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Becca&Jon (♥)

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    Rebecca Wagner
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    Rebecca teneva le braccia posate sopra il bancone, mentre osservava con aria assente, l'interno del locale, muovendosi come un automa in caso dovesse servire qualche cliente, quasi fossero movimenti ormai memorizzati dal suo cervello -ed in fin dei conti era così- senza nemmeno accorgersi se l'ordinazione provenisse da un uomo, una donna o un ragazzino di Hidenstone. La sua mente era completamente bloccata e forse questo non le permetteva di rendere appieno nel suo lavoro, non quel giorno.
    Era passato pochissimo tempo dall'ultima missione, quella in cui era quasi morta. Ma non era solo quello, erano gli ultimi mesi in toto ad essere stati difficili, primo fra tutti il patto che aveva forse stupidamente stipulato con Freya. Non aveva mai pensato di voler avere figli e tutt'ora il suo pensiero non variava; il suo lavoro richiedeva troppo di sé stessa -tempo, energie, corpo- per poter anche solo pensare di dedicarsi ad un bambino, oltre al fatto che comunque voleva divertirsi ed avere un figlio di quei tempi, non era certamente un'idea tra le migliori, soprattutto dopo tutti i pericoli che aveva corso negli ultimi tempi. Insomma, non era esattamente l'idea di non poter avere un figli ora, che la turbava, poiché appunto non lo aveva mai ritenuto tra i suoi piani, ma proprio l'impossibilità di averne per tutta la vita, siccome non sapeva proprio cosa avrebbe potuto riservarle il futuro e questa cosa la stava buttando giù fin troppo. Era sempre stata una ragazza forte e coraggiosa, doveva visto il mondo in cui viveva e le costanti discriminazioni per essere denrisiana solo per metà. Poi comunque giocava la sua parte anche il fatto che stavolta avesse davvero rischiato di non far ritorno a casa, per quanto la sua sarebbe stata una morte degna di nota, in battaglia e non qualcosa di anonimo e la cosa un minimo la rincuorava, visto che il suo sogno era di diventare predona. Incredibile ma vero, quel giorno non aveva voglia nemmeno di concedere ai clienti i servizi "secondari" del Canto, sebbene pagassero. Forse Jonathan non avrebbe approvato questo rifiutar i soldi -sostanzialmente- tuttavia non le importava, non in quel momento. Ma forse avrebbe dovuto farlo diventare un suo problema quando un cliente, palesemente un abitante dell'isola (perspicace eh?) si avvicinò a lei. Non aveva una corporatura esagerata, forse aveva un fisico ben piazzato, ma non era il solito uomo grezzo e corpulento. Oddio, grezzo forse lo era, ma corpulento un po' meno. L'unica certezza che la bionda aveva, era che avesse esagerato un po' tanto con il rum. E non parlava del proprio carbuncle. Non che fosse una novità ovviamente e la ragazza sapeva cosa avrebbe dovuto fare in un momento come quello, così come era sicura di sapersi difendere benissimo in caso di necessità, anche se la bacchetta doveva averla lasciata da qualche parte che non fosse la sua tasca. Sbuffò, almeno finché la situazione era sotto controllo, ovvero finché le chiedeva semplicemente di usufruire del servizio. Quel tizio lo conosceva pure, era già stato là altre volte, sebbene il nome proprio non lo ricordasse. Non che avesse una pessima memoria, ma non gli interessava. No, non è serata... magari chiedi a qualche mia collega! Cercò di liquidarlo sempre mantenendo un certo sorriso per non indispettirlo troppo, per quanto fosse solo di cortesia. Oh ma io ho voglio te annunciò, non pensando minimamente di andarsene, la voce roca e strascicata tipica di un ubriaco. La sua mano decisamente più grande di quelle di lei, le si strinse attorno al polso. Non era ancora preoccupata, almeno finché con il suo stesso corpo non la costrinse al muro; a forza fisica, superava decisamente la ragazza... ma sicuramente non in abilità, anche se in quel momento non aveva la propria bacchetta, quindi non poteva davvero difendersi. Era praticamente indifesa in un angolo seminascosto dietro al bancone, dove difficilmente gli altri avventori avrebbero visto qualcosa... ma anche lo avessero fatto, dubitava sarebbero intervenuti.
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    Utilizziamo lo spunto narrativo ùù
     
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    Jonathan Baker | Predone
    La serata stava procedendo a gonfie vele: da quando Jonathan aveva fatto ritorno sull'isola il Canto della Sirena parve vivere di un piccolo momento di gloria, complice del fatto nuove dipendenti provenienti dall'isola della Madre e nuovi clienti. A quanto pare i giovani dell'isola se sentono già uomini. Si disse l'oste nel mentre riempiva un boccale di tequila per Bjorn e suo nipote.
