Bacchetta nuova

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  1. Louise De Maris
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    Louise De Maris
    SE RIESCO A CAPIRE COME SI USA UNA BACCHETTA... FACCIO UNA STRAGE!
    L
    ouise entrò da Olivander: il negozio non sembrava diverso da tutti gli altri locali di vendita di bacchette. Eppure, aveva sentito parlare della sua fama e del suo venditore che, per l'appunto, si chiamava Olivander. Forse. Potevano pur sempre esserci dei commessi!
    "Che fantasia..." pensò, ironicamente, "Poteva pur metterci un po' più di impegno!". Per Louise, ogni nome era importante: le etimologie da cui erano composti rendeva possibile mostrare il lato nascosto di ogni oggetto inanimato e di ogni essere vivente. Inoltre, il nome era, per lei, un punto focale, di attrazione: se non ci fosse stato quello, nessuno si sarebbe avvicinato. Eppure, Olivander andava contro ogni logica: l'insegna era poco inventiva, la vetrina e gli interni angusti. Probabilmente, era la persona a rendere quel posto così magico! L'avrebbe scoperto di lì a poco.
    Un campanellino avvisò della sua presenza: nessuno affollava lo spazio aperto davanti al bancone e nessun uomo di nome Olivander sembrava farsi avanti da una semi-oscurità. L'atmosfera calda le infiammò le guance, rendendole più rosee del normale, avvampando il calore corporeo, già alto per le temperature estive. L'odore polveroso le solleticò il naso.
    - Buongiorno! - disse, con voce salda ed equilibrata.
    Sua zia l'aveva costretta a cambiar bacchetta, poiché - Quella che hai già non è adatta ad una ragazza che si rispetti! -. Quali fossero i problemi tra bacchette e Purosangue non riusciva proprio a capirlo. Ma avrebbe dovuto adeguarsi.
    Louise si avvicinò al piano di lavoro, rimanendo affascinata dai fiori sbocciati in un vaso di vetro blu. Erano freschi: era di sua conoscenza che fosse la magia a renderli tali, anche se lei preferiva fossero incontaminati, essendo più bello veder vivere la bellezza secondo le regole della natura: aveva un che di affascinante.
    La sua attenzione fu nuovamente catturata da un quadro lì presente che dipingeva il mare: adorava immergersi nelle acque saline, muovere le braccia con stile portando con sé le onde, a tempo di moto. Avrebbe voluto nascere sirena per essere sempre in quella meravigliosa distesa. Si ricordò di quelle poche nuotate con suo padre, di quando la teneva a galla con le sue mani forti per poi lasciarla lentamente, mentre rideva delle sue buffonate.
    Si costrinse a ritornare sulla "terra ferma", per non farsi vedere in atteggiamento sognante, per di più da un totale sconosciuto. Non avrebbe voluto essere scambiata per una pazza lunatica.
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    Edited by Louise De Maris - 12/8/2021, 22:00
     
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    'Per Nelson Mandela e tutti i premio nobel per la pace... ma come si fa a lavorare con questo caldo?' agosto era per Olivander un mese molto caldo, in tutti i sensi, e certo i recenti mutamenti climatici non avevano per nulla giovato al benessere dei lavoratori del più noto bacchettaio d'Europa 'Dannato capitalismo e modello imperialista distopico cinese... ci stanno portando tutti al collasso, sconvolgendo e distruggendo la Natura... che si vendica su noi poveri mortali, quando i veri colpevoli sono al sicuro nei loro stra-inquinanti grattacieli pieni di aria condizionata e mille altre barriere contro il mondo reale!'
    Non era chiaro se l'accusare il sistema fosse per il giovane Kether distraente al punto da fargli scordare il caldo o ne fosse diretta conseguenza, rappresentando il classico caso di riscaldamento della ghiandola pineale con conseguente maggiore inclinazione alla rabbia, ma quella era la sua condizione e così si sarebbe in effetti presentato a Louse, o almeno, avrebbe dovuto: talmente era distratto che non la sentì entrare.
    'Noi maghi disponiamo della magia e possiamo porre rimedio a questa tortura, ma come fanno i poveri animali, in quanto evocatore di Pan dovrebbe essere mio - E QUELLA DA DOVE SPUNTA!' emergendo dal retrobottega con in braccio due bacchette il ragazzo si trovò a paralizzarsi impallidito davanti alla comparsa della studentessa, sentendosi al contempo in colpa e davvero ineffiecente 'E poi voglio entrare in Excalibur... sì, come no! Mi beccano prima ancora che dica sì!' si disse da solo, inclinando sul viso un sorriso un po' imbarazzato ed avanzando verso di lei "Buongiorno" recuperando un minimo di calma e controllo, il ragazzo posò sul bancone le scatole che si portava appresso, poi avanzò deciso fino a lei, posizionandosi a circa due metri di distanza, in modo da non invadere il suo spazio personale e risultare opprimente "Sono il commesso incaricato alle vendite, mi chiamo Kether... posso esserti in qualche maniera utile?" chiese lui, volgendo poi, quasi per educazione, lo sguardo verso lo stesso quadro che ella stava osservando 'Si... stava annoiando?' si domandò lui, sentendosi nel caso mortalmente in colpa per la propria presunta inefficienza.
