Un problema peloso

Vath Remar e Anthony Lovegood

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    Vath quella mattina voleva saperne di più della situazione creatasi nel Regno Unito riguardo i Licantropi. Era venuto a sapere tramite Albert Valdoux che si erano tenuti degli eventi in quell'anno in cui lui era stato in America e il Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale aveva appreso da Wyatt Wolf che qualcos'altro era collegato alla progenie della maledizione di Lykos. Non aveva nomi e cognomi degli Auror che erano intervenuti nel caso e così aveva teso le orecchie alla possibilità di ottenere qualche informazione utile. Ciò avvenne qualche giorno prima quando, sfogliando una vecchia copia della Gazzetta del Profeta, sì trovò di fronte ad un articolo datato 04/09/21. "A ogni modo il merito di questa operazione va senza dubbio al Caposquadra Olwen e agli auror Cohen, Wolf, Lovegood, Freeman, Richenford, Loire, Golubev e Thunderbolt. Vorrei far una menzione particolare per Starosta che cercando di catturare Margot Dubois è rimasto gravemente ferito." Eccoli i cognomi che cercava, avrebbe interrogato tutti loro per poter operare al meglio la sua arte, la diplomazia. Mediare tra le parti era qualcosa che lo entusiasmava, portare due mondi differenti e in lotta ad un accordo tra loro era il suo fine ultimo e non avrebbe fatto eccezioni. I licantropi e il ministero potevano trovare il giusto compromesso e quello era anche ciò che aveva promesso a Cora Delaine e a Marie Monclaire. Aveva già avuto modo di parlare con Wolf e ciò gli permise di depennare il suo cognome dalla lista. Prese un cartoncino viola del Ministero e vergò su di esso un breve messaggio.

    "Buongiorno Mr. Lovegood,
    Il mio nome è Vath Remar, Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale. Non abbiamo mai avuto modo di conoscerci durante i nostri compiti istituzionali, tuttavia oggi ho necessità di poter conversare con lei a quattr'occhi presso il mio ufficio al quinto livello per poter comprendere al meglio quale nuova minaccia diplomatica si celi dietro la questione che lei e altri suoi colleghi avete dovuto affrontare lo scorso mese.
    Attendo vostre nuove,
    Cordialmente Vath Remar."


    Avrebbe estratto la propria bacchetta e, toccato il cartoncino con una stoccata, la magia da questa generata avrebbe mosso e piegato quel pezzo di carta fino a trasformarlo in un aeroplanino che scivolò sotto la porta per poi prendere l'ascensore e raggiungere il secondo livello fino all'ufficio dell'Auror in questione. Lui nel frattempo, muovendo nuovamente la bacchetta, mise un bollitore a scaldare l'acqua contenuta al suo interno per preparare un gustoso thè all'Auror quando questi si sarebbe presentato. Lo preoccupava e non poco quella deriva che la situazione aveva preso, aveva suggerito a Cora alcune cose per poter accrescere la speranza che i Licantropi riuscissero ad ottenere quell'importante risultato che era la Pozione Antilupo gratis. Ne aveva ampiamente discusso con lei, quel pomeriggio di ormai un anno e pochi mesi, Vath le aveva detto che se voleva iniziare a trovare supporto doveva iniziare a circondarsi di alleati che sostenevano la sua causa e che la deriva terroristica dell'Excalibur cessasse per poterne discutere nelle giuste sedi di potere. Il cucù che aveva preso in America suonò otto rintocchi, altrettanti stridii del Thunderbird contenuto ed intagliato in esso fecero capire al ministeriale che forse quello era l'orario giusto per quella visita. Nell'attesa Vath avrebbe ingannato il tempo continuando una lettera che avrebbe spedito al Preside dell'istituto per gli studi magici di Durmstrang, il quale voleva per la seconda prova tre esemplari di Quintaped. Per quella risposta Vath si era dovuto interfacciare con l'ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche per sapere l'esatta classificazione di quella specie nativa dell'isola di Drear e le notizie che aveva ricevuto non erano le più confortanti: La creatura era una nota specie ammazza maghi tanto da farle valere cinque X, carnivora e mangiatrice di carne umana, la sua resistenza alle mafie la rendeva anche molto difficile da incantare e, affrontarne una, era una sfida ardua persino per un mago adulto, figurarsi per degli studenti. Così, nell'attesa che Anthony Lovegood arrivasse, Vath puntò la bacchetta verso il grammofono a tromba che iniziò a fare risuonare per l'ufficio un leggero sottofondo di musica classica e, rimessa la bacchetta nel fodero del proprio bastone da passeggio, iiniziò a buttare giù una lettera di rifiuto per una creatura di quel genere, chiedendo al contempo che tipo di prova voleva impostate e offrendogli altre creature che potessero accontentarlo.



