Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
Da un occhio esterno quella relazione non era partita bene, quasi per nulla: Jesse pozionato e confuso ancora, nonostante tutto, e Adamas forse troppo cotto, ma, in fondo, quale relazione era mai davvero partita benissimo?
I due si volevano bene, stavano bene insieme e volevano passare insieme del tempo: serviva davvero altro per almeno provarci? 'Uh, mi rispetta persino! Cioè, io manco mi rispetto da soo!' propose lui, sorridendo alle parole del bohyfriend, annuendo alla sua volontà di essere compreso e resistendo anche al suo abbraccio, tra caldo e imbarazzo, per quanto avesse ad un certo punto staccarsi e poi fiondarsi a svolgere le proprie funzioni da prefetto e amico.
Cominciò con quelle da prefetto, ma continuò con quelle di Socio, del resto lo doveva a Blake, ma lo doveva anche ad Adamas e anche a sé stesso 'Non voglio che passiamo quello che è successo con Josh' e lui, se necessario, si sarebbe anche fatto picchiare pur di non arrivare a quel punto.
"Sì!" squittì quando l'altro gli impose il silenzio, arrivando al punto di coprirsi la bocca colle mani e fissare l'altro con enormi occhi nel mentre l'altro rimuginava e giungeva a porre, con la massima serietà del mondo, una domanda: perché?
"Eh?" beh, che altra risposta vi sareste mai aspettati da Jesse, scusate?
Osservò il ragazzo per un poco, poi deglutì e guardò fuori dal finestrino "Non si dirti perché... ti potrei dire perché è adorabile, è carino, è gentile... e fa un sacco di squat" sogghignò "Ma... se vuoi una risposta un po' più romantica... credo che... sì, credo di voler star con lui perché il mio desiderio di star con lui, di poterlo baciare, di poterlo proteggere da tutto e tutti... è superiore alla paura che ho di soffrire o farlo soffrire"
Era una risposta, forse non proprio romantica, forse fin troppo razionale, ma tradiva lo slancio che la pozione aveva dato al ragazzo, schiarendo appunto le sue panzane idee.
'Quindi... per favore... non fargli del male' perché, in fondo, lui aveva sempre paura di far soffrire l'altro, anche per interposta persona, a causa di chi amava. Trattenne il fiato in effetti nel mentre Blake, terminato il suo racconto, contemplò quanto ascoltato, giungendo alla sua conclusione, che lo fece, davvero, sospirare "Grazie" affermò infatti a quel punto, annuendo fin troppo felice alle minacce di morte dell'altro e balzandogli poi addosso per abbracciarlo ancora, sentendo a quel punto la sua offerta.
Si allontanò, lo osservò, poi piegò di lato il capo, riflettendoci "Sei... sei il migliore, Blake, ma... ma io ero serio: non voglio essere sempre con Adamas, non sono quel tipo di ragazzo... e voglio... voglio e vorrò sempre avere del tempo e dei momenti solo con te... o con te e altre persone... o con te e altre persone senza Adamas ecco" del resto, era così che funzionava il loro rapporto no? Blake urlava, insultava e picchiava Jesse per dimostrare quanto ci tenesse a lui, e Jesse si prostrava, subiva e gli ripeteva all'infinito quanto lui fosse speciale e volesse solo lui.
Insomma, c'era quasi da chiedere perché i due sentissero il bisogno di fidanzarsi con terzi, e a quel punto ci si poteva anche dar la risposta: perché almeno, fidanzandosi, avrebbero avuto un rapporto non sbilanciato e sostanzialmente sadomaso. O almeno potevano sperarlo! (?)
Archiviato Blake, restava la piccola Jessica, la quale dimostrò la sua giovane età raccontando una cosa importante quanto una relazione clandestina con un docente vampiro ad un citrullo come Jesse, il quale, in quanto citrullò, andò rapidamente in panico, per quanto il pensare al suo parabatai gli permise di articolare un pensiero logico quasi comprensibile.
"Ok..." pigolò alle parole dell'altra, annuendo tristemente ma poco convintamente alle parole espresse, forse perché, incosciamente, gli parve di risentire sé stesso 'Era così che si sentiva Erik quando gli parlavo di Josh? Tutto un campar scuse e giustificarmi e minimizzare mentre ignoravo l'elefante nella stanza'
Sì, era stato esattamente così, del resto erano black opal, amici e quasi coincidenti di nome: era quasi destino! (?)
"Pensaci davvero, Jess non fare... sì insomma, non farti del male" concluse lui, andandosene, sia per sfuggire a quella conversazione sia per trovare il suo compagno d'armi, che abbracciò e a cui chiese in sostanza scusa per come si era comportato mesi addietro, per quanto il ragazzo si scoprì più interessato alla sua nuova, frettolosa relazione.
Ancora una volta l'aspirante marine sentì l'amico parlare in apnea, tornando a respirare solo ricevuta la sua benedizione "Grazie al cielo" ammise lui, con tanto di mano sul cuore, da quanto ne fosse sollevato, osservando poi l'amico, sghignazzando anche quando questi affermò che poteva baciarlo quanto voleva "Allora... col tuo permesso, vado a baciarlo" propose lui, ridendo "Sarà la novità eh, ma... ma riesco solo a pensare che voglio stare con lui, proteggerlo e baciarlo, quindi... beh, vado ad approfittarmene finché posso!" il che, Jesse, in effetti, non sarebbe poi stato molto tempo, del resto l'effetto della pozione sarebbe terminata all'arrivo!
