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.« SHE WAS LIKE THE SEA, ALWAYS REFLECTING THE STARS IN THE NIGHT SKY, ALWAYS REFLECTING OTHERS' BEAUTY. »Rebecca WagnerAveva appena attraversato il Porto, gettando occhiate sfuggenti alle Drakkar ormeggiate ad esso e cullate dal lento e costante sciabordio delle onde. Ultimamente non era cosa rara che passasse di là, ancora con la testa alla missione svolta non troppo tempo prima, chiedendosi come sarebbe potuta andare se non avesse predominato la diplomazia. Forse Zalera avrebbe ucciso prima Calypso e dopo loro, forse sarebbe stata la Caria stessa ad occuparsi dell'incombenza. Ma se l'erano cavata con del semplice giardinaggio al quale lei, comunque, non aveva troppa voglia di prestarsi; non che non le piacesse sporcarsi le mani -sennò probabilmente nemmeno lavorerebbe al Canto della Sirena- ma il giardinaggio non era il suo forte e nemmeno le piaceva, a dire il vero, anche se aveva abbastanza il pollice verde, almeno per quelle poche volte che ci aveva provato.
Una volta superato il Porto, davanti ai suoi occhi si aprì un prato perfetto -a proposito di giardinaggio- così ben curato che le sembrava che i fili d'erba avessero tutti la stessa altezza, anche se non era sicura fosse possibile. La cosa la stupiva ogni volta; insomma, non aveva mai visto i Denrisiani come tipi da lavori di precisione e di pazienza, quanto più di forza bruta e dove potevano dare il meglio di loro. Un giorno avrebbe chiesto a qualcuno se quel prato si tenesse curato magicamente o ci fosse qualcuno ad occuparsene -magari avevano schiavizzato un inglese.
Si lasciò alle spalle anche l'odore salmastro e l'umidità che permaneva giorno e notte al Porto, mentre in Piazza il meteo era sempre mito e sereno, come per magia. L'odore le ricordava una montagna verde, i pascoli per gli animali, precisamente. Non sapeva cosa l'avesse portata a scegliere quel posto, invero, ma lo aveva sempre trovato affascinante sia durante la settimana, che durante il mercato, anche se in quest'ultima occasione era tutto più cruento. L'azzurro dei suoi occhi, si posò sullo smeraldo dell'erba, in cerca di un posto tranquillo dove rifugiarsi nei suoi pensieri che, a dispetto di ciò che mostrava fuori, non erano sempre così rosei, anzi. Non erano rare le volte che si fermava a guardare il cielo e pensare a Luke e a cosa l'esercito americano avesse tolto loro: una vita meravigliosa. Ciononostante, era sempre stata fiera di ciò che il ragazzo avesse deciso di fare per il suo paese, sebbene non fosse anche quello di Becca. A proposito di questo, aveva dovuto lottare -e lo stava ancora facendo- per farsi accettare dal popolo di Denrise, essendo lei per metà tedesca, da parte di padre, e metà isolana, da parte di madre.
Si fermò quasi al centro del luogo, come se si fosse dimenticata il motivo per il quale si era recata lì. In realtà, avrebbe voluto scorgere nella folla una persona in particolare, sebbene non fossero proprio in rapporti idilliaci! Scosse la testa bionda, riprendendo a camminare, fino a trovare un posto dove sedersi, quindi si accomodò, stringendo al petto una piccola foto che aveva tenuto in tasca fino a quel momento. Aveva lasciato, alla fine del turno, un biglietto per Jon -in un punto del bancone che potesse vedere solo dal lato da cui si serve- con scritto poche, brevi frasi. "In Piazza. Alle 17. Spero tu abbia un orologio. E per favore, non fare il musone come tuo solito. A dopo ♥
Becca"
Che cosa voleva fare, esattamente? Nemmeno lei lo sapeva. Vederlo? Scusarsi per averlo mezzo derubato -per quanto poi Jason si fosse offerto di pagare- per la missione? Solo il tempo le avrebbe detto la vera ragione di quella richiesta, ma era addirittura piacevole passare il tempo con il suo capo, anche quando si doveva sorbire i suoi stupeficium assurdi.
Ad ogni modo, non sapeva nemmeno se si sarebbe presentato... male che fosse andata, avrebbe passato un piacevole pomeriggio in mezzo alla piazza, no?I enjoy killing trasgressors. Be WARNED. | CODICE ROLE © dominionpf. -
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.« SHE WAS LIKE THE SEA, ALWAYS REFLECTING THE STARS IN THE NIGHT SKY, ALWAYS REFLECTING OTHERS' BEAUTY. »Rebecca WagnerLo sguardo chiaro di Becca si posò sull'uomo in arrivo a poca distanza. Non era difficile riconoscere Jonathan, almeno non per lei che lo vedeva più spesso di quanto credesse possibile -forse perché lavoravano alla stessa locanda? O meglio... lei lavorava per lui- ed indossò uno di quei suoi sorrisini angelici. Mentre avanzava, si prese qualche secondo per osservarne l'abbigliamento che metteva piuttosto in risalto il suo corpo, cosa che la biondina non disdegnava.
