Ultima Weapon

I palmi delle mani a sbattere uno contro l'altro mentre un suono secco riecheggiò fino a Krasus. Il rumore di metallo e ingranaggi rimbombò come il cielo fecondato da Thor di fulmini e tempesta, dunque l'enorme portone si spalancò.
Una lama di luce trafisse l'auror, passandolo da parte a parte, fino ad allungarsi oltre le sue spalle. Ciò che gli si parve davanti aveva dell'incredibile. Macchinari di ogni forma e dimensione, epoca o retaggio, se un essere umano poteva costruirlo, l'enorme laboratorio di Morrigan Maverick poteva vantarlo al suo interno.
«Sei arrivato, dunque» Una figura dal corpo robusto, muscoloso come un nodo, levitava a mezz'aria. Le sue pantofole a forma d'orso producevano una continua corrente di calore che lo aiutava in quel processo e sebbene l'aria fosse smossa, e con essa qualche ciocca, la tazza che teneva in mano non vibrò neanche per un istante.
Il più grande magitecnico che il mondo avesse mai visto perse quota, lentamente, come una spada che penetra nella carne. Ebbe persino il tempo di fare qualche sorso di quella strana bevanda «caffé unito a concentrato di tartufetti allucinogeni e bacche di cocaina, vuoi provare? Ho anche dei succhi di frutta, se preferisci».
Un cenno del capo per invitare l'altro a seguirlo, poi la mano sinistra a scoccare furiosa. Suoni alieni riecheggiarono nella stanza mentre diversi automi bianchi, della forma e delle dimensioni di una palla di basket, accerchiarono Krasus. All'auror sarebbe bastato chiedere, loro avrebbero fornito.
Poi, presa la spada, il magitecnico si sarebbe diretto verso la sua forgia dove, ad attenderlo, stanziavano un drago nano e un colibrì.
«Bell'amico che hai» La destra si chiuse sul manico, la sinistra andò a imprimere forza sul piatto della spada, per sollevarla in modo che le colorate luci del laboratorio potessero vestirla. «Mai pensato di insegnare magitecnica?» Aveva decorato quella stanza, ma una prigione restava tale nonostante poster o quadri. L'attenzione del mago sarebbe rimasta sull'oggetto fin quando qualcosa, di impossibile da determinare, non accadde.
«Hai combattuto diverse battaglie con lui, la sua struttura è instabile» Pochi gesti della bacchetta per richiamare lo zolfo a sé. Uno dei vantaggi più significativi dei sali dello zolfo riguarda la proprietà di a mantenere le alte temperature per un tempo relativamente lungo in modo da poter far da tramite come mezzo di trasferimento per l’energia, in particolare per quella elettrica «Le batterie ai sali fusi sono dispositivi di accumulo elettrochimico in cui gli elettrodi vengono mantenuti a temperature di fusione per consentire il trasferimento delle cariche. I modelli studiati in questi anni dagli ingegneri si basano sulle coppie sodio / zolfo o sodio / nichel cloruro, ma posso fare di più con la magia».
Un sorriso da bambino a illuminargli il volto. Avrebbe rispettato la forma dello spadone e la sua essenza, cercando di manipolarne il metallo solo dove si fosse rivelato necessario.
L'ammasso di zolfo venne passato in una pressa metalliche e da pietra divenne sabbia, sale, se vogliamo essere precisi. Dunque il mago scavò nel cuore dello spadone sfruttando uno stilo laser. Nella conca appena scavata, la cui forma ricordava quella di una saetta, il docente posizionò il sale e, ai vertici, delle sfere di ambra che avrebbero agito da catalizzatore magico per richiamare l'elettricità. Conclusa questa prima operazione, sfruttò un «Metalia Moldum» seguito da un «Finite» per ri-appareggiare la conca che aveva scavato nell'arma. Il primo incanto avrebbe sciolto il metallo che, levigato tramite livelle, sarebbe tornato allo stato solido con la seconda fattura terminante.
