I've been looking for somebody to tell me that I'm real.

Mia & Blake

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    Mia doveva ancora realizzare quante persone avesse conosciuto nel frattempo, e quanto avesse legato con tutte loro. Se ne era accorta anche prima, ovviamente, aveva già capito di aver instaurato dei legami particolari con i suoi compagni, ma non si era resa conto di quanto fossero uniti fino a quel momento. Aveva ricevuto ben più regali di quanti pensasse e, per quanto non fosse così affezionata alle cose materiali, si rendeva conto da sola di quanto quelli fossero simbolo delle persone che evidentemente tenevano a lei.
    Era felice, per una volta, era davvero contenta di quel che era riuscita a costruire in così poco tempo, per lei era sempre stato difficile legarsi a qualcuno o avere degli effetti amici, non pensava nemmeno di esserne capace. Aveva già indossato quel che le avevano regalato, l’anello a forma di serpente spiccava sul suo indice della mano destra e, specchiandosi dopo la doccia, si allacciò con delicatezza la collana che gli aveva regalato Blake.
    Le sembrava ancora impossibile, come era successo? Il primo giorno che si erano visti non aveva mancato di apostrofarlo con il suo solito modo di fare, affettato e diretto, perché lo aveva visto come il classico ragazzaccio pronto a fare il bulletto, e ora invece non solo lo conosceva meglio ma apprezzava decisamente la sua compagnia.
    Non aveva nemmeno lei idea di come Barnes avesse fatto a conquistarla, si era comportato in un modo che evidentemente le aveva dato la possibilità di fidarsi davvero, per la prima volta dopo parecchio, di qualcuno e per di più di un ragazzo. Era un mistero anche per lei come riuscisse a farla sentire così bene e al sicuro ed era più che contenta di aver trovato finalmente un ragazzo in grado di non farla sentire a suo agio e non minacciata in ogni istante. Per lei era difficile accettare quello scenario, aveva passato anni a sentirsi in pericolo e indifesa, ma Blake non sembrava intenzionato a farle del male e dopo tutto quel che avevano passato, dopo le possibilità che aveva avuto di ferirla e farle del male, non aveva intenzione di dubitare di lui.
    Continuò a pensare a come stesse cambiando la sua vita privata negli ultimi tempi mentre si asciugava i capelli e si sistemava. Era davvero tutto diverso, ormai: fino a qualche mese prima non avrebbe mai pensato di avere qualcuno con cui uscire e con cui stare, negli ultimi anni a Hogwarts si era isolata sempre di più e non credeva che Hidenstone l’avrebbe cambiata così tanto, e tanto in fretta. Nell’ultimo periodo poi, quando aveva capito quante nuove possibilità le si fossero improvvisamente aperte, si era ripromessa di essere molto più propositiva, di provare a mettersi più in gioco.
    Ora che aveva trovato così tante persone aveva paura di perderle, e aveva riflettuto più volte circa il fatto che non avrebbe potuto aspettare semplicemente che le persone venissero da lei, doveva impegnarsi di più e provare a fare lei il primo passo. Era la stessa cosa che stava pensando mentre si rivestiva, e proprio per questo alla fine recuperò il proprio magifonino e decise di buttarsi.
    Mia era una calcolatrice, oltre che una persona abitudinaria: aveva il suo modo di fare e di vivere e faticava a uscire dalla sua comfort zone. Per anni, infondo, si era abituata ad agire in un determinato modo e non c’era molto da biasimarla se ora faticava ad adattarsi all’improvviso a tutte quelle novità. Era cresciuta rimanendo chiusa in casa, disprezzata dalla sua famiglia e ripetendosi che non poteva di certo tediare tutto il tempo il suo fratello maggiore, era chiaro che ora non fosse facile per lei abituarsi all’idea di avere qualcuno con cui uscire, e addirittura ben più di una persona.
    Al ballo non aveva avuto modo di parlare molto con Jessica e Blake, si erano scambiati i regali ma lei era piuttosto brilla e Cameron l’aveva trascinata via dalla festa in tempo zero. Arrossì al ricordo di quel che era successo, del loro bacio sulla pista da ballo, della figura che aveva fatto ubriacandosi con qualche sorso di punch… Aprì la chat con Blake prima ancora di pensarci e digitò prima di poterci ripensare. Ehi! Ti va se ci vediamo? Oggi c’è una splendida giornata, stavo pensando di fare un salto alla riserva propose sperando che il ragazzo accettasse, per poi vestirsi rapidamente, fosse anche solo per ignorare l’attesa di una risposta. Non ricordava quasi niente da dopo il bacio con Cameron, sapeva di aver anche ballato con lui ma non aveva memoria di quel che era successo a Blake, della figura che aveva fatto sul palco, ricordava a stento di aver provato ad andare a complimentarsi per la sua canzone ma di aver fallito, trascinata via da Cameron.



