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    Markab Castlewine
    Reporter | 23 anni
    Quando Jon lo aveva preso per i capelli e si era adirato sentendolo dire che non ci sarebbe stato il 31 ottobre aveva avuto paura, parecchia paura 'Minchia più di quando ho visto gli zombie' rifletté lui, dovendo però concedersi un ghigno 'E sono sopravvissuto ad entrambi'
    Lui era un vincente, lui era un alpha, lui era uno che in un modo o nell'altro usciva sempre a testa alta dalle cose: era avvenuto quel 31, ma era avvenuto anche all'inaugurazione del Paiolo, per quanto gli strascichi si fossero ripercossi sulla sua carriera e lui non sapesse ancora bene come muoversi: una cosa, comunque era certa, aveva una spada di damocle sulla testa 'Qualcuno sa... magari bluffa ma sa... e ci sono infiniti modi per aggirare un voto infrangibile: mi devo parare il culo' stava prendendo diverse contromisure per non finire nella spirale dell'acromantula, del resto non gli era sfuggito l'ovvio: era stato commesso un delitto, lui aveva collaborato ad un altro delitto ed ora veniva accusato di entrambi. Non ci voleva un genio per capire che più si sarebbe mosso, più lo avrebbero tenuto per le palle 'E io odio essere la parte sado... specialmente se tengono in mano i miei coglioni!'
    Ci voleva un piano articolato, forse coraggioso, ma ci voleva soprattutto un'ancora di salvezza e, ironia della sorte, quell'ancora poteva proprio essere jonathan baker!
    Il che forse implicava che meritasse la morte. Una morte orribile, lenta, dolorosa e che lo lasciasse senza soldi!
    Dopo quel dannato 31, aveva fatto esattamente come aveva chiesto Jonathan: era venuto a lavorare l'1, col suo miglior sorriso e il suo massimo entusiasmo, così come aveva fatto il 30 e il 29, incassando gli insulti dell'amico sportivamente (altro, del resto, non poteva fare) e lo stesso aveva fatto quel 2 novembre (si sperava ultimo giorno di penitenza), quando si era presentato di prima mattina per lavorare sodo e duro, rimuovendo il poco che ancora di Halloween c'era e preparando tutto per il pranzo.
    Era rimasto durante l'orario di servizio e quindi aveva come tutti aiutato nelle pulizie, pronti per il servizio serale: si erano liberati per le 15 'Fico...' pensò lui, mettendo alcuni galeoni nella cassa ed afferrando una buona bottiglia di rum e due bicchieri.
    "Ti va un goccetto?" chiese all'amico mostrando i due bicchieri: indossava il suo miglior sorriso sbruffone sopra una camicia a quadri bianchi e blu, una maglietta con sopra il logo del suo canale e dei jeans molto strappati "Tranquillo: l'ho pagata" precisò alzando gli occhi al cielo "Magari possiamo andare nella tua stanza o dove cazzo vuoi... così magari parliamo anche un po'... mi servirebbe un consiglio da un vero denrisiano DOC 100% predone con ascia" precisò poi facendo spallucce, osservando poi l'altro, speranzoso e un po' divertito; alla fine, lui, non era lì tanto per il sogno di salire su di una drakkar, ma per una cosa molto più intima: Jonathan lo faceva sempre divertire.
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    Jonathan Baker | Predone
    Vaffanculo, ma ci rendiamo conto che lo stronzo c'ha abbandonato er 31?
    Purtroppo non aveva importanza quante buone azioni facevi per l'oste più avaro di Denrise, poiché questo si sarebbe ricordato solo dell'unica negativa. Tutti a spaccarce er culo e quella a fa er maginfoncer o come cazzo si chiama. Era dall'inizio della settimana che aveva l'incazzatura facile, tuttavia quando c'era Markab, Jonathan cercava di non esserci in maniera tale che il giornalista non potesse usare la carte dell'aver mantenuto i patti. Che poi so' stato troppo bono, dovevo dije che avrebbe lavorato qua un mese de fila. Ma che dico un mese, due mesi, fanculo! Seh, vabbé, perché non tutto l'anno? Se solo lo pagassi non li meriterebbe quei soldi.
    I propositi erano ottimi, purtroppo però doveva tornar in locanda per monitorare come stessero andando le cose. Sta lavorando bene, me lo tengo d'occhio. Si disse, fulminandolo con lo sguardo e addolcendosi per un repentino secondo, giusto il tempo per metabolizzare come stesse comunque partecipando all'incasso giornaliero.
