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Cameron&Jesse

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    Cameron Cohen
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    I passi di Cameron risuonavano lungo il corridoio, diretto verso la sala comune dei Dioptase. Aveva appena lasciato Mia, dopo aver passato del tempo a passeggiare nei giardini, quindi stava ritornando verso le camere, solo che non si era proprio reso conto dell'ora, quindi il coprifuoco era già scattato e probabilmente stava rischiando di trovar qualche docente o qualche prefetto a fare la ronda e, in cuor suo, il castano sperava di trovare la Clarke che sicuramente non lo avrebbe rimproverato né tolto punti, oppure qualcuno come Lancelot Olwen, al quale bastava fare un paio di occhi dolci e piagnucolare un po' per farsi lasciare in pace con la sola raccomandazione di tornare subito nella propria sala comune, o almeno di questo era convinto il giovane. In quel momento sembrava che non ci fossero i muri, dal momento che l'incantesimo trasfigurativo che gli era stato applicato, quella sera aveva deciso di trasformarli in un cielo stellato e con una grande luna, proprio come quella sera, mentre alcune nuvole invernali ma innocue, si muovevano impercettibili nel cielo. Era davvero una notte limpida, anche se il freddo era pungente e penetrava la pelle come tante piccole ed affilate lame. Aveva passato una serata piacevole, ma adesso non vedeva l'ora di buttarsi sotto la doccia per poi infilarsi sotto le coperte e dormire fino al mattino seguente, anche se questa era abbastanza un'utopia, visti gli incubi che lo tormentavano notte dopo notte, senza lasciarlo in pace nemmeno un secondo, quindi probabilmente si sarebbe fatto la doccia, si sarebbe messo a letto ed avrebbe chiuso gli occhi ma... non avrebbe dormito affatto e di questo lui ne era certo. Gli sfuggì un pesante sospiro mentre si stringeva nelle spalle, abituato a tutto ciò. Dolorosamente abituato. Anche se da quando Mia gravitava nella sua orbita, tutto ciò sembrava essersi leggermente attenuato.
    Le torce si erano spente come ogni notte allo scattare del coprifuoco, sicché l'unica luce disponibile era quella esterna che entrava dalle finestre reali, oltre che il riflesso prodotto da quelle fasulle. Quella scuola era un enorme mistero tutto da scoprire, ma lo affascinava davvero molto, anche se mai lo avrebbe ammesso con nessuno, forse nemmeno con la sua bella. A proposito... estrasse il magifonino e lo accese, venendo quasi accecato dall'alta luminosità che, però, provvide subito a diminuire. Entrò su whatsapp ed aprì la chat della biondina, premendo sul piccolo microfono verde. Freeman, domani andiamo insieme a lezione? Abbiamo Difesa alla prima ora e so quanto ti intimorisca Ensor. Ridacchiò e lasciò andare il tasto, inviando quindi il vocale. Sorrise. Non pensavo che questa scuola schifosa tra stupidi ragazzini, prof incompetenti e pazzi mentecatti, riuscisse a riservare anche qualche bella sorpresa. Si lasciò sfuggire a voce alta, iniziando a lanciare in aria e riprendere al volo il proprio magifonino, annoiato, mentre continuava a percorrere la strada che lo divideva dal suo letto.
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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    'Yawn'
    Jesse pensò solo a sbadigliare, non lo fece davvero, in parte perché era un idiota auto-suggestionabile, in parte per la sua stessa natura di prefetto-soldato: non poteva mostrare durante la sua ronda segni di debolezza, fosse stato anche solo uno sbadiglio 'Devo resistere...' si disse lui stropicciandosi gli occhi, desiderando non poco andare a dormire, del resto lui era solito alzarsi presto, ragion per cui si era offerto coi colleghi spesso di coprire le prime parti della sera e poi il mattino per non stravolgere completamente la sua vita 'Fortuna che i prefetti sono per lo più gente adorabile... e che comunque il coprifuoco c'è per andare a dormire e essere lucidi al mattino' rifletté lui, inclinando poi il capo 'Sì, insomma... lo hanno messo perché dobbiamo dormire quelle tot ore... se poi i prefetti sono in giro a fare baubau e al mattino non dormono è tipo un casino no? Nel senso... poi prendiamo voti bassi e dormiamo sui banchi e perdiamo punti casata e poi credibilità coem persone e come istituzione e poi siamo fottuti'
    Come si era finiti a parlare dei massimi sistemi? Nessuno, in vero, lo sapeva, e certamente né Jesse né questo povero umile narratore. Il prefetto opalino, comunque stava crescendo e ciò lo rendeva in parte più auto-cosciente 'Stai vaneggiando Jesse' si disse lui, non perdendo il vizio di auto-insultarsi, comunque, ad ogni minima occasione, per quanto in quel contesto fosse certamente meglio un'autocommiserazione all'insistere sulla via che certamente lo avrebbe spinto al panico 'Continua ad aggirarti e poi vai a dormire, che se Blake non ti trova in stanza poi si dà fuoco!'
