Ne vogliamo parlare?

Cameron&Daniele

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    Daniele Salvatore
    Prof. Astronomia | 33 anni
    Dopo l'incontro con Cameron, Daniele aveva deciso di fare quello che effettivamente gli riusciva meglio, ossia ricercare qualcosa che lo avrebbe aiutato sicuramente a capire cosa passasse nella testa di quel ragazzo. Aveva deciso di diventare insegnante solamente per aiutare dei ragazzi a trovare la giusta astrada ed in quel momento, l'unica cosa che stava riuscendo a fare, era portarsi a letto una sua alunna. Che poi a cosa lo aveva portato? A litigarci tanto da stare male. Non voleva pensare a Jessica e quindi si mise sui libri, sui fascicoli dell'accademia cercando di trovare quel nome da per tutto. Arya Choen? Ecco, doveva capire chi fosse quella ragazza e perchè prima ne aveva parlato al passato, poi al presente, poi si era innervosito... Camero era una di quelle persone che in quella scuola, aveva bisogno di aiuto. Non aiuto a scuola, era anche molto bravo a scuola, aiuto nel cercare di farlo controllare. Cosa diavolo aveva che non andava anche lui? Ma dopo una settimana di ricerche e consulti anche dall'archivio di Hogwarts, la verità che ne venne fuori fu quasi sconvolgente e Daniele non fece altro che levare da mezzo tutto il materiale da lui trovato e consultato e mandare un messaggio - con una piccola scintilla luminosa - al ragazzo. Messaggio semplice e coincino. C'era semplicemente un orario ed un luogo in cui recarsi. Era fin troppo ovvio e palese che quel messaggio non era facoltativo ma bisognava presentarsi obbligatoriamente a quell'incontro. Perchè? Perchè la scintilla non era solamente un veicolo, ma era incantata e se lui non si fosse presentato di sua spontanea volontà, allora la scintilla da bianca sarebbe diventata nera e avrebbe obbligato Cameron ad andare da Daniele. Non avrebbe mai potuto fare niente ovviamente per sciogliersi da quell'incantesimo, infondo era frutto di una runa astronomica e lui non aveva le competenza di sciogliere un incantesimo tanto potente.

    Erano le 18.45 ed il ragazzo sarebbe dovuto andare li per le 19.00 spaccate, quando non avrebbe avuto nessun tipo di lezione e poco prima del pranzo. Doveva capire fino a quanto si poteva spingere a parlare della cosa con lui e non gli dispiaceva affatto avere un confronto su quella cosa. Adesso basta pensare solamente ad un unico alunno, bisognava cominciare a pensare a tutti quanti nella stessa misura, e Camero era appena diventato il suo progetto personale. Pensava davvero che potesse capire qualcosa. Non che non lo pensasse anche di Blake, ma Barnes era fatto esattamente in quel modo, fin dalla nascita, Camero ci era diventato perchè, forse, non sapeva come affrontare quella perdita tanto dolorosa. Infondo un conto era morire per mano altrui ed un altro era morire per un suicidio. Sapeva benissimo che chi rimaneva sulla terra, sarebbe finito per incolparsi più e più volte per non aver fatto abbastanza per salvare la persona amata. Era seduto dietro la sua scrivania, con gli occhiali da vista ed un libro sulle rune di Olwen. Stava imparando un sacco di cose interessanti a dire la verità, cose che potevano essere assimilate benissimo con le rune astronomiche. Attese semplicemente controllando di tanto in tanto il suo orologio.
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    Cameron quel giorno stava guardando un album di fotografie. Ne stava approfittando che non ci fosse nessuno in Sala Comune, tutti indaffarati a prepararsi per la cena o a farsi un pisolino post lezioni. Cam non lo sapeva, ma l'importante era che fossero soli. Lui e il suo album. Lui ed Arya. La sua sorellina che adorava, sorellina che era stata strappata alla vita troppo presto e in un modo a dir poco orribile. Accarezzò con il polpastrello una foto che ritraeva loro due al mare, un'estate in vacanza in Grecia, lei sulle spalle del fratello. Entrambi sorridevano all'obbiettivo. Ora Cameron non era più capace di sorridere davvero. Solo quella Freeman stava riuscendo a fargli un qualche effetto... e non poteva assolutamente permettere una cosa del genere!