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    Blake Barnes
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    Blake aveva avuto il problema opposto di Mia. Lui era sempre stato circondato da persona che lo apprezzavano e in alcuni momenti lo adulavano anche non facendogli mai capire che delle volte non è che sbagliava, faceva proprio dei danni ai quali doveva riparare. Il fatto era che Blake si avvicinava sempre a persone che lui riteneva autentiche, originali, a persone che sapevano tenergli testa e che gli dicevano di no. Stava con Lilith, una ragazza che aveva messo un veto su di una cosa che per lui era sempre stata facilissima ottenere, ossia il sesso. Aveva aspettato 3 mesi prima di andare a letto con Lilith, aveva atteso lei e nessun'altra. Aveva un migliore amico come Jesse che seppur non tendeva a dirgli di no, lo faceva quando era necessario e non faceva altro che cercare di farlo crescere anche se a modo suo, e poi ancora c'era Jessica che gli aveva piantato uno schiaffo in pieno viso senza timore della sua reazione dicendogli quello che pensava ed esattamente come lo pensava, ed infine e non per importanza c'era Mia. Cos'era Mia per Blake? Beh, ancora non riusciva a definirlo concretamente, sapeva che non potevano state insieme, non era attratto da lei in quel senso, ma non potevano neanche essere migliori amici... forse la vedeva come una sorella, quella sorella che non aveva mai avuto e forse la vedeva così perchè la trovava veramente molto simile ad Aaron. Era così riflessiva, osservava attentamente le persone, diceva sempre la cosa giusta nella maniera giusta, sapeva sempre dirgli qualcosa che lo faceva sentire meglio ed era difficile darle torto. Insomma, Mia, nella testa di Blake, era praticamente la copia femminile di Aaron. Le aveva fatto quel regalo con un senso preciso. Un fiocco di neve poteva essere freddo, bello, romantico e caldo allo stesso tempo, ed era esattamente come Blake vedeva la ragazza. Non aveva lasciato un bisglietto a nessuno perchè non era tipo da quelle sbancerie, ma alla fine avrebbe trovato il modo di dire quelle cose a voce. In quanto ai biscotti al cioccolato, erano finiti in pochissimo tempo e il bigliettino di Mia era stato riposto con cura nella scatola dei ricordi di Barnes. Era sul letto a finire di scrivere degli accordi per una sua nuova canzone che stava scrivendo quando sentì il telefono vibrare. Quando lesse il messaggio della giovane sogghignò. Lasciò la chitarra e non si disturbò a rispondere. Era ovvio che sarebbe andato alla riserva, anche solo per sapere cosa voleva, infondo era sempre lui a chiamare lei, quindi questa cosa era nuova. Si infilò semplicemente una tuta grigia, una felpa nera con il capuccio che sollevò sulla testa, scarpette da ginnastica nuove ed uscì dal dormitorio. Andò dritto verso la riserva, prese una sigaretta dalla sua tasca, messa accuratamente prima di uscire, e sedendosi su di una staccionata di legno li vicino se l'accese in attesa della bionda!
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    Col passare del tempo si era ormai convinto che per lei sarebbe stato impossibile costruire un’amicizia solida, per di più con un ragazzo. Si era barricata dietro le sue parole e i suoi demoni, aveva lasciato che l’esperienza con Mark la segnasse abbastanza da chiudersi a riccio di fronte a chiunque altro, come se tutti i ragazzi potessero davvero essere come lui. Poco importava se non nutriva per Blake alcun interesse romantico, all’inizio era sicura che anche lui avrebbe provato a fregarla in qualche modo, e adesso ironicamente gli avrebbe affidato anche la propria vita, se necessario.
    Aveva cominciato a fidarsi di lui senza nemmeno rendersene conto, non aveva nemmeno capito quanto il loro legame si stesse facendo solido e ora era arrivata ad invitarlo lei stessa a uscire assieme! Non era decisamente da lei, no signore. Mia non credeva in quelle cavolate per cui era sempre il ragazzo a dover fare il primo passo, a dire il vero le reputava convinzioni piuttosto maschiliste. Il punto non era che voleva essere servita e riverita come una principessa, o sentirsi cercata per sapere di essere importnte, semplicemente si era abituata ad aspettare in silenzio perché temeva sempre un rifiuto, anche se faticava ad ammetterlo.
    Non si era mai sentita davvero accettata e voluta dalla sua compagnia di amicizie, si era resa conto di essere stata più volte coinvolta solamente perché escluderla sarebbe risultato strano, o perché qualcuno dei suoi compagni si sentiva particolarmente magnanimo, ma una volta allontanatasi da Hogwarts aveva capito di non aver costruito nessuna amicizia degna di nota. Come se non bastasse, tutta la storia con Mark non aveva fatto altro che evidenziare quanto le persone di cui si era circondata non fosse davvero disposte a preoccuparsi per lei ed aiutarla in un momento di difficoltà, e lei si era convinta di essere il nocciolo del problema e che fosse tutta colpa sua.
    Non era il tipo che faceva la vittima, si era analizzata a lungo prima di arrivare a quella conclusione e comunque non si era mai permessa di arrendersi in partenza e si era sempre impegnata per non dare troppo fastidio a nessuno e per evitare di soffrire troppo. Di certo non si sarebbe mai aspettata dei regali, né tantomeno così tanti –soprattutto per i suoi standard. A dire il vero ora si sentiva pure in colpa per quel poco che era stata in grado di fare, forse anche perché pensava che nessuno le avrebbe fatto alcun pensiero e credeva che dei biscotti e poco altro potessero bastare. Certo, Mia era abituata a non avere una disposizione economica illimitata e per lei era davvero un gesto d’affetto, ma non era sicuro che questo fosse comprensibile agli occhi di tutti.
    Era quasi sicura che Blake avrebbe rifiutato il suo invito e controllò spasmodicamente il telefono mentre si avviava comunque alla Riserva, ripetendosi che nel peggiore dei casi avrebbe sempre potuto farsi un giro da sola prima di rientrare. Non era abituata a fare quel genere di cose ma si era aspettata quantomeno una risposta, per lei non era scontato che il ragazzo accettasse di vederla. Era comunque Barnes, avrebbe dovuto ormai imparare che era difficile prevedere le sue mosse e anticipare i suoi prossimi passi, Blake sembrava in grado di sorprenderla puntualmente e di distruggere tutti i suoi amati schemi mentali.
    Si avvolse per bene nella sua sciarpa di lana spessa e si incamminò verso la riserva, sforzandosi quindi di rimanere positiva e tranquilla. Se l’avesse ignorata forse sarebbe stato anche peggio di un rifiuto, si sarebbe sentita ancora meno importante e avrebbe cominciato a pensare che quel regalo fosse solamente per circostanza, ma Blake sarebbe stato davvero capace di una scelta simile? Mia non lo conosceva ancora alla perfezione, ma aveva potuto vedere come si applicava per le persone a cui teneva, e infondo si era davvero dimostrato gentile, negli ultimi tempi, anche con lei.
    Proprio mentre cercava di impedirsi di essere troppo negativa –come suo solito- e di farsi film mentali inutili vide la sagoma famigliare di Barnes e si aprì in un sorriso istantaneo. “Potevi almeno rispondere!” lo apostrofò, incapace di intrattenersi, per poi raggiungerlo con le ultime falcate.