    E con quella bella immagine in mente si rimise in moto, aggirandosi silenziosamente, aiutandosi col Visibula Noctambulis per non centrare quadri, muri e armature e, al contempo, poter tendere agguati togli-punti a chiunque si fosse azzardato a vagare oltre il coprifuoco.
    'Uh!' una voce risuonò nei corridoi, drizzando la schiena di Jesse, il quale poi non poté che avanzare quasi rasente i muri, origliando la conversazione probabilmente con uno smartphone e, soprattutto, capirne l'esatta provenienza.
    Silenzioso, si mosse fino a distinguere la voce, cosa che gli fece per il fastidio chiudere gli occhi, anche se non quanto le sue successive parole "La scuola riserva un sacco di sorprese" il ragazzo si trovava ancora oltre l'ultimo angolo del corridoio e solo a seguito delle sue parole si palesò con tanto di divisa e spilla, incrociando le braccia "Tu invece sei sempre il solito, Cameron" disse lui, ringhiando quasi l'ultimo nome, segno che no, non stavano partendo col piede giusto - tanto per cambiare - e no, le sue abilità da giocoliere col magifonino non lo interessavano.
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    Cameron Cohen
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    Cameron non si aspettava sorprese quella sera. Aveva passato del tempo con la sua ragazza ed era stato stranamente sereno; ora non gli restava che strisciare silenziosamente nel suo dormitorio e mettersi a letto, attendendo che gli incubi tornassero a minacciare il suo sonno e che, quindi, glielo impedissero, facendogli passare un'altra nottata sveglio a guardare qualche film su netflix, ascoltare musica o semplicemente rivivendo le immagini, ancora vivide, di quella notte da incubo. Ogni volta che chiudeva gli occhi, gli appariva davanti il volto esangue della sorella, gli occhi spalancati a fissare il cielo senza poterlo vedere. No, non lo avrebbe rivisto mai più, la bocca aperta in un urlo muto, un ghigno deforme che gli faceva accapponare la pelle. Cercò ancora una volta di non pensarci, di figurarsi tutti i momenti felici con la tanto allegra ragazzina.
    Il suo intento di essere silenzioso come un'ombra, comunque, non riuscì molto bene, visto che mandò un messaggio vocale a Mia senza troppo preoccuparsi di eventuali prefetti o docenti in agguato, decidendo bene anche di denigrare la scuola ed anche tutta la gerarchia che risiedeva al suo interno, ma una cosa non aveva considerato. Non tutti i prefetti erano permissivi -con lui- come la Clarke o scemi come Foster. No, non aveva valutato la presenza di una vera piaga: Jesse qualcosa Lightqualcosaltro. Lo detestava, era sempre in mezzo a sfoggiare la sua stupida spilla che gli conferiva un potere immeritato, o da solo o con quell'altro amico più idiota di lui, Blake-idiota-Barnes, il suo parabatai Erik-sottoeffettodiacidi-Foster o con il suo ragazzo talmente adorabile che difficilmente la sua testa riusciva a produrre qualche insulto senza sentirsi mortalmente in colpa, sebbene non lo avrebbe mai ammesso a voce alta. Al suo orecchio arrivò prima la voce, chiara e nitida, solo in seguito poté distinguerne la sgradevole figura. Per carità, era bello ed un pensierino ce lo avrebbe pure fatto, ma era talmente fastidioso da cancellare qualsiasi altro intento dalla sua mente. Dimenticavo una menzione speciale per quelli che si credono prefetti solo perché indossano un'insulsa spilla. Scusami, non volevo ti sentissi escluso, Jessy-Jessy! Sbottò roteando gli occhi al cielo, usando un tono palesemente canzonatorio ed infastidito dal fatto di essere stato interrotto mentre tornava in dormitorio. Estrasse dalla tasca un pacchetto di sigarette e ne portò una alle labbra, sebbene non la accese subito. Vuoi? Domandò, allungando il pacchetto in sua direzione, ben conscio che non avrebbe mai accettato, troppo ligio al suo dovere. Sicuramente nemmeno fumava. Felice di constatare che mi ricordi così tanto da sapere come sono realmente. La sua voce era atona, quasi spenta e priva di qualsiasi inclinazione particolare. Stavo tornando nel dormitorio, okay? Tu invece? Torni da una seratina d'amore con... come si chiama... Adidas? No aspetta il nome non era proprio quello... oh, ma che m'importa. Basta che mi lasci in pace. Si strinse nelle spalle, decidendo finalmente di accendere quella stecchetta bianca ed arancione che sicuramente lo avrebbe rilassato in una serata che da buona, stava scendendo rapidamente ad un livello che mai avrebbe voluto riscoprire, non quella sera.
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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Poteva essere la prorompente simpatia di Lilith; poteva essere la sobrietà di Howard; poteva essere la verginità di Jessica.
    E invece gli era toccato Jesse, un Jesse, tra l'altro, manco in formato standard, ma di quel genere che emergeva solo davanti al Cohen, il quale, a ben pensarci, avrebbe avuto ben più di una ragione per sentirsi speciale e, perché no, corteggiato. Non fosse stato per il fatto che il Lighthouse, al momento, al massimo gli avrebbe spaccato i denti, e non per ricevere una fellatio migliore!