    Se hai pagato bevo. Rispose, avvicinandosi poi a lui, crucciando immediatamente lo sguardo. Voleva un consiglio? Da un predone con l'ascia? Come osi? Te l'ho detto: il motivo per cui ancora campi dopo averci dato er palo a Halloween è che nun te pago. Scosse il capo mentre gli fece segno di seguirlo con i bicchieri e la bottiglia. Quindi se il consiglio è come sopravvivere la risposta è sempre quella: devi venì a lavorare, altrimenti devo chiamà altri e quegli stronzi esigono pure d'esse pagati! Ceh, te rendi conto? 'Sti spilorci der cazzo.
    Intanto condusse Markab nella propria stanza. Era al piano superiore e tutto sommato l'ambiente era molto caloroso e accogliente. L'arredamento era molto rustico come quello al piano di sotto, ma c'erano molti più dettagli: un caminetto scoppiettante, quadri della propria ciurma, modellini di drakkar e appesi alla parete c'erano varie corna, squame o code che segnava i trofei di guerra del mese. Per sedersi c'era una scrivania con un'unica sedia e un letto matrimoniale. Manco a dirlo Jon si sedette sul letto. Penso che c'avevano ragione quegli hippie demmerda de due anni fa. Insomma, 'sta cosa del capitalilistico o come cazzo se dice è 'na cazzata. Dovrebbero fa' tutti come te, però senza vacanze, eh. Ti rendi conto che rogna deve esse per me er giorno libero? Già, povero Jonathan, nessuno in grado di capire le sue sofferenze e i suoi malumori.
    Ho risposto alla tua domanda?



    RevelioGDR
     
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    Markab Castlewine
    Reporter | 24 anni
    Markab lavorava da Jon da praticamente un anno e questo significava che il ragazzo, man mano, aveva imparato a conoscere il suo pollo: aveva imparato quando aveva la luna storta, così come quando le sue minacce erano meno serie del solito, aveva anche imparato bene o male cosa potesse infastidirlo, forse anche perché non era così complicato 'Lui è come me con gli orgasmi, solo coi soldi: non sono mai abbastanza' si era detto alcune volte, molto divertito, rendendosi conto del fatto che in quel bordello probabilmente gli unici a non vivere scopando erano proprio Jon e sua madre.
    Non era quindi difficile capire il perché dell'occhiataccia del Predone, cosa che fece girare mentalmente gli occhi al cielo del reporter, che poi andò verso di lui, precisando anche verbalmente ciò che aveva dimostrato coi fatti. L'altro, comunque, volle ancora sottolineare che avrebbe bevuto solo dietro suo pagamento 'Oh per Morgana puttana' si disse lui, che però a questo giro né girò gli occhi (neanche metaforicamente), né sospirò: semplicemente, fece ciò che gli riusciva meglio "Curioso: l'ho detto ad un riccone giusto qualche settimana fa" ghignò lui, servendo la sua specialità: il too much information.
    La buttò sul sessuale e in battuta fondamentalmente perché aveva davvero bisogno di Jon e ormai si era deciso ad agire, sicché non voleva perdere più tempo del necessario, ben sapendo come sarebbe finita: con loro brilli che urlavano, e ciò non era accettabile, appunto perché i neuroni del predone armato di ascia gli servivano mediamente attivi.
    Sì irrigidì alla folgorazione di Jonathan, pronto a scappare nel caso la sua ascia si fosse fatta troppo affettuosa tutta di un colpo. Fece comunque un passo indietro, osservando poi l'altro alzarsi, sicché, senza ribattere, approfittando del momento, prese bottiglia e bicchieri e lo seguì di sopra, entrando nella sua stanza.
    'Beh, dai, è andata meglio di tante altre volte' che il lupo di mare fosse lunatico era cosa pleonastica e ormai il ragazzo aveva imparato ad accontentarsi anche di piccole cose, come dover sopportare il borbottio costante sui soldi dell'altro nel mentre poteva osservare un autentico scorcio di vita del predone, fatto di modellini e quadri "Non tutti sono generosi come me, Jon, lo sai" affermò lui scrollando le spalle anche solo per non dar l'impressione di non star ascoltando (cosa in effetti parzialmente vera), nel mentre ancora una volta osservava quel posto non potendo, sotto sotto, sorridere.
