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Quel giorno Vath sarebbe andato al S. Mungo per trovare sua cugina Lia. Le aveva chiesto prima, proprio per evitare inutili attese all'accettazione come la scorsa volta. L'uomo era seduto di fronte all'accettazione in attesa della cugina, mentre le gemelle Sandy e Wendy erano intente a compilare pratiche per i nuovi pazienti, il suo occhio attento osservò una delle A.P.I. correre lungo il corridoio fino a quando non sarebbe girata ad una curva. Si era vestito elegantemente, dopotutto si sarebbe dovuto recare al lavoro dopo quella visita, indossando un completo realizzato su misura color borgogna e una cravatta nera su camicia bianca. Un rapido sguardo al proprio orologio da polso, Lia era in ritardo, probabilmente trattenuta da qualche inattesa incombenza. Un sospiro e i suoi occhi color acquamarina si sarebbero sollevati su due ragazze, una in divisa da Medimaga e l'altra vestita con uno stile dandy, una vecchia compagna di Casata. Si sarebbe alzato, avvicinandosi a entrambe e sorridendo loro, avrebbe esordito. «Shanessa, buongiorno! Sei tu? Non so se mi riconosci, Vath, Vath Remar.» Si sarebbe avvicinato quel poco per esser abbastanza vicino a entrambe porgendo la mano prima a una e poi all'altra. Rossa, lentiggini sul volto e occhi color verde smeraldo chiaro, evidentemente data la divisa era riuscita a entrare al S. Mungo come medimaga. «Tu quindi...devi essere Killian, è un piacere rivedervi, come state?» L'altra ragazza, la gemella, era diversa da come si ricordava: si era tinta i capelli, eppure ora che ci faceva caso ritrovò nel suo viso i lineamenti della sorella. Entrambe erano state ad Hogwarts e, se per Shanessa Vath era stato sia prefetto che Caposcuola, Killian aveva soggiornato nella casata di Godric Grifondoro. «Se non è un buon momento mi faccio da parte, sto aspettando mia cugina Lia, forse la ricordate era in Corvonero durante il vostro stesso anno. È una tua collega.» Disse a Shanessa, alternando lo sguardo su entrambe.
Killian Ambrosia Degan. -
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Il tocco gentile delle mani di Shanessa, mani da guaritrice abituate a maneggiare gli infermi con delicatezza e rispetto. Vath sorrise alla Concasata inspirando a fondo alla domanda di lei, doversi ripetere era un qualcosa che mal sopportava tuttavia forse proprio per l'aver condiviso Hogwarts assieme ebbe la cortesia di farlo. «Non so se ti ricordi di mia cugina Ecate, era del vostro stesso anno ma di Corvonero.» Avrebbe atteso la di lei risposta per poi proseguire. «Ecco, sono venuto a trovarla durante il turno, devo ancora incontrarla da quando son rientrato dalla mia trasferta a New York.» Spiegò per poi guardarla con un sorriso sul volto. «Ma guardati, Medimaga del S. Mungo! Il professore Galenor sarà senz'altro fiero di te! Diceva sempre che sei stata la migliore del tuo anno in Pozioni.» Le disse con sincerità e, posato nuovamente lo sguardo su Killian le disse. «Non c'è da perdonare nulla, è comprensibile che magari non abbiate mai sentito parlare di me.» Convenne, sorridendo alla ragazza dai capelli color argento posando mentre le parlava lo sguardo color acquamarina su quello verde smeraldo di lei. «Ero un ex Concasato di Shanessa, di tre anni più grande, tuttavia non mi stupisce che non mi conosci. D'altro canto tua sorella non mancava di parlare di te.» Un sorriso sincero che si allargò ancora di più quando scorse una figura alle spalle di Killian, se mai l'auror si fosse voltata avrebbe visto dietro di sé una ragazza della sua stessa età, rossa di capelli, sguardo magnetico dal colore del turchese in camicetta bianca e pantaloni neri con una cartellina in mano. «Xilia, bentrovata sono felice di vederti! Da quand'è che sei rossa?» Salutò, abbracciando la cugina con delicatezza. «Il Funzionario Scelto Remar si degna di venire e trovare sua cugina al lavoro, quelli del Quinto livello son proprio decisi a non darti modo di sistemarti eh Vath? Un'anno all'estero e nemmeno una cartolina, temevo ti fossi dimenticato di me.» Disse la Medimaga staccandosi dall'abbraccio con un sorriso. «Xily era una cosa importante, una migrazione improvvisa da parte di una colonia di Neri delle Ebridi.» Ed eccoli lì, a battibeccare come due ragazzini, il Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale e la Medimaga. Lia sapeva che al cugino piaceva sempre avere l'ultima parola e, così, non gli dava modo di averla tuttavia per rispetto alla collega di fronte a sé la Medimaga richiamò a sé la pazienza di lasciare al cugino più grande l'ultima parola. «Shanessa, scusami, ci sarebbe un intervento di magichirurgia a cui dovremmo prendere parte. Vath perdonami ma il lavoro chiama, sono certo che comprenderai.» Se le due medimaghe si fossero allontanate avrebbero lasciato Vath da solo con Killian. «Ti andrebbe un The per caso? So che c'è un'ottima sala da the al sesto piano.» Chiese puntellandosi con nonchalance sul proprio bastone da passeggio.
