Una melanzana in mezzo al lago

Jess&Sammy

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    La giovane si accucciò sulle sponde del lago, immergendo con delicatezza una mano a sentirne la temperatura. Non era fredda, anzi era anche gradevole. Quindi, si sedette con un piccolo tonfo, lasciando i piedi ammollo. Era una placida domenica di metà maggio e lei aveva deciso di passare un pomeriggio tranquillo, senza scocciature. La sera prima aveva discusso con Blake, ma poi erano andati a fare i biscotti in cucina, proprio come se il loro piccolo litigio non fosse mai esistito. Se vista da lontano, poteva sembrare una candida figura, senza preoccupazioni o pensieri negativi, ma la realtà era ben diversa. Daniele non le aveva ancora risposto dalla sera prima ed erano passate ore; aveva scritto anche ad Eve, ma il risultato era stato lo stesso. Si portò le mani al viso, coprendolo e chiudendo gli occhi, nascondendo alla vista quelle due pietre scure. Niente avrebbe potuto distruggere la calma di un pomeriggio di primavera inoltrata, ma dentro la giovane niente era calmo. Pensieri e preoccupazioni si accavallavano gli uni sulle altre, ognuno deciso a prendere il sopravvento su quella sua psiche ormai non perfettamente equilibrata e che nei giorni avvenire sarebbe stata messa a dura prova; proprio per quello, la ragazzina, aveva deciso di andare al lago Vaan. Sperava di cancellare ogni traccia di negatività dalla sua mente almeno per qualche ora. Aveva provato a convincersi che semplicemente avesse alzato un po' il gomito con gli altri docenti e chiunque fosse presente alla festa, non aveva la minima idea che in quel momento era in atto un processo di vampirizzazione sull'uomo.
    Tuttavia, non voleva stare sola e sapeva che non avrebbe fatto tacere la sua testa, da sola. Aveva bisogno di distrarsi e con Blake, la sera prima, aveva funzionato... ma ora era giorno e con il sorgere del sole, erano sorti anche tutti i dubbi che aveva messo in silenzio tra uova e farina. Quindi aveva mandato un messaggio a Samuél, quella mattina. Gli aveva chiesto se, verso l'ora di pranzo o giù di lì, gli andava di vedersi al lago e così si erano dati appuntamento alle 14... non mancava molto; Sam si era offerto di portare qualcosa da mangiare, quindi Jess aveva optato per portare i cookies con le gocce di cioccolato che aveva fatto con Blake la sera prima. Non erano tutti, ma ne aveva preso alcuni, e poi erano abbastanza voluminosi perché non ne servissero troppi. Sotto ai vestiti, aveva messo anche il costume per ogni evenienza. L'ultima volta che aveva fatto il bagno al lago, era con Blake. Era passato quasi un anno. Prese un sasso perfettamente rotondo e lo lanciò, facendogli fare qualche rimbalzo, increspando appena la superficie dell'acqua. Sorrise, mentre il caldo solo di maggio le scaldava la pelle poco coperta. Quel giorno indossava una canotta color carne ed un paio di jeans a vita alta, due vans basse e aveva con sé uno zainetto con dentro poche cose, tra cui il contenitore dei biscotti. Non le restava che aspettare Sam.

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    Il palmo di Sam si distese sopra la fronte in modo da schermare i tiepidi raggi di sole e quando il ragazzo notò quella figura così famigliare, le sue palpebre si fecero leggere e un sorriso gli rigò il volto da guancia a guancia.
    Aveva passato la notte insonne e ogni respiro gli sembrava un pugno tra le costole. Attraverso i canali di informazione degli auror, aveva scoperto in anteprima cosa era successo dall'altra parte del globo. Sapere che qualcuno tra i suoi colleghi, nonché il suo amato signor M., avessero rischiato la vita lo aveva scombussolato. Quando il suo cellulare si illuminò per il messaggio di Jessica, il ragazzo ritrovò le forze e -senza esitare- le aveva risposto di sì. Dal giorno in cui si erano incontrati nella foresta non aveva fatto altro che pensare a lei. Così distratto, durante gli allenamenti aveva preso tanti di quei cazzotti che il corpo gli faceva male ancora adesso, dopo qualche giorno di riposo.
    Quel fine settimana aveva deciso di passarlo a Denrise nella speranza che aiutando i suoi amici druidi potesse rilassarsi. Non fu così. Aveva tentato anche di scrivere alla ragazza per chiederle di uscire. Eppure, quando il pollice arrivava all'altezza del tasto invio, una forza lo fermava a mezz'aria "Non essere egoista. Sta studiando per i M.A.G.O. Vuoi che le vadano male solo per rivedere quel suo sorriso? O per sentire di nuovo la sua risata? O per farti rileggere nella mente?"
    Beh, Sam avrebbe fatto quasi di tutto per rivivere quelle esperienze ma non a discapito della ragazza. Per questo, ora era lì. Delle scarpe da corsa gli cingevano i piedi fino all'altezza della caviglia. Dunque, la lunga gamba d'acciaio era esposta fino alla metà tra il ginocchio e il fianco. Un costume rosso fragola ci cingeva il bacino mentre una maglietta nero ossidiana gli contornava il busto e i bicipiti scolpiti. Sulla schiena portava uno zaino tanto grosso da poter essere utilizzato durante una scalata dell'Everest. Il peso si riversava sulle cinghie che stavano scavando nella carne del tirocinante "Non lasciarti distrarre dal dolore. Hai ancora trenta solidi secondi prima che lei ti noti. Pensa a qualcosa di interessante e affascinante da dirle, magari puoi parlarle di quei fiori bellissimi - non quanto lei - che crescono tra le prime giornate di Primavera solo attorno a questo lago grazie al suo Ph e alla concentrazione di elementi nutritivi al suo interno. Oppure puoi dirle qualcosa di romantico, come neanche questo lago possa contenere tutti i poemi o le frasi d'amore che le avresti voluto dedicare."
    I trenta secondi passarono e Sam arrivò nel tratto in cui la sua sirena aveva deciso di immergersi. Dio, persino mentre tirava un sasso riusciva ad essere elegante come una dea «Heyyy, bella giornata, non trovi?»
    Finì per concludere prima di inclinare la spalla destra in modo da liberarsi di una delle cinghie. Dunque, passando la mano sotto l'altra, ripeté il gesto. Delicatamente, lo zaino scivolò sui sassi e le dita di Sam ne aprirono una tasca. Le sue braccia penetrarono al suo interno per risalire in superficie con una tovaglia rosso Valentino. Un singolo scatto e, aiutato dal vento, il telo venne posizionato a terra. C'era abbastanza spazio per entrambi «Mi scuso ma non ho avuto modo di preparare chissà quale portata. Purtroppo, qui a Denrise non hanno chissà quali cucine.»
    Sam sorrise stringendosi tra le spalle mentre le sue guance assunsero un colore roseo. Godendosi per un ultimo secondo la figura di Jess, trovò il coraggio per iniziare ad estrarre una serie infinita di contenitori termici. Il primo che aprì conteneva del tataki di tonno impanato con semi di papavero, accompagnato da cipolla caramellata e una guarnizione di maionese d'arancia. Nel secondo si trovavano dei panini alle mandorle con caponata di melanzane, pinoli, foglie di menta e pesce spada, con delle fette di limone accanto nel caso si fosse voluta aggiungere dell'acidità. Nel terzo c'era un'insalata di riso rosso di camargue, avocado e polpa di gamberetti condito con un pizzico di peperoncino. Nel quarto vi era una tartare di megalodonte da gustare da sola. Poi delle bruschette con philandelphia, tranci di salmone e caviale dello stesso con erbe aromantiche. Dunque vi era un ulteriore contenitore con sette tipi di formaggi che aveva comprato dai suoi amici druidi e del miele che aveva raccolto lui stesso quella mattina - I pizzichi di ape sulla sua pelle ne sarebbero stati la riprova -. Ma vi era anche una ratatouille contenente una serie infinita di verdure, nel caso la ragazza fosse stata vegetarina. E, per finire, venne poggiato sul telo un cesto di vimini contenente dell'anguria, delle ciliegie, delle fragole, alcune banane e dei fighi. Ad accompagnare il tutto vi erano quattro tipi di tè diversi e dell'acqua filtrata dalle sorgenti dei Monti di Denrise. Jessica avrebbe potuto comprendere dai piatti di vetro e le posate di acciaio come al ragazzo non andasse a genio la plastica o la carta «Ho girato parecchio il mondo ma il pesce di Denrise è imbattibile.»