    'Fa tanto il bastardo, ma alla fine è una brava persona' molto in fondo e in maniera molto relativa e molto pericolosa, ma Markab, nel tempo era giunto a quella conclusione e ne era diventato ormai certo 'Foto della ciurma, del mare, la madre in cucina piena di ragazze che la aiutano e la fanno affaticare, nessuna ragazza può essere picchiata o anche solo toccata da un cliente senza pagarla o lui gli stacca le palle... insomma, è una brava persona'
    Ora, ci sarebbe stato quanto da obiettare, tipo tutto? Ma chi aveva voglia di farlo e rischiarsi l'ascia di Jon e le urla di Markab? Questo narratore no di certo, specialmente perché ormai il reporter aveva preso la sedia della scrivania, l'aveva girata e si era seduto al contrario, posando gli avambracci sulla cima dello schienale e quindi su di essi la guancia destra "Forse hai ragione" propose lui, preferendolo a far presente come nel comunismo lui avrebbe dovuto vendere gratis il suo rum 'Se glielo dico, al solo pensiero dà fuoco a me e forse al locale' pensò divertito, ridendo quando l'altro concluse il suo sproloquio convinto di avergli risposto.
    Rise di gusto "Minchia, bro, ma pensi di leggermi nel pensiero ora? Mica sono così banale!" ammise allargando le braccia, tornando poi nella posizione di prima "Ma comunque grazie per i consigli: sai che ho sempre tanto da imparare di voi Denrisiani... e... in effetti c'entra con la mia domanda" e a quel punto dovette deglutire.
    'Dai, Markab: sgancia la bomba!' ebbe la sensazione di deglutire a secco, quindi si tirò su dritto, rimanendo seduto e si stiracchiò 'Vai e stendilo!' si incoraggiò ancora, posando i suoi occhi sull'altro Stavo pensando che è una vera palla venire qui a darti una mano e dovermi anche pagare una locanda del cazzo... soprattutto perché io sono qui per imparare, che cazzo" ammise allargando le braccia "Quindi, stavo pensando di prendermi una cazzo di casa, sì dai, un appartamento, un monolocale... voi avete monolocali?" disse lui perdendo forse un po' il filo del discorso, cosa che colse al volo, scotendo la testa "Ecco, vedi perché mi serve il tuo consiglio? Io non so un cazzo: non so come affittate e vendete, non so manco dove posso trovare una casa che non sia una inculata fotonica... insomma: mi serve un uomo di mondo... e di villaggio... come te" gli disse indicandolo.
    "Mi sai suggerire qualcosa? Conosci qualcuno che affitta o vende?" incalzò poi, speranzoso, rimanendo sul chi va là, sapendo che Jon sarebbe potuto uscirsene con molti commenti oppure insulti. O direttamente con l'ascia.
    Nel dubbio prese dalla scrivania la bottiglia e un bicchiere e lo versò all'uomo, offrendoglielo.
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    Jonathan Baker | Predone
    La generosità era un valore del tutto relativo alla concezione che aveva chi stava parlando. Markab vedeva il suo comportamento come generoso e in fondo lo era, tuttavia l'oste più avaro dell'isola in quel momento pensava unicamente a come il reporter l'avesse abbandonato in una delle serate più difficili dell'anno. E ho dovuto richiamare Lola. E ho dovuto pagarla. Il suo animo divampava fuoco, agitato ulteriormente dalla consapevolezza di poterci fare ben poco dato che Markab era l'unico lavoratore - oltre a Xhiu poiché era troppo stupida per accorgersene - che non pagava.
    Nun è la generosità er problema, er conio lo è. Devono capì che non tutti ce possono guadagnò e tipo accontentarse de fa bene er lavoro loro. Forse se fossero stati a parti invertite Jonathan non l'avrebbe pensata così, ciò nonostante non si accorse minimamente che Markab lo stava seguendo fino a una certa. A 'sto giro er ragionamento mio nun fa 'na piega!
    Il reporter pareva d'accordo con le parole del denrisiano, sottolineando che questo non avesse colto la questione di cui voleva parlare. Me stai a dì che nun te senti fortunato pe' averce lasciato er 31 e essere tutto intero? A questo giro il tono del predone sembrava proprio quello di una minaccia. Jonathan non solo era avaro, ma come amava definirsi anche un omo de core. Non gli aveva fatto manco un occhio nero e per ciò si sentiva generoso e quindi voleva che gli altri lo vedessero. Eh, cosa? Uomo di cuore aveva un altro significato? Vabbé, Jonathan amava reinterpretare le parole come meglio preferiva.
