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.SPOILER (clicca per visualizzare)Mia Freeman.
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.Mia Freeman16 YOAmetrinCome on skinny love what happened here?Parlato - Pensato- AscoltatoQuel periodo era stato davvero particolare, le sembrava di passare da un lato all’altro dello spettro delle emozioni senza una particolare logica e si era sentita più volte impotente di fronte anche alle sue stesse reazioni a ciò che le accadeva intorno. Quel che era successo con Mark l’aveva risucchiata a tal punto che aveva un vuoto mentale di almeno un mese, nel quale non aveva idea di che cosa avesse fatto, di come il tempo avesse fatto a scorrere così velocemente, e ora si ritrovava sempre più prossima ai M.A.G.O., con la sensazione di aver perso un sacco di tempo utile nel mentre e non essersi preparata a sufficienza. Dopotutto era difficile studiare quando si avevano questioni molto più pressanti e complesse per la testa, eppure Mia non sembrava intenzione a perdonarsi per questo, anzi proprio perché le sembrava di aver posticipato fin troppo il suo studio aveva intenzione di impegnarsi il doppio per mettersi in pari.
Aveva quindi disdetto qualsiasi possibile impegno, aveva rifiutato qualsiasi distrazione, e si era imposta di darci dentro seriamente, senza concedersi poi troppe pause. Le giornate però, suo malgrado, avevano cominciato a farsi sempre più belle, calde e soleggiate, e per quanto la sua forza di volontà fosse forte, era diventato difficile anche per lei trattenersi all’interno delle mura di Hidenstone ed evitare di mettere piede fuori. Così alla fine era venuta a patti con sé stessa e si era concessa se non altro la possibilità di studiare all’aperto a patto di non distrarsi troppo con il canto degli uccelli o qualsiasi altra persona presente. Dopotutto a lei non serviva nemmeno il silenzio profondo per studiare, le bastava essere in un ambiente tranquillo e sereno, senza alcuna pressione, e anzi spesso il silenzio vero e proprio le metteva più ansia che altro.
Così aveva raccolto i suoi libri del giorno, si era tolta il mantello ed era andata verso il cortile di pietra, con addosso l’uniforme della propria casata, pronta ad immergersi nei propri libri. Ancora le faceva strano l’idea di aver trovato persone e cose che la interessassero quasi di più dello studio: era ancora la classica secchiona, ma non era un segreto che fosse empatica e che si preoccupasse molto più per gli altri che per sé stessa, e ultimamente quel lato di lei stava prendendo il sopravvento. Certo, ancora quando metteva piede fuori dalla sua stanza aveva la sensazione che chiunque sapesse quel che le era successo, che qualcuno la seguisse ancora con lo sguardo o bisbigliasse con il proprio compagno qualcosa sulla vicenda: in realtà non succedeva quasi mai ma la sua mente era convinta del contrario ed era spesso difficile non darle retta.
Cercò comunque di camminare con passo sicuro, come faceva sempre, stringendo i suoi libri e quaderni al petto, una borsa di tela leggera su una spalla con dentro tutto ciò che le occorreva per scrivere, e si impose di non andare nel panico: se non altro la situazione stava gradualmente migliorando, era un buon segno no? Arrivata all’ingresso del cortile si rese conto che era affollato come temeva, la giornata soleggiata aveva convinto molti a recarsi lì per studiare sotto il calore tiepido del sole, e tutte le panchine erano del tutto occupate, fatta eccezione di una, libera per metà. Ora, le panchine erano abbastanza spaziose per ospitare comodamente più di una persona, questo era chiaro, ma Mia detestava disturbare gli altri e ancora di più se gli altri erano qualcuno come Erik Foster. L’Ametrino era diventato, ai suoi occhi, una sorta di esempio da seguire: Prefetto della Casata, era un bravissimo studente e non era raro che Mia ammirasse in silenzio le sue risposte puntuali e i suoi interventi sempre azzeccati. Il fatto che fosse anche un anno più grande contribuiva a renderlo ancora più capace, per lei, eppure irraggiungibile. Non che Mia avesse chissà quali intenzione, il suo fascino era per lo più per la sua mente e perché pensava davvero che Erik fosse intelligente e molto sveglio.
