pic-nic e berretti rossi

compito di DCAO

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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Non era cosa da tutti i giorni che Ensor li portasse in gita "Sì, dai, ecco, stiamo andando poco fuori la scuola a cacciare delle creature potenzialmente letali" propose lui al suo adorato Erik, suo fidato compagno di battaglia, lì come ovunque 'Con chi altri potrei rischiare la vita, del resto' si disse lui, con affetto, non rendendosi conto di quante cose sbagliate ci fossero in quel pensiero, non ultimo il fatto che in una scuola normale non si dovesse rischiare la vita ad ogni piè sospinto "Però dai, almeno non finiremo digitrasportati in un mondo virtuale antico a soddisfare gli appetiti di una strega pedofila" rifletté lui, cercando il bicchiere mezzo pieno "Anche se, uh, potrebbe ancora succedere e uh, in fondo mi mancano le crepe francesi!" ammise lui, grattandosi la testa e riprendendo a camminare.
    Fece qualche passo in avanti e poi si separò un po' dall'amico, per assicurarsi che nessun primino si perdesse, soprattutto tra gli opali, andando quindi in aiuto di una ragazza, un po' di difficoltà in un passaggio, in bilico su due rocce e con gli occhi di chi pensava di far la fine del masso di Sisifo "Tranquilla: sono qui per aiutarti!" affermò lui balzandole davanti ed afferrandola per la mano per tirarla su, correndo poi rapidamente dal suo parabatai, cui si mise accanto, affondando le mani nelle tasche della sua giacca a vento, del resto quella sessione di trekking aveva richiesto un look ben diverso da quello scolastico, con jeans spessi e scuri, scarponcini con carrarmato sotto e appunto giacca a vento.
    I capelli castani del giovane erano stati al mattino manipolati col gel, ma erano ormai un po' flosci, a differenza del suo umore, ancora alto.
    Raggiunta la meta, Brian augurò loro una morte rapida (?) e quindi li lasciò liberi di essere prede delle clave.
    Jesse osservò i gruppi dividersi, quindi fissò l'amico "Andiamo anche noi?" propose lui, indicando una direzione un po' a caso col capo "Stavo pensando... i berretti rossi amano le zone dove è morta un sacco di gente... potremmo cercare un punto che sembra ideale per rompersi la testa cadendo o i resti di un fortino e magari aggirarci là con aria tranquilla nel mentre mangiamo qualcosa e beviamo come due turisti qualsiasi... e vediamo se esce qualcosa!"
    Forse non era un piano geniale, ma era un piano, e soprattutto aveva la cosa interessante di implicare del cibo, contenuto nello zaino blu del ragazzo: vi erano diversi panini, alcuni dolcetti e una borraccia thermos contenente del succo di zucca, giusto per non farsi mancar nulla e per ricordarci come Jesse non amasse prendere Erik Foster per la gola.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Ritrovarsi in gita col professor Ensor per il giovane Erik era un po' come andar a far shopping col diavolo. Insomma, era strano, ma se non altro si sentiva al sicuro da tutti i pericoli che i monti di Denrise nascondevano. Lì, infatti, vivevano yeti, troll di montagna, denrisiani poco felici di veder ragazzi invadere il loro territorio di caccia e chissà cos'altro.
    Alle parole di Jesse, Erik alzò un sopracciglio sorpreso. Sì, insomma, sono creature letali, ma non dobbiamo cacciarle per forza, vero? Dico, potremo prendere un loro capello senza doverli necessariamente uccidere, no? L'anima pacifista dell'ametrino emergeva sempre in quei momenti, trovando estremamente scorretto quel tipo di prove che potenzialmente potevano concludersi in maniera drammatica per la creatura in questione o per gli studenti.
