L'astinenza è una brutta bestia

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    Nara Keratack Gleen
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    La sensazione elastica delle nocche che sprofondano in una guancia più e più volte. Quel rumore molto simile ad un giocattolo rotto che fa una mascella umana quando si spezza. L'odore del sangue che divora l'apatia e accende tutte le lampadine del cervello, manco fosse un albero di natale.
    -Niente, non se ne va.-
    L'omicidio a mani nude di qualche ora prima aveva eliminato solo in parte la noia che in quel lungo mese di stazionamento a Londra aveva fatto radici nel cuore mercenaria; continuare a cercare di ricordare quella lotta non aiutava.
    Doveva sfogarsi in qualche modo. Dar fuoco a quelle sopravvivenze d'apatia che non meritavano d'esistere.
    -Fortuna che ora non servo più al ragno.- Non per quel periodo almeno, non dopo tutti quei giorni di noiosi appostamenti e raccolte di informazioni che aveva fatto per loro. -Nemmeno un morto. Neanche una scopata. Niente di divertente in tutto questo tempo-
    Non si sarebbe mai immaginata così diligente, ma ora non ne poteva più.
    -Ho finalmente terminato quel cazzo di lavoro e non tornerò in quella cazzo di città finché non ne avrò voglia.- Sputò sul secchio affianco al letto, un occhiata veloce all'unica valigia che si era portata dietro, quella con i suoi amati equipaggiamenti. Il martello di Morfeo e lo scudo della Banshee. -Se mi vuole Robert dovrà trascinare qui il suo culo morto e portarmi via con la forza!-
    Si alzò di scatto dal letto e attraversò in un attimo la rossa casetta di pietra.
    -Vete io esco a fare quattro salti e, se sono fortunata, a riempire di botte qualcuno. Tu rimani qui e da fuoco a qualsiasi cosa o persona cerchi di entrare.- Il draghetto pigolò il suo assenso e la donna prese la giacca di pelle e indossò gli stivali, mentre il drago nano la fissava dal suo trespolo d'osso. Poi lei si bloccò, come paralizzata.
    -Se ci provasse qualcuno dell'acromantula che riconosci, strappagli un'occhio prima di lasciarlo andare.- Fece spallucce. -Gli incidenti sul lavoro capitano cooontinuamente.-

    Non gli ci volle molto per raggiungere la piazza nuova e quindi il Canto della Sirena.
    La zona del porto dove stava lei non era tanto distante e poi aveva il fuoco nelle gambe e non solo lì.
    La voglia la divorava.
    -Mai più un mese di astinenza, mai più.-
    I suoi passi aumentarono ancor di più d'intensità, giacca aperta e capelli al vento come una rossa nuvola di guerra. Il freddo di quella sera di febbraio non sembrava tangerla.

    SBAAM!


    La porta era stata aperta con un calcio.
    -SCOPARE!-
    Alcuni si, spaventarono, altri fecero finta di niente, altri ancora si leccarono le labbra.
    -No, non voglio nessun maschio rincretinito. Oggi voglio un po' di...- I piedi si piantarono a terra, mentre le mani torreggiarono sui fianchi. Il petto si gonfiò in cerca di fiato -FIGA.-

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    Rebecca Wagner jonathan baker
     
