Wake up, my darling.

@Samuel

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Domenica 28 Marzo
    Ore 10.30
    Il bello della domenica era che il giorno prima si poteva fare quel che si aveva voglia. C'era chi preferiva dedicarsi alla propria famiglia, chi uscire a far compere e poi c'era chi amava buttarsi nelle braccia della propria metà, scaricando la tensione e trovando in quegli abbracci e in quel calore che si condivideva, il punto giusto per rilassarsi. Ma soprattutto, la domenica era meravigliosa quando il sole carezza la pelle, quel sole che inizia a scaldare piano i propri raggi, avvicinandosi ai mesi più calorosi; gli stessi raggi che giocano a nascondino tra gli spiragli di persiane o serrande, cercando quel buchino libero per iniziare ad illuminare la stanza di chi si era avvolto tra le lenzuola di un letto disfatto per il desiderio carnale che la sera precedente aveva visto due amanti lottarci sopra.
    Per Eva, quella mattina, stava iniziando esattamente col sapore del piacevole, tra le labbra. Sentì sulla pelle della gamba che era fuggita alle lenzuola bianche, il calore lieve di quel sole che stava spiando la stanza della docente. Il tessuto del telo del letto copriva buona parte del suo corpo nudo, mentre il cuscino era caduto a terra, perché a lei, quella notte non era servito: la testa della docente era poggiata sulla pelle calda del petto di chi lei aveva scelto per starle accanto: Samuel Black.
    Quello che la docente provava per lui, ormai, non era un segreto a nessuno, nemmeno allo stesso Samuel e quando era con lui, dimenticava quasi l'età che aveva e tutto quello che doveva fare, come se lui riuscisse ad annebbiarle la testa, occupandola solo con quello che era l'alchipirata.
    Gli occhi di lei si aprirono, mentre sulle labbra c'era già un sorriso tenue, come se avesse riconosciuto il profumo della pelle dell'uomo che stava abbracciando.
    Eva non vedeva l'ora che arrivasse il sabato di ogni settimana, per potersi dedicare completamente a lui e alla loro relazione, come se fossero quelli i giorni unici in cui i due potevano mettere da parte il lavoro e vivere una vita quanto più normale possibile.

    La docente scivolò via dalle braccia del suo amato, muovendosi lentamente, per tentare di non svegliarlo. Quindi si sarebbe messa seduta sul letto, con indosso solo un perizoma di pizzo color nero. Tirò un respiro profondo, mentre i piedi nudi cercarono quel raggio che illuminava una fascia del parquet chiaro della sua stanza.
    Attese qualche minuto, per poi alzarsi e andare verso quel piccolo angolo dove aveva un mini fornello, atto per lo più a fare tisane e caffé, quindi vi mise su la caffettiera e si diresse verso il bagno.
    Si guardò allo specchio, con quell'espressione rilassata che aveva ogni volta che passava una nottata perfetta, quindi tirò indietro i capelli e si lavò il volto, così da darsi una svegliata migliore.
    Probabilmente aveva bisogno di una doccia, ma l'idea di avere Sam nell'altra parte della stanza, che con mille probabilità aveva la sua stessa necessità, la portò a temporeggiare.
    Quando tornò in camera da letto, lo sguardo celeste accarezzò il corpo del docente, il caffè non era ancora uscito e probabilmente ci sarebbero voluti diversi minuti.
    Eva, quindi, decise di avvicinarsi al letto, dal lato dove dormiva il vicepreside, inginocchiandosi al suo fianco. Una mano ne avrebbe accarezzato il viso piano, prima di chinarsi sulle sue labbra, delicatamente, donandogli un bacio talmente sfiorato che sembrava piuma che scivolava sulla sua pelle. Un sussurro lieve, vicino al suo orecchio «Ehi... è ora di svegliarsi, mio alchipirata...» - il tono caldo e morbido accompagnava quella mano che si era posata sul suo petto, mentre lei si era seduta sui propri talloni, guardando e godendo di quella visione edonistica.
    Eva Ivanova