    Lola si stava esibendo in un canto piuttosto sensuale e altre due ragazze attiravano l'attenzione con un ballo eroico. I presenti rivolgevano su di loro gli sguardi intrigati, mentre Rebecca, forse ancora provata per l'esperienza di poche settimane fa, stava ricevendo proposte indecenti da parte di un predone. Jonathan sospirò.
    Fino a quel momento non le aveva detto nulla, anche se aveva notato che i suoi incassi fossero crollati. Era possibile che dopo aver visto la morte in faccia avesse bisogno di un po' di riposo e Jonathan era disposto a darglielo, ciò nonostante era consapevole che quella dinamica non potesse durare per sempre. In un momento di pausa fece per avvicinarsi alla bionda e proprio mentre ciò accadde l'uomo che ci stava provando con lei, le afferrò con forza il polso. Voi che te la tajo quella cazzo de mano! Il tono era spazientito come al solito. L'uomo che probabilmente aveva bevuto si voltò verso Jonathan con aria di sfida, così strinse maggiormente la presa su Rebecca. ER DURO VALLO A FA' AR CESSO! E nel mentre terminava la frase si avvicinò all'uomo per poi mollargli un testone che lo fece sobbalzare. I quasi due metri di altezza di Jonathan si facevano sentire in quelle situazione e vedendo l'uomo a terra comprese come fosse arrivato il momento di inveire su di lui. Allargò le gambe e fece per sedersi sulla pancia del tizio. Cercò di divincolarsi, ma il peso di Jonathan era troppo forte. Mollò un gancio poderoso. Quanto me stanno sur cazzo che quelli che vengono alla locanda mia e pensano de fà come je pare. Continuò con un sinistro. Passateme n'ascia! Fu Markab a tirarla fuori da sotto al bancone e la lanciò verso Jonathan che l'afferrò al volo. A casa mia le regole le faccio io. SCegli: o me pijo tutti i sordi che c'hai o te tajo i cojioni. Tanto nun servono a 'na merda come te. Ecco, ora sul volto dell'uomo ci fu paura. Jonathan fece per slacciare il borsello dalla sua cintura e non appena si alzò l'uomo fuggì dalla locanda.
    A Rebé, che te sta a succede? Nun te piace più 'sto lavoro? Voi 'na pausa? Dimmi che c'hai fatto.




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    Rebecca Wagner
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    Era contenta dei nuovi acquisti alla Locanda; le ragazze sembravano far faville, forse anche complici gli insegnamenti di Lola, ma comunque riuscivano bene a distrarre il pubblico maschile, tanto che per tutta la serata, era riuscita ad evitarsi richieste per "lavori extra" e non poteva che esserne felice, almeno non doveva rifiutare. Temeva che fosse solo questione di tempo prima che Jonathan decidesse di essersi stancato del suo rendimento e che le dicesse di trovarsi un nuovo lavoro, anche se fino a quel momento non era successo.
    L'uomo era poco distante da lei, intento a svolgere il suo ruolo da oste e forse a chiacchierare con qualche avventore e tante volte la bionda aveva pensato di avvicinarsi, scusarsi per quel calo degli incassi e magari promettergli che avrebbe tentato di rimettersi in pista, ma tutte le volte le parole le erano morte in gola e alla fine era rimasta ferma là a lucidare il bancone od un boccale, sebbene fossero tutti pulitissimi. Distratta ad osservare da lontano il suo datore di lavoro, comunque, quasi non si accorse del predone che l'avvicinò, pretendendo ciò che lei non era ancora disposta a ridare a qualcuno, ovvero una notte di sesso o qualche servizio del genere. Aveva sopportato le pacche sul culo quando passava tra i tavoli, aveva sopportato di esibirsi e lasciarsi guardare quando la situazione lo aveva richiesto, ma non aveva la concentrazione mentale né la resistenza per cimentarsi in altro.
    Quello stesso predone che, insistente, le afferrò il polso e lo strinse con una gran forza, tipica di chi svolgeva quel lavoro. Non era sicura che lo avrebbe sopraffatto in un corpo a corpo e senza la sua bacchetta si sentiva inutile, ma per fortuna poco dopo intervenne proprio Jonathan, l'ultima persona che si aspettava in quel momento.