    Jesse aggrottò la fronte alle parole del dioptase, avanzando poi, scoprendosi confuso, ma, per una volta, non da sé stesso "Sicuro di stare bene Cameron?" chiese lui, infatti, genuinamente preoccupato "No, perché io sono un prefetto. E siccome sono un prefetto, da quando tu sei ad infestare questa scuola, indosso la spilla"
    Il castano si trovava ormai davanti all'altro, sicché sì impettì, rimanendo sul posto e fissandolo fiero "No, grazie, ma non fumo" affermò lui, sobbalzando poi "ASPETTA, non è che è una canna ed è per questo che non ricordi che sono un prefetto? No, perché mi stavo sentendo in colpa: pensavo che l'ultima volta ti avevo picchiato così forte da causarti qualche lesione permanente!" ingiunse poi, con un sorriso piuttosto malevolo come tradiva che in quel caso, invece, non avesse alcun interesse reale nella salute dell'altro e volesse appunto solo infastidirlo.
    Volse gli occhi al cielo quando l'altro propose che si fosse impegnato per ricordarlo così nel dettaglio, preferendo comunque non rispondere all'altro, certo che gli avrebbe solo, nel caso, dato soddisfazione, anche se poi questi lo stuzzicò nominando Adamas, del quale gli strappò con un sibilo il nome "Adamas" soffiò infatti, tendendo le mascelle e assottigliando lo sguardo, quasi ringhiando "E tranquillo, non ho alcun interesse a perder tempo con uno come te" chiarì, sciogliendo le braccia "4 punti in meno per aver violato il coprifuoco. 1 per aver insultato lo staff scolastico. 1 per aver insultato il prefetto Jesse Lighthouse." affermò lui, fissando l'altro dritto negli occhi l'altro per mostrargli tutto il suo odio, puro e semplice, poi semplicemente lo superò con una spallata.
    "Lo dico io a Lilith tranquillo" affermò lui, che poi si bloccò "Anzi... lo dico ad Howard, così domani in classe ti ricorda come ci si deve comportare in questa scuola!" propose lui, mostrando un sorrisetto furbetto, convinto, forse ingenuamente, che Cameron patisse il fatto che Howard fosse stato fatto prefetto 'Insomma, è sempre lì che insulta la mia spilla e quella degli altri: è la volpe con l'uva, no?' si diceva infatti lui, genuinamente curioso di vedere se e quanto avrebbe fatto arrabbiare l'altro.
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    Cameron Cohen
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    Poche persone ricevevano odio incondizionato da Cameron come succedeva con Jesse. Non capiva nemmeno il motivo di tutto ciò, era quasi una sensazione. A pelle, la prima volta che lo aveva visto sfoggiare il suo inutile distintivo, aveva iniziato a detestarlo. Non che fosse difficile star sul cazzo a qualcuno come Cameron, chiaro, ma mai ai livelli di Lighthouse. Nemmeno Barnes ed i suoi commenti sulla sua situazione economica la sera dell'ultimo dell'anno, lo avevano infastidito tanto quanto la sola presenza di Jesse.
    Lasciò che l'altro avanzasse senza indietreggiare in un millimetro, per nulla preoccupato, sebbene forse la sua prestanza fisica fosse minore -seppur presente- di quella dell'aspirante marine. Sto benissimo iniziò, scrutando l'altro dall'alto in basso, fermando le iridi nocciola sulla spilla per qualche istante, oggetto che falsamente sembrava al centro di quella faida iniziata ben prima che il black opal prendesse il vizio di sventolargliela -metaforicamente parlando- in faccia. Grazie per avermelo ricordato, stavo quasi dimenticandomi della tua esistenza tra le persone con un briciolo di potere di questa scuola. Fece spallucce, già scocciato di quella conversazione che non gli dava modo di tornare ai suoi incubi tanto amati (inserire ironia qui) trattenendolo in quel corridoio dalle pareti trasfigurate che in quel momento stavano dando un'immagine tutta diversa, rispetto a come lui si sentiva dentro.
    Annuì al suo rifiuto e mise il pacchetto di sigarette in tasca. Nemmeno lui fumava, generalmente, ma usava le sigarette per scaricare tutto lo stress accumulato e quella era decisamente un'occasione propizia, altrimenti sarebbero finiti a botte un'altra volta. Inarcò un sopracciglio, rigirandosi la sigaretta, ancora accesa, tra le dita. Della cenere cadde sul tappeto rosso che percorreva tutto il corridoio. Questa? No, oggi niente canne. È una normalissima sigaretta e se ho provato a dimenticare il tuo essere prefetto, un motivo ci sarà. Non credi? Indicò con il mento la spilla del biondino. Forse qualche lesione permanente mi farebbe davvero dimenticare di te. Vuoi replicare il nostro ultimo incontro? Chiese senza una particolare inflessione nel proprio tono, non considerando che l'incontro a cui si riferiva, era avvenuto praticamente un anno esatto prima e purtroppo si erano visti molte volte, ignorandosi per la maggior parte; avevano fatto a gavettoni stregati alla cerimonia di fine anno, avevano condiviso un'esperienza mistica a quella di inizio. Ricambiò anche quel sorrisetto fastidioso che non aveva proprio niente di gentile, accompagnandolo ad un pesante sospiro.