    Ma se non altro siamo all'aria aperta, quindi sono felice. Affermò, sorridendo poi in direzione del cielo limpido, costellato da alcuni batuffoli bianchi solo in rarissimi punti. La Francia comunque manca molto anche a me, devo ammettere che lì ci siamo proprio divertiti. Ammise, allungando la destra in direzione dei capelli del parabatai per scompigliarglieli con dolcezza. Prima o poi corromperò un elfo affinché ti prepari una crepe buona come quelle che abbiamo mangiato lì! Era serio, non stava scherzando. Più di una volta Jesse lo aveva sorpreso con cibo o cioccolate calde improvvisate, quindi perché non provar a far lo stesso per una volta?
    Primo e secondo anno rimasero in gruppo col professore fino ad arrivare in quel che poté essere considerato un buon punti di ritrovo, dopodiché il professore diede l'inizio alla prova che li aveva condotti lì: stanare i famigerati Berretti Rossi. Erano creature che sapevano essere estremamente crudeli, ciò nonostante come aveva ricordato poco fa Jesse i due avevano già superato pericoli non indifferenti e se c'era una cosa di cui era certo consisteva nella consapevolezza delle loro capacità. ORA SIAMO LIBERI! Urlò ad alta voce, portandosi subito dopo una mano davanti la bocca. Oh, mi scusi professore, proverò a contenermi! Continuò mentre i piedi cominciarono a muoversi da soli per istinto di sopravvivenza, cominciando a seguire il percorso che conduceva alla montagna più vicina. Andiamo, andiamo, andiamo! Disse velocemente, sperando di non aver gli occhi di Ensor puntati ancora addosso.
    Le idee di Jesse per stanare i Berretti Rossi erano estremamente valide: cercar luoghi in cui molte persone potevano essere morte, magari fracassandosi il cranio o rovine adatte per poter nascondersi. Oh, io pensavo di cercar nelle caverne a bassa quota. Però in quel caso se li troviamo saranno in vantaggio numerico! Io proporrei di procedere e di lasciarci guidare dal cuore. Insomma, se troviamo rovine o resti umani possiamo ispezionare quei luoghi, se troviamo grotte o caverne possiamo controllarle sperando di non trovar qualcosa di pericoloso, che ne dici?
    In fin dei conti pianificare non era mai stato tra i punti forza di Capitan Hidenstone, anzi lui spiccava nella capacità di sapersi adattare alle varie situazioni, quindi non aveva reali preferenze.
    I due giovani si separarono dal gruppo e man mano che salivano in direzione la vegetazione mutava profondamente: i cespugli si facevano più rari, mentre poche zone alberate costituivano delle piccole macchie tattiche in una lunga distesa d'erba. Superato un primo boschetto in prossimità di uno degli undici affluenti del fiume che costituisce il lago Vaan, Erik percepì un odore diverso dal solito. Sento qualcosa! Difficile dire di cosa si trattasse, ciò nonostante era ferroso, quindi poteva anche trattarsi di sangue. Non riesco però a capire da dove provenga. Sulla destra, infatti, si imponeva l'antro di una grotta rocciosa scavata nella montagna, mentre sulla sinistra v'erano delle rovine in pietra non molto alte.




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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Un compito di Ensor non era mai da prendere a cuor leggero e forse anche per quello Jesse ci aveva tanto tenuto a svolgerlo con Erik e quando lo sentì parlare sull'argomento, sorridendo, seppe di aver fatto la scelta giusta per entrambi "Certo che no, anche perché se ricordo bene sono molto resistenti e il libro suggeriva di usare schiantesimi: io proporrei pietrificus totalus e poi prendiamo i cappelli" affermò lui, impettendosi anche un poco forse perché fiero della propria idea, per quanto palesemente basata sui libri di scuola 'Sì, insomma, è un piano furbo, studiato e che è non violento per Erik: è perfetto no?'