    Stava per girare pagina, quando apparve qualcosa che gli fece mettere immediatamente via l'album -nel suo zaino- pensando stesse arrivando qualcuno. Ma invece non era una persona. Era una scintilla di un bianco spendente e vi era scritto un orario -che coincideva a circa mezz'ora dopo quel momento- e un luogo. Sarebbe dovuto andare alle 19 nello studio del prof di Astronomia. No, non esisteva. Cameron non ci sarebbe andato. Il Prof. Salvatore mica poteva obbligarlo, no? Beh, su questo Cohen si sbagliava di grosso. Decise, ad ogni modo, di ignorarlo e continuare a sfogliare l'album pieno di foto di lui ed Arya sorridenti.
    Era la presunta ora dell'incontro, ma Cam non accennava a muovere un muscolo. Pensava che avrebbe semplicemente potuto fare finta di niente, al massimo si sarebbe beccato un richiamo dal prof, ma cosa gliene fregava? E invece no! La scintilla diventò nera e, come per magia, (ma va?) si attivò, esercitando un qualche strano potere su di lui, tanto che senza nemmeno mollare l'album, il suo corpo iniziasse a muoversi in direzione della porta. Cam provava ad opporsi, ma le sue gambe decidevano per lui. Fu così che percorse tutti i corridoi che lo dividevano da dov'era collocato l'ufficio del docente. Quindi, prese la maniglia, spinse ed entrò. Via il dente, via il dolore no?
    Un sonoro sbuffo uscì dalle sue labbra, seguito da un: ma che cazzo...? sibilato tra i denti. Cameron non voleva stare lì, soprattutto a quell'ora! Non aveva fatto nulla di male, non quella volta. Se lo chiamava per nulla, chissà cosa avrebbe fatto quando avrebbe spaccato la faccia a Mark -cosa che comunque ancora non sapeva di dover fare. Che ho fatto, adesso? chiese, freddamente, incrociando le braccia al petto, spazientito. In Astronomia non gli sembrava di cavarsela così male, quindi non poteva essere nemmeno quello il motivo. Non restava che aspettare che l'uomo svelasse il dilemma e, certo, non si sarebbe certo aspettato ciò che avrebbe detto Daniele di lì a poco.
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    La cosa assurda era che Daniele era una di quelle persone che non perdevano mai e poi mai la speranza. Il fatto che lui fosse una persona veramente speranzosa lo portava sempre a rimanerci male per tutto e per tutti. Lui che alla fine aveva deciso di aiutare Cameron si aspettava per davvero che anche il ragazzino avesse cercato di fare qualcosa per aiutare lui ad aiutarsi. Bastava semplicemente andare nel suo ufficio di sua spontanea volontà ed invece quando lo vide entrare li dentro, era assolutamente e senza nessun tipo di dubbio, contrariato, scocciato e sicuramente controvoglia. Il problema principale di tutta quella situazione era che chi non voleva essere aiutato, non si sarebbe fatto aiutare a prescindere e la cosa lo quasi destabilizzava. Fece un respiro quasi rassegnato sentendo le sue parole e ahciuse il libro che aveva in mano, posò il suo fascicolo davanti a lui e poi loinvitò a sedersi senza dire niente. Pensò alle parole da utilizzare in quel momento per cercare di evitare di conrariarlo ancora di più, ma era anche vero che il docente di Astronomia aveva capito che tanto, se Cameron non si prendeva di petto, era inutile, veramente inutile parlare con lui. Chiuse un pomento gli occhi e si passò due dita sul mento. Non hai fatto niente, volevo solamente parlare un attimo con te. Rispose il riccio cercando di sorridergli, ma c'era poco da sorridere ad una persona che si rinchiudeva in se stesso e cercava in tutti i modi di sabotarsi. Sarò breve e diretto. Era ovvio che lui non voleva essere li ed era altrettanto ovvio che Daniele non era un professore che ti costringeva a fare qualcosa senza che tu lo volessi, solamente averlo fatto andare li era stata un'azione assolutamente necessaria, per il resto, non avrebbe fatto assolutamente niente. So cosa è successo a tua sorella Arya. Infondo peggio di così non poteva andare e lui non aveva intenzione di utilizzare mezzi termini. I ragazzini come lui che volevano affrontare il mondo da adulti anche senza averne per niente le basi, dovevano essere assecondati e portati ad un punto di consapevolezza di se stessi autonoma, rispetto alle opinioni degli altri. Con la bacchetta fece sparire la scintilla e guardò il ragazzino aspettando una sua possibile reazione, qualsiasi questa potesse essere.
