Sexy and I know it

Christmas Contest #2 - Jason

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Mentre questa player si chiedeva che cavolo potesse farci un mini-Jason in una scuola, alla mente è riaffiorato l'amaro ricordo di quel periodo di tortura inferto da Sigurd a Jason, Philipp e Jonathan che li aveva costretti per almeno tre giorni in quella che era la favolosa gabbia dorata di figli di papà ricconi, che Jason odiava più di ogni altra cosa al mondo.
    Aveva incontrato Philipp nei corridoi di quel castello e sembrava stremato da quei ragazzini, più scontroso di quanto la vita gli avesse regalato. Jonathan invece aveva iniziato a fare affari e la cosa non poteva che far piacere anche al druido: almeno uno di loro era contento di avere quei marmocchi ormonati intorno.
    A proposito di ormoni, quanto diamine era stato difficile sopravvivere a quelle ragazzine che avevano stranamente affollato le serre mentre lui stava guardando le piante della docente che mancava? Insomma, tutta quella passione per magia verde gli era puzzata un po' di ormoni, ma non aveva idea del perché quelle ragazzine fossero così indecenti. Non era nato ieri e sapeva che quel loro civettare era solo il classico per chi voleva attirare l'attenzione.
    Dopo quella lunga ed estenuante giornata, il druido aveva deciso di mandare un gufo a Sigurd, dicendogliene quattro, quindi salò le scale della guferia e guardò quello scempio: era tutto sporco, i poveri uccelli non avevano il giusto spazio tra loro e forse non erano nemmeno liberi veramente di svolazzare come volevano. Il suo cuore si dilaniò, un po' come quello della Greta Tumberg e la sua lotta contro la plastica e quant'altro.
    «Oh, piccini...» - gutturale il suono che venne fuori dalla sua bocca, mentre allungava dolcemente una mano verso un becco. La civetta bianca in questione si avvicinò con il capino e si fece accarezzare «Se ce stava meno casino, ve portavo commè. Solo che se ve libero ora, Sigurd me fa na faccia quanto a capanna sua e della mamma che tene.» - il suo tono, per quanto roco, era dolce verso quelle bestioline.
    Ricacciò una mano nella tasca e tirò fuori un sacchetto verde bosco dove aveva dei semini di zucca che avrebbe allungato verso la civetta «Te, bella, te.» - la guardava mangiare, mentre con la sinistra le carezzava il capino.
    Jason K. Byrne

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    Druido, Speziale

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    Jessica Whitemore
    Quei tre giorni ad Hidenstone, mentre tutti i docenti erano a Dubai, sembravano non finire mai.
    Le lezioni erano finite e lei ne aveva approfittato per scrivere a Daniele diversi messaggi, attendendo una sua risposta, ma non accadde mai. La sera prima, Blake l'aveva tranquillizzata -dopo che si erano insultati per una buona mezz'ora- ed erano scesi nelle cucine per fare dei biscotti; di tutto, pur di svagarsi e pensare ad altro. Ma oramai un nuovo giorno era iniziato ed anche quasi tramontato, senza che la ragazza avesse notizie dell'uomo. Poteva immaginare che fosse più difficile concederle del tempo in un posto che racchiudeva tutti i docenti di Hidenstone insieme, nonché la Preside, infatti prima che partisse non gli aveva chiesto di poter fare delle videochiamate, sarebbe stato stupido e rischioso. Non aveva nemmeno preteso che controllasse il telefono ogni due minuti solo per lei, sapeva che era ad una festa -per quanto l'idea che ci fosse anche la sua migliore amica, non le andasse proprio a genio- quindi aveva lasciato che si divertisse, riscrivendogli di nuovo solamente quella sera, voleva sapere come stava e dargli la buonanotte. Ma ormai erano passate un paio d'ore ed il magifonino era rimasto silente nella sua tasca ed il segno del visualizzato non comparve mai. Jessica, spazientita, aveva deciso che si sarebbe fatta una passeggiata per cercare di non pensarci, di non pensare agli scenari peggiori tipo: tradimento. Okay, lo scenario peggiore successo era un altro, Jess non aveva idea che il suo uomo fosse dormiente in attesa della transizione in vampiro, quindi non avrebbe mai neppure potuto valutare tale ipotesi.
    Stava percorrendo i corridoi silenziosi della sera. Era un prefetto, quindi anche se avesse voluto violare il coprifuoco, nessuno lo avrebbe notato né le avrebbe fatto rapporto, dal momento che lei poteva farlo tranquillamente, poteva aggirarsi come un fantasma per il castello fingendo un giro di ronda. In effetti, incontrò solamente pochissimi studenti che stavano rientrando nelle loro Sale Comuni. Mancava solo una manciata di minuti allo scattare del coprifuoco, perciò era normale che vedendola accelerassero il passo.
    Il suo peregrinare, la condusse in prossimità delle scale che salivano alla volta della guferia, perciò la corvina pensò che sarebbe stata una buona idea quella di provare a scrivere un gufo al docente. Magari dove si trovavano non c'era campo oppure era ad una festa senza batteria al telefono e quindi non avrebbe potuto risponderle. Non pensò al fatto che probabilmente sarebbe tornato prima lui rispetto a quando il gufo lo avrebbe raggiunto, si stava iniziando a preoccupare. Con lentezza, salì le scale che cigolarono lievemente sotto il suo infimo peso, ma ressero. Che qui non si sa mai. Arrivò quindi alla porta della Guferia e la spalancò, venendo subito accolta da un odore non molto gradevole che però passò in secondo piano quando vide quella massa di muscoli in piedi a parlottare con un gufo come se non fosse un armadio a due ante ma una dolce signorina.
    Ma tu sei... sei tu che eri in infermeria prima. Victoria vi ha proprio messi sotto, se ora ti devi occupare anche dei gufi si annunciò, avvicinandosi e gettando un'occhiata fuori dalla finestra. Ormai si era fatto buio.
    18 y.oStudenteBlack OpalIV annoFrom NY
     
