Dei libri... una rissa?

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    L'analisi è la sua maledizione e salvezza. Gli occhi indagano, il cervello corre.
    Perso per le donne.
    Il gentil sesso è la sua cura. Il naso la fiuta, il cervello balla la samba.
    Vanaglorioso incurabile.
    La gloria è il suo peccato. L'orecchio sente il suo nome, il cervello si gonfia.
    Alcolizzato pasticcione.
    L'alcool è il suo gioco. La lingua ne sente il gusto, il cervello si scatena.
    Goloso coccoloso.
    La crema è la sua infanzia. Il dente vi sprofonda, il cervello torna piccino.


    Samuel Black
    Scheda ⋆ 34 anni ⋆ Animagus ⋆ Prof Alchimia ⋆ Stats

    -Kenna, Kenna, Kenna...- fra una pronuncia e l'altra indice e medio avevano tamburellato sulla scrivania di quercia; quel suono gli distendeva i nervi.
    -Mi sa che dovrò riaprire la nostra parentesi.-
    La bocca era indecisa se sorridere o meno e cercò ispirazione nel bicchiere di brandy che, da qualche minuto, ondeggiava nella mano destra come un filosofo naufragato nei propri pensieri.
    Samuel non aveva approfondito molto il rapporto con l'ex collega di Storia, ma rabbrividì al solo pensiero delle occhiatacce che lei gli rifilava ogni volta che s'incontravano.
    -Sei una donna potente, affascinante ma terribile e io...- con un altro lungo sorso assorbì fino all'ultima goccia di alcolico -non so che ti ho fatto.-
    Un lieve ghigno dimostrò il contrario. -Eva, sei proprio una donna ricercata.-
    Il bicchiere scivolò sul ripiano di legno, mentre l'uomo si alzò dalla scrivania del proprio ufficio e agitò la bacchetta per convocare la giacca.
    Aveva rimandato il più possibile quella visita, ma ora desiderava dei libri specifici.
    La Grande biblioteca dell'accademia gli sarebbe stata utile, ma voleva dei volumi propri, da scarabocchiare, sottolineare e consultare ogni volta che volesse.
    -Chissà se ce l'hai ancora con me, cara libraia di ferro.-
    Scosse la testa.
    -Bhé, lo scopriremo a breve.-

    Il volo da una parte all'altra dell'isola non era stato male.
    L'aria quasi primaverile gli aveva pizzicato un po' le piume e per una parte del viaggio aveva approfittato della barca di Halpfor Gunnar e scroccato un passaggio gratis. Chi mai se la sarebbe presa con una taccola?
    L'enorme traghettatore del lago Vaan, infatti, non aveva fatto caso a lui e aveva continuato a governare l'imbarcazione e a spaventare alcuni Ametrini con le storie delle sue gesta da ex-predone.
    -Staranno approfittando del weekend per fare un po' di bisboccia al villaggio.-
    Il sospiro della taccola si confuse con quello del vento. -Che bella la gioventù. Nessun legame, nessun freno.-
    Quando il villaggio fu visibile in lontananza, Samuel gracchiò i suoi saluti e prese il volo.
    Non ci volle molto a raggiungere la Piazza Nuova e lo splendido portone intagliato di rune.
    -Ti sei trattata bene eh Kennuccia mia?-
    In un turbinio di piume Samuel Black riemerse nella umana. Capello lasciato crescere, orecchini d'argento ai lobi, sorriso beffardo al posto giusto, camicia bianca, maglioncino scuro, pantalone bianco e un lungo cappotto nero a coprire quasi tutto tranne le scarpe luccicanti quanto la notte.
    -Le sei e trenta.. sarà ancora aperto?-
    L'orologio d'argento tornò a nascondersi sotto il cappotto e le nocche rimbombarono sul legno, poi una leggera spinta e il portone cessò il passo all'uomo.
    -E' permesso?-
    Il tono era ironico e sfacciato, come quasi tutte le volte in cui aveva paura.