    Indossava una maglietta bianca con sopra una terra con la febbre e un invito a salvarla, dei pantaloni lunghi color cachi e dei sandali; non sembrava molto più grande della ragazza e i suoi occhi luminosi tradivano interesse e cortesia, tentando di mettere a loro agio la giovane per rendere quell'acquisto il più piacevole e fruttuoso possibile.
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    U
    n ragazzo alto, muscoloso, dai capelli castani, si fece vivo dopo un bel po' di tempo rispetto all'entrata di Louise, la quale, però, era immersa nella contemplazione del quadro del mare. Il commesso di Olivander, o almeno quello che presumeva che fosse, aveva l'aria leggermente imbarazzata: lo si poteva leggere dal sorriso stampato sul volto, che la ragazza ricambiò, decidendo di non voler rovinare una simile occasione con uno sprazzo di acidità. Inoltre, sembrava così gentile che non avrebbe avuto senso. "Probabilmente", pensò, "non mi avrà sentita entrare".
    -Buongiorno! - rispose cordialmente.
    Dopo aver posato le bacchette che aveva tra le braccia, il ragazzo si presentò come Kether e come commesso di Olivander, confermando le congetture di Louise.
    - Piacere di fare la tua conoscenza. Io sono Louise De Maris - rispose, decidendo di presentarsi, seppur non fosse richiesto, e di non optare per l'utilizzo del linguaggio formale. Dopotutto sua zia non era nei paraggi per sentirla. Quando notò lo sguardo di Kether cadere sullo stesso quadro che stava guardando, continuò: - Stavo ammirando quel magnifico quadro del mare. E' davvero ben fatto: le pennellate sono morbide e i colori tenui, non sgargianti come la maggior parte di quelli che ho potuto vedere. Non so chi l'abbia fatto, ma merita i complimenti! Comunque, sono qui per una nuova bacchetta! -
    Sapeva bene che il ragazzo potesse obiettare che la dovesse avere già, vista la sua età, ma non poteva fare altrimenti che chiederne una nuova.
    Louise era finalmente riuscita a farsi vedere sicura e a non mostrare nessuna goffaggine. Era così fiera e orgogliosa di sé stessa, che non si accorse di un nuovo sorrisetto sbocciare sul suo volto. Sperava solo che il ragazzo non l'avesse vista, altrimenti avrebbe davvero potuto pensare che fosse una pazza lunatica.
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Kether si trovò davanti un'adolescente dall'aria aristocratica ma gentile e ciò non poté che consolarlo, specialmente perché aveva temuto di doversi sorbire qualche forma di lamentela, cosa in vero non troppo probabile, ma non da escludersi, sia perché ora lui si sentiva comunque in difetto, sia perché era da Olivander e in genere la prima, simpaticissima, domanda che tutti ponevano era la medesima: "dov'è il signor olivander?" e ovviamente rispondere in maniera cortese "lontano dai rompicoglioni, che a 100 e rotti anni si è anche rotto le balle di bambini isterici e adulti peggio" non era sempre facile.
    Comunque non era quello il caso, Louise aveva elargito un discreto sorriso e aveva intrapreso un approccio cordiale e formale col ragazzo, che lui aveva accettato con un cenno del capo "Piacere mio, comunque se ha piacere possiamo anche passare al tu, in fondo non dovremmo essere molto lontani di età" propose lui con una breve risata, del resto aveva adottato il lei per rispetto verso il cliente, ma si reputava ancora troppo vecchio per sentirselo riferito addosso 'Insomma, videogioco... non sono mica un vecchio!' si diceva infatti lui, studiando cosa ella stesse ammirando, ricevendo entro poco una esaustiva risposta "Questa marina? E' opera di uno dei figli del signor Olivander: il tocco artistico è quello del padre, ma a quanto ho potuto capire ha scelto di dedicarsi alla pittura, con gran rammarico del padre" rise lui, annuendo poi quando ella comunicò con un sorriso fiero come mai si trovasse in quel luogo.
    "Ovviamente è nel posto giusto allora" propose lui, forse un po' banalmente, un po' destabilizzato da quello strano sorrisetto che non era ben riuscito ad afferrare e che quindi aveva riferito alla sua persona 'Pensa... che sia incompetente, o... un bel faccino manco tanto bello e basta?' si disse lui, facilmente preda di simili dubbi, estraendo poi dalla tasca un metro da sarta, che rapidamente si allungò da solo sulla ragazza, iniziando a prendere alcune misure.
    "Per la scelta della bacchetta mi occorrono alcune informazioni e alcune misure" chiarì lui "Del resto non ha più undici anni e comprenderà bene che ci sono modi migliori all'intuito per capire che bacchetta sia a lei adatta... quindi mi dica... in che materie ha eccelso a scuola e che cosa fa ora? Infine, se non sono indiscreto... cosa è successo alla vecchia bacchetta?" chiese lui, in rapida successione, intercalando il proprio caldo ed empatico sorriso, che sperava potesse rendere meno intrusivo quanto stesse domandando, mettendola a proprio agio e permettendole di aprirsi.
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    O
    vviamente tutti le dovevano chiedere di dare del "tu". Era leggermente stizzita, non tanto per Kether, quanto per il fatto che questa informalità non le giovava davvero: sua zia poteva venire a sapere cose che mai Louise si sarebbe aspettata e l'informalità, o come la chiamava lei, Brigitte De Maris, "maleducazione", era una di quelle e personalmente non ci teneva proprio. Si costrinse, comunque, ad esserlo, visto che sarebbe stato considerato inappropriato non cedere alle richieste del proprio interlocutore.