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    Nella vita di Cameron, bastava una semplice parola per farlo scattare: Arya. La sua dolce sorellina, costretta a suicidarsi in un modo davvero ignobile da una persona che non meritava di andare solo ad Azkaban; un professore l'aveva fatta innamorare, l'aveva messa incinta e poi l'aveva scaricata, o meglio... le aveva applicato Imperio perché si suicidasse in modo che nessuno scoprisse mai cos'aveva fatto... per fortuna le cose non erano andate come lui aveva previsto e, con la testimonianza di Cam, venne portato via. Ma questo non bastava a colmare l'immenso vuoto nel cuore del dioptase; cuore che ormai era sempre più nero e incapace di provare emozioni, anche se quella maledetta Freeman stava riuscendo a cambiare qualcosa in lui ed era un fatto che non gli piaceva per niente.
    E la cosa peggiore era che Cameron rifiutava qualsiasi tipo di aiuto; sua madre gli aveva proposto ad andare dallo psicologo, anzi, lo aveva costretto... ma cosa aveva ottenuto? Una sola seduta ed un ufficio devastato completamente, poi non ci era più andato. Il dolore era chiuso attorno a lui come un bozzolo protettivo e solo sentir qualcuno parlare di quello che era successo ad Arya, lo mandava in bestia. Sbuffando entrò nell'ufficio del prof e, al suo invito, si sedette. Non lo aveva fatto per altri motivi se non quello di sentir di poter controllare di nuovo le sue gambe senza quella specie di incantesimo. Oltretutto... beh era lo stesso incantesimo che aveva portato la sorella al suicidio, sebbene in forma molto più leggera. E già per questo il ragazzo era piuttosto indisposto, anche se la rabbia non aveva ancora preso il sopravvento sulla ragione. Ma a quelle parole... non ci vide più. Si alzò di scatto, spingendo la sedia che cadde all'indietro e lo guardò con rabbia. Che cazzo ne sa lei di mia sorella? sibilò, mentre gli prudevano le mani. Voleva picchiare qualcuno. O rompere qualcosa. Non c'era nessuno da picchiare -professore a parte- quindi si limitò a posare le mani sulla scrivania dell'uomo e, in un gesto di estrema rabbia, spinse via tutto quello che c'era sopra. Fogli, strumenti, mappe, tutto, senza preoccuparsi di cosa fossero e quanto valessero. Erano maghi, no? Avrebbero potuto riparare tutto con un colpo di bacchetta, ma ad ogni modo non ci pensò troppo. I capelli del ragazzo si tinsero delle sfumature del fuoco, i suoi arti tremavano e... i suoi occhi erano colpi di rabbia, mentre la stessa rabbia lo stava divorando dall'interno. Non si era reso conto, non in quel momento, che avrebbe potuto reagire diversamente. Avrebbe anche potuto negare, poco importava... ma si era comportato da vero idiota. Solo che ancora non lo capiva. Davvero, lei non sa un cazzo di Arya sbraitò, dimentico di essere davanti ad un suo professore. Purtroppo era sempre così, quando si trattava di Arya. Era stato lo stesso motivo per il quale aveva picchiato l'ametrino sulla torre, mesi prima, e aveva spaccato il telescopio.