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    Doc. Incantesimi, Resp. Diop

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    L'analisi è la sua maledizione e salvezza. Gli occhi indagano, il cervello corre.
    Perso per le donne.
    Il gentil sesso è la sua cura. Il naso la fiuta, il cervello balla la samba.
    Vanaglorioso incurabile.
    La gloria è il suo peccato. L'orecchio sente il suo nome, il cervello si gonfia.
    Alcolizzato pasticcione.
    L'alcool è il suo gioco. La lingua ne sente il gusto, il cervello si scatena.
    Goloso coccoloso.
    La crema è la sua infanzia. Il dente vi sprofonda, il cervello torna piccino.


    Samuel Black
    Scheda ⋆ 34 anni ⋆ Animagus ⋆ Prof Alchimia ⋆ Stats

    -Svegliati-
    La luce filtrava fra nuvole di soffice pan di spagna, mentre il suono dolce di mille cascate di crema pasticcera faceva da sfondo a quelle parole dal sapore di miele. Ma chi era stato a pronunciarle?
    Fra quei riflessi dorati, gli occhi di Samuel lottavano per dare un volto all'angelo dalle ali candide come gigli che gli stava davanti, ma anche se non vedeva con lo sguardo, Samuel osservava con il cuore.
    La voce del suo amore era diversa da come la ricordava, come se quella raccolta dai suoi timpani fosse la fusione della voce di lei e di tutte le altre donne che erano state importanti per lui. Tuttavia sapeva che il volto era uno solo.
    -Eva-
    «Ehi... è ora di svegliarsi, mio alchipirata...»
    -O di dormire di nuovo-
    Il collo si spinse in avanti e il candido bacio di lei venne trasformato in un'offerta di amore senza tanti fronzoli. Alle labbra non venne lasciato respiro e le mani salirono all'improvviso, presero la donna amata per le spalle senza veli per poi tirare e rapire quel corpo liscio come seta.
    Lo avevano portato sul materasso, quel campo di mille battaglie che aveva visto tanti liquidi versati, tutti diversi dal sangue.
    -Dormire di nuovo con te e il tuo profumo-
    Samuel salutò le labbra della donna per poi raggomitolarsi come un gatto e appoggiare il capo sul suo seno.
    -Sono già sul mio cuscino preferito, mi dispiace, ma non posso più rialzarmi-
    Il sorriso dell'uomo sembrava un pezzo di sole.-Sono mai stato così felice?- Strusciandosi contro quel guanciale dalle piume di carne e affetto, ci pensò giusto quei millesimi di secondi necessari a raggiungere una risposta ovvia -No-
    Sarebbe rimasto lì all'infinito, ma poi qualcosa accade, una cosa molto naturale e poco professionale; un mega brontolio di stomaco.
    -Oh vicecapitano. Oltre al caffé abbiamo qualche scorta in cambusa vero?-
    Gli occhi da gatto con gli stivali puntati verso gli smeraldi di Eva, mentre la testa era ancora lì sui cuscinoni dell'Ivanova.
    -Ah proposito, come fa ad essere così bella anche di prima mattina o mia signorina?- la mano di quell'uomo totalmente nudo accarezzò il viso perfetto dell'insegnante di incantesimi.