    Markab voleva parlare di affitti, monolocali e appartamenti. Un Monoché? ODINO IMPICCATO, NUN T'INVENTA' LE PAROLE! Ruggì, il predone, mettendosi a braccia incrociate, intuendo comunque come l'altro stesse cercando un'abitazione. Te pare che vendemo case? Il tono era piuttosto scettico. C'hai presente la storia der dito de Freya? Quella del villaggio che si espande, la natura ne soffre e la dea se vendica? Ecco, i confini der villaggio so' limiti e le abitazioni che ce stanno so' essenziali a ciò che ce serve. Bevve in quel momento lo shot di rum e tornò a Markab. Quindi scordate che troverai mai case d'affttà. Solitamente quelle dei morti in mare passano ai figli, ragion per cui te dico de nun sbatterti a cercà. Se non voi pagà n'affitto te ne devi costruì una e devi parlà co' Sigurd o coi druidi pe' i terreni disponibili.
    A conti fatti era un po' una faticaccia, ma d'altro canto il villaggio non era mica stato pensato per accogliere gente di fuori. Ma se pensi de sta fisso qua perché nun te prendi 'na stanza da me? Te faccio 'no sconticino en cambio de l'onore de pulì anche camera mia dopo er piano de sotto, che ne dici? Così semo tutti contenti.



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    Markab Castlewine
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    Non era un problema di generosità o di competenza: era un problema che Jonathan non voleva pagare e basta! Markab era un coglione, ma non uno sciocco e ben sapeva come l'altro si stesse approfittando del loro legame e in generale di lui, ma gli stava bene: aveva imparato come il locandiere fosse comunque un uomo di parola e aveva visto come si fosse integrato meglio nella città e dalla porta principale, sicché poteva accettare un certo tipo di sopportazione, a patto, ovviamente, di prendersi i suoi spazi. In fondo, anche lui era un alpha: essere sempre beta non era nella sua natura.
    "Ah, quindi io lavoro bene, stai dicendo" ghignò portandosi le mani dietro la nuca e salendo poi su in camera da letto del ragazzo, potendo ancora una volta ammirare scorci della vita dell'uomo armato di ascia, oggetto che, ancora una volta, aveva evitato di trovarsi piantato in testa.
    Girò mentalmente gli occhi al ringhio dell'amico, ma fece solo spallucce "Jon, che cazzo: tutti i giorni che vengo ringrazio Odino di non uscire diviso in due" fece prese lui, discretamente sincero a riguardo, regalando un ghigno dei suoi "Ma tu non sei uno che le manda a dire: se mi volevi morto, mi volevi menare o mi volevi prendere a cappellate come dici che fai a chi non fa il bravo, lo facevi il primo appena arrivavo"
    Non temere Jonathan era da stupidi, ma lo era anche crederlo un burbero senza cervello 'E' uno pratico: o ti ammazza subito o lo fa quando ha finito di spennarti' e lui lavorava gratis!
    Lavorare gratis era una bella fatica, specialmente per uno che la sera guadagnava non poco, sicché una soluzione poteva essere trovare un posticino dove stare a dormire un po' più suo e comodo, ma c'era mai qualcosa di semplice a Denrise "TE L'HO DETTO CHE NON SO UN CAZZO DI STA ROBA!" ribadì lui, protendendo in avanti le mani e ascoltando poi l'altro spiegargli il mercato immobiliare denrisiano, sintetizzabile in un aggettivo: inesistente.
    "Il dito di Freya?" chiese lui confuso, inclinando il capo "Me lo sono perso il mito di Freya che si sgrilletta mentre Thor è a caccia di giganti" fece presente lui, completamente fuori strada, imprecando scoprendo come fosse l'unico modo per avere lì una cosa.
    "E sì, Odino mannaro, e poi?" disse lui schizzando in piedi e ribaldando la sedia "Che cazzo: quelli se mi vedono mi scorticano vivo, e che palle!" ammise lui calciando l'aria e rendendosi poi conto di cosa aveva fatto.
    "Scusa Jon" disse raccogliendo e tirando sul la sedia e mettendosi seduto, sospirando sonoramente, chiaramente demotivato 'Ma perché cazzo è sempre così difficile tutto in sto posto del cazzo?' anche se in fondo la vera domanda era un'altra: perché lui non se ne andava?
    Denrise era una sfida, come la conquista dell'amicizia di Jon e alcune cose avvenivano quasi di colpo, insperate: fu a quel punto che Jon nel mentre lui alzava il capo gli faceva una proposta che non pensava sarebbe arrivata. Poteva stare lì. Pagando.
    E pulendogli la stanza.
    "Ehi: ok che già il primo giorno mi hai detto che qui la gente scopa, ma io avevo inteso in un altro senso eh!" fece presente lui, divertito, salvo poi rifletterci su.