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    Edited by SamuelBlack - 23/2/2021, 19:57
     
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    Sapeva che prima o poi quel giorno sarebbe giunto, solo che non si aspettava proprio fosse nel tardo pomeriggio di una giornata di fine febbraio un po' monotona, e quindi non era al meglio del suo splendore. Non quanto l'impeccabile Samuel Black che vestito di tutto punto spinse uno dei battenti del negozio che per quel giorno proprio non ne volevano sapere di restare aperti come loro solito. Indossava un semplice vestito di lana dalle tonalità calde della terra appena smossa, ma il profumo che rilasciava era quello del sandalo, mughetto ed un pizzico di iris. Ai piedi alti stivaloni neri che arrivavano fino al ginocchio, quasi a sfiorare l'orlo dell'abito da cui si scostava di appena un paio di dita. I lunghi capelli erano legati in uno chignon elegante, ma semplice, mettendo in mostra i lineamenti duri di un viso un po' stanco. Lo sguardo però si fece intenso quando, al di là del bancone, li sollevò sull'uomo e con esso l'intero busto. Le mani si divisero i compiti: una, la sinistra, venne posata sul bancone, con le dita aperte a raggiera; l'altra, la destra, volò sull'impugnatura della bacchetta che aveva in uno dei ripiani che componevano la parte interna di quel divisore protettivo.
    «Samuel Black fuori da Hiddenstone, che rarità. Per un momento ho pensato che il tuo regale sedere fosse incollato con della magic-colla al tuo scranno e non volessi più lasciarlo per paura che ti venisse sottratto». Se con Morrigan Maverick il loro scontro aveva radici profonde e sedimentate nel corso degli anni condivisi ad Hogwarts, con il docente di Alchimia Trasfigurativa -«O era Alchimia-Trasfigurazione? Vabbè, poco importa»- l'astio era accresciuto da quando i suoi occhi si erano posati sul corpo di Eva Ivanova, la professoressa di Incantesimi che aveva in qualche modo solleticato i suoi ormoni, che poi sarebbero stati attivati definitivamente da Morrigan e Philipp.
    Poteva perfettamente comprendere cosa avesse attratto l'uomo della rumena -anche lei ne era caduta vittima- ma non riusciva neanche ad immaginare cosa l'altra aveva trovato in lui, che non aveva visto in lei, tolta l'appendice genitale. Eppure c'era qualcuno che aveva messo in giro la voce che lì sotto o c'era una vagina mordente o un bel piffero magico che non attendeva altro che essere suonato.
    «Sarà il fascino del bello e dannato», perché se c'era una cosa su cui si poteva fare affidamento della scozzese era il suo giudizio imparziale, anche quando poteva finire con il risultarle avverso. Giudice l'aveva appellata più volte l'ex Grifondoro e, per quante volte aveva cercato di sbugiardarlo, doveva ammettere che buona parte di lei fosse effettivamente rappresentata da quella parola.
    Il bello e maledetto però sarebbe pure rientrato nei suoi di gusti se solo non avesse toccato qualcosa che, inconsciamente -e neanche tanto-, aveva definito come suo. Appassionato della storia, della conoscenza più pura, un animo arguto ed intelligente, erano tutte qualità che lo descrivevano alla perfezione ma che tracciavano anche le personalità di chi finiva con l'essere miseramente attratta. E con uno, che all'apparenza poteva essere anche peggio rispetto al corvino lì davanti -oltre che più giovani di lei di svariati anni-, stava portando avanti una relazione seria. «In cosa posso esserti utile?»
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    Samuel Black
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    Kenna lo intimidiva. Lo aveva sempre fatto.
    Nel tempo di qualche passo il cervello sfiorò il viale dei ricordi e cadde, di nuovo, fra le mura di Hogwarts. Ai tempi in cui il vicepreside Samuel Black era molto più disinibito.
