Come una farfalla

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    Black Opal
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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    "S-sì e-ecco... s-stai buono lì!" che Jesse fosse nel panico probabilmente avrebbe stupito sostanzialmente nessuno, ma che lo fosse così tanto forse un po' di più.
    Non era difficile vederlo aggirarsi con lo sguardo perso e spaventato tipico di un cerbiatto uscito dalla protezione dei boschi, così come non era difficile vederlo sussultare improvvisamente (Ensor lo aveva minacciato di morte per atteggiamenti del genere fin troppo spesso, del resto), tuttavia quello era un livello di panico diverso, più tipico di quando faceva le cose importanti ed era convinto - certo - di combinare un disastro: nello specifico il suo panico era legato all'uovo che aveva ricevuto in dono da Guymore e Daniele, un uovo che era certo che avrebbe finito per non diventare un adorabile cucciolo, bensì una ottima (forse) frittata!
    Era maggio inoltrato, ormai, e l'uovo era finito nelle sue temebonde mani da qualche giorno. Da quando l'aveva ricevuto non aveva che vissuto tutto con terrore, vivendo segregato nelle proprie stanze, per paura di romperlo, o che si rompesse da solo, o che si schiudesse senza lui presente e che il cucciolo di non-sapeva-bene-cosa si suicidasse, anche solo per sfuggire a Blake, o imitare Blake, o semplicemente perché era vicino a Blake.
    Insomma: un sacco di ansie, molto fantasiose, molto pazze e molto articolate.
    Pur le sue paranoie attanagliandolo non poco, restava il fatto che ci arrivasse da solo al non poter vivere segregato in camera fino a data da destinarsi 'Anche perché non so quanto ci metterà... e Dean è stato molto vago' per non dire silente a riguardo. L'unica soluzione dunque era uscire e farlo con una persona meno pericolosa ed imprevedibile di Blake. Quindi sì, chiunque, ma ovviamente Jesse non voleva chiunque, ma voleva solo e soltanto una persona: Erik Foster 'Abbiamo affrontato una regina arrapata e sadica nel mezzo di una rivoluzione: insieme possiamo superare tutto, anche questo!' si diceva infatti lui, dimostrandoci come avesse davanti una splendida carriera da motivatore.
    Il luogo prefissato sarebbe stato al sicuro, fino ad un certo punto, all'aperto, fino ad un certo punto, e adatto a tutti e due. Fino ad un certo punto, ovviamente: i giardini pensili.
    Il ragazzo vi giunse indossando la propria divisa, come sempre: la P svettava affissa al petto e lui con far distratto prese posto su una panchina, salvo poi balzare via quando sentì un rumore 'NON MI FAR VOLARE CON L'UOVO!'
    Beh, lo avevamo detto che era quasi perfetto no?
    Balzò via un paio di volte, poi si rannicchiò da un'aiuola, mettendosi quasi in posizione fetale, abbracciando il suo uovo e guardandosi intorno non troppo convinto.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Quando si parlava di ansia Jesse ed Erik erano i perfetti compagni d'avventura. A seguito di una stravagante lezione con Salvatore ed Ensor i ragazzi del biennio ricevettero un uovo dall'aspetto particolare, presentato come un regalo da parte di Guymoore. Ho un brutto presentimento. Quale? Il docente di Cura delle Creature Magiche non si aggirava da un po' per le vie del castello e il fatto che proprio Ensor lo avesse presentato come regalo da parte sua lo fece giungere a una triste e pratica conclusione. E' un uovo di demogorgone, non ci sono altre spiegazioni. Ok, forse doveva franare l'hype dovuto all'imminente nuova stagione di stranger things, ma anche se l'involucro avesse contenuto un demogorgone Erik non l'avrebbe ucciso. Secondo il moro ogni creatura aveva bisogno di affetto e persino una creatura del sottosopra poteva essere addomesticata con le giuste cure.