    Quando le diede una spiegazione esaustiva del quadro, il sorriso di Louise si fece di un terzo più grande. L'arte e le informazioni ad essa connessa, seppur fosse anche casalinga, la entusiasmavano, poiché le fornivano noccioli di vita quotidiana così umile che Louise si emozionava. Aveva una tal voglia di sapere che divorava libri, parole e persino dialoghi e discorsi con altre persone, a maggior ragione se erano delle teste interessanti, a suo dire.
    Il ragazzo non lasciò che i suoi pensieri vagassero troppo, chiedendole informazioni su di sé. Rispose acclamante alle prima due domande.
    - Allora, la materia in cui ho sempre eccelso è "Philtres et Distillats", che credo in inglese sia Pozioni. -
    Non specificò che avesse frequentato Beauxbatons, pensava fosse abbastanza comprensibile non solo per il suo accento, ma anche per la materia pronunciata. Poi continuò.
    - Attualmente sto per frequentare il primo anno ad Hidestone! - rispose con voce frizzante e allegra.
    La terza e ultima domanda non era proprio quello che si aspettava o, almeno, se l'avesse fatto, avrebbe voluto che questa non le fosse mai posta. Non se lo era immaginato, tutto qui. Eppure la risposta a quella domanda doveva essere determinante per la costruzione o la scelta della sua nuova bacchetta.
    Era davvero senza fiato.
    "E ora cosa faccio? Che cosa dico?!" pensò, leggermente in panico. Non era una... Serpeverde, come chiamavano i maghi astuti lì in Gran Bretagna, che lei sapeva fossero appartenenti alla casata di Serpeverde di Hogwarts. Non sapeva davvero come districarsi.
    Prese un respiro profondo, cercando di calmare il battito accelerato del suo cuore, sapendo di essere diventata improvvisamente pallida.
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    C'era dell'imbarazzo in quell'incontro: Kether aveva le sue ragioni, Louise le sue e forse la cosa più divertente, per un osservatore esterno, non era solo come tali ragioni fossero diverse, ma come stessero via via interpretando le ragioni altrui in maniera ancora più diversa ed erronea.
    L'arte parve essere per loro un punto di incontro: permise loro di guardare la stessa cosa, la stessa realtà, e parlare la stessa lingua 'Sia benedetto il figlio del signor Olivander... anche per non aver accettato di diventare un artigiano... così ora ho questo magnifico lavoro' si disse lui, un po' scherzoso, segno che l'ansia stava finalmente scemando da lui, rendendo il suo sorriso più caldo e luminoso, pronto ad accogliere le normali paura di una strega in quel luogo: il terrore di dover cambiare bacchetta era secondo solo a quello di non trovarne una, o almeno, questo gli aveva insegnato il suo mentore e datore di lavoro e la sua breve esperienza non aveva potuto che confermar ciò.
    "Oh, una pozionista... comprendo..." propose lui, forse per coprire col suo della sua voce il lavorio del suo metro e il suo prender appunti in merito "Un'arte antica e che richiede gran precisione... penso sia così in Francia come in Inghilterra" concluse lui, forse per dar a lei modo di potersi aprire e poter parlare, semplificando poi quello che dopo si sarebbe avuto da dire, anche se nulla lo interessò come apprendere quale fosse la prossima direzione di quella giovane "Hidenstone?!" trillò infatti eccitato "Spero vivamente che lo snaso ti doni un ametrino: affrontare cinque impegnativi anni con amici fidati è fondamentale" affermò lui, allontanando da lei il metro e continuando con le domande, incontrando il muro del silenzio.
    Osservò la ragazza impallidire e a sua volta, a disagio, schiuse le labbra, non sapendo bene che dire o che fare. Rimasero così un po', ma alla fine lui comprese che, se ella non voleva riempire quel silenzio, era suo dovere farlo "Mi dispiace dover insistere... ma è importante per noi sapere cosa è successo alla precedente bacchetta... del resto il rapporto tra baccheta e padrone si basa su fiducia, rispetto e dedizione... come sarebbe possibile iniziare un rapporto del genere senza conoscere come sia finita l'altra volta?" domandò lui, quasi sottovoce, torturandosi le mani e intanto guardandosi intorno, rendendosi conto di avere in effetti in mente una bacchetta o due per lei, ma di non poter procedere, anche per rispetto a tutte loro.
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    Louise De Maris
    SE RIESCO A CAPIRE COME SI USA UNA BACCHETTA... FACCIO UNA STRAGE!
    L
    'arte delle pozioni era una, a suo dire, delle più belle arti del mondo magico. Louise la considerava "arte" poiché, come quella pittorica, richiedeva precisione, mano ferma ed equilibrio. Ed aveva la caratteristica intrinseca di essere utile o, almeno, essere facilmente visibile, a differenza della prima citata arte pittorica, la cui utilità viene in secondo piano rispetto alla funzione prettamente estetica: ma un quadro, secondo Louise, era in grado di calmare i pensieri, se dipinto con colori tenui, o vivacizzarli, se fosse colorato e sgargiante.