Edited by Vath Remar - 13/12/2021, 20:19. -
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Era consapevole del fatto di avere gli occhi delle due sorelle addosso? Certo che sì, in fondo era stato lui ad approcciare le ragazze, ciò che tuttavia non sospettava era l'esame a cui la Auror lo stesse sottoponendo. Probabilmente era troppo interessato a salutare la sorella che non vedeva da oltre tredici anni per accorgersi che la sua gemella, Killian, lo stava metaforicamente passando sotto i suoi personalissimi raggi x. Forse un movimento della ragazza o, il senso di essere osservato, gli fece cogliere con la coda dell'occhio che l'auror stesse facendo la sua personale analisi. La giovane stava esaminando la cinesica del suo corpo e Vath che non aveva nulla da nascondere continuò a fare ciò che stava facendo. Ascoltò la risposta di Shanessa annuendo e, addirittura accennando una risata, scosse il capo come se la sua domanda fosse ovvia. «No, vabbè, io intendevo dire se la ricordavi ai tempi di Hogwats.» Poi pose il proprio sguardo su quello di Killian, uno sguardo dolce con un sorriso sincero sul volto. L'uomo amava ostentare la propria posizione non per prestigio personale, né per avere favori o altro. In quel momento Vath Remar era un semplice cittadino Britannico venuto in visita a sua cugina, al lavoro l'uomo era in tutto e per tutto un vessillo del Ministero della Magia Britannico che agiva nella piena funzionalità dei suoi poteri e doveri. Se Killian Ambrosia Degan era così decisa di applicare l'arte del saper leggere un corpo Vath avrebbe lasciata fare. "Credi di essere l'unica a poter fare questo giochetto?" Un sorriso avrebbe fatto capolino sul volto del Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale osservando ciò che la ragazza stava comunicando con il proprio corpo e l'espressione del suo viso ma, perfezionista com'era, Vath non si sarebbe limitato a quello esaminando anche lo stile di vestiario della ragazza e soffermandosi su ciò che involontariamente avrebbe rivelato di se stessa. Il processo deduttivo che Sir Arthur Conan Doyle aveva messo a punto per il suo Sherlock Holmes nei suoi numerosi romanzi Vath, da suo grandissimo estimatore, era riuscito a portarlo nella realtà: in fondo non era stato forse lui ad estrapolare da un nome, Gannicus, tramite l'etimologia comprendere l'anno di nascita, la classe sociale e la città di residenza di quel vampiro nobile dell'ottocento londinese. Conscio delle proprie capacità, che cosa sarebbe rappresentata la sfida di comprendere chi fosse Killian Ambrosia Degan? Partì da un piccolissimo particolare: le mani disposte entrambe sul bastone da passeggio avrebbero comunicato un senso di chiusura, come a volersi difendere da qualcosa, proteggendo se stessa dai pericoli che un incontro non programmato l'avesse distolta da ciò che stava facendo o che minava la sua sicurezza. Il modo in cui tuttavia la ragazza ci si aggrappava, a quel bastone, indicava che quell'oggetto non fosse un semplice vezzo, un ornamento del proprio vestiario, un indizio chiaro del fatto che la sua teoria fosse giusta si sarebbe potuta andare a ricercare proprio nella posizione delle gambe, con cui la ragazza mostrava cenni di affaticamento e di mal deambulazione. Analizzando l'etimologia dei nomi di Killian Vath poté ricondurre alle loro nazionalità: Killian era un nome maschile, cosa insolita per essere stato dato ad una ragazza, di origine irlandese dall'etimologia incerta. Secondo alcune fonti, si trattava di una variante di Ceallach che significa "testa brillante" o "guerra". Un'altra ipotesi è che derivi dal gaelico ceall col significato di "chiesa" tuttavia quello che colpì maggiormente Vath fu il secondo nome di entrambe le ragazze se Killian aveva come secondo nome Ambrosia, Shanessa se non ricordava male aveva come nome Elisio, nomi di origine latina che si riconducevano alla mitologia classica. L'ambrosia, infatti, rappresentava il nutrimento degli dei. Il nome stava a significare "immortale", dall'aggettivo greco