    Non scaldarti tanto, Jessy. Disse, storpiando nuovamente il suo nome e scuotendo la testa. Adidas, Adam o Adamas... che differenza fa? Sicuramente non vale la pena di ricordarsi di lui, sarà certamente uno sfigato a stare con uno come te. Incrociò le braccia al petto, sentendosi quasi -ho detto quasi- in colpa per parlare male di quel ragazzo. Okay e perché sei ancora- stava dicendo, prima che l'altro sfoderasse il suo potere da due soldi per togliergli dei punti di cui, comunque, non gliene fregava proprio un accidente. Ricambiò il suo sguardo con lo stesso malcelato odio, cercando qualcosa da dire per commentare. Ma proprio non trovava nulla da aggiungere, se non un'alzata di occhi al cielo. Se pensi che me ne freghi qualcosa... decise infine di dire, prima che una poderosa spallata lo colpisse. Il colpo lo fece lievemente girare nella direzione nella quale Jesse se ne stava andando, dopodiché lui roteò completamente il corpo, guardandolo con un misto di pena e disprezzo.
    Lilith non ha nessun potere su di me, prefetta o meno. Asserì, nonostante avessero passato diverso tempo insieme ed avesse scoperto che non era poi così noiosa come credeva. Quando nominò Howard, si avvicinò per accostarsi a lui, sfoderando un sorriso a trentadue denti. So esattamente come zittirlo, in caso parli più del necessario. Era una chiarissima allusione che, si augurava, l'altro avrebbe capito. Non mi interessa affatto come ci si dovrebbe comportare. Ma forse dovresti impararlo un po' tu, dal momento che io me ne stavo semplicemente tornando in camera, mentre tu hai ben pensato di abusare del tuo potere. Fece una pausa, posandosi di spalle contro il muro. Stavo semplicemente tornando dopo un incontro con Mia, mi dispiace se ho sforato il coprifuoco di ben cinque minuti. In realtà non sapeva da quanto tempo fossero passate le dieci di sera, ma era certo che non fosse passato poi così tanto tempo. In quella posizione, uno spiffero sul collo lo infastidì e si allontanò dal muro, avvicinandosi ancora un po' all'altro. Abbiamo finito? Parlare con te mi ha fatto venire fame... o mi toglierai punti anche se provo a saccheggiare la cucina?
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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Perché Cameron odiava tanto Jesse? Perché lo odiava a sua volta, perché aveva degli addominali da urlo, perché era il suo modo tsundere di pregare l'aspirante Marine di prenderlo, farlo suo e aprirgli il culo in due come una succulenta albicocca? Molte teorie si sarebbero potute avanzare, ma Jesse, in fondo, in quelle cose era un bambino, gravato anche dal fatto di essere cresciuto in ambiente militare: Cameron non lo odiava, semplicemente era cattivo e come tale sapeva solo dire e fare cose cattive e risultare odioso.
    Ovviamente Cameron era ben più di questo e a voler vedere bene era anche comprensibile: i segnali c'erano, ma già Jesse non era uno sveglio, quindi come si poteva pretendere che un ragazzo che manco trovava l'acqua a bagno trovasse qualcosa che non sapeva di poter cercare?
    Lo fissò con fastidio, sia quando biascicò insulti sulla sua carica, sia quando fece cadere a terra della cenere "Se dai fuoco a qualcosa giuro che prima spengo le fiamme e poi ti sparo via con un getto d'acqua!" precisò lui, incrociando infastidito le braccia, mettendosi poi comodo rilassando un ginocchio nel mentre apprendeva come l'altro fosse idiota nature, senza bisogno di condire le proprie sigarette. Lo ascoltò comunque, e alla fine del suo discorso fu per lui impossibile non sorridere all'altro "Non mi tentare..." gli rispose semplicemente, rivolgendogli uno sguardo a tratti predatorio: non disse nulla, ma era chiaro come non solo reputasse l'altro un debole, ma pensasse anche di poter vincere facilmente.
    Certe volte, il castano pensava che Cameron fosse nato per essere me-nato (oh oh oh (?!)), proprio per quel suo modo sempre sgradevole di porsi che letteralmente gli faceva prudere le mani, quando parlava in generale, certo, ma specialmente quando citava le persone cui voleva bene "E' un tuo stracazzo compagno di classe, Cameron: ma ti ascolti quando parli? Ma pensi di sembrare figo a tirartela tanto, no, perché a me sembra solo che sei un coglione se non conosci le persone con cui passi tutta la giornata in classe. Coglione, idiota, sfigato e tipo appestato, visto che la gente ti deve girare al largo perché tu manco ti accorga che esista e - per inciso - capisco perfettamente perché lo facciano!"