Buon pomeriggio anche a te Lo apostrofò, scuotendo la testa. E nel mentre, avrebbe fatto una cosa che, probabilmente, le avrebbe fatto guadagnare un altro stupeficium. Si avvicinò, forse troppo sicura di sé, ed alzò le braccia in una specie di tentativo di abbraccio, chiedendosi quanto tempo ci avrebbe messo a ritrovarsi con il culo a terra. Inutile, Rebecca stava facendo la Rebecca... la ragazza che socializzava persino con l'aria!
Comunque, la giovane, invece, indossava un paio di semplici jeans neri che le fasciavano perfettamente le gambe, una camicetta bianca lasciata sbottonata per un quarto, elegante ma neanche troppo, ed un paio di scarpe semplici nere.
Qual è il problema se ti ho chiesto di venire qui, anziché startene rinchiuso alla Locanda? Gli domandò, piazzandosi poi a pochi centimetri da lui, reclinando appena la testa all'indietro per guardarlo negli occhi. Sorrise. Qui il tempo è così mite e piacevole, suvvia. Sbuffò, incrociando le braccia prima di arrivare a quello che lei credeva fosse il nocciolo della questione. Non sarai ancora arrabbiato con me per aver preso in prestito un paio di provviste? Chiese, calcando bene alcune parole, ben conscia che non avesse preso solo "un paio di provviste" quanto più mezza dispensa, probabilmente. Jason ti ha pagato? Quelle parole furono pronunciate nel mentre che una mano di Becca si posava sul braccio dell'altro, in un gesto apparentemente causale. Sennò ci posso pensare io senza problemi, quanto ti devo? Chiese ancora, con gli occhioni azzurri puntati in quelli più scuri del suo datore di lavoro. Beh già che siamo qui, possiamo pure far un giro. Concluse, stringendosi nelle spalle. Anche se l'aveva usata come manichino per castare il suo stupeficium, prima di partire per Papua Nuova Guinea, non ce l'aveva con lui, per qualche strana ragione. Ma trovava che portare rancore fosse la cosa più stupida che potesse mai esistere e avrebbe vissuto malissimo lei, non di certo Jonathan!
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.« SHE WAS LIKE THE SEA, ALWAYS REFLECTING THE STARS IN THE NIGHT SKY, ALWAYS REFLECTING OTHERS' BEAUTY. »Rebecca WagnerNon si era beccata uno stupeficium addosso quella volta e ciò pareva quasi un miracolo divino, o forse semplicemente Jonathan non voleva rischiare di ammazzare qualcuno davanti agli occhi di così tante persone? No, non era sicura che piccolezze del genere gli interessassero davvero. Per lui la cosa più importante erano i soldi, lei non era di certo una banconota od un galeone, effettivamente.
Sospirò di sollievo quando sentì che Jason lo aveva ripagato, felice in cuor suo di non dover sborsare una cifra esorbitante né di vedersi diminuire quella paga già di suo misera. Se vogliamo dirla tutta, ognuno di loro ha mangiato. Iniziò, riferendosi ai membri della missione che avevano da poco affrontato insieme, alla quale presto sarebbe seguita un'altra. Quindi avrebbero dovuto contribuire, io vi ho solo evitato di morire di fame. Annunciò, sollevando gli occhi al cielo, non realmente arrabbiata. Beh, d'altronde se non se l'era presa per essere stata schiantata, non se la sarebbe presa nemmeno per quello. Vabbè, il debito è stato saldato ed è questo ciò che importa. Tagliò corto, poi proponendogli di passeggiare, anche se arrivò una risposta negativa. Beh, era tirchio in tutti i sensi, nemmeno camminare voleva. Scosse appena la testa, a simboleggiare che potevano pure star lì se volevano. Non si aspettò certo che poco dopo facesse apparire un ampio telo e che, addirittura, si sarebbe tolto la maglietta. In effetti, comunque, era una bella giornata e non gli si poteva dar torto. Becca non era certo nuova a spettacoli di quel tipo, visto il lavoro assolutamente sottopagato che svolgeva, in aggiunta a quello di cameriera, ed aveva visto diverse tipologie di fisico e di stazza, ma non poteva negare che il suo capo fosse messo bene, in quel senso, quindi non si poté nemmeno evitare di prendersi qualche secondo per osservarlo -gli occhi sono fatti per guardare, no?