    - In effetti, non c'è alcuna differenza. L'arte delle pozioni è propria in tutte le sue sfaccettature di tutto il mondo magico! - rispose.
    Si diffuse un sorriso sul suo volto quando Kether si entusiasmò alla menzione di Hidestone.
    - Lo spero vivamente! Alla fine, se sono veri amici fidati, lo saranno persino al di fuori. E si sa sempre che c'è ne bisogno più fuori che dentro - disse, intendendo con "dentro" proprio la scuola.
    Ma durante il suo silenzio da panico, Kether tentò di spiegarle il perché della sua domanda. Louise guardò il quadro del mare: le onde dipinte la cullarono in una fredda calma. Ma per paura delle parole che stavano per uscire dalle sue labbra, abbassò lo sguardo, preferendo non guardare negli occhi il commesso, forse per paura della sua reazione, forse per vergogna. Sapeva quanto fosse determinante la verità, altrimenti avrebbe potuto avere una bacchetta sbagliata. Non voleva nemmeno sapere i rischi di tale impresa!
    Dopo aver preso un respiro profondo, pronunciò tutto d'un fiato: - Ce l'ha mia zia -.
    Arrossì di un rosso scarlatto, continuando ad evitare lo sguardo del ragazzo, ma decise di spiegare.
    - Mia zia ha preso la mia vecchia bacchetta e... ha detto che ne dovevo comprare una nuova. -
    Con una mano sfiorò il ciondolo di quarzo, giocherellandoci poi con le dita per lenire la tensione. Sperava che Kether non facesse altre domande: non voleva spiegare dettagli, era troppo difficile per lei. Se glieli avesse chiesti, forse sarebbe scoppiata a piangere, visti i ricordi riportati alla mente, ma non voleva la compassione di quel ragazzo o pietà.
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Vendere bacchette poteva sembrare una cosa facile, o almeno nella media di un negoziante, e invece era qualcosa di profondamente intimo; tralasciando su facili battute e battutine su bacchette, sfregamenti ed altro, restava il fatto che il catalizzatore fosse una delle parti più delicate di un mago, uno dei temi più pruriginosi di cui parlare, del resto cosa caratterizzava di più un mago del saper usare la magia, e dunque quanto doveva essere difficile avere anche solo il dubbio che con gli incanti si stesse facendo cilecca?
    Accogliere i dubbi e le paure del cliente era fondamentale nel suo lavoro, così come lo era farlo parlare anche semplicemente per capire come esso fosse cambiato, evoluto, e se qualcosa in ciò avesse potuto allontanarlo in maniera irreparabile dalla sua bacchetta, richiedendo una nuova assegnazione.
    Il ragazzo rimase in ascolto delle parole di Louise, contento di aver centrato un punto di contatto e poter quindi sentire spontaneamente la sua voce raccontargli di lei, trovandola anche pronta a fare nuove conoscenze, magari anche per il futuro 'Gabe...' nel sentirla proiettarsi oltre gli esami GEMMA, Kether non poté non inclinare un dolce e nostalgico sorriso, fino, in effetti, scoppiare anche a ridere per un istante "Oh, gli ametrini sanno essere amici molto ostinati: una volta ne ho perso di vista uno con cui avevo legato e ritrovandolo l'anno scorso non sono più riuscito ad impedire al destino di farci incontrare ancora e ancora" ammise lui con tono gentile, tradendo come quell'insistenza non solo fosse ricambiata, ma anche ben gradita.
    Sarebbe piaciuto ad entrambi passare il pomeriggio a parlare di arte, pozioni, amici e magari anche del figlio di Olivander, ma la verità era che se Luoise era lì, poteva esserci una sola ragione, una ragione, che, in effetti, pareva più inenarrabile del solito.
    "C-come?" Kether le lasciò il suo tempo per confessare l'incoffessabile, ma quando lo fece egli non poté che sbarrare gli occhi, rimanendo poi ad osservare la giovane studentessa torturarsi il quarzo al collo, rossa per l'imbarazzo, letteralmente senza parole.
    'MA QUALE ZIA PUO' FARE UNA COSA DEL GENERE, MA POI TIPO, CIOE', E' ROBA DA VOLDEMORT, DA UMBRIDGE, INSOMMA... DA IMPERO DEL MALE!' in vero di parole il ragazzo ne aveva fin troppe, al punto che si accavallavano sulla sua lingua fino ad annodarla, lasciandolo lì, paonazzo, a farsi domande da solo 'Ma è scappata per comprarne un'altra, o quella stronza ha deciso che lei deve cambiarla... e soprattutto lo ha fatto a caso o nella sua dittatura di chiaro stampo sovietico, il partito ha deciso cosa era meglio per lei?'
    Il silenzio imbarazzato fu imbarazzante per entrambi, ma alla fine, Kether lo ruppe con una sola, accorata, domanda "E a te sta bene?"
    La lassciò in sospeso, fissando l'altra dritta negli occhi e dandole tutto il tempo del mondo per rispondere non tanto a lui, quanto a sé stessa "Hai parlato del valore dell'amicizia e dell'importanza di avere amici della vita e... il primo amico di ogni mago è la sua bacchetta... ci accompagna in tutti i momenti difficili, ci fornisce ciò di cui abbiamo bisogno... e lo fa incondizionatamente" affermò lui, allargando le braccia e facendo un passo in avanti "Vuoi davvero abbandonarla, e vuoi davvero farlo perché un'altra persona ha deciso per te? E soprattutto, credi davvero che una qualsiasi di queste bacchette sarebbe disposta di legarsi ad una persona che non è disposta a lottare per lei?"