    Valutò le sue opzioni, le sue opportunità, poi osservò l'altro un po' di sbieco, con uno sguardo che non aveva mai: era spaventato 'Potrei provare...' ma provare con Jonathan era sempre un terno al lotto: era imprevedibile, fuori controllo, assolutamente ingestibile, proprio come il mare che solcavano i Predoni, solo ancora più letale.
    Sospirò "Sarebbe figo... nel senso... sarei sempre qui, sarebbe uno sbotto comodo" fece presente lui, esitando forse ad arrivare il punto "Ma... se... mi assumessi... in un certo senso?"
    Quelle parole rimasero un attimo in aria, forse e soprattutto perché neanche Markab poteva credere di averle dette 'Merda...' si disse lui, trattenendosi sia dall'affondare la mano nei propri capelli, sia dal deglutire a secco: aveva fatto la sparata dell'anno e ora doveva almeno risultare credibile e convinto, quindi serrò le mani sullo schienale della sedia e si tirò seduto meglio, osservando l'altro quasi fiero.
    "Questo è un bordello comunque: le cameriere battono. Potrebbe farlo anche il barista no?" propose lui con un sorriso gagliardo "Ho visto sguardi interessati nella locanda... per cose a tre e non solo... sono sicuro li abbia notati anche tu... so di non essere il... insomma, so che non sono una baldracca, non sono un coglione Jon, ma io non sono uno qualsiasi: a Londra e non solo pagano e bene per venire a letto con me. "
    Stava dicendo fesserie? Ah, capire cosa avrebbe capito Jonathan era un'impresa, ma dal canto suo Markab non poteva non farsi forza del suo successo e del suo giro d'affari 'E che cazzo... e poi le troie le porta sulle navi: ci può portare anche me!' si disse lui, levando lievemente il mento.
    "Io vengo qui e aiuto come sempre, e non chiedo un galeone, tu mi dai la stanza però e non mi chiedi niente, e se trovo dei clienti poi facciamo a metà, che te ne pare? Mi pago da mangiare e da bere e..." e a quel punto storse la bocca "E ti pulisco anche la stanza, se proprio devo" in fondo, se conosceva bene l'amico, avrebbero potuto trovare un compromesso, ma doveva comunque includere tutta l'offerta dell'altro, o non se ne sarebbe fatto nulla.
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    Jonathan Baker | Predone
    Una volta sedutosi sul letto, Jonathan divaricò le gambe e dopo aver bevuto il primo bicchiere posò entrambi i palmi delle mani sulle cosce, ascoltando le parole di Markab. Rispetto ai primi tempi l'inglese aveva imparato a conoscere Jonathan e in parte i denrisiani e quindi gli scivoloni che spesso compieva divennero meno frequenti.
    Aveva centrato un punto: se Jonathan voleva picchiarlo lo avrebbe fatto senza esitare. Per contro doveva essere sottolineato come per lo stesso Markab il predone riservava un trattamento di favore: aveva evitato molti scleri proprio perché era uno straniero e non sapeva come funzionassero le cose lì, ma come in ogni luogo di lavoro la corda poteva essere tirata fino a un certo punto. E lui non l'ha mai spezzata.
    Ok, non sapeva un cazzo del Dito di Freya, ma ciò non lo scompose più di tanto. Lui per primo, nonostante fosse denrisiano doc, non era ferratissimo su tutte le leggende e i miti dell'isola, considerandoli perlopiù racconti per bambini a meno che non volevi diventare un druido e far di quelle storie un vero e proprio mestiere. Pe' falla breve: gli antenati credevano che la dea li avesse puniti con un fottutissimo terremoto p'avé costruito come i dannati. Alché fece spallucce. Credeva fosse una cazzata? Beh, era d'accordo, ma il vero campanilismo sorgeva quando gli estranei metteva in discussione le proprie credenze.
    Nel proferir le proprie parole era calmo, così come lo era quando spiegò come si facesse per ottenere un'abitazione all'interno del villaggio. La reazione di Markab fu più impetuosa del solito e nel vedere la sedia cadere il predone emise un grosso sospiro. Racc- Non fece in tempo a dirlo che Markab stava raccogliendo da solo la sedia. Ruotò lo sguardo verso il soffitto, dopodiché scosse il capo. Posso parlarce pure se voi, ma nun te garantisco nulla. Da quando faccio come me pare dentro 'sta locanda i druidi so' più rompicojoni co'me.