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    L'acqua le lambiva delicatamente le caviglie, rinfrescando la sua pelle così chiara e liscia. Quel lago, sebbene in misura minore della foresta, aveva intrisa la sua buona dose di magia naturale. Le acque così limpide e trasparenti erano cosa rara, come se a Denrise l'inquinamento non esistesse e, rifletté la corvina, forse era proprio così. Si scostò una ciocca corvina che le si era incollata alla guancia, appiattita dal lieve venticello, finché non sentì quella voce melodiosa che le fece comparire automaticamente un piccolo sorriso sulle labbra. Girò lievemente la testa, schermandosi gli occhi dal sole con la mano destra. Quando i suoi occhi scuri, incontrarono i suoi, il sorriso di Jess si ampliò e, facendo leva unicamente sulle gambe, si alzò in piedi, voltandosi completamente verso di lui e muovendo un paio di passi per uscire dall'acqua e andargli incontro. Aveva uno zaino davvero enorme e si chiese cosa diamine contenesse e, di rimando, guardò il suo decisamente più piccolo e modesto.
    Ehi! Ricambiò il saluto, avvicinandosi ancora a lui mentre si toglieva quello zaino che, a prima vista, sembrava decisamente pesante.
    Hai portato la tua collezione di sassi? chiese, scherzosamente, indicando lo zaino con l'indice, prima di avvicinarsi e cingerlo in un tenero abbraccio, terminato con un bacio sulla guancia. Lasciò che le sue labbra sostassero per qualche secondo sulla morbida guancia di Sam, prima di scostarsi un poco per riprendere la domanda che lui le aveva fatto in precedenza. Oh sì, una giornata magnifica. L'ideale per stare ad oziare sulle sponde di questo lago. Il sorriso tornò ad incresparle le labbra, mentre osservava curiosa Sam aprire lo zaino per svelarne il contenuto. La prima cosa che tirò fuori, fu una tovaglia di un rosso quasi magnetico. Sembrava così puro e allo stesso tempo passionale che non poté fare a meno di perdercisi con lo sguardo per qualche secondo buono, quasi senza accorgersi che lui lo stava muovendo, ma poi si riscosse. Ora la tovaglia era a terra, invitante, pronta ad accogliere i due giovani qualora avessero voluto sedersi. E così fece Jess, prima inginocchiandosi lentamente e poi lasciandosi cadere all'indietro, fino a posare il sedere a terra e ad incrociare le gambe, posando le mani sulle proprie ginocchia. Ti piace il rosso? domandò, ironica, notando anche il suo pantaloncino. Anche a lei piaceva, comunque, perché simboleggiava tante cose diverse ma tutte egualmente incredibili. Scosse la testa alle sue parole. Sono sicura che sarà un pranzo degno di tale nome!
    E non scherzava, visto che il ragazzo cominciò ad estrarre una sfilza infinita di contenitori, tutti con diversi cibi dall'aria assai invitante e che, almeno per la maggior parte, non aveva mai mangiato. Inoltre, tirò fuori anche posate e piatti che sembravano di gran lunga più delicati di quelli un po' più volgari composti di plastica. Questo luogo è così puro, che sarebbe stato davvero inopportuno rischiare di rovinarlo con tutto ciò che potrebbe portare inquinamento. Convenne, mentre i suoi occhi correvano da una pietanza all'altra, chiedendosi dove avrebbe potuto affondare per prima la sua forchetta, anche se sicuramente qualsiasi cibo avesse scelto, avrebbe sfiziato il suo palato nel migliore dei modi. Ma, siccome non conosceva praticamente nulla di quel cibo, decise che glielo avrebbe chiesto. Non ho mai assaggiato il pesce di Denrise. Dovette ammettere, torcendosi piano le mani. Ma se lo dici tu, io mi fido. Aggiunse, sincera e raggiante. Un pic nic con un amico, ci voleva proprio. Senti... secondo te da cosa posso iniziare? Domandò, contemporaneamente agguantando il suo zaino e chiudendo il pugno attorno ad una cinghia, per portarlo a sé. Aprì la cerniera che produsse un suono lieve, e lo spalancò. A guardare quel modesto contenitore di vetro con all'interno i biscotti, arrossì. Quasi si imbarazzava di aver portato solamente quello, quando lui si era presentato con il quantitativo di cibo che gli elfi preparavano per un banchetto ad Hidenstone, probabilmente. Per un momento, si chiese se non fosse il caso di far finta di non aver portato niente, con la convinzione fosse più una bella figura rispetto all'aver portato una miseria, ma sarebbe stato mentire e qualcosa le diceva che quel ragazzo era troppo dolce e puro per meritarsi una qualsivoglia bugia, quindi dopo alcuni secondi di tentennamenti, estrasse quel piccolo contenitore ermetico trasparente e con il coperchio di un blu intenso. Io... ieri sera ho fatto dei biscotti, quindi oggi ho pensato di portarli. Annunciò, con un sorriso incerto.

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    «Oh, si, ho anche qualcuno dei miei sassi! Come hai fatto a scoprirlo?» Rispose lui prima che le calde labbra della giovane si posassero sulla guancia del ragazzo, pietrificandone le carne e i muscoli. Ancora una volta sentì il cuore battere come un martello contro una porta e l'unica cosa che riuscì a pensare fu "Ti prego, almeno questa volta resta a cuccia. Non sei tu il sasso che vuole vedere."
    I suoi denti strinsero l'interno della guancia fino a quando il dolore inglobò il piacere. Sam ritornò a sorridere splendente come un'alba mentre i suoi occhi scivolarono sulle labbra di Jessica che avevano assunto la forma di un sorriso. Da quella distanza sarebbe stato impossibile ignorare il suo profumo di pesca «Eh, si, perfetta, cosa potrebbe mai andare male in una giornata del genere?»
    Si lasciò sfuggire, sorridendo ancora come un bimbo mentre il volto roseo si spostava sul lago alla sua sinistra. La ragazza sembrava ignorare cosa stesse succedendo dall'altra parte del globo. Qualche studente sarebbe stato felice per un attacco simile, forse avrebbe sperato persino di togliersi di mezzo qualcuno tra i professori più antipatici. Eppure, Jessica aveva un cu...cuore così perfetto che Sam scartò l'ipotesi a priori. Cogliendo la palla al balzo, Sam decise di prendere subito in mano l'argomento "colori" - decisamente meno tragico di quello "professori" - «Si, adooro il rosso! In verità adoro anche il rosa. E il verde. E l'arancione. Oddio, anche il giallo. E parecchio... il corvino. Beh, in verità vado d'accordo con tutti i membri dell'arcobaleno! E te, invece, hai un colore preferito?»
    Del resto, il rosso era il campo della bandiera che rappresentava la sua nobile famiglia. E, quello su cui i due erano appoggiati, raffigurava proprio il simbolo della sua casata - ora non visibile - dall'altra parte del telo.
    «Oh, sono felice di poterti aiutare a rimediare a questa mancanza» Rispose lui inclinando il capo prima di cominciare a sistemare le diverse portate cercando di non farsi distrarre dal grazioso corpo dell'opale. Era così bella e evitare il contatto visivo lo fece sentire in colpa. Poi, quando si ritrovò a parlarle fissando l'orizzonte e non lei, fu come cercare di trattenere il fiato dopo un'ora in apnea «Ora che il tuo palato è pulito, inizierei dalla tartare di megalodonte. Dunque passerei all'insalata di riso rosso. Dopo, toccherebbe alle bruschette e al panino. Poi ai formaggi. Finirei con il tataki, in questo modo l'acidità della maionese ti ripulirà il palato per poi passare alla frutta.»
    Sam aveva esposto i suoi pensieri senza esitare e il suo tono di voce si era fatto sicuro come quello consono ad un auror ma quando sentì la parola biscotti, le sue pupille si dilatarono incontrollate «Oh! Mi hai letto nella mente, non vale! Dei biscotti sono perfetti! Avrei preparato anche quelli se avessi avuto un forno a disposizione. A te come piace fare colazione?»
    Domandò lui. Le mattine in cui si risvegliava a Denrise non aveva con sé i migliori fra i suoi tè o biscotti che potessero rincuorarlo. Forse avrebbe dovuto affitare una camera ad Hidenstone.