    Il ragazzo fece un respiro profondo e poi espirò "Io non credo e... stante questa la situazione, dì pure a tua zia che Olivander si rifiuta di cedere ai suoi ricatti: se tu e quella bacchetta potete ancora vivere insieme lo dovete decidere voi... o al massimo, noi di Olivander, che stabiliamo le compatibilità... non certo lei!" e così enunciato, si disegnò un sorriso complice, incrociando ostinatamente le braccia, pronto a difendere il legame della ragazza col suo catalizzatore da lì all'infinito.
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  9. Louise De Maris
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    Louise De Maris
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    quel "C-come?", Louise non poté fare a meno di abbassare ancora di più il capo, vergognandosi incredibilmente per quella situazione. Non rispose, pensando fosse stata una affermazione del tutto spontanea, a cui seguì, però, una domanda che la poneva in una circostanza piuttosto difficile.
    - Dunque... non è questione del se mi vada bene, ma proprio che mia zia me l'ha... strappata dalle mani, dicendomi che non fosse una degna bacchetta. Anche se lei non mi ritiene degna di... n-niente, nemmeno di quella che mi potresti dare. Purtroppo, è una situazione complessa -.
    Ascoltò quel che aveva da dire Kether, pensando a quanto fossero belle quelle parole, ma di difficile attuazione.
    - Io lo so, non vorrei lasciarla. E' stato incredibilmente bello quando l'ho tenuta nelle mie mani per la prima volta e l'ho sempre custodita con gelosia. Quando me l'ha strappata dalle mani per me è stato... non capisci? Non posso fare niente per questo, mia zia non me la ridarà indietro. E poi non so nemmeno dove l'abbia messa. Arrgh, è tutto così terribilmente difficile! - affermò urlando, mentre una lacrima di frustrazione le cadeva lungo la guancia, che spazzò via immediatamente con una mano.
    Le parole successive la fecero sorridere, poiché, in effetti, non era sua zia a doverle dire cosa o no fosse meglio per lei, soprattutto quando riguardava il possedimento di qualcosa di così personale come una bacchetta. Nonostante ciò, non riusciva a tenere a bada il pianto, il quale era ormai scoppiato a dirotto in singhiozzi, quasi che tutto il dolore volesse uscire in quel momento.
    - Scusami, non voglio piangere, ma... n-non ci r-riesco. -
    E fu proprio in quel momento che il campanello trillò ancora.
    - Ebbene? -
    La voce di sua zia la fece sobbalzare e Louise si avvicinò sempre di più al muro, spaventata, tentando di mettere più distanza possibile tra lei e quella donna.
    - Buongiorno, signore. Sono Bridgitte De Maris, la zia della ragazza. Vorrei sapere davvero cosa ti sta portando via tutto questo tempo! - disse, spostando gradualmente le parole e lo sguardo da Kether a Louise. Poi, notando le lacrime di Louise, continuò, stringendo il naso in una smorfia di disgusto: - Per cosa staresti piangendo? Queste ragazzine d'oggi, sono tutte lacrime di coccodrillo. Ricomponiti subito! Non è onorevole per una ragazza del tuo cognome piangere così davanti ad estranei. -
    Louise tentò ancora una volta di asciugarsi le lacrime.
    - S-si, zia. S-scusami, io n-non vole- -
    - Basta con queste lagne, asciugati le lacrime e stai zitta. -
    La signora De Maris rivolse l'attenzione verso Kether.
    - Bene, signor...? Sarebbe così gentile da dirmi cosa sta succedendo? -
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Kether non era esattamente un soggetto coraggioso, ma appassionato sì, ed ovviamente la storia che gli raccontò Louise non poté non appassionarlo, fino in effetti a fargli quasi perdere il proprio ruolo e farlo diventare un predicatore come tanti; quasi, ovviamente, e ciò non solo era evidente, ma era anche importante 'Diffondere la cultura per il rispetto delle bacchette è un dovere di ogni artigiano' si disse lui, sentendosi ancora una volta erede, o per lo meno parte, di qualcosa di ben più grande e antico di lui, qualcosa di delicato, ma altrettanto importante, e che come tale andava difeso.
    Il castano sentì il racconto della ragazza e vide il suo umore mutare dalla diffidenza alla tristezza, sfociando poi in qualcosa di più prondo, come una rabbia, che affondava con violenza e tenacia le sue radici nella frustrazione derivante dall'impotenza della situazione, che la costringeva a vivere quella che agli occhi del castano poteva essere solo definita in un modo 'E' una violenza. Una violenza bella e buona!'
    Colmo di sdegno il ragazzo piantò le sue iridi sulla studentessa, salvo poi addolcirle quando questa scoppiò a piangere "Non sentirti in colpa per dar sfogo alla tua tristezza..." affermò lui, scotendo la testa "E poi... credo mi sarei arrabbiato molto di più vedendo che non te ne fragava nulla" ammise infine sghignazzando, cercando poi lo sguardo di lei, una volta finite le lacrime, per farle un occhiolino di intesa consolatorio, che però mai sarebbe giunto, visto che l'artefice di quella valle di lacrime si fece annunciare scotendo il campanello ed imponendo la sua presenza nella stanza.
