solito, prima di accettare l’invito. Conosceva Margaret per via del Quidditch, la trovava una ragazza trasparente e spigliata, l’aveva sempre fatta sentire a suo agio ed era abbastanza sicura che l’avrebbe aiutata se qualcosa non fosse andato come voleva o se fosse successo qualcosa di spiacevole.
Non si sentiva in pericolo ma aveva comunque i sensi all’erta, quel che bastava per intuire che Ian e gli altri stavano solo scherzando e che non volevano davvero provarci con lei, stavano solo facendo i gradassi.
Si irrigidì comunque quando Chandler si allungò per pulirla dalla maionese con la quale si era sporcata il labbro, probabilmente facendo un gesto gentile e con tutta l’intenzione migliore del mondo, non certo per spaventarla. Si sarebbe anche scusata, pulendosi da sola e allontanandosi quel che bastava per ritornare tranquilla se solo una voce fin troppo conosciuta non l’avesse fatta sussultare sul posto, costringendola a voltarsi sorpresa.
La coppia Mia-Cameron non era di certo sulla bocca di tutti, questo no, ma era difficile che nessuno dei presenti li avesse mai visti insieme, anche perché bene o male la bionda aveva passato i due anni precedenti spesso in compagnia del ragazzo, e anche se rimaneva pudica e abbastanza sulle sue comunque era intuibile che ci fosse qualcosa tra loro.
“Che cosa diav-” fece appena in tempo a sussurrare prima di scattare in piedi, gli occhi sgranati, le guance in fiamme, mentre si fiondava su Cameron. “Lascialo andare. Adesso.” ordinò con un tono fermo che non sapeva nemmeno di avere, cominciando a strattonare il braccio di Cameron perché lasciasse la presa e irrigidendosi non appena la afferrò per il polso. “Tu adesso mi lasci andare e ti calmi. E io non vengo proprio da nessuna parte.” replicò, questa volta con rabbia e per la prima volta da quando si erano lasciati si ritrovò a guardare Cameron dritto negli occhi.code made by gin
Edited by Mia Freeman - 7/1/2022, 20:04. -
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.Mia Freeman
Prefetto AmetrinAveva scelto Cameron perché le era sembrato diverso da tutti gli altri. Era andato contro tutto quello che le persone intorno a lei le avevano consigliato, si era fidata di lui... Per cosa esattamente? Aveva scommesso sulla loro relazione, sicura che ci fosse qualcosa su cui lavorare, in cui sperare, e ne era stata certa fino a quando Cameron non aveva rovinato tutto.
Si era presa le sue colpe, sapeva di non essere stata una fidanzata perfetta e che avrebbe potuto fare di meglio. Si era chiesta se davvero Cameron l’avesse tradita perché non lo soddisfava abbastanza, si era fatta mille domande, ma era arrivata alla conclusione che come erano in due nella relazione, erano in due anche ora che era finita: avevano tutte e due delle responsabilità e se anche lei non era stata all’altezza lui avrebbe potuto scegliere altri mille modi per chiuderla. Lei, se non altro, era sempre stata chiara.
E pensava anche di conoscerlo, era convinta che anche lui l’avrebbe rispettata anche nei momenti peggiori ma era chiaro che non fosse così. Gli sembrava di avere di fronte un ragazzo nuovo, uno di cui non sapeva niente e che faceva cose che lei non capiva. Prima Elizabeth, ora presentarsi così… sapeva quanto sapesse essere possessivo, quello non era un segreto, ma non pensava che sarebbe arrivato a tanto. Si sentì violata, ancora una volta, e si ritrovò a chiedersi da quanto tempo la stesse seguendo e se questa fosse diventata una sua nuova abitudine.
“Io invece adesso non faccio proprio un bel niente.” sputò con un tono molto simile a quello che lui stava usando con lei, strattonando il polso per convincerlo a mollare la presa. "Non hai alcun diritto di venire qui e dirmi cosa fare. Nè tanto meno valutare che cosa sia saggio o no. Non mi vedi da settimane, che cosa ne sai di chi ho conosciuto o cosa sto facendo?!” gli sbattè in faccia e se normalmente non avrebbe mai usato la carta dell’assenza o delle mezze verità contro di lui ora si sentiva in grado di fare tutto.