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    Edited by Giadì - 25/3/2020, 17:02
     
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    Aveva previsto ogni cosa, aveva preventivato tutto quello che Cameron non si risparmiò di fare. Non pensava che i ragazzini adolescenti fossero così dannatamente prevedibili, ma una cosa era certa: Cameron aveva fatto esattamente quello che Daniele si aspettava che lui facesse e per questo non gli disse niente, per questo, ancora una volta si limitò ad alzare un sopracciglio e a sospirare. Infondo non aveva niente da dire, infondo non aveva niente da rimproverargli. Daniele aveva capito che Cameron aveva bisogno di sfogare quella frustrazione tipica del senso di colpa. Lasciò che tutto cadde a terra non muovendo neanche un dito, lasciò che lui posasse le sue mani tremanti sulla scrivania di legno oramai vuota, e lasciò, infine, che si rivolgesse a lui in quel modo. Aveva i suoi occhi scuri fissi su quelli altrettanto scuri del ragazzo e non aveva intenzione di cedere neanche di un paso. I capelli di giovanissimo Dioptase divennero rossi e questo lo vece sorridere. Era esattamente quello che voleva che succedesse. Si è sucidata sotto Imperio da parte di un suo professore, che l'aveva messa incinta! Rispose. Voleva sapere cosa sapeva lui di sua sorella Arya, ecco glielo aveva detto. Adeso stava per fare una cosa che non aveva mai fatto nella sua vita con un alunno. Sperava solamente che di quel ragazzino si potesse fidare. Daniele si era innamorato di una sua alunna, e sapeva che si, poteva anche essere incinta, infondo gli aveva detto, qualche giono prima, di avere un ritardo no? Quindi...credi che io sappia qualcosa, oppure conitnua a sostenere che io non sappia un cazzo? Chiese ancora rimanendo seduto sulla sua poltrona dientro la sua scrivania. Era una cosa strana per Daniele. Lui era sempre stato dolce, era sempre stata una persona pacata e premurosa ed avere quell'atteggiamento con Cameron, beh, gli cosava, gli costava veramente tanto. Ma lo faceva seriamente per lui. Infondo ci aveva provato con le buone, ma non era servito assolutamente a niente. Prese la bacchetta e con un semplice gesto riportò tutti i suoi fogli sulla scrivania. Si alzò ed andò a mettersi affianco al ragazzo. Choen. Puoi distruggere tutto, se vuoi puoi anche fare a botte, sempre se riesci a colpirmi... ma non risolverai niente. Per Daniele non era un problema ricevere un cazzotto da Cameron, sempre che, ovviamente, ci fosse riuscito, ma non voleva arrivare a tanto. Voleva solamente aiutarlo. Ma questa volta decise di dargli davvero una scelta, se non voleva stare li, poteva andare via.
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    Non avrebbe ottenuto davvero un cazzo di niente, distruggendo tutto. Poteva passare l'intera serata e pure la notte a devastare l'ufficio del docente, ma a cosa sarebbe servito? Non gli stava dando la soddisfazione che sperava, alla fine erano solo stupidi oggetti inanimati, non la faccia di qualcuno. Ecco sì, quello sì che gli avrebbe dato soddisfazione. Ma non poteva azzardarsi a picchiare il docente. In primis perché aveva molti anni di esperienza in più e avrebbe potuto evitarlo quando e come voleva, secondo perché non voleva rischiare l'espulsione nemmeno per sbaglio. Non ora che... beh, che era entrato più in confidenza con la Freeman.
    Aveva devastato la scrivania, e ora? Non lo sapeva... ma era dannatamente arrabbiato. Si allontanò da essa e si avvicinò al muro, appoggiandocisi contro e sfogando la sua rabbia come meglio sapeva fare: prendendolo a pugni. Ancora. E ancora. Fino a sbucciarsi le nocche, ma lui il dolore non lo sentiva più, non quello fisico. Ma quello emotivo fu peggio di una pugnalata, quando sentì le parole dell'uomo. Si portò le mani sanguinanti alle orecchie. Non voleva sentire. Non voleva sentire una parola di più, come si era suicidata la sorella... niente. Chi gliele ha dette tutte queste cose? urlò, colpendo nuovamente il muro con ancora più forza. Io... non l'ho mai detto a nessuno. Quando l'uomo si avvicinò, gli rivolse per un secondo il suo sguardo nocciola, prima di andarsi a sedere ad una delle sedie che stavano dietro la scrivania. Non era sicuro di avere più la forza di continuare a lottare, a fare il duro. A cosa sarebbe servito? Lui sembrava sapere tutto. Fece uno dei respiri più profondi della sua vita e chinò il capo, appoggiando i gomiti sulle cosce e, a sua volta, il viso sui palmi. Sì, è così ammise alla fine. Lo stava veramente facendo? Non ci credeva nemmeno lui. Ma davvero non aveva più la forza di reagire, non quella sera. E sa qual è il problema? chiese, non aspettandosi una vera risposta, poiché poi avrebbe continuato. Che è tutta colpa mia. Solo ed unicamente mia. Quella sera, avevo sentito Arya dire al professore di essere rimasta incinta, pregarlo di darle una mano, di non abbandonarla... e sa cos'ha fatto? altra domanda retorica. Le ha fatto imperio e l'ha costretta a suicidarsi al lago. Era durissima anche ammetterlo a se stesso. Strinse i pugni. Ma la cosa peggiore era che io ero lì, porca puttana. Ero lì. Ma non ho fatto assolutamente un cazzo, mi sono limitato a guardarla morire. Lo sa cosa significa veder morire la persona che più ami al mondo? gli chiese ancora, con uno sguardo di puro odio negli occhi.