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    Rebecca Wagner
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    Il fuoco scoppiettava allegro nel camino, atto a riscaldare l'ambiente di quel venerdì di fine febbraio per rendere l'atmosfera più accogliente; strano ma vero. Rebecca era dietro al bancone con uno straccio tra le mani a lucidarlo. Lo stava facendo più per inerzia che per altro, essendo una serata abbastanza tranquilla senza risse, clienti fastidiosi o eccessivamente rumorosi, almeno fino a quel momento. Si stava facendo una certa, quindi non mancava molto alla fine del suo turno e lei sinceramente non vedeva l'ora di andare a casa, gli ultimi mesi si stavano rivelando a dir poco spossanti, pieni di imprevisti che lei non teneva a ricordare, primo fra tutti la sua quasi morte dentro quella tomba di ghiaccio, per poi arrivare a quel sacrificio fatto a Freya poco meno di un mese prima che ancora non sapeva come prendere: avrebbe risparmiato su assorbenti e preservativi e questo non poteva definirsi proprio un male, però non era certa che sul lungo termine, le sarebbero piaciute quelle condizioni. Ma ormai era così e lo doveva accettare. Un lungo sospiro le abbandonò le labbra mentre lucidava sempre lo stesso punto da almeno mezz'ora. Sperava che, almeno per quella sera, i clienti non pretendessero qualche servizio che non comprendeva la cena. Voleva solo finire di pulire il bancone ed andarsene a casa, stendersi sul proprio letto e guardare Rum alle prese con gli ultimi giochini che gli aveva comprato.
    Beh, le cose non andarono esattamente come le aveva programmate, poiché un rumore forte attirò la sua attenzione, spingendola ad alzare gli occhi color mare pregando che non si trattasse di qualche principio di rissa, ma invece le sue iridi si scontrarono con... una chioma rosso fuoco ed un viso che aveva ben imparato a conoscere durante la penultima missione, insieme al quale era quasi morta ed insieme al quale aveva tentato di aizzare una sirena contro il proprio capo. Che per fortuna non era venuto a saperlo!
    Si palesò con la sua solita eleganza, sfondando quasi la porta con un calcio ed annunciando come non fosse lì per bere.
    Nara. Pronunciò il nome della ex compagna con un sorriso sulle labbra -dopo ciò che avevano passato, anche se era stanca, glielo concesse comunque- e fece il giro del bancone per lasciarselo alle spalle fino a trovarsi faccia a faccia con la ragazza. Spero che la porta non si sia scheggiata o quell'avaro di Jonny è capace di tenerti qui tutta la notte -e non per scopare- finché non la ripaghi... o addirittura di abbassare ulteriormente il nostro misero stipendio per sistemarla. Non era un rimprovero, non le interessava davvero. A quanto ho capito, vuoi usufruire dei nostri servizi. Mi raccomando, non chiedere mai uno sconto o qui ti alza pure il prezzo. Prese un po' d'aria nei polmoni e girò lievemente il capo verso la direzione dalla quale si era avvicinata. JONNY vieni qua chiamò a voce piuttosto alta per farsi sentire e fare in modo che arrivasse da loro.
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    Jonathan Baker | Predone
    Nonostante fosse stressante, per quanto faticoso si rivelasse essere, lavorare al Canto della Sirena per Jonathan era un piacere. All'interno della locanda, infatti, si respirava sempre un clima di giovialità e di festa, sottolineando ogni qualvolta come quel luogo fosse un porto sicuro per quegli uomini e donne che volevano trovare un rifugio dal mare, una serata all'insegna del divertimento sessuale o dimenticare ogni dispiacere col fortissimo alcol che la locanda rifilava ai suoi clienti.
    Jonathan si trovava al piano superiore per una faccenda poco piacevole. Solitamente lì le puttane facevano qualunque cosa venisse loro chiesta e di fronte ai clienti loro potevano porre un solo e unico limite: ebbene, c'era un cliente che era andato oltre e aveva fatto sanguinare il labbro di una ragazza con un destro con ben poco autocontrollo, quando Lydia avesse come unico vincolo il non coinvolgere pratiche che potessero deturparle il volto. Ebbene Jonathan, una volta giunto in stanza, sguainò la sua ascia, l'uomo per schivare un colpo mortale cadde giù dal letto e Jon lo afferrò per i lunghi capelli corvini e lo trascinò verso la dura pietra antica delle mura e fece per sbattere il viso dello stronzo contro quello. Pezzo. Demmerda. 'Na. Sola. Cosa. Nun. Dovevi. Fa. E. L'hai. Fatta. Ogni parola venne accompagnata dal duro impatto del muso dell'uomo contro la pietra. Un poderoso calcio poi lo spinse verso l'esterno della stanza, un altro calcio lo fece arrivare per il corridoio, un altro lo fece cadere dalle scale. Scese pure Jonathan che intanto indicò a Lola il tizio, cosicché lei potesse condurlo fuori dalla locanda.
    Fu allora che l'attenzione si spostò verso Rebecca. Devo spaccà er muso a qualcun altro? Si avvicinò al bancone, aprì il lavandino e fece per ripulirsi del mani dal sangue dell'uomo, intanto notò Nara. Macciao. Pe'magnà e beve c'er listino. Fece per indicare il tipico menù che veniva affisso qua e là all'interno della locanda. Pe'artro dipende da che voi fà e da chi voi. Lo sguardo si spostò verso Rebecca. Ma voi due avete già quagliato? O lo volete fà en vista de la missione imminente? La stronza de la Caria deve avé quasi terminato er rito suo e a breve partiremo pe' mare. Non era ancora una notizia di dominio pubblico, probabilmente lo stava annunciando ora alle due ragazze.



