Joanne Nilsson
Densiriana | 24 anni
Aveva deciso. Doveva smetterla di essere una ragazzina e diventare finalmente una donna. Da quando aveva conosciuto Rebecca, quella sua idea, si stava sempre di più rafforzando. Doveva ammettere che qualsiasi cosa facesse la rendeva seriamente più preparata e sopratutto la rendeva sicuramente più attenta e consapevole di se stessa. Rebecca le aveva dato qualcosa che nessuno aveva mai provato a darle: una possibilità.L'Aveva rimessa a nuovo a livello estetico facendole provare veramente una bella sensazione e facendola sentire, almeno una volta nella vita, una ragazza veramente desiderabile. Quando era tornata a casa, poi, era finito tutto l'incanto in quanto suo padre le aveva detto che era diventata una puttana come tutte le altre, ma per una volta nella sua vita, Joanne non si sentì per niente in colpa. Fece spallucce ed andò in camera sua.
Adesso, comunque, una nuova sfida era pronta per lei e Rebecca era stata così gentile da riusciure ad aiutarla anche qeusta volta. Gli diede appuntamento molto presto e di conseguenza Joanne si lavò e si vestì in maniera molto comoda per affrontare quella prova prettamente fisica. Le braccia e le aveva allenate in quanto irava con l'arco in maniera impeccabile, ed inoltre con l'arco nuovo che si era comprata, era tutto quanto più facile e sopratutto leggero. Le gambe un pò meno in quanto non era abituata a correre o a fare troppi sforzi. Quando la vide li fece un grandissimo sorriso e si guardò intorno. Quando Becca le disse che avrebbe voluto portarla con lei in quella missione gli occhi le brillavano ancora di più. Il fatto era che nessuno aveva mai creduto in lei così tanto e nessuno le aveva mai dato fiducia in nessun modo. Lei lo stava facendo e non voleva, in nessun modo, deluderla.Non vedo l'ora di partire e questa volta sarà diverso. Grazie, veramente. Aggiunse poi annuendo alle sue successive parole e concentrandosi su quello che doveva fare. Si mise a fare un pò di streaching sul posto, cercò, in qualche molto di riscaldare i muscoli mentre la bionda gli spiegava il percorso. Fece scroccare le spalle, la schiena, ed ancora il collo. Poi si morse il labbro. A noi due! Pensò poi arrivando all'estremità del filo spinato, abbassandosi e cominciando strisciare, con i gomiti che precedevano il corpo e davano la spinta giusta per fare il percorso. Sotto la pancia sentiva il ruvido del terreno fare attrito con la sua pelle rimessa a nuovo dai trattamenti di bellezza della stessa biondina, ma proprio perchè stava pensando a quello e non a finire quello che aveva cominciato, ed alzando un pò il bacino sentì un dolore che la costrinse a fermarsi un momento. Il filo di ferro aveva completamente graffiato la sua schiena ed adesso sentiva il sangue caldo macchiarle la maglietta che aveva messo per affrontare tutto quello. Fece una smorfia di dolore, ma non avrebbe certamente mollato. Infatti strinse i denti, chiuse gli occhi e poi si morse il labbro. Concentrazione Jo, concentrazione! Pensò poi fermandosi un attimo e cercando di riprendere la concentrazione giusta per affrontare tutto quello. Si morse ancora il labbro guardò di fronte a lei. mancava ancora un pò, doveva accellerare doveva fare tutto quello i un tempo decente. aveva sottovalutato il percorso che la ragazza gli aveva preparato oppure si era sopravvalutata lei, ma in quel momento, in mezzo a tutto quello e schiacciata da quel fil di ferro si rese conto che erano quelli i momenti in cui il suo sangue da densiriana pura doveva farsi valere. Inoltre, doveva ammettere che tutto quello era elettrizzante. Non si era mai messa così tanto alla prova, quindi, riprese il suo percorso posndo i pugni ben stretti davanti al suo viso e facendo forza con le braccia si tirava in avanti ed i piedi ben saldi al terreno aiutavano il movimento. Si morse ancora il labbro e finalmente quando finì il fil di ferro si alzò, la schiena era ancora dolorante e doveva ammettere che c'erano anche un bel pò di graffi anche se più superficiali, inoltre aveva sudato. Ma non sentiva niente, l'unica cosa che voleva era finire tutto quello nel migliore dei modi e sopratutto nel minor tempo possibile. Si alzò, di fronte a lei c'era un muro di legno non indifferente, doveva raggiungerlo e scavalcarlo. Corse più che poteva, sentì tutti i muscoli delle gambe bruciare, i tendini delle caviglia tendersi ed i polpacci indurirsi. In quel momento si rendeva conto che non aveva mai sentito così bene il suo corpo come in quel momento, in quel momento si stava rendendo conto di quello che davvero poteva essere e di quello che poteva fare. Quella mattina si era svegliata carica e dopo una bella doccia fredda, si era sentita meglio, ma adesso, in quel momento per raggiungere quel muro stava seriamente sentendo la potenza del suo corpo e dei suoi muscoli, correndo in quel modo si stava sentendo libera, si stava sentendo bella, si stava sentendo finalmente bene. Felice. Una volta arrivata davanti a questo muro di legno di circa un metro e sessanta, prese un attimo fiato e poi fece un piccolo salto per aggrapparsi all'estremità della parete, fece forza sugli addominali, ma il muro era effettivamente troppo alto per lei che era alta un metro ed una vigorsol, e di conseguenza, non riuscì a farlo al primo tentativo. Dovette scendere e riprendere un attimo fiato, ed ancora fece un salto questa volta stirando bene la schinea e le braccia. La prese fu più salda e determinata e dopo aver fatto uno sforzo ed aver urlacchiato un pò, riuscì ad eregersifino ad arrivare seduta, con una gamba da un lato del muro di legno ed un'altra dall'altro, su quella estremità, per vedere quanto la ragazza si fosse realmente impegnata per lei, si guardò indietro e sorrise a Becca. Era contenta di quell'amicizia ed era seriamente contenta di tutta quella situazione. Sorrise ancora e poi scavallò la gamba.