    Aveva scelto di andare con Erik perché Brian rendeva tutto una sfida e quando c'era una sfida, una battaglia, lui voleva accanto a sé la calma e la forza di Erik, decisamente meno imprevedibile di quella di Blake, inoltre ciò gli permetteva anche di tenere sotto controllo (sotto protezione) il cuore tenero dell'altro, impedendo che esso finisse coll'ucciderlo.
    "Quindi, uh, sì, più che una caccia sarà un... safari, credo!" per quanto forse ciò non migliorasse la percezione di Erik, e infatti Jesse si posò un dito sul mento, meditabondo "Li vediamo, ci teniamo a debita distanza e poi puf, li facciamo dormire, prendiamo quanto ci serve e ciao ciao a tutti!"
    Lo disse ovviamente per organizzarsi, ma anche per rassicurare l'amico, il quale, comunque, pareva più interessato all'aria aperta,cosa che gli strappò un sorriso, anche se non quanto quando gli scompigliò i capelli "Sai corrompere gli elfi?" chiese lui stupito, con enormi occhioni e la bocca aperta "E dici che sanno fare le crepes?!"
    In vero gli elfi avevano dimostrato ad hidenstone grande fantasia, quindi era più che possibile, ma il castano amava stupirsi di cose così effimere ed era sempre felice quando l'amico era stato bene con lui "Sarebbe fico... ma sarebbe anche fico tornarci a Parigi, non credi? Potremmo... chessò, chiedere a Blake" propose lui, che ormai aveva imparato come il suo migliore amico sapesse essere anche il miglior bancomat al mondo "Insomma sarebbe bello girarla senza adulti a mezzo... e magari senza finire a Babilonia ecco!" sorrise poi.
    Ascoltò il congedo di Brian e sobbalzò alle parole di Erik, alzando comunque un pugno al cielo - ma solo quello - troppo atterrito per indisporre ulteriormente il suo capocasata, seguendo poi il parabatai verso morte certa.
    "Verso la montagna e quindi verso la vittoria!" propose lui alzando un secondo pugno e tentando di posar poi una mano sulla schiena dell'amico, giusto per convincere qualcuno in più che i due si stessero andando ad appartare per indossare un cappuccio, più che rubare un cappello, anche se il piano era proprio quello e partiva dal trovare dei Berretti Rossi senza essere messi da essi all'angolo.
    Le opzioni apparivano due: rovine o caverne, con vantaggi e svantaggi diversi, anche se, in fondo, il suo parabatai credeva che alla fine contasse seguire il cuore, cosa che lasciò un po' di stucco Jesse, facendogli aprire la bocca, anche se poi inclinò un sorriso dolce "Allora perché non vedo i Berretti?" chiese lui un po' ironico "Io sto già seguendo il mio cuore: sono con te"
    Non rispose quindi alla proposta del ragazzo, ma si avviarono su per i monti fino ad imbattersi in uno degli affluenti che poi alimentavano il lago di colui che come sogno aveva diventare un aviopirata, ove, oltre un boschetto, Erik avvertì qualcosa "Dici? Io non sento niente" affermò lui, estraendo comunque la bacchetta e guardandosi intorno, notando da un lato una caverna e dall'altro delle rovine di quello che appariva essere stata una torre.
    Guardò da un lato, guardò dall'altro, e comprese potessero essere in un buon posto 'Potremmo esserci' rifletté lui, osservando la profonda grotta e sentendo istintivamente un brivido "Potrebbe essere una tana dei Berretti, specialmente se amano quelle rovine..." propose lui, calmo, indicando le macerie "Facciamo finta di niente e andiamo alle rovine... io vado in avanscoperta, tu stammi dietro e controlla che niente ci aggredisca alle spalle" propose lui, acquattandosi quasi e avviandosi verso le rovine.