Corse dal suo bello e lo trovò in una cabina. Gli sorrise e si sedette vicino a lui "Ora... non vado da nessuna parte... finché non scendiamo ecco" dichiarò lui, storcendo poi la bocca a metà frase e riprendendo a limonarsi il suo bohyfriend, visto che il desiderio era reciproco e lui ne aveva quasi un bisogno fisico, maggiore dell'altro per una volta, forse anche perché Adamas temeva di essere pronto alla morte. O almeno ad essere un nero, in America, sorpreso da dei poliziotti a cerca di delinquenti ecco.
Sorrise e scosse la testa "Nessuna taglia, nessuna condanna: sono tutti... ehm felici per noi" e a quelle parole dovette però storcere la bocca 'Jess...' pigolò dentro di sé, accantonando la corvina in una angolo del suo cuore e riassumendo i punti salienti "Erik ha dato il suo consenso, anche se ha detto che siamo stati troppo lampo" perché, in fondo, tenere sulle spine un ragazzo per un bacetto era poco (?) "E Blake... ha detto che se soffrirò te ne farà provare tre volte tanto, ma io so che non succederà" propose con un piccolo occhiolino, prendendo la mano di lui "E comunque se mi farai male, lo sentirà Erik e non Blake, e io certo non andrò a dirglielo" propose infine con una linguaccia.
Era sollevato di avere l'approvazione degli amici, per quanto Jessica lo disturbasse, fin troppo, distraendolo quasi da chi avesse davanti 'Sarà... sì, insomma, andrà tutto bene... sarà davvero tutto ok?' in vero non lo sapeva, ma era pozionato in una stanza davanti al ragazzo che gli piaceva, a diciotto anni: poteva davvero pensare a Jess in quel contesto?
Lui certamente, ma quando tornò a baciare il fidanzato e sentì anche il suo tocco, oh beh, decisamente non ne ebbe più modo "Cavolo..." sibilò lui, ascoltandolo anche parlare della Grecia, dei prossimo giorni e anche del prima del rientro ad Hidenstone, qualcosa che in fondo gli sembrava così lontano, così effimero 'Siamo qui ora...' pensava infatti lui, incapace di non strusciarsi sull'altro, per quanto rispose alle sue idee "Potremmo fare un giro per Londra... o per dove vuoi: col Nottetempo non credo di aver problemi" propose lui "E in Grecia... tranquillo, vediamoci a luglio ecco... sarebbe fico... dovrei anche non aver ancora cominciato i corsi estivi militari... credo... non so bene le date ecco, poi ti faccio sapere" pigolò lui inclinando poi la testa quando seppe che lo voleva portare a casa sua.
"Sicuro? Ecco... nel senso... avevi detto che sono... ehm strani..." che era il suo modo per dire che erano dei pezzi di merda "Io ecco... sarei felice, ma non voglio forzarti" propose lui, gratandosi la nuca e gradendo molto il tornare alle effusioni, specialmente quando la mano di Adamas scivolò sui suoi muscoli.
"Allora spezzarmi la schiena sugli addominali a qualcosa è servito..." propose lui con un piccolo ghignetto, ricambiando poi il gesto dell'altro, facendosi via via più insistente, forse anche perché era abituato a quel mandrillo di Josh, per quanto, lentamente, in effetti, sentì uno strano desiderio crescere in lui.
Fu per questo che spinse sul letto Adamas e tentò di sdraiarsi con lui, abbracciandolo e accoccolandosi sul suo petto "Ho sempre... sognato di star così col mio ragazzo" pigolò lui con un soffio di voce, con buona pace dell'Evans e anche del Barnes.
Rimase col neretto quanto promesso, ma quando scese dovette distanziarsi, anche solo per assicurarsi che tutti i ragazzi lasciassero le proprie stanze e scendessero.
Lo fece e salutò il ragazzo con un bacio, anche se, man mano che avvicinava i genitori sentiva una certa ansia crescere, assieme alla tristezza, al punto che davanti a loro, che lo fissavano ormai perplessi esitò "Io... devo dirvi una cosa... ma prima... devo fare una cosa" e fu così che schizzò via e cercò ovunque nel porto brian ensor "Professor Ensor!" corse da lui, annaspando e posando le mani sulle ginocchia "Sì ecco... volevo ringraziarla per averci guidato per quest'anno ecco" mentì lui, cosa palese certamente anche al docente: al massimo avrebbe potuto sentirsi ringraziare per non averli uccisi tutti "E poi... sì ecco... penso... penso che ci sia una cosa di cui devo parlarle, qualcosa che ho saputo oggi e che... e che credo metta in pericolo una mia compagna di scuola"
Alla fine era corso da Brian.
Il perché non lo sapeva neanche lui: gli sarebbe piaciuto poter parlare di giustizia, di leggi, di doveri, ma la verità era che il giovane era un concentrato di paure ed una, alla fine, aveva dominato su tutte le altre 'Non voglio... non voglio che lei soffra sapendo che sapevo che sbagliava e non ho fatto niente... ci sono passato con Naga... e anche basta' si disse lui, sapendo bene di starsi mettendo nelle mani del diavolo, per quanto, in quel momento non lo fosse prettamente 'E' un adulto, un insegnante... lui... lui saprà cosa fare' decretò, ringraziando il docente dopo il proprio racconto, fiondandosi poi da un'altra persona lungo il suo rientro, una persona di cui si fidava ciecamente e che sperava potesse compensare Brian "Professor Olwen, dovrei parlarle..." pigolò infatti, ripetendo il medesimo racconto e tornando finalmente dai suoi genitori, che lo fissavano interrogativi.
Scosse la testa e sorrise loro: ora, per quanto spaventato, si sentiva molto meglio, al punto che, a differenza di prima, riusciva a sostenere lo sguardo del padre.
James lo colse quel cambiamento, con un guizzo nello sguardo. Annuì, si voltò e mise una mano intorno alla spalla del figlio, portandolo via nel mentre lui spiegava di avere un appuntamento con il suo Boh.