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    Come ogni giornata lavorativa, Anthony stava alla scrivania del suo ufficio, a scrivere relazioni o a cercare di capire qualcosa riguardo a certi avvenimenti a cui aveva assistito. Tipo l'ultima missione a cui aveva preso parte, dove, grazie a lui e ai suoi colleghi auror, era stato catturato il famoso prete che aveva 'creato' una sorta di maledizione che, per ciò che era riuscito a capire, dava la capacità ai licantropi di trasformarsi anche durante le ore diurne o nelle notti in cui non era presente la luna piena. Non sapeva come aveva fatto il pastore, ma la cosa che gli importava era che era stato catturato. Non avrebbe nemmeno preso parte al suo interrogatorio, lasciando il compito ai suoi colleghi. E, per quanto gli avesse fatto piacere essere stato nominato in un articolo al riguardo sulla gazzetta del profeta, non aveva molta voglia di ricordare quella serata. Sì, perché quella sera, il suo collega Samuel Starosta, era stato colpito dall'anatema che uccide, scagliato da Margot Dubois. Ciò lo faceva rabbrividire leggermente e lo faceva sentire in colpa, perché poteva essere lui ad essere colpito. E non Samuel. Ogni giorno ci pensava ed ogni giorno pensava di desiderare di essere lui in fin di vita e sul letto di ospedale. Era una persona altruista, Anthony e, se capitava qualcosa ad un collega, ci rimuginava sopra per diversi giorni.
    E ci stava pensando in quell'esatto momento. Ancora una volta. Aveva messo in pausa la sua scrittura e si era disteso sulla poltroncina della sua scrivania, a guardare il soffitto. Sbuffava, pensieroso e, subito dopo, sentì il classico rumore di un foglio di carta che si muoveva. Spostò lo sguardo dal soffitto all'ingresso del suo ufficio e vide un aeroplanino di carta viola poggiarsi sopra la tastiera del suo computer.
    L'ex Tassorosso osservò il pezzo di carta con curiosità e lo prese tra le mani, aprendolo e leggendone il contenuto.
    “...attendo vostre nuove...cordialmente Vath Remar...Perché vuole parlare proprio con me?”
    La curiosità del biondo, ovviamente non mancava e quindi aveva deciso che sarebbe andato dal signor Remar, per sapere cosa voleva chiedergli e di cosa voleva parlare con precisione.
    Quindi, dopo aver salvato il suo lavoro al computer ed aver recuperato il suo magifonino, uscì dal suo ufficio e raggiunse quello del collega ministeriale. Bussò alla porta e, appena gli venne permesso, aprì e parlò. “Salve. Signor Vath Remar? Sono Anthony Lovegood. Ho ricevuto una sua lettera, con la richiesta di presentarmi nel suo ufficio. Beh...eccomi qua. Posso entrare?” Il biondo, rimase all'ingresso dell'ufficio e, appena Vath glielo avrebbe concesso, si sarebbe addentrato e, sempre sotto concessione del ministeriale, si sarebbe accomodato. “Di cosa vuole parlarmi?” Chiese infine..
    Anthony Lovegood