“Ti eri ripromessa di metterti in gioco di più, ad Hidenstone. Hai superato ben di peggio.” la incoraggiò una vocina che in genere sentiva molto raramente. Era vero, in effetti, non avrebbe fatto niente di male a chiedergli se poteva occupare il lato vuoto della panchina, sarebbe stato imbarazzante ma chissà, magari la sua vicinanza l’avrebbe spronata a concentrarsi di più. E poi doveva smetterla di sentirsi così, sapeva essere molto più spigliata e aveva mostrato ben più di una volta di non tenere a freno la sua lingua, nelle giuste occasioni. Così, dopo un attimo di tentennamento iniziale, si decise ad avvicinarsi abbozzando un leggero sorriso, le guance vagamente arrossate. “Ciao…Posso sedermi? Le altre sono occupate…” domandò quindi, sentendosi decisamente idiota. E se fosse andato lì per aspettare qualcuno? Se non avesse avuto intenzione di mischiarsi con una primina? Se non avesse avuto voglia di compagnia, seppur silenziosa? Provò a mettersi un freno e non aggiungere che era lì solo per studiare e che non aveva intenzione di disturbarlo, una cosa per volta, non voleva certo fare una figura terribile di fronte a qualcuno che ammirava così tanto.code by ;winchester. -
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.Mia Freeman16 YOAmetrinCome on skinny love what happened here?Parlato - Pensato- AscoltatoNon sapeva che cosa aspettarsi da parte di Erik, ma aveva finito per idealizzarlo e considerarlo troppo lontano da lei per pensare di poterci davvero avere a che fare. Per lei era troppo grande, troppo intelligente, troppo…tutto per voler essere suo amico e di certo non pensava che volesse avere troppo a che fare con lei. Non aveva motivo di avercela con lei, lo sapeva bene, ma immaginava che avesse amici più grandi di lei e non pensava che avesse voglia di conoscerla.
Non aveva idea di che cosa la sua mente avesse elaborato mentre aspettava la sua risposta, forse pensava che l’avrebbe gentilmente allontanata dicendole che la panchina era occupata –comprensibile- o che preferiva stare da solo per studiare –anche quello più che sensato. Si pentì quasi di averglielo chiesto, domandandosi se non avesse disturbato troppo, magari Erik voleva rimanere da solo e lei aveva appena mandato all’aria i suoi paini. Sapeva bene che cosa volesse dire bramare la solitudine, le era capitato spesso negli ultimi tempi, anche se aveva capito che spesso si trattava di un’arma a doppio taglio: quando era da sola aveva più tempo per pensare e non sempre questo si rivelava un vantaggio. C’erano volte, come quel giorno, in cui i suoi pensieri facevano troppo rumore persino per concentrarsi e dove sapeva che non avrebbe avuto modo di concludere granché.
Quando le concesse il posto non poté fare a meno di aprirsi in un sorriso genuino e vagamente sorpreso, era quasi tentata da chiedergli se fosse sicuro ma si trattenne appena in tempo. Infondo non voleva fare la figura della bambina no? E non voleva nemmeno che ci ripensasse. Scosse la testa quando accennò addirittura di lasciarle la panchina e rimase ovviamente impressionata da quella proposta: lo avrebbe fatto davvero? “Ma no figurati, sei arrivato per primo ci manca solo che ti rubi anche il posto! E poi non mi dai fastidio, davvero.” spiegò sedendosi dal lato libero della panchina, cercando di occupare meno posto possibile e appoggiando a terra la sua borsa.
Le sembrava già di aver conquistato parecchio, era orgogliosa di averci provato e se non altro era certa che Erik non sarebbe stato di alcun disturbo, sperava di essere lo stesso anche per lui. Se avesse dovuto scegliere uno qualunque dei suoi compagni come compagno di studi di certo avrebbe scelto lui, aveva la sensazione di aver parecchio da imparare ma non glielo avrebbe sicuramente chiesto ora.