    I Denrisiani non sembravano grandi costruttori, eppure quelle montagne erano disseminate di cose diroccate, come quella pianta quadrata, delle quali restavano solo delle mura a secco poco definite e una seconda cinta sempre in pietra. Jesse osservò la pietra grigia, poi notò come quella che appariva essere la torre avesse ancora un muro alto quattro metri circa "Ascendio!" esclamò lui, provando a balzare sopra di esso al fine di avere una visuale migliore ed essere anche meglio avvistabile da ciò che stavano cercando.
    "Ehi, ma se troviamo un cadavere dobbiamo denunciarlo alle autorità denrisiane?" chiese di colpo un po' confuso Jesse, giusto a conferma del fatto che non fosse proprio la persona giusta da usare come vedetta.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Ascoltare il piano di Jesse fu utile per soffocare l'ansia che aveva cominciato a prendere piede. Insomma, neanche per una E in Difeso Contro le Arti Oscure avrebbe ucciso una creatura, poiché tale azione andava contro i suoi principi, i suoi ideali e i suoi valori. Se invece li mettiamo fuori combattimento per un po' non c'è niente di male. Quando poi si sveglieranno non ricorderanno nulla o quasi, mi piace!
    Tra le labbra del moro si dipinse un sorriso divertito e alzò il pugno destro verso il cielo. E safari sia! Ho sempre voluto parteciparci, ma non ne ho mai avuta la possibilità! Mi spiace dirlo, Erik, ma quella volta non era diversa: nei safari non andavi in giro a stendere creature per staccar loro peli, capelli o chissà quale altra parte della loro pelliccia. E non preoccuparti per gli elfi, Popy ha il debole per le caramelle gommose, mentre le crepes non credo siano un problema: durante i banchetti mettono in mostra preparazioni ben più complesse! Certo, non sarebbero state come quelle francesi, ma comunque aveva molta fiducia nelle capacità delle piccole creature che gestivano le cucine di Hidenstone. Oppure possiamo anche andare a Parigi! E non solo lì, con Jesse sarebbe andato volentieri a Roma, New York, Tokyu, Atene e Madrid. In fin dei conti quanta importanza aveva un luogo se poi avevi la fortuna di condividere il tempo in compagnia del tuo parabatai?
    Seguendo il loro cuore, il duo di amici si inoltrò nei pressi di una montagna lì vicino. Proseguirono e si ritrovarono di fronte a un bivio composto da caverna, rovine e la loro dolcezza. Perché Jesse non vedeva i Berretti Rossi se stava già seguendo il suo cuore? Perché il percorso non è ancora finito! Noi ci vogliamo tantissimo bene, ma nulla vieta al tempo di volercene tantissimissimo o ancora di più! Logico, no?
    I due si sarebbero avvicinati alle rovine. Jesse avanti ed Erik pronto a coprirgli le spalle. Poi Jesse saltò tanto in alto col suo Ascendio, ma il moretto rimase indietro, venendo completamente distratto dai bellissimi colori cangianti di una farfalla che svolazzava ad altezza uomo. MA E' BELLISSIMA!
    Ti voglio bene! Urlò a Jesse in risposta all'eventualità di denunciare ai denrisiani se mai avessero trovato un cadavere. Evidentemente non aveva udito la domanda e quella che aveva dato era più o meno una risposta sempre valida.
    Poi udì ancora una volta un rumore. Qualcosa o qualcuno si stava avvicinando. Il moretto si nascose dietro a un muretto diroccato e osservò avvicinarsi due Berretti Rossi armati di spada e scudo probabilmente rubati a un qualche esploratore. Cavoletti, devo avvertire Jesse!
    Wingardium Leviosa! Puntò la bacchetta contro un sasso piuttosto grandicello con l'intento di sollevarlo e lanciarlo poco più in basso dell'estremità del muro su cui l'opale stava camminando.
    Se avesse urlato probabilmente avrebbe avvertito i due Berretti che però notarono il sasso quando ricadde a terra.