“Hai fatto la tua scelta Cameron. Ha detto che ti è piaciuto scopare con Elizabeth? Bene. Vai a controllare lei allora e lasciami in pace.” urlò questa volta, impuntandosi a cercando di opporre resistenza, per quanto Cameron in statura e stazza la superasse di parecchio. Non si era nemmeno resa conto di avere parlato così, non era da lei, ancora meno lo era mettere in piazza quel che era successo tra loro e solo quando smise di parlare si rese conto di quanto avesse fatto male dire quelle parole.code made by gin. -
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.Mia Freeman
Prefetto AmetrinD’istinto alzò una mano verso il gruppo di ragazzi dietro di lei, segno che non avrebbero dovuto intromettersi e che quella era una questione tra lei e Cameron e nessun altro. Non avrebbe voluto nemmeno affrontare le così in pubblico, odiava l’idea che tutti sapessero qualcosa di così privato e personale, che qualcuno potesse intromettersi, dire la propria, parlare di una situazione che nessuno poteva conoscere tranne loro due. Eppure si era sentita costretta e...avrebbe voluto stare molto peggio di così.
Avrebbe voluto piangere, urlare, disperarsi, avrebbe voluto sentire il mondo crollarle addosso per aver ammesso a voce alta, con un tono così velenoso, tutto quello, eppure...eppure il mondo intorno a lei divenne silenzioso, un rumore ovattato e lontano, un ronzio nelle orecchie, un niente soffocante. Non provò nulla, anzi forse addirittura sentì un pizzico di soddisfazione quando capì di avergli fatto del male, a Cameron che era sembrato intoccabile fino a quel momento, distante, immobile, perfettamente a suo agio e per niente dispiaciuto. Lo aveva già detto che non si pentiva di quel che aveva fatto e da quando le aveva detto le cose come stavano non aveva mai mostrato niente: non una lacrima, non un “mi dispiace”, non uno “scusa” sentito, niente. Lo conosceva abbastanza da immaginare quella fosse la sua risposta al dolore, ma la verità era che lui non aveva mai detto di starci male e lei cominciava a pensare che davvero per lui non cambiasse niente.
Era puro masochismo, lo sapeva bene, convincersi che a Cameron non importasse di nulla era sbagliato e sciocco, però non le stava dando molto altro materiale su cui basarsi e si stava comportando come se niente fosse.
L’aveva chiamata “la sua ragazza” poco prima...che cosa pensava di ottenere? Davvero credeva che sarebbe stato tutto come prima? Davvero pensava che ogni cosa sarebbe rimasta la stessa? Non era così, ne era consapevole no? Non avrebbero ricominciato a vedersi così, dal niente, lei non poteva cancellarsi la memoria e dimenticare quel che era successo. Lui sì? Era davvero tutto così irrilevante?
Quando Cameron alzò il braccio il mondo tornò a fare rumore, si tramutò in un suono difficile da sopportare mentre lei tratteneva il respiro e continuava a fissarlo, in un silenzioso “davvero ne hai il coraggio?”. In quell’istante sentì la consapevolezza avvolgerla, si ritrovò a pensare che davvero l’avrebbe picchiata, che le avrebbe dato uno schiaffo solo per farla stare zitta e trascinarla dove voleva lui. Dove erano finiti? Era sempre stato così?
La sua carezza la lasciò con l’amaro in bocca perché quello non era il suo Cameron e quelle non erano le mani che voleva addosso. Si allontanò, libera, deglutendo a vuoto, negli occhi un lampo di paura per quel che sembrava volerle fare e che alla fine non aveva fatto ma che rimaneva lì, sospeso nel vuoto.
“Lo hai detto tu che non ti dispiace.” sussurrò piano, senza rispondergli davvero, muovendo qualche passo lento, lontano da lui, come se il suo corpo temesse ancora che potesse farle del male, prima di avvicinarsi a Margaret e rifugiarsi nel suo abbraccio.code made by gin.