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    Nara Keratack Gleen
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    Di norma era contraria alla prostituzione.
    -Qualunque stronzo che costringe una donna a vendere il suo corpo è un Murclap che meriterebbe di soffocare nel proprio sangue!-
    Con queste frasi aveva riempito le orecchie di un suo vecchio bersaglio mentre il suo gancio destro era occupato a lasciare, sulla faccia dell'uomo, il proprio timbro, più e più volte. Il compito di Nara era quello di uccidere Eric il pappone, ma prima di farlo aveva voluto togliersi una soddisfazione.
    -Ma allora perché vai a bordelli?- Qualcuno le aveva gridato.
    -Semplice. Perché chiunque è libero di fare ciò che vuole col proprio corpo. Se ti piace vendere le tue curve chi sono io per dirti di non farlo e soprattutto... per non approfittarne?- Poi il suo pugno riprese a suonare la faccia di Eric il pappone.

    -Becca!-
    Rebecca Wagner... aveva passato una bel weekend in sua compagnia. Vermi mangia-uomini, cavalli di ghiaccio super dotati, sirene con la pazienza di un grissino e una quasi morte da film drama.
    -Che bello vederti e che... gran paio di tette!- Si avvicinò a lei con grandi falcate -Ah e lascia perdere quello spreco di muscoli di Jonathan Barker e nel caso rompesse le balle avevo giusto voglia di menare un po' le mani oltre che le cosce!- la salutò con un abbraccio e la strapazzò con tanto di qualche risata e altre battutine sul capo della cameriera. Poi si scostò e la schiena fu appoggiata sul bancone -ma Becca, rispondi subito ad una mia domanda importantissima- e fu lì che volò l'occhiolino da cowboy -sei sempre stata così bella?-
    La bionda sarà stata pur stata stanca per tutti i suoi motivi, ma, forse per gli ormoni che stavano per causare, dentro Nara, un attacco terroristico a meno che non fossero stati sfogati, alla predona appariva radiosa come non mai.
    L'ingresso in scena dell'oste più chiacchierato dell'isola fu degno di tutte le nomee a lui attribuite.
    -Jonathan! Stronzone di un maschilista! Vedo che ti tieni in allenamento eh?- Il sorriso beffardo che Nara sciorinò all'uomo era tutto degno del padre.
    -Mangiare? Bere? Magari dopo, non è la mia bocca ad avere fame-
    Jonathan riprese a parlare e la predona non poté che seguire lo sguardo del predone. -Bhè non sarebbe una cattiva idea, non trovi anche tu Becca?- La donna vestita di pelliccie si avvicinò alla cameriera. -Che ne dici di un po' di moto per distendere i nervi e divertersi un pochino?- Il voce di Nara si era fatta sempre più vicino e se l'altra non l'avesse respinta la rossa l'avrebbe baciata sul collo.
    -Tu hai staccato vero?- la prese per la mano e fece per portarla verso le scale, a meno che lei non avesse fatto resistenza. -Vedrai che ti farò scordare in un attimo questo posto di merda-
    Nara si girò di nuovo verso Jonathan. -Tu manda su anche la tua più brava!- Prese al volo una bottiglia di rhum dal bancone, scambiandola con una piccola pioggia di galeoni. Trangugiò un buon sorso d'alcool -Questa sera ci si diverte!-



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    Rebecca Wagner jonathan baker
     