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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Difesa era tra le materie preferite di Jesse, o meglio, di quelle in cui si applicava maggiormente e in cui i suoi allenamenti fisici, nonostante tutto, davano i loro frutti: era uno dei più pronti di riflessi, uno dei più resistenti, e uno dei più forti, e questo, nonostante si trattasse di agitare la bacchetta, sapeva far la differenza.
    Ensor era un bell'ostacolo, certo, ma comunque il ragazzo ce l'aveva sempre messa tutta e quel giorno non sarebbe stato diverso, soprattutto perché era con Erik, forse uno dei ragazzi più portati ma meno predisposti alla materia, per sua stessa natura, essendo tra l'altro tra le cose studiabili (?): Erik andava spesso in depressione nelle lezioni, soffermandosi sulle povere creature che soffrivano e Jesse aveva ampiamente imparato come l'ametrino potesse giungere al punto di farsi del male pur di non far loro, il che lo aveva sempre più spinto verso due direzioni: cercare di proteggere l'amico e assegnare almeno a lui (ma se possibile anche a sé stesso) un ruolo pacifista.
    Poteva sembrare una cosa un po' sciocca (e in effetti la era), ma per Erik voleva dir tanto un termine al posto di un altro, e per Jesse la differenza tra un sorriso e un broncio del parabatai era enorme, più vasta del burrone ove si sarebbe cacciato quasi un anno prima per lui. Lo vide sorridere quando lui parlò di safari e questo scaldò anche il suo sorriso, colmo a quel punto di sollievo 'Ok, ora va bene...' pensò lui, vedendo l'entusiasmo dell'altro e alzando con lui il pugno al cielo "Diamo via all'operazione denominata Safari, Captain Hidenstone!" propose lui, sempre pronto a partire all'avventura con l'altro, fosse a caccia di Berretti Rossi o a vagare per il mondo, toccando tutte le città del globo (probabilmente grazie alla carta di credito di Blake) come una Hilary Duff qualsiasi.
    Per Erik avrebbe fatto di tutto e lui per lui, visto che avrebbe anche corrotto un elfo pur di servigli una crepe degna di questo nome. Jesse soppesò le parole dell'amico guardando in cielo, un po' perplesso, poi tornò a lui, illuminandosi "Beh, in effetti hai ragione... ma allora... anche io devo farmi amico un elfo e farti fare qualcosa di speciale... tipo un croissant caldo o qualcosa di tipico italiano come il tiramisù!" iniziò lui a riflettere, prendendosi in mano il mento nel mentre soppesava come corrompere un elfo in maniera efficace e cosa, nel caso, gli avrebbe fatto fare.
    Era una cosa strampalata, un po' diabetogena in vero, ma era terribilmente parte di loro e del loro volersi bene, come promettersi viaggi che non potevano permettersi o abbracciarsi manco fossero due fidanzati. Aldilà di ciò, comunque, i due, nonostante avessero una soglia attentiva pari a quella di un cecopiteco svenuto, avevano uno scopo, un obiettivo e non si sarebbero persi per così poco, del resto si volevano bene, era forse possibile che non li trovassero; secondo Erik c'era una minima possibilità in effetti, visto che il loro rapporto era solo agli inizi.
    Jesse rimase scosso da quelle parole e si fermò di colpo, sgranando gli occhi come solo lui sapeva fare. Aprì un secondo la bocca, non sapendo bene cosa dire, sconvolto neanche lui sapeva bene perché, forse solo sopraffatto da una prospettiva così lunga, e soprattutto così alta 'Possiamo... essere più di così?' forse sì, forse no; in vero Jesse non se l'era mai chiesto, preferendo viversi Erik così come veniva, ma il solo fatto che l'altro lo desse per scontato lo stupì, salvo poi farlo ridere "Certo... allora forse è meglio che cerchiamo bene, o non li troveremo mai e sarà davvero la fine della nostra amicizia, visto che Ensor ci sbranerà!" ridacchiò lui, provando a cingere le spalle dell'amico, verso l'infinito ed oltre.