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    La socializzazione, per Jason, era una delle cose a cui pensava tipo una volta... all'anno. Da quando era in quella dannata scuola, invece, le circostanze lo avevano portato a trovarsi circondato da ragazzini con una grande voglia di socializzare, cosa che lui non aveva intenzione minimamente di fare.
    Aveva scelto la guferia proprio per ritrovare un po' dei suoi spazi, una sorta di compromesso tra lo stare in quelle quattro mura, ma comunque con delle creature amabili, inoltre voleva davvero scrivere questa lettera a Sigurd piena di dolci parole che lo invitavano a venire anche lui in Accademia per saggiare un po' della loro favolosa punizione.
    Ma gli studenti, Jason lo capì troppo tardi, arrivavano ovunque. Erano come i tarli nel legno: non li senti fin quando non iniziano a rosicchiarlo dall'interno, mentre dormi, di notte. Uguali. Arrivavano alle spalle e puff! Parlavano e socializzavano, facevano domande e volevano risposte e se non le ricevevano, allora incalzavano con i loro strani modi di fare.
    Oddio, non era davvero pronto a diventare padre, per quanto avrebbe voluto un giorno questa gioia. Ma un bambino denrisiano, sicuramente, non sarebbe stato come un bambino inglese (perché ovviamente tutti gli abitanti di Hidenstone erano inglesi a prescindere dalle loro origini!): un bambino denrisiano sarebbe cresciuto nella natura come un piccolo tarzan e avrebbe bruciato le tappe del combattimento diventando un vero guerriero già a pochi anni, facendosi gli anticorpi mangiando i vermi da terra e il latte dalle tette della mamma. Non come quei bambini che erano cresciuti con le babysitter, oh.
    Vabbè, ma tolto questo discorso, quando arrivò Jessica, Jason aveva già avvertito i suoi passi a causa dello scricchiolio delle scale, quindi non si fece trovare impreparato quando lei parlò. «Eccerto, so io. Victoria non c'ha parlato di ste povere creaturine, me ne sono venuto qui per stare un po' in loro compagnia. E tu, invece? Che ci fai qua? Come va il mal di testa?» - non poteva comunque essere solamente un rozzo antipatico, alla fine lei era andata in infermeria quella stessa mattina, era giusto conoscere le sue condizioni, no?
    Jason K. Byrne