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    Rebecca Wagner
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    Rebecca, per quanto avesse condiviso un'avventura quasi mortale con la rossa, cosa che quindi le aveva in un certo senso legate, non era stata lo stesso pronta a scontrarsi con la strana esuberanza di Nara, anche se non le dispiaceva la sua allegria -o quella che sembrava tale- atta a riportare un po' di vita all'interno del Canto, fin troppo mansueto fino a quel momento. Tolto ciò che stava succedendo al piano di sopra, ma lei ancora non poteva saperlo.
    Lasciò lo straccio abbandonato sul bancone, oltrepassandolo ed avvicinandosi alla donna, ricevendo i suoi complimenti a sfondo sessuale con un ampio sorriso senza scandalizzarsi nemmeno per un secondo; visto il lavoro che faceva, era abituata a quel genere di frasi ed inoltre Nara era certamente diversa degli uomini che pagavano perché nessun altro se li filava e quindi in un modo o nell'altro dovevano fare.
    Quando l'abbracciò, le proprie braccia andarono a serrarsi attorno alla sua schiena per qualche attimo, prima di scuotere la testa alle battute su Jonathan. Anche io sono contenta di rivederti! Erano passati quasi due mesi dall'ultima volta e vuoi per il suo lavoro, vuoi per vari impegni della rossa, non si erano più incrociate. Sta crescendo bene il vermone? Domandò, riferendosi a quelle larve schifose che avevano trovato, di cui una era rimasta alla ragazza perché lo allevasse. Comunque Jon non è così male dai, basta beccarlo nella giornata giusta... tentò, anche se probabilmente tutta l'isola sapeva quanto rare potessero essere quelle giornate o che si palesassero solamente quando c'era l'opportunità di avere qualcosa di gratis o, al contrario, quando trovava qualche tesoro.
    Ruotò su se stessa quando l'altra si avvicinò al bancone, appoggiandovisi. Una domanda import- stava iniziando, prima di sentire -a seguito di un'occhiolino- cosa l'altra avesse da chiedere. Si portò un dito alle labbra, come riflettendo su quella domanda, per poi scuotere la testa. Sarà forse per i prodotti che uso. Me li faccio spedire direttamente da Londra da un tipo. E quel tipo al quale si riferiva, era proprio Aaron, con il quale rimaneva in contatto via gufo finché non metteva piede nella capitale con la possibilità di usare il magifonino. Tu invece sei sempre stata così ruffiana? Domandò, scherzando, con un mezzo sorriso. Che i suoi complimenti fossero autentici o meno, era chiaro che le facesse piacere, visto che non provenivano da un uomo con un'erezione tra le gambe che non vedeva l'ora di salire al piano superiore. Proprio lo stesso piano dal quale vide scendere Jonathan, le mani sporche di sangue. Sospirò, non nuova a quelle scene. Non che fossero esattamente di routine, ma non era nemmeno raro che si presentasse qualche cliente un po' troppo sovreccitato. Che è successo stavolta? Si limitò a chiedere all'uomo, per nulla sorpresa. No comunque è stata una serata piatta, non devi più picchiare nessuno. Per quanto, come aveva enunciato poco prima Nara, fosse uno stronzo maschilista, gesti come quello da lui compiuto, dimostravano che davvero non fosse così male.
    La trovo una splendida idea. Soprattutto dopo una lunga giornata di lavoro. Rivolse uno sguardo prima al suo capo e poi alla rossa. Un'altra missione? Ti prego se anche stavolta quella druida si mette a fare uno dei suoi discorsi, la annego. Sospirò, riflettendo. Non era una ragazza violenta, per nulla, soprattutto con altre ragazze, però non era nemmeno troppo diplomatica, preferendo l'azione al dialogo, anche se quando serviva, era in grado di tirar fuori una buona capacità di comunicazione. Se la notizia che presto sarebbero dovuti ripartire per mare, la sconvolse, di certo non lo diede a vedere.