    Si era scaldato? Oh beh, il suo sguardo irradiava odio nel mentre la sua mandibola si tendeva e il suo viso si tendeva di un rubicondo rosso, tanto da farlo espirare con forza dal naso nel mentre si placava e lo puniva privandolo di punti, nella sua sedicente indifferenza 'Ah certo, ti fosse sega ma ti fa incazzare eh? Ti brucia che io ho la spilla, tolgo punti e tu suchi vero?' al fastidio supponente di lui, Jesse rispose con un ghigno, del resto era troppo tonto per cogliere la sua sufficienza e anche la sua pena, mantenendo lo stesso sorriso strafottente man mano che questi elencava come non considerasse Lilith e Howard, vomitando ulteriori insulti che Jesse neanche davvero registrò "Ehi, Howard ha aiutato Adamas a fare un dolce per me una volta" in una role che questo narratore non era certo fosse stata conclusa, tbh (?) "Stai lontano da lui e dalla sua bocca!" lo ammonì, ovviamente non cogliendo per nulla il doppiosenso del povero, incompreso, Cameron.
    Jesse tornò ad incrociare le braccia, mostrando con una scintilla interesse nel momento in cui nominò Mia "Eri... con lei?" disse manco avesse commesso un reato "Cameron, non è che cinque minuti o cinque ore facciano la differenza: TU DOVEVI ESSERE GIA' NELLE TUE STANZE!" gli fece notare lui, levando al cielo le mani, infervorato "Ma sei sicuro di saper leggere?! Ma sei tipo uno psicopatico che non capisce che esistono delle regole, da bambino davi fuoco alle cose e uccidevi gli animali e ti piasciavi a letto? No, giusto per sapere eh!" propose lui, citando la triade di McDonald, che non aveva nulla a che fare con gli hamburger, per inciso "No, perché ok che sei un coglione e uno sfigato, ma mi illudevo che almeno di Mia qualcosa ti fregasse, cazzo! Ci dovresti arrivare da solo che se tu hai violato il coprifuoco CON MIA, la metti in difficoltà perché lei dovrebbe tipo chiuderti nella tua sala comune, mica farti violare il coprifuoco succhiandoti il cazzo!"
    Cosa c'entrava ora il sesso orale? Nulla, per quanto non fosse poi un'ipotesi così scartabile; semplicemente Jesse era Jesse ed era partito per la tangente: aveva iniziato parlando di Mia e aveva anche continuato, ma nella sua mente la ragazza aveva finito col sovrapporsi al Jesse Lighthouse di un anno prima e chiaramente Cameron era diventata la versione meno dotata di sotto di Joshua.
    Del resto, da quanto era che non parlavamo di Joshua? Davvero si poteva pensare che avesse finito di seminar danni quel personaggio, solo perché era più di un anno che aveva lasciato la scuola e il forum? Suvvia: Jesse era ben più coriaceo di così, e Joshua meritava tutta quell'ossessione e forse anche di più.
    "Forse a te non fotte un cazzo, Cameron, e ok, sei disturbato, sei scemo, e ce ne facciamo quasi una ragione, ma lei ad essere prefetta CI TIENE, e questo tu lo sai!" Jesse fissava Cameron puntando contro di lui il suo indice, ma ovviamente i suoi occhi vedevano solo il sé di un anno prima, piegato ai giochini di Joshua e disposto a tutto per elemosinare le sue incostanti attenzioni, venendo puntualmente richiamato da Erik e Blake, che letteralmente lo avevano salvato da sé stesso "E se tu davvero sei in grado non dico di amare - perché sentire da te una parola del genere mi farebbe solo vomitare - ma per lo meno provare affetto, dovresti proteggerla dalla sua ignobile sfortuna di essersi presa una cotta per te, impedendole di mettersi in difficoltà e, ancora di più, NON FACENDO LA FOTTUTISSIMA SPIA DEL CAZZO!"
    Lo urlò, tanto che probabilmente la sua voce riecheggiò a lungo nel corridoio, lasciando il ragazzo affannato, quasi esausto, a fissare l'altro in maniera inconcludente "E' proprio vero che gente come te è meglio perderla che trovarla" affermò lui, facendo poi, al limite dello schifato, qualche passo indietro.
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    Gli occhi nocciola di Cam rimasero fissi in quelli chiari di lui per tutto il tempo, mentre blaterava cose insensate. Non che in quella scuola ci fosse molta gente a stargli simpatica, anzi praticamente nessuno, però c'era una differenza abissale con Jesse, che probabilmente si era attirato il suo odio sin dal primo giorno. Ma la vera domanda era: perché tanto astio? Ognuno dei due ragazzi avrebbe potuto continuare a farsi gli affari propri ed avrebbero vissuto felicemente per tutti gli anni che separavano i due dai GEMMA, non erano nemmeno della stessa casata. Ma capiva bene che, per un motivo o per l'altro, era divenuto inevitabile incontrarsi, per quanto il castano avrebbe fatto volentieri a meno di vederlo vagare per la scuola con quell'aria di superiorità -o almeno così la interpretava lui- e con quella maledetta spilla luccicante al petto.