ambrotos da cui sarebbe derivata in epoca romana la forma latina Ambrosius. Il cognome Degan a orecchio poco attento sarebbe potuto sembrare inglese o americano ma, fortunatamente, la parte italiana del funzionario scelto per la Cooperazione Magica Internazionale avrebbe preso il sopravvento riconoscendo in esso il significato più recondito: un cognome italiano, che aveva radici nel medioevo dalla parola Decano, Degan sarebbe derivato da un soprannome dialettale delle province di Padova e Venezia, una parola che si originava dal latino decanus un titolo di funzionari medioevali. Con quella disamina Vath era riuscito a comprendere molto della propria interlocutrice che, con le sue movenze, tradiva la propria ritrosia nel voler accettare quell'invito. Solo l'intervento della gemella l'avrebbe convinta a partecipare a quel momento di relax con lui e le stesse parole che lei pronunciò avrebbero tradito una certa acidità, come se lei non fosse degna del proprio tempo. Il sorriso di Vath fu genuino e gli occhi avrebbero mostrato sincero divertimento per quel commento che avrebbe dovuto quantomeno avere lo scopo di creare della perplessità in lui. «Sì, ne sono sicuro Miss Degan.» Disse in perfetto italiano, assumendo le calde sfumature e l'accento del Bel Paese, di cui entrambi ne condividevano in parte le origini, rendendo evidente che in quel breve lasso di tempo Vath avesse fatto i propri compiti a casa in maniera più che egregia. Normalmente il Ministeriale avrebbe porto la mano verso la giovane ma se aveva letto correttamente i segnali che la stessa aveva mandato all'uomo Vath avrebbe evitato di invadere lo spazio di Killian. Al contrario, avrebbe fatto un cenno con la mano sinistra come per invitarla a seguirla. «Mi segua, questi corridoio sono così simili tra loro.» Le avrebbe aperto la strada camminando giusto mezzo passo davanti a lei, dandole modo di non sforzare la gamba muovendosi con la giusta calma. Le avrebbe fatto prendere l'ascensore per dirigersi poi verso la sala da the.
Edited by Vath Remar - 11/1/2022, 22:14. -
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Edited by Killian Ambrosia Degan - 12/1/2022, 21:23. -
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Alla cortesia che Vath aveva mostrato Killian reagì freddamente. Non faticò a capirne le ragioni poiché la stessa ragazza le avrebbe messe in chiaro di lì a poco. Da buon Britannico il Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale avrebbe conservato il proprio aplomb replicando con fermezza alle parole dell'Auror. «Miss Degan, sono certo che saprà discernere il significato di cosa significhi realmente fare moine, mostrare pietà, compassione e comprensione da pura e semplice cortesia. Mi ha dato prova più lei, in questi pochi minuti, rispetto che molte altre persone nel corso degli anni a tal punto da reputarla una donna intelligente da comprendere che queste carinerie come le chiama lei le avrei rivolte a chiunque altro, indipendente dalla sua condizione fisica o meno.» Chiarì seriamente, fermando per un attimo il proprio cammino focalizzando lo sguardo su quello di lei. «Le pare un comportamento innaturale, una forzatura a cui mi sottopongo, non c'è nulla di più errato: questo è il mio modo di pormi, che lei sia un elfo domestico, una persona qualsiasi o sua maestà la Regina Elisabetta. "I modi definiscono l'uomo." Spero che lei ora abbia una più chiara visione di come io la penso.» Le avrebbe sorriso nuovamente, mostrando come non fosse indispettito dalla reazione di lei. «No, io la vedo benissimo Mr. MacLeod.» Rispose alla citazione chiamandola come la persona del film che aveva pronunciato quella frase. Per poi riprendere a camminare e guidarla fino ad un tavolinetto dell'area ristoro. «Anche io, da parte di madre, ho origini italiane. Liguri, per l'esattezza. Ho soggiornato alcune estati tra le spiagge di alcune delle più rinomate località di villeggiatura, Bergeggi, Varigotti, Arenzano, per poi trascorrere un anno intero in Italia al termine della Scuola. Ma non voglio monopolizzare la conversazione, mi farebbe piacere moltissimo potervi conoscere di più.» All'affermazione di lei Vath accennò una risata composta, focalizzando l'attenzione su Killian. «Non ne dubito, questo posto è molto diverso rispetto al Ministero o ad Hogwarts. E dire che come Grifondoro dovreste essere abituata grazie a tutte quelle scale che cambiano in continuazione.» Avrebbe posato la mano sulla sedia di un tavolino, pronto a sedersi se lei avesse fatto altrettanto.. -