    Lo chiamavano "Don Giovanni Piume Nere".
    Il corvo non aveva paura di nulla, né delle regole e nemmeno di qualche serpe emancipata, ma con la MacEwen era diverso.
    Irradiava un aura carica sia di feromoni, che di fredda santità legiferante e ciò la rendeva per lui, libertino senza speranze e allergico alle regole, inavvicinabile.
    Qualche Grifondoro le appiccicò addosso anche un soprannome molto azzeccato: "Giudice".
    Matura, forse fino al limite, almeno all'apparenza, era stata una delle poche con cui Don Giovanni Piume Nere non aveva condiviso nulla, se non molte frecciatine e parecchi sguardi assassini.
    Tuttavia, in segreto, era anche quella che lo aveva spinto a studiare di più. Doveva essere migliore di lei.
    -E bhé mi sembra proprio di esserci riuscito-
    Questo pensiero, condito da un ghigno da volpe, lo aiuto a resistere all'assalto di Kenna e alla tentazione di girare i tacchi e correre nel buco più buio e segreto di tutta Hidenstone.
    Lì, davanti al banco e a quella donna di poco scarmigliata e provata da una giornata di lavoro, Samuel Black cercò di esplodere in tutto il suo fascino: piedi ben puntati a terra, mani appoggiati ai bordi di una giacca aperta e il busto che si inclinò un poco verso di lei.
    -Bhè sai com'è. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, cara la mia libraia di un isola dimenticata dalla carta e dall'inchiostro-
    Deglutì. -Ok, forse ho esagerato. No stai andando alla grande! Va bene, va bene. Posso farcela. Continua così! Scappa finché sei in tempo. No! Posso farcela!-
    La schiena tornò in asse, sul volto emerse una maschera di stanchezza e il dorso della mano volò teatralmente sulla fronte.
    -Ma non ti posso certo annoiare raccontandoti delle fatiche e dei doveri del vicepreside di Hidenstone, o non finirei più di parlare-
    Un sorriso da conquistatore si dipinse quasi senza limiti. -Non trovi anche tu, Kenna?- Il nome della donna si era colorito di una sottolineatura divertita.
    -Per le biglie di Flamel quanto sono figo!-
    Conosceva Kenna quel tanto per immaginare che non l'avrebbe presa affatto bene, ma era stanco di fuggire da una donna, soprattutto da una così affascinante. -Ricordati di Eva, Sam. Ricordati di Eva.-
    Deglutì ancora una volta.
    -Ok Samuel, ora più tranquillo- iniziò a tornare più in sé stesso facendo quello che gli veniva meglio, guardarsi attorno. Lo sguardo, come suo solito, non lasciò nulla a caso.
    -Cancelleria ben fornita, tanti libri, tutti in ottimo stato e ben catalogati, nemmeno un granello di polvere e poi apprezzo molto il gioco di luci che hai tirato su- la mano si allungò verso una delle scaffalature -E quello è per caso "Ad ogni lingua lo stesso incantesimo di Ferguson? Io l'ho trovato illuminante!-
    Il corpo dell'uomo fu colpito da una lievissima scossa di terremoto.
    -ok, mi sono lasciato andare un po' troppo.-
    Tossì e poi riemerse la maschera dell' uomo perfetto. -Per quanto possa valere, complimenti per il negozio e si... vorrei sapere cos'hai riguardo all'alchimia e alle rune, antiche e nuove.- ovviamente si riferiva ai due tipi di futhark conosciuti, ma quello che si chiedeva in quel momento era altro.
    -Come prenderà questa improvvisa gentilezza?-
    Vero anche che, in cuor suo, reputava il leabharlann, veramente un ottimo pozzo di conoscenza. Del proprio occhio si fidava cecamente.