    Però non voglio che si rompa. Avvolse l'uomo in una coperta che, successivamente, avvolse intorno a una coperta più grande, arrivando ad aver la forma di una grossa palla con più di un metro di diametro. Se nasci fai un fischio! Certo, nella speranza che il cucciolo non morisse soffocato. Però ho avuto una buona idea, mi pare di aver letto che col calduccio si schiude più velocemente.
    Tra una pippa mentale e l'altra il moro si avviò in direzione dei Giardini Pensili, dove si sarebbe incontrato col suo parabatai. Vediamo se si accorge che c'è qualcosa di strano. Pensò lui tirando fuori la sua bacchetta e puntandola verso la palla di coperte. Wingardium Leviosa! A seguito dell'incantesimo fece in modo che la sfera cominciasse a volare sopra la testolina di Jesse, finendo poi di fronte ai suoi occhi. JESSE, GLI ALIENI! Ok, era uno scherzo stupido, evidentemente questo era il modo dell'ametrino per affrontare l'ansia dovuta all'imminente fine dell'anno scolastico e inizio degli esami M.A.G.O.




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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    'Non ti rompere, non ti rompere... non ti rompere!'
    Se Jesse già di suo era in genere panico e disagio, quel giorno lo era al cubo, non a caso aveva accettato di fare un giro solo con Erik 'Con Blake l'uovo esploderebbe come le torri gemelle nel 2001'
    Come poi, Blake era esplosivo, incasinato, un vero disastro, ma in fondo non faceva esplodere cose a caso, tantomeno uova, ma spiegarlo a Jesse poteva essere non esattamente semplice, specialmente quando la sua mente iniziava a galoppare.
    Quindi eccolo lì, seduto, quasi rannicchiato intorno all'uovo, a scaldarlo e proteggerlo (forse: questo narratore non avrebbe mai voluto essere in mezzo ai nervi tesi di Jesse, con tutti quei muscoli!), in attesa del suo parabatai 'Lui... lui saprà cosa fare' si diceva lui, ricordandoci quanto NON conoscesse davvero i suoi amici, o meglio, vivesse in un mondo più rosa e pieno di unicorni di quanto facesse Erik.
    Il prefetto ametrin, infatti, giunse, alle spalle del ragazzo, e di ciò se ne approfittò: forse era teso, forse era un ragazzo, forse era solo scemo, ma alla fine decise di far levitare il suo uovo fino a davanti gli occhi di Jesse.
    'Mh?' nel panico completo in cui stava vivendo, in attesa di una persona, Jesse notò quasi da subito la palla di coperte, o meglio, la sua ombra 'Erik?' affermò lui, voltandosi di lato in cerca di cosa causasse l'ombra, senza in vero successo, giacché lui cercava anche un corpo, che non vide 'Mh?'
    'Che succede?!' si alzò in piedi con un po' di cardiopalma e a quel punto la voce del parabatai giunse a lui come una frustata "CHE?!" sbarrò gli occhi e si volse un po' intorno, individuando poi infine l'U.F.O. (letteralmente: oggetto volante non identificato) "AAAAAAAH! STAI LONTANO DA ME E DAL MIO UOVO!"
    E fu così che lui fece un balzo indietro, letteralmente, girando il piede destro a terra e levando un calcio in direzione del suo bersaglio, mosso unicamente dall'istinto e dalla paura, quasi senza vedere cosa stesse accadendo.
    Era in arrivo una frittata di creatura magica? Oh, beh, diciamo che sarebbe potuta finire così, ma lungo la strada il prefetto qualcosa in effetti lo notò 'Che?' del resto era una palla di coperte, mica una scodella d'acciaio con cannoni laser, e Jesse era sufficientemente nerd da notarlo, ma forse non sufficientemente agile da salvarsi in corner.