Pensava di aver già fatto abbastanza rubando il posto al suo fianco, di certo non si aspettava che il ragazzo si sarebbe prodigato in un gesto così gentile: non erano amici, avevano parlato giusto un paio di volte per caso, durante le lezioni e poi nemmeno direttamente, non aveva alcun dovere nei suoi confronti e di certo se anche non le avesse offerto niente lei non avrebbe saputo di quella sua promessa con sé stesso. Lo guardò sorpresa e inclinò la testa, sorridendo impacciata. “Che gentile, grazie… beh immagino di dover tenere le dita incrociate!” rispose contenta per poi allungarsi verso la borsa e tirare fuori un tapper con dentro dei biscotti, i suoi famosi cookies con le gocce al cioccolato –i Barnes forse avrebbero invidiato Erik in quel momento- e glieli mostrò. “Se ci va male con la caramella possiamo sempre mangiare uno di questi. Ne ho a sufficienza per entrambi, li ho fatti io… sempre se ti piacciono i biscotti al cioccolato.” offrì gentile, nonostante la sua timidezza e il fatto che le sembrasse ancora assurdo aver appena offerto dei biscotti ad Erik. La faceva sembrare troppo infantile?! Probabile.code by ;winchester. -
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.Mia Freeman16 YOAmetrinCome on skinny love what happened here?Parlato - Pensato- AscoltatoMia aveva dipinto fin dal primo istante Erik come un ragazzo diligente e responsabile, studioso e da cui prendere esempio e non si era nemmeno accorta di quanto la sua idea potesse essere frutto della sua convinzione e non rispecchiare a pieno la realtà. Non si era mai davvero chiesta se la sua idea fosse reale, non aveva cercato di capire quanto fosse sensata la sua convinzione: dopotutto cercava di combattere i pregiudizi, certo, ma non era qualcosa di negativo e non aveva mai avuto modo di appurare se la sua impressione fosse vera o meno. Per lei tanto bastava che Erik rispondesse sempre giusto e facesse domande puntuali, oltre ad essere referente per gli Ametrini, e quello era già sufficiente per erigerlo ad esempio da seguire.
Proprio perché lo aveva dipinto come così perfetto, faticava ad immaginare di potercisi avvicinare come aveva fatto con Blake o Jessica. Mia poteva anche sembrare una persona sicura di sé, alle volte faticava a trattenersi e parlava anche di sproposito se qualcosa che vedeva non le piaceva, ma non era un tipo che rompeva facilmente il ghiaccio, non le piaceva fare il primo passo e non era brava a fare amicizia quando non aveva nulla a cui appigliarsi. Erik era amico di Blake, vero, ma non avevano mai avuto modo di dirsi qualcosa e lei si era quasi sempre sentita in soggezione, così come accadeva anche con Jesse. C’erano qualcosa nei due ragazzi che l’aveva sempre intimorita e ora che aveva Erik lì accanto le sembrava da sciocca essersi comportata così fino a quel momento.
Era assurdo ma il ragazzo sembrava felice della sua compagnia, era disponibile e gentile e non sembrava per niente scocciato all’idea di avere una primina al suo fianco con cui dividere della caramelle. Forse lo aveva davvero giudicato male, continuava a rimanere un esempio da seguire certo ma magari lo aveva elevato troppo nella sua mente, dipingendolo come una persona superiore che non era. Beh, meglio scoprirlo tardi che mai no?!
Si illuminò quando accettò di buon grado i suoi biscotti: aveva sempre il dubbio che potessero non piacere ma l’idea che proprio Erik volesse assaggiarli la fece sentire subito contenta. Sorrise appena, scegliendo una caramella dal colore rosa pallido nella speranza che potesse portarle buona fortuna e annuì alla sua proposta. Aspettò il “tre” e mise in bocca la caramella, strizzando gli occhi e incrociando le dita per poi morderla piano. Non appena un sapore dolce e gradevole le invase la bocca rilassò i muscoli e sorrise soddisfatta, mangiandola contenta. ” Pesca!” annunciò vittoriosa, ridacchiando per la reazione del ragazzo anche se forse non avrebbe dovuto. Si mordicchiò piano il labbro inferiore e si sbrigò a tendergli il contenitore, lasciando che prendesse uno dei biscotti.
Si scoprì ad attendere trepidante e quasi preoccupata la sua reazione e si rilassò davvero solo quando dimostrò di apprezzare i suoi coockie. I Barnes sembravano adorarli e fino a quel momento chiunque li avesse assaggiati li apprezzava – Charles ne andava matto- ma per qualche ragione l’approvazione di Erik le gonfiò il petto d’orgoglio. “Sono felice che ti piacciano!” ammise tutta contenta e soddisfatta e quando il ragazzo le chiese di prepararne qualcuno per il suo viaggio di ritorno il cuore della ragazza minacciò di schizzarle fuori dal petto. Andiamo, il ragazzo che considerava così bravo e esemplare le aveva appena chiesto se poteva preparargli alcuni dei suoi biscotti per il ritorno a casa! Oh, non sapeva che ora probabilmente ne sarebbe stato sommerso in men che non si dica. Annuì con convinzione e forse un po’ troppo entusiasmo. “Ma certo che mi fa piacere, non è un disturbo, non preoccuparti! Te li preparo volentieri e te li faccio avere il prima possibile” annunciò entusiasta pensando già a quante teglie avrebbe potuto riempire prima che gli elfi del castello cominciassero a borbottare in modo troppo fastidioso.