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    Incrociò le braccia sotto al seno con leggerezza, lasciando che la canottiera che indossava, si increspasse leggermente, formando delle piccole pieghe e sollevandosi appena, mostrando una striscia di candida pelle, poco sotto l'ombelico. Rise. Telepatia, suppongo. Replicò, chiedendosi se stesse semplicemente al gioco o se davvero avesse una collezione di sassi, ma probabilmente, conoscendolo, era piuttosto serio. Beh, c'era chi collezionava francobolli, chi invece collezionava sassi. Qui attorno ne troverai sicuramente di bellissimi da aggiungere alla tua collezione. Ridacchiò, prima di sentire quella frase che la fece leggermente rabbuiare. Beh, l'uomo che amava non le rispondeva dalla sera prima e il suo stomaco era attanagliato in una morsa dolorosa di preoccupazione e sofferenza, ma non voleva certo guastarsi la giornata o -peggio- guastarla a lui, anche perché con quel sole splendente che riscaldava la loro pelle, era impossibile essere negativi. O, almeno, Jessica ci provava disperatamente a non pensare a quanto lui le mancasse e a quanto avrebbe voluto che fosse lì con lei ad ammirare il riflesso del sole che si posava delicatamente sullo specchio d'acqua che a sua volta lo rifletteva.
    Un sacco di cose potrebbero andare storte! Pensò, ma non disse, limitandosi invece a stendere le labbra in un rinnovato sorriso e a fare spallucce. Non saprei proprio. È un ambiente così calmo, tranquillo e silenzioso, che è difficile pensare che qualcosa possa andare storto. Quindi io propongo di goderci questa giornata e non pensare a null'altro che a noi. Come se fosse facile, visto il suo stato d'animo. Sulle sue iridi era passata una nube di angoscia che le spense momentaneamente quel sorriso cristallino come le acque del lago, sperando davvero che non fosse successo nulla. Ma, non volendo guastare la giornata, provò ad omettere quel particolare. Si stiracchiò, lasciando che la canottiera si sollevasse ancora un po', mostrando un lembo di pelle ben più grande, comprendente quasi tutta la pancia, ma poco importava, non era certo nuda, sotto.
    Si grattò appena la guancia, ponderando ogni parola da lui pronunciata, con una lieve smorfia che era tutto ciò che di più simile ad un sorriso, potesse improvvisare la giovane corvina. Beh, ci sono parecchi colori che ti piacciono, vedo! Ma... il corvino è un membro dell'arcobaleno? ridacchiò lei, posando le mani dietro la schiena e reclinando il capo ad ammirare il cielo azzurro e privo di nuvole. Chissà com'è il tempo a Dubai... magari sta facendo un po' di surf. Pensò, sconsolata, cercando di aggrapparsi al pensiero che si stesse divertendo.
    Penso che, in assoluto, sia il rosso. Fece una piccola pausa, dissipando ogni dubbio con un leggero cenno di assenso. Lo associo a tante cose... come per esempio il fuoco. Un fuoco vivo, brillante e furioso che avvolge tutto, non lasciando possibilità di scampo. Ok, forse era un po' macabro come pensiero, ma la ricondusse immediatamente a Blake Barnes e la sua nota pericolosità incendiaria. Oppure alla passione... sì, quella decisamente mi rappresenta. Aggiunse, convinta. Passione intesa in senso molto ampio e sì, era anche compresa quella a letto, ma questo si guardò bene dal dirlo, soprattutto ricordandosi del loro primo incontro e dell'effetto che lei aveva fatto su di lui.
    Si distrasse per un secondo a guardare nuovamente verso lo specchio limpido, potendone osservare ogni minimo dettaglio senza impedimenti alla vista. Il caldo di quella giornata, sarebbe stato perfetto per fare il bagno.
    Ascoltò i suoi consigli sul cibo, annuendo di tanto in tanto. Sicuramente se ne intendeva decisamente di più di lei e avrebbe saputo guidarla verso il giusto inizio di quel pranzo. Benissimo, allora! Inizierò con una tartara! Annunciò, allungando una mano per prendere il pasto.
    Aprì il contenitore, mostrando degli ottimi cookies dall'aspetto succulento e li osservò per qualche secondo, prima di concentrarsi sulla sua domanda. Uh, ad Hidenstone ci danno di tutto e di più! Sembra quasi che abbiano paura di farci morire di fame. Per me, dipende dalla giornata ma in genere prediligo una brioche al cioccolato ed un'ottima spremuta d'arancia, te invece? Si massaggiò le tempie, pentendosi di non avere un ombrellone per difendersi dal sole che, seppur le piacesse, troppo le faceva male.
    Senti un po', ma raccontami della tua vita che non so molto su di te! Propose, addentando ciò che aveva in mano, mentre un'esplosione di sapore, le ghermì il palato, facendole sfuggire un piccolo mugugno di piacere.

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    «Hai ragione, qui potrei trovarne di validi!» Sam si portò una mano alla fronte sentendosi stupido. Dunque, i muscoli delle gambe si tesero permettendogli di posare il ginocchio destro a terra. Le sue dita accarezzarono un'ultima cerniera che si aprì mostrando una serie infinita di sassi di varie dimensioni e colore. Le mani del ragazzo soppesarono prima un occhio di tigre «No, Efes è troppo leggero» Sam ripose la gemma nello zaino per poi prendere una crisocolla a forma di stella «Oh, si, penso che Deng sia perfetto per l'occasione. Sai, lo raccolsi in Cina quasi due anni fa» Finì per dire, sorridendo verso Jess.
    Quando la mano destra posò il minerale a terra, la sinistra sollevò un granulo arrotondato di ematite «Penso che ti chiamerò Bjorn.»
    Il ragazzo soppesò la pietra come a volerne capire qualcosa di poco chiaro, dunque tornò a sorridere verso la sua musa.
    «Effettivamente, non fa parte dell'arcobaleno comune» Rispose Sam, stuzzicandosi il labbro inferiore "Ma del mio si. E non sai quanto."
    Tuttavia, quando la ragazzo nominò il fuoco il sorriso di Sam cominciò a tremolare mentre un prurito gli avvolse la schiena. Il braccio destro dello spagnolo si piegò mettendone in risalto il muscolo mentre il pollice andò a grattare contro le scapole. Nella sua mente rivisse quel calore atroce che anni addietro gli piegò la pelle della schiena in quell'orribile forma che lo perseguitava nei suoi incubi. Una goccia di sudore gli accarezzò la fronte e deglutendo a secco Sam si limitò a dire «Passione è una bellissima parola. Sai che deriva dal greco Pathos, dolore? È per questo che si parla di passione di Cristo. Immagino che oggi assuma un bel significato perché ricollegata all'amore e delle volte è meglio soffrire per quest'ultimo piuttosto che non provare niente, già.»
    Dopo quella fiumana di parole il suo respiro si fece più lento e regolare, forse merito del modo in cui la mano di Jessica cinse la pietanza che lui aveva preparato. Sam decise di fare lo stesso. Con una delicatezza così insolita per delle mani tanto grandi, il ragazzo aiutò Jessica a servirsi passandole un piatto di vetro e sistemando la porzione di tartare al suo interno. Dunque ripeté le gesta per preparare una porzione per lui. Se la ragazza avesse assaggiato la carne di megalodonte, avrebbe provato una sensazione particolare. In nessun'altra parte del mondo avrebbe potuto assaggiare un sapore così deciso eppure così piacevole.
    Sam si limitò a passare, dunque, le posate alla ragazza per poi iniziare a mangiare a sua volta. La forchetta penetrò nella tartare e il braccio portò il pasto alle labbra che si aprirono tanto bastava mentre gli occhi erano puntati sull'opale. I ricordi della mensa di Hidenstone aiutarono Sam a sorridere. Dunque, dopo aver mandato giù il boccone, prese a parlare «Tè, sia d'Inverno che d'Estate. Nella prima tra le due stagione lo prediligo caldo. Solitamente lo accompagno con un cucchiaio di miele. La parte solida varia di volta in volta. Anche se non nego che quando sono privo della servitù, le mie preparazioni sono molto più semplici. Delle volte, mi accontento anche solo di frutta.»
    Lo spagnolo fece spallucce mentre il naso cominciò a pizzicargli per l'imbarazzo «Beh, non so se dovrei dirlo ma tu sei tu. Sto per diventare un auror ma non è stato il mio sogno fin dall'infanzia. Voglio rendere il mondo un posto migliore ma il mio molliccio ha la forma di una scrivania. Ergo, ho evitato tutte quelle cose che potessero richiedere un uso elevato della burocrazia, proprio come le società dei filantropi o simili.»
    Il ragazzo dunque cominciò a picchiettarsi il mento cercando qualcosa di interessante da dire. Forse poteva raccontargli di come la sua famiglia fosse tra le più ricche del mondo o di come i suoi professori erano stati attaccati quella stessa sera «E so toccarmi la punta del naso con la lingua, vuoi vedere!?! Tu, invece, cosa puoi dirmi su di te?»