    Interruppe il suo calcio a metà, ma si trovò sbilanciato 'Oh no... oh no... OH NO!' saltellò all'indietro, cercando di non cadere, ma alla fine lo fece, battendo - con un sibilo - le natiche sul pavimento.
    "AHIA!" affermò lui, emettendo poi un grido "DIMMI CHE SEI INTERO!" affermò lui, controllando la propria covata, levando poi lo sguardo ed individuando finalmente il parabatai "STAI BENE ERIK, C'E' UN COSO STRANO CHE VOLA!" disse lui, dando del cornuto all'asino, sicuramente.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    L'operazione scherzo funzionò ben oltre le proprie aspettative: Jesse sobbalzò non appena udì il grido del suo amico e reagì tentando un calcio, finendo poi con il cadere a terra. Erik osservò l'intera vicenda sogghignando per quanto era riuscito a essere simpatico, tuttavia quando cadde anche l'uovo del collega prefetto all'ametrino si gelò il sangue. Il corpo si irrigidì di colpo e il sorriso lentamente si spense.
    Jesse! Corse rapidamente in direzione dell'amico e avanzò la sinistra verso di lui per aiutarlo a rialzarsi. In un'altra circostanza gli avrebbe offerto la destra, ma in quel momento la mano dominante reggeva la bacchetta che indirizzò verso il basso con conseguente discesa del fantomatico ufo. Ma non è un normale ufo, cioè non come quelli che siamo abituati a vedere nei film. Si tratta del mio ovetto! Finché non si schiude ho deciso che si chiamerà ufo perché... beh, non lo so! Non sono bravo con i nomi. Ma - cruccio nuovamente lo sguardo e i suoi due occhietti si strinsero come quelli di un tenero bambino che realizzava di aver fatto una marachella - ti sei fatto male? Voglio dire, è colpa mia se sei caduto, quindi se sei arrabbiato lo capisco. Sospirò. Il moretto era intenzionato a offrire uno scherzo innocente e lì per lì non aveva riflettuto sulle conseguenze che avrebbe potuto provocare la sua azione.
    Mh, per farmi perdonare domenica prossima ti porto a Denrise, cosa ne pensi? Magari riusciremo a trovare una locanda del luogo - non la versione esotica di quelle che ci sono a Hogsmeade - in cui stare senza pirati che ci minacciano con coltelli puntati alla gola. Cominciò a guardarsi intorno e dopo essersi assicurato di essere da solo col suo parabatai liberò il suo ufo dalle coperte che lo avvolgeva. In alternativa potrei chiedere agli elfi di preparati la loro frittata migliore, ma non so se è positivo parlare di frittata vicino alle nostre uova. Sì, insomma, alcuni dicono che anche da lì dentro alcune creature riescono a comprendere cosa diciamo.



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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Erik si divertì a vedere Jesse sclerare, anche se non si capiva bene come si potesse godere del rubar le caramelle ad un bambino (la difficoltà, in fondo, era quella).
    Il ragazzo cadde a terra, si fece un po' di male, ma soprattutto salvò il proprio uovo, notando finalmente confuso e felice (confuso per l'ufo, felice per Erik) il suo parabatai, cui regalò un sorriso spaventato, godendosi poi la venuta dell'amico in suo soccorso.
    "Sto bene, tranquillo!" lo rassicurò, offrendo poi la manca per esser tirato in piedi "Grazie"
    Normalmente Jesse non si faceva aiutare: aveva sempre paura di esser di peso e l'esser aiutato alimentava quell'ansia a livelli assurdi, al punto che viveva quasi nella funzione di dimostrare di non aver bisogno di aiuto, ma Erik non era una persona qualunque, non era un amico come tanti: era il suo parabatai e a lui poteva mostrare qualsiasi suo lato, dal debole a quello crudele, sapendo di essere sempre accettato ed amato 'Tranne quello troia' perché sì, Erik gli voleva così bene da non potergli permettere di sprecare il suo corpo e il suo tempo dietro ai bisogno del suo pene: era il suo parabatai anche per questo, in fondo!