    Fu così che provò a garantire un'alternativa e da bravo commerciante ciò che propose era la via più conveniente per se stesso. Condivideva molte delle sue riflessioni: aver Markab sempre lì era comodo al canto, specialmente nell'ottica secondo cui o lui o Jonathan sarebbero stati sempre presenti per gestire i vari casini che generalmente gli ubriaconi provocavano. Poi parlò di assunzione. Macché, sei matto? Era impallidito di colpo. Alzò le mani e allargò le braccia. Fino a mo' sei stato er mio miglior investimento e ora voi che t'assumo? Ma sei sicuro? nun ce voi pensà n'attimo?
    Poi si spiegò meglio e l'espressione di Jonathan parve rasserenarsi appena. Ora che io te pago me pare 'na cosa esagerata, ma se voi n'entrata extra e dici che te guardano pe' me va bene. C'era un ma: la tariffa. Markab voleva il 50% dei guadagni dei suoi extra. Jon batté un pugno contro il comodino. Ma le altre ragazze prendono il 20%. Portò quella stessa mano sulla sua fronte, facendola scivolare poi lungo il capo. Però sono comunque entrate in più. Riguardo alle spese per il cibo non aveva intenzione di trattare, non al momento almeno. Magari in un futuro Jon gli avrebbe imparato a cacciare e a lavorare le creature morte per ricavarne i migliori tagli per la cucina, ma fino ad allora era restio sulla cosa.
    Va bene. Te do la stanza e me pijo la metà dei tuoi incassi extra, ma... Un ghigno si manifestò sul suo volto al solo pensare ciò che stava per dire. I denrisiani non sono fighette come gli inglesi e dovemo mantené un certo standard. Chinò appena le spalle, avvicinandosi col busto in direzione del reporter. Devo prima provarti e a questo giro credo che ti prenderò davvero a cappellate.



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    Markab Castlewine
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    Il rapporto tra Jonathan e Markab eccitava molto il secondo, perché includeva la cosa che più lo eccitava al mondo, anche più del sesso: il pericolo.
    Jonathan era un denrisiano duro e puro, rispondeva alle leggi selvagge del mare e fondamentalmente alle sue infinite contraddizioni esplosive, potendo passare dalla calma assoluta alla furia più cieca nel tempo di sorseggiare un bicchiere di vino. Lo aveva visto pestare, violentemente, uomini e donne, clienti e dipendenti e sapeva bene che certo un ragazzo inglese non sarebbe scampato alla sua furia, eppure, in un modo o nell'altro, non era mai stato pestato: aveva sempre tirato la corda, e mai l'aveva spezzata. Eppure, era più forte di lui: quella corda la doveva tendere, quanto bastava per sentire lungo la schiena quel brivido che gli faceva domandare, ancora una volta, se ne sarebbe uscito vivo.
    La corda andava tesa dunque per tendere quel sottil piacere, ma doveva essere tesa nel modo giusto, non per idiozie: quando Jonathan parlava, lui lo ascoltava, per sincero piacere e rispetto, annuendo prontamente ed incamerando quante più informazioni possibili, del resto ci teneva a dimostrare di essere sveglio, uno che imparava al volo, allo stesso modo non si era mai lamentato della paga e quando ebbe uno scoppio d'ira e buttò la sedia a terra, sapeva di aver esagerato, ben prima che Jon sbraitasse a sua volta e subito aveva chiesto scusa.
    Voleva tendere quella corda e scoprire cosa poteva succedergli, ma certe corde tese, in fondo, avevano risposte note, e vincersi la disistima del predone non era qualcosa che lo eccitasse.
    'Che?' sorseggiando il proprio bicchiere (pagato: andava sottolineato) Markab dovette comunque accigliarsi, quando sentì l'altro parlare di druidi e di lui che intercedeva. Rimase in attesa, silenzioso, aspettando che arrivasse la parte che arrivava sempre con Jon: quanto.
    Eppure non vi fu alcun quanto, solo una riflessione, cui fece seguito una controfferta (e quella sì, richiedeva un pagamento!), al che lui sorrise "Grazie Jon, ma se se i druidi ti cagano il cazzo non voglio che te lo fai cagare per un lurido inglese... e poi... non ci avevo pensato ma qui sarebbe figo..." per quanto dovesse essere al giusto prezzo: già lavorava gratis per Jonathan, poteva davvero permettersi di investire altri soldi in quella strana relazione?
