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.18 YO ✕ Dioptase ✕ Big bro“NEVER TRUST ANYONE TOO MUCH, REMEMBER THE DEVIL WAS ONCE AN ANGELCameron quel giorno stava guardando un album di fotografie. Ne stava approfittando che non ci fosse nessuno in Sala Comune, tutti indaffarati a prepararsi per la cena o a farsi un pisolino post lezioni. Cam non lo sapeva, ma l'importante era che fossero soli. Lui e il suo album. Lui ed Arya. La sua sorellina che adorava, sorellina che era stata strappata alla vita troppo presto e in un modo a dir poco orribile. Accarezzò con il polpastrello una foto che ritraeva loro due al mare, un'estate in vacanza in Grecia, lei sulle spalle del fratello. Entrambi sorridevano all'obbiettivo. Ora Cameron non era più capace di sorridere davvero. Solo quella Freeman stava riuscendo a fargli un qualche effetto... e non poteva assolutamente permettere una cosa del genere!
Stava per girare pagina, quando apparve qualcosa che gli fece mettere immediatamente via l'album -nel suo zaino- pensando stesse arrivando qualcuno. Ma invece non era una persona. Era una scintilla di un bianco spendente e vi era scritto un orario -che coincideva a circa mezz'ora dopo quel momento- e un luogo. Sarebbe dovuto andare alle 19 nello studio del prof di Astronomia. No, non esisteva. Cameron non ci sarebbe andato. Il Prof. Salvatore mica poteva obbligarlo, no? Beh, su questo Cohen si sbagliava di grosso. Decise, ad ogni modo, di ignorarlo e continuare a sfogliare l'album pieno di foto di lui ed Arya sorridenti.
Era la presunta ora dell'incontro, ma Cam non accennava a muovere un muscolo. Pensava che avrebbe semplicemente potuto fare finta di niente, al massimo si sarebbe beccato un richiamo dal prof, ma cosa gliene fregava? E invece no! La scintilla diventò nera e, come per magia, (ma va?) si attivò, esercitando un qualche strano potere su di lui, tanto che senza nemmeno mollare l'album, il suo corpo iniziasse a muoversi in direzione della porta. Cam provava ad opporsi, ma le sue gambe decidevano per lui. Fu così che percorse tutti i corridoi che lo dividevano da dov'era collocato l'ufficio del docente. Quindi, prese la maniglia, spinse ed entrò. Via il dente, via il dolore no?
Un sonoro sbuffo uscì dalle sue labbra, seguito da un: ma che cazzo...? sibilato tra i denti. Cameron non voleva stare lì, soprattutto a quell'ora! Non aveva fatto nulla di male, non quella volta. Se lo chiamava per nulla, chissà cosa avrebbe fatto quando avrebbe spaccato la faccia a Mark -cosa che comunque ancora non sapeva di dover fare. Che ho fatto, adesso? chiese, freddamente, incrociando le braccia al petto, spazientito. In Astronomia non gli sembrava di cavarsela così male, quindi non poteva essere nemmeno quello il motivo. Non restava che aspettare che l'uomo svelasse il dilemma e, certo, non si sarebbe certo aspettato ciò che avrebbe detto Daniele di lì a poco.[code by psiche]
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.18 YO ✕ Dioptase ✕ Big bro“NEVER TRUST ANYONE TOO MUCH, REMEMBER THE DEVIL WAS ONCE AN ANGELNella vita di Cameron, bastava una semplice parola per farlo scattare: Arya. La sua dolce sorellina, costretta a suicidarsi in un modo davvero ignobile da una persona che non meritava di andare solo ad Azkaban; un professore l'aveva fatta innamorare, l'aveva messa incinta e poi l'aveva scaricata, o meglio... le aveva applicato Imperio perché si suicidasse in modo che nessuno scoprisse mai cos'aveva fatto... per fortuna le cose non erano andate come lui aveva previsto e, con la testimonianza di Cam, venne portato via. Ma questo non bastava a colmare l'immenso vuoto nel cuore del dioptase; cuore che ormai era sempre più nero e incapace di provare emozioni, anche se quella maledetta Freeman stava riuscendo a cambiare qualcosa in lui ed era un fatto che non gli piaceva per niente.