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    Per quanto uno cercasse di mettere quanta più distanza tra sé e il proprio passato alla fine la comunità magica ti ricordava di essere grande quanto un buco di culo. Se dal cilindro chiamato Hogwarts vent'anni prima era uscito un ex Grifo con l'animo di Serpe, un lavoro ingombrante quasi quanto il suo passato, il "dono" Black era uscito almeno un paio d'anni prima con un rumore decisamente diverso. La Taccola spiccava per acume e brillantezza, con un tocco di creatività che aveva completamente devoluto alla Trasfigurazione e all'Alchimia. Bisognava dargliene atto ma sulle frecciatine, beh, su quelle aveva ancora tanto da imparare. «Dai, che persino quell'idiota di Maverick è stato meglio di te nelle battute», pensò continuando a stringere le dita attorno al catalizzatore, indossando uno dei suoi migliori e sfavillanti sorrisi. «Se solo sapesse che non sono solo una povera libraia su un'isola di analfabeti», avrebbe potuto elencare le collaborazioni maturate nel corso degli anni con governi di tutte le nazioni e, non da ultimo, aveva avuto anche una sorta di approvazione dal capo del villaggio dopo un battesimo del fuoco all'interno di un iceberg pregno di magia pura e antichissima. «Continua a sottovalutarmi», la mano che invece sostava ancora sul bancone venne sollevata fino a sotto il suo mento, chiudendo le dita sul palmo per rimirare le unghie limate alla perfezione e prive di smalto o cuticole, a sottolineare quanto della carriera rosea dell'ex collega poco ne fregava. «Oh, ma io ti auguro di arrivare a scalare ancor di più la gerarchia e riuscire a divenire Preside» tono neutro, che non lascia intendere se la sua fosse sincerità, ironia o una maledizione, sarebbe stato nel Corvo decidere quale delle tre fosse. Lei non si sarebbe spesa oltre.
    «Ti sorprenderò, Black, la scelta di non rinnovarmi il contratto è stato decisamente utile e liberatorio. Ma dubito potresti comprenderlo appieno» e lei, per una volta, non sarebbe neanche poi stata in grado di rivelare quanto quella decisione tanto indigesta qualche mese prima avesse portato ad una scommessa con se stessa, con l'isola e con una nuova vita di zecca. Non aveva più il prestigio di fregiarsi come docente di una delle scuole magiche più prestigiose ma ne aveva guadagnato in salute e felicità. E lui avrebbe potuto dire lo stesso?
    «Non so se ritenermi o meno offesa dalle tue osservazioni. Dovresti conoscermi, dopo tutti questi anni, Black» osservò quando lui elencò i punti di forza del suo negozio che aveva visto solo per una piccola parte, lasciando sì il bancone ma portandosi dietro la sua bacchetta. «Avrei qualcosa che forse può fare al caso tuo, anche se penso che qualche testo di Alchimia sia già in tuo possesso, altrimenti non saresti un eccellente cultore della materia, no?» Lo stuzzicò, ormai di fronte a lui, scrutandolo con i suoi occhi da gatta, muovendo poi il catalizzatore con rotazioni di polso eleganti appellando di fatto diversi tomi che finirono con il superarli per adagiarsi, uno accanto all'altro, sul bancone. «Ecco a te%raquo;. Tra i diversi titoli avrebbe potuto leggere il comunissimo libro di Fraser sui geroglifici e logogrammi, il classico libro di Laurenzoo, Traduzione Runica Avanzata di Blishen, l'oscuro testo di Vygonziak sull'alchimia e le arti oscure e persino il circolo degli alchimisti di Librandys. Per ultimo proprio il testo che lo stesso uomo aveva scorto. Di certo, il vero tesoro per uno come lui, si trovava al di là della piccola porta tonda che nascondeva i libri più rari ed importanti che aveva a disposizione. Lui forse ne sarebbe pure stato degno di possedere qualcosa sulle rune ancora non tradotte ma qui giocava il fatto che lei non volesse affatto concedergli quella conoscenza. Almeno per ora.
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    Ad ogni parola che si scambiavano Samuel tornava indietro nel tempo un passo di più.