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    Quindi collezionava davvero sassi. Un sorriso spontaneo le illuminò il volto, come se si trovasse davanti ad un bambino che le stava offrendo delle caramelle. Ma, forse, Sam era proprio così. Un bambino. Non le dispiaceva, comunque, poiché ogni tanto era bello poter parlare con qualcuno senza pensieri e godere insieme anche delle piccole cose come, appunto, dei normalissimi sassi.
    Lo guardò aprire una tasca del suo zaino e intravide i sassi di cui parlavano, restandone meravigliata. Era come un arcobaleno di colori e ciò contribuiva a rendere più gioiosa quella giornata luminosa ma tesa, almeno per la corvina. Gli aveva persino dato dei nomi e il suo sorriso sincero non poté che allargarsi, mostrando due piccole fossette, come ogni volta che il suo sorriso era vero.
    Osservò il sasso, poi osservò il ragazzo. Sei stato in Cina? Fu la prima domanda che le venne in mente, guardandolo meravigliata. Non che lei non avesse mai viaggiato, ma non si era mai spinta tanto in là da che ne avesse memoria, ma avrebbe voluto visitare ogni angolo del globo, prima di morire. Quindi avrebbe dovuto farlo molto presto, dal momento che tutto poteva finire in un battito di ciglia e la riprova era sia ciò successo ad Halloween, sia ciò che era successo la sera prima a Dubai e di cui lei era completamente ignara. E per fortuna! O sarebbe davvero morta di preoccupazione per Daniele ed Evelyn in primis, ma sapeva vi fossero anche Lancelot, Annie ed Eva.
    Lo ascoltò quasi distrattamente Sam che raccoglieva un'altra pietra, dandole un nome. Pensò, comunque, che fosse carino e che stesse facendo una cosa carina. Chissà se anche lei avrebbe potuto collezionare qualcosa di interessante, un giorno o l'altro. Tipo boccini. Oh sì, quello sarebbe stato figo. Sospirò, tornando a posare le iridi sul ragazzo che le stava di fronte, quasi contagiata dal suo entusiasmo infantile.
    Vuoi dirmi che esiste un arcobaleno che, al suo interno, ha il colore corvino? Domandò, incuriosita da quella frase. Sarebbe interessante da vedere. Continuò, piegando le gambe ed abbracciandosi le ginocchia, posando il mento su di esse.
    Era sempre stata una grande osservatrice, perciò non le era difficile scorgere i cambiamenti di tono o di comportamento di chi la circondava, anche se certe volte tendeva ad ignorare tutto, concentrandosi solo su ciò che realmente le interessava, ma vedendo l'espressione di Sam -che poi non era cambiata così tanto- si chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato, ma non si conoscevano ancora molto, perciò decise di non indagare, non ancora.
    Al parlare di amore, la sua mente vagò altrove, pensando a quanto fossero reali quelle parole. Il suo cuore era straziato da quel silenzio che permaneva ormai da tantissime ore, senza contare l'inimmaginabile dolore che aveva provato durante tutto il mese di aprile, con quella lontananza forzata dall'uomo che amava.
    Comunque tornò a concentrarsi, annuendo. Sono d'accordo! Meglio amare e soffrire, che non amare affatto. Fece una pausa, prima di riprendere il suo discorso. Anche se, certe volte, avrei voluto non aver mai scoperto che cos'è l'amore confidò, pensando a certi periodi della sua vita, come quelle due settimane in cui non si erano praticamente visti, prima di San Valentino, perché lui aveva scoperto che Jess lo aveva tradito con Lucas.
    Si lasciò aiutare, posando il cibo nel piatto ed osservandolo per qualche secondo. Non aveva mai visto nulla del genere, dunque decise di iniziare a mangiare. I rebbi della forchetta si fecero strada nella tartare quasi con delicatezza, mentre i suoi occhi erano tornati ad illuminarsi, sentendo il profumo del buon cibo. Una volta che fu vicino alla bocca, Jess la socchiuse e prese un piccolo morso, decisa a gustarsi ogni parte di quella tartare che non aveva mai mangiato. Infatti, fu un bene, visto il gusto che le esplose in bocca. Così deciso e al contempo così delicato. È buonissima, Sam! Esclamò, leccandosi appena le labbra.
    Servitù? domandò, prendendo un altro morso. Dunque, l'altra volta, non si sbagliava nei suoi pensieri. Quindi avrebbero potuto stare in Spagna un bel po' senza preoccuparsi dei soldi. Sorrise. Comunque anche a me piace molto il tè. Soprattutto quando sono nervosa o arrabbiata, mi aiuta a calmare i nervi. Anche se, se sono sconvolta o triste per qualche motivo, prediligo una bella tisana, indipendentemente dalla stagione. Era andata un po' fuori tema, ma stava ripensando a quel giorno, mesi prima, nello studio di Lancelot, quando gli aveva parlato dei suoi genitori e lui le aveva offerto una tisana e così era stato nello studio di Daniele. Sorrise, dissimulando i suoi pensieri.
    Quindi qual è stato il tuo sogno fin dall'infanzia? chiese, colpita da ogni sua parola. Io vorrei diventare auror. Non mi ricordo se te l'ho già detto, nella foresta. Ma probabilmente anche il mio molliccio potrebbe prendere la forma di una scrivania. Rise, finalmente un po' più allegra. Vorrei poter evitare tutte le parti noiose e passare direttamente all'azione. Commentò, finendo del tutto la sua tartare e chiudendo gli occhi per godersi gli ultimi brandelli di quel sapore così buono.
    Oh sì, mi piacerebbe vedere! Ridacchiò, pensando poi a cosa potesse dirgli di lei. Beh, sono nata a New York e ci ho vissuto tre anni, là ho conosciuto la donna che ora è come una sorella maggiore, per me, anche se in questo momento si trova a Dubai alla festa di laurea del fratello del mio migliore amico. Fece una pausa, sentendo il dolore dentro di sé, al pensiero di quella dannata festa dalla quale sembrava del tutto esclusa. Poi mi sono trasferita a Londra con i miei genitori, ma ho continuato ad andare a New York ogni estate fino a circa due o tre anni fa. Un'altra pausa, cercando di raccogliere informazioni interessanti sulla propria vita. Ho rischiato di morire un quantitativo di volte impressionante, nella mia vita. Si lasciò sfuggire una risatina, poiché il pensiero era quasi ridicolo. Ho iniziato ad otto anni quando mi hanno quasi investita, per finire... rifletté se dirgli quando aveva tentato di buttarsi dall'osservatorio. ...quando stavo per scivolare giù da una torre. Decise di restare vaga, raccontandogli la prima e l'ultima quasi morte che aveva avuto, perché a dire quelle nel mezzo, ci avrebbe messo due giorni. Tornò a guardare l'acqua che risplendeva al sole. Ehi, ti va di fare il bagno, dopo?