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    Non lo fermò, non disse assolutamente nulla, Cameron doveva imparare a buttare fuori quello che sentiva, almeno così avrebbe capito che sarebbe stato tutto inutile, tutto quello era intuile, per lui e per sua sorella. Il passato non si poteva certamente cambiare, ma si poteva migliorare il proprio futuro e lui non lo stava facendo neanche per sbaglio, ed in realtà non ci stava neanche provando. Lo guardò mentre dava quei pugni al muro e solamente quando si fermò, prese la bacchetta, andò vicino a lui gli prese le mani e disse Reinnerva! Le sue nocche tornarono ad essere normali e sicuramente avrebbe sentito un sollievo per tutto il corpo. Cameron il professore che ha fatto questo è ad Askaban. Davvero credi che debba essere tu a dire a qualcuno cosa sia successo ad Arya Choen. Basta fare qualche ricerca e sapere il tuo cognome per fare due più due. Il suo tono era tornato ad essere quello che di sempre, gentile e cortese. Non aveva portato li Cameron per farlo arrabbiare, ma tutto il contrario, quel ragazzo aveva bisogno d'aiuto, aveva bisogno di superare il suo lutto ed il gioco era fatto! Non era sicuramente una cosa semplice e lui non era un medimago, ma non voleva dire che non poteva aiutarlo o comunque riuscire ad indirizzarlo ad un futuro migliore e non pieno di rabbia e di rancore. Tornò alla sua sedia ed ascoltò le sue parole, questa volta fu lui a parlare e a dirgli effettivamente quale era il vero problema. Daniele scosse il capo. Dire che non è colpa tua penso che sia veramente superfluo, anche se è così. Aggiunse poi seriamente una volta che il ragazzo avesse finito di parlare. No, non so cosa significa vedere la persona che ami più al mondo morire davanti a te. Non so cosa provi e spero di non saperlo mai. Incosapevolmente pensò a Jessica e a quel giorno nella foresta mentre aveva deciso di morire assiderata. Tornò a guardare il moro. Il tuo dolore è e sarà per sempre tuo, ma devi capire se essere forte e combatterlo o continuare ad essere una persona debole e farti governare da lui. Rispose semplicemente. Anche quella era una sua personalissima scelta. Parlami di Arya. Com'era? Doveva parlare di lei, non del suo suo assassino, doveva pensare a sua sorella non a quello che le era successo. Doveva cominciare a capire che tutta quella storia faceva schifo e nessuno sarebbe mai stato in grado di cambiarla, ma c'era un modo per riuscire a superarla, ossia prendere qualcosa della persona che amava di più e farla sua.
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    Cazzo. Stava davvero parlando ad un professore di ciò che aveva fatto... un altro professore? Proprio ciò che aveva alimentato in lui uno smisurato odio nei confronti dei docenti... ma... ora non era più molto sicuro di voler continuare quella pantomima, di continuare ad andare avanti a muso duro quando si stava sgretolando come niente. Odiava quella situazione, odiava non poter vedere sua sorella tutti i giorni sorridente, odiava non poterla vedere.. gli faceva male... talmente male che si era, da allora, chiuso a riccio con chiunque. Ma forse non poteva andare avanti così per sempre. Continuò a tirare pugni al muro finché le nocche non gli sanguinarono e finché le mani non gli fecero così dannatamente male che dovette fermarsi. Non le tolse dalla presa del docente quando lui le afferrò per guarirle. Sentì solo un lieve formicolio piacevole alle mani e vide in un istante la sua pelle risanarsi. Rimase solo del sangue, come se non fosse suo, visto che non aveva nessuna ferita, non più. Purtroppo aveva ragione. Quel figlio di puttana era ad Azkaban e non ci voleva nulla per scoprire cosa fosse successo. Ed era così che anche lui lo aveva scoperto. Maledizione biascicò, cercando di calmarsi e sedendosi alla sedia di fronte a lui ancora con il respiro corto e affannoso.