    La tensione lo costrinse a fuggire in una risata.
    -Sai Kenna, devo ammettere di essere in difficoltà.-
    Gli occhi sibilarono in quelli della donna. -Non so proprio dire se amare questo ritorno ai nostri duelli da ragazzini, oppure detestarlo.-
    Strano ma vero, ma per affrontare le proprie paure aveva scelto la via della sincerità.
    -Non la voglio più evitare. Direi che ormai ho imparato anche ad affrontare di petto esseri terrificanti quasi quanto a lei-
    Con un sorriso l'immaginazione volò al molliccio di tenebra e sangue che era apparso l'anno prima nel labirinto e che l'aveva quasi ucciso, ma poi una folata di mano scacciò via quella divagazione.
    -Samuel!-
    Un colpo di tosse riempì per un attimo il Leabharlann.
    -Non posso abbassare la guardia con lei. Devo concentrarmi.-
    L'indice scivolò sul bancone.
    Ogni cinque secondi due centimetri in laterale; quel pezzo di mano sembrava un ghepardo acquattato nell'erba alta e pronto a colpire.
    -Dici che non posso capirti? Allora illuminami, cara-
    Quell'ultimo aggettivo gli aveva incastrato una pietra nello stomaco.
    -Voglio urlare-
    Quel dito, la sensazione del legno sulla pelle; un piccolo escamotages in un cui riversare la voglia di fuggire via insieme a un altro desiderio. Era nato pochi istanti prima e stava crescendo sempre di più. Il sogno di prendere la testa della libraia e sbatterla proprio lì, su quel bancone così liscio.
    -Sei una donna libera e indipendente. Saprai scegliere da sola se ritenerti offesa. Oppure stai chiedendo suggerimenti al pubblico?-
    Alzò le mani come per infervorare un audience inesistente.
    -Cosa mi stai facendo Kenna?-
    Tutta la compostezza che Samuel Black si era inventato in quei due ultimi due anni stava venendo polverizzata, raccolta con la paletta e poi buttata nel cesso della sua anima; e tutto ciò stava andando a favore di quel ragazzino disinibito e arrogante che non poteva più permettersi di essere e che credeva fosse ormai storia chiusa.
    -Conoscenza... pilastro mio. Hai deciso di rendere la mia strada un circo senza controllo?-
    Kenna aveva oltrepassato il bancone e scherzato sulle sue abilità.
    -Certo che non sei cambiata di una virgola... Giudice. A parte forse su una cosa-
    I suoi occhi la studiarono da capo a piedi. Ormai era vicina, ma la bocca dell'uomo aveva omesso il soggetto della proposizione appena espressa.
    -Vediamo se indovina a cosa mi riferisco.-
    Le sopracciglia si alzarono quando si rese conto che il suo sorriso da furbetto fiero e consapevole non era più una finzione.
    -Bene, diamo un po' un occhiata-
    Quel sorrisino non se ne era andata nemmeno quando l'indice iniziò a scivolare sui vari volumi.
    -Ce l'ho, ce l'ho, ce l'ho, ce...-
    La lingua vagò per il palato in cerca di saliva.
    -Dove cazzo lo ha trovato?!-
    Il dito si era fermato al centro del Circolo degli alchimisti di Lybrandis, ignorando totalmente il libro di Ferguson.
    -Prendo questo.-
    lo sguardo si alzò con l'espressione delusa fino a raggiungere quello della ex collega. -Però mi aspettavo qualcosina di più dalla grande Kenna McEwen-
    Nella realtà il suo battito aveva preso il galoppo da quando si era trovato davanti il libro di Lybrandis.