    « L'asse del mondo è la conoscenza collettiva »

    © psìche



    Edited by SamuelBlack - 12/4/2021, 02:32
     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Bearsi della dolce sensazione del calore delle labbra del proprio amato, è qualcosa che per Eva sembrava così strano e utopico, che quasi non credeva di avere Samuel con lei. Una donna che si era sempre dedicata solo ed esclusivamente al proprio lavoro, alla dedizione per la propria professione e non aveva mai permesso distrazioni di alcun tipo, rinunciando ad un matrimonio da sogno subito dopo il suo ciclo di studi e andando contro ogni qualsiasi altra aspettativa della propria famiglia. Eppure si era realizzata esattamente come aveva voluto: una docente delle più prestigiose scuole, una strega rinomata e una madre per i suoi studenti. Erano sempre state quelle le priorità della donna, fin quando tra le mura di Hidenstone non era giunto l’alchimista: Samuel Black era riuscito ad arrivare lì dove molti avevano tentato, toccando il cuore (e non solo mlml) della giovane rumena, la quale aveva permesso al docente di entrare nella sua vita, un passo per volta, abbattendo con decisione quella barriera emotiva che non aveva permesso ad Eva di legarsi sentimentalmente con nessuno. Ma cos’era, realmente, che aveva concesso questo?
    La risposta non poteva essere racchiusa in poche parole, non era solo una questione fisica. Lui era riuscito a far innamorare prima di tutto la testa di Eva, mostrando alla donna come intelligenza e simpatia potessero essere caratteristiche che potevano convivere in un uomo di bell’aspetto, con la giusta dose di bellezza e follia che avevano reso quell’innamoramento – impossibile per molti – qualcosa di reale. La galanteria di altri tempi del docente era stata resa qualcosa di così speciale che Eva non aveva saputo dire no, fin dalla prima volta che lui l’aveva richiamata a sé. La determinazione e lo speciale modo di Samuel nell’averla invitata anni prima nella sua camera per conoscerla, era stato qualcosa che non era mai stato fatto prima d’ora: fuori dall’ordinario, quell’invito le era piombato in stanza e lei non aveva potuto rifiutare, stupita da quel modo di “cacciare” che aveva avuto l’alchimista.
    Ed ora, si ritrovava ad ammirarlo nel suo letto, compiaciuta di averlo scelto come suo compagno per la vita, come se fosse proprio lui quello che lei aspettava. Svegliarlo la domenica mattina, sapendo che si sarebbero potuti dedicare quanto più tempo possibile, rispetto al restante della settimana, era quello che Eva aspettava per sei interi giorni.
    Quando le labbra di Samuel catturarono la docente, lei non potè nascondere, in quel bacio che richiedeva amore e passione, un sorriso sulla stessa pelle che le stava trasmettendo calore. Le sue mani l’avvolsero, come un dolce velo di protezione e lei si lasciò trascinare in quella richiesta di amore e attenzioni che non avrebbe negato assolutamente al suo uomo. Il respiro che condividevano le dava vita e stava così bene che non avrebbe interrotto quel loro contatto, ritornando a star in quel letto che aveva visto ardere il loro amore e la loro passione, talvolta riversati a sporcarne il candore (quanti piccoli Black sprecati!) «Sei un pigrone.» – gli disse ridendo appena, mentre lo lasciava poggiare sui seni che ormai erano proprietà comune di entrambi (talvolta lei ne era solo fisicamente portatrice, a pensarci bene), mentre un braccio avrebbe accarezzato la dolce morbidezza dei suoi capelli «Nessuno ci vieta di farlo ogni notte… lo sai.» – propose dolcemente, un caldo invito a tornare ogni fine giornata tra le sue braccia a bearsi di quello che lei poteva donargli. Samuel avrebbe potuto sentire il petto muoversi per il suo ridere a quella battuta sul suo cuscino preferito, tanto che lo strinse appena a sé, come se volesse fargli constatare la morbidezza ulteriore di quelle curve per cui lui pareva impazzire.
    Tuttavia, quando il suo stomaco brontolò, Eva non potè non scoppiare a ridere, cristallina e spontanea «A quanto pare, il tuo stomaco non condivide la tua stessa simpatia per i tuoi cuscini preferiti.» – lo rimbeccò, con un tono ironico, per sottolineare come la sua fame volesse alzarsi a differenza di un’altra parte del suo corpo che voleva alzarsi in altri modi. Calò lo sguardo, per incrociare quello color caffè di lui, con un sorriso melenso sul volto «Ho pensato anche a questo… ho chiesto allo chef di recapitare dietro la porta dei caldi cornetti farciti con vari gusti e delle kraffen alla crema…» – il suo sguardo si fece per un attimo furbo «Credi che sia stata abbastanza previdente?» – rise ancora, allungando il collo a baciare la testa del suo gattone alchimista, la guancia accarezzata, poi, venne piegata verso la mano, così che lui potesse accoglierla meglio tra le mani «Sei tu a rendermi così bella, Sam…» – mormorò appena stringendolo ancora «Però… ora basta capricci, in piedi a fare colazione!» – finse autorità come se fosse il suo bambino da accudire.
    Eva Ivanova