    Lo guardò, inarcando un sopracciglio. Sei un po' troppo grande per pensare ancora ai pokemon. Nella sua mente, si era formata l'immagine di un Blastoise con la faccia di Jesse Aiuola Lighthouse.
    Si potrebbe pensare che la conversazione non potesse cadere più in basso di così, ma cadreste in un grosso errore di valutazione. Imitò inconsapevolmente il ragazzo, incrociando le braccia al petto e guardandolo con un cipiglio infastidito, prima che la diga Lighthouse iniziasse a creparsi per lasciar fuoriuscire tutta l'acqua che fino a quel momento era stata trattenuta.
    Mise le mani avanti a sé, quasi a voler creare un muro immaginario che separasse lui dall'Opale, mentre lo osservava sprezzante, facendosi scivolare addosso le sue parole, almeno fino a quel momento. Sì e allora? Non me ne frega un cazzo di chi siano i miei compagni. Non mi ricorderei delle loro facce da cazzo nemmeno se stessero con me in dormitorio. La sua voce era apparentemente calma, anche se i suoi occhi erano fiammeggianti e pronti allo scontro con il tanto odiato rivale. Ignorò momentaneamente le offese, poiché erano cose che gli venivano ripetute più o meno tutti i giorni e che gli venivano ripetute persino da suo padre, come se da un giorno all'altro gli fosse scattato chissà che interruttore in testa.
    Lo vide diventare rosso e perseverare con quel suo ghigno idiota, forse fottendosene di ciò che Cameron gli stava dicendo. Non poteva biasimarlo, comunque, dal momento che i sentimenti erano perfettamente ricambiati. Ah, davvero? Scusami allora. Il tono del giovane dioptase si era abbassato e sembrava addirittura che fosse davvero dispiaciuto, salvo poi tornare a guardarlo dall'alto in basso. Un sorrisetto ironico comparse sulle labbra di lui, facendo chiaramente intendere che non si stesse realmente scusando. Stai lontano da lui e dalla sua bocca lo scimmiottò, sarcastico. Non dirmi che ti fai anche lui asserì in una domanda-affermazione che non aveva un reale bisogno di risposte.
    Solo quando nominò Mia, il ragazzetto davanti a lui parve esplodere come un vulcano in eruzione (o erezione?) e Cameron proprio non ne capiva il motivo. Manco gli avesse detto che stesse flirtando con Adidas. Man mano che parlava, comunque, ora che di mezzo c'era anche Mia, le sue parole parvero colpirlo come tanti piccoli pugnali, al punto da farlo indietreggiare di qualche passo come se l'altro avesse davvero usato un'arma su di lui. Non mi interessa cosa dici di me. Puoi darmi dello sfigato, dello stupido, del coglione. Quello che ti pare, tanto per me vali meno della tavoletta del cesso. Annunciò, riciclando parzialmente una frase detta da questa narratrice, pochi giorni prima. Ma non osare parlare di Mia in questi termini. Io non so quale complesso del cazzo tu abbia e nemmeno mi interessa, non sono tuo padre, un tuo amico né tantomeno il tuo fottuto psicologo, ma vedi di fartela passare o lo faccio io a suon di calci in culo, se osi un'altra volta parlare di lei come se fosse una banalissima... puttana. L'ultima parola fu detta con cautela, quasi come un bambino che chiede a sua madre il significato del termine "prostituta".
    Le falangi si strinsero attorno alla bacchetta che portava infilata nella tasca del pantalone, aumentando la presa ogni secondo che passava, gli occhi che, se solo avessero potuto, avrebbero fulminato Jesse con lo sguardo.
    Hai finito di dare aria a quella fogna del cazzo? E nel dirlo, estrasse la bacchetta. Solo perché nella tua vita non fai altro che prenderlo in culo -letteralmente- dai tuoi morbosi amichetti e da quel... fece una piccola pausa, puntando la bacchetta alla sua gola a mo' di lama. ...mulatto del cazzo come la checca che sei e che quindi non sappia importi come dovresti, tirando fuori le palle ogni tanto, non significa che tu debba venire a rompere i coglioni a me, vomitandomi addosso odio e, più importante, parlando in questi termini della Freeman. Hai tanta voglia di cagare il cazzo a me? Benissimo, ma bada a come parli. Avrebbe realmente usato la bacchetta contro di lui? Non ne era sicurissimo, tuttavia se si fosse reso necessario, lo avrebbe fatto. Sospettava che l'altro avrebbe potuto avere facilmente la meglio anche per il suo essere più grande -scolasticamente, più che anagraficamente- e quindi per la sua maggiore conoscenza di incantesimi, ma non si sarebbe comunque tirato indietro.
    Meglio perdermi che trovarmi, dici? Okay, e allora che stracazzo ci fai ancora qui, me lo dici? Nessuno ti obbliga a parlare con me. Non siamo amici, nessuno dei tuoi amici è amico tuo, quindi non minaccio il tuo territorio. Dunque. Hai intenzione di lasciarmi vivere in pace o continuerai a comportarti come una ragazzina in preda agli ormoni, aggredendomi ogni volta che mi vedi? O lo fai solo per attirare la mia attenzione? Ti sei innamorato? Concluse quel discorso sconclusionato (?) sorvolando su tutto il resto e non abbassando per un istante la bacchetta. Gli sarebbe bastato un movimento ed avrebbe toccato la pelle della sua gola, ma per ora si teneva quasi a distanza.