    -Per le biglie di Flamel! Che culo cubico. Lo stavo cercando da una vita-


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    Per quanto uno desideri cancellare il proprio passato con un colpo di spugna, questo trova sempre un modo per tornare, anche in forme e manifestazioni impensabili. Ultimamente il suo sembrava legato ad una precisa fascia temporale della sua vita, precisamente i suoi anni ad Hogwarts. «Sono io o sono i vecchi compagni di scuola che appena entrano qui dentro sembrano tornare a vent'anni fa?» Le era successo prima con Maverick, ora ci si metteva Black col carico da novanta, visto che la loro antipatia era riaffiorata quando entrambi avevano messo gli occhi sulle tette sulla Ivanova, con il penedotato uscito come vincitore. Per spezzare una lancia a suo favore bisognava dire che lei in campo non c'era proprio scesa. «Perché scegliere quando possono essere entrambe le cose?» Stava iniziando ad apprezzare i chiaroscuri, non solo negli altri ma soprattutto su se stessa, quindi perché non applicarlo anche ai sentimenti e ai corsi e ricorsi storici? Eppure l'Alchimista, per quanto cercasse di mantenere su la maschera dell'impeccabile vicepreside, sembrava essere molto meno solido, tanto che persino il colpo di tosse per dissimulare non riuscì ad occultare quanto poi detto. «Abbassare la guardia? Hai così tanta paura di me, Black?» Una risata spontanea la sua che risuonò nel locale, riempiendolo oltre i loro respiri e pensieri rumorosi, un po' come quelli che avevano dato man forte all'ex docente di storia nel pronunciare un'affermazione che solo un paio di mesi prima avrebbe ritenuto impensabile. Ovviamente non li avrebbe condivisi con l'uomo.
    «E poi magari ritrovarti ad un centinaio di metri da qui con una libreria? No, Samuel, rimani pure su al castello dorato». In fondo gli aveva augurato ogni bene per il suo ruolo, no? Cos'altro voleva da lei? Ah sì, pronunciare complimenti che sembrarono leggermente insulti sul suo lavoro e su come manteneva la sua attività. «Volevo solo sentire ulteriori complimenti, che domande. Che ti succede? Sei forse stressato? In effetti vedo un po' di capelli bianchi». Aleggiò con l'indice minacciosa verso una delle sue tempie dove, a dirla tutta, non è che vedesse granché, anche perché si premurò di mostrare quanto nel suo lavoro fosse brava. Man mano che i tomi giungevano sul bancone la MacEwen si gustò, neanche fosse davanti al suo film preferito, le reazioni dell'animagus alla sfilata di cultura. «Vorrei dirmi sorpresa...» osservò, quando lo vide prendere il libro di Librandiys, uno tra i più costosi per giunta. Ovviamente Black poteva mai attenersi a quello? No. Ebbe da ridire ancora una volta, aumentando -nuovamente- il nervosismo nell'ex Serpeverde. «Mi dovrai perdonare. La prossima volta che tornerai -perché so che lo farai- ti farò trovare diverse chicche. Tanto non hai problemi con araldium, no?» Solo testi in aramaico antico e altre lingue dimenticate sarebbero stati scelti appositamente, ovviamente triplicandone il prezzo di listino, perché sì. «Piuttosto qualcos altro? Magari qualche articolo di cancelleria, un block notes o un taccuino? Anzi, fammi vedere se ce l'ho ancora». Tornò dietro al bancone, dando le spalle all'uomo, scrutando tra i vari ripiani fino a trovare un'agenda, formato a5, in cuoio blu notte con impunture in bronzo. Quanto di più vicino ci fosse lì dentro ai colori della sua vecchia divisa. La prese e la porse. «Questo è il formato più comodo e tranquillo, è un regalo. Non vado in bancarotta per sette Galeoni». Perché com'era pesante lei nessuna mai, anche quando si trattava di fare beneficenza.
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    «Abbassare la guardia? Hai così tanta paura di me, Black?»
    Quel sapore inconfondibile di ferro e vergogna gli inondò il cervello. La rabbia aveva spinto i denti ad affondare nel soffice labbro interno e il fiore rosso di una goccia di sangue a fiorire.