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    Samuel Black
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    -Si signora!-
    All'ordine della compagna la mano era scattata alla fronte come quella di un bravo soldatino, ma il volto era riuscito a restare serio solo per il tempo di un battito di ciglia; poi tutto era esploso in una risata che sapeva tanto d'amore. Alla fine gli addominali furono flessi, la schiena alzata e le gambe incrociate sul materasso di piume; lo sguardo di nocciola era allo stesso livello di quello di smeraldo di una certa Eva Ivanova.
    -La mia pancia non può conoscerle come faccio io, quindi è invidiosa e mi vuole allontanare da loro- l'indice si alzò ammonitore -ma non ci riuscirà per molto-
    Era comico lui e quella stessa situazione.
    -Da quanto non ridevo così?-
    Le dita alchemiche affondarono nella chioma di grano della donna mentre due baci, tutto affetto, sfiorarono i morbidi seni per poi virare ben più in alto e puntare di nuovo alle labbra di carne e amore. Un bacio veloce come il vento e spiritoso quanto un giullare di corte.
    -Ok ora sono pronto- un occhiolino ai suoi cuscini preferiti -ma ci rivedremo presto-
    Un altro colpo di reni e in un attimo la freschezza della pietra gli solleticò le dita dei piedi e un attimo dopo ancora Samuel spalancò serrande e finestre.
    -BUONGIORNO MONDO!-
    Qualche studente lo credeva già matto, ma lui era semplicemente felice e tutti lo dovevano sapere; ogni singolo abitante di quel mondo così vasto doveva conoscere la sua gioia; era vicepreside, era rispettato, amato e quel giorno era Domenica. Poteva passarlo tutto con la donna che adorava.
    Niente da fare, indossava solo un sorriso a trentadue denti, ma a lui non importava -la freschezza mattutina rinvigorisce il fisico- e poi tutta quella serenità era un regalo per Eva. Avevano passato troppo tempo distanti l'uno dall'altro, troppo tempo in un limbo in cui nulla era sicuro.
    Per un attimo chiuse gli occhi e rivede le cervella di un ragazzo in fuga gocciolare dalle pareti.
    Un brivido si arrampicò lungo la spina dorsale, ma la testa fu scossa, il pensiero rivolto al sorriso di Eva, alle belle esperienze passate insieme, a quei risvegli così dolci.
    Rindossò il suo sorriso, si girò scatto, e lo servì fresco fresco alla propria compagna. Ovviamente Sam era ancora nudo e ora le sue chiappe si godevano il panorama dell' isola di Denrise, che fioriva oltre la finestra, mentre lui si perdeva nella presenza che armonizzava il suo mondo.
    -Dici che le prelibatezze di Chef Rub siano già arrivate?-
    Quando poco prima la donna lo aveva avvisato delle proprie ordinazioni Samuel l'aveva ricoperta di una pioggia di baci e commplimenti "Come ho fatto a vivere 33 anni senza di te" "Ma sei fantastica" "Ti ha disegnata il popolo fatato della Romania" e mille altre cose, insieme ad una buona dose di solletico e risate.
    Samuel Black aveva fame e la crema pasticcera era la sua passione; solo il pensare a quei krapfen aveva girato al massimo la sua manovella della salivazione.
    Raggiunse la sedia dove la notte, preso dalle sacre arti dell'Ivanova, aveva buttato alla rinfusa i propri vestiti, e lanciò a Eva la propria T-shirt, quella con scritto "ALCHIMIA PORTAMI VIA", mentre inforcò al volo i propri pantaloni della tuta, senza badare ad infilarsi le mutande. -Non vorrei mai che aprendo Brian ci vedesse nudi. Te lo immagini Ensor eccitato?- le sue mani imitarono una deflagrazione -esploderebbe l'intero castello.-
    Con una risata aprì la porta e -Oddio è tutto qui- prese il vassoio, chiuse l'uscio d'ingresso con un calcio, mentre sul volto prendeva vita la faccia di un bambino a cui avevano appena regalato la prima bicicletta.
    -Colazione a letto mia cara?-
    Appoggiò tutto sul materasso, mentre Eva aveva recuperato il caffé e poi, prima di sedersi, le donò l'ennesimo bacio.
    -Le ho mai detto che la amo señorita?-