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    Il ministeriale aveva osservato l'aeroplanino di carta prendere vita di fronte a sé e sgusciare sotto la propria porta per raggiungere il secondo livello. Lasciò da parte la lettera, ci avrebbe pensato in un secondo momento e, in quel frangente, sbloccò nuovamente il proprio Charming Computer per andare sul sito della Gazzetta del Profeta online e riprendere la notizia del Pastore. Ciò che era palese dall'articolo era come in quell'occasione il Ministero della Magia Britannico si fosse macchiato della morte di innumerevoli membro della comunità Lycan e, come tutte le minoranze, bastava quella scintilla per creare un incendio che avrebbe potuto ardere l'intera struttura del Governo Magico. Non seppe dire con precisione quanto tempo passò da quando era partito il proprio memo ma, il bussare deciso alla sua porta, lo riscosse dalla lettura delle parole vergate da Jason Ford. Si schiarì la voce e con il proprio caldo timbro baritonale diede il permesso di entrare. «Avanti!» Avrebbe atteso lo schiudersi della porta rivelando dietro di essa un Antony Lovegood che Vath di certo si aspettava più anziano, invece il collega Auror avrà avuto almeno un cinque o sei anni meno di lui. Forse, pensò, era un nuovo acquisto del ministero, un giovane di belle speranze fresco di Accademia Auror e gettato subito sul campo. «Mr. Lovegood immagino, prego benvenuto.» Vath avrebbe sorriso al nuovo giunto, un sorriso sincero e cordiale, rivolgendogli un gesto con la mano per invitarlo ad accomodarsi nel suo ufficio. Se Anthony Lovegood si fosse guardato intorno l'ufficio di Vath Remar si presentava in un elegante raffinatezza. Era sempre stato convinto che il miglior modo per impressionare ospiti e dignitari stranieri sull'opulenza e la magnificenza dell'Inghilterra fosse presentandosi in maniera impeccabile, se stesso in primo luogo e l'ufficio in secondo. Pavimento, pareti e parte del soffitto erano fatti di parquet, il rovere con il suo colore caldo rendeva l'ambiente accogliente. Appena entrato ci si trovava di fronte la scrivania, posizionata su un tappeto che Vath stesso aveva preso durante i propri viaggi. La scrivania, anch'essa di rovere era massiccia e compatta, su cui erano posati ordinatamente i documenti. Di fronte alla scrivania stavano due sedie di legno, con seduta e schienale imbottito, mentre dietro di essa, una poltrona in pelle nera. Due librerie a muro riempivano lo spazio negli angoli, creando così un ovale, in mezzo ad esse si trovava un camino di marmo bianco su cui in bella vista campeggiava una cornice dove era ritratto su un articolo di giornale Vath. Alla sinistra della scrivania una finestra magica dava su un giardino che in fondo non era altro che il giardino di casa propria, un modo per potersi sentire a casa anche durante le ore di lavoro. A destra, separato dal resto dell'ufficio da un muretto, su cui poggiava un vaso Ming, con due colonne a sostenere l'arco si trovava quanto necessario per poter offrire qualcosa ai propri ospiti, oltre a quello, un grammofono a tromba che dolcemente spargeva per tutto l'ufficio un brano di Debussye un mobiletto con vari dischi di musica classica.

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    Vath sedeva alla propria scrivania, quel giorno indossava un completo grigio d'alta sartoria, una camicia di seta bianca e una cravatta in tinta con il completo. Al proprio polso, reso visibile anche dal gesto della mano verso una delle due sedie di fronte a sé, portava un Rolex mentre al mignolo sinistro un anello d'argento con il proprio monogramma.
    «La ringrazio per aver accettato il mio invito e spero che non abbia faticato a trovare il mio ufficio qui al Quinto Livello.» Quando Anthony si sarebbe avvicinato alla scrivania il Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale si sarebbe alzato dalla propria poltrona di pelle tendendo la mano verso l'Auror per una stretta di mano.


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    Tutto si sarebbe aspettato ma non un ufficio così bello ed elegante. Anthony rimase affascinato da ogni singola cosa che abbelliva quel locale e, soprattutto gli sembrò di essere entrato in un altro mondo. La musica in sottofondo, che usciva dal grammofono poggiato alla sua destra.
    Quasi si vergognava di essere lì e ringraziava Remar per non essere venuto nell'ufficio di Anthony.
    Quell'ufficio non era per niente paragonabile a quello in cui stava adesso. Era il classico luogo di uno che lavora per il ministero: Una semplice scrivania in legno, un computer, una sedia girevole che forse valeva un quarto delle sedie che si trovavano di fronte alla scrivania di Vath Remar e diversi scaffali di metallo contro le pareti pieni di libri, fascicoli, registri e fogli vari. Chiunque poteva chiedersi perché usare la carta se avevano a disposizione la magia e soprattutto il computer. Anthony sapeva rispondere, a questo: Diceva sempre che preferiva l'odore della carta e anche toccare con mano i fogli dei libri o, nel caso di lavoro, dei documenti che gli servivano. E poi, alcuni documenti negli archivi non erano ancora stati trascritti al computer. Lo sguardo dell'ex tassorosso passò dal camino alla finestra incantata che mostrava un altrettanto elegante giardino. Rimase un attimo a guardare attraverso quella finestra, davvero affascinato. Alla fine, però posò lo sguardo sull'uomo che lo aveva chiamato.
    Il biondo annuì senza parlare e si avvicinò alla sedia che Vath Remar gli aveva indicato.
    Ma prima di sedersi, Anthony strinse la mano dell'uomo con un sorriso gentile “oh no, non ho avuto problemi a trovare l'ufficio, per fortuna”
    Infine si sedette e decise di parlare. “Signor Remar, di cosa vuole parlare, con me? Ho letto il messaggio che mi ha inviato...penso che quello di cui abbiamo a che fare lo sappiamo già, no?”
    Anthony Lovegood