Si sarebbe tuffata poco dopo in quel laghetto di acqua dolce che fece da guarditore a tutti i graffietti sulla schiena fatti precedentemente dal filo spinato. I rami che andavano a comporre la scalinata erano ben visibili, si asciugò il sudore della fornte con il dorsodella mano, fece un respiro profondo e li, tornò a spingere sulle gambe per salire più velocemente possibile sulla scalinata creata da quei rami. Lo fece con intensità, tanto che i quadricipiti delle gambe li sentiva bruciare, e contrarsi sotto la sua spinta. Aveva il fiatone, aveva male alla milza e forse non aveva mai utilizzato così tanto il suo corpo come in quel momento. Prese una lieve storta e dovette fermarsi appena a metà scalinata, ma quella piccola sosta durò appena una secondo. Non voleva fallire, voleva solamente rendere fiera Rebecca e se stessa di quello che stava facendo. Stringendo i denti e con un dolore che si espandeva da per tutto, finì finalmente quelle scale fatte di rami e davanti a lei si aprì uno spettacolo immenso. Un laghetto artificiale, essenzialmente fatto dalla biondina. Prese un bel respiro profondo ed allineamento il suo corpo e la sua testa con le braccia, si tuffò. Il sudore si disperse nell'acqua artificiale. Ecco, Joanne spalancò gli occhi sott'acqua, quello era il suo elemento e doveva ammettere che la cosa non gli dispiaceva per niente. Si sentiva libera in quel luogo e si sentiva seriamente a suo agio.
Riemerse poco dopo e le braccia cominciarono a muversi in sincrono con i piedi, in maniera automantica, come se lo facesse da sempre e come se tutto quello fosse realmente la sua vera natura. Si sentiva un piccolo pesce ma era contenta. Si, lo aveva ripetuto a se stessa fino allo sfinimento ma per una volta non voleva rinunciare a quella sensazione e godersela fino in fondo. Gli facevano male gli addominali, doveva ammettere che non pensava di avere così tanti muscoli attivi e quel percorso la stava facendo enormemente stancare. Si morse ancora il labbro e cercò di nuotare il più velocemente possibile fino ad arrivare alla sponda oposta del lago e vedere come l'erba era alta fino quasi al suo seno. Si guardò intorno, si strizzò i capelli lunghi e bagnati e poi fece un passo verso quell'erba così alta. Joanne non avrebbe usato la magia neanche se avesse potuto. Non era pratica e non era unapersona che rischiava in quelle occasioni. In quel momento avrebbe voluto il suo arco. Guardò bene quell'erba e cercò di capire dove fosse la fregatura. Adesso, una cosa era importante. Doveva andare piano e quindi valutare bene il pericolo oppure correre in fretta ed evitarlo? Si morse il labbro fino a farsi uscire il sangue. Doveva pensre in fretta e mentre la sua mente stava cercando di elaborare un pienao, i suoi piedi si erano già intrufolati in quell'erba folta, dove, il primo animaletto di erba, o comunque quello che era, gli si avvinghiò alla caviglia facendole un male allucinante. Imprecò ad alta voce e poi si pentì immdiatamente della cosa, sentendo un altro male lancinante sull'altra caviglia. Ecco, adesso la strategia era obbligata. Cominciò a correre all'impazzata come se avesse un crachen alle costole. Doveva anche sbarazzarsi di quegli animaletti che uscivano da tutte le parti. Non si fermò, curvò leggermente le spalle si chiuse leggermente ad uovo e corse come se fosse l'unica cosa da fare per la sua sopravvivenza. Il corpo era rigido ed ogni muscolo era contratto. I muscoli delle braccia anche erano contratti e si muovevano all'unisolo con le gambe. Doveva e voleva finire quel percorso ed inoltre aveva tutta l'intenzione di vedere cosa ci fosse al centro di quella radura. Quando lo scorse, il suo regalino, gli brillarono gli occhi. I due animaletti ancora erano avvinghiati alla caviglia. Oooo andiamo! Disse poi cercando di sgrollarseli dalle caviglie senza rallentare in alcun modo. Infatti, alla fine, arrivò al centro, ma Ci arrivò cadendo rovinosamente per terra e facendosi male sotto il mento in quanto scivolando sull'erba per il dolore che non era più sostenibile e provocato da quelle creaturine, si tuffò per terra e si bruciò sotto al mente. Sorrise ancora vedendo la colazione. Le sue caviglie erano piene di sangue ma lei era soddisfatta. Sorrise ancora.CE L'HO FATTA!