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Louise De Maris.
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Louise De Marisouise entrò da Olivander: il negozio non sembrava diverso da tutti gli altri locali di vendita di bacchette. Eppure, aveva sentito parlare della sua fama e del suo venditore che, per l'appunto, si chiamava Olivander. Forse. Potevano pur sempre esserci dei commessi!L
"Che fantasia..." pensò, ironicamente, "Poteva pur metterci un po' più di impegno!". Per Louise, ogni nome era importante: le etimologie da cui erano composti rendeva possibile mostrare il lato nascosto di ogni oggetto inanimato e di ogni essere vivente. Inoltre, il nome era, per lei, un punto focale, di attrazione: se non ci fosse stato quello, nessuno si sarebbe avvicinato. Eppure, Olivander andava contro ogni logica: l'insegna era poco inventiva, la vetrina e gli interni angusti. Probabilmente, era la persona a rendere quel posto così magico! L'avrebbe scoperto di lì a poco.
Un campanellino avvisò della sua presenza: nessuno affollava lo spazio aperto davanti al bancone e nessun uomo di nome Olivander sembrava farsi avanti da una semi-oscurità. L'atmosfera calda le infiammò le guance, rendendole più rosee del normale, avvampando il calore corporeo, già alto per le temperature estive. L'odore polveroso le solleticò il naso.
- Buongiorno! - disse, con voce salda ed equilibrata.
Sua zia l'aveva costretta a cambiar bacchetta, poiché - Quella che hai già non è adatta ad una ragazza che si rispetti! -. Quali fossero i problemi tra bacchette e Purosangue non riusciva proprio a capirlo. Ma avrebbe dovuto adeguarsi.
Louise si avvicinò al piano di lavoro, rimanendo affascinata dai fiori sbocciati in un vaso di vetro blu. Erano freschi: era di sua conoscenza che fosse la magia a renderli tali, anche se lei preferiva fossero incontaminati, essendo più bello veder vivere la bellezza secondo le regole della natura: aveva un che di affascinante.
La sua attenzione fu nuovamente catturata da un quadro lì presente che dipingeva il mare: adorava immergersi nelle acque saline, muovere le braccia con stile portando con sé le onde, a tempo di moto. Avrebbe voluto nascere sirena per essere sempre in quella meravigliosa distesa. Si ricordò di quelle poche nuotate con suo padre, di quando la teneva a galla con le sue mani forti per poi lasciarla lentamente, mentre rideva delle sue buffonate.
Si costrinse a ritornare sulla "terra ferma", per non farsi vedere in atteggiamento sognante, per di più da un totale sconosciuto. Non avrebbe voluto essere scambiata per una pazza lunatica.© created by dostoevskij
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Edited by Louise De Maris - 12/8/2021, 22:00. -
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Louise De Marisn ragazzo alto, muscoloso, dai capelli castani, si fece vivo dopo un bel po' di tempo rispetto all'entrata di Louise, la quale, però, era immersa nella contemplazione del quadro del mare. Il commesso di Olivander, o almeno quello che presumeva che fosse, aveva l'aria leggermente imbarazzata: lo si poteva leggere dal sorriso stampato sul volto, che la ragazza ricambiò, decidendo di non voler rovinare una simile occasione con uno sprazzo di acidità. Inoltre, sembrava così gentile che non avrebbe avuto senso. "Probabilmente", pensò, "non mi avrà sentita entrare".U
-Buongiorno! - rispose cordialmente.
Dopo aver posato le bacchette che aveva tra le braccia, il ragazzo si presentò come Kether e come commesso di Olivander, confermando le congetture di Louise.
- Piacere di fare la tua conoscenza. Io sono Louise De Maris - rispose, decidendo di presentarsi, seppur non fosse richiesto, e di non optare per l'utilizzo del linguaggio formale. Dopotutto sua zia non era nei paraggi per sentirla. Quando notò lo sguardo di Kether cadere sullo stesso quadro che stava guardando, continuò: - Stavo ammirando quel magnifico quadro del mare. E' davvero ben fatto: le pennellate sono morbide e i colori tenui, non sgargianti come la maggior parte di quelli che ho potuto vedere. Non so chi l'abbia fatto, ma merita i complimenti! Comunque, sono qui per una nuova bacchetta! -
Sapeva bene che il ragazzo potesse obiettare che la dovesse avere già, vista la sua età, ma non poteva fare altrimenti che chiederne una nuova.