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    Un sorriso sarebbe comparso sul volto del ministeriale, in molti rimanevano affascinati dalla bellezza del paesaggio della propria finestra magica. Dopotutto il ministero della Magia si sviluppava verso il basso impedendo, di fatto, la creazione di qualsiasi finestra o sbocco per avere uno scorcio di paesaggio. La fortuna del Ministeriale era avere quella finestra, una sorta di modo per poter sempre sentirsi a casa anche tra quelle quattro mura lavorative. «La prego, mi chiami pure Vath, io posso chiamarla Anthony?» Sorrise amabilmente mentre l'altro si chiedeva quale ragione lo aveva portato in quell'ufficio. Vath avrebbe preso posto alla propria scrivania sospirando e ponendosi una mano sulla guancia si sarebbe massaggiato con le dita l'occhio mostrando un'espressione stanca. «Fin da quando son rientrato in patria ho avuto modo di documentarmi su quanto sta succedendo tra la comunità dei Licantropi e il Ministero della Magia. Il mio lavoro è quello di mediare: Ricercare un punto di congiunzione tra due opinioni, spesso contrastanti, trovando un modo per soddisfare entrambe le parti. Come le ho scritto nel memo Ministeriale che le ho inviato Anthony sono preoccupato per ciò che il Ministero della Magia vuole mostrare di sé. Come ha potuto vedere durante la missione alla Cappella di Greenwich molte vite, purtroppo, son state spezzate. Sono pienamente cosciente del fatto che lo abbiate fatto prettamente per difesa personale, tuttavia ciò non toglie che l'immagine del Ministero sia compromessa.» Con un rapido movimento della mano Vath andò con la mano al proprio bastone da passeggio. Estratta la bacchetta il Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale l'avrebbe levata, puntandola contro il set da the che rispose lesto. Un paio di tazze di ceramica bianche bordate d'oro, con tanto di piattini coordinati, si alzarono in volo e si sarebbero posate dolcemente sulla scrivania del ministeriale mentre un bollitore avrebbe iniziato a fischiare per annunciare che l'acqua per la bevanda tradizionale inglese era arrivata a bollore. «The?» Chiese, mentre un paio di scatolette di legno si sarebbero sollevate in aria per atterrare placidamente sulla scrivania. Da esse uscirono alcune sacchettine con diverse misture di the mentre, da un'altra, dei filtri di cui andarono a posarsi alcune foglie di the per poi legarsi e andare a posarsi delicatamente nella tazza. La stessa poi veniva irrorata di acqua bollente contenuta nella teiera. Avrebbe riposto la propria bacchetta e, molleggiato il filtro nell'acqua calda, lo sguardo del ministeriale avrebbe incontrato quello dell'Auror. «Vorrei il suo aiuto, la crepa tra il Ministero della Magia e la comunità dei Licantropi si è acuita e lei è una delle persone che ha avuto un ruolo attivo nell'ultima missione.» Fin dal Rainbow Party le persone affette da licantropia chiedevano a gran voce diritti che era il momento venivano ignorati o non concessi. «Cosa può dirmi riguardo al Pastore Isaac Glover? So che, per perseguire i suoi obiettivi, si fosse appoggiato all'organizzazione criminale nota anche come l'Acromantula Scarlatta.» Una domanda atta a valutare la reazione del giovane di fronte ad un argomento tanto spinoso. Tutti i sensi del Ministeriale si acuirono per cercare di comprendere se, il collega Auror, fosse sincero. Ricordava le parole di Starosta, Wyatt e Krasus riguardo ad un possibile infiltrato dell'Acromantula Scarlatta all'interno del Ministero della Magia.


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    Il collega di fronte a lui gli concesse di poterlo chiamare per nome ed Anthony annuì con un sorriso gentile. “Certamente Vath...lei, se proprio vuole, può anche darmi del tu. Non c'è alcun problema”.
    Non si era mai abituato ad essere chiamato 'signor Lovegood' e molte volte chiedeva di dargli del tu o chiamarlo semplicemente Anthony. Invece lui parlava sempre in modo formale, con chi aveva più esperienza di lui o aveva un ruolo più alto del suo.
    L'ex Tassorosso ascoltò in silenzio le parole di Vath e sospirò.
    “Guardi Vath...io sono il primo a non voler usare la violenza. Se ci fosse un modo per parlare con loro senza ricorrere alle maniere forti sarei ben felice di usarlo.
    Ma quella missione, come ha già detto, è andata in quel modo non perché lo volevamo. Siamo stati costretti...”