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    Jessica Whitemore
    Jessica, se avesse saputo i pensieri di Jeson non lo avrebbe disturbahahahaha ma pensate davvero che gliene sarebbe importato? Era sempre stato uno spirito abbastanza libero, una di quelle che faceva ciò che le andava di fare nonostante le indicazioni contrarie di chiunque, persino della sua coscienza. Perché sì, aveva una coscienza. E le suggeriva spesso le cose giuste da fare, poi che lei non le facesse, era un altro discorso.
    Ad ogni modo, aveva percorso tutte le scale che la portavano in Guferia pensando a che messaggio avrebbe potuto inviare a Daniele per non sembrare troppo apprensiva od ossessiva, voleva sembrare molto più tranquilla di quanto fosse, doveva far passare il messaggio che se la passasse bene anche senza di lui e che non ne fosse dipendente, anche se un po' era così. Ma la natura di Jessica non poteva essere domata così facilmente, lei aveva sempre vissuto la sua vita un giorno dopo l'altro senza mai focalizzarsi troppo su cosa le sarebbe successo in futuro, sebbene avesse comunque i suoi sogni. Aveva vissuto troppe cose strane ed estremamente pericolose per essere sicura che un effettivo futuro ci sarebbe stato, perciò non ci sarebbe stato da stupirsi se non appena Jason si voltò, gli occhi neri di Jessica iniziarono a studiarlo da capo a piedi come una pantera davanti alla sua preda, in attesa del momento giusto per attaccare. Nessuno poteva pretendere di cambiare la sua vera natura da predatrice, nemmeno l'uomo del quale si era innamorata, che in quel momento sembrava averla abbandonata. L'amare qualcuno l'avrebbe tenuta buona per quanto? Un mese? Un anno? Questo non lo poteva sapere nessuno, fatto era che Blake era riuscito a distruggere quella cortina di fedeltà una sera durante la quale erano entrambi fatti ed ubriachi in un ambiente che nuoceva severamente ai freni inibitori. Ma torniamo all'uomo che le si parò davanti una volta salito l'ultimo gradino della scala.
    Il mal di testa è completamente passato replicò, posandosi un dito sulla tempia come a voler avvalorare le sue parole e la conversazione prese subito un tono... da Jess. Credo fosse solamente la mancanza di sesso annunciò con una nonchalance che avrebbe fatto rabbrividire diverse persone e fatto venire i capelli bianchi ad altre, nonché provocato reazioni iperprotettive in altre ancora -ciao Lance del porto-, ma non ci badò. Incredibile che il mio tipo mi abbia lasciata in questa scuola da sola per tre giorni, non trovi? Domandò, anche se in effetti non si aspettava una vera e propria risposta da parte sua... era una domanda un po' strana ed inoltre si era sbilanciata un pochino, visto che avrebbe potuto collegare la frase, all'uscita di tutti i professori, anche se invero poteva riferirsi a qualsiasi altra cosa, per quanto improbabile. Quindi in attesa di altro, forse prendersi cura di questi uccelli, potrebbe essere una buona soluzione affermò, lasciando intravedere il doppio senso palese in quella sua affermazione.
    18 y.oStudenteBlack OpalIV annoFrom NY
     
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    Se lo avesse raccontato a Philipp, sicuramente non gli avrebbe creduto. O se lo avesse fatto, avrebbe detto che solo lui poteva inciampare in studenti così strani, per il suo modo da necromante che aveva. Eppure, Jason era certo di non aver fatto niente di particolare per attirare l'attenzione di nessuno studente o nessuna studentessa, in particolare di Jessica Whitemore. Aveva capito che quella ragazzina fosse pericolosa già quando era giunta in infermeria chiedendogli qualcosa da prendere per il mal di testa. Ma lui, che era contrario a quelle medicine chimiche aveva optato per farle un massaggio e scioglierle buona parte della zona infiammata. Anche quella volta aveva dovuto mantenere un autocontrollo pazzesco, perché la ragazzina, non come molte della sua età, sembrava essere avanti e pensare ben poco allo studio, quanto più al benessere... fisico, sì.
    «Sono contento che ti sia passato, adesso potrai concentrarti molto di più su... lo studio?» - azzardò aggrottando la fronte e cercando di distogliere lo sguardo dalla corvina per dedicarlo a quella civetta bianca che aveva davanti. «Maledetto Sigurd e quanti morti che tiene. Ma non ci poteva venire lui qua.» - il druido imprecava mentalmente, fino a quando la frase di Jessica non gli fece perdere qualche battito. Ma come diamine era possibile che fosse così sprucida, quella ragazzetta? «Oh, quindi sei riuscita a scaricare la tensione - cosa poteva chiedere? Non era nemmeno sicuro di volerlo sapere, ma insomma, lei se le tirava pure certe domande. Ma cosa insegnavano in quella scuola, ancora non l'aveva capito, ma certo era che si era molto lontani dalle teorie e pratiche del combattimento, questo ne era certo.
    Lo sguardo nocciola si spostò su di lei, nuovamente, quando azzardò quella frase sul fidanzato «Per tre giorni? Lo stesso tempo di assenza dei tuoi docenti, non avrai mica una relazione con un tuo professore?» - chiese sollevando un sopracciglio e increspando le labbra in uno strano sorriso interessato in parte. Guardò verso gli uccelli in questione, poi tornò sulla ragazzina sfacciata, capendo benissimo il suo senso unico della frase che ben poco aveva a che fare con i volatili «E tu, sai prenderti cura di queste creature? Sai... hanno bisogno di molte attenzioni e se non gli piaci, non si lasciano nemmeno toccare...» - stava insegnando a Jessica come trattare le civette o stava lanciando messaggi subliminali?
    Jason K. Byrne