L'ambra non era una scelta casuale, il docente l'aveva lavorata assieme a dei chip magitecnici in modo che potesse captare i segnali dei sigilli che avrebbe inciso da lì a breve. Nella mitologia balcanica, le pietruzze di ambra sono le lacrime della dea delle sirene Jurate che piange la morte del suo amato per mano del dio del tuono. Sarebbero state perfette per coniugare l'elettricità alla vista, e tramite l'eccentricità di Morrigan anche alle forme di magitecnologia più avanzate.
«E ora le rune. Prendi appunti» Come disse un saggio, ciò che veniva meglio a quel Pavone di Morrigan era mostrare le sue stupende piume. E il segreto di tale maestria risiedeva nel fatto che le sue piume fossero veramente belle. Ora, questa è una metafora, ma le sue abilità da sigillista facevano impallidire anche i più antichi druidi del villaggio.
«Scripta Maneo... Canete Runae» Poche parole ad accompagnare quel processo di selezione e arte. "Tywaz, come runa che avrebbe dato equilibrio all'intero schema" Le fondamenta per un'arma simile non potevano che ritrovarsi in questo antico simbolo. Una runa sacra al dio della guerra e della giustizia, ma anche del combattimento, Tyr sarebbe stato un Auror perfetto e un Auror promettente come Krasus ne avrebbe certamente soddisfatto le aspettative. "Uruz... Thurisaz... Perth...Ehwaz" La prima avrebbe portato gli effetti ad attivarsi nel momento in cui Krasus avrebbe colpito, le altre ne avrebbero modulato l'effetto elettrico per debilitare il nemico. "Uruz, Eiwaz, Sowilu, Naudiz" Una runa di attivazione gemella per coordinare gli effetti unite ad altre tre rune che avrebbero guidato il colpo, aiutate dalle sfere d'ambra, a seguire la densità magica di un bersaglio determinante. Ero un po' ridicolo che un combattente potesse avere bisogno di un qualcosa di simile, però la faccia di un nemico che si sarebbe ritrovato la schivata dimezzata lo sarebbe stata ancora di più. "Naudiz... Raido... Ehwaz... Laguz..." Essere disarmato, per un qualsiasi combattente, significava trovarsi di fronte a morte quasi certa. In una situazione di bisogno, attraverso di rune che avrebbero modulato il movimento dell'arma, questa sarebbe tornata tra le mani del legittimo possessore, in un modo o nell'altro. Con il vibranio avrebbe ottenuto un effetto simile, di contro avrebbe perso l'affetto che il metallo originale provava per il suo padrone.
«E ora... PARLAMI» Le mani scivolarono sui sigilli, accompagnati da bassorilievi di natura norrena che aveva tracciato per abbellire il tutto, e dunque il mondo che lo circondava scomparve.
«Traditore dei guerrieri, come osi rivolgerti a me» Un enorme uomo, simile a un mezzo-gigante per stazza, sedeva su un trono. Privo di un arto e avvolto da scariche d'elettricità, sembrava il figlio più terrificante che Thor e Tyr potessero mai avere.
«Stai calmo, non sono un auror, ma sono un guerriero. Ho distrutto Golem, sventato attacchi terroristici, fatto crollare culti, e sedotto Vedove Nere» Ok, forse aveva abbandonato il ministero, ma non era eroe e guerriero anche un professore che si subiva i piagnistei di mille studenti? Andamo' su.
«C'hae ragioni, ora parla che tra poco inizia il Roma-Denrise» ...
...
...
...
ok.
«Te la faccio breve. Io e 'sto qua abbiamo abbiamo salvato il tuo cuore in sali di zolfo da una fredda montagna e ora ti vogliamo chiedere di combattere».
«'Sto qua ha un nome. Con lui ho affrontato diverse battaglie: lycan, vampiri...».
«Ti stanno sul cazzo i vampiri eh, pure a me, va beh, lo aiuti oppure preferisci che lo zolfo vada ad alimentare che ne so, un vibratore?».
«Meh cojoni, mica male».
«Un vibratore per Victoria Burke».
«Accetto di rischiare la mia vita assieme a Krasus».
Eheh, solo in pochi sanno apprezzare le milf, figuriamoci le gilf.
La visione crollò in quel momento e dunque l'attenzione tornò su Krasus «Credo che la spada sia pronta».

«Parlato»
"Parlato"
Narrato