    Anthony era tranquillo nel parlare, ma deciso. Non aveva scelto di diventare auror perché voleva uccidere, a lui non piaceva uccidere. Lui era entrato perché voleva giustizia. Giustizia sia per suo padre sia per tutte le vittime che Acromantula e Excalibur avevano lasciato alle loro spalle.
    “L'immagine del ministero è compromessa? Vath...sa che stavamo per perdere un forte Auror come Starosta?”
    Anthony poteva capire quella frase se avessero attaccato solo ed esclusivamente per uccidere i nemici, ma lì la situazione era diversa. Era sicuro che ci sarebbero state vittime, in quella missione.
    Il biondo scosse la testa all'offerta del collega “No grazie” disse. E poi continuò ad ascoltarlo.
    “Io riguardo al pastore, probabilmente so meno di lei. Ho letto solo quello che c'era scritto nei fascicoli e ciò che mi ha riferito il mio collega Samuel Starosta.”
    Ed annuì, quando parlò dell'acromantula, abbassando per un attimo lo sguardo a sentire quelle due parole. “Sì...Venne una donna, che appartiene a quell'organizzazione. Margot, mi sembra che si chiamasse. Fu lei a colpire Starosta.”
    Anthony Lovegood

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    Il sorriso di Vath si allargò ulteriormente quando Anthony gli diede il permesso di passare ad un più colloquiale tu. Il ministeriale quindi smise il Lei ma dovette porre una mano di fronte a sé, con il palmo aperto rivolto verso Anthony e dire. «Sarò felice di darti del tu, solo se la cosa sarà reciproca Anthony.» La mano si sarebbe ritratta verso il corpo di Vath andando ad afferrare la tazza di thè fumante per andare a prenderla e portarla alla bocca per un leggero sorso. «Temo tu abbia frainteso il mio discorso Anthony.» Replicò immediatamente alle parole dell'Auror per poi esplicare meglio il proprio punto di vista. «Non vi sto facendo una colpa, né a te né a tutti gli altri Auror che sono intervenuti in quella missione. Ho già parlato con Wolf e sto attendendo il signor Freeman e il signor Thunderbolt e quindi so bene che non è colpa vostra se la missione sia andata in quel modo. Voi, a quanto so, dovevate solo fare un'ispezione alla cappella di Greenwich. Ciò di cui mi rammarico è il fatto che siete andati con una scarsezza di informazioni imperdonabile che tuttavia i vostri superiori avrebbero dovuto colmare. Io stesso, anni addietro, avevo seguito il mio predecessore per un incontro in Cina a Pechino che si rivelò disastroso: Scontri tra bande criminali, merce illegale importata illegalmente nel centro di Londra.» Alle sue parole, ripetute in maniera interrogativa da parte di Anthony, il Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale avrebbe annuito. «Sì, sono a conoscenza che Starosta stava per morire e, difatti, ho detto che avete dovuto fare ciò che avete fatto soprattutto per difesa personale e non lo biasimo. Io stesso mi sarei difeso se la mia vita fosse stata in pericolo. Questa Margot Dubois tu l'hai vista? Avresti modo di descriverla?» Vath avrebbe ascoltato le risposte di Anthony con minuziosa attenzione, setacciando tra quelle parole alla ricerca di possibili indizi per mettere un punto fermo a quell'organizzazione criminale. A differenza di Callaway il Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale avrebbe fatto tesoro delle parole del poeta romano Orazio "Il popolo mi fischia, ma io in casa mia plaudo a me stesso, e intanto contemplo le monete del mio scrigno." Ovverosia non avrebbe mostrato vanto per ciò che stava mettendo in piedi, né ne avrebbe fatto parola con chiunque beandosi tuttavia della consapevolezza di sapere cosa quelle azioni avrebbero portato. «Perdonami: forse sono io che sto esaminando gli eventi da un punto di vista più distante così da poter avere un'idea generale più complessiva: vi mandano in missione, una semplice ispezione, che si rivela essere un covo di mannari associati all'Acromantula Scarlatta e quasi ci rimette la vita Samuel Starosta. Giusto fin qui? Il vostro caposquadra, Richard Callaway, si vanta con la stampa di aver distrutto una cellula dell'Acromantula Scarlatta e pochi giorni dopo, sotto gli occhi del mondo, in barba a tutte le misure di sicurezza per un evento tanto importante, viene ucciso alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch da quell'organizzazione criminale che aveva sbeffeggiato pubblicamente. Ora, alla luce di questi fatti, io cosa dovrei pensare del ministero della magia? Un branco di guerrafondai, dei Cowboy del selvaggio west che, nonostante tutto, non sono in grado di difendere se stessi. O la mia visione è distorta o qui abbiamo, davvero, un problema d'immagine per il Ministero della Magia Britannico.» Nonostante il fervore delle proprie parole Vath si mantenne pacato, cordiale e, addirittura, abbozzò un sorriso durante tutto il discorso.


