Ovetti & Funghetti

Morrigan & Jessica

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    Vi potreste chiedere perché un uomo con un passo così sicuro come Morrigan Dragomir Maverick stesse camminando in un modo così claudicante. Il docente di magitecnica era vestito con un abito blu profondo tanto elegante da provocargli il maldistomaco. Il denrisiano, infatti, preferiva vesti più comode eppure, durante l'attesa per quella cattedra, aveva indossato solo quest'ultime e ciò gli era venuto estremamente a noia. Sotto consiglio di qualcuno dello staff, inoltre, aveva ritenuto che girare nudo in accademia avrebbe bloccato la crescita a qualche studente che certamente non se lo meritava. L'ultima opzione rimasta, dunque, era l'eleganza. Dalla camicia che cingeva perfettamente i bicipiti fino ai pantaloni in lana che gli accarezzavano le gambe, Morrigan era completamente in tiro come un lord inglese. Fatta eccezione per le sue scarpe.
    Queste, sotto forma di oxford testa di moro, erano di una taglia più lunghe del necessario. Così, affondando sulla terra umida, avrebbero lasciato un'orma: Ma non la sua. D'altronde, se il magitecnico aveva raggiunto le serre nel preciso calare del giorno un motivo c'era. E questo motivo altro non era che l'illiceità del suo intento: La sua ricerca di funghetti allucinogeni.
    Un passato nelle forze segrete inglesi gli aveva insegnato qualche trucchetto per risultare poco sospetto. Tra questi, vi era il pensare a qualcosa di tipico. Nel caso di Morrigan, in quel momento, erano le donne ad occupare i suoi pensieri. Così, il sorriso che faceva capolino sul suo mento era affilato come al solito.
    Da quando suo padre, un abile druido, aveva scoperto della passione per i funghetti del figlio si era limitato a sostituirli con dei funghetti lassativi. Il magitecnico non aveva gradito molto l'esperienza perché, quella sera, a consumarli furono la donne che si era portato a letto (Ma questo, ragazzi, è un altro discorso).
    Con estrema attenzione, dunque, Morrigan iniziò a costeggiare i bordi della finestra cercando tra uno spiraglio nelle finestre e le siepi tutto attorno qualche fungo che facesse al caso suo.

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    Si ricordò dell'uovo solo in quel momento, quando il suo sguardo vacuo si posò sul baule dove lo aveva accuratamente riposto, tempo addietro. Lo aveva completamente dimenticato quando la sua mente era stata carpita da altri pensieri. Il dolore sordo le martellava ancora nel petto da quando aveva scoperto la nuova natura dell'uomo che amava. Era stato un colpo più duro di quanto si sarebbe mai aspettata e ora... semplicemente non sapeva cosa fare, come agire... ma non poteva nemmeno stare tutto il giorno sepolta tra i cuscini e le coperte. Era inizio giugno e l'estate era prossima, quello era vero, ma sentiva ugualmente freddo come se avesse ancora addosso la sensazione che le aveva provocato la pelle gelida di Daniele. Rabbrividì al pensiero, lanciando via il plaid che si era messa addosso, sfidando la calda stagione. Andò al baule e lo aprì, vedendo quell'ovetto così piccino a macchie verdi e la curiosità su che creatura vi risiedesse all'interno, tornò a farsi viva in lei, così tanto che decise di provare ad accantonare le preoccupazioni sull'avvenire per dedicarsi solo ed esclusivamente all'uovo. Il pomeriggio era prossimo a concludersi per lasciare posto ad una sera che si preannunciava più fresca, quando Jessica Veronica Whitemore lasciò le porte dell'Accademia per dirigersi in un luogo più tranquillo e dove vi avrebbe trovato certamente meno studenti con cui dover intavolare una conversazione. In quel momento, meno vedeva gente meglio era, meno conversava, meglio era. Era ancora sconvolta, per quanto cercasse di non darlo a vedere. Stava evitando Lilith, Blake, Mia o chiunque altro, da giorni e aveva intenzione di continuare così, per quanto fosse difficile ignorare il proprio migliore amico e concasato! Avrebbe potuto entrare nella sua stanza in qualsiasi momento e provare a buttarla giù dal letto, distrarla perché non soffrisse più.
    Aveva l'uovo accuratamente tra le mani, mentre la serra appariva sempre più vicina. Non avrebbero potuto entrare senza un docente o senza il suo permesso, ma questo a Jessica poco importava, poiché riuscì ad aprire le porte ed entrarci, posando l'uovo su un tavolo già ingombro di mille cianfrusaglie fra cui vasi pieni di terra, piccole pale o rastrelli, sacchi di fertilizzante e molto altro ancora. Il professor Guymoore aveva svelato loro che l'animaletto aveva bisogno di sentire le loro voci, così avrebbe provato a parlargli, per quanto non era in vena di parlare, nemmeno se il suo compagno di conversazione, era uno stupido uovo che non poteva rispondere. Mentre pensava a cosa dire, rifletté su quanto avrebbe voluto tornare indietro alla lezione dove le era stato consegnato! Là le cose erano così facili e normali...
    Ehi, piccolo sussurrò, mentre l'eco leggero si spandeva in quel luogo chiuso e parecchio caldo. Mi chiamo Jessica e non vedo l'ora di conoscerti, ci divertiremo un sacco insieme, lo sai? iniziò, non sapendo nemmeno se la stesse ascoltando. Ebbe l'improvviso impulso di lanciarlo via, lasciare che si rompesse... ma non lo fece, si limitò ad osservarlo, dubbiosa.