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    «Si, è un posto molto carino pieno di villaggi e paesi molto carini a loro volta! Tu, invece, ci sei mai stata?» Finì per domandare il ragazzo con fin troppo entusiasmo nella sua voce. Jessica sembrava essere una ragazza senza paure e probabilmente un viaggio simile non l'avrebbe spaventata minimamente. Al contrario, quando non era possibile accedere alla smaterializzazione, Sam reputava i voli che lo vincolavano su un aereo troppo a lungo alla stregua di un carcere.
    «Immagino che esistano, da qualche parte. Insomma, nel nostro mondo esiste un po' di tutto.» Ancora una volta, Sam si strinse tra le spalle per poi sorridere a Jess "Eccome se esistono. Proprio ora mi trovo davanti ad un arcobaleno che spazia dal corvino al perlaceo, dal rosa al roseo."
    Alla strega avrebbe voluto dire tante, forse troppe cose. Certamente, avrebbe represso i suoi sentimenti nei suoi confronti ancora per un bel po'. In seguito al tradimento perpetrato dalla sua stessa melanzana, sarebbe stato meglio mantenere un profilo basso. Lo stregone si limitò ad allungare il braccio verso l'opale. Le sue dita si aprirono come i petali di una rosa rivelando Bjorn, il granulo di ematite in tutta la sua lucentezza «So di non poterti aiutare con le delusioni amorese del passato. Ma potrai sicuramente contare su Bjorn, te lo regalo. Sai, le gemme non tradiscono e la parola ematite deriva da 'rosso' perché la loro polvere tende ad assumere il colore rosso sangue. Visto che il rosso è il tuo colore preferito, spero possa tornarti utile.»
    Quando poi Jess si complimentò per la carne di megalodonte, Sam si voltò dall'altra parte arrossendo, poi, facendo combaciare i due indici, si limitò a dire «Eh, si, i megalodonti sanno come avere un buon sapore» Per la sfortuna della sua melanzana traditrice, lo spagnolo non notò il modo in cui la lingua dell'opale le accarezzò le labbra.
    Ma quando il discorso passò agli auror, Sam si limitò ad inclinare il capo verso la ragazza sorridendo come un disperato per poi dire «Ma lo hai qualche difetto?»
    Quelle parole erano scappate dalla sua bocca senza che lui potesse farci niente. Come per rimorso, la mano sinistra venne portata all'altezza delle labbra, quasi a voler far ammenda dello scempio appena enunciato «Comunque voglio solo rendere il mondo un posto migliore. Credo sia il sintomo di una qualche malattia se la legge non riesce ad impedire a dei maghi di rapire un bambino per poi torturarlo, ecco.»
    Detto ciò, la lingua del ragazzo fece capolinea attraverso le labbra per poi piegarsi con estrema maestria fino a toccare la punta del suo naso. Quando poi il ragazzo finì per udire 'festa di compleanno di Dubai' finì per tossire mordendosi l'interno della guancia «Oh, mi dispiace! E la torre è venuta prima o dopo del nostro melo?»
    Finì per dire, limitando a scuotere il capo in segno di assenso alla proposta della ragazza sperando che tra una cosa e l'altra finisse per scordarsi della sua stessa proposta.

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    Scosse la testa un paio di volte, spegnendo leggermente quel sorriso che, fino a quel momento, le aveva illuminato il volto ad intermittenza. Purtroppo no, anche se mi piacerebbe. Fece una pausa, alzando il viso verso il cielo azzurro e riflettendo su quante meraviglie ci fossero al mondo, anche se lei non le aveva mai potute visitare, non ancora. Il mondo è così vasto e ci sono così tanti posti che vorrei visitare...! Sospirò, tornando a sorridere. Finora mi sono limitata a pochi posti, come Londra -ovviamente-, New York e qualche paesino della Scozia. Siamo stati lì per un'uscita scolastica proprio con la professoressa di Erbologia, quella di cui ti parlavo l'altra volta. Sbuffò al ricordo di quella professoressa che le stava tutt'altro che simpatica, ma poi tornò a rivolgersi al ragazzo. Ah, e Parigi! Oddio, che delirio quella gita! Tu che altri posti hai visitato? Hai visto qualcosa di interessante o portato a casa qualche "souvenir" degno di nota? Lo inondò di domande, davvero curiosa di sapere di più sui suoi viaggi. Le piaceva perdersi nelle sue parole, quando raccontava, chiudere gli occhi e immaginare di vivere le sue stesse emozioni. Era qualcosa che non riusciva a descrivere, ma sembrava che conoscesse Sam da una vita, quasi come se fossero nati e cresciuti insieme, come se fossero fratelli o forse qualcosa in più. Un legame impossibile da definire e indecifrabile, quasi sovrannaturale.
    Suppongo di sì. Da qualche parte, potrebbe esistere un arcobaleno che comprenda il corvino tra i suoi colori! Ma liquidò l'argomento con un gesto della mano, portando l'indice della mano destra ad arrotolare attorno ad esso una ciocca di capelli. Fu un gesto quasi automatico, parlando del corvino, quindi del colore dei suoi capelli.
    Fu poi sorpresa da quel gesto; quella piccola pietra, poteva all'apparenza sembrare un regalo stupido, di poco conto... ma Jessica lo apprezzò davvero tantissimo, soprattutto accompagnato da quelle parole. Sgranò appena gli occhi, guardando ora lui, ora Bjorn, prima di allungare la sua mano per afferrarla e, nel farlo, sfiorò le lunghe dita del ragazzo e lasciò che le proprie, sostassero per qualche secondo, contro la sua mano prima di afferrare la pietra e portarla a sé, all'altezza del cuore. Io... non sapeva nemmeno cosa dire. Jessica, inutile negarlo, era abituata a regali costosi -un'abitudine presa soprattutto da quando aveva fatto amicizia con Blake- ma quel piccolo pensiero, aveva intriso un significato speciale che, certo, non sarebbe riuscita a dimenticare tanto facilmente. È bellissima, grazie. Sussurrò, sincera, cercando parole per rispondere al suo piccolo discorso, ma trovandone con molta difficoltà.
    Ci pensò un po' su, ma era inutile. Si sentiva quasi un'inetta, quando conversava con Samuél, eppure non si sentiva giudicata da lui. La terrò sempre con me, come portafortuna e dono di un amico speciale. Fu tutto ciò che riuscì a dire, prima di fare un'ennesima pausa, osservando il minerale nero. Potrebbe anche ricordare un Opale Nero ridacchiò, dopo qualche secondo. Quindi direi che ci sta alla perfezione!
    Ma venne l'ora di mangiare e il suo stomaco glielo ricordò bene! Quindi, dopo aver chiesto consiglio, si servì. E doveva ammettere che la tartare era sublime.
    Rise alla sua frase, tornando a guardare il cibo disposto affianco a loro, prima di procedere con il secondo assaggio. Beh, dovremmo andare a complimentarci con loro! scherzò, prima di allungare il braccio nella direzione del contenitore di insalata di riso rosso, portandola a sé e mettendosene un po' sul proprio piatto, prima di rivolgersi ancora all'ex ametrin. Vuoi? gli domandò, avvicinandogliela, in caso l'avesse desiderata.
    La sua domanda, la fece bloccare per qualche secondo e, in ultima battuta, arrossire. Temo di averne più di quanti vorrei, ma sei molto gentile. Replicò, quasi imbarazzata. Purtroppo aveva davvero fin troppi difetti e ciò non sarebbe mai potuto cambiare. Per esempio, forse sono troppo impulsiva quando si tratta di qualcosa di serio e che mi sta a cuore, ma sto cercando di lavorarci. Ammise, scrollando le spalle.
    Inarcò un sopracciglio, sorpresa. Stai parlando di qualcosa in particolare? Domandò, chiedendosi a chi si riferisse, quale bambino fosse stato torturato. Magari un suo amico? O peggio ancora, suo fratello? Non le restava che aspettare la risposta, prima di poterci capire concretamente qualcosa.
    Batté le mani e rise. Figo! Io non so fare niente di particolare, in questo senso. Oh, però sono molto atletica. Aggiunse, a mo' di giustificazione, prima di stringersi nelle spalle. La torre è venuta molto prima! Credo fosse novembre, verso la sua fine, dopo che mi hanno dimessa dall'infermeria. Sospirò, ricordandosi della sua convalescenza durata quasi un mese e tutto per la sua stupida impulsività. Dopodiché, portò due mani all'estremità della sua canottiera, sfilandola con lentezza ed eleganza, rivelando la parte sopra di un costume blu notte.