    Lo lasciava così allibito l'errore di aver confuso i pensieri con le parole che la pelle divenne pallida come un giglio. -Non ci posso credere di averlo detto ad alta voce- ma ormai era troppo tardi.
    Sorvolo' sull'argomento e continuò a discutere e ad ascoltare la donna, a cercare di fare il duro, ma dal sapore di quel fiore di sangue era nato un gigante deforme che si era aggrappato alla lingua e ad ogni parola sentita o detta sembrava crescere sempre di più. Quel mostro voleva uscire e vomitare addosso a quella serpe tutta la vergogna e la rabbia che lo avevano generato.
    Strinse i denti.
    -Una libreria... non sarebbe male, ma preferisco dedicare il mio tempo al mio laboratorio, ai miei ragazzi e... ad Eva.-
    La mano scivolò sul mento glabro.
    -Inizio a non poterne più-
    Il gigante che aveva nella bocca iniziava ad avere la meglio e così scappò quella frase sulla libertà ed indipendenza della donna che in tutta risposta fece una battuta.
    -Forse sto veramente perdendo colpi-
    Fortunatamente si passò a parlare di libri e l'entusiasmo per il libro di Lybrandys spruzzò un po' di disinfestante in quella bocca alchemica particolarmente confusa. Il mostro si rannicchiò in un angolo e un po' di baldanza tornò a galoppare nelle praterie di un palato più leggero.
    -Però mi aspettavo qualcosina di più dalla grande Kenna McEwen-
    Non lo avesse mai fatto.
    -Oddio ora finirà per affibbiarmi libri scritti in marziano e se ne starà lì a godere mentre io sputerò sangue-
    Le mani si contrassero e le nocche virarono verso un bianco latte.
    Rispose solo con un cenno della testa, ma poi lei fece la splendida con quel agenda e la cosa più terribile era che quel pezzo di cuoio e carta era perfetto per lui.
    -Basta!-
    Il gigante ruggì e Samuel sbatté una mano sul bancone.
    -Non ne posso più di lottare con te per nulla. Non abbiamo più sedici anni e io sono stufo da essere sminuzzato dal tuo sguardo. Che ti ho fatto per meritare tanta stizza? Non fai altro che innervosirmi e ti giuro non capisco nemmeno perché io stia al tuo gioco.-
    Scosse la testa.
    -Non sono più quel coglione che hai conosciuto anni fa e mi fa imbestialire ritornare un cazzone solo quando vedo te.-
    Le puntò l'indice in faccia.
    -Risolviamo questa cosa una volta per tutte.-
    Gli occhi bruni erano puntati in quelli di lei.
    -Io, Samuel Black Junior ti sfido a duello, Kenna Ivonne McEwen. Non voglio mettere in chiaro chi sia il migliore. Voglio solo che ci confrontiamo al meglio delle nostre forze. Così forse non lo faremo ogni santa volta che ci incontriamo. Sono stufo.-
    Poi indicò l'agenda.
    -Se vinco io, mi darai quell'agenda, ora non la merito.-
    Detto così pagò quanto dovuto, prese il libro e se ne tornò nella suo castello dorato.