    O verso la morte, che in fondo non era poi così diversa (?).
    Vagarono e trovarono un punto compatibile, con grotte e rovine, sicché ai due non rimase che fare quello che a loro riusciva meglio dopo essere ridicoli: fare da esca, gli sprovveduti. E, diciamola tutta, più che farlo lo erano proprio!
    Jesse andò avanti verso le rovine, montando su un muretto a secco per essere ben visibile, per osservare meglio in giro ed essere ben visibile, contando sulla vigilanza di Erik. Un ottimo piano non fosse Jesse stato Jesse e Erik fosse stato Erik: l'ametrino si distrasse in tempo zero e Jesse fece uguale, soppesando elementi assolutamente ridicoli come al suo tempo "Anch'io ti voglio bene e questo sono disposto anche a denunciarlo alle autorità denrisiane!" ridacchiò lui, non chiedendosi come mai l'amico avesse fornito una risposta random, segno di quanto fosse anche lui stordito.
    Guardò avanti, credendo di avere le spalle coperte, ma si accorse che così non fosse troppo tardi 'Cavolo, niente... mi sa che uh!' il rumore del sasso attirò la sua attenzione e lo fece voltare, in equilibrio precario, trovandosi davanti a due Berretti Rossi 'Erik!' perché avere due entità aggressive che ti puntavano con le loro clave era comunque meno spaventoso che sapere il tuo parabatai a terra, in pericolo.
    Afferrò il proprio catalizzatore, traendo un sospiro di sollievo quando lo vide al sicuro, coperto 'Ok' si disse lui, stoccando un colpo verso uno dei due Berretti "Petrificus Totalus!" strillò lui, fedele al loro piano e agli ideali dell'amico, sperando vivamente di fermarlo.
    Sul muretto si sentiva relativamente al sicuro e questo lo fece agire con precisione e una certa calma, ma forse aveva fatto un'errore di valutazione, visto che il secondo orchetto si inferocì e caricò il suo pulpito, sbattendoci forte con la sua mazza, facendolo vibrare "Ehi, cosa, ehi no, no.... nooooo!" e fu così che l'aspirante marine, allargando le braccia ed agitandole, perse comunque l'equilibrio e cadde all'indietro, sbattendo, per fortuna, solo nell'erba alta.
    "Auch!" non si era fatto troppo male.
    Per ora.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Safari, dolci francesi e tiramisù. Di quante altre cose belle dovevano parlare i due parabatai prima di rendersi conto del pericolo che stavano correndo su quei monti? Probabilmente se Ensor li avesse sentiti, avrebbe reagito con un sonoro facepalm per poi rispedirli a calci nel castello. Il tiramisù però non mi piace tanto. Si disse, mostrando un sorriso più vago al riguardo. Insomma, l'ametrino non impazziva per il caffè e spesso quel dolce risultava amaro se le dosi di zucchero non eccedevano di almeno cento grammi.
    Anche se Ensor dovesse sbranarci, Jesse, io e te riusciremo sempre a ritrovarci. Se siamo fortunati potremo anche nell'altra vita. Anzi, ne sono sicuro. Ciò apriva una sfera più ampia di cui poco aveva parlato. Erik non credeva nell'inferno, nell'oltretomba o nel tartaro; lui era convinto che dopo la morte l'anima si reincarnava in un nuovo corpo, pronto a vivere da capo una nuova esistenza. La nostra amicizia saprà farci rincontrare. Ne sono certo. Il loro affetto superava ogni cosa, non a caso il ti voglio bene era diventata la classica risposta a tutte le domande della vita.