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    Jessica Whitemore
    Jessica non era in grado di capire quando passasse dal suo essere una normale ragazzina di diciassette anni, al suo essere una vera e propria predatrice. Supponeva fosse un istinto naturale che scattava quando vedeva qualcuno di attraente, fatto era che le riusciva fin troppo bene senza che dovesse sforzarsi in alcun modo per adempiere a quel ruolo che le aveva conferito il titolo di milf, anche ufficiosamente.
    Non usare quel tono così perplesso iniziò, avvicinandosi a lui ed incrociando le braccia sotto i seni, osservandolo come un'aquila che punta il proprio pasto per quel giorno. Sono eccellente a scuola, una delle migliori, se devo dirla tutta. Non mi serve nemmeno studiare granché. Ci tenne a farglielo sapere, orgogliosa d'essere una studentessa modello per quanto riguardava il rendimento scolastico, ma di certo non era questo il punto focale di quell'incontro.
    Magari! Sospirò la ragazzina, infastidita dal non poter avere l'oggetto dei suoi desideri, tra le mani. Solo Merlino sapeva cosa avrebbe fatto a Daniele, una volta che fosse tornato a scuola. Ignara del fatto che non sarebbe mai davvero tornato, visto che la parte che lei amava ed aveva conosciuto, era morta in quell'hotel del cazzo.
    C'è sempre tempo per rimediare, a mio avviso. Questa scuola è piena di... bei ragazzi commentò, mantenendo il contatto visivo con l'uomo, spostandolo solamente a tratti per studiare di sfuggita i suoi addominali. I suoi occhi non erano spalancati come una scema, mentre erano fissi nei suoi. Gli sguardi che gli lanciava, invece, non erano equivoci.
    E anche se fosse? Lo diresti alla Burke? Domandò in tono di sfida, abbassando ogni tanto lo sguardo a fissargli le labbra senza un apparente motivo. Ci aveva preso in pieno, era perspicace ed anche lei non è che avesse detto che frase che desse adito a troppe interpretazioni diverse. Sperò nell'attivazione del neurone a specchio, quindi distolse lo sguardo dalle sue labbra, mordendo distrattamente le proprie e spostando le iridi su quella bellissima civetta bianca che avrebbe potuto usare per scrivere il famigerato messaggio di cui si stava completamente dimenticando.
    Penso di avere una buona esperienza nel prendermi cura degli uccelli, nessuno di loro si è mai lamentato replicò, rendendo il doppio senso un po' più esplicito, anche se con un po' di fantasia poteva anche riferirsi ai volatili. Si avvicinò appena, aprendo un bottone della sua divisa, il giusto che bastava per far uscire la clavicola. In realtà lo fece anche perché era maggio ed il caldo non aveva atteso ad arrivare, quell'anno.
    18 y.oStudenteBlack OpalIV annoFrom NY
     