E la cosa peggiore era che Cameron rifiutava qualsiasi tipo di aiuto; sua madre gli aveva proposto ad andare dallo psicologo, anzi, lo aveva costretto... ma cosa aveva ottenuto? Una sola seduta ed un ufficio devastato completamente, poi non ci era più andato. Il dolore era chiuso attorno a lui come un bozzolo protettivo e solo sentir qualcuno parlare di quello che era successo ad Arya, lo mandava in bestia. Sbuffando entrò nell'ufficio del prof e, al suo invito, si sedette. Non lo aveva fatto per altri motivi se non quello di sentir di poter controllare di nuovo le sue gambe senza quella specie di incantesimo. Oltretutto... beh era lo stesso incantesimo che aveva portato la sorella al suicidio, sebbene in forma molto più leggera. E già per questo il ragazzo era piuttosto indisposto, anche se la rabbia non aveva ancora preso il sopravvento sulla ragione. Ma a quelle parole... non ci vide più. Si alzò di scatto, spingendo la sedia che cadde all'indietro e lo guardò con rabbia. Che cazzo ne sa lei di mia sorella? sibilò, mentre gli prudevano le mani. Voleva picchiare qualcuno. O rompere qualcosa. Non c'era nessuno da picchiare -professore a parte- quindi si limitò a posare le mani sulla scrivania dell'uomo e, in un gesto di estrema rabbia, spinse via tutto quello che c'era sopra. Fogli, strumenti, mappe, tutto, senza preoccuparsi di cosa fossero e quanto valessero. Erano maghi, no? Avrebbero potuto riparare tutto con un colpo di bacchetta, ma ad ogni modo non ci pensò troppo. I capelli del ragazzo si tinsero delle sfumature del fuoco, i suoi arti tremavano e... i suoi occhi erano colpi di rabbia, mentre la stessa rabbia lo stava divorando dall'interno. Non si era reso conto, non in quel momento, che avrebbe potuto reagire diversamente. Avrebbe anche potuto negare, poco importava... ma si era comportato da vero idiota. Solo che ancora non lo capiva. Davvero, lei non sa un cazzo di Arya sbraitò, dimentico di essere davanti ad un suo professore. Purtroppo era sempre così, quando si trattava di Arya. Era stato lo stesso motivo per il quale aveva picchiato l'ametrino sulla torre, mesi prima, e aveva spaccato il telescopio.[code by psiche]
Edited by Giadì - 25/3/2020, 17:02. -
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.18 YO ✕ Dioptase ✕ Big bro“NEVER TRUST ANYONE TOO MUCH, REMEMBER THE DEVIL WAS ONCE AN ANGELNon avrebbe ottenuto davvero un cazzo di niente, distruggendo tutto. Poteva passare l'intera serata e pure la notte a devastare l'ufficio del docente, ma a cosa sarebbe servito? Non gli stava dando la soddisfazione che sperava, alla fine erano solo stupidi oggetti inanimati, non la faccia di qualcuno. Ecco sì, quello sì che gli avrebbe dato soddisfazione. Ma non poteva azzardarsi a picchiare il docente. In primis perché aveva molti anni di esperienza in più e avrebbe potuto evitarlo quando e come voleva, secondo perché non voleva rischiare l'espulsione nemmeno per sbaglio. Non ora che... beh, che era entrato più in confidenza con la Freeman.