    'Vecchia megera!' il fatto che apparisse come una donna altolocata non poteva che peggiorare l'immagine mentale del bacchettaio, che infatti prontamente rizzò il capo alla vista di lei, resistendo, e non poco, alla tentazione di cingere la giovane e portarla dietro di sé, a schermarla con la propria carne.
    Il ragazzo cercò di mostrarsi cortese con il viso, accogliente come lo era verso tutti, ma le affermazioni non fecero che alzare la fiamma che ardeva tra le sue braci, facendolo infine sbottare "Non si preoccupi, signora, qui nessuno di noi è così retrogrado da pensare che le lacrime siano un segno di debolezza" affermò lui con un sorriso finto, ascoltando poi l'ultimo affondo di lei, a seguito del quale sollevò il mento.
    "Kether Westerly McLean, sono l'assistente del signor Olivander e addetto alle vendite" chiarì lui, tendendo la mano alla donna "Comunque, perdoni se ci abbiamo messo tanto, ma è giusta al momento opportuno direi... stavo infatti spiegando alla signorina che non posso vederle una bacchetta, avendone lei già una assegnata per la vita... del resto gli unici che possono chiudere una rapporto tra mago e bacchetta sono appunto il catalizzatore e il suo proprietario... cosa che viene in genere sancita da noi artigiani del legno... stavo quindi invitandola a consegnarmi la precedente bacchetta per testare la loro relazione e comprendere se fosse giunto il tempo per loro di separarsi o meno..."
    Non fece cenni diretti alla storia raccontata da Louise, anche se qui e là fece emergere non pochi elementi che avrebbero potuto drizzare le antenne della zia, avendo lui comunque come unico obiettivo quello di poter testare la bacchetta e la giovane, cosa sulla quale, si promise, sarebbe stato irremovibile 'Piuttosto mi incateno all'ingresso, ma io o vedo la sua prima bacchetta o non le vendo niente!' si ripeteva lui, cercando di trarre forza da quei propositi.
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  11. Louise De Maris
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    Louise De Maris
    SE RIESCO A CAPIRE COME SI USA UNA BACCHETTA... FACCIO UNA STRAGE!
    K
    ether aveva volutamente offeso sua zia, cosa di cui la donna se n'era resa conto.
    - Credo che siano affari che non vi riguardano, soprattutto cosa penso e cosa dico o no a mia nipote. Potete benissimo astenervi da certi... commenti. -
    Bridgitte De Maris sapeva benissimo di star perdendo colpi: il suo timore più grande era che tutti i crimini compiuti per fiancheggiare suo marito venissero a galla. Non voleva davvero finire in galera: c'era un obiettivo più grande da raggiungere. Per questo motivo, teneva sotto stretto controllo la nipote, ma le redini le stavano sfuggendo di mano. In un modo o nell'altro, la ragazzina stava portando molti dalla sua parte. E la donna non poteva permetterselo.
    - Signor McLean, io sono Bridgitte De Maris-Boyer e sono la zia della ragazza -. Si presentò, sapendo bene quanto il cognome di suo marito fosse conosciuto sia da maghi comuni sia da maghi oscuri e soprattutto da questi ultimi.
    - Capisco perfettamente la situazione. Ma penso che mia nipote vi abbia riferito male, forse perché non era a conoscenza dell'accaduto: uno dei miei elfi domestici ha gettato nel fuoco la scatola con la bacchetta di Louise. Ovviamente l'elfo è stato cacciato via, immediatamente. Quando l'ho saputo, me ne sono rammaricata così tanto che non ho voluto dirlo a mia nipote, per evitare che potesse starci male. L'ho spinta a comprare una nuova bacchetta proprio per questo motivo, ma non le ho detto che la sua vecchia bacchetta era ormai bruciata e svanita... -
    Si avvicinò al ragazzo, parlando sottovoce, quasi a voler fare una confidenza: - La ragazza ha sofferto già troppo, povera cara. Ha perso i suoi genitori, qualche mese fa, e la bacchetta era il ricordo di suo padre. Le ho fatto pensare che ce l'avessi io, custodita, per non darle un ulteriore dispiacere. Mi capite? Non potevo fare altrimenti. -
    Era tutta una bugia ovviamente, tranne per il fatto che la bacchetta era andata davvero distrutta, ma per mano non di un elfo domestico, ma della donna stessa. Bridgitte De Maris sapeva che l'uomo ci avrebbe creduto: se non l'avesse fatto, avrebbe dovuto fingere, se sapeva cosa fosse il meglio per lui.
    Louise, d'altro canto, aveva gli occhi che le bruciavano e la gola strozzata: tratteneva le lacrime che minacciavano di uscire. Aveva capito benissimo le parole di sua zia, fin troppo bene.
    - Vi prego, signore. Non perdiamo altro tempo: proviamo questa bacchetta. - disse, usando un tono formale, vista la presenza della donna, tentando di porre fine a quello spettacolo.
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Kether non era esattamente un ragazzo coraggioso, e certo non era tipo da sfidare una strega mafiosa, o comunque una maga nera (o moglie di tale), tuttavia era e restava un ragazzo appassionato e, specialmente in un luogo che reputava civile e sicuro come il suo negozio, era abbastanza normale trovarselo davanti intento a fare quello che avremmo potuto definire, in un certo senso, un leone da tastiera.