    Sì che è colpa mia! Se solo avessi saputo nuotare, cazzo, mi sarei potuto tuffare e salvarla... se solo l'avessi protetta di più... non ci sarebbe nemmeno stata la necessità di salvarla! Gridò fuori di sé. Era esattamente quello che pensava. Se solo l'avesse tenuta più d'occhio, non sarebbe successo il peggio.
    Glielo auguro anch'io di non scoprirlo mai commentò. Poteva pure fare lo stronzo, trattare di merda chi cercava di aiutarlo, tuttavia... non augurava un dolore così grande davvero a nessuno. Ci proverò rispose solo, cercando di calmarsi una volta per tutte. Doveva rendersi conto che Daniele stava cercando di aiutarlo, non di danneggiarlo.
    Arya era la ragazzina migliore che io abbia mai conosciuto. Aveva sempre il sorriso sulle labbra e una parola di conforto per chiunque nonostante tutto. Nonostante nostro padre abbia spesso e volentieri usato la violenza con noi, lei riusciva a trovare il lato positivo di ogni cosa. È stata lei ad insegnarmi a fare gli origami che uso per rilassarmi, è stata lei a medicarmi e starmi vicino tutte le volte che nostro padre ci massacrava di botte, è stata lei a farmi rialzare dopo ciò che è successo a nostra madre. Mi creda, era unica e speciale. Sapeva sempre cosa fare e cosa dire al momento giusto, era la mia migliore amica. Passavamo ore a parlare. E' stata durissima separarmi da lei per quei due anni che io ho frequentato ad Hogwarts prima che potesse accedervi. È diventata una fantastica tassorosso. Ma me lo aspettavo. Era dolcissima... sospirò, non riuscendo più a proferir parola su sua sorella. Ancora non ci credeva di aver tirato fuori dal suo cuore tutto quello. Non era affatto da lui... ma era distrutto. Lei invece? Ha una sorella o comunque qualcuno a cui tiene talmente tanto da non poterne sopportare l'assenza? chiese, pronunciando quelle parole con una fitta al cuore.
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    Ascoltò le sue parole una volta che il ragazzo fu seduto di fronte a lui e scosse il capo. Cameron! Al cuore non si comanda, Se lei si era innamorata di quell'uomo allora non avresti potuto fare niente anche se avessi voluto, anche se avresti imposto la tua presenza 24 ore su 24! E questo glielo disse perchè anche lui si era innamorato di una sua alunna e non le avrebbe mai fatto del male, ma poteva anche essere il contrario e lui non avrebbe mai alzato un dito contro Jessica. Poteva anche solo provare ad immaginare la sua frustrazione ma non ne avrebbe mai capito il dolore ed era per quello che non gli avrebbe detto delle frasi come: andrà tutto bene, o passerà! Perchè non sarebbe andato tutto bene fin quando lui non avrebbe capito che tenersi tutto dentro non avrebbe riportato in vita sua sorella e quel dolore, molto probabilmente, non sarebbe mai andato via. Il tempo poteva attenuare determinate emozioni ma non di certo cancellarle. Conosci benissimo la maledizione imperio, e non credo che neanche il miglior nuotatore del mondo sarebbe riuscita a salavarla! Cameron... è un dolore che non se ne andrà mai ma devi essere tu a gestire il dolore e non il dolore è a gestire te! E quella era una cosa che doveva capire il prima possibile se no non ne sarebbe mai uscito ed avrebbe peggiorato solamente la situazione. Una situazione già di suo molto precaria! Ascoltò quello che aveva da dire di sua sorella e poi, ancora una volta si ritrovò a sorridere. Sembra proprio una ragazza speciale e sono sicuro che sia così! Ed era dolce e comprensivo e non gli stava facendo la pietà, Daniele era esattamente in quel modo, era una di quelle persone che sapevano essere dolci e severe allo stesso tempo. E tu credi che tua sorella, che Arya ti avrebbe consigliato di prendere a pugni il muro fino a quando non ti sanguinavano le nocche? Chiese poi seriamente questa volta. Hai un compito importante Cameron ed è l'unica cosa che, al momento, potresti fare per tua sorella. Ossia vivere la vita che le avrebbe voluto sia per lei stessa che per te. Le persone muoiono tutti i giorni, alcune di vecchiaia altre di morti terribili, sta a chi rimane sulla terra decidere come onorare la propria esistenza. Ed io credo che se tu voglia fare qualcosa per tua sorella, per onorare la sua morte, beh... allora fai qualcosa che lei avrebbe sicuramente fatto! E non penso che la ragazza dolce, positiva e che sapeva sempre come farti sentire meglio, avrebbe preso a pugni ogni essere vivente che respirava e che magari gli stava antipatico! Aggiunse guardandolo negli occhi. Alla sua domanda fece un sorrisetto furbo. Certo. Un nanetto a cui ho fatto da padrino. Si chiama Josh ed io morirei se gli accadesse qualcosa! Infondo lui si era aperto con lui, e Daniele avrebbe fatto la stessa cosa. C'è anche una ragazza di cui sono innamorato e che mi manca e di cui mi sento responsabile... e proprio per questo cerco di mostrare sempre la parte migliore di me! Voleva sapere se ci fosse qualcuno per il quale lui avrebbe sofferto come lui soffriva per Arya se fosse morto? Certo che c'era!