“Ogni tanto dimentico quasi che l’anno sta già per finire.” buttò lì, in vena di fare un discorso ora che era di umore così buono e si sentiva così felice.code by ;winchester. -
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.Mia Freeman16 YOAmetrinCome on skinny love what happened here?Parlato - Pensato- AscoltatoNon pensava di certo che Erik avrebbe apprezzato così tanto la sua cucina, e anche se molti prima di lui avevano risposto con entusiasmo ai suoi biscotti la sua approvazione sembrava aver suscitato in lei ancora più gioia. Aveva passato tutto l’anno a vedere Erik come una persona quasi irraggiungibile, qualcuno che non l’avrebbe mai degnata nemmeno di uno sguardo, e sapere che apprezzava la sua cucina, e che addirittura avrebbe voluto mangiare quei biscotti ancora la rendeva entusiasta. Il ragazzo non sapeva in che cosa si fosse appena infilato, ma tutto sommato morire di glicemia non era nemmeno una morte così terribile…! Mia, d’altro canto, si sentì subito molto più sollevata, l’idea che lui avesse trovato i suoi biscotti così buoni le fece pensare che forse, tutto sommato, lo aveva idealizzato molto più del necessario.
Rimaneva sicuramente un punto di riferimento per lei, un ragazzo dalla mente arguta e brillante che avrebbe continuato a stimare, ma ora era un po’ più umano di prima, e le sembrava anche più facile parlare con lui. Quando poi sfoderò quel tono malinconico e quella frase sul fatto che l’anno stesse per finire lo umanizzò del tutto, cominciando a vederlo come un suo coetaneo e non come il ragazzo grande-e-perfetto che si era immaginata. Era chiaro che fosse triste, per qualche ragione, e non sembrava trattarsi di semplice tristezza, era un sentimento ben più profondo. Mia, che di empatia ne aveva da vendere, non mancò di sentirsi dispiaciuta per lui nel vederlo così malinconico, tutto d’un tratto, e non riuscì a evitare di chiedersi se non ci fosse un motivo per quel sentimento.
Forse non aveva voglia di tornare a casa, sapeva che non tutti avevano qualcuno da cui tornare o un posto accogliente al di fuori di Hidenstone, e con il proprio passato poteva anche capire più che bene che cosa volesse dire non avere una vera e propria casa –nel senso piacevole e confortante del termine- in cui rientrare. Per anni la villa Nott per lei era stata più un dispiacere che altro, aldilà del fratello e della madre –comunque troppo impegnata a lavorare- non c’era nessuno che la volesse là dentro e ogni volta lasciare Hogwarts non era mai piacevole. La Scuola di Magia e Stregoneria inglese non era stato il suo posto preferito nel mondo, ma era comunque meglio che tornare da Mr. e Mrs. Nott e dalle loro minacce.
Avrebbe voluto abbracciarlo, in quel momento, ma si limitò a guardarlo con occhi dispiaciuti. “Ti posso capire sai? Anche io alle volte vorrei fermare il tempo e impedire che scorra così in fretta, penso di non essere troppo brava con gli “arrivederci” nemmeno io…” ammise, sperando che quella confessione lo facesse sentire almeno compreso. “Però…tu vivi a Londra? Potremmo vederci qualche volta!” propose senza pensarci e dannazione lo aveva detto davvero?! Si vergognò quasi subito per quella proposta sciocca, infondo perché avrebbe dovuto accettare? Sicuramente avrebbe voluto rivedere ben altri amici e dubitava di poter alleviare la sua tristezza in qualche modo invitandolo ad uscire. Si trattenne dallo schiaffarsi una mano sulla fronte e provò a non arrossire troppo.
La sua domanda la sorprese, in un certo senso, forse perché continuava suo malgrado a dipingersi Erik come più grande e disinteressato rispetto a quello che lei avrebbe potuto vivere. Sorrise appena, prendendosi qualche istante per soppesare per bene la risposta. “Sì, direi di sì. Hogwarts è stato…strano, mi sento bene qui, ho incontrato persone fantastiche, forse sono anche cresciuta io e l’esperienza è stata diversa per questo.” cercò di spiegare. Immaginava che anche Erik avesse saputo della storia di Mark, anche se lei non gliene aveva ovviamente parlato era difficile non sapere niente di un alunno sospeso e nonostante quello a Hogwarts si era sempre sentita molto più in pericolo, forse perché non le sembrava che ci fosse qualcuno disposto a proteggerla come avevano fatto Blake e Jessica.
“E tu invece? Sei al secondo anno, quindi forse hai anche una visione più completa della mia.” domandò di rimando, con dolcezza.code by ;winchester.