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    Morrigan scivolò lungo la parete esterna della serra e i suoi occhi si alzarono ai cieli mentre la sua mente senza confini dovette arrendersi alla realtà che, in quel luogo, di funghetti allucinogeni non ve ne era la minima traccia "Un pensierino su questa Montrey lo avevo anche fatto ma nemmeno quel sale su una ferita di mio padre è così noioso da rifiutarsi di prendersi cura dei funghetti allucinogeni nella sua serra."
    La mano del mago scivolò sulla sua giacca soppesando il pesante malloppo. Da quando lo avevano chiamato ad Hidenstone i suoi risparmi avevano cominciato ad aumentare in modo vertiginoso. Morrigan avrebbe persino potuto comprare quei funghetti da qualche druido del villaggio "Scommetto che quell'armadio di Jason deve averne una scorta nascosta da qualche parte. Forse, addirittura in quella zazzera di capelli che porta in testa."
    Pizzicandosi il pizzetto, Morrigan non si accorse minimamente della milf studentessa dai capelli corvini che stava prendendo posto all'interno della serra. La sua mente si trovava già a Londra. Qualcuno aveva avuto la brillante idea di invitarlo all'apertura di un altro locale. E questa volta il mistero della serata non avrebbe riguardato una valigetta ma la possibilità, per il nostro eroe, di non essere arrestato dai suoi stessi ex colleghi "È meglio se riservo le mie finanze per bere. O per il mio avvocato."
    Sfortunatamente per i due, quando la ragazza se ne uscì con quelle frasi, Morrigan era arrivato ad un punto della serra in cui la visione tra lui e l'uovo era interrotta da alcuni cespugli di dittamo e mandragola "Oh, queste parole mi ricordano i tempi del college quando, per arrotondare, facevo degli spettacoli divertenti in videochiamata. Forse dovrei lasciare questa studentessa libera di replicare. Feci parecchi soldi ai tempi. Oppure potrei darle noia. Si, dai, tra poco si cena e di certo i miei colleghi brontoloni avranno solo di che lamentarsi."
    La mano destra di Morrigan affondò nella manica sinistra della giacca per poi tornare in superficie avvolgendo una lunga bacchetta in larice. La presa era sicura ma non quanto il tono che avrebbe adottato prima di puntare la punta verso la sua stessa gola «Sonorus.»
    Forse per la posizione della finestra che avrebbe permesso all'eco di sbattere contro tutte la pareti della serra rendendo impossibile riconoscere la fonte del rumore, forse per le nottate passate con quelle attrici di Broadway che gli insegnarono a parlare in falsetto, la voce di Morrigan divenne distorta e difficilmente riconoscibile (Sopratutto per una studentessa che -per sua sfortuna- aveva cominciato a seguire il suo corso da poco) «STREGA, ODINO SA COSA HAI FATTO MA PUOI ANCORA REDIMERTI. CONFESSA E PENTITI.»
    Dopo aver udito le eventuali parole della ragazza, cercando di non scoppiare a ridere, Morrigan avrebbe continuato con un «E SE HAI FUNGHETTI ALLUCINOGENI CON TE LASCIALI ALL'USCITA DELLA SERRA PRIMA DI ANDARTENE.»