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    Dal momento in cui l'opale smise di sorridere, a Sam mancò il fiato. Il ragazzo si sentì debole ma una scarica d'adrenalina gli rinvigorì il corpo quando, sulle labbra di Jessica, comparve un altro sorriso. Il bianco dei suoi denti era così luminoso da essere paragonabile alla luce di un faro che guida il disperso fino a riva «Probabilmente farei prima a dire quali paesi non ho visitato. Dunque, Corea del Nord e l'Antartide. Oddio, forse però l'Antartide l'ho visitata. Non ricordo...»
    Le dita di Sam iniziarono ad aprirsi in un ventaglio di numeri che, a quanto pare, neanche lui riuscì a seguire. Chiudendosi tra le spalle sorrise ancora verso la ragazza «Credo ci sia anche qualche altro paese minore che non ho mai visitato. Però, per ora, non mi viene in mente. Piuttosto, parlami di questa Parigi! La gita, dal tono che hai usato, deve essere stata interessante.»
    Laddove un ragazzo sulla ventina avrebbe pensato a serata passate a nuotare tra i fiumi dell'alcool o a dormire ogni notte con una donna diversa, l'ingenuo Sam avrebbe pensato al Louvre o alle altre attrazioni storiche «Sai, Castelbruxo ci tiene molto alle creature magiche e crede poco negli zoo. Per questo, ogni mese avevamo modo di viaggiare in giro per il globo e, così facendo, potevamo vedere gli animali fantastici nei loro habitat naturali. Spero che anche Hidenstone si apra su questo fronte.»
    Fu con un rinnovato sorriso tra le labbra e gli occhi speranzosi come quelli di un bambino che la mano di Jess finì per posarsi su quella di Sam. Il ragazzo avrebbe voluto fermare il tempo. Ma non lo fece. E si limitò ad osservare quella ragazza dagli occhi stupendi e la mente ancor più stupenda che aveva deciso di passare un pomeriggio con lui «È Bjorn che dovrebbe ringraziarmi di avergli dato un'amica come te.»
    Persino quelle due parole, "Opale Nero", non riuscirono a distruggere il piacere del momento. In effetti, tra tutti quei sassi, vi era nascosto anche un opale. Eppure, a quella gemma era collegato un ricordo troppo importante per essere condiviso.
    «Lascia che ti aiuti» Con un cenno del capo, accettò la proposta della ragazza per poi aiutarla a preparare le porzioni. Questa volta il riso avrebbe avuto un sapore simile alla nocciola e un odore caratteristico. Il gioco sarebbe stato nella consistenza, completamente diversa da quella delle altre componenti del capo «Essere impulsivi è un pregio. Vuol dire seguire il cuore e non la mente. La mente, e i suoi ragionamenti, possono sbagliare. Il cuore è impulso e l'impulso e manifestazione del nostro spirito di sopravvivenza che non ci tradirà mai. Ecco perché dobbiamo agire, e non pentirci.»
    Ripensando a quanto appena detto, gli occhi di Sam studiarono il corpo perfetto dell'opale. Se solo avesse avuto l'iniziativa del signor M...
    Poi, sbuffando, il ragazzo fece spallucce «In verità ci sono tanti casi simili, ecco.» Tra questi casi vi era anche il suo. Ma non gli parve il caso di ricordarglielo.
    «Oh, anche io sono parecchio atletico! E, se ti va, vuoi parlarmi di questa torre? Sono curioso...» Non fece in tempo a dire quelle parole che le mani della ragazza le liberarono il seno "Stai calm... oddio, sono enormi."
    Deglutendo, il braccio del ragazzo indicò un punto indefinito del lago «A proposito di elasticità, cioè atleticità, sai che lì sotto è presente un tunnel marino che conduce all'oceano? Ai tempi, con gli appositi mezzi, nuotavamo dal lago fino all'oceano. Era una bella esperienza.»

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    Sentir nominare tutti quei luoghi, le faceva davvero credere di esserci stata anche lei, sebbene non fosse così. Ma la sua voce melodiosa, bastava per far navigare Jess in delle dolci illusioni, anche se prima o poi -ne era sicura- avrebbe fatto tutti quei viaggi. E avrebbe fatto ognuno affianco all'uomo che amava, sebbene la stesse facendo preoccupare da morire, in quel momento, non rispondendole ai messaggi da più di dieci ore. Tuttavia, era ben intenzionata a scacciare ogni pensiero negativo per concentrarsi solo sul giovane e sul suo viso dai tratti armoniosi. Cavolo, quasi ti invidio sussurrò, sovrappensiero, abbracciandosi le ginocchia. Anche a me piacerebbe visitare tutti questi posti... sospirò, mentre un pensiero le illuminò il volto, come se brillasse di luce propria. Ah, ma questa estate andrò in Africa! Esclamò, come se se lo fosse ricordato solo in quel momento -ed in effetti era così. Ci vado con un amico a cui piacciono molto le stelle e quale paese migliore? Là, in mezzo al nulla incontaminato... chiuse per un secondo gli occhi, immaginandosi di stare mano nella mano con Daniele sotto un tappeto di stelle, si figurava ad indicargliene una ad una e a chiedergli se avessero un nome, un significato... si figurava di chiedergli di indicarle le costellazioni, magari avrebbero portato anche un telescopio. Un piccolo sospiro di piacere a quell'idea, le lasciò le labbra, prima che lei riaprisse gli occhi, andando a guardare il mago.
    Un altro sorriso naturale, mentre raccoglieva alla mente ogni dettaglio di ciò che aveva visto a Parigi. Volentieri... dunque, ad inizio marzo siamo andati a Parigi con il professore di Rune e la professoressa di storia -una stronza pazzesca- sputò, acida, ricordandosi come al ballo avesse sofferto vedendo quella donna baciare Daniele. E una sera avremmo dovuto visitare il Louvre, più o meno dalle 20 all'1 di notte... fin qui tutto bene, abbiamo fatto una relazione su un'opera che ci ha colpiti, divisi in due alee, quella babilonese e quella egizia. Sembra una normalissima gita, quando boom! Siamo stati catapultati nell'una civiltà o nell'altra a seconda della nostra scelta nella relazione! È stato pazzesco, Sam! I suoi occhi si fecero grandi, al ricordo. Purtroppo, però, è stata una strage. La maggior parte dei miei amici sono morti, mentre io e alcuni altri siamo finiti in schiavitù. Rabbrividì al solo pensiero, scuotendo appena il capo. Fortuna che era solo un sogno! Una specie di incantesimo fatto da chi lavora al Louvre, insomma. E le nostre decisioni ci hanno portato ad infausti futuri. Concluse, ora accarezzandosi le braccia, abbracciandosi il corpo come se sentisse freddo.
    Le sue pupille quasi si dilatarono nel sentire le sue parole successive. Ma davvero?! Che figata! Mi sarebbe davvero piaciuto che anche ad Hogwarts avessero avuto iniziative di questo tipo! Sembra tutto fantastico, dove andavi tu. Era sincera e lo si capiva dal suo sorriso raggiante e dal suo tono di pura ammirazione.
    Smettila lo rimproverò bonariamente, con un mezzo sorriso, fissandolo dritto negli occhi. Non so se mi merito tutti questi complimenti... aggiunse, stringendosi nelle spalle.
    Quando l'insalata fu in entrambi i piatti, Jess ne prese una forchettata e la portò alle labbra, lasciando permanere per qualche secondo la pietanza sulla lingua, prima di lasciare il gusto libero di spargersi per ogni angolo della sua bocca. Non ho mai assaggiato nulla del genere ammise, rigirando piano la forchetta nel piatto, decisa a gustarsi ogni boccone come se fosse l'ultimo. Anche tu hai ragione, tuttavia sto cercando di trovare un bilanciamento tra ragione e sentimento. Capisci cosa voglio dire? Non serve a nulla essere impavidi, se poi ci si va a ficcare in qualche situazione suicida. Prima di lanciarmi a testa bassa in qualcosa, dovrei valutarne ogni aspetto con lucidità per poter trovare la soluzione adatta e non rischiare o mettere a rischio gli altri. Concluse, prendendo un'altra forchettata.
    Inarcò un sopracciglio alla sua risposta, ma decise di non domandare oltre. Suppongo di sì! Mi dispiace che gli auror debbano vedere cose così brutte. Io... se dovessero rapire Alex, penso che morirei ammise senza remore, mentre un brivido le corse feroce lungo la schiena.
    Credo sia la torre più alta del castello! È là che si tengono le lezioni di astronomia, là c'è un grande telescopio... ora il suo tono era cambiato ulteriormente, come sempre quando si trattava di Daniele. Alla fine, decise di togliersi la canottiera per rimanere con il pezzo sopra del costume. Ma non c'è molto altro da dire... solo che all'epoca mi sembrava perfetta per un suicidio. Alla fine, si alzò e aprì anche i pantaloncini, lasciando che scivolassero con eleganza percorrendo le sue lunghe gambe, fino a mostrare il pezzo sotto del costume, anch'esso blu notte. Non era una tipa da cose sobrie, perciò era parecchio striminzito. Ma lei non lo stava facendo con nessuna malizia.
    Wow, mi piacerebbe visitarlo! Sarebbe davvero divertente! Annunciò, muovendo qualche passo verso il lago.