Aveva devastato la scrivania, e ora? Non lo sapeva... ma era dannatamente arrabbiato. Si allontanò da essa e si avvicinò al muro, appoggiandocisi contro e sfogando la sua rabbia come meglio sapeva fare: prendendolo a pugni. Ancora. E ancora. Fino a sbucciarsi le nocche, ma lui il dolore non lo sentiva più, non quello fisico. Ma quello emotivo fu peggio di una pugnalata, quando sentì le parole dell'uomo. Si portò le mani sanguinanti alle orecchie. Non voleva sentire. Non voleva sentire una parola di più, come si era suicidata la sorella... niente. Chi gliele ha dette tutte queste cose? urlò, colpendo nuovamente il muro con ancora più forza. Io... non l'ho mai detto a nessuno. Quando l'uomo si avvicinò, gli rivolse per un secondo il suo sguardo nocciola, prima di andarsi a sedere ad una delle sedie che stavano dietro la scrivania. Non era sicuro di avere più la forza di continuare a lottare, a fare il duro. A cosa sarebbe servito? Lui sembrava sapere tutto. Fece uno dei respiri più profondi della sua vita e chinò il capo, appoggiando i gomiti sulle cosce e, a sua volta, il viso sui palmi. Sì, è così ammise alla fine. Lo stava veramente facendo? Non ci credeva nemmeno lui. Ma davvero non aveva più la forza di reagire, non quella sera. E sa qual è il problema? chiese, non aspettandosi una vera risposta, poiché poi avrebbe continuato. Che è tutta colpa mia. Solo ed unicamente mia. Quella sera, avevo sentito Arya dire al professore di essere rimasta incinta, pregarlo di darle una mano, di non abbandonarla... e sa cos'ha fatto? altra domanda retorica. Le ha fatto imperio e l'ha costretta a suicidarsi al lago. Era durissima anche ammetterlo a se stesso. Strinse i pugni. Ma la cosa peggiore era che io ero lì, porca puttana. Ero lì. Ma non ho fatto assolutamente un cazzo, mi sono limitato a guardarla morire. Lo sa cosa significa veder morire la persona che più ami al mondo? gli chiese ancora, con uno sguardo di puro odio negli occhi.[code by psiche]
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.18 YO ✕ Dioptase ✕ Big bro“NEVER TRUST ANYONE TOO MUCH, REMEMBER THE DEVIL WAS ONCE AN ANGELCazzo. Stava davvero parlando ad un professore di ciò che aveva fatto... un altro professore? Proprio ciò che aveva alimentato in lui uno smisurato odio nei confronti dei docenti... ma... ora non era più molto sicuro di voler continuare quella pantomima, di continuare ad andare avanti a muso duro quando si stava sgretolando come niente. Odiava quella situazione, odiava non poter vedere sua sorella tutti i giorni sorridente, odiava non poterla vedere.. gli faceva male... talmente male che si era, da allora, chiuso a riccio con chiunque. Ma forse non poteva andare avanti così per sempre. Continuò a tirare pugni al muro finché le nocche non gli sanguinarono e finché le mani non gli fecero così dannatamente male che dovette fermarsi. Non le tolse dalla presa del docente quando lui le afferrò per guarirle. Sentì solo un lieve formicolio piacevole alle mani e vide in un istante la sua pelle risanarsi. Rimase solo del sangue, come se non fosse suo, visto che non aveva nessuna ferita, non più. Purtroppo aveva ragione. Quel figlio di puttana era ad Azkaban e non ci voleva nulla per scoprire cosa fosse successo. Ed era così che anche lui lo aveva scoperto. Maledizione biascicò, cercando di calmarsi e sedendosi alla sedia di fronte a lui ancora con il respiro corto e affannoso.
Sì che è colpa mia! Se solo avessi saputo nuotare, cazzo, mi sarei potuto tuffare e salvarla... se solo l'avessi protetta di più... non ci sarebbe nemmeno stata la necessità di salvarla! Gridò fuori di sé. Era esattamente quello che pensava. Se solo l'avesse tenuta più d'occhio, non sarebbe successo il peggio.
Glielo auguro anch'io di non scoprirlo mai commentò. Poteva pure fare lo stronzo, trattare di merda chi cercava di aiutarlo, tuttavia... non augurava un dolore così grande davvero a nessuno. Ci proverò rispose solo, cercando di calmarsi una volta per tutte. Doveva rendersi conto che Daniele stava cercando di aiutarlo, non di danneggiarlo.