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    Blake Barnes
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    Blake non era un tipo da troppe cerimonie, lui era un tipo che agiva e faceva quello che la testa gli diceva, quindi invece di risponderle di si, si era semplicemente lavato, vestito ed era andato nel lugo dell'appuntamento. Non si era preoccupato minimamente di avvertire Mia che si, potevano uscire, infondo mica lui aspettava le sue risposte, si aspettava di trovarla dove lui aveva chiesto, come aveva fatto prima di natale, non di certo un messaggio sul telefono! E poi Blake non ci pensava minimamente a quelle cose. Faceva le cose quasi di getto, perchè mai avrebbe dovuto dire di no, oppure avrebbe dovuto ignorarla? Per certi versi, Blake era una persona così tanto semplice e cristallina, che era impossibile sorprendersi dei suoi comportamenti, eppure dando per scontato le cose riusciva sempre a risultare una persona imprevedibile. Quando la vide arrivare sorrise appena e sputò il fumo in alto, dopo poco spense la sigaretta sulla staccionata e fece un piccolo fischio. Rispondere voleva dire perdere tempo! Mi hai detto il posto, mi hai detto l'orario, a cosa dovevo rispondere? Chiese poi levandosi il capuccio dalla testa prima di scompigliarsi i capelli da solo, ma solo in maniera da metterli apposto. Si, Narciso era il suo secondo nome, ed oramai non era neanche più un segreto. Poi prese il telefono, accese la chat di Mia e sorrise. Si, effettivamente è una bellisssima giornata scrisse ed inviò. Ti ho risposto! La prese in giro bonariamente. Ultimamente Blake era stranamente di buon'umore, il fatto era che con Lilith le cose erano riprese a girare nel verso giusto ed anche se non riuscivano a vederci come avrebbe voluto, sentiva che stava tornando tutto apposto, in maniera lenta e non con poche difficoltà, ma comunque era quasi sicuro e certo che c'erano quasi, era solo questione di tempo e poi sarebbe tornato tutto quanto a splendere. Infondo con lui come fidanzato, come non poteva splendere tutto? Ma tornando a noi. Il fischio era per il suo Ares che arrivò sulla ringhiera con un salto magistrale e strusciò la testa sul braccio del suo padrone. E lui è Ares... disse poi accarezzandolo e presentandolo a Mia. Avevi detto che volevi conoscerlo, no? Chiese prima di fargli un grattino dietro l'orecchio. Ares lei è Mia... aggiunsepoi indicandogliela. Il non troppo dolce Ares puntò i suoi occhioni blu in quelli della biondina e poi con l'eleganza tipica dei felini si avvicinò alla ragazza, rimanendo sempre sulla staccionata. Si avvicinò con cautela, come se non avesse mai visto una persona. Si vedeva che non aveva paura ma era diffidente, infondo Blake aveva fatto la stessa cosa, si era avvicinato a Mia in maniera graduale, cercando di capire prima chi fosse e se ne valesse la pena, e poi si era lasciato parzialmente andare. Se Mia si sarebbe avvicinata alla staccionata dove erano Ares e Blake, Ares avrebbe sporto il suo musino umido verso la mano della ragazza per sentirne l'odore e dopo essersi ritratto e aver guardato Blake, avrebbe strusciato la testa sul dorso della mano della ragazza. Ha un debole per le ragazze! Disse poi sorridendo a quella scena!
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    Blake non aveva poi tutti i torti, persino Mia sapeva che non aveva fatto così male a non risponderle, ma lei non aveva abbastanza autostima da dare per scontata la sua risposta e immaginare che volesse davvero vederla. Forse avrebbe dovuto imparare a darsi più valore, a credere di più in sé stessa e nelle sua qualità, infondo Blake le aveva già dimostrato quanto tenesse a lei, avrebbe dovuto convincersi che valeva davvero la sua amicizia e le sue attenzioni.
    Avrebbe dovuto davvero lavorare su quel lato di sé, non solo per Blake o per chiunque altro ma anche e soprattutto per sé stessa: avrebbe dovuto rivalutare la sua importanza, il valore che si attribuiva e come si sentiva in quel genere di situazioni. Era qualcosa su cui non aveva mai avuto tempo e modo di soffermarsi, ma su cui forse avrebbe dovuto riflettere di più, in futuro.
    Alzò un sopracciglio ma alla fine si lasciò andare ad un leggero sorriso, scuotendo la testa. Blake Barnes era un tipo imprevedibile, ormai avrebbe dovuto saperlo, anche se non condivideva del tutto la sua filosofia –proprio perché avevano caratteri completamente diversi- sapeva che avrebbe potuto fare ben poco per cambiarlo.
    Alzò un sopracciglio per poi visualizzare il messaggio che il ragazzo gli aveva appena mandato, inclinando la testa. “Oh beh grazie!” borbottò con leggerezza. Se non altro Blake le sembrava davvero di buon umore, era felice che il ragazzo sembrasse stare meglio rispetto al periodo terribile che avevano passato per colpa di Naga e tutto quello che ne era conseguito. Anche lei si sentiva meglio, in realtà, le sembrava che i suoi demoni ora fossero molto meno invadenti e più leggeri, per quanto potesse essere possibile. Non aveva ancora elaborato ogni cosa, forse se ne avesse parlato apertamente sarebbe stato molto più semplice riuscire a superare quel che avevano vissuto e passare oltre.
    Pensava che non avrebbero fatto altro che passeggiare un po’ per la riserva e si era anche dimenticata della promessa fatta di conoscere Ares e Zeus. Anche volendolo, il suo gatto non sarebbe mai uscito dall’Accademia e dal suo comodo e caldo letto, nemmeno sotto tortura, e non pensava nemmeno che Blake avesse un gatto capace di rispondere ai suoi fischi e di andarsene in giro da solo. Per questo lo guardò confusa e poi sorpresa quando vide arrivare il felino nero, dai penetranti occhi blu. Assomigliava incredibilmente al padrone, questo era innegabile, ma era un gatto elegante e decisamente bello, Mia non riuscì ad evitare di sorridergli e avvicinarsi, seppur con calma e provando a non spaventarlo.
    “Ehi, ciao bellissimo…” sorrise con dolcezza, lasciando che la studiasse con attenzione. Mia aveva un certo appeal con gli animali, di solito il suo modo di fare calmo e pacato riusciva a metterli a loro agio, e soprattutto Mia adorava i gatti, li trovava affascinanti ed elegante, non poteva evitare di ammirarli e fermarsi ogni volta che ne trovava uno.