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    Sam sgranò gli occhi quando la ragazza nominò l'Africa. Probabilmente, tra tutti i continenti, questo era uno di quelli che rientrava nella sua personale top 10. I paesaggi erano stupendi, i colori che assumeva il cielo infiniti e le creature magiche super interessanti «È un'ottima idea! Il cielo africano è puro e privo di qualsiasi voglia di filtro. Vi invidio parecchio, quando ho visitato l'Africa non ho avuto tanto modo di godermi il cielo!»
    Il ragazzo, come era solito fare, aveva passato gran parte delle sue giornate tra pranzi tipici ed escursioni mentre le notti le aveva dedicate a cene tipiche e donne. Tornando indietro, dopo aver udito le parole di Jess, avrebbe certamente dedicato uno spiraglio di tempo allo studio degli astri.
    Ma ciò che contribuì maggiormente a curvare le sopracciglia del ragazzo furono le vicende che ruotavano attorno alla gita di Parigi. Il capo di Sam fluttuò verso quello di Jess mentre le sue palpebre si aprirono ogni secondo di più. Deglutendo, il tirocinante arretrò lentamente udendo degli amici defunti o finiti schiavi per poi scoppiare a sorridere ancora comprendendo di come ciò fosse soltanto una simulazione «Ma è spettacolare! Voglio provarci anche io, ho sempre trovato affascinante la cultura egizia.»
    Nel dire queste parole la sua mente tornò all'incontro con la ninfa dei boschi di Londra "Scommetto che a Mia sarebbe piaciuta un'esperienza del genere. Anche se non ci sono così tanti boschi in Egitto."
    Quando poi la ragazza mostrò il suo apprezzamento per i metodi di insegnamento che caratterizzavano Castelbruxo, Sam si limitò ad annuire, rinnovando l'opinione che si era fatto di lei. Però, forse, stava esagerando e decise di non aggiungere altri complimenti.
    «Eh, si, anche io dovrei trovare questo bilanciamento oppure credo che la mia carriera da Auror durerà veramente poco» Sam si strinse tra le spalle come se morire potesse essere la cosa più naturale del mondo (E, in effetti, lo era) «Ad ogni modo, sbagli. Se rapissero tuo figlio prenderesti una bacchetta, la tua schiera di amici e cominceresti a cercarlo in ogni angolo del globo. Sei una tigre e ti sottovaluti. Non capisco il perché.»
    Nel dire quelle parole, i suoi occhi rimasero puntati su quegli dell'opale mentre una smorfia gli deturpò il viso per un istante, prima di essere assorbita dall'ennesimo sorriso "Aw, Jessica presidia la torre più alta del castello per controllare che nessuno si suicidi. E rischia anche la vita nel farlo! Forse il suo seno è così grande per proteggere il suo cuore, grande a sua volta. Cos... no... a cucc..."
    Quando la ragazza si alzò facendo scivolare i pantaloncini su quelle strade del piacere, qualcosa in Sam finì per risvegliarsi. L'auror abbassò il capo notando ancora una volta un enorme rigonfiamento. Aiutandosi con i piedi, si tolse le scarpe prima di tornare in piedi con uno slancio. Le sue gambe tagliarono il vento mentre la maglietta danzava nell'aria «Uaaaaaa!» Le gambe d'acciaio si tesero per liberarsi in un solo secondo. Sam si alzò di qualche metro nell'aria prima di cadere nell'acqua schizzando non come avrebbe voluto Jess.
    Solo dopo qualche secondo sarebbe tornato in superficie sorridendo verso l'opale «Tuffati anche tu!»

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    Avrai l'opportunità di visitarla ancora, prima o poi. Gli assicurò, come se sapesse già per certo che sarebbe successo. Ma ehi, aveva la servitù... quindi i soldi per un altro viaggio non gli mancavano di certo. Magari un giorno ci possiamo anche andare insieme propose, scuotendo la fluida chioma corvina. Avrebbe voluto invitarlo per quell'estate, ma ci sarebbe andata con Daniele e per il momento preferiva tenere per lei quella loro relazione proibita, oltre al fatto che l'uomo non sarebbe stato per nulla contento, se Jess avesse invitato Sam.
    Catturerò quelle stelle con lo sguardo e poi te ne riporterò ogni particolare. Aggiunse, poetica, pensando a quanto sarebbe stato difficile fare qualcosa del genere, ma lei ci avrebbe provato, avrebbe provato a catturare ogni dettaglio di quegli astri luminosi, ben conscia che una foto non avrebbe reso giustizia a quello spettacolo mozzafiato.
    Sono sicura che anche per te, come lo è stato per noi, sarebbe un'esperienza indimenticabile. Sfortunatamente, poi, avevamo Blake che non sa fare altro che combinare guai, lui è stato il primo a morire. Ridacchiò, ignorando il brivido all'idea che avrebbe potuto essere vero e non solo un sogno. Se il biondo fosse morto davvero, avrebbe fatto passare un brutto quarto d'ora a Lancelot, sebbene lo considerasse davvero come il padre che, ormai, non aveva più. Scosse la testa. Non so, in realtà, se fosse fatto ad hoc per noi oppure se chiunque, dotato di magia, si presenti lì, possa vivere la stessa esperienza. Si strinse nelle spalle, poiché non lo aveva chiesto e ora avrebbe dovuto tenersela come piccola curiosità almeno fino al ritorno dei docenti da Dubai, quindi avrebbe potuto chiederlo ad Olwen.
    Ti manca molto a finire l'Accademia? domandò, ricordandosi che gli aspiranti auror dovevano affrontare quella, prima di diventare tali a tutti gli effetti. Comunque sono convinta che troverai il bilanciamento giusto e sarai un auror strepitoso. Era un complimento, certo, ma era dettato dal cuore e non certo dalla voglia di arruffianare il suo affetto. Pensava davvero che avrebbe potuto fare grandi cose, in qualità di Auror.
    Le sue successive parole, le diedero modo di riflettere, lasciando calare il silenzio per diversi ed interminabili secondi. Nella mia vita, Sam, fino a qualche anno fa, ho sempre creduto di avere tutto ciò che un adolescente possa desiderare. L'amore dei genitori, amici sinceri e una buona situazione economica. Fece una pausa, mordendosi appena il labbro. Ma da poco prima di entrare qui, la mia vita è stata sconvolta a tal punto che non ho più certezze. Mi incolpo sempre più spesso di ogni cosa brutta che mi è successa, convincendomi che ogni sbaglio fosse colpa mia. Spiegò, con espressione vacua.
    Detto questo, si spogliò completamente dei vestiti per rimanere con il costume che si era prontamente preparata sotto, rimanendo a fissare il vasto lago, dando le spalle a Sam e non notando nulla. Si girò solo quando sentì la sua esclamazione ed inarcò un sopracciglio, con un mezzo sorriso. Rise quando delle goccioline provocate dal suo tuffo, raggiunsero la sua pelle accaldata, come dolci inviti ad un più piacevole passatempo. Arrivo! E nel dirlo, aveva già mosso diversi altri passi verso il lago, finché l'acqua non tornò a lambirle le caviglie, poi le cosce ed infine la pancia. Non pensò nemmeno per un secondo che non fosse una grande idea, dal momento che avevano appena mangiato, quindi si avventurò nel lago con poche ma profonde bracciate, fino a distanziare la riva di parecchi metri, abbastanza da non sentire più il fondale sotto le piante dei piedi.