    Amava la sua vita e un porto sicuro a Denrise, al momento, gli serviva, e non poco, ma era comunque in influencer e il suo tempo veniva profumatamente pagato: non poteva rimetterci e rimetterci, anche perché tutto quel tempo non investito, per lui, era una doppia rimessa, anche in visibilità 'Solo che porca troia, lui è l'oste più avaro dell'isola' e questo lo avrebbe spinto a far una proposta alquanto particolare, che potesse compiacere l'altro e, in ultima analisi, tendere ancora una volta quella dannata corda.
    Fu spettacolare vedere l'altro impallidire sentendo parlare di assunzione e avrebbe provato anche tenerezza nel rendersi conto che l'altro gli stava involontariamente riconoscendo il diritto di trattare con lui su di un salario, ma in quel momento, lungo la sua schiena correvano tanti brividi, al punto da tendere persino la sua colonna e, perché no, seccargli le fauci 'Sto facendo una cazzata?'
    Stava offrendo di lavorare nel locale, in tutti i sensi che quel locale prevedeva, coi necessari distinguo.
    Come l'avrebbe presa Jon, come sarebbe proseguito quel loro delicato equilibrio e cosa ne sarebbe stato di lui? 'Non ho mai mascherato cosa faccia fuori di qui e chi mi scopi ma...' ma era anche vero che dopo quella primo incontro non avevano mai più parlato di sesso: quell'unica occhiataccia gli era bastata a capire che doveva cambiare aria e solo prima di Halloween Jonathan aveva fatto una battuta sessuale, della quale però lui ignorava la serietà.
    Quello, di fatto, non era propriamente un salto nel vuoto, ma lo era: lui lo stava vivendo come tale, come uno dei più tremendi.
    La visse con tutti i muscoli tesi e il fiato bloccato al centro del suo corpo come un mattone, in attesa del verdetto 'Oh, minchia, ok...' pensò lui con un sospiro, emesso, lentamente, dal naso, ancora troppo spaventato per mostrare paura, ben sapendo come uno come Jon potesse fiutare la sua debolezza ed avventarsici sopra (in genere per spillar soldi) 'Sono vivo' si disse lui, ben poco interessato al fatto che si stesse parlando di 20% o 50%, riflettendo solo di non essersi rovinato una delle parti più divertenti della sua vita per la sua lingua decisamente troppo lunga.
    Non ribatté dunque al ribasso del predone, rassegnato ad esso, così come non notò davvero il suo tormento, sollevando poi il capo e sgranando gli occhi 'CHE?!' insomma, capitelo: Jonathan aveva appena accettato di dargli un profitto superiore a quello delle denrisiane, era qualcosa che mai si sarebbe aspettato, neanche tra mille anni di onorato servizio!
    Lo fissò esterrefatto, colpito, chiedendosi ancora una volta se quel burbero e gretto uomo, sotto sotto, provasse reale e sincera simpatia per lui, e il suo non fosse mero opportunismo, ma vero piacere di averlo attorno. Anche se, c'era un ma.
    "Ma?" ribatté lui, guardingo, nel mentre l'altro si disegnava in volto uno dei suoi più avidi ghigni "Sì, ti pulisco la stanza, l'ho detto: con la magia. Ma se vuoi puoi venire mentre la pulisco e rompermi le palle... che tanto lo faresti comunque e con l'ascia che ti port-" se Jon era andato al ribasso, accettando la sua offerta, anche lui si era un po' inculato da solo, di fatto anticipando il pensiero dell'altro e, di fatto, fraintendendolo.
    'Che?' rimase lì, con la mano in aria perché stava gesticolando e la bocca aperta. La manca reggeva ancora il bicchiere, sospeso in aria da un tempo immemore, nel mentre Jonathan gli faceva presente come il locale avesse certi standard, così come i denrisiani, e lui dovesse testare e tastare la merce, prima di metterla in vendita.
    Rimase lì, fermo, nel mentre un solo pensiero si faceva largo nella sua mente 'Jonathan conosce il termine standard?' si chiese lui, legittimamente, per quanto fosse decisamente la parte meno spaventosa del discorso, e forse proprio per quella prediletta dalla mente del castano per iniziare la propria riflessione
    'Porca troia' deglutì e sentì la gola secca, nel vedere Jon piegato in avanti con qualcosa di fiero nello sguardo (intendendo qualcosa di selvaggio) "Vuoi dire che finalmente mi farai sentire cosa si prova ad essere sfondati da Jonathan Baker nel suo locale?" chiese, trangugiando poi il proprio alcoolico, sperando si facesse coraggio e carisma liquido.