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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    "Uh, pokemon?" era incredibile quanto fosse facile distrarre Jesse, persino quando si agitava, e come in quei casi i suoi tratti subissero quasi una trasfigurazione, riportandolo a dimostrare dodici disagiati anni, con quegli enormi occhioni azzurri che fissavano il prossimo come un bimbo quando scopriva che babbo natale non esisteva "Uh, per getto d'acqua? Guarda che la mossa si chiama Pistolacqua!" fece lui notare, grattandosi poi una tempia, nel mentre l'altro chiariva quanto non gliene fregasse un corno dei propri compagni di classe e in generale del mondo.
    "Non siamo tutti degli stronzi come te cameron" fece presente Jesse, inclinando la testa "A noi persone normali interessano tutte le persone, non solo quelle con cui facciamo sesso!" precisò lui, introducendo il tema che di lì a poco avrebbe fatto sbottare Cameron, provando come effettivamente la sua indifferenza avesse dei limiti, specialmente se coinvolgeva l'ametrina.
    Jesse sgranò gli occhi alle urla dell'altro, sorpreso di scoprirlo così accorato in effetti, lui, che si si rivolgeva alla relazione tra il giovane e la prefetta come mero sesso per il fatto che si rifiutava di credere come lui potesse provare un sentimento nobile come l'amore "Sei tu che parli di lei in questi termini" si difese lui, incrociando le braccia, senza rendersi conto come non fosse vero "Sei così abituato a sminuire e trattare come oggetti la gente che manco ti rendi conto che lo fai anche con la tua ragazza!"
    Che Cameron avesse bisogno di uno strizzacervelli era abbastanza chiaro, anche e magari soprattutto per abbattere la sua corazza di indifferenza dietro la quale si nascondeva disperatamente dal mondo e soprattutto dal prprio cuore, ma decisamente quella persona non poteva essere Jesse, la cui introspezione era paragonabile a quella di un bonobo e si riassumeva nel dividere il mondo in buoni e cattivi, ove i primi erano perfetti e i secondi incarnavano ogni forma di male esistente al mondo, impedendo al giovane di notare le scintille di sentimenti e pregi nel dioptase, troppo preso a descriverlo come satana in terra.
    'Gli devo dare un'altra lezione a 'sto coglione?' Jesse era in effetti portatore di sani valori, ma la sua applicazione era piuttosto rudimentale, incentrata sull'uso feroce di calci e più l'altro parlava e si sforzava di trovare sempre termini peggiori per lui e Adamas e le persone che amava, più le sue gambe prudevano 'Che voglia di spaccargli il naso'
    Si trovò quasi con eccitazione ad osservare la bacchetta di Cameron, quasi desiderando essere attaccato per potersi sfogare e trattarlo come - secondo lui - meritava "Pensi che abbia paura di uno come te, Cameron?" decisamente era troppo arrabbiato ed indignato per provare vagamente un sentore di paura; persino quando si trovò la bacchetta alla gola non ne ebbe, anzi, fece un passo in avanti, per sentire il calore della punta, tenendo occhi freddi come il ghiaccio contro il dioptase "Pensi me ne freghi qualcosa di uno come te?"
    Era raro che Jesse smettesse di straparlare ed abbassasse il tono di voce, entrando in quella modalità militare che tanto aveva seminato il panico nell'ultimo anno. Quando vi era pericolo e una giusta causa, come abbattere Cameron, era come se la testa del black opal smettesse di ronzare, creando un silenzio che dava calma, tempo e lucidità al ragazzo, quanto bastava per essere minimamente vicino al modello di persona che desiderava essere.
    Con sguardo fiero sfidava dunque Cameron, ben conscio di come una formula necessitasse anche di un movimento, costringendo l'altro prima ad interrompere il contatto colla sua pelle e poi muoverla, dandogli preziosi istanti, magari per un calcio a spazzata, magari per una ginocchiata 'O magari un bel calcio a stampo al mento così gli spacco tutti i denti'
    Decisamente gli intenti del ragazzo erano troppo estremi e forse anche troppo confidenti nei suoi mezzi, eppure quello era il soldato che desiderava essere, e ora Cameron lo aveva davanti, in tutto il suo gelido ardore.
    "Se non vuoi me, Mia e i nostri parigradi a romperti le palle, rispetta il regolamento, oppure fai un enorme favore a tutti, soprattutto alla Freeman" e quindi tacque alcuni istanti "Vattene"
    Terminato il suo monologo, fece un paio di passi indietro, poi superò il ragazzo dandogli una spallata "E comunque ti tolgo altri tre punti per ingiurie omofobe nei confronti del sottoscritto, di Adamas e di Howard, non perché me ne freghi qualcosa della tua opinione, ma perché in questa accademia nessuno si deve permettere di discriminare qualcuno." il che, essendo loro a Denrise, aveva un che di comico.