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    Ridere era l'essenza della vita, questo ormai era risaputo da molti, ma Eva ogni volta che era con Samuel lo ricordava come se fosse la prima volta che lo scoprisse. Ogni giorno che passava al suo fianco era come se fosse sempre l'alba, anche quando fuori vi era notte. Con lui rideva davvero, non fingeva di sorridere, era un qualcosa che le nasceva spontanea e le illuminava l'intero volto. Non aveva ancora capito perché e come il suo alchepirata le facesse quell'effetto, ma ormai aveva smesso di chiederselo e aveva deciso di lasciare che tutto scorresse semplice e senza ostacoli, facendosi trascinare dal marasma di emozioni che Samuel era capace di donarle.
    Lo guardava negli occhi e si rispecchiava, vedendo quell'amore che inconsapevolmente era cresciuto verso l'uomo, che era diventata una delle sue ragioni di vita. «Penso che la tua pancia abbia esigenze diverse da tutto il resto del tuo corpo.» - ironizzò la rumena, sollevando un sopracciglio con un'espressione furbetta e allusoria a pratiche ben diverse dal mangiare, che Samuel avrebbe potuto fare con i suoi seni «Vorrà dire che ti aspetteranno mentre metterai a tacere la tua pancia.» - disse, sollevandosi appena i seni con le proprie dita, quasi a volerlo stuzzicare ancora un pochino, mentre lui donava loro due baci pieni di amore «Queste labbra, però, sono un po' gelose.» - quindi recuperò quel bacio che l'alchimista le donò, quasi come se sapesse che stesse per dire quelle parole e rise ancora.
    Quando Eva era con Samuel, era totalmente un'altra persona, si sentiva semplicemente una donna, senza nessuna responsabilità, se non quella di donare amore all'uomo che amava.
    Si godette la visione del suo corpo, mentre andava a spalancare le finestre, poi lo chiamò «Samuel!» - il suo tono era ammonitore, e lo sguardo ironico anche, mentre gli faceva notare il suo essere nudo davanti alla finestra «Non vorrei che qualcuno si goda questo spettacolo riservato solo a me.» - gli fece un occhiolino, ancora, ma non osò nemmeno per sbaglio dirgli di coprirsi, perchè adorava vederlo nudo, libero da ogni tessuto che ne copriva le bellezze mascoline. Il sorriso che le donò fu una nuova esplosione di tenerezza, che riempì la donna e le colorò le guance di un rosso diverso, quasi imbarazzato per essere stata probabilmente scoperta a guardarlo. Annuì poi alla sua domanda, certa che lo Chef fosse stato più che puntuale per quella possibile colazione in camera che si erano concessi. I complimenti che l'erano piovuti addosso erano stati accolti da Eva con quel contatto fisico che aveva lasciato il calore sul suo corpo nudo.
    Afferrò la sua T-shirt e la indossò, rimanendo nuda sotto di essa e beandosi del profumo del docente, mentre quella scritta accarezzava i suoi seni e leggermente si allargava su di essi.
    L'idea, poi di un Ensor eccitato, era qualcosa che Eva probabilmente non si sarebbe mai tolta dalla testa, sgranò le iridi smeraldo, quasi terrorizzata dall'idea «Oh per Morgana... che immagine orribile...» - poi scoppiò a ridere nuovamente, scuotendo il capo e rimanendo seduta sul proprio letto «Ma dici che ce l'ha una donna, Ensor? Secondo me lo aiuterebbe a rilassarsi di più...» - mosse il naso a destra e sinistra, come se quell'idea fosse meno inquietante del docente eccitato. Si alzò e prese le tazze con il caffè caldo, con un vassoietto dove vi era anche eventuale zucchero, qualora fosse servito e lo portò a letto.
    Il calore delle sue labbra la pervase di nuovo e lei si ritrovò a chiudere gli occhi per goderlo al meglio «Sì, ma mai quanto la amo io, mio alchepirata.» - mormorò su quella carne che desiderava sempre ad ogni ora.
    Prese quindi una krapfen e ne spezzò un pezzo pieno zeppo di crema e si avvicinò con il boccone verso la bocca di Samuel «Sai, si dice che ciò che ci rende veramente felici è semplice: amore, sesso e ... cibo.» - se avesse concesso avrebbe imboccato il dolce tra le sue labbra, sfiornadole poi con le dita zuccherate «E oggi, non voglio farti mancare nulla.» - un sussurro che celava malamente una sensualità che preludeva a quello che la docente avrebbe donato per il resto dei suoi giorni all'alchimista.
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    Samuel Black
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    La vita ad Hidenstone non era semplice.
    Da una parte c'erano gli ormoni degli studenti, che rendevano sempre le cose dieci volte più difficili di quanto sarebbero potute essere. Dall'altra, a Samuel, sembrava di riposare su una mina; in quell'accademia, almeno una volta l'anno, qualche pericolo spuntava fuori quando meno te lo aspettavi, pronto a uccidere tutti e a riderci sopra.
    Insomma, lo stress era di casa nel castello, stress a cui si aggiungeva la lotta interiore per mantenersi degno del titolo di Vicepreside, il fastidio per gli screzi con Petr e la fatica nel dar la caccia ai manufatti perduti di Victoria. L'unica luce che aveva evitato a Samuel di cadere nel buio della follia era lei: Eva Ivanova.
    «Penso che la tua pancia abbia esigenze diverse da tutto il resto del tuo corpo.»