    L'uomo si avvicinò e con un colpo ben assestato, fece barcollare e cadere l'altro a terra, sicuramente facendogli un gran male. Finalmente libera, Becca prese a massaggiarsi il polso cerchiato di rosso a causa della forza dell'altro, ma sollevata che lui glielo avesse tolto di dosso. Jon gli si sedette sopra e lo colpì con violenza, ma nonostante lo sguardo che pregava pietà ed un aiuto, che le rivolse, la bionda rimase immobile ed impassibile; un tempo avrebbe fermato il denrisiano, intimando comunque al molestatore di non mettere più piede lì per il suo bene, era fatta così... ma non quel giorno. Sorrise a Markab quando il ragazzo passò l'ascia a Jonathan ed anche se in cuor suo sperava che non la usasse davvero, non mosse un muscolo per impedirlo, mentre il suo capo faceva la sua tremenda proposta.
    Quando si alzò e l'uomo scappò come il codardo che era, Rebecca si avvicinò a Baker e gli prese la mano che più aveva risentito di quei colpi. Insomma, era difficile spaccare la faccia a qualcuno ed uscirne completamente illesi. Sei ferito... fa vedere. In realtà non era niente di che ed il predone aveva vissuto cose mille volte peggiori, ma comunque non le piaceva vedere quei rivoli di sangue uscire dalle sue nocche. Prese un panno poco lontano che aveva precedentemente imbevuto con dell'acqua, e lo passò sulla mano dell'uomo per togliere sia il sangue dell'altro predone, che il proprio. Epismendo sussurrò, dopo aver recuperato la sua bacchetta che aveva abbandonato poco più in là. Okay, apposto. Ovviamente, tutto ciò lo avrebbe fatto se l'altro glielo avesse concesso, sennò si sarebbe limitato a guardarlo con disapprovazione. Oddio, lo avrebbe fatto lo stesso ma... almeno lo avrebbe curato.
    No no mi piace ancora, ci mancherebbe, solo che... iniziò a rispondere alla sua raffica di domande, decidendo da dove poter iniziare a raccontare. Ma non era esattamente un argomento da taverna, quindi sospirò e si decise, sperando non la schiantasse per tornarsene ai suoi affari.
    Non è così semplice optò quindi per dire, sapendo che, al contrario, l'altro era di mentalità abbastanza semplice e non poteva usare paroloni complicati. Ti dispiace salire un attimo? Ci sarà sicuramente più calma... se a Markab non dispiace tenere d'occhio la situazione da solo per qualche minuto. Insita in quelle parole, c'era una certa urgenza e pure una supplica ad acconsentire.
    Quindi se non avesse avuto nulla in contrario, si sarebbe diretta verso il piano superiore, cercando la prima stanza libera ed una volta trovata, sarebbe entrata e si sarebbe seduta nel letto. Lo sguardo si sarebbe abbassato mentre l'altro si appoggiava al muro o dove voleva. Un paio di mesi fa circa, qui davanti è arrivato un corvo che con sé portava un messaggio e nello specifico, del Druido Magnus. Immagino tu sappia chi è. Insomma, sono andata al tempio con il compito di capire perché Loki avesse ucciso un magonò -ma ti pare? se non sa lui perché lo ha fatto...- e per sperare in un po' di fortuna, ho invocato Freya. Fece una pausa drammatica, prendendo un grosso respiro, prima di proseguire, consapevole che stava arrivando al clou. E nulla, stupidamente ho accettato un patto con lei e... e mo' come glielo diceva? Soprattutto conoscendolo. Inoltre probabilmente nemmeno gli interessava. E adesso non potrò aver figli nemmeno volendo, per fartela semplice semplice. Si passò una mano tra i capelli, incrociando le gambe sopra al materasso prima di proseguire ancora. Non che ci avessi mai pensato, in realtà. Ma nessuno sa che cosa ci riserverà il futuro. Inoltre, il fatto di essere quasi morta alla missione, non è proprio facile da superare, anche se sarei morta in battaglia sospirò alla fine, sperando che capisse almeno la metà del discorso.
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    Jonathan Baker | Predone
    Come Rebecca ben sapeva Jonathan era abituato ad assestare colpi ben più forti e contro creature che avevano una scorza ben più resistente dell'uomo che aveva costretto alla fuga. Nonostante ciò era fatto di carne e di ossa anche l'oste più avaro dell'isola e il fato non lo aveva esonerato dal sanguinare. Lasciò che Rebecca fasciasse l'arto ferito con un panno e in seguito all'incantesimo curativo il formicolio che fino a quel momento dava fastidio si spense di colpo, lasciando la mano unicamente indolenzita.