    "Non dirò che Mia era con te: non sei abbastanza importante per portare a fondo una ragazza straordinaria come lei. Ma ora vattene nella tua stanza, o sarò costretto a portartici con la forza." e come si era potuto intendere, in fondo lui non aspettava altro, per quanto, come sempre, non avrebbe mai fatto la prima mossa.
    RevelioGDR
     
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    Non riusciva a capire se fosse serio o se Jesse lo stesse prendendo in giro, tanto che lo guardò con quei suoi due occhi nocciola sgranati ed il sopracciglio inarcato, le braccia incrociate al petto. Era sul punto di chiedergli se soffrisse di ADHD o qualcosa del genere, vista la sua apparente scarsa capacità di attenzione.
    Uh, figo... a me piacciono di più i pokemon di fuoco. Ma non gli aveva appena chiesto se non fosse troppo grande per i pokemon? Jesse era strano, un disagio ambulante e pieno di ovvi problemi, ma nemmeno Cameron scherzava. Scosse la testa. Concentrati. Si disse, visto che pareva parlare con Jesse come se fossero super amici, doveva tornare sulla retta via. O almeno, sulla propria retta via che di sicuro poco coincideva con quella del prefetto Opale, ma poco importava.
    C'erano poche cose che facevano arrabbiare Cameron -bugia, diciamo che ce n'erano poche che gli facevano davvero perdere il controllo- ed una di quelle, era che la sua relazione venisse trattata con tale superficialità. D'accordo, non era iniziata nella maniera più normale e sana del mondo, non poteva negarlo, ma ora si erano lasciati il passato alle spalle e tutto stava proseguendo a gonfie vele, erano felici e con lei, Cameron si sentiva bene così come non si sentiva da anni. Quindi quando Jesse tirò fuori l'argomento, parlando di Mia come se fosse una che si scopava quando ne aveva voglia, lo aveva fatto realmente infuriare. Non avevano fatto sesso per mesi. Le aveva chiesto se volesse essere la sua ragazza, senza realmente chiederglielo, in agosto ed erano finiti a letto solamente durante le vacanze di Natale a casa sua, in Norvegia. Non era una botta e via, né una facile.
    Ma mi prendi per il culo o sei nato stupido? Domandò in maniera abbastanza retorica, scuotendo la testa. Non tentare di rigirare la frittata con me, idiota. Sbottò, quando l'altro volle fargli credere che avesse iniziato lui a parlare di Mia come un oggetto. In effetti, conoscendo Jesse, forse manco lo aveva fatto intenzionalmente, ma tant'era.
    Io non ho mai sminuito Mia e mai lo farò, pensa ai cazzi tuoi. Aggiunse, rendendosi conto di quanto non fosse del tutto corretto e quanto, all'inizio della loro conoscenza, la sminuisse eccome... ma era drasticamente cambiato, adesso non lo avrebbe fatto per nessuna ragione al mondo, anzi. Avrebbe fatto qualcosa che si avvicinava al rischiare la vita, per lei. Era forse tutto ciò che ancora aveva e che valesse la pena.
    Alla fine della fiera, si ritrovò con il proprio catalizzatore puntato alla gola di Jesse, anche se per ora non la stava ancora utilizzando, né lo stava toccando. Adesso si becca un Flipendo in faccia... meditò così i suoi piani malvagi, ad un secondo dal pronunciare quella formula a voce alta, solo che c'era qualcosa -o meglio, qualcuno- che lo bloccava da quel proposito. Non erano i professori con la loro minaccia di togliergli punti, né i prefetti con la stessa promessa, quanto più quella biondina ed il suo sguardo deluso che pendeva su di lui come una spada di Damocle. Non poteva attaccare un ragazzo indifeso -circa- di notte ed in mezzo ai corridoi.
    Jesse avanzò mentre Cam rimase fermo, quindi la punta della bacchetta sfiorò la sua gola, ma il dioptase ancora non fece assolutamente nulla, limitandosi ad osservarlo pieno d'odio.
    Il sentimento è reciproco. Proprio per questo non rischierò di venire espulso per uno come te. Lo sguardo, sempre più schifato, fisso sugli occhi di ghiaccio di Jesse, mentre la destra si abbassava lentamente, limitandosi a puntare il petto dell'altro.
    Le parole successive, comunque, lo colpirono. Da sempre pensava che forse avrebbe fatto un favore a Mia, andandosene, ma non aveva mai osato concretizzare in parole il suo pensiero. Il braccio si afflosciò lungo il fianco, lo sguardo sempre sprezzante venne distolto per un attimo.
    Si beccò la spallata e la punizione senza battere ciglio, rimettendo la bacchetta in tasca. Dei punti non gliene fregava proprio un cazzo, la sua mente era ancora fossilizzata sui secondi precedenti. Quanto sei magnanimo... sussurrò, sarcastico, prima di procedere in avanti e ricambiare la spallata di prima, procedendo lungo i corridoi incantati, superandoli e sparendo dietro l'angolo. Jesse gliel'avrebbe pagata prima o poi, poco ma sicuro.
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