    -Può ben dirlo caro il mio vicecapitano alchemico-
    Il sorriso aveva trovato dimora fissa nelle labbra di Samuel e quella mattina, in particolare, irradiava energia nel resto del corpo e del cervello, rendendo leggero ogni piccolo grammo di carne.
    Risero, si baciarono e scherzarono.
    -Ensor una ragazza?-
    Con ancora il cibo di chef rub in mano, sul suo volto comparve qualche ruga immersa nella riflessione -Credo che ne abbia diverse pronte a venir esaminate dai suoi occhietti cinici- Mentre la compagna si alzava per prendere caffè e quant'altro, lui appoggiò sul letto il vassoio tutto prelibatezze -Ma se c'è l'ha deve essere tutta particolare e a questo punto non credo se ci converrebbe vederlo rilassato.-
    Samuel sorrideva mentre quelle parole scivolavano via, ma un piccolo fremito stuzzicò la sua spina dorsale. L'alchimista rispettava il professore di Difesa, ma a dirla tutta, come se fosse anche lui uno dei suoi alunni, lo temeva pure. Quell'uomo gli sembrava capace di ogni cosa.
    Ad ogni modo quei brividi furono buttati fuori dagli influssi amorosi e dalle parole magiche della sua compagnia. Mentre il boccone cremoso si scioglieva fra i denti, la mano dell'uomo fermo quella della donna. Un bacio sulla pelle e una volta masticato il dolce, la lingua dell'alchimista passò allo zucchero rimasto tra le falangi dell'amata.
    - Se non lecchi le dita godi solo a metà... dicono anche questo no?-
    Detto ciò se ne fregò di dolci e caffé trascinando la bocca di lei su la sua per un bacio tutto passione