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    Anthony, quando Vath gli chiese a sua volta di dargli del tu, annuì con un sorriso “Va bene”.
    Solitamente lui dava sempre del lei e rispettava coloro che erano più grandi e più esperti di lui e difficilmente controbatteva le loro opinioni, anche se non era d'accordo.
    L'auror, quindi, ascoltò Vath con attenzione, cercando di capire cosa voleva dire veramente. Annuì quando disse quelle parole riguardo ai superiori che dovevano dare più informazioni sulla missione e su ciò che dovevano fare. Segno del fatto che dava ragione al ministeriale. Non sapevano con precisione cosa avrebbero trovato in quella chiesa e nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo.
    Alla domanda che fece, riguardo Margot, Anthony annuì piano. “Sì...è impossibile non ricordarsela. Tanto bella quanto malvagia. Era come se si stesse divertendo a fare ciò che faceva. Bionda, se non ricordo male...lo sguardo, per ciò che potevo vedere, dava l'impressione di una...psicopatica.” non sapeva dirlo in altro modo.
    “Aveva delle pistole. Quello me lo ricordo bene.” aggiunse, ricordando quando venne colpito alla gamba.
    “Non ricordo altro, sinceramente.”
    Successivamente, il ministeriale fece una sorta di riepilogo.
    Alla sua domanda, l'auror annuì nuovamente senza aggiungere altro. Poi lo ascoltò su ciò che disse in seguito. Scosse velocemente la testa, a quelle parole. “Io mi discosto completamente da ciò che aveva detto Callaway. Fossi stato in lui sarei rimasto in silenzio. Se non eliminiamo completamente l'acromantula non abbiamo concluso nulla. E, credimi...io sono il primo a voler cancellare quella organizzazione di criminali. Per diversi motivi.”
    Lovegood non poteva dimenticare ciò che avevano fatto a suo padre. Era uno dei tanti motivi per cui aveva preso la strada di suo padre, l'auror. Ed avrebbe fatto qualsiasi cosa per dargli giustizia. “Quello che è successo a Callaway alla coppa del mondo di Quidditch, per quanto non fossi d'accordo con ciò che aveva detto, è comunque imperdonabile e senza giustificazioni.” Infine, guardò Vath e aggiunse “Non sono tutti come era lui. Tra gli auror ci sono tantissimi uomini e donne più intelligenti e che pensano a ciò che dicono e a ciò che fanno. Non facciamo di tutta l'erba un fascio...”.
    Anthony Lovegood

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    Tutta quella acredine da parte di Anthony riguardo l'Acromantula Scarlatta non poteva essere simulata, ciò che il ragazzo diceva era quello che pensava realmente. Sorrise e scosse il capo, cercando di fare comprendere, nei gesti che non riteneva saggio far di tutta una categoria un fascio. «Temo che mi sono spiegato male, non ritengo che, usando le mie stesse parole, gli Auror siano tutti "Un branco di guerrafondai, dei Cowboy del selvaggio west che, nonostante tutto, non sono in grado di difendere se stessi."» Una leggera pausa, contornata da un sorriso cordiale, mentre inspirava per poter riprendere a parlare. «No, conosco all'interno del Ministero della Magia Britannico molte persone valide. Temo solo che, con azioni di questo tipo, si rischia di compromettere la reale immagine del Ministero, quella che, con estrema fatica, persone come te e me cercano di dare agli onesti cittadini.» Il fatto che l'Acromantula Scarlatta riuscisse ad infiltrarsi ad ogni livello della società magica era allarmante, che poi attaccasse e uccidesse membri del Quartier Generale Auror era una cosa intollerabile. «Il fatto brutto è che voi agite a viso aperto, con un distintivo su cui è riportato il vostro nome e cognome, eppure sono certo che se si porrebbe entrambe le forze sullo stesso piano non avrebbero la stessa efficacia, anzi!» Con quelle parole Vath sperò di suscitare l'interesse di Anthony riguardo la possibilità di poter fare qualcosa di concreto contro l'Acromantula Scarlatta. «Se ci fosse l'eventuale possibilità di poter fare la differenza sono certo che, uomini come te, metterebbero la loro stessa incolumità a repentaglio. Lo hai dimostrato già, lo hai fatto, ma se questa visione potrebbe prendere vita senza tuttavia sacrificare la propria sicurezza...tu saresti disponibile?» Chiese, osservandolo seriamente negli occhi. Aveva posto l'accento sull'argomento cardine, un tema che a lui stava molto a cuore, era conscio che quel fervore fosse palese anche agli occhi dell'Auror di fronte a lui.