    L'uovo scese a terra per volere di Erik e finalmente il ragazzo, osservandolo da fermo e in piedi lo poté riconoscere 'Ma è un uovo!' affermò lui, acuto quanto Dora l'esploratrice, nel mentre Erik constatava l'ovvio, ovvero che all'aspirante Marine andasse spiegato tutto.
    "Ciao UFO!" disse salutando l'uovo, confuso, fissando poi l'amico, il quale pareva a sua volta perplesso di quel nome, tanto che lui dovette abbozzare una risposta rassicurante "A me sembra carino dai... c'è il volo, è particolare... e poi non ha genere, quindi se poi è un signor ovetto o una signora ovetta non cambierà niente" affermò lui, nel mentre questo narratore pregava gli dei affinché il suo personaggio non si fissasse col chiamare tutte le uova signor ovetto o signora ovetta, avendo questi ancora una sindrome di Stoccolma per il tutto-tutto ripetuto in loop.
    Il ragazzo regalò un bel sorriso all'amico, stringendo il proprio uovo, sussultando quando l'altro ammise la sua marachella "Uh, male, io, figurati!" esclamò lui, ai limiti del panico, avvampando 'Erik si preoccupa!' e lui tutto voleva nella vita, tranne far preoccupare quel cucciolo di foca ambulante che era Erik.
    Agitato, si palpò ovunque, dandosi anche sonore pacche sulle natiche, quindi carezzò anche il suo uovo ed annuì "Sto benissimo, tranquillo!" chiarì lui alzando un pugno al cielo "E anche il mio uovo sta benissimo! Quindi non rattristarti!"
    Lo urlò forse un po' troppo forte per suonar convincente, ma si trattava di Erik e Jesse, quindi non si poteva mai dire, del resto, di colpo, si trovarono a parlare di perdono e di soluzioni "Una locanda, io e te? Sarebbe... fico!" affermò lui al suo invito, un po' spaesato, siccome ne aveva ricevuti pochi dal moretto 'In genere... ci vediamo ma restiamo a scuola' pensò lui, inclinando il capo, osservando l'altro liberare l'uovo dalle sue coperte, tanto che sent' il bisogno di salutare ancora UFO.
    "Uh, buona la frittata!" affermò lui praticamente senza manco ascoltare davvero, ripetendo tutto a pappagallo secondo il principio per cui tutto se fatto con Erik era fantastico. Comprese l'argomento solo quando l'altro fece notare la propria indelicatezza.
    "Eh?" sì, insomma, già Erik non era proprio famoso per la sua linearità di pensiero, ma con davanti Jesse tutto era un disastro! Il giovane lo osservò alcuni istanti, poi unì i tasselli e sobbalzò "Uh!" fu la sua controrisposta, osservando l'uovo ed iniziando a carezzarlo "Uh, sì, cioè, sono buone le frittate... ma solo... solo..." solo? No, Jesse, dai, illuminaci: dove volevi andare a parare nel mentre carezzavi quel povero guscio manco dovessi lucidarlo? "Con gli ovetti tristi e cattivi ecco... non con le uova buona come te... ecco... voi anzi..." ammise lui, includendo anche UFO nella cerchia delle uova da salvare.
    Osservò l'amico, deglutì, poi tornò all'uovo "Sì, insomma... so che là dentro puoi sentirmi" per quanto questo Snaso si augurasse per lui non fosse così "Sappi sì insomma, che non sei qui per diventar frittata... o uovo sodo... o uovo in camicia... sì insomma, sei qui per crescere e diventare grande... e poi guarda" e lo tese verso Erik "Hai anche un grande amico: UFO, l'uovo del mio parabatai! Sai, sarà una figata quando nascerai! Sarete anche della stessa specie... credo!"