    Furono dunque occhi decisi quelli che incrociarono gli occhi di Brigitte; il cognome della donna fu detto in maniera altisonante e ciò fece intuire al ragazzo come si trattasse di una famiglia prestigiosa o quantomeno antica, ma lui, da bravo nato-babbano alternativo hippie, ovviamente non solo non ne aveva la minima idea, ma neanche gliene fregava qualcosa, tanto da mostrare assoluta indifferenza, limitandosi ad inclinare un sorriso soddisfatto quando la donna si irretì.
    "Mi dispiace che le mie parole l'abbiano offesa, ma io parlavo astrattamente e soprattutto mi riferivo ad atteggiamenti, e non certamente alle persone... in ogni caso, mi perdoni, ma trovo molto ironico che venga qui, in un negozio di bacchette, ad affermare che io devo trattenermi da certi commenti quando lei è stata la prima a commentare e decidere del rapporto tra sua... nipote e il suo catalizzatore"
    Non si trattenne, né ci girò particolarmente intorno, del resto era semplicemente indignato di quanto aveva udito e vedere lo sprezzo della donna nei confronti della tenerezza di Louise non aveva potuto che accrescere la sua furia, che però non poté che andare a schiantarsi contro il gelo che emanava Brigitte "Bru... ciata!" gemette lui, sollevando la mano e sgranando gli occhi "Ma... povera bacchetta... e... povero elfo!" squittì lui, cercando di icontrare il volto pallido della fanciulla per capirne la reazione.
    'Un incidente...?' confuso, il ragazzo abbassò lo sguardo, lanciando poi un'occhiata alla giovane e quindi alla signora, la quale, a pelle, gli stava discretamente antipatica 'Anzi... sembra proprio... cattiva' si disse lui, facendo un passo indietro e sentendo nelle orecchie delle parole provenienti dal passato 'Me l'ha strappata d'in mano' si disse lui, richiamando alla memoria le disperate parole di Louise, parole che certamente potevano essere un'iperbole, ma che lui non poteva che prendere per vere, proprio per quelle lacrime. Eppure, una parte di lui, era convinto che neanche le parole della donna fossero false 'L'ha bruciata per impedire la usasse... e se non l'ha fatto... potrebbe farlo'
    Osservò la zia con lo stesso sguardo con cui avrebbe giudicato un assassino, quasi sapesse tutti i tormenti che aveva rivolto alla ragazza, quasi potesse svelare la gabbia dorata ove l'aveva richiusa e tormentata "E non ha pensato... di portarci le ceneri o ciò che ne restava per recuperarne il possibile... magari il nucleo, magari anche solo una parte del legno?" chiese lui, gelido, lasciando trasparire come ben conoscesse la risposta "E non ha pensato che una ragazza, dopo tanto soffrire, avesse bisogno di un abbraccio, di sapere che aveva subito un'altra perdita, cui, per una volta, avremmo potuto porre rimedio, al posto di dirle che quella bacchetta, cui lei teneva, non la meritava?"
    Si avvicinò di due passi alla donna, fino ad andarle sotto e mostrarle tutto il disprezzo che provava, infine, distolse lo sguardo "Non oso immaginare come sia crescere una ragazza orfana e dover affrontare anche il lutto di un caro... tuttavia, da artigiano del legno e fabbricatore di bacchette, mi lasci dire che le sue bugie bianche hanno offeso lo spirito di tutti i catalizzatori qui presenti, e hanno offeso soprattutto ciò che legava Louise al suo legno. Le chiederei, quindi, per favore, per tranquillizzare le bacchette, di lasciare il negozio."
    Non vi mise cortesia, non vi mise neanche parvenza di imbarazzo. Lo disse, osservò la donna e attese di essere ubbidito, serrando i pugni per la rabbia. Quando se ne fosse andata, si sarebbe ritirato nella parte posteriore del negozio, cercando tra gli scaffali una bacchetta che potesse essere adatta alla ragazza.
    "Legno di Pero, lunga 10 pollici, abbastanza flessibile... con come nucleo la piuma di una fenice" enunciò lui con calma, offrendo il catalizzatore alla ragazza "Agitala ed esegui un incanto che conosci... e capiremo se questa bacchetta è disposta ad accettare te e la tua insolita, triste ed ingiusta situazione" affermò lui, con voce dura, sospirando poi per la frustrazione e facendosi di lato, affinché ella potesse dar prova del proprio nuovo legame.
    RevelioGDR

    Esegui un incanto riportato nell'elenco del primo anno.
    Se descriverai un esito fausto (ovvero come lo attendi), Kether intenderà che sia la bacchetta giusta... sennò... continueremo la ricerca u_u
     
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  13. Louise De Maris
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    Louise De Maris
    SE RIESCO A CAPIRE COME SI USA UNA BACCHETTA... FACCIO UNA STRAGE!