    Sorrise con dolcezza e inclinò la testa. “Allora è proprio vero che ti somiglia” ridacchiò con leggerezza per poi lasciare che Ares le annusasse la mano. Se tutto fosse andato bene si sarebbe allungata di più verso di lui e avrebbe provato ad accarezzarlo piano sulla testolina, sforzandosi di essere delicata e non esagerare per non spaventarlo o indisporlo. “Però sei più carino del tuo padrone, lo sai?!” aggiunse lanciando un’occhiata furba a Blake. Trovava quel gatto, in realtà, parecchio simile a Blake, aveva gli occhi di un azzurro quasi uguale a quello del padrone ed erano sicuramente particolare per un gatto nero come quello. Infondo che cosa poteva mai aspettarsi di diverso dal gatto di Blake Barnes?! " Quindi...ti risponde ogni volta che fischi?" domandò interessata, con una certa curiosità.



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    Ridacchiò per la sua risposta. Quella giornata era un pò strana, era di buon umore perchè sembrava quasi riuscire davvero a controllare la sua rabbia e la sua voglia di uccidere realmente qualcuno, infondo con Mark ci era riuscito vero? Si, ma non del tutto perchè adesso la sua tranquillità era minata in altro modo ed odiava tutto quello. Odiava essersi legato così tanto a Mia o a Jessica, senza contare che invece era sempre costantemente allertato da Lilith e che le potesse succedere qualcosa quando era lontano da lui. Insomma, che Blake fosse egocentrico era sicuramente qualcosa di oramai ben chiaro a tutti, ma la cosa che lo inqueitava veramente di più era che comunque si dava delle responsabilità che non gli comptevano affatto. Perchè ancora non era andato da nesusn professore a dire quella cosa? Insomma, aveva senso no? Era parte della sua crescita, giusto? Ed invece... invece aveva pianificato come far del male a Mark senza chiedere alcun aiuto. Era un male, tutto quello era un male perchè voleva dire che aveva trovato sia un modo di fargliela pagare, sia un modo per non farsi scoprire. Ma comunque guardare Mia ed Ares fare amicizia fu piacevole e gli diede il giousto tempo per cercare le parole giuste per affrontare quell'argomento con lei. Ma, prima, si rese conto che portava la sua collanina a forma di fiocco di neve. Sogghignò. E poi alzò un sopracciglio alle sue parole, mentre vedeva Ares alzare il sedere per farsi fare le coccole. Non esageriamo... siamo simili, ma io sono sicuramente più bello! Lo aveva detto e quando il piccolo batuffolo nero lo aveva sentito, si era voltato verso Blake facendo un suono di disaccordo. Ares non sapeva miagolare, o meglio, sapeva farlo, ma erano più versi strani da Pokemon che altro. Era più sempre un "frrr, mggg" che un vero e proprio "Miao", ma Blake lo adorava e quindi di avvicinò anche a lui accarezzandogli l'orecchio. Annuì. Si, diciamo di si. Ares è un gatto fondamentalmente molto indipendente, gli gli piace stare sempre dentro una stanza è curioso e si caccia spesso nei guai con gli altri gatti, quindi abbiamo trovato un giusto compromesso, io non rompo le scatole a lui, e lui quando sente quel tipo di fischio arriva! Spiegò, ma era stata una cosa tacita, una di quelle che Blake aveva quasi imposto al suo gatto ed il suo gatto aveva accettato facendogli credere che la decisione fosse davvero sua. Allora biondina mi hai chiamato perchè ti mancavo troppo, oppure per dirmi qualcosa? Insomma sicuramente non voleva parlargli di Mark, ma insomma... era curioso di sapere il perchè erano li, infondo Mia non lo aveva mai chiamato per uscire e la cosa gli faceva piacere, sicuramente, ma essendo lui una persona che non faceva mai niente per senza niente... ecco... si aspettava che gli altri agissero nel medesimo modo!
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    Era completamente ignara, Mia non aveva la benché minima idea di che cosa fosse successo tra Mark, Blake e Jessica e non avrebbe nemmeno potuto immaginarlo. Aveva vissuto per anni con la convinzione che Mark fosse il suo demone personale, quell’incubo ricorrente di cui non avrebbe mai potuto sbarazzarsi e che l’avrebbe perseguitata ovunque. Pensava che sarebbe sempre stato un peso solo suo, e già le aveva fatto strano condividere quel racconto con Jessica, figurarsi se poteva arrivare a pensare che qualcun altro sapesse del suo segreto.
    Di certo non aveva ancora pensato alla possibilità di parlarne con Blake. Era grata per la sua amicizia, per quello che stavano costruendo, per quel nuovo legame, ma non pensava di essere in grado di aprirsi così tanto, per di più con un ragazzo. Con jessica era stata una coincidenza, un insieme di fattori che l’aveva quasi costretta a parlare: in quella situazione, con tutti quei pregressi, non avrebbe potuto rimanere in silenzio e fare finta di nulla, le doveva una spiegazione. Ma non credeva di essere arrivata a quel punto con Blake, il ragazzo era davvero interessato a sapere di quella storia? Ne dubitava, anzi era certa che non ci fosse nessuna buona ragione per dirglielo.
    Aveva ancora paura del giudizio altrui, in parte, e non voleva nemmeno appesantire le sue spalle con il peso di un problema che non lo riguardava e che non voleva potesse in qualche modo influenzare l’idea che lui aveva di lei. Mark era stato un suo problema, una sua enorme colpa, e lui non meritava di vedersi riversato addosso qualcosa che comunque non avrebbe potuto in alcun modo cambiare. Se con Jessica aveva fatto un’eccezione, se con Charles era stata obbligata dagli eventi, non voleva in alcun modo ripetere l’esperienza e coinvolgere qualcun altro.
    Tutta quella storia la faceva sentire fragile, le ricordava cose che avrebbe preferito dimenticare e le riportava alla mente una situazione che l’aveva ovviamente distrutta, e che minacciava di distruggere nuovamente la sua vita senza nemmeno così tanta fatica. Si rendeva conto di quanto quella situazione fosse assurda, pensava che andando ad Hidenstone si sarebbe liberata di certi demoni e invece erano ancora lì, pronti a perseguitarla.