Louise era finalmente riuscita a farsi vedere sicura e a non mostrare nessuna goffaggine. Era così fiera e orgogliosa di sé stessa, che non si accorse di un nuovo sorrisetto sbocciare sul suo volto. Sperava solo che il ragazzo non l'avesse vista, altrimenti avrebbe davvero potuto pensare che fosse una pazza lunatica.© created by dostoevskij
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Louise De Marisvviamente tutti le dovevano chiedere di dare del "tu". Era leggermente stizzita, non tanto per Kether, quanto per il fatto che questa informalità non le giovava davvero: sua zia poteva venire a sapere cose che mai Louise si sarebbe aspettata e l'informalità, o come la chiamava lei, Brigitte De Maris, "maleducazione", era una di quelle e personalmente non ci teneva proprio. Si costrinse, comunque, ad esserlo, visto che sarebbe stato considerato inappropriato non cedere alle richieste del proprio interlocutore.O
Quando le diede una spiegazione esaustiva del quadro, il sorriso di Louise si fece di un terzo più grande. L'arte e le informazioni ad essa connessa, seppur fosse anche casalinga, la entusiasmavano, poiché le fornivano noccioli di vita quotidiana così umile che Louise si emozionava. Aveva una tal voglia di sapere che divorava libri, parole e persino dialoghi e discorsi con altre persone, a maggior ragione se erano delle teste interessanti, a suo dire.
Il ragazzo non lasciò che i suoi pensieri vagassero troppo, chiedendole informazioni su di sé. Rispose acclamante alle prima due domande.
- Allora, la materia in cui ho sempre eccelso è "Philtres et Distillats", che credo in inglese sia Pozioni. -
Non specificò che avesse frequentato Beauxbatons, pensava fosse abbastanza comprensibile non solo per il suo accento, ma anche per la materia pronunciata. Poi continuò.
- Attualmente sto per frequentare il primo anno ad Hidestone! - rispose con voce frizzante e allegra.
La terza e ultima domanda non era proprio quello che si aspettava o, almeno, se l'avesse fatto, avrebbe voluto che questa non le fosse mai posta. Non se lo era immaginato, tutto qui. Eppure la risposta a quella domanda doveva essere determinante per la costruzione o la scelta della sua nuova bacchetta.
Era davvero senza fiato.
"E ora cosa faccio? Che cosa dico?!" pensò, leggermente in panico. Non era una... Serpeverde, come chiamavano i maghi astuti lì in Gran Bretagna, che lei sapeva fossero appartenenti alla casata di Serpeverde di Hogwarts. Non sapeva davvero come districarsi.
Prese un respiro profondo, cercando di calmare il battito accelerato del suo cuore, sapendo di essere diventata improvvisamente pallida.© created by dostoevskij
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Louise De Maris'arte delle pozioni era una, a suo dire, delle più belle arti del mondo magico. Louise la considerava "arte" poiché, come quella pittorica, richiedeva precisione, mano ferma ed equilibrio. Ed aveva la caratteristica intrinseca di essere utile o, almeno, essere facilmente visibile, a differenza della prima citata arte pittorica, la cui utilità viene in secondo piano rispetto alla funzione prettamente estetica: ma un quadro, secondo Louise, era in grado di calmare i pensieri, se dipinto con colori tenui, o vivacizzarli, se fosse colorato e sgargiante.L
- In effetti, non c'è alcuna differenza. L'arte delle pozioni è propria in tutte le sue sfaccettature di tutto il mondo magico! - rispose.
Si diffuse un sorriso sul suo volto quando Kether si entusiasmò alla menzione di Hidestone.
- Lo spero vivamente! Alla fine, se sono veri amici fidati, lo saranno persino al di fuori. E si sa sempre che c'è ne bisogno più fuori che dentro - disse, intendendo con "dentro" proprio la scuola.
Ma durante il suo silenzio da panico, Kether tentò di spiegarle il perché della sua domanda. Louise guardò il quadro del mare: le onde dipinte la cullarono in una fredda calma. Ma per paura delle parole che stavano per uscire dalle sue labbra, abbassò lo sguardo, preferendo non guardare negli occhi il commesso, forse per paura della sua reazione, forse per vergogna. Sapeva quanto fosse determinante la verità, altrimenti avrebbe potuto avere una bacchetta sbagliata. Non voleva nemmeno sapere i rischi di tale impresa!
Dopo aver preso un respiro profondo, pronunciò tutto d'un fiato: - Ce l'ha mia zia -.
Arrossì di un rosso scarlatto, continuando ad evitare lo sguardo del ragazzo, ma decise di spiegare.