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    Si grattò distrattamente la guancia sinistra, osservando quell'uovo maculato. Mh... ma servirà a qualcosa parlargli? Si domandò in un sussurro appena udibile. Chissà cosa c'è qui dentro? Forse un drago? Oh, magari! La sua mente stava vagliando diverse ipotesi, anche se era ben consapevole che Daniele non avrebbe mai dato loro uova con dentro creature potenzialmente mortali o anche solo lontanamente pericolose. Era più probabile che, alla fine, si sarebbero ritrovati con un esercito di adorabili puffole pigmee -non come quella di Ensor- a girare per il dormitorio. Cavolo, non so più dove mettere tutti questi animali! Ingiunse, ricordandosi che aveva il suo gatto, Pantera, e la cricetina Roxie, a cui badare. Scosse appena la testa, guardando l'uovo da ogni angolazione, chiedendosi ancora che senso avesse tutto quello. Perché doveva pensare al benessere di uno stupido uovo, quando il suo cuore era straziato dal dolore e dalla tristezza? Ancora una volta, l'idea di gettarlo via, si affacciò prepotentemente nella sua mente. Tanto forte che le sue mani andarono a cingere l'uovo dai lati, fino a sollevarlo di qualche centimetro dal suo collocamento, pronte a scagliarlo contro un vetro della sera e guardarlo frantumarsi, impassibile. Ma, poco prima che potesse compiere il nefasto gesto, si rese conto che il docente non sarebbe stato felice di quel gesto, forse ne sarebbe stato addirittura deluso. E... già stava soffrendo abbastanza, trasformato in un vampiro, non voleva dargli altri pensieri e quindi decise che avrebbe trattato quel dannato uovo come il più prezioso tra i regali. Tornò a posarlo, guardandosi distrattamente intorno. Allora... a me piace tantissimo il quidditch, a te cosa piace? Ti dovrei dare un nome? Sì, ti darò un nome! La scelta era palese e tra le più scontate, mentre le tornò alla mente quel coniglio immaginario che aveva inseguito per tutto il giardino, il luglio precedente, o l'unicorno con il quale credeva che fosse venuta a prenderla Lucas. Alfredo. Pronunciò quelle parole con calma, quasi con rassegnazione. A suo avviso, ogni essere che aveva rinominato "Alfredo", aveva fatto una brutta fine. Che ora l'uovo potesse spezzare la maledizione?
    Stava con le pietre nere fisse sull'oggetto, meditabonda, quando un urlo la fece sobbalzare e, probabilmente, fece un salto di almeno tre metri. Il cuore aveva iniziato a galoppare contro il suo petto per lo spavento, mentre si guardava confusamente attorno per cercare di capire da dove venisse quella voce. Chi cazzo è? Scandì, riscuotendosi dallo spavento. Jess non era una ragazza che veniva colta facilmente dal terrore, ma quello era un periodo così strano... ogni cosa le faceva drizzare le orecchie e le procurava qualche tipo di tensione. Aspettami qui, torno subito. Raccomandò all'uovo, anche se in realtà non sarebbe potuto andare da nessuna parte. Imboccò l'uscita e si ritrovò nell'aria fresca della sera, scrutandosi nervosamente attorno. Che fosse un qualche altro pericolo imminente? No, stava lavorando troppo di fantasia e gli avvenimenti di quell'anno l'avevano decisamente condizionata. Chi c'è? Decise quindi di chiedere ad alta voce, stringendosi in quel leggero giubbotto di pelle.