    In quel momento non voleva nemmeno pensare a Mark, voleva godersi un pomeriggio in compagnia di Blake e stare serena per un po’. Fli ultimi incontri con il ragazzo l’avevano segnata più di quanto le piacesse ammettere e quella sensazione di pace e sicurezza le faceva bene per il momento. Sorrise di fronte alla sua descrizione del carattere di Ares e annuì attenta, continuando ad accarezzarlo con delicatezza. “Proprio il contrario di Zeus, lui detesta starsene fuori, ha spesso freddo quindi il suo habitat naturale è il mio letto, sotto le coperte. Alle volte si sente così tanto padrona di quel posto che mi costringe a dormire in un angolo, ma se non altro mi tiene al caldo, mi fa le fusa ed è un gatto estremamente sensibile. “ spiegò contenta, illuminandosi come accadeva ogni volta che parlava del suo fedele compagno. Poco importava se Zeus detestava tutti tranne lei, ma i due avevano un feeling tutto loro che sembrava indissolubile.
    Sorrise alla sua domanda e drizzò di nuovo la schiena, smettendo di importunare troppo il gatto, l’ultima cosa che voleva era infastidirlo. “In realtà avevo solo voglia di uscire, ma adesso non montarti la testa e cominciare a dire che non so proprio stare senza di te!” lo redarguì anche se sapeva già come sarebbe andata a finire e il suo tono era più divertito che realmente severo. Infondo Blake era fatto così, ormai ci era abituata e gli piaceva stare con lui anche per questo.


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    Per quanto Blake si stava seriamente sforzando di essere una persona diversa, ed in un certo senso migliore, per quanto Blake stava crescendo e stava seriamente imparando a controllarsi, una cosa non era cambiata: lui non era una persona con tatto. Insomma cercava davvero di essere una persona che diceva le cose in maniera opportuna e sopratutto che non metteva in imbarazzo le persone, ma non poteva seppellire quel alto di lui che lo rendeva praticamente quello che era. Blake era sempre stata una persona schietta una persona senza peli sulla lingua ed era sempre stato uno che non riusciva a tenersi una cosa dentro se la pensava o comunque se riguardava se stesso o qualcosa che aveva vissuto. Se quella notte Mark non avesse marcato stretto una persona che lui riteneva veramente importante nella sua vita, se non avesse minacciata la ragazza a cui teneva di più al mondo, magari quella domanda non sarebbe mai e poi mai arrivata. Magari non avrebbe neanche pensato ad una determinata cosa. Ma adesso, in quel momento a sapere che Mia avesse avuto a che fare con quel tizio, e che non fosse stato un episodio isolato e che Jessica era rimasta veramente impaurita da quello, il polso livido, i baci sul collo, e che ancora Lilith non aveva a che fare con quel coglione tutti i giorni - che poi si era permesso anche di andarle a chiedere di fare i compiti di alchimia insieme - forse davvero si sarbbe potuto trannenere, ma mentre Mia continuava ad accarezzare Ares e dopo aver parlato di Zeus, Blake si mise seduto di nuovo sulla staccionata e la guardò. Quando è stata l'ultima volta che Mark ti ha data fastidio? E come detto in premessa, Blake non aveva mezzi termini, non sapeva mentire e non aveva tatto neanche a pagarlo. Prima che tu possa far finta di non sapere di cosa io stia parlando, ieri sera ha cercato di spaventare Jessica nella maniera più orribile ed ignobile che ci sia, ossia spingendole il pacco dietro al sedere. Sono arrivato giusto in tempo, Jess sta bene, almeno fisicamente e mi ha detto quello che ha fatto a te. Era sconvolta e non aveva alternativa. tatto 2.0; Ma infondo non era uno che si metteva a fare preamboli. Era diretto e sapeva che Mia non glielo avrebbe mai detto se non costretta. Le sorrise per farle capire che andava tutto bene, lui non era proprio nella condizione di giudicare nessuno infondo e non aveva nessuna intenzione di farlo con lei. Quindi adesso o si risolve a modo mio oppure mi dici quello che c'è da sapere e... Mia questa cosa va denunciata, prima al suo prefetto e poi ad un professore. Non le stava dando molta scelta ed infondo non era una cosa che Blake faceva in generale ma le voleva bene e quello era il suo modo per dimostrarglielo. Blake aveva imparato, grazie a Samuel e Brian, a non far ricondurre le sue azioni a lui, quindi Mark era nelle mani di Mia. O la via legale della denuncia, oppure i metodi poco carini di Barnes.
    Ma non serve che io lo dica, già lo so che non sai stare senza di me! Le fece un occhiolino ed attese una risposta, infondo c'era veramente poco da fare lo spiritoso in quel momento!
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    Aveva escluso Blake a prescindere dalla lista di persone che avrebbero mai saputo di Mark. Una lista molto breve, fino a poco tempo prima, ma che si stava riempiendo a vista d’occhio, senza che lei avesse alcun controllo circa quello che le succedeva intorno. Si era fatta degli amici, e questo era qualcosa, ma di certo non aveva messo in programma di potersi trovare a spiegare quel che era accaduto a qualcuno che non fosse lei stessa. Con jessica era stata una scelta “obbligata”: non se ne era pentita, non pensava di aver sbagliato, ma era la prima ad ammettere che in condizioni normali non si sarebbe aperta così facilmente in merito e non sarebbero arrivate a disquisire di una cosa simile.
    Il suo era un trauma così assodato che ormai dava per certo che avrebbe dovuto sempre sbrigarsela da sola, che non esisteva nessuno al mondo in grado di smezzare con lei quel peso, o in grado di comprenderla. Non che fosse una colpa, era felice che nessuna delle persone di sua conoscenza potesse aver mai provato qualcosa dal genere, ma proprio per questo era difficile spiegare che cosa sentiva, cosa provava e pensava, quella sensazione di sporcizia che sentiva sotto la pelle e che non riusciva in alcun modo a reprimere o cancellare.