    « L'asse del mondo è la conoscenza collettiva »

    © psìche



    Edited by SamuelBlack - 12/3/2021, 11:33
     
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    L'arte della scherma si era andata perdendosi nel corso dei secoli, finendo con il divenire uno sport di nicchia nel mondo Babbano ed in quello magico solo quando si sfidava ad un duello di bacchette un altro mago. Era un grande peccato perché quella danza di stasi e movimenti veloci atti a cogliere al balzo il momento opportuno per infiggere una stoccata all'avversario erano oro puro rapportato alla vita di tutti i giorni. Schermaglie amorose, relazionali ma soprattutto verbali sembravano iniziare a perdere quel saltellare continuo, lo studio critico di quello che era di fronte a noi, la ricerca di un punto debole da usare per ferire o uccidere. Samuel Black Junior e Kenna Ivonne MacEwen erano forse gli ultimi baluardi di quella vecchia scuola, fatta di schermaglie linguistiche logoranti e a cui difficilmente si riusciva a mettere un punto. L'aggiunta che la scozzese, ormai libera dalle catene dorate di Hiddenstone, fosse ormai priva di freni e di buon senso non sembrò giovare all'atteggiamento strafottente che il vicepreside rispolverava in sua presenza. Non si meravigliò, ancora una volta, come l'uomo cercasse di pungolarla lì dove vi erano ferite appena cicatrizzate e che se ben stuzzicate pronte a riaprirsi per sanguinare copiosamente, ma lei tenne duro, ingoiando un groppone amaro forte di tanti momenti di resilienza che avevano contraddistinto le donne in lunghi periodi di silenzi. Il riferimento ad Eva, che forse per l'alchimista era un nervo scoperto per la magistorica, non andò a segno e ciò era dovuto alla presenza di una imponente verga in quel momento della sua esistenza. Forte di quello la strega si lasciò andare ad un sibilo divertito, sicuramente inquietante, ma tutt'altro che minaccioso per la virtù del bruno. Piuttosto quello fu in grado di darle l'idea di come lei tenesse al momento il coltello dalla parte del manico e che Black si stava spianando la strada per la rovina.
    La goccia che fece traboccare il vaso fu un atto di carità da parte di Ivonne, con la presenza di un'agenda che avrebbe fatto impazzire qualsiasi Corvonero fin dentro al midollo, ma che invece venne recepito come un'oltraggio -alla corte?- da parte dell'animagus. Al suo potente ruggito non si scompose, anzi se solo avesse avuto un secchiello di popcorn li avrebbe sgranocchiati con gusto davanti alla sua furia, con una calma ed una compostezza davvero invidiabili. «Respirare la mia stessa aria?» buttò lì la prima scusa che le venne in mente, anche perché sebbene storica non sapeva rintracciare precisamente il momento che aveva dato inizio a tanta acredine tra i due. Probabile un voto di troppo o forse qualcosa su cui avevano cercato di apporre il cappello, poco importava. Esisteva e quella che sembrava essere cenere in realtà era una brace perennemente accesa, nascosta, ma capace di divampare al minimo soffio di vento. «Se non ti conoscessi potrei quasi dire che tu sia ossessionato da me o peggio... innamorato». Osservò atona, passando lo sguardo sull'intera figura prima di ripiantarsi nei suoi occhi e poi su quell'indice che volgeva in direzione del suo viso. Al suo guanto di sfida la strega rispose con un sonoro sbadiglio mimato, un'incrocio di braccia ed un inclinazione del capo per studiarlo meglio. «Potrei anche accettare la sfida, Samuel Black Junior», una leggera inflessione divertita caratterizzò quella nota che simboleggiava una mancanza di fantasia di nomi nella famiglia del Corvonero. «Ma sappiamo entrambi che neanche questo riuscirà mai a mettere un punto, perché chi vincerà vorrà avere la rivincita e poi la bella e così fino alla fine dei nostri giorni». Le braccia si aprirono, i palmi delle mani andarono a posarsi sul bancone mentre il busto si inclinò verso il mago con il volto teso in alto per essere alla stessa altezza. «Lo sai tu, lo so io... ma se credi che questo possa aiutarti, organizza pure l'incontro. Aspetterò ora e luogo». Si tirò su, umettandosi le labbra più per un tic che per una improvvisa secchezza orale. «al momento sono sessantatré Galeoni». Quanto all'agenda finì esattamente lì dove sarebbe dovuta essere: tra le cose di Black. Nel caso gliel'avrebbe resa e in ogni modo lei non la voleva più nel suo negozio. Che la bruciasse pure, non le importava.
    Kenna Ivonne
    MacEwen

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    Un pp in Intelligenza per Samuel Black, -63 Galeoni dalla sua camera blindata.
     
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