    A ogni modo Jonathan non era minimamente preoccupato della propria mano, quanto più lo era riguardo a Rebecca. Se c'era qualcosa che non andava doveva saperlo e per innumerevoli ragioni: con l'espressione mogia nessun cliente l'avrebbe scelta quella notte, preoccupava le sue colleghe che col tempo impararono a volerle bene e Jonathan comunque teneva al benessere delle sue dipendenti, in fin dei conti trascorreva con loro gran parte della sua giornata.
    Da quel che aveva intuito il problema non era il lavoro. Annuì alla richiesta della ragazza e alzò una mano per richiamare l'attenzione di Markab. AO' PENSACETE QUA. Io devo annà n'attimo de sopra. E così salì le scale e condusse Rebecca nella prima stanza a disposizione. Lì chiuse una porta e si mise a braccia conserte. C'hai fatto? Incalzò ancora lui, ascoltando finalmente cosa non andasse.
    Riguardo alla prima parte non capì proprio tutto, ma percependo il tono della bionda annuì facendo finta di comprendere cosa fosse accaduto. Quindi niente figli? Cazzo, Rebé, è fantastico! E me lo dici così? Guarda che t'eviti er parto, er panzone, la possibilità che po' annà male. Da quella frase Jonathan vedeva più pro che contro. Poi conta che se voi un marmocchio lo poi adottà. Sì, nun è la stessa cosa, ma chi te lo fa fà a rimané incinta? Empatia level Jonathan Baker.
    Sarà forse la deformazione da predona, ma la seconda questione per lui fu più semplice da comprendere. Si sedette sul letto e la osservò per un lunghissimo secondo. Purtroppo le scelte sono due: o ce fai er callo o smetti de venì sulla drakkar. Era un discorso duro, ma non voleva prenderla in giro e pertanto le disse ciò che pensava realmente. Al momento sei viva e questo è un motivo per essere felici, però è anche vero che la prossima volta le cose potrebbero andar diversamente. E' successo anche a Brusie e lui era un predone professionista. Se vuoi avventurarti per mare è qualcosa che devi mettere in conto, ma sappi che nessuno te obbliga a farlo. Se nun voi più venì nun è un problemi, rimani ar canto co' le altre. Se è questo ciò che voi potemo fa' così.


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    Era ovvio che quella notizia non avrebbe rattristato Jonathan... ed in fin dei conti, non era nemmeno sicura che avesse rattristato lei. Forse era semplicemente strano, non era abituata che le cose non fossero esattamente sotto il suo controllo e Freya, quel controllo, glielo aveva completamente tolto. E come altro avrei dovuto dirtelo? Ironizzò Becca, anche se si trovò quasi a ridere dalla positività che stava spargendo per la stanza l'oste, tanto che vedeva drasticamente difficile essere tristi, in un momento come quello.
    Lo guardò sedersi nel letto e lo sguardo di Rebecca cadde inesorabilmente sull'ex mano ferita (eh pensavi che dicessi pacco, vero? Mi dispiace ma no), ma ci restò per un secondo, poi tornò a guardare il predone dritto negli occhi. Hai ragione... devo solo abituarmi fece una pausa, mordendosi l'interno guancia e lo fissò qualche secondo prima di proseguire, accennando un piccolo sorriso. Io sono diversa dalle altre, qui. Non sono fatta solamente per star qua e servire gli uomini, l'avventura mi diverte. Mi riempie di adrenalina. Lo spiegò semplicemente, con un sorriso molto più sicuro di sé stessa. Non resterò qui con le altre quando una missione chiama, verrò con te anche alla prossima. E quella dopo. Finché avrò forza, non vi sarà avventura senza di me. Un discorso molto accorto e profondo che certamente l'uomo non avrebbe capito fino in fondo, tuttavia avrebbe potuto sicuramente capirne il nocciolo, ovvero che non aveva intenzione di arrendersi alla prima difficoltà ma che avrebbe continuato a sfidare la sorte. Forse merito delle parole dure dell'altro, tuttavia aveva preso la sua decisione. Gli batté una mano sulla gamba, mentre si alzava, rivolgendogli un sorriso grato ed uno sguardo a tratti spietato, sebbene non fosse da lei. Ora sarà meglio tornare a lavoro... dobbiamo far soldi, no? Gli sfiorò la guancia con la mano prima di allontanarsi per avviarsi alla porta e scendere a fare il proprio lavoro per il quale veniva non pagata..
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