- Mia zia ha preso la mia vecchia bacchetta e... ha detto che ne dovevo comprare una nuova. -
Con una mano sfiorò il ciondolo di quarzo, giocherellandoci poi con le dita per lenire la tensione. Sperava che Kether non facesse altre domande: non voleva spiegare dettagli, era troppo difficile per lei. Se glieli avesse chiesti, forse sarebbe scoppiata a piangere, visti i ricordi riportati alla mente, ma non voleva la compassione di quel ragazzo o pietà.© created by dostoevskij
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Louise De Marisquel "C-come?", Louise non poté fare a meno di abbassare ancora di più il capo, vergognandosi incredibilmente per quella situazione. Non rispose, pensando fosse stata una affermazione del tutto spontanea, a cui seguì, però, una domanda che la poneva in una circostanza piuttosto difficile.A
- Dunque... non è questione del se mi vada bene, ma proprio che mia zia me l'ha... strappata dalle mani, dicendomi che non fosse una degna bacchetta. Anche se lei non mi ritiene degna di... n-niente, nemmeno di quella che mi potresti dare. Purtroppo, è una situazione complessa -.
Ascoltò quel che aveva da dire Kether, pensando a quanto fossero belle quelle parole, ma di difficile attuazione.
- Io lo so, non vorrei lasciarla. E' stato incredibilmente bello quando l'ho tenuta nelle mie mani per la prima volta e l'ho sempre custodita con gelosia. Quando me l'ha strappata dalle mani per me è stato... non capisci? Non posso fare niente per questo, mia zia non me la ridarà indietro. E poi non so nemmeno dove l'abbia messa. Arrgh, è tutto così terribilmente difficile! - affermò urlando, mentre una lacrima di frustrazione le cadeva lungo la guancia, che spazzò via immediatamente con una mano.
Le parole successive la fecero sorridere, poiché, in effetti, non era sua zia a doverle dire cosa o no fosse meglio per lei, soprattutto quando riguardava il possedimento di qualcosa di così personale come una bacchetta. Nonostante ciò, non riusciva a tenere a bada il pianto, il quale era ormai scoppiato a dirotto in singhiozzi, quasi che tutto il dolore volesse uscire in quel momento.
- Scusami, non voglio piangere, ma... n-non ci r-riesco. -
E fu proprio in quel momento che il campanello trillò ancora.
- Ebbene? -
La voce di sua zia la fece sobbalzare e Louise si avvicinò sempre di più al muro, spaventata, tentando di mettere più distanza possibile tra lei e quella donna.
- Buongiorno, signore. Sono Bridgitte De Maris, la zia della ragazza. Vorrei sapere davvero cosa ti sta portando via tutto questo tempo! - disse, spostando gradualmente le parole e lo sguardo da Kether a Louise. Poi, notando le lacrime di Louise, continuò, stringendo il naso in una smorfia di disgusto: - Per cosa staresti piangendo? Queste ragazzine d'oggi, sono tutte lacrime di coccodrillo. Ricomponiti subito! Non è onorevole per una ragazza del tuo cognome piangere così davanti ad estranei. -
Louise tentò ancora una volta di asciugarsi le lacrime.
- S-si, zia. S-scusami, io n-non vole- -
- Basta con queste lagne, asciugati le lacrime e stai zitta. -
La signora De Maris rivolse l'attenzione verso Kether.
- Bene, signor...? Sarebbe così gentile da dirmi cosa sta succedendo? -© created by dostoevskij
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Louise De Marisether aveva volutamente offeso sua zia, cosa di cui la donna se n'era resa conto.K
- Credo che siano affari che non vi riguardano, soprattutto cosa penso e cosa dico o no a mia nipote. Potete benissimo astenervi da certi... commenti. -
Bridgitte De Maris sapeva benissimo di star perdendo colpi: il suo timore più grande era che tutti i crimini compiuti per fiancheggiare suo marito venissero a galla. Non voleva davvero finire in galera: c'era un obiettivo più grande da raggiungere. Per questo motivo, teneva sotto stretto controllo la nipote, ma le redini le stavano sfuggendo di mano. In un modo o nell'altro, la ragazzina stava portando molti dalla sua parte. E la donna non poteva permetterselo.
- Signor McLean, io sono Bridgitte De Maris-Boyer e sono la zia della ragazza -. Si presentò, sapendo bene quanto il cognome di suo marito fosse conosciuto sia da maghi comuni sia da maghi oscuri e soprattutto da questi ultimi.