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    Morrigan scoppiò a ridere notando la reazione della studentessa. Aveva cercato di trattenersi ma non c'era riuscito minimamente. Finalmente, il magitecnico stava cominciando a comprendere perché qualcuno tra i suoi colleghi (Ciao Ensor) amasse fare la parte del cattivo.
    Quando l'opale si spostò, il magitecnico ricollegò le parole appena pronunciate a quello che vide riposto sul tavolo. Si trattava di un uomo che era appena stato chiamato 'Alfredo'. Morrigan fu costretto a mordersi l'indice per trattenere le risate "È buffo che abbia scelto un nome del genere. Esiste solo una tipologia di creatura che necessita di questo tipo di compagnia durante la schiusa delle uova e questo nome le si adatta ben poco."
    Il magitecnico incrociò le braccia annoiato da quei pensieri. Perché attendere che un uovo si schiuda quando puoi letteralmente creare un robot che faccia tutto ciò che desideri tu faccia? Il docente aveva cercato a lungo una risposta ma non era riuscito ancora a trovarla.
    Tuttavia, la studentessa sembrava intenta a voler scoprire la fonte di quel rumore. Non c'era proprio più religione. Ora, il mago si trovava di fronte a due strade. Da un lato poteva prendere l'aspetto di un gigantesco orso polare per traumatizzare la ragazza, il che sarebbe stato estremamente divertente, dall'altro si sarebbe potuto limitare a fingersi sdegnato per l'infrazione della ragazza. Scelse la seconda, d'altronde la dea bendata gli aveva suggerito un numero pari e non dispari.
    «Oh, un orario insolito per visitare le serre, ragazza» Morrigan sorrise verso l'opale per poi sventolare la mano nell'aria, più per noia che per salutare. Senza attendere che la strega potesse dire qualcosa, il mago si limitò ad entrare nella serra.
    Con passi sicuri e fare sbarizzino arrivò di fronte all'uovo per poi piegarsi leggermente «Alfredo è proprio un brutto nome. Dagliene un altro.»
    Sentenziò, fingendo di studiare la creatura e non la serra "E niente, di funghetti allucinogeni non c'è proprio traccia."
    Sbuffando, la mano destra di Morrigan si avvicinò al tavolo cominciando a picchiettarne l'orlo «Come hai detto di chiamarti, ragazza?» E no, Jess, non tremare. Morri è un dio buono e non toglie punti.

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    Non sapeva chi avesse avuto l'ardore di spaventarla a quel modo in quel periodo particolare della sua vita, ma aveva tutta l'intenzione di scoprirlo. Se fosse stato uno studente -cosa molto probabile- lo avrebbe riempito di botte o gli avrebbe applicato qualche incantesimo senza troppe remore. Tipo un pietrificus, lasciando così il malcapitato, duro e al freddo tutta la notte. Oh sì, sarebbe stato divertente. Abbandonò quindi l'uovo, decisa a capire chi fosse il colpevole di quel suo spavento, perciò girò attorno alla serra con le orecchie tese a captare il minimo rumore che stesse ad indicare che il molestatore si fosse dato alla fuga. Hai scelto il periodo sbagliato per farmi uno scherzo, bastardo pensò, mentre i suoi passi calpestavano silenziosi e cauti quei fili d'erba smeraldati, ora umidi, come se vi fosse passato da poco l'irrigatore.
    Quando, tuttavia, si trovò faccia a faccia con quello che aveva mentalmente definito un bastardo, scoprì che non era affatto uno studente, ma... il supplente -o nuovo docente, non l'aveva ancora capito- di magitecnica, arrivato da poco e che stava sostituendo negli ultimi tempi Alizee, andata a fanculo finalmente, e che avrebbe presenziato ai M.A.G.O al posto suo. La cosa non le dispiaceva affatto, anche se le aveva fatto prendere uno spavento non indifferente in un momento delicato della sua vita. Sì, era già abbastanza agitata e sofferente per ciò che stava succedendo a Daniele, se poi qualcuno ci si metteva a farle quelli scherzi, soprattutto un adulto... sospirò, osservando dapprima il suo abbigliamento fin troppo formale per una normale serata di primavera inoltrata. Quel blu le faceva quasi male agli occhi, per quanto potesse amare quel colore. Inarcò un sopracciglio, irritata e già pronta a dare una delle sue rispostacce, indipendentemente dalla carica dell'uomo.
    Non rispose subito, poiché il suo interlocutore entrò nella serra. Si limitò a seguirlo, fino a piantarsi di fronte a lui in quel caldo afoso così diverso dalla frescura esterna. Potrei farle la stessa domanda esordì, con un'occhiataccia. E non mi risponda con la solita frase preconfezionata "io sono un docente" perché non me ne frega nulla e, inoltre, non vedo che attrattiva possano avere delle serre per un insegnante, a meno che quei "funghetti allucinogeni" dei quali parlava nel suo meraviglioso scherzo, non fossero per lei. Concluse, tornando a rivolgersi all'uovo. Lo so, nemmeno io volevo essere disturbata da quello là sussurrò, ma abbastanza forte perché a Morrigan non sfuggissero le sue parole. Oh, non mi guardi così, non sono io che ho deciso di dovergli parlare. È un regalo da parte del professor Guymoore e del professor Salvatore. Sentì una fitta al cuore nel pronunciare il nome del suo amato, ma lo dissimulò a malapena dietro un sorriso tirato.
    No, questo è il suo nome finché non si schiude, ma c'è una storia dietro quel nome. Anche se non pretendo che un semplice supplente come lei, ne sia a conoscenza. Scosse la testa, girandosi ancora verso l'uovo. Non badare a quel maleducato, hai un nome bellissimo. Che scocciatura. Nemmeno io vorrei dovergli parlare, mi creda, ma è l'unico modo per farlo schiudere. Sentenziò, rivolta all'uomo, a mo' di spiegazione. Mi chiamo Jessica rispose, aspra. Lei deve essere il professor... Maverik, dico bene? Eh, le ci voleva del tempo per memorizzare i nomi.