Poi la sua proposta arrivò ancora più inaspettata di tutto il resto ma, dal canto suo, la giovane non vide nessuna ragione per sottrarsi, soprattutto visto che era abituata anche a quello. Le venivano chiesti massaggi in continuazione, tanto da potersi ritenere addirittura esperta. Come vuoi tu. Concesse, sebbene non è che le dispiacesse poi così tanto. Si lasciò cadere in ginocchio al fianco dell'uomo, fermandosi ancora una volta a fissare l'addome scolpito, deglutendo un paio di volte. Non voleva, tuttavia, farlo attendere troppo, era davvero imprevedibile, quindi le sue mani curate ed esperte -in tutti i sensi(?)- andarono a posarsi sulle forti spalle dell'uomo, premendo leggermente ed iniziando a muoverle prima piano, poi aumentando un po' la stretta e l'intensità del massaggio, sporgendosi appena su di lui per essere più bilanciata e non cadere di lato. Va bene così? Domandò ad un certo punto, il suo tono di voce molto più addolcito rispetto a prima, mentre i suoi occhi color mare, erano fissi sul corpo dell'uomo e le sue mani parevano quasi muoversi in autonomia. Il che non era così lontano dal vero, dal momento che sapevano benissimo cosa fare.
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.« SHE WAS LIKE THE SEA, ALWAYS REFLECTING THE STARS IN THE NIGHT SKY, ALWAYS REFLECTING OTHERS' BEAUTY. »Rebecca WagnerLo sguardo color mare di Rebecca fissò il rozzo proprietario del Canto della Sirena, ormai abituata a quel suo strano modo di parlare e di atteggiarsi, trovandolo addirittura carino, a tratti. Ma solo a tratti. E molto raramente.
Lasciò cadere il discorso sul pagamento: concordava con lui e, comunque, il debito era stato saldato in un modo o nell'altro, placando momentaneamente la sete di soldi di Jonathan e questo, per ora, era ciò che davvero importante.
Alla fine, aprì un telo e si distese sul prato, chiedendole un massaggio. Lei, di quelle richieste, ne riceveva continuamente ma, cosa più incredibile, Jon era forse la persona che glielo aveva chiesto con più gentilezza, visto il genere di clienti che incontrava e lei poteva opporsi fino ad un certo punto, visto che erano clienti paganti.
Quindi si accovacciò affianco a lui, iniziando a massaggiargli le spalle prima con delicatezza, poi adoperando una pressione appena maggiore, accentuando i suoi movimenti, cercando di renderlo il più piacevole possibile, mentre i raggi del sole danzavano sopra ed intorno a loro, ad indicare quella mite giornata settembrina.
Assecondò la sua richiesta, fermandosi solamente per lasciare che si stendesse sulla pancia, mettendo in mostra il suo fisico apparentemente curato e decisamente muscoloso. Appena si fu sistemato, riprese. Le sue dita delicate scesero lungo la sua schiena, alternando carezze più delicate, a spinte un po' più decise con i polpastrelli, fino ad arrivare all'altezza della cinta, tornando quindi verso l'alto in un procedimento identico ma inverso.
Pensavo peggio. Affermò, continuando il suo massaggio. Insomma non sono morta quindi è andata bene; anche se potevi evitare di metterti a dormire nel mezzo della missione. Sbuffò, sapendo di aver osato tanto, con quelle parole, conoscendo il temperamento dell'uomo. O di sprecare e farmi sprecare energie con quello stupeficium. Aggiunse, premendo di più al centro della schiena, anche se dalla sua voce non trasudava nessun tipo di rancore. Forse era un po' troppo buona, in effetti. Avrebbe dovuto ripagarlo con la sua stessa moneta. Ma sapeva che non lo avrebbe mai fatto. Oh beh consideratemi già a bordo. Non succede mai niente qui, una volta tanto che c'è la possibilità, non voglio certo perdermela assicurò, già psicologicamente pronta per quando sarebbe stata ora di risalire su una drakkar.
Si puntellò su un ginocchio, dandosi la spinta e con l'altro scavalcò l'uomo, sistemandosi quindi a cavalcioni sulla sua schiena -reggendosi in modo da non caricargli addosso tutto il suo peso, anche se non era poi granché- per proseguire meglio il massaggio, sfiorando con le dita anche il collo, tornando alle spalle ed infine ancora alla schiena. Si chinò appena, fino a raggiungere quasi il suo orecchio con le labbra. Allora? Sei soddisfatto? Domandò, il fiato caldo della donna che gli accarezzava il lobo. Sempre non la disarcionasse prima (?)
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