- Capisco perfettamente la situazione. Ma penso che mia nipote vi abbia riferito male, forse perché non era a conoscenza dell'accaduto: uno dei miei elfi domestici ha gettato nel fuoco la scatola con la bacchetta di Louise. Ovviamente l'elfo è stato cacciato via, immediatamente. Quando l'ho saputo, me ne sono rammaricata così tanto che non ho voluto dirlo a mia nipote, per evitare che potesse starci male. L'ho spinta a comprare una nuova bacchetta proprio per questo motivo, ma non le ho detto che la sua vecchia bacchetta era ormai bruciata e svanita... -
Si avvicinò al ragazzo, parlando sottovoce, quasi a voler fare una confidenza: - La ragazza ha sofferto già troppo, povera cara. Ha perso i suoi genitori, qualche mese fa, e la bacchetta era il ricordo di suo padre. Le ho fatto pensare che ce l'avessi io, custodita, per non darle un ulteriore dispiacere. Mi capite? Non potevo fare altrimenti. -
Era tutta una bugia ovviamente, tranne per il fatto che la bacchetta era andata davvero distrutta, ma per mano non di un elfo domestico, ma della donna stessa. Bridgitte De Maris sapeva che l'uomo ci avrebbe creduto: se non l'avesse fatto, avrebbe dovuto fingere, se sapeva cosa fosse il meglio per lui.
Louise, d'altro canto, aveva gli occhi che le bruciavano e la gola strozzata: tratteneva le lacrime che minacciavano di uscire. Aveva capito benissimo le parole di sua zia, fin troppo bene.
- Vi prego, signore. Non perdiamo altro tempo: proviamo questa bacchetta. - disse, usando un tono formale, vista la presenza della donna, tentando di porre fine a quello spettacolo.© created by dostoevskij
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.SPOILER (clicca per visualizzare)Esegui un incanto riportato nell'elenco del primo anno.
Se descriverai un esito fausto (ovvero come lo attendi), Kether intenderà che sia la bacchetta giusta... sennò... continueremo la ricerca u_u. -
Louise De Maris.
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Louise De Marisa donna non riuscì a trattenere un sorrisetto smorfioso, puntato direttamente su quella che poteva pensare fosse una sorta di... "nuova preda". Sicuramente era un ragazzo tenace, determinato, senza peli sulla lingua, si direbbe quasi "coraggioso", se non fosse per il fatto che il coraggio potesse essere facilmente trasformato in idiozia e sconsideratezza. In quel preciso istante, il venditore di bacchette era impregnato di incoscienza, sia nell'animo sia nel corpo, visti i chiari segnali che stava rivolgendo alla donna, forse perché non sapeva con chi avesse a che fare o, forse, perché sapeva benissimo chi fosse e voleva sfidare la famiglia De Maris-Boyer attentamente. Avrebbe dovuto dire a suo marito di fare qualche indagine sul giovane, dopotutto avrebbe potuto giovarne.L
Non rispose alle sue provocazioni, ma rivolse il suo sguardo verso sua nipote, ancora imperversa tra le sue stesse lacrime. Non provava un minimo cenno di pietà: quella era una vendetta dolce, servita su un piatto d'argento. E non distolse i suoi occhi, nei quali luccicava un barlume di falsa tristezza mentre rispondeva alle domande che le erano state appena rivolte. Sicuramente erano autoconclusive, non avevano bisogno di una risposta, ma Brigitte decise di farlo comunque.
- Signor Mclean, non sono qui per darvi alcuna spiegazione! Se avessi avuto anche qualche resto della bacchetta di mia nipote state certo che l'avrei portata in questo negozio. Ahimè, così non è stato. Vi pregherei ancora una volta di non entrare in merito a questioni che non vi riguardano -.
Non se lo fece dire due volte: prima di oltrepassare la porta, guardò Kether con avvertimento e ammonizione. Era segno che stesse tramando qualcosa. Poi, disse, rivolgendosi a Louise: - Ti attendo al di fuori. Sii rapida, abbiamo perso già abbastanza tempo! -
La ragazza si asciugò le lacrime, riuscendo finalmente a trattenerle dopo quel pianto, che era stato quasi liberatorio e si avvicinò al bancone, attendendo il commesso che si era diradato nella bettola posteriore del locale. Non disse una parola dopo quel putiferio, non pensava potesse uscire neanche un singolo suono dalla sua bocca in quel momento. Una volta tornato, le aveva porto una bacchetta in legno di Pero.
La puntò verso la porta e con un movimento di polso da destra verso sinistra, sussurrò decisamente: - Alohomora -.
La maniglia girò, consentendo di udire il rumore della serratura mentre la porta si apriva.© created by dostoevskij
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.SPOILER (clicca per visualizzare)la role è conclusa u_u
se vuoi aprire con Kether con edvard o brigitte, sai che ci stiamo già accordando ahahha
ti sono prelevati 50 galeoni, ma in cambio ricevi +1intelligenza e l'oggetto!
bracciale di cedro: bracciale realizzato con un legno simile alla prima bacchetta di Louise e che pertanto richiama le caratteristiche che con esso condivideva e li accentua; +1pp a Intuito, inoltre fornisce -1 al dado ai tentativi di ingannare Louise.