    Non avrebbe mai voluto affrontare quel discorso, non con Blake, non in quel momento, e forse mai. Non si aspettava di certo che quella sarebbe stata la piega presa da quella giornata, non credeva che Blake avrebbe buttato lì un discorso così serio dal nulla. Sì irrigidì immediatamente alla sua domanda, come era ovvio che fosse, e stava cercando di dissimulare, di chiedergli il perché di quella domanda ma il ragazzo la precedette prima che Mia potesse formulare anche solo un pensiero di senso compiuto. Si sentì messa spalle al muro, intrappolata: non poteva negare, non poteva sfuggire, non poteva dire di farsi i fatti suoi. Sul momento si concentrò unicamente su Jessica, d’istinto: lo stomacò le si chiuse all’istante e sentì il senso di colpa invaderlo con la stessa forza di un’onda che si infrange sugli scogli. Mark l’aveva cercata e l’aveva molestata, non era andato fino infondo ma ci aveva provato e senza Blake chissà cosa sarebbe successo… era solo colpa sua. Mark conosceva Jessica perché lei era intervenuta per difenderla, ed era andata ad importunarla probabilmente per la stessa ragione. Come poteva fermarlo adesso? Un conto era prendersela con lei, ma con Jessica?! “Lei…sta bene?! E’ tutta colpa mia, l’ultima volta pur di aiutarmi si è mezza in mezzo, non la lascerà più in pace…” cominciò a mormorare e sarebbe andata avanti così per parecchio se solo Blake non fosse stato intenzionato a portarla a parlare di sé.
    Sapeva già tutto a quanto pareva, che cosa poteva mai dirgli? Aveva ragione, avrebbe dovuto denunciarlo ma non lo aveva fatto per paura delle ripercussioni e… Cameron?! Proprio adesso che le cose sembravano funzionare! Mia non lo avrebbe mai ammesso ma la sua non era paura di perdere semplicemente un amico, anche se non era pronta ad analizzarsi così a fondo. Scosse più volte la testa. “Non posso, quel ragazzo è pazzo. E se trovasse un modo per non pagare per quel che ha fatto? Non abbiamo prove concrete Blake, e se provassimo a fare una mossa simile lui si arrabbierebbe ancora di più…” si ritrovò a dire senza in realtà sapere bene che ordine dare ai propri pensieri.
    Era fortunato a non essere sola, certo, ma che cosa avrebbe potuto fare? “E’ tornato alla carica quando ha saputo che mi ero iscritta ad Hidenstone, si è presentato nell’appartamento dove vivo con mio fratello a Londra…oh, è successo un disastro quella volta…” sussurrò piano, chiaramente terrorizzata e piuttosto in crisi. Forse Blake non aveva molto tatto ma era impossibile non capire in che condizioni fosse in quel momento, i suoi occhi lucidi e la voce tremante parlavano da soli.

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    Il problema principale di tutta quella situazione era che Blake non sapeva gestire tutto quello se non in un modo che conoscevano entrambi. Era facile per lui andare da Mark e dargliene talmente tante da cambiargli tutti i connonati e non solo perchè aveva toccato Mia e Jessica, ma perchè aveva anche solo accennato a Lilith. Fece un respiro profondo e cercò di non dare di matto, infondo a lei non serviva quello. Era un suo amico no? Jessica sta bene, è forte e si riprenderà. Non era uno che si metteva li a parlare della lava e della fava su quelle situazioni, se no ci avrebe messo più tempo ad arrivare a quell'argomento e non gli avrebbe lanciato una bomba a mano dritta in faccia. Ma lo aveva fatto perchè si preoccupava per lei e questo voleva dire che le voleva bene. Dopo quello che era successo anche con Lilith qualche giorno prima, decise di sciverle un messaggio.

    blakeEhi, non ti arrabbiare, sono giù alla riserva con Mia e vorrei che venissi anche tu. Per quella storia di Mark, prima che faccia una brutta fine. Ti aspettiamo!


    Cambiò chat e poi sorrise a Mia.

    blakeAlla riserva tra 10 minuti.


    Con Jesse era stato meno carino, ma la corvina non era da meno con lui e poi era quello il loro rapporto. Si alzò dalla staccionata e si avvicinò alla bionda, fece un respiro profondo e poi posò entrambe le mani sulle spalle di Mia. Blake era fatto così o tutto o niente e Mia era rientrata nella categoria del tutto quindi, non sarebbe mai stato l'amico che ti fa piangere sulla sua maglietta gucci, ma non era un insensibile, più o meno. Ti posso assiurare che non solo la lascerà in pace, ma lascerà in pace anche te... e non è colpa tua se lui è un coglione. Aggiunse poi sorridendole appena. La doveva abbracciare visto che aveva gli occhi lucidi? Così avrebbe fatto un amico? Alzò un sopracciglio. Davvero aveva paura che lui si potesse arrabbiare di più? Cioè... scosse il capo e fece un passo indietro scuotendo il capo, le sue mani si infilarono nelle tasce della sua felpa. Abbiamo la tua parola e quella di Jessica e se si arrabbia di più e se la prende di nuovo con una delle due... credimi, potrebbe essere l'ultima cosa che fa nella sua vita. E pagherà. Credi che possa avere un avvocato migliore di quello che hanno i Barnes? Che poi per Blake era tutta una questione di potere, e lui sapeva di averne parecchio, magari non in prima persona ma se avesse detto una cosa del genere a suo fratello, quel tizio si sarebbe ritrovato in carcere senza neanche sapere il perchè ed in pochissimo tempo. I Barnes erano sempre stati una famiglia potente, potente e ricca. Sospirò e poi tornò da lei. Vederla così nel panico lo agitava anche a lui, la reputava qualcosa di più di un'amica, seppur il loro rapporto era completamente differente da quello che aveva con Jessica. Insomma erano le sue migliori amiche ma in maniera completamente differente. Si avvicinò a lei e leposò una mano sulla guancia. Andrà bene. Per quanto i nostri professori possano essere tutti stronzi, in questi mesi, ho capito che possono veramente fare qualcosa, infondo a me mi hanno messo in punizione per mesi, a rischio espulsione ma ti giuro che se non faranno niente non mi interessa, le cose le capirà in un altro modo. Aggiunse poi facendole una carezza con il pollice. Oh se Lilith fosse arrivata in quel preciso istante che cosa avrebbe combianto... ma Blake era una persona, fondamentalmente, spontanea e la sua spontaneità si tramutava spesso in impulsività e quello era un gesto completamente disinteressato, fatto per una persona a cui voleva bene. Mia, mettiti bene in quella testolina bionda e con i capelli scompigliati che avermi come amico vuol dire che io mi farò sempre i cazzi tuoi e tu non hai il diritto di tenermi fuori, ne tanto meno ci riusciresti. Quindi... Ho chiamato Lilith. é il suo prefetto, ed è la prima persona alla quale dovrai denunciarlo, sia tu che Jessica. Non vuoi che faccia del male a quale altra ragazza, no? Chiese poi diventando quasi iù dolce e sorridendole. E Freeman, ti prego aspetta Jessica e Lilith per piangere... che io non saprei da dove cominciare! Lo disse più per farla sorridere che per altro, ma entrambi sapevano che era la verità.