    Quella volta, però, c'era altro: due Berretti Rossi avevano preso di mira il Soldato d'Estate e toccava a Capitan Hidenstone salvarlo. Mentre il parabatai fece uso del suo Petrificus Totalus, Erik pensò di sfruttare al meglio l'effetto sorpresa. Il marine venne caricato, così dopo che cadde a terra toccò al moretto eseguire una magia. Impedimenta! Urlò con l'intenzione di rallentare i movimenti della creatura, posandosi poi sul suo gemello. Oh, a quanto pare Jesse è riuscito a fermarlo. Cos'altro poteva fare lui per immobilizzare? Oh, ci sono! Obscuro! Se tutto fosse andato come previsto, la bacchetta avrebbe generato una benda che avrebbe coperto gli occhi della creatura, rendendola di fatto poco cosciente su ciò che stava capitando intorno a lei e il precedente incanto sarebbe servito per rallentare la sua reazione a ciò che presto o tardi sarebbe accaduto. Jesse, è il tuo momento per prendere il capello! Io mi occupo dell'altro! Ovvero di quello irrigidito a causa del parabatai. Tutto ciò in fondo aveva un qualcosa di romantico: Erik avrebbe colto il capello del Berretto immobilizzato da Jesse e viceversa.
    Noi siamo una squadre e questo niente potrà cambiarlo.
    Corse in direzione del Berretto Rosso più vicino e con estrema attenzione sollevò il suo copricapo, afferrando poi uno dei pochi capelli che aveva per staccarlo rapidamente. Ok, ora risistemiamo il tutto. Amicone, ricordati di rimettergli il Berretto altrimenti muoiono! Che poi chissà perché, te lo sei mai chiesto? Ecco, nuovamente: se Brian fosse stati lì lo avrebbe sbranato per quella domanda.
    Una volta completato il lavoro, avrebbe fatto cenno a Jesse di andar via prima che potessero arrivare rinforzi dalla caverna.



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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Jesse ed Erik in quanto parabatai erano sempre pronti a dividere il campo di battaglia, e siccome il sogno del Lighthouse era esserci davvero su un campo di battaglia era normale che in qualche maniera la morte aleggiasse sempre sui loro discorsi e i loro affetti. E poi sì, erano amici di Blake, quindi la morte era una cosa più che concreta, più o meno come ballare su una cassa di nitroglicerina che Maracaibo poteva accompagnare solo!
    Non fu quindi macabro, almeno per uno strano come Jesse, sentir parlare di morte e soprattutto di vite seguenti, in vero neanche si toccò le gonadi in senso scaramantico, visto che stavano andando ad affrontare delle creature ben poco amichevoli: credeva nel suo amico e in fondo era pronto a tutto, anche superare fulmini, tempeste e la morte stessa "Uh beh, non saprei se ci sono altre vite dopo la morte... ma sicuramente ci ritroveremmo... sì, insomma, ci siamo già riuniti in un altro tempo... anche se era un mondo virtuale" affermò lui, esitando poi un poco sul proprio stesso aneddoto francese, forse incerto su ciò che stava dicendo e sottendendo "Immagino lo faremo sempre ecco" ammise lui, sollevando le spalle ed osservando l'amico, non cogliendo come il mondo fosse andato avanti, trasformando in scontate cose che un anno prima sarebbero sembrate assurde, giacché al campo rainbow il giovane nel proporre all'amico che potessero vedersi ancora si era persino imbarazzato, mentre ora era scontato quanto il sorgere del sole.
    Si sarebbero rincontrati dunque, sempre e per sempre, farfalle permettendo! (?) Jesse commise l'errore di distrarsi, non osservando quanto avrebbe dovuto l'amico, il quale si perse nel suo fantastico mondo, esponendolo ad un pericolo ben più che concreto, fatto di creature poco simpatiche, mazzate sonore e cadute rovinose (nel senso di in mezzo alle rovine), cui si salvò grazie alla propria destrezza e coraggio, ma anche perché comunque Erik era distratto ma bravo, quanto bastava per salvarlo dal pericolo con un'accoppiata di fatture che inibirono il Berretto che lui non aveva avuto il tempo di sedare.