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    Anthony ascoltò Vath, che spiegò meglio ciò che voleva dire ed in questo caso fu d'accordo con lui. Infatti annuì alle sue parole. “Mi trovi d'accordo, su questo. Quello che fece Callaway non dovrebbe più ripetersi. Sarebbe un errore gravissimo, vantarsi di una cosa fatta contro l'acromantula. Sappiamo come ragionano, purtroppo. E credo, che dopo ciò che gli è successo, nessuno tenterà di ripetere lo stesso errore.”
    Era brutto da dire, per Anthony, ma era proprio quello che pensava. Callaway era stato troppo avventato e ne aveva subito le conseguenze. Probabilmente, dopo questo fatto, i colleghi ci penseranno due volte, prima di dire qualcosa.
    L'auror tornò ad ascoltare Vath, con interesse ed attenzione. Ciò che stava dicendo era vero, in effetti: Gli auror lavoravano a viso aperto e ovviamente con un distintivo nominativo, come diceva Remar. Quindi erano naturalmente più esposti a pericoli. Ma tutti erano a conoscenza dei rischi che correvano. Ed era una scelta degli stessi Auror, di essere dalla parte della giustizia senza nascondersi dietro una maschera o un falso nome.
    Anthony non aveva paura di fare questo lavoro. Avrebbe fatto altro, se l'avesse avuta.
    Era un ragazzo tranquillo, era vero, non era uno che amava far del male. Usava gli attacchi solo quando lavorava, non aveva mai tentato di scagliare maledizioni senza perdono, non aveva intenzione di imparare la magia nera, per quanto pensava potesse essere utile per combattere l'acromantula. Lui voleva catturarli, non ucciderli. Se gli capitava di uccidere qualcuno, era solo a causa delle conseguenze delle azioni del nemico, del fatto che non aveva intenzione di arrendersi e, anzi, usava incantesimi sempre più oscuri e avanzati.
    Le parole di Vath lo incuriosirono ulteriormente, sistemandosi meglio sulla sedia. “Se si tratta di catturare gli esponenti dell'acromantula ed eliminare definitivamente questa organizzazione io sono disponibile. Ma...che idea hai in mente?” chiese infine, curioso di sapere di più a riguardo..
    Anthony Lovegood

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    Il ministeriale avrebbe preso nuovamente in mano la propria tazza di the e, ad una temperatura più consona, quel the era ottimo. Bevve il liquido e, continuando ad ascoltare le parole dell'Auror, avrebbe terminato la propria bevanda posando la tazza sul piattino in porcellana. Si sarebbe schiarito la voce e , estraendo rapidamente la bacchetta e puntata verso la porta avrebbe generato un paio di incanti: un Colloportus e un Muffliato. «Cos'ho in mente è un qualcosa che dovrà rimanere segreto Anthony.» Esordì posando lo sguardo sull'Auror mostrando un sorriso genuino. «Qualcosa che, tuttavia, se rivelato alle persone giuste potrebbe portare molti benefici alla società magica ma che, al contempo, se rivelato alle persone sbagliate potrebbe portare alla morte molte persone. E questo non lo vogliamo, giusto?» Il suo sorriso si sarebbe allargato nel fare quella domanda retorica. Si schiarì la voce e ripose la bacchetta nel proprio bastone da passeggio. «Perdona queste precauzioni ma, con l'Acromantula Scarlatta, non si può mai sapere. Potrebbero esserci degli infiltrati all'interno del ministero e noi non potremmo saperlo.» Mantenendo il sorriso, tuttavia, Anthony poté vedere come, lo sguardo di Vath, si fece serio. «Come hai detto tu: noi non vogliamo uccidere nessuno e il nostro scopo è fermare l'Acromantula Scarlatta ma se… Ucciderli si dovesse rivelare inevitabile, come si uccide un Acromantula?» Il sorriso si fece divertito mentre, ponendo le mani a guglia, Vath gli indirizzò un piccolo suggerimento. «È un incanto banale ma, quello che voglio fare, il mio scopo ultimo è quello di emulare la sua funzione.» Infine, dimostrando fiducia nel ragazzo, avrebbe detto. «Non so quanto tu sia informato sulle squadre tattiche d'assalto babbane. Lasciami dire che, in effetti, ho preso ispirazione da loro per ciò che ho in mente: una squadra variegata con differenti capacità proveniente dai settori più disparati.» La mano sinistra sarebbe salita fino al volto accarezzando il profilo della mascella con il polpastrello del pollice. «Ovviamente nessuno dovrà sapere di quanto detto ora. Come puoi ben immaginare sto predisponendo i pezzi sulla scacchiera in questa lotta contro la criminalità.» Concluse, ponendo entrambe le mani intrecciate sul ventre.