    Non era dei suoi discorsi migliori, ma decisamente era sopra la media, vista la poca divagazione. Smise di trattare l'uovo manco fosse Simba cucciolo e tornò a sorridere all'amico "Comunque io per scaramanzia andrei a Denrise, dai: evitiamo i pirati!" propose alzando il pugno al cielo, ancora "... e le frittate, yeee!" aggiunse poi, soppesando ciò che abbracciava, pensoso.
    "Senti, ma dovrei dare anche io un nome all'uovo, dici che serve?" chiese poi di colpo, inclinando la testa "Tipo... Roger II?" propose lui, spingendo probabilmente il guscio a tentare il suicidio pur di non essere chiamato così ignobilmente.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Dopo essersi assicurato della salute di Jesse in seguito alla sua caduta il clima tra i due ragazzi divenne molto più rilassato. I due giovani parlarono di Ufo e Jesse sottolineò come fosse un nome attinente e carino al di là di quale sarebbe stato il sesso della creatura che si sarebbe schiusa. Io, davvero, non vedo l'ora di vederlo schiudersi. Sono curiosissimo sulla creatura che ne uscirà fuori. E fu così che tra il sognante e il divertito l'ametrino ammise la sua curiosità.
    Ciò ovviamente non cancellava il fatto che il prefetto aveva fatto un brutto scherzo al suo collega e potenzialmente il tutto poteva finirsi con la rottura del suo uovo. Erik si sentiva nella condizione di doversi far perdonare e per tale ragione propose all'amico di andar insieme in una locanda per mangiare uova. Esatto, amico. Io e te, tu e io, insomma poi sarebbe un'occasione per trascorrere del tempo di qualità col mio parabatai, non credi? E fu così che allungò la destra verso la spalla di Jesse, accarezzandolo successivamente e avvicinandosi a lui. Il bello di quei due era il loro modo simile di pensare. Per non rattristare Erik, Jesse se ne riuscì con un'assurda teoria secondo la quale le frittate erano buone se realizzate con uova cattive e tristi. Oh, e dici che i nostri ovetti sono tristi e cattivi? Lo chiese con lo stesso sguardo con cui un bimbo chiedeva alla mamma se esistesse o meno babbo natale. A ogni modo sì, ho deciso che ti porterò a una locanda per mangiare frittate buone e realizzate con uova cattivissime. Questo narratore immaginava già l'espressione dei calorosissimi denrisiani.
    Che poi stavo pensando a una cosa! I nostri ovetti potrebbero diventare amici come noi due! O come Coccolo e Roger! E nel dirlo abbracciò l'amico con forza e calore. Non immagini quanto mi farebbe piacere!
    Prima di andar oltre però era necessario decidere un nome per l'uovo del parabatai. Buuu, Roger II no! Scosse la testa. Ha bisogno di un nome tutto suo e che rispecchi la sua personalità, non l'ombra di qualcun altro. Cosa ne dici di Fiocco? Ti piace? Perché proprio Fiocco? Beh, era Erik e i nomi particolari erano la sua specialità.
    Piuttosto, ora che ci penso, spero che non nascano rapaci o per Roger potrebbe essere un problema. Insomma, rapaci e rettili non erano proprio grandi amici. Ma comunque prepariamoci, mi sta venendo fame! Ti porterò a Denrise. Ora? Ma non era tardi per incamminarsi adesso? Probabilmente sì, ma figuriamoci se se ne fosse accorto un distrattone come Erik.





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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Vedere Erik aveva illuminato Jesse, spegnendo il panico perenne che lo stava pervadendo da giorni e giorni 'C'è lui con me, ora andrà tutto bene' il che era palesemente paradossale, visto che il suo amico era talmente entusiasta dello schiuder uova che tra un po' ne schiudeva una rompendola, ma ehi, Jesse non badava a certi dettagli: c'era il suo amicone e lui era felice!