    Beh allora direi che dobbiamo approfittarne, prima di partire per una missione che forse non ci farà più rivedere la luce del sole. Commentò, accettando quindi la proposta di Nara. La rossa si era così tanto avvicinata, da eliminare qualsiasi distanza tra le sue labbra ed il collo di Becca. La bionda non si scostò ma, anzi, socchiuse gli occhi e lasciò scivolare le mani lungo i fianchi dell'altra, prima che questa si staccasse per prenderle la mano. Rivolse un'altra occhiata a Jonathan. Non esattamente, ma non penso che ci saranno problemi se salgo con te... non è vero? Questa domanda era rivolta al suo capo, lo sguardo azzurro fisso in quello più scuro di lui. La seguì verso le scale, contenta di quello stacco dalla monotonia.
    Fortunatamente quando prese quella bottiglia, lasciò anche dei soldi o chi lo avrebbe sentito Jon. Mise un piede nel primo gradino. Oppure vieni tu, se preferisci. Ammiccò maliziosa al burbero denrisiano, prima di seguire la rossa.
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    Jonathan Baker | Predone
    L'acqua gelata fu un toccasana per le mani e nel veder scivolar via da esse il sangue dell'uomo che aveva colpito più e più volte, Lola si occupò di scortare via quel pirata che aveva commesso il passo più lungo della sua gamba. N'ha rispettato er limite de Lydia. L'ha mollato un cazzotto en faccio e gl'ho fatto capì che ricerne po' no essere eccitante come pensava. Si asciugò le mani con un panno appeso e proseguì. E so' due volte che Lydia se lamenta de 'sto stronzo. Se vole remette piede in 'sta locanda ricordate de faje pagà 300 galeoni pe' il disturbo.
    Accantonata la questione si rivolse verso Nara. Che te devo dì? Co'certa gente me prudono le mani, sai ch'intendo, no? In fin dei conti era una predona anche lei e l'oste più avaro dell'isola era certo che qualunque uomo o donna di mare sapeva che lo stereotipo del pirata ubriacone non era poi così lontano da molte realtà.
    La predona comunque non era lì per conversare. Non disse nulla l'oste nel vederla prendere una bottiglia rhum poiché venne prontamente pagata e non appena Nara sorseggiò la bottiglia dovette rimanerne sorpresa. Non era il classico rhum che si vendeva nelle locande. Era di loro produzione. Le note amare di alcune erbe esaltavano il sapore della melassa della canna da zucchero da cui veniva ricavata la bevanda e qualche cucchiaio di miele di acacia riequilibrava il sapore, conferendo alla bevanda anche un odore particolarmente goloso. Per Jonathan le aggiunte ottimali a un alcolico erano quelle che non intaccavano minimamente la sua gradazione alcolica, sotto quell'aspetto, infatti, non aveva nulla da invidiare a nessun altro prodotto presente sul mercato.
    Rebecca invitò Jonathan con loro, ma il negoziante scosse il capo. Preferisco rimané qua sotto. Sai, nel caso er tizio de prima doverebbe frignà co' qualche amico suo e decidono de venì qua, però ve mando Brusilda. Si trattava di una mora con cui Rebecca aveva lavorato spesso. Forse era un po' rozza nel modo di porsi, ma Jonathan credeva che Nara poco avesse gradito una donna sofisticata come Lola o troppo fragile nel carattere come Lydia. Proprio quella cameriera non appena incrociò lo sguardo di Jonathan si avvicinò. Era una donna giovane e dallo sguardo fiero. Trovandosi di fronte a Nara sorrise, inclinando poi lo sguardo in direzione di Rebecca. Daje, finalmente una sera senza cazzi. Jonathan alzò gli occhi al soffitto e fece per prendere la chiave della stanza che avrebbe loro assegnato. Fece così strada verso il piano superiore. Becca, credo sia la prima volta che qualcuno ce sceglie insieme - alzò entrambe le spalle - penso che ce divertiremo. Spostò poi lo sguardo verso Nara. So' certa che a letto valemo più noi che la metà degli uomini al piano de sotto. Jonathan sospirò sonoramente e aprì la porta della camera prescelta: si trattava di una stanza piuttosto grande dai colori che variavano da quello tipico del legno al bordeaux di diversi e piccoli dettagli: le coperte, le federe dei cuscini, le foglie degli alberi dei quadri e il colore con cui era stata verniciato un tappeto ricavato con la pelle di Yeti posto esattamente di fronte al letto. Prima de lasciarve ve devo chiede i sordi. Pe' 'na stanza fanno 30 Galeoni, del resto se ne occuperanno Rebecca e Brusilda.





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