    "Uh, grande! Missione completata!" schizzando in piedi, Jesse si massaggiò la nuca, osservando poi l'ametrino correre verso il bersaglio che lui aveva pietrificato, sollevando il cappello per prendergli un capello "Berretti zero, Captain Hidenstone 1!" festeggiò lui, trattenendosi dall'applaudire, sgranando poi gli occhi alle parole di questi ed annuendo, correndo poi a sua volta verso l'altro avversario e sollevando a sua volta quel berretto "Un attimo di pazienza eeeeee... HO FATTO!" propose lui, cercando di calmare, senza troppo successo, la creatura.
    Gli girò intorno e dovette schivare due volte la mazza, ma alla fine con un balzo strappò al Berretto Rosso un capello, riprendendo poi a muoversi salvo compiere un secondo salto per rimettergli quanto di necessario per garantirne la sopravvivenza e quindi il non pianto di Erik "E rieccoti il cappello: grazie e scusa il disturbo. Se ti ho rotto le scatole... beh chiedi di Brian Ensor: è colpa sua!" propose lui alzando la mano in segno di saluto, nonostante la creatura fosse al momento cieca, quindi si avvicinò al parabatai, pronto a fuggire via "In effetti me lo sono chiesto: chissà magari sono come mia madre, che se non hanno un look alla moda muoiono di dolore" propose lui, in risposta all'amico, massaggiandosi brevemente il mento sgranando poi lo sguardo ed avviandosi con passo deciso "In ogni caso meglio andare... prima che arrivino i loro amici... o peggio arrivi Ensor!" propose lui, sgattaiolando via, certo che i due berretti si sarebbero comunque liberati, potendo tornare tranquillamente alle proprie scorrerie.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Entrambi i parabatai erano riusciti a ottenere il capello necessario per il superamento per la prova, così decisero bene di abbandonare quel luogo prima che Ensor potesse infuriarsi o altri Berretti rossi potessero intervenire a dar man forte ai loro simili. Certo, andiamo! Io proporrei una rapida corsetta, insomma, credo che questo sia il loro territorio. Spostò lo sguardo verso le due creature. Quindi meglio metterci al sicuro.
    Fu così che le gambe ripresero a muoversi, abbandonando le antiche rovine, allontanandosi dall'oscura caverna, per dirigersi verso il luogo in cui quella breve avventura era iniziata. Le orecchie non udivano più suoni incerti e la piacevole brezza accarezzava i corvini capelli mentre il cuore batteva forte. Sarà pure una lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, ma sono felice di essere uscito dal castello. Per pochi istanti riuscì a sentirsi libero, carico di vita e pieno di ottimismo. Chissà quale sarà il voto! Il solo pensiero di poter migliorare la propria media in quella disciplina lo esaltava non poco, tuttavia il sorriso scomparve non appena rivide il professore con il classico sguardo severo. Prima o poi ci ucciderà tutti, ma sono certo che in fondo anche lui ha un cuore.
    Gli occhi poi tornarono su Jesse e tentò di spostare la mano destra sulla spalla dell'amico. Ce l'abbimo fatta, insieme. Sei felice? Gli chiese con un sussurro dolce, spostando poi la mano qualora l'avesse toccato e mostrò un sorriso furbo sul volto. Te lo chiedo perché qualora non lo fossi potremo trascorrere insieme anche il resto del pomeriggio! Magari facciamo un salto alla Torre dell'Orologio. Solitamente quando sono lì mi sento a mio agio. Insomma, era davvero molto difficile che il moro non si sentisse a suo agio.
    Anzi, andiamoci anche se stai bene! Insomma, non ho bisogno di una motivazione per trascorrere del tempo con te. Ecco, ancora una volta, la sua classica decisione democratica. Fece per prendere per mano l'amico e trascinarlo dove l'avrebbe condotto il cuore.




    RevelioGDR
     
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