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Lo sguardo di Vath era andato a cercare quello di Killian. L'uomo si era fermato, voltandosi in direzione della donna per poter stabilire quel contatto visivo che tuttavia mancò. La vista dell'Auror sembrava essersi focalizzata su un punto indefinito e la stessa ragazza sembrò scollegata del tutto dalla realtà. Alle prime avvisaglie Vath fu contento di trovarsi all'interno dell'ospedale per le Malattie e Ferite magiche, temeva che la ragazza stesse per avere una qualche crisi respiratoria, se la cavava con gli incantesimi curativi, la sua capacità di empatizzare con chi avesse di fronte gli permetteva di comprendere piuttosto bene cosa stessero provando. Che cos'era stato il fattore scatenante di quella crisi? Fino a un attimo prima lei gli stava camminando mezzo passo indietro, come se nulla fosse, Vath si era fermato,voltandosi per incrociare lo sguardo con lei e Killian aveva avuto quella crisi. Gli venne in mente come lei non avesse accettato la sua mano quando si era presentato, rifuggendo quel contatto umano che dava una stretta di mano, ora, lì, le era accanto, a pochi centimetri di distanza invadendo quello spazio vitale che per Killian evidentemente fosse importantissimo per gestire la sua ansia. Ansia, era quella la risposta, un attacco d'ansia in piena regola che Vath cercò di scongiurare allontanandosi da lei quel poco per ristabilire la giusta distanza interpersonale. Non serviva essere Medimaghi per comprendere che la ragazza fosse afefobica, la sua conoscenza del latino e della lingua greca antica gli fece comprendere che fosse una fobia dal greco ἄπτω "toccare" e φόβος "paura" ovvero una fobia che comporta grande disagio, se non repulsione, nei confronti del contatto fisico. Tuttavia il ministeriale aveva notato come, questa repulsione si focalizzasse solamente alla sfera degli sconosciuti: poco prima, infatti, la gemella aveva posto la mano sul braccio di Killian e, successivamente, le aveva perfino dato un bacio sulla guancia. La prima regola che Vath si era dato fin da giovane era di rispettare il prossimo, non importa di quale status sociale fosse, un pensiero che aveva preso piede fin da quando, insieme a Cora Delaine aveva lavorato per far rispettare i diritti della minoranza dei Licantropi Francesi, attaccati alla manifestazione del Rainbow Party. Lo stesso si era prodigato successivamente per far ottenere ai mannari i permessi per produrre in totale autonomia la pozione Anti-lupo. La sua troppa sicurezza gli fece commettere un errore, uno sbaglio che in fin dei conti il Serpeverde aveva fatto in buona fede. L'effetto, tuttavia, fu provocare nella ragazza la reazione di uno sguardo omicida nei suoi confronti. Killian si stava rivelando un'interlocutrice attenta, come mai Vath si era trovato ad avere in vita sua. La Grifondoro sì presentava in maniera seria, non come le ragazzine con cui aveva avuto a che fare, matura al punto giusto da poter rappresentare un'interessante scambio di vedute in tutta la conversazione. Il Ministeriale non si trovava di fronte ad una di quelle ragazzine sbavanti smaniose solo di ottenere qualcosa dalla sua posizione, né una di quelle sciacquette prede dei loro stessi ormoni che avrebbero aperto le gambe ad ogni persona dotata di cromosoma Y. Killian Ambrosia Degan si stava dimostrando una donna fatta e finita, conscia di ciò che voleva e in grado di farsi rispettare. Alle parole della donna Vath non avrebbe potuto fare a meno di sorridere lievemente, accavallando la gamba destra