    "Comunque, se mi vuoi vedere il mio meglio, allora devo essere io a prenderti a cappellate" il ragazzo si alzò con voce incerta, voltandosi e andando a posare il bicchiere un po' dove avrebbe trovato posto, cercando di guadagnar tempo per trovare la solidità che gli serviva in quel momento, combattuto da troppi istinti e voglie contemporaneamente 'Sei un alfa. Sei un alfa, sei un alfa!' si ripeté lui alcune volte, voltandosi poi a fissare arrogante l'altro "Sono un toro da monta, e se ci pensi bene a te viene bene: di gente da chiavare qui dentro ne hai a chili, ma se qualcuno vuole essere chiavato fa la fame!"
    Facendo spallucce Markab prese la propria sedia e la ruotò di 180°, andando a sedersi davanti all'altro, questa volta in maniera normale, per fissarlo dritto negli occhi. Mise mano al portafogli "Ma ci tengo alla vita, quindi se vuoi vedere come scopo... ti pago una donna, la fai salire e vedi se sono capace" affermò lui, senza aver alcun dubbio sul risultato delle sue prestazioni, abituato a farlo anche con spettatori, del resto.
    Si tirò indietro, posando completamente la schiena contro la sedia "Comunque, Jon, io voglio fare 'sta cosa per darti una mano e stare qui... e perché qui mi piace uno sbotto e voglio viverci bene... quindi... io scopando ci mangio, lo faccio da tempo e non è un problema... e voglio non sia un problema: ci sono cose che non devo fare o non devo dire? Io sono Inglese, certe cose non le capisco.... me le devi spiegare tu"
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    Jonathan Baker | Predone
    Il ragionamento di Markab riguardo ai suoi guadagni era corretto fino a un certo punto: sugli extra era vero, avrebbe ottenuto una percentuale maggiore rispetto a quella delle ragazze, ma per quanto riguardava le mansioni da tuttofare non lo avrebbe comunque pagato. In parole povere avrebbe ottenuto un compenso in base al numero di clienti, senza però venir a meno alle mansioni da garzone, barista e cameriere.
    Era un accordo che avrebbe reso felice entrambi, ma un uomo avaro come Jonathan non poté far a meno di pensare che in realtà quel patto fosse assai più conveniente a Markab che a se stesso. Era un problema? Dato il suo esagerato egoismo sì, ma riconosceva comunque in lui quel fantomatico impegno nel duro lavoro che la sua isola di appartenenza decantava tanto. Per i propri introiti Markab fu utile e averlo a disposizione a tempo pieno non sarebbe stato poi così male. E da ora in poi potrò davvero minacciarlo di togliergli il salario se si comporta male. Era un piano perfetto, poteva starci e il fatto che finalmente avesse qualcuno che gli ordinasse la stanza era la ciliegina sulla torta. Insomma, non sopportava doverlo far da solo e le ragazze lasciavano quello strano odore che piaceva ai clienti. Ma io non vojo che camera mia sa di puttana.
    L'unico punto ancora da chiarire erano le abilità del reporter. L'oste allargo le gambe, si protese in avanti e uno sguardo tanto serio quanto indagatore si posò sul ragazzo che aveva di fronte. Jonathan era già stato con degli uomini in rapporti puramente da attivo, ciò nonostante nel villaggio nessuno ne sapeva niente. Come mai? Beh, diciamo che non era un segreto quanto fossero persuasive le sue minacce, specialmente se spese in questioni in cui poteva rimetterci in denaro o reputazione. Zitto. Affermò secco, impassibile, chiudendo per un attimo gli occhi, tornando poi nuovamente su di lui. Te farò sentì solo ciò che dico io. In fin dei conti così sarebbe stato: le sue donne si limitavano a esaudire le richieste senza prendere vaghe iniziative se l'altra parte non chiedeva il contrario. Markab, invece parlo dei suoi punti forza. Proprio in quel mentre Jon fece per calarsi i pantaloni, mostrando un boxer verde scuro che lasciava ben poco all'immaginazione poiché nonostante non fosse ancora eccitato si poteva ben dire che per lui non valeva la regola della L. Poi proverai con Lola, ma finché ce sono io te sarai la mia puttana. Il tono non si addolcì, rimase autoritario. In camera non ci sono regole oltre a quelle poste dai clienti. Ognuno c'ha er tarlo suo, perciò cercate voi er modo pe' chiedejelo. Ora basta chiacchiere. Spogliati. E finisci di spogliarmi. Affermò, rimanendo con appunto i pantaloni calati, ma ancora la maglia addosso e l'ascia disposa sul fodero dietro di essa.




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