    L
    a donna non riuscì a trattenere un sorrisetto smorfioso, puntato direttamente su quella che poteva pensare fosse una sorta di... "nuova preda". Sicuramente era un ragazzo tenace, determinato, senza peli sulla lingua, si direbbe quasi "coraggioso", se non fosse per il fatto che il coraggio potesse essere facilmente trasformato in idiozia e sconsideratezza. In quel preciso istante, il venditore di bacchette era impregnato di incoscienza, sia nell'animo sia nel corpo, visti i chiari segnali che stava rivolgendo alla donna, forse perché non sapeva con chi avesse a che fare o, forse, perché sapeva benissimo chi fosse e voleva sfidare la famiglia De Maris-Boyer attentamente. Avrebbe dovuto dire a suo marito di fare qualche indagine sul giovane, dopotutto avrebbe potuto giovarne.
    Non rispose alle sue provocazioni, ma rivolse il suo sguardo verso sua nipote, ancora imperversa tra le sue stesse lacrime. Non provava un minimo cenno di pietà: quella era una vendetta dolce, servita su un piatto d'argento. E non distolse i suoi occhi, nei quali luccicava un barlume di falsa tristezza mentre rispondeva alle domande che le erano state appena rivolte. Sicuramente erano autoconclusive, non avevano bisogno di una risposta, ma Brigitte decise di farlo comunque.
    - Signor Mclean, non sono qui per darvi alcuna spiegazione! Se avessi avuto anche qualche resto della bacchetta di mia nipote state certo che l'avrei portata in questo negozio. Ahimè, così non è stato. Vi pregherei ancora una volta di non entrare in merito a questioni che non vi riguardano -.
    Non se lo fece dire due volte: prima di oltrepassare la porta, guardò Kether con avvertimento e ammonizione. Era segno che stesse tramando qualcosa. Poi, disse, rivolgendosi a Louise: - Ti attendo al di fuori. Sii rapida, abbiamo perso già abbastanza tempo! -
    La ragazza si asciugò le lacrime, riuscendo finalmente a trattenerle dopo quel pianto, che era stato quasi liberatorio e si avvicinò al bancone, attendendo il commesso che si era diradato nella bettola posteriore del locale. Non disse una parola dopo quel putiferio, non pensava potesse uscire neanche un singolo suono dalla sua bocca in quel momento. Una volta tornato, le aveva porto una bacchetta in legno di Pero.
    La puntò verso la porta e con un movimento di polso da destra verso sinistra, sussurrò decisamente: - Alohomora -.
    La maniglia girò, consentendo di udire il rumore della serratura mentre la porta si apriva.
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    Kether Westerly McLean | Commesso Olivander
    Kether poteva essere definito coraggioso, se non addirittura sconsiderato? La zia di Louise ovviamente era liberissima di pensarlo, e in effetti l'apparenza era proprio quella di un ragazzo tutto coraggio ed arroganza, eppure, in cuor suo, dall'alto del suo 20 a coraggio, Kether era soprattutto un coniglietto pronto a tremare ed essere fatto al forno, tuttavia il contesto e la situazione avevano finito con renderlo ciò che non era; in fondo, tante cose era stato e non era stato, ma mai nessuno aveva potuto definirlo diversamente se non polemico, e certo Bridgitte non avrebbe potuto definirlo diversamente, per quanto il non sentirlo controbattere alla sua richiesta di non immischiarsi forse l'avrebbe un po' sorpresa.
    "Certo, signora, mi scusi ancora se l'ho fatta sentire giudicata senza averne la minima intenzione" disse lui con un sorriso elegante, da vero negoziante, mettendola alla porta 'A nemico che fugge si fan ponti d'oro... e poi l'importante è che sia tu, vecchia stronza, a non immischiarti' pensò lui, chiudendo la porta e osservando la ragazza, dovendo a quel punto mordersi il labbro, ben conscio di come la sua fosse la classica vittoria di Pirro 'Sì, ok è fuori... ma... poi anche lei andrà fuori' rifletté lui, sentendo la frustrazione salire... e il tempo scorrere 'Dannazione!'
    Chiusa la porta il ragazzo si recò a prendere la bacchetta, tornando poi dalla ragazza per tentare di trovare quella giusta, cosa che in effetti accadde, con piacere e sollievo di tutti e due "Bene... direi che abbiamo trovato una degna erede" ammise lui, che in effetti poco prima era sparito tra gli scaffali, avvicinando poi la ragazza e mettendole la bacchetta nella scatola "Abbi cura di lei... e lascia che lei ne abbia di te... insieme a lui" e fu così che allungò un bracciale verso la ragazza in legno "E'... legno di cedro... era di quel legno la tua prima bacchetta vero? So che non è lei, ma... ho sentito il tuo dolore e ... permettimi di aiutarti così..." le disse, invitando poi lei a nascondere in tasca l'ornamento, affinché sfuggisse alle malvagie attenzioni della zia.
    "In bocca al lupo, Luoise... la sera, quando pregherò il Dio e la Dea, volgerò il mio pensiero anche a te" e con quel dolce augurio, il ragazzo lasciò libera la giovane, dopo ovviamente aver ricevuto un giusto compenso.
    RevelioGDR


    la role è conclusa u_u
    se vuoi aprire con Kether con edvard o brigitte, sai che ci stiamo già accordando ahahha

    ti sono prelevati 50 galeoni, ma in cambio ricevi +1intelligenza e l'oggetto!
    bracciale di cedro: bracciale realizzato con un legno simile alla prima bacchetta di Louise e che pertanto richiama le caratteristiche che con esso condivideva e li accentua; +1pp a Intuito, inoltre fornisce -1 al dado ai tentativi di ingannare Louise
     
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