sulla sinistra e intrecciando le dita delle mani sul grembo ascoltando le parole della Degan con attenzione. In conclusione si trovò ad annuire all'affermazione veritiera mossa dalla donna. La mano destra si sarebbe sollevata avanzando leggermente verso di lei il palmo rivolto verso il basso. «Beh vede, lei ha perfettamente ragione. Io sono sempre stato un fan di Sherlock Holmes, applicare il suo metodo deduttivo alla vita reale è stata un'arte a cui mi sono voluto dedicare fin da quando ho letto "Uno Studio in Rosso"!» Disse mentre la cameriera si avvicinò per prendere le ordinazioni. «Buongiorno, un Earl Grey per me per favore.» Un sorriso rivolto a Molly, era cosa nota all'interno dell'ospedale che la giovane ragazza avesse una cotta e si fosse innamorata di uno dei medimaghi dell'Ospedale San Mungo. Le voci che giravano, e che Xilia gli aveva riferito, dicono di averla vista flirtare con il povero Dottor. Barnes, ma senza realmente riuscirci, vista la capacità di Barnes di accorgersi poco di quel che gli accade attorno. Vide Killian alzarsi, neanche aveva posato il fondoschiena sulla seduta della sedia che già era pronta a fuggire. «Mi dispiace, non volevo essere scortese miss Degan. Se l'ho offesa sono pronto a fare ammenda ma, la prego, non se ne vada!» Al la prego avanzò la mano, palmo rivolto verso il basso per toccare con le cinque dita il tavolo. Un gesto che, pensandoci in quel momento, lo fece sorridere, così simile a quello che faceva suo padre Andrew Richard Remar quando cercava di imporre una sua decisione. Eppure Vath non voleva imporre nulla, la sua era una richiesta di rimanere per quello scambio di vedute. Il ministeriale dovette cambiare approccio, il suo scopo ultimo era di voler mettere a suo agio la ragazza, non farla fuggire. «Ha ragione nel dire che ci siamo appena conosciuti, durante gli anni ad Hogwarts a malapena ci siamo appena incrociati nei corridoi tra una lezione e l'altra! Non volevo risultare inopportuno, tutto qui, l'ho vista e rispetto questa sua peculiarità. Non voglio causare altri problemi simili con il mio comportamento.» Avrebbe appoggiato il bastone da passeggio contro il tavolo, attendendo la decisione da parte di Killian se fosse rimasta o meno. In un caso ne sarebbe stato felice, apprezzando l'opportunità di sorseggiare un thè caldo insieme a lei; nell'altro ci sarebbe rimasto male ma, pur di rispettare la sua decisione, l'avrebbe accettata.. -
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Stava iniziando a comprendere Killian Ambrosia Degan, non c'era compatimento nello sguardo di Vath né altro, solo comprensione per quello che la giovane Degan poteva aver passato. Annuì, consapevole che quel gesto, in un qualche modo poteva incontrare l'approvazione della giovane. «Ciò non toglie che, nonostante tutto, avrei potuto agire con più accortezza.» Disse con un leggero sorriso, il suo obiettivo era quello di essere conciliatorio verso ciò che la ragazza diceva mettendola a conoscenza del fatto che aveva compreso appieno ciò che lei stava dicendo. «C'è molto menefreghismo in questo mondo, mi permetta di dirlo, l'ho visto con i miei stessi occhi in ogni angolo del mondo. Ognuno guarda al suo "orticello" e dei bisogni degli altri non potrebbe interessargli minimamente.» Un paio di colpetti di tosse e riprese a parlare. «Ho scelto il campo della politica internazionale proprio per questo: curare gli interessi di chi non ha abbastanza voce e portare questi interessi a galla per farli sentire a chi di dovere.» La disamina che lei fece, analizzando la cinesica del suo corpo, lo fece sorridere strappandogli al contempo una risata. «Sì, una specie, la mano in questo modo comunque non era per imporre il mio pensiero è un gesto che ho "ereditato" da mio padre. Volevo che lei rimanesse, questo sì, tuttavia non l'avrei mai obbligata a rimanere se lei non lo avesse desiderato. Per il fatto che io sia interessato a lei, devo ammettere che non ho mai trovato qualcuna che potesse sostenere un discorso di questo tipo con