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    Cosa stava facendo Lilith Clarke quando quel messaggio arrivò al suo telefono?
    Era sul letto, tranquilla, gambe incrociate, con la divisa ancora addosso a leggere un libro chiamato "Mille modi di uccidere il proprio fidanzato e non lasciare tracce", prendendo attentamente appunti sulle dinamiche per uscirne pulita e come togliere il sangue dai propri vestiti, sia mai si macchiasse qualcosa per sempre, sarebbe andata su tutte le furie.
    La parte più difficile, sembrava quella di coprire il corpo, insomma occultare un cadavere era veramente difficoltoso: triturarlo con un frullatore? Buttarlo giù da un dirupo? Avrebbe reso le cose più semplici, questa piccola opzione, ma doveva star attenta a non far trovare tracce di lei sul suo corpo. Che poi, aveva anche un ottimo alibi, qualora fossero state trovate sul corpo del proprio fidanzato, delle impronte della ragazza: beh, lo toccava, quindi era normale che - essendo una coppia - le sue impronte fossero ovunque.
    Quando squillò il telefono, lesse il messaggio e ... capì.
    Non importava quanti anni sarebbe rimasta in carcere, ma lo avrebbe ammazzato seduta stante, e anche con testimoni! Ma nessuno glielo avrebbe tolto dalle mani, non oggi.
    Lanciò il libro via e Seth la guardò perplesso, perché arrivò ad un centimetro dal suo musetto macchiato che stava sonnecchiando per benino.
    Il micio si stiracchiò e decise di seguire la sua padrona, che sembrava essere su tutte le furie, talmente tanto che prima di andare bloccò il contatto di Blake sul suo magifonino.
    «E' solo un'amica. Non la vedo da una settimana. Oh, certo! Ora gliela faccio vedere io!» blaterava tra sè, mentre a passo velocissimo giungeva al punto d'incontro.
    I suoi capelli erano neri come la pece, con sfumature viola.
    Blake sapeva benissimo cosa significasse quel suo colore di capelli e avrebbe sicuramente capito.
    «Non ti arrabbiare, capito Seth, mi dice anche non ti arrabbiare.» il gatto l'aveva seguita, come se fosse necessario per lui assicurarsi che la sua padrona non facesse niente di male.
    Quando Lilith arrivò, i suoi occhi videro una scena che avrebbe preferito non vedere. Il suo cuore si fermò e sentì una fitta fortissima.
    In volto divenne rossa e sentì le orecchie scottarle dalla rabbia, strinse i denti e guardò prima Mia, poi la mano sulla sua guancia e poi Blake.
    Su di lui si soffermò, con uno sguardo che lanciava saette e fiamme assassine.
    «Se ti avvicini a me, ti ammazzo, Barnes. Rimani dove sei e facciamo presto.» lo indicò col suo indice accusatorio, la mascella indurita dai denti che venivano stretti tra loro.
    Non voleva un tocco dal ragazzo, non uno solo.
    Prese il suo gatto bengalese in braccio, sapendo che era pronto a graffiare chiunque si sarebbe avvicinato senza che la padrona lo volesse «Di cosa dovete parlarmi, piccioncini?» era furiosa come mai nella sua vita. E questa volta, meditava vendetta.

     
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    Jessica Whitemore | Black Opal
    Non mostrare troppe emozioni, eh. Fu il primo pensiero di Jess quando il magifonino le notificò l'arrivo di un messaggio e, guardandolo, vide che era stato inviato da Blake. Tra l'altro non le aveva spiegato il motivo di tale urgenza. Solo di andare nella riserva poco dopo. Beh, nonostante a Jess non piacesse andare in un posto senza un motivo preciso, decise che glielo doveva. Insomma, per una volta nella sua vita Blake Barnes si era trovato al posto giusto nel momento giusto. E le aveva salvato il culo. Letteralmente! Si alzò sbuffando e prese un paio di jeans e una t-shirt a caso dall'armadio, prese la bacchetta e, mentre stava per uscire, sentì Pantera, il suo gatto, che si stava strusciando sulla sua gamba. Vuoi venire anche tu, piccolo? gli chiese, accucciandosi e facendogli qualche carezza. Se non andava errato, anche Blake aveva un gatto. Beh, si sarebbero potuti conoscere, prima o poi. Vieni anche tu, dai gli propose, ben consapevole che non potesse in alcun modo rispondere. La corvina, prese le fusa dell'animale come un assenso e si diresse in sala comune, convinta di uscire come se niente fosse, indossare un sorriso e non dire nulla a nessuno. Ma quando vide l'uscita della sala comune che avrebbe condotto ai corridoi, sentì il panico tornare ad attanagliarle lo stomaco. La riserva era relativamente lontana e lei avrebbe dovuto andarci da sola. E se Mark fosse stato ancora in agguato sulle scale, aspettando solo che lei passasse per poi completare il lavoro? Un brivido le attraversò la schiena e per un momento pensò di scrivere a Blake che non si sentiva bene. Anzi, aveva già preso in mano il telefono ed era pronta ad inviare il messaggio. Ma poi si fermò... da quando Jessica Whitemore era così fifona? No, sarebbe dovuta andare. Deglutì un paio di volte a vuoto e poi, seguita da Pantera, uscì dalla sala comune. Si guardò in giro. Nessuno. Più veloce che poté, scese tutte le scalinate che l'avrebbero portata al piano terra e solo quando finalmente fu uscita e il caldo sole di marzo le investì la pelle, si sentì un minimo più sicura. Sospirò e si avviò verso la riserva... e in lontananza vide... Mia, Blake e Lilith... cosa ci facevano tutti là? Ora la corvina era leggermente preoccupata, comunque si avvicinò un po' sempre con Pantera. E quando fu abbastanza vicina... beh, sentì parte delle parole della riccia. Oh, cavolo pensò, accelerando il passo e, dopo un tempo che parve infinito, si accostò alla dioptase. Le mise con delicatezza una mano sulla spalla, incerta su cosa dire. Invero, non sapeva minimamente che cosa dire e non voleva intromettersi tra lei e Blake... beh, ne andava della sua vita probabilmente. Cosa sta succedendo? chiese poi, guardando il biondo, inarcando il sopracciglio. Poi il suo sguardo si mosse su Mia, alla quale dedicò un sorriso più caldo che poté.