    "Anch'io non vedo l'ora... anzi... davvero, non vedo l'ora: vivo sempre col terrore di romperlo, quindi non vedo proprio l'ora che nasca e si arrangi da solo!" ridacchiò, ignorando quanto sapessero essere molesti e pericolosi per sé stessi i cuccioli, vivendo il presente e rimandando a domani le ansie del futuro.
    La paura di rompere un uovo aveva avvolto anche Erik, che forse mosso dal senso di colpa decise che fosse ora di portar l'altro fuori a fare i suoi bisognini, pasandogli anche una mano sulla spalla, e facendogli sgranar gli occhi "Erik, io..." e fu così che posò la sua mano su quella di lui "Lo sai che con te andrei ovunque" gli disse, infine, come diceva a qualsiasi uomo entrasse nella sua vita per più di dieci minuti, anche se il moretto per Jesse aveva sempre un posto speciale nel suo cuoricino, fatto di cieca fiducia (malriposta?) e tanto, tanto, tanto bisogno di proteggerlo, perché Erik poteva essere anche forte come un toro e veloce come una mangusta, ma per Jesse era sempre e comunque un ragazzo fragile e la sua missione, dal mattino alla sera, era non farlo piangere, anche a costo di dar fondo ai propri neuroni e tirar fuori teorie astruse per consolarlo, come quella delle uova cattive e tristi.
    La fortuna era che Erik fosse abbastanza cretino da crederci "I nostri ovetti sono felicissimi, non sono mica tristi e cattivi, e infatti mai e giammai diventeranno frittata!" sempre che Erik la smettesse di far venire infarti a Jesse, ovvio!
    Il ragazzo fece un occhiolino all'amico ed incassò il suo abbraccio, pronto a partire anche subito, del resto dove andava Erik voleva andare anche lui, specialmente se si trattava di chiedere fritatte con uova cattivissive a dei simpaticissimi denrisiani: il proprio parabatai, in quel contesto, era decisamente richiesto!
    Annuì quando sentì dire che i loro cuccioli sarebbero stati amici "Ovvio, saranno fratelli e famigli di due parabatai: devo essere superamici!" ammise lui, facendo anche un balzo, interrompendosi quando il nome che aveva pensato per ilsuo uovo, lì per lì, rattristò Erik.
    "Oh... forse hai ragione... neanche a me piacerebbe chiamarmi Roger II..." ammise lui, carezzando l'uovo, quasi a volersi scusare, storcendo la bocca quando sentì parlare come nome di Fiocco "Non saprei sai... è che... e se poi è femmina?" chiese lui perplesso, nel mentre l'altro si augurava non fosse un rapace.
    Jesse deglutì al solo pensiero, ma poi scosse la testa "Andrà tutto bene: sono sicuro sarà un animalettodolce e gentile... o non ce lo avrebbero regalato ecco!" propose con un sorriso, dimentico che si stesse comunque di Brian Ensor, capace di far regali meno pericolosi solo se messo a paragone con Hagrid.
    Perplesso, rifletté un po' su quanto appreso quel pomeriggio, incamminandosi accanto ad Erik, quasi in automatico, non chiedendosi se fosse l'ora corretta o se stessero andando a piedi o come, e con quanti soldi: il suo parabatai si era mosso e lui lo avrebbe seguito, anche in capo al mondo "Yeeeeh!" disse infatti, forse un po' pigramente, balzando sul posto ad un certo punto "Jolly!" esclamò levando le mani con l'uovo tra di esse, manco fosse Simba "Così saranno Jolly e Roger e saranno costretti a volersi bene per sempre!" ghignò, caracollando poi accanto all'amico e passandogli un braccio dietro le spalle "Inseparabili come Captain Hidenston e il Soldato d'Estate... che infatti sono anche il nome di un loro non-film" propose con un occhiolino, felice e grato di quel pomeriggio insieme, come sempre quando aveva modo di dividere del tempo col moretto.
    RevelioGDR
     
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