me. Solitamente tutte quelle ragazze che ho incontrato, della nostra età o più giovani, non sanno conversare, sono talmente...passatemi il termine: scialbe o, ancora peggio, così superficiali da farmi provare un senso di repulsione nei loro confronti. Senza contare quelle che poi dicono una cosa ma pensano tutt'altro, proprio non sopporto certe meschinità. Invece, se posso permettermi Miss Degan, è un'attenta ascoltatrice, le sue risposte non sono mai banali o superficiali e, con lei, riesco a sostenere una conversazione che non muore dopo cinque minuti d'orologio. Quindi, per rispondere alla sua domanda, sì sono attratto da lei per i motivi elencati ora.» Le parole di Vath erano pacate, la voce dal caldo timbro baritonale era ferma, di una sicurezza tale che non lasciava spazio a dubbi nella mente della ragazza. Il cambio d'argomento era stato fatto parlando di libri, autori di un certo peso e stili differenti di scrittura. Il ministeriale annuì, non avrebbe aggiunto altro, Killian aveva già detto tutto ciò che era possibile su Doyle e Poe. Sorrise e, a quel punto, decise di andare su un argomento che era di suo gradimento. «Tra i compositori classici, qual'è il suo preferito? Io senza dubbio apprezzo lo stile "cosmopolita" di Tchaikovsky anche se era ben noto che lo stesso artista avesse come figura di riferimento l'enfant prodige Mozart. Difatti Mozart è uno dei compositori che suono maggiormente quando sono a casa.» Avrebbe sorriso alla cameriera, così cortese da portargli il the, ringraziandola e andando ad aggiungere una zolletta di zucchero mescolando leggermente il liquido con il cucchiaino.. -
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Decifrare una persona non era questione di mezz'ora o poco più, servivano giorni di studio intensivo se non addirittura settimane. I profiler esperti necessitano di anni di studi universitari in giurisprudenza e Vath, per quanto bravo ad empatizzare con chiunque si trovasse di fronte, non poteva certo dirsi un esperto. Certo, il discepolo di Salazar aveva i suoi trucchetti, ma avrebbe seguito un vecchio consiglio datogli a suo tempo dalla nonna paterna. Il Ministeriale tuttavia non poté fare a meno di notare come la giovane fosse ancora infastidita e, questa volta, pose le mani a guglia indicando come con quell'atto, che viene comunemente adottato dai superiori quando danno istruzioni ai subalterni, Killian si stesse esibendo in un comune gesto di autocompiacimento e di arroganza. Vath si chiese se la ragazza fosse consapevole del significato del gesto, tutto ciò che aveva visto fino a quel momento lo fece propendere verso il sì, Killian si era dimostrata in grado di conoscere la cinesica e non lo stupiva se con cognizione di causa avesse assunto quella posa solo per tentare di mettere in chiaro la propria opinione. Un parere che, anche in questo caso, divergeva in maniera diametralmente opposta rispetto a quanto pensava Vath. Ascoltò le parole dell'Auror con molta attenzione, facendo tesoro di quelle piccole perle di personalità che Killian gli stava donando. Con lo sguardo ben piantato sulla donna, il ministeriale terminò di roteare il cucchiaino all'interno della chicchera, lasciandolo scolare lungo il bordo della tazza senza fare tintinnare ceramica e acciaio per il contatto. Quel comportamento artificioso che andava descrivendo Killian, il suo fare conciliatorio atto a mettere a suo agio la ragazza, non era un artificio ma il modo in cui Vath si poneva con le persone di cui ancora non aveva ben chiaro il carattere o le intenzioni. Il Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale posò il cucchiaino prendendo la tazza per il manico ma senza sollevarla. «Affatto.» Iniziò a dire mantenendo il suo tono pacato e composto. «Non ho contatti diretti con vostra sorella, al contrario, non la vedo dai tempi di Hogwarts quando io, fresco di M.A.G.O., mi apprestavo a lasciare il castello consapevole che non ci avrei mai più rimesso piede. È stata anzi una piacevole sorpresa ritrovarla qui al San Mungo.» Terminò di dire glissando sulle sue condizioni fisiche o su quanto detto sulla sua ansia latente poiché non gli sembrava carino né signorile replicare su quanto detto in "confidenza" dalla ragazza. Quando Killian lo ringraziò, Vath sollevò il proprio thè per prenderne un leggero sorso stando ben attento a non scottarsi la lingua, il Ministeriale ascoltò attentamente le parole della ragazza, cercando di capire se, nel suo tono, si potesse ravvisare qualche forma di sarcasmo e compreso come l'auror ne stesse facendo ampiamente uso valutò se replicare anche lui con lo stesso tono sarcastico. Eppure, come diceva Jean-Paul Sartr avendolo ben studiato in maniera autodidatta, “Il sarcasmo è il rifugio dei deboli”. Lo confermava anche John Haiman, un linguista del Macalester College, che afferma: "Chi usa il sarcasmo raramente scherza, le parole provengono da un luogo autentico, ma sono avvolte da una patina scherzosa per proteggersi. Essenzialmente, il sarcasmo è una tecnica di sopravvivenza per chi è insicuro. È collaudata per chi la utilizza, lo fa sentire forte e migliore e gli consente di esprimere il suo disappunto attraverso la rassicurante patina dell’ironia. È una tecnica da cui sarà in grado di difendersi meglio in caso di reazione dell’altro." Con quelle parole, così cariche di sarcasmo, Killian stava confermando in maniera inconscia quanto lei si sentisse piena di insicurezze. Eppure la ragazza si era dimostrata ottima conoscitrice della cinesica e, per un momento, l'ex studente di Serpeverde si chiese se quella punta di sarcasmo non fosse stata assunta appositamente per celare dietro di essa qualcos'altro. Così, Vath, optò per un approccio più diretto e sincero. «Credo che abbia ragione Miss Degan, non devo lasciarmi influenzare dalle sue parole, ma nonostante tutto mi lasci dire che non è mia intenzione sminuirla lasciando intendere che abbia bisogno di un trattamento preferenziale. Tutt'altro, vedo che nonostante tutto se la cava perfettamente da sola.» Posò la propria tazza e, quando Killian iniziò a parlare di Andrew Richard Remar, Vath sollevò nuovamente lo sguardo che si era abbassato nell'atto di posare sul piattino la propria bevanda, fino ad incontrare quello dalle iridi color verde smeraldo della ragazza. «Un Pozionista, prima di tutto, un uomo come lui è abituato a vedere i risultati dei suoi sforzi ed ama eccellere nel suo campo. Credo che, come padre, si senta in diritto di veder anche il proprio figlio come uno dei propri composti.» Un sorriso, dalle note agrodolci, sarebbe comparso sul volto dell'uomo, un diniego e Vath riprese a parlare. «No, mi perdoni.» Inizio a dire. «Posso immaginare quello che può pensare con queste parole, "che figlio degenere”, no in realtà so bene che ogni sua azione è stata dettata dall'intenzione di farmi avere un futuro più prospero. Senza la sua severità forse non avrei sviluppato quell'autostima che mi è stato necessaria nel corso della vita, ne sono consapevole e spero che, nonostante tutto, lui sappia che gli voglio molto bene.» Vath avrebbe ascoltato la disamina della ragazza sul suo discorso sulle donne senza proferire parola: in fondo lei stava generalizzando e Vath, unico uomo lì in quel momento, era consapevole che si stesse facendo carico delle "belle parole" che Killian stava pronunciando a carico del genere maschile. Eppure il ministeriale dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non mostrare alla ragazza come, in quel particolare frangente, si sentisse profondamente vilipeso dal essere inserito in quella generalizzazione. Riteneva Killian una donna in grado di separare il grano dal loglio ciononostante Vath fece buon viso a cattivo gioco e, alle parole di Killian, sorrise lievemente. «Temo che mi abbia frainteso, corpo e mente dovrebbero andare di pari passo. Come dicevano i latini "mens sana in corpore sano", tuttavia è nella natura umana che il trascorrere del tempo debiliti il fisico, la mente, nessuno dei due o entrambi.» Esaminò con occhio critico e un sorriso l'intera figura di Killian resa visibile dal tavolino in ferro nero con ripiano in cristallo per poi continuare a dire. «Non mi è dato sapere come lei sia fisicamente ma guardandola mi fa venire in mente che il nostro corpo è effimero, ma il nostro spirito non scompare e non cambia, come il cielo blu dietro le nuvole.» Le disse, sottolineando come a discapito di ciò che lei aveva detto, la trovasse attraente ma che per lui la cosa principale nell'attrazione verso il sesso opposto fosse l'intelligenza. Quando finalmente l'argomento si spostò sui compositori Killian rese evidente come, da parte sua, c'era quella chiusura lasciandolo intendere dalle informazioni vaghe che gli rivelò: Vivaldi e Beethoven erano due dei maggiori compositori che Vath aveva avuto il privilegio di ascoltare a teatro insieme a suo nonno Albert Charles Remar e Vath trovava nelle note della sonata al chiaro di Luna, titolo attribuitagli dal compositore tedesco Ludwig Rellstab tra il 1832 e il 36, una poetica particolarmente agrodolce in cui il compositore sordo accettava il proprio destino. «Miss Degan, sa che Herr Beethoven dedicò la sua sonata per pianoforte n. 14 in Do diesis minore alla sua alunna prediletta, la diciannovenne contessa Giulietta Guicciardi, di cui lui era stato innamorato? O che, citando Vivaldi, la sua fama venne postuma e che proprio il conte Giacomo Durazzo, un Genovese ambasciatore d'Austria a Venezia dal 1764 e il 1784, possedeva l'intera collezione di opere del Prete Rosso?» Chiese, rendendo evidente come, la sua cultura musicale degli autori classici, fosse ampia e la passione con cui ne parlava era palpabile dall'Auror. Tuttavia, quando Killian citò altri tipi di musica, specialmente il reggae, Vath si fece perplesso. «Ammetto la mia ignoranza ma non ho idea di che tipo di musica sia il reggae. Della musica metal e rock qualcosa ascolto, poco in effetti, ma almeno non sono totalmente ignorante in materia.» Prese un ultimo sorso di the, terminando la tazza e poggiandolo sul piattino.
Edited by Vath Remar - 29/3/2022, 23:20. -
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Edited by Killian Ambrosia Degan - 2/4/2022, 13:42. -
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Era possibile che Killian stesse sempre sulla difensiva? In fondo Vath la capiva, chi si aprirebbe così tanto ad un completo sconosciuto incontrato per caso in un ospedale? Non badò quindi al fatto che la ragazza chiudesse in fretta e furia tutti i vari spunti di conversazione che si erano aperti in quel breve lasso di tempo. Ciò che invece stupì il ministeriale fu come quasi Killian si stesse strozzando nel tentativo di bere il thè e, dopo che parlò, comprese la ragione di quello shock da parte sua. «Non è mia intenzione metterle parole in bocca o pensieri in testa miss Degan. Tuttavia ritengo che sia lecito poter formulare un pensiero del genere dopo delle parole così sprezzanti da parte mia. Vede, durante la mia infanzia ho passato gran parte del tempo in compagnia con i miei nonni paterni, mia madre lavorava part time al San Mungo ma quello che tornava solo alla sera era mio padre. Ero perfino arrivato a credere, ingenuamente, che tenesse più al lavoro che a me.» Un sorriso e, portata la mano all'interno della giacca, estrasse il portafogli. Avrebbe di certo fatto quella ricerca su internet per comprendere un po' di più la ragazza che aveva di fronte e, quando la vide abbassarsi alla ricerca di qualcosa, la osservò colmo di perplessità. «Cosa sta cercando?» Chiese ripercorrendo mentalmente il tempo passato assieme a lei alla ricerca di un indizio a riguardo. «Temo che non avevate nulla con voi da quando ci siamo incontrati.» Disse, lasciando alla ragazza che serviva ai tavoli il necessario per coprire la sua consumazione e quella di Killian. «Miss Degan, è stato un piacere passare del tempo insieme a lei spero che avremo altre occasioni di incontrarci. Arrivederci.» Un sorriso e dopo aver aspettato la risposta da parte della ragazza, afferrando il proprio bastone da passeggio, si diresse verso l'uscita..