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    Samuel Starosta
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    Sam sorrise notando i capelli corvini di Jessica smossi dal vento. L'idea di visitare l'Africa con lei gli piacque da subito. Poteva già immaginarsela lì, ricoperta dal rosso di quei tramonti infiniti «Affare fatto. Tu mi parlerai delle stelle che ne abitano i cieli e io ti parlerò delle creature che vivono nelle loro foreste, va bene?» Con l'ingenuità che gli contornava il volto, Sam tese la mano destra verso l'opale per poi alzare il mignolo, come a voler stringere una promessa.
    «Beh, le primedonne sono le prime anche a morire» Ricordandosi delle parole che Jessica aveva pronunciato nel bosco, l'aspirante auror si limitò a stringersi ancora una volta tra le spalle per poi spalancare i palmi in segno di resa «La prossima volta che sarò in Francia proverò ad ottenere un biglietto per questa esperienza.»
    Tuttavia, quella domanda sull'accademia venne colta malamente dal ragazzo che si limitò a deglutire sentendo una forte morsa attorno allo stomaco. Incrociando le braccia come a volersi proteggere, il ragazzo volse lo sguardo verso il lago per poi limitarsi a dire «Credo dipenda tutto da James Mors. Lui è il mio auror di riferimento e credo spetti a lui dire se sarò pronto o meno. Le tue parole sono gentilissime, così come le azioni di James Mors, dunque spero di finire presto, ecco. Anche se delle volte sono un po' sbadato.»
    Ma la vera ondata di sconforto lo colpì udendo le seguenti parole della strega. Sam si ritrovò a scuotere il capo mentre le dita della sua mano destra sfiorarono il braccio dell'amica «Sbagliare è umano ma non la forza con cui so che ti stai rialzando ogni volta. Dico sempre la verità e se ti reputo una tigre è perché, per me, hai la stessa forza. So che sono successe diverse cose brutte ma invece di essere triste per quest'ultime dovresti gioire per la tua anima di ferro.»
    Se non altro, ora i due erano arrivati in acqua e i problemi - forse - erano rimasti a riva. Il vento che colpiva i lembi di pelle esposti rifrescò Sam che non poté che gioire di come Jess non avesse fatto commenti sul suo essersi buttato in acqua con più vestiti che altro. In effetti, le gambe del ragazzo fendevano l'acqua avvolte dai pantaloncini ma l'addome scolpito era ancora coperto da una maglietta che, bagnata, ne metteva chiaramente in mostra la forma «Conosci l'incanto expecto patronum?»

    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato
    Things die. Some come back.
    ©
    Scheme role by Amphetamines'
    Vietata la copia anche parziale.
     
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    Mentre pronunciava con gioia quelle parole, non poteva immaginare che in tutta probabilità, non avrebbe toccato il suolo africano quell'estate o almeno, non con l'uomo di cui era innamorata, visto lo svilupparsi degli eventi.
    Mi pare uno scambio equo. Ma voglio sapere ogni dettaglio di tutte le creature che hai potuto vedere, come io cercherò di essere il più esaustiva possibile nel raccontarti le caratteristiche di ogni più piccolo astro che appare a punteggiarne il cielo notturno. Allungò la mano sinistra -la mano opposta rispetto a quella dell'ametrino- fino ad arrivare dapprima a sfiorargli il mignolo col proprio, poi ad incatenarli insieme per suggellare quella promessa poetica e con lo scopo di mantenerla a qualsiasi costo, rivolgendogli un tenero sorriso. Era già il secondo accadimento che rendeva speciale quel rapporto che si stava avviando a diventare una solida e forte amicizia, capace di resistere al tempo e allo spazio, pronta ad abbattere ogni barriera. Forse era ancora presto per dirlo, ma Jess dentro al suo cuore, sentiva che non si sbagliava, che in Samuél avrebbe trovato un amico affidabile e fedele sul quale avrebbe sempre potuto contare, che ci sarebbe sempre stato... e lo stesso sarebbe valso per lei.
    Potresti avere ragione dovette ammettere, stringendo piano il pugno, una volta che la sua mano si fu separata da quella di Sam. Blake è una testa calda che fa sempre azioni avventate, ma non lo fa di proposito, lui è così... spero che non si presenti mai, nella realtà, una situazione così... ma in tal caso, farei di tutto per proteggere il mio stupido migliore amico. Commentò, decisa, guardando l'orizzonte privo di nuvole, spostando poi lo sguardo su quel sole splendente e ancora alto nel cielo, esposto quasi come simbolo di sicurezza. Nessuno sarebbe mai riuscito a pensare al peggio, in una giornata come quella.
    Potrei informarmi dal professor Olwen, appena lo vedo, per sapere se sia un'esperienza effettivamente accessibile ad ogni mago. E allora, non ti resterà che acquistare un biglietto per il Louvre e goderti questa piccola avventura super emozionante e unica nel suo genere. Le si illuminavano sempre gli occhi quando parlava di qualcuno verso cui provava un profondo affetto o una profonda stima e per Lancelot, le provava entrambe.
    E chi non è sbadato, a volte? Domandò, quasi retoricamente, accorgendosi delle sue movenze meno fluide e tranquille di poco prima. Sono sicura che questo James ti comunicherà presto la fine della tua esperienza da tirocinante. Sei in gamba, ce la puoi fare! Si limitò quindi a commentare, prima di far scivolare via l'argomento proprio come i vestiti le scivolarono lungo il corpo quando decise di spogliarsi. Non voleva che si sentisse a disagio per qualche motivo, anche se poco dopo quella a sentirsi a disagio fu lei. Il suo sorriso si spense lentamente, mentre proferiva quelle dolorose parole.
    Sentire le sue dita sfiorarle la pelle, comunque, fu di un qualche conforto che la spinse a non abbandonare del tutto la solarità che l'aveva colpita da quando Sam era giunto al lago. Io ci provo giorno dopo giorno a non farmi abbattere dalle circostanze della vita, ma sembra di muoversi con dei blocchi di cemento addosso che bloccano la mia avanzata. Ma da quando sono ad Hidenstone, sto riscoprendo il piacere della vita in tutto per tutto. Ho conosciuto persone che davvero ne valgono la pena e ringrazio ogni giorno, per questo. Fece una piccola pausa, portandosi l'indice della mano sinistra sulle labbra, con fare riflessivo. E tu sei una di queste. Ammise, semplicemente.
    Dopodiché la tristezza sembrò volare via, quando entrambi si tuffarono in acqua. Jessica, ovviamente, notò subito come Sam si fosse tenuto addosso la maglietta -mentre supponeva che la parte sotto fosse il costume- ma non fece commenti perché non era raro che vi fosse qualcuno con la pelle sensibile e che non potesse permettersi di scottarsi. Sì lo conosco, tuttavia se non ricordo male, il professor Ensor ce lo insegnerà il prossimo anno. Tu però dovresti saperlo... qual è il tuo patronus? domandò, prima di guardare l'acqua attorno a sé... prese lo slancio e si buttò sott'acqua, nuotando sul fondo finché il fiato glielo permetteva, finché non sentì i polmoni gridare in cerca d'aria e anche in quel momento, decise di esitare qualche secondo, prima di risalire.

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