Un indice si trasformò in un formidabile cartello di stop, ma, con la rapidità del vento, le labbra di Hedwin baciarono quel dito da Venere Africana.
Fatto quello si lasciò spingere via. La veste frusciò come un onda. Malgrado il sorriso concessogli captò del malessere, ma a parte i suoi comportamente, ben immaginava quali fossero i crucci della strega.
Entrambi gli indici ed i medi piegarono sulle maniche colorate e poi il corpo si piegò nel teatrale inchino di un vecchio insolente, stampato sul volto il sorriso di un giullare graziato dalla propria regina.
-Come preferisci tu o dolce e frigida collega- Collega, sì. Da quel fatidico
"l'Horcrux, va in mano al qui presente Hedwin Keratack, vincitore di quest'asta", un contratto non scritto era stato stipulato tra i due, ed alla fine era solo per quello che lui, all'una di notte di quel giorno di Luglio, non era nel suo letto a scoparsi una delle Escort di turno; anche se sua moglie avrebbe usato epiteti ben più colorati.
Sélène sorvolò il suo commento a riguardo del negozio e lui mantenne il suo sorriso, Sèlène lo rassicurò delle bambole ed il sorriso s'allargò ancora, accompagnato, stavolta, anche da un cadere e levare del capo, lento, soddisfatto e ammiccante. Le piaceva quella punta di arroganza e malignità che condiva ogni mossa di quella donna
Sélène parlò di nuovo e se in un primo momento il sorriso tenne botta e la bocca tentò di aprirsi in qualche battuta, all'improvviso il viso si rabbuiò. Cos'era della massima urgenza per lui? Un pericolo?
Un brivido inizò ad arrampicarsi lungo la spina dorsale, ne poteva sentire le zampette.
Non disse nulla, ma strappò di mano il biglietto all'americana.
Alla cortese attenzione della sig.na Du Maris,
le faccio i miei più sentiti complimenti per l'asta, ma le assicuro che la merce in questione giungerà in nostro possesso.
Restò immobile. Rilesse due volte il biglietto, la mano iniziò a tremare. Sentì con distrazione Sélène cercare di avvisarlo, di parlargli, ma non capì nulla, pensava ad altro.
Hedwin Keratack scoppiò in una risata inquietante. Sembrava il garrito di un gabbiano reale, ma il suono graffiava le vene.
Il viso era paonazzo, le lacrime agli occhi.
-Lo sapevo!-Continuava a ridere, ma pian piano il tono diminuiva.
-Quel lurido figlio di un rettile!- Guardava Sélene con un sorriso tirato, gli occhi puntellati di sangue. Le fece cenno di portargli qualcosa.
-Una sedia cara, una sedia!-Se la sua collega in affari gli avesse portato di che sedere si sarebbe accasciato lì, con ancora quel sorriso malato stampato in volto, altrimenti si sarebbe appoggiato alla prima cosa che avesse trovato, in attesa che la strega esaudisse la sua richiesta.
Si stava calmando, ma la gola era secca. Allungò di nuovo la mano
-Sélène whisky, brandy, grappa qualsiasi cosa, mo ho bisogno di bere!- il vecchio continuava a sorridere.
-Quello stronzo, ci avrei scommesso una mano che lo voleva, e che sarebbe stato lì.- annuì tra sé e sé, mentre accettò il bicchiere, se la strega gli avesse portato qualsiasi liquido. Poi la testa scattò verso l'americana.
-Quello è peggio di me duranti i bei vecchi tempi- La cicatrice gli prudette all'improvviso. Ogni volta che si accennava alle Guerre Magiche gli prudeva. Nel grattare con avidità, una parte della lunga chiazza rosea sull'avambraccio destro fu scoperta e messa in bella vista.
-Compare sempre sotto nuove spoglie, è ovunque, ma non si espone mai. Una fottuta ombra sotto il sole!- Bevve avidamente qualsiasi cosa Sélène gli avesse portato, anche l'acqua, seppur con una smorfia.
-Al terzo incontro ho detto ai miei figli di smettere di cercare di identificare i suoi volti. Il re della polisucco lui è! Sicuro che fosse anche alla tua inaugurazione con quella maledetta cosa in corpo!- indicò per un attimo Sélène, poi si mise a fissare il vuoto dinnanzi se. Continuava a grattarsi e quel ghigno non voleva saperne di sparire dalla sua faccia.
-Si. Il biglietto. Quella schiettezza, quella fottuta ed arrogante eleganza. Non poteva essere che lui.-