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    Odiava dare ragione a qualcuno, odiava dover ammettere che sì, non avrebbe potuto allontanare la sorella da qualcuno di cui si era innamorata. Avrebbe solo voluto che quel professore ricambiasse davvero i suoi sentimenti, invece di fare una cosa così orribile come costringere sua sorella a suicidarsi. C'era qualcosa di più ignobile? Strinse i pugni sui braccioli della sedia e alzò lo sguardo puntandolo in quello scuro del suo professore.
    Ma lei era solo una ragazzina... Aveva quattordici anni. Forse meno. E lui... è stato davvero un pezzo di merda. Si morse il labbro così forte da farselo sanguinare. Ma dovevo accorgermene. Io non avevo nulla in contrario al fatto che si fosse innamorata di un professore, proprio perché i sentimenti non si possono controllare, ma avrei dovuto capire che era un interesse unilaterale... che lui la usava e basta per poi scaricarla come dell'immondizia una volta saputo che fosse incinta. Quello era più o meno il modo che aveva Cameron Cohen di dar ragione a qualcuno. Non avrebbe smentito le parole di Daniele ma nemmeno le avrebbe confermate. Era fatto così. Chiuse gli occhi, imponendosi di calmarsi. No, forse no... ma avrei potuto almeno fare un tentativo! Riportarla a riva e, che ne so, legarla da qualche parte finché l'effetto di Imperio fosse svanito e finché non avessi chiamato qualcuno! Non avrebbe smesso tanto presto di colpevolizzarsi, ma riconosceva che non fosse unicamente colpa sua. Ad ogni modo, iniziò a raccontargli di Arya e, parola dopo parola, la rabbia svaniva per lasciare spazio ad un grande affetto che aveva da sempre legato i due fratellastri.
    Lo è, Mi creda. È sempre stata l'unica in grado di capirmi fino in fondo. Fece una pausa, meditando su quelle parole e dovette ammettere cosa gli avrebbe davvero detto la sorella. No, affatto. Se potesse parlarmi un'ultima volta, sono piuttosto sicuro che mi direbbe di perdonare, di andare avanti e di non rovinare così il suo ricordo. Fu doloroso ammetterlo, se doveva essere sincero. Ma conosceva abbastanza Arya da sapere che avrebbe risposto esattamente in quel modo. Forse... sì, forse dovrei andare avanti... ricordarmi di lei come della ragazza speciale che mi è sempre stata accanto fin da quando eravamo piccoli, non della ragazza uccisa da un... professore. Ancora faticava a dire quella parola senza odio, ma ci stava davvero provando. Daniele si stava dimostrando completamente diverso da ciò che lui si immaginava quando pensava ai professori.
    Ormai si era calmato, almeno in parte, e un po' di quella rabbia era svanita, quindi ascoltò con più tranquillità le sue parole, facendo comparire sulle sue labbra il solito ghigno che lo contraddistingueva da sempre. Spero non gli accada mai nulla, allora. Sia alla ragazza che a Josh. Commentò. Non era molto ferrato in quegli argomenti e a tratti pure imbarazzato, ma cercava di fare del suo meglio. Poi la sua mente vagò automaticamente a Mia per la quale ancora non capiva che genere di sentimenti provasse. Sorrise e si alzò. Bene, se non c'è altro, io andrei... buonanotte, professore. Detto questo, si avviò verso la porta e uscì.
    Cameron Cohen -Scheda- -Stat.-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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