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    Se amava Samuel? La risposta continuava ad essere sempre una: sì.
    Per lei, Samuel era quello che di più vicino alla normalità c'era, con tutte le follie comprese nel prezzo. Normalità intesa come vita quotidiana, come familiarità, come... famiglia.
    Per Eva, lui era esattamente quello che più si avvicinava alla famiglia che aveva sempre voluto costruirsi, lontano da casa. Realizzava quel suo essere donna sia a livello fisico, che a livello mentale. La faceva tornare ragazzina, sentire viva e - al tempo stesso - l'aiutava a rendersi migliore di volta in volta. Insieme affrontavano il bello e il cattivo tempo di quella vita, lavorativa e non, e lei non avrebbe mai potuto credere di potersi donare così ad un qualcuno, di rivedere in quegli occhi scuri di lui, la propria vita migliore di quello che era.
    Il loro rapporto era fatto di scherzi, di sorrisi, di felicità e non poteva immaginare come tutto potesse rompersi in un frangente, facendo andare alla deriva quella barca guidata da un alchepirata e da un vicecapitano alchemico. Come tutto era iniziato, probabilmente nessuno dei due lo aveva dimenticato, ma Eva conservava quel ricordo vivido nella mente così da riprenderlo ogni volta che l'assenza di Samuel si faceva sentire.
    Quei baci, quelle risate, quelle dita che sfioravano la pelle dell'altro e quella complicità non l'aveva mai ritrovata in nessuno, non aveva mai permesso a nessuno di affacciarsi così tanto nella sua vita, ma lui con quella stravaganza c'era riuscito e ci era anche rimasto. «Immagina se poi, invece, è la persona più semplice di questo mondo. Insomma, non si stancherà di tutta questa stravaganza che già aleggia attorno a lui?» - fantasticare su come potesse essere la fidanzata di un tipo come Ensor, stava accompagnando quella deliziosa colazione. «Senti qua!» - disse, presa dal fervore di quella discussione, mettendo le gambe nude sotto il sedere altrettanto scoperto, quindi riprese a parlare «Magari ha una seconda vita, ha già moglie e un figlio, che vede pochissimo. Una casa in campagna, così nessuno scopre di questa sua vita. La moglie è una piccola contadinella, capelli sempre che puzzano di cucinato e il figlio un piccolo ... non so, il figlio non ho ancora idee. E magari questa sua vita a scuola è solo una copertura, per non far scoprire a nessuno che in realtà è un uomo di campagna, sposato con figli.» - ok, la sua mente aveva qualche problemino con la fantasia, ma poi... perché no?
    Ma il punto cruciale di quella colazione, non era tanto Ensor, né il cibo... quando le labbra di Samuel presero quel dolce, la sua lingua ricalcò lo zucchero tra le dita di lei ed Eva si ritrovò quasi a trattenere il fiato, credendo di star quasi per svenire dai brividi.
    Rise nuovamente alle sue parole, facendosi poi avvicinare alle sue labbra e prima di concedersi in quel bacio caldo, sussurrò su queste «Sì... ma a me non piacciono ... le cose a metà...» - quindi spinse via con la gamba il vassoio tra loro e fece, se lo avesse concesso, per mettersi a cavalcioni su di lui e concedersi a quel bacio caldo con il retrogusto di crema.
    Eva Ivanova

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    Pensa, credi, sogna e osa.
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    Doc. Incantesimi, Resp. Diop

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