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    «Si, si...» Sventolando la mano verso la ragazza dai capelli corvini, Morrigan fece intendere che del suo discorso gli interessava ben poco. In effetti, le prime parole della opale gli entrarono in un orecchio per poi uscire immediatamente dall'altro. Dandole le spalle per assicurarsi che i complessi movimenti eseguiti dai suoi occhi passassero inosservati, il magitecnico aveva appena passato sotto i raggi x l'intera serra. E no, in effetti, di funghetti neanche l'ombra.
    Sbuffando, il denrisiano diede una spintarella verso il tavolo per ruotare il corpo verso l'entrata. Lentamente, le dita si congiunsero l'un l'altra mentre i pollici cominciarono a rincorrersi senza mai sopraffare l'uno l'altro «E Daniele te lo ha regalato prima o dopo essersi trasformato in un vampiro?» Finì per domandare, come se quel cambiamento fosse alla stregua di un tatuaggio permanente.
    In effetti, Morrigan con i vampiri aveva avuto diversi trascorsi e per lo più tragici. Ne aveva studiato le abitudini e i modi però, delle creature così antiche, avevano segreti ancora più profondi. Senza esistare, il denrisiano si era ripromesso di uccidere il docente di astronomia se solo avesse avuto modo di pensare di assaggiare una goccia di sangue di un qualche professore, allievo o infermiere. Non sarebbe stato il primo vampiro con cui avesse avuto a che fare e neanche l'ultimo. E, forse, avrebbe potuto persino condividere quella battuta di caccia con quella famiglia di concittadini che avevano trasformato i vampiri nella loro raison d'etre.
    «Sai, se menti così diventerai una pessima auror e ancora una più pessima madre, zia o scegli tu» I gomiti del mago scivolarono lungo in tavolo e il mento si curvò verso l'uovo «Alfredo, sta mentendo, non darle ascolto. Anche se scommetto che una sedicenne come lei deve aver avuto proprio dei trascorsi difficili e la storia dietro questo nome è più profonda della Roxane di Cyrano.»
    Gli occhi del mago si spostarono dunque sulla punta delle dita. L'intera mano era ricoperta di tatuaggi e cicatrici, nonché di anelli e ninnoli «Jessica, Jessica. Mi hanno parlato a lungo di te. Diversi professori tessono le tue lodi e di certo un nome come Alfredo è limitativo rispetto alle tue capacità di estrazione. Dimmi, a te piacerebbe essere chiamata Alfredo?» Stava mentendo? Assolutamente si. Non aveva la più pallida idea di chi fosse la ragazza che aveva accanto e nessuno le aveva parlato di lei. Probabilmente si erano incontrati in classe ma solo in pochi riuscivano a trovare spazio nei meandri della sua memoria «E chiamami Morrigan.»

