Lezione di Incantesimi - biennio

Seduto affianco a Mia, stava aspettando che la professoressa Ivanova spiegasse loro cosa avrebbero dovuto fare e a che cosa sarebbero servite loro quelle pietre. Ma forse non sarebbe andata proprio così, dal momento che alla porta apparve il professor Ensor che forse avrebbe reso quella lezione più interessante, dal momento che Cameron si stava già annoiando.
Buongiorno. Si limitò a salutare Cameron, trattenendo la propria risposta sagace tra i denti, lanciando uno sguardo a Mia. Sapeva quanto temesse Ensor ed aveva anche una certa dose di ragione, anche se il castano non la condivideva, anzi, trovava affascinante il suo essere così misterioso. Prese comunque la mano alla sua bella e si sistemò comodo in attesa che egli spiegasse loro la prova pratica; non dovette attendere poi molto, invero. Cameron inarcò un sopracciglio, dubbioso. Mi sembra un deja vu. Non è la stessa cosa che abbiamo fatto a magitecnica? Non lo stava chiedendo a nessuno in particolare, quindi si strinse nelle spalle per decidere il proprio elemento. Oh beh, sticazzi, spero solo che non vada a finire allo stesso modo. Un po' di fantasia non guasta, comunque. Con quelle parole, allungò la mano a stringere la pietra che più gli era affine, quella di terra. La superficie era fredda al contatto con la pelle ben più calda di lui. Chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi ed eliminare tutto ciò che aveva attorno, compresa la presenza rassicurante di Mia accanto a sé.
Un silenzio pesante lo avvolse, mentre una sensazione di oblio lo avvolse per qualche secondo, abbracciandolo come un vecchio amico, mentre tutto attorno a lui si trasformava. I banchi, i compagni, i professori e l'aula sparirono per lasciare spazio a delle brulle colline. Cam cadde contro una di esse, posando i piedi a terra e guardandosi attorno, aspettando che il suo spirito si facesse vivo. Non ci volle molto prima che un clangore metallico giungesse al suo orecchio, facendolo voltare leggermente alla propria sinistra. Nervoso, si passò la mano tra i capelli finché non si trovò dinanzi a quello che pareva in tutto per tutto un cavaliere e che, comunque, poteva ben rappresentare la terra. Dalla parvenza forte, potente, solido, lo spirito aveva iridi liquide e fisse su di lui, un paio di baffi che spuntavano dall'elmo alzato e una spada lunga legata al fianco, ben custodita dentro al suo fodero. Non aveva una grande esperienza in merito, ma sapeva esattamente come comportarsi in una circostanza del genere. Si piegò, posando un ginocchio a terra e chinando il capo. Ci fu silenzio per un lungo attimo. Alzati. La sua voce era perentoria, seria, indolente. Quindi Cameron fece come aveva ordinato, rimanendo comunque ad una rispettosa distanza dallo spettro cavaliere. Cosa ti porta in questo posto desolato? Domandò, inclinando lievemente la testa di lato, accompagnato da un sonoro tintinnio. Cameron trasse un profondo sospiro prima di iniziare a parlare. Ho bisogno di parte del vostro potere. Iniziò. Per una lezione del cazzo. Aggiunse nella sua testa, anche se si guardò bene dal tradurlo a parole. Lo spirito lo guardò. Aveva poco tempo, erano già passati due minuti. Ma lui non sembrava smuoversi. D'accordo, avrai ciò che chiedi... ad una condizione. Cam era già pronto ad esultare e tornare da Mia trionfante, quando arrivò la fine della frase. Prima che potesse replicare, uno scintillio metallico venne colto dal suo sguardo, poco prima di individuare l'oggetto. Una spada. Che stava letteralmente volando verso di lui. Allungò la mano, chiudendo le proprie dita attorno all'elsa, chiedendosi dove avesse trovato dei riflessi del genere. Dovrai dimostrare la tua forza. Dimostra di poter tenere testa in un combattimento con me per almeno un minuto. Si mise quindi in posizione di difesa. Accetto. Disse Cameron, anche se non sapeva come sarebbe resistito un minuto in un'attività che non aveva mai fatto, ma ce l'avrebbe fatta. Divaricò le gambe e roteò maldestramente la spalla, mentre l'altro andò all'attacco, tirando un paio di fendenti che Cameron parò solo per enorme fortuna. Gocce di sudore iniziarono a scivolargli lungo la fronte, ma doveva resistere. Fu un combattimento arduo ma senza che venisse versata una goccia di sangue. I colpi del cavaliere erano tutti quanti calmi e ponderati, atti a non ferire. Miracolosamente, ce la fece. Riuscì a resistere per un intero minuto indietreggiando e parando dritti e rovesci come se in quel mondo non avesse peso. Fu solo allora che tutto sparì di nuovo e che si trovò nella loro aula, con la pietra che -lui lo sperava- si sarebbe illuminata.