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    Quella non era una scuola, quella era il Niflheimr, la terra delle nebbie, il regno del ghiaccio e del freddo, l’inferno tra quelle graziose mura. Quei ragazzini non solo erano pieni di ormoni pronti ad esplodere, ma avevano anche la facilità di sbatterteli in faccia ed alcuni di loro lo facevano con una maestria scoppiettante, proprio come stava facendo Jessica, per l’ennesima volta. L’incontro in infermeria era riuscito a fargli capire quanto in quella scuola i problemi fossero davvero tanti, ma lo aveva capito già quando i docenti avevano deciso di andare via tutti insieme lasciando lui, Philipp e Jonathan in giro per la scuola. Dai, chi avrebbe mai lasciato loro tre a badare a quei ragazzini? C’erano tre possibili strada con un’alternativa del genere: prima opzione, sarebbero diventati tutti alcolizzati e Jonathan si sarebbe arricchito; seconda teoria, qualcuno li avrebbe fatti lottare tra loro come galli, per il puro gusto di vedere chi sarebbe sopravvissuto e – quindi – uccidere anche lui in un duello con se stesso (ciao Philipp!); terza ed ultima opzione, sarebbero diventati dei drogati di erbe medicinali, pronti a coltivarne in casa un po’ per il puro uso personale. Insomma, con un dire e con un fare, sarebbero usciti alcolizzati, pazzi omicidi o drogati; in quella scuola, però, i problemi erano proprio altri lì dentro: il sesso pareva essere il sovrano di quelle mura, Victoria aveva perso il suo regno, cedendo il trono al dio sovrano. E Jessica era sicuramente la sua ancella preferita, non aveva più alcun dubbio. La voce della ragazzina, per fortuna, interruppe quella sfilza di offese che Jason stava lanciando, insieme a qualche maledizione, verso Sigurd, che ce li aveva chiusi lì dentro «No, non sono perplesso» – certo, come no. Lo era eccome, ed era anche quasi certo che la concentrazione di Jessica valeva molto più per altro che per lo studio «… mi chiedevo solamente se ci fosse altro oltre allo studio che meritasse la sua attenzione.» – dannazione, dannati gli dèi tutti: Jason si era pentito un millesimo di secondo dopo aver proferito quella frase, di aver detto quelle parole. Era in trappola, lo sentiva, quella donnina lo aveva chiuso alle strette e sembrava così pronta a papparselo che… l’occhio cadde su quei seni che si sollevarono appena, poi tornò quasi immediatamente sul su volto «Li mortacci de Sigurd.» – sicuramente era tutta colpa del capo villaggio, era chiaro «Oh, mi fa piacere che tu abbia ottimi voti» – non voleva nemmeno sapere se fossero frutto del suo impegno scolastico o del suo impegno sessuale con i docenti «così potrai dedicare il tuo tempo ad approfondire altro. O allo sport. Sì, lo sport fa bene, ne sono certo.» – tutto quello che diceva era pericoloso, lo sentiva il sudore che gli cadeva sulla spina dorsale. Cercò di non sembrare troppo interessato al fatto che non si fosse alleggerita la sua tensione, anzi, provò a dedicare le proprie attenzioni alla civetta lì vicino, ma quando la ragazzina commentò di nuovo si trovò ad incrociare, senza possibilità di evitarlo, il suo sguardo. Era davvero in trappola, o almeno così si sentiva. «Non me ne verrebbe niente in tasca a dirlo alla tua preside. Avete troppe regole qui dentro e quelle che ci sono, a mio parere, sono sbagliate.» – ammise con un sorriso gentile, scrollando appena appena le spalle. Quella ragazza sapeva sicuramente come usare il suo corpo come un’arma e ne dava sfoggio senza troppe remore. Voleva soffocare a quel doppio senso, quasi voleva gettarsi giù dalla torre, ma esternamente non mostrò alcun disagio, continuava a sorridere, mentre lei si avvicinava a lui. Odino solo poteva sapere quanto Jason avrebbe volentieri ceduto alla tentazione.
    Il druido mosse qualche passo verso di lei, quasi giungendole, se lo avesse permesso, a pochi centimetri dalla ragazza. Se avesse potuto avrebbe sollevato il suo mento con le dita della grande mano, in sua direzione, mostrandosi in tutti i suoi due metri e più a far ombra sulla ragazza «Probabilmente nessuno di loro si è lamentato perché si accontentano di poco.» – ovviamente stavano parlando di volatili giusto? Se quella vicinanza sarebbe stata concessa, Jason avrebbe fatto scivolare le sue dita verso il collo di lei, in una carezza leggera, quasi come a volerne saggiare la pelle morbida, quindi più giù a sfiorare i bottoni di quella divisa che aveva iniziato ad aprire mostrandole la pelle «Ma non tutti gli uccelli sono uguali» – mormorò con un filo di voce, come se stesse cercando di creare intimità tra loro. Se non lo avesse allontanato, le sue dita avrebbero giocato su quella clavicola, dolcemente, come un tocco di piuma sull’epidermide di Jessica, quindi avrebbe provato ad avvicinare anche il suo volto a quello di lei, tenendolo con l’altra mano non occupata sulla pelle «Alcuni uccelli, non mangiano dalla stessa mangiatoia,» – e così dicendo avrebbe soffiato appena quelle parole sulle sue labbra, mentre le dita avrebbero lasciato il volto e mentre parlava avrebbe tentato di riallacciare il bottone di Jessica «Io qui ho finito, lascio a te la pulizia delle gabbie, tornerò a controllare più tardi che sia tutto a posto.» – le fece un occhiolino e la superò «Buonaserata, Jessica.» – alzò una mano, scendendo di nuovo le scale che lo avevano portato fin là.
    Jason K. Byrne