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    Era chiaro che non gli interessasse ciò che stava dicendo. Sia dai suoi gesti, che dal suo tono. Ma alla corvina, ciò non tangeva. Era abituata ad esprimere il suo pensiero che agli altri interessasse oppure no! E in quel periodo, di cosa dicessero gli altri gliene fregava ancora meno. L'unica attenzione che voleva davvero, era quella di una persona in particolare che, però, non vedeva più molto spesso, sebbene il suo amore fosse ancora forte. Si massaggiò le tempie, chiedendosi che motivazioni aveva per essere ancora lì, dentro la serra a perdere tempo con quell'uomo. Si avvicinò a lui per raggiungere l'uovo, ancora posato immobile sul tavolo. Lo afferrò saldamente con entrambe le mani, ma non lo mosse dalla sua collocazione. Si chiese ancora una volta che creatura vi fosse dentro, molto curiosa. Sperava, inoltre, che sarebbe potuta andare d'accordo con il suo amato Pantera.
    Stava per aggiungere altro, quando quella frase la pietrificò. Il dolore tornò a battere forte dentro di lei, alla pari del suo cuore impazzito, che aveva preso a martellargli contro il petto, nascondendole il suono dei suoi stessi pensieri. Avrebbe voluto dissimulare la sua reazione di shock, ma fu estremamente difficile. L'aveva punta troppo sul vivo e la ferita era ancora fresca perché potesse pensare di reagire con noncuranza. Cercò lo stesso di mettere su una risposta decente, anche se aveva involontariamente stretto le mani attorno al bordo del tavolo fino a farsi diventare le nocche di un bianco quasi cadaverico.
    Ce lo ha dato... prima della laurea di Aaron... sussurrò, non riuscendo a trattenere il tremolio nella sua voce. Non sapeva se la preside avesse diffuso o meno quella notizia in tutta la scuola, ma lei non era per niente sorpresa, dal momento che era stata informata dal diretto interessato.
    Alzò gli occhi al cielo, scuotendo lievemente la testa. Non pretendo certo che lei la sappia, non c'era al campo di luglio lo scorso anno. Si limitò a dire, stringendosi nelle spalle. Ora aveva un tono diverso, più mite, ma doveva ancora riprendersi dall'acuto dolore di qualche minuto prima. Quindi decise di rivolgersi di nuovo all'uovo. Non dare ascolto a lui replicò, scocciata. Hai il nome di una creaturina che mi ha fatta correre per tutti i giardini, ma è stato quasi divertente. Tranne quando mi si sono rotte le acque, ma son dettagli. Ridacchiò, col pensiero rivolto a quella sera di inizio luglio e ciò le fece pensare anche che di lì a poco, sarebbe stato il primo compleanno di Alex.
    No, non mi piacerebbe ma semplicemente perché è un nome maschile specificò, ignorando il resto della frase che le sapeva troppo da presa in giro. Morrigan pronunciò quel nome in un soffio, con lentezza. Ma lei è quel tizio che era sul tetto con Evelyn, Nick e Dan... si bloccò, dandosi della stupida. E il professor Salvatore? Domandò, ricordandosi solo in quel momento. No, in precedenza non aveva ricollegato il volto né il cognome né la professione, troppo concentrata su se stessa.

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    "Oh che palle perché non si scolla ho tipo trecento tonnellate di chilometri di serre da setacciare" L'indice e il pollice del magitecnico gli scivolarono sul volto fermandosi sui due lati opposti della fronte. Lentamente avrebbero cominciato a disegnare cerchi che non sarebbero comunque riusciti a placare il fastidio che stava provando in quel momento. A ciò si aggiunse la preoccupazione che percepì nel tono della strega.
    Gli occhi di Morrigan si sarebbero posati sulle gemme corvine dell'opale mentre una mano del mago le avrebbe dato una leggera pacca sulla spalla «So quello che stai provocando ma ora ci sono io a proteggere Hidenstone e voi studenti, devi stare tranquilla.»
    La sua mano sarebbe dunque tornata sul tavolo mentre un sorriso gli sarebbe comparso sotto i baffi "Gli ideali di Excalibur vivono nel futuro e i loro metodi nel passato, dovrò intervenire per il bene dei miei cari." Sia i suoi ex colleghi auror che i suoi pupilli, sia i suoi nuovi colleghi docenti che i suoi alunni erano in estremo pericolo a causa di questa organizzazione. Morrigan avrebbe dovuto di porre un freno.
    «Rincorrere una creatura, che esperienza mind blowing, non riuscirò mai a comprenderla» Avrebbe pronunciato quelle parole con fare di sfida mentre i suoi occhi sarebbero scivolati sulle sue unghie, come se quel momento di empatia fosse stato un miraggio più che una realtà «Comunque odio rincorrere cose e sentire le tubature rompersi. Mi dispiace per le tue acque, spero che il motore non si sia surriscaldato troppo.»
    Ciò che seguì fu abbastanza noioso. La testardaggine della strega fu noiosa. La risposta che gli diede sulla sua volontà di adottare o meno il nome Alfredo fu noiosa. Ma il tono con cui sembrò rivivere la festa di laurea no. Trattenendo un sorriso, il mago finì per aspettare qualche secondo prima di parlare «Certo, altrimenti sarebbero morti anche gli altri due. Fortunatamente Nick è stato parecchio d'aiuto e Eve, inutile in combattimento, è riuscita ad ancorare Daniele in questo mondo. In compenso, dai gemiti che ho sentito provenire dal piano VIP, sono abbastanza sicuro che Dan abbia saputo ringraziarla a dovere. E la prossima volta che mi dai del "lei" ti prendo l'uovo e ne faccio una omelette.»

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