Arya era la ragazzina migliore che io abbia mai conosciuto. Aveva sempre il sorriso sulle labbra e una parola di conforto per chiunque nonostante tutto. Nonostante nostro padre abbia spesso e volentieri usato la violenza con noi, lei riusciva a trovare il lato positivo di ogni cosa. È stata lei ad insegnarmi a fare gli origami che uso per rilassarmi, è stata lei a medicarmi e starmi vicino tutte le volte che nostro padre ci massacrava di botte, è stata lei a farmi rialzare dopo ciò che è successo a nostra madre. Mi creda, era unica e speciale. Sapeva sempre cosa fare e cosa dire al momento giusto, era la mia migliore amica. Passavamo ore a parlare. E' stata durissima separarmi da lei per quei due anni che io ho frequentato ad Hogwarts prima che potesse accedervi. È diventata una fantastica tassorosso. Ma me lo aspettavo. Era dolcissima... sospirò, non riuscendo più a proferir parola su sua sorella. Ancora non ci credeva di aver tirato fuori dal suo cuore tutto quello. Non era affatto da lui... ma era distrutto. Lei invece? Ha una sorella o comunque qualcuno a cui tiene talmente tanto da non poterne sopportare l'assenza? chiese, pronunciando quelle parole con una fitta al cuore.[code by psiche]
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.18 YO ✕ Dioptase ✕ Big bro“NEVER TRUST ANYONE TOO MUCH, REMEMBER THE DEVIL WAS ONCE AN ANGELOdiava dare ragione a qualcuno, odiava dover ammettere che sì, non avrebbe potuto allontanare la sorella da qualcuno di cui si era innamorata. Avrebbe solo voluto che quel professore ricambiasse davvero i suoi sentimenti, invece di fare una cosa così orribile come costringere sua sorella a suicidarsi. C'era qualcosa di più ignobile? Strinse i pugni sui braccioli della sedia e alzò lo sguardo puntandolo in quello scuro del suo professore.
Ma lei era solo una ragazzina... Aveva quattordici anni. Forse meno. E lui... è stato davvero un pezzo di merda. Si morse il labbro così forte da farselo sanguinare. Ma dovevo accorgermene. Io non avevo nulla in contrario al fatto che si fosse innamorata di un professore, proprio perché i sentimenti non si possono controllare, ma avrei dovuto capire che era un interesse unilaterale... che lui la usava e basta per poi scaricarla come dell'immondizia una volta saputo che fosse incinta. Quello era più o meno il modo che aveva Cameron Cohen di dar ragione a qualcuno. Non avrebbe smentito le parole di Daniele ma nemmeno le avrebbe confermate. Era fatto così. Chiuse gli occhi, imponendosi di calmarsi. No, forse no... ma avrei potuto almeno fare un tentativo! Riportarla a riva e, che ne so, legarla da qualche parte finché l'effetto di Imperio fosse svanito e finché non avessi chiamato qualcuno! Non avrebbe smesso tanto presto di colpevolizzarsi, ma riconosceva che non fosse unicamente colpa sua. Ad ogni modo, iniziò a raccontargli di Arya e, parola dopo parola, la rabbia svaniva per lasciare spazio ad un grande affetto che aveva da sempre legato i due fratellastri.
Lo è, Mi creda. È sempre stata l'unica in grado di capirmi fino in fondo. Fece una pausa, meditando su quelle parole e dovette ammettere cosa gli avrebbe davvero detto la sorella. No, affatto. Se potesse parlarmi un'ultima volta, sono piuttosto sicuro che mi direbbe di perdonare, di andare avanti e di non rovinare così il suo ricordo. Fu doloroso ammetterlo, se doveva essere sincero. Ma conosceva abbastanza Arya da sapere che avrebbe risposto esattamente in quel modo. Forse... sì, forse dovrei andare avanti... ricordarmi di lei come della ragazza speciale che mi è sempre stata accanto fin da quando eravamo piccoli, non della ragazza uccisa da un... professore. Ancora faticava a dire quella parola senza odio, ma ci stava davvero provando. Daniele si stava dimostrando completamente diverso da ciò che lui si immaginava quando pensava ai professori.
Ormai si era calmato, almeno in parte, e un po' di quella rabbia era svanita, quindi ascoltò con più tranquillità le sue parole, facendo comparire sulle sue labbra il solito ghigno che lo contraddistingueva da sempre. Spero non gli accada mai nulla, allora. Sia alla ragazza che a Josh. Commentò. Non era molto ferrato in quegli argomenti e a tratti pure imbarazzato, ma cercava di fare del suo meglio. Poi la sua mente vagò automaticamente a Mia per la quale ancora non capiva che genere di sentimenti provasse. Sorrise e si alzò. Bene, se non c'è altro, io andrei... buonanotte, professore. Detto questo, si avviò verso la porta e uscì.[code by psiche]
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