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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    L'attenzione di Anthony sul ministeriale era davvero alta. Era molto interessato alla questione, per ovvi motivi, e voleva conoscere al meglio l'idea che Vath aveva in mente.
    Perciò, quando lui parlava e cercava di spiegare nel dettaglio la sua strategia, l'auror rizzò la schiena e poggiò le mani sulle sue ginocchia, annuendo di tanto in tanto da ogni pausa del ministeriale.
    Non disse nulla nemmeno quando lo vide incantare l'ingresso del suo ufficio, ritenendo corretta la sua riservatezza. Erano informazioni delicate e rivelarle alla persona sbagliata poteva causare problemi seri al ministero ed allo stesso Lovegood. Quindi si limitò ad un cenno di assenso con la testa e continuò ad ascoltarlo.
    Quando parlò di incanto per uccidere l'acromantula, Anthony cercò di capire, di trovare una risposta lui stesso, ma decise di non interrompere Vath e lasciarlo continuare ad esporre la sua idea.
    E quando lo fece, l'auror capì subito. “Praticamente hai intenzione di arruolare diversi auror con abilità e caratteristiche diverse da loro. Magari anche qualche creatura potrebbe essere utile...anche se...credo che abbiamo delle questioni in sospeso sia con vampiri sia con licantropi, visto quello di cui stavamo parlando all'inizio...”
    L'ex tassorosso si zittì, cercando di pensare a qualcuno che potesse fare a caso loro “Ha gi
    parlato di questo a Richenford...o a Starosta? Loro potrebbero andare bene, secondo me.”

    Conosceva bene quei due ragazzi e li trovava molto simili a lui. Entrambi amavano il lavoro che facevano.
    “Anche Wyatt Wolf è un bravo auror. Conosco bene questi tre colleghi. Mi posso fidare di loro.”
    Anche lui era un collega fidato. Avevano un carattere diverso, era vero, ma anche per lui il lavoro era molto importante ed era pronto a tutto per la giustizia.
    Infine annuì a quello che disse e aggiunse “Certo che non lo deve sapere nessuno. Bisogna però dirlo a chi riteniamo affidabili. Ovviamente i nomi che ho detto sono solo delle idee...ho detto i primi colleghi che conosco e di cui mi fido. Ma lascio a te l'ultima parola, naturalmente.”
    Detto ciò l'auror avrebbe atteso una risposta del ministeriale. Avevano avuto molto di cui parlare, in quell'ufficio e sperava che, con le sue parole, Anthony si sarebbe guadagnato la sua fiducia.
    Anthony Lovegood

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    Il ministeriale si alzò dalla propria poltrona, prese il proprio bastone da passeggio e circumnavigò la scrivania in rovere che li separava. Si sarebbe posto al fianco di Anthony poggiando le natiche sulla scrivania osservando attentamente le sue reazioni alle parole che pronunciava. «No, quando io dicevo "una squadra variegata con differenti capacità proveniente dai settori più disparati." non mi riferivo a soli Auror ma, anche, a Medimaghi, giornalisti e quanto serva per rendere l'organizzazione autonoma e indipendente.» Alla replica di Anthony l'uomo scosse il capo e abbassando lo sguardo sospirò. «No, Richenford non l'ho contattato, lo farò se tu me lo consigli. Statista sembra ignorare i miei memo e, della cosa, non posso che rattristarmi di ciò.» Al nome del coetaneo di casata differente Vath accennò una leggera risata. «Wyatt…» Osservò l'orologio da polso e, sorridendo, gli disse. «È il mio prossimo appuntamento, in effetti.» Il Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale si staccò dalla scrivania e, continuando a conversare, avrebbe accompagnato Anthony alla porta del proprio ufficio. «Vedo che comprendi appieno il fatto che, inizialmente, questa cosa debba nascere in segreto e che non debba essere alla luce del sole per gran parte del tempo eppure, in un futuro prossimo io spero che potremmo essere parte integrante del Ministero della Magia Britannico. Ci sarà molto da fare però…posso contare su di te?» Una domanda a cui Anthony aveva già risposto in effetti e, tendendogli la mano per stringergliela, annullò con un gesto della bacchetta gli incanti protettivi sulla porta e l'aprì. Anthony Lovegood in quel colloquio si era dimostrato un Auror capace, comprensivo e pieno di voglia di sistemare le cose nel verso giusto, tutte qualità che Vath apprezza e cerca di portare nella nuova organizzazione che si andava a creare contro l'Acromantula Scarlatta. Se si era partiti dal problema peloso dei licantropi e si era finito con il parlare dell'Acromantula Scarlatta…beh sempre pelosa era.


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