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    Faticava a realizzare tutto quello che stava succedendo in quel momento. Mia non era il tipo di persona a cui piaceva crollare in pubblico, eppure stava quasi piangendo di fronte a Blake, era chiaramente spaventava e sapeva che non avrebbe resistito troppo a lungo. Di certo non pensava che quella giornata, partita così bene rispetto al solito, sarebbe finita in quel modo. Si sentiva scoperta, nuda, non aveva di che cosa sarebbe successo da lì in poi e non sapeva come prendere tutte quelle rivelazioni. Preoccuparsi di Jessica, prima di qualsiasi altra cosa, le era venuto naturale: non voleva che qualcun altro venisse coinvolto in tutto quello, non aveva la forza per affrontare un problema così grande nato all’improvviso.
    Pensava di essere l’unica vittima di Mark e quello le sarebbe andato davvero bene, non poteva affermare che fosse quel che voleva ovviamente ma era il male minore. Le parole di Blake alleviarono solo in parte la sua paura: sapeva che cosa il ragazzo fosse in grado di fare, e per quanto si fidasse di Barnes temeva che avrebbe finito per cacciarsi di nuovo nei guai solo per difenderle. Blake aveva un modo tutto suo per affrontare i problemi, Mia ormai aveva imparato a capirlo, e non voleva che il ragazzo rischiasse davvero di essere cacciato da Hidenstone per colpa sua. “Lo so, so che vuoi proteggerti…ma non fare cavolate ti prego…” sospirò piano, sperando di riuscire in qualche modo a convincerlo per quanto dubitasse di avere così tanta influenza su Blake Barnes da convincerlo a fare qualcosa del genere.
    Non aveva idea di chi avesse contattato, a dirla tutta in un momento simile avrebbe voluto tanto rimanere da sola, al massimo con Blake: non era in grado di gestire le proprie emozioni con più di una persona contemporaneamente, soprattutto ora che non sentiva di avere così tanto controllo su di esse. Blake non poteva saperlo e, anche volendo, aveva sicuramente sensibilità ben diverse tra loro e dubitava che avrebbe davvero potuto capire come si sentiva in quel momento. La verità era che Mia aveva appena visto crollare anni e anni di pianti silenziosi, di segreti, di pensieri che aveva tenuto unicamente per sé, e cominciava a vedere il suo problema come qualcosa di effettivamente reale, esposto alla luce del sole.
    Apprezzò comunque quel contatto, lasciò che le sfiorasse la guancia anche se non era solita accettare di buon grado certi gesti, infondo era Blake, stava mantenendo il contatto visivo e sapeva che non voleva farle del male, glielo aveva già dimostrato ampiamente. Sapeva che non era colpa sua? Non ne era sicura, per anni aveva pensato di averlo in qualche modo istigato, di aver comunque contribuito a quella situazione con il suo atteggiamento, i suoi desideri stupidi e le sue illusioni.
    Ascoltò il suo discorso, cercando di concentrarsi sulle sue parole e non perdersi nei propri pensieri. Sentì comunque il cuore accelerare nel petto quando le comunicò di aver chiamato anche Jessica e Lilith, e si sforzò all’istante di darsi un minimo di contegno: la prima l’aveva già vista così, ma erano ubriache, e con Lilith provava anche una sorta di vago timore, non riusciva a sentirsi abbastanza sicura all’idea di mostrarsi così fragile anche di fronte a lei. Annuì semplicemente, incapace di mettere assieme una risposta sensata: non avrebbe potuto dire niente che potesse fermarlo, Blake aveva già agito di sua spontanea volontà, e se avesse potuto avrebbe volentieri evitato di piangere davanti a qualcuno. “Va bene…” disse solo alla fine, accennando un sorriso tirato e poco convinto.
    Non aspettarono poi molto, qualche istante dopo la voce di Lilith ruppe, con la stessa forza di un tuono, il silenzio, facendo sentire Mia anche peggio. Non era colpa sua, certo, ma si sentì subito in difetto per quello che la ragazza aveva appena visto, per quanto quella scena fosse fraintendibile. Si era impegnata per dirle che non provava niente per Blake, sapeva dei suoi dubbi e ora le permetteva anche di assistere a qualcosa del genere. Nonostante la vicinanza di Blake fosse una delle poche cose che la teneva insieme in quel momento si sforzò di allontanarsi, scuotendo piano la testa. “Non… non è successo niente, Blake non stava facendo nulla… Io non mi sono sentita molto bene, stava solo provando ad aiutarmi.” provò a dire, nel tentativo di risparmiare a Blake la rabbia di Lilith o chissà che altro. Ci mancava solo che fosse lei quella che li portava a litigare! Dannazione, avrebbe voluto davvero sotterrarsi in quel momento. L’arrivo di Jessica la confortò solo in parte, cercò di accennare una smorfia simile ad un sorriso e si appoggiò alla staccionata. Prendendo un lungo respiro. “Stavamo…parlando di Mark.” ammise alla fine. Si sentiva in dovere di essere lei ad iniziare il discorso, ma fu comunque costretta ad abbassare lo sguardo e cercare di mettere assieme i pensieri. “Lilith, che cosa sai tu di Mark Wright?” domandò, perché in effetti non aveva idea di che cosa le avessero detto.
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    Blake Barnes
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    Blake aveva una lunghissima lista di difetti che poteva vantare e che messi tutti insieme formavano esattamente ciò che erano: un ragazzino esplosivo, ma