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    Jessica Whitemore
    Jessica aveva rinunciato ad i piaceri del sesso scoperti assieme al padre di Alex solamente fino alla nascita del bambino e per ovvie ragioni. Non che avesse credenze strane nello stile delle mamme pancine -per esempio che il feto in caso di femmina, sarebbe rimasto incinta a sua volta o l'altrui fallo gli avrebbe fatto male-, semplicemente quando si spogliava davanti a qualcuno, desiderava che il suo corpo fosse sempre al meglio e quello consisteva nell'avere il ventre piatto e le caviglie sgonfie, non come due mongolfiere pronte ad esplodere. Insomma, il suo primo anno ad Hidenstone non era stata esattamente una passeggiata, ma da quando era finito ed era iniziato il secondo, era diventata la Jessica che voleva essere, dando al divertimento la precedenza su qualsiasi cosa, andando a letto con diversi ragazzi ed addirittura con un professore, forse la sua conquista più grande, il vanto che un sacco di studenti avrebbero potuto annoverare tra i propri successi. Il fatto era che Jessica riusciva ad ottenere facilmente tutto ciò che voleva, però il suo charme non sembrava avere troppo effetto, nei confronti di Jason.
    Lasciò cadere tutto il discorso sullo studio ed i voti, roteando gli occhi al cielo e sinceramente più preoccupata del fatto che lui potesse dire alla preside di quella sua relazione non solo proibita, ma anche sbagliatissima. Dentro, fu sollevata quando lui non parve intenzionato a spifferare qualcosa alla vecchia mummia di Victoria.
    Su questo devo concordare, ci sono cose ben più gravi da risolvere, qui dentro, più che una relazione non convenzionale. Definirla non convenzionale era un eufemismo bello e buono, soprattutto perché qualche giorno dopo il suo uomo sarebbe tornato trasformato in un vampiro, mentre qualche mese dopo, la propria memoria sarebbe stata cancellata forse irrimediabilmente. – ammise con un sorriso gentile, scrollando appena appena le spalle. Quella ragazza sapeva sicuramente come usare il suo corpo come un’arma e ne dava sfoggio senza troppe remore. Voleva soffocare a quel doppio senso, quasi voleva gettarsi giù dalla torre, ma esternamente non mostrò alcun disagio, continuava a sorridere, mentre lei si avvicinava a lui.
    Ora, comunque, si trovavano a pochi centimetri di distanza, il suo volto era stato alzato verso quello di lui, gli occhi incatenati gli uni agli altri. Un'espressione di odio si disegnò in quelli della corvina nel sentire quella frase, quindi si allontanò con una smorfia. Ma non fece molta strada, visto che la mano di Jason iniziò ad accarezzarle la pelle, facendola fremere. In effetti conquistare gli adulti era molto più difficile ma stimolante che andare a letto con un ragazzino in preda agli ormoni, quindi l'aveva presa come una sfida, nonostante come sarebbe andata a finire. Quando iniziò a sbottonarle la camicia della divisa, Jess non abbassò la guardia ma si rilassò sotto quel tocco così esperto e maturo, decidendo di lasciarlo fare, non riuscendo a rispondere a ciò che stava dicendo.
    Pareva essere tutto perfetto, almeno finché quel soffio sulle labbra non la riportò alla realtà, facendola gemere leggermente di frustrazione, quindi con uno schiaffo scacciò la mano di Jason e si allontanò definitivamente. Nessuno doveva prendersi gioco di lei, nessuno. Ed il druido, presto o tardi, lo avrebbe capito. Con le buone o con le cattive.
    Non sai con chi hai a che fare sbuffò, indispettita, mentre lui se ne andava. Effettivamente non avrebbe proprio dovuto averne idea, visto che Jessica era fidanzata ed aveva addirittura un anello al dito. Ma questo non avrebbe mai fermato l'adolescente.
    18 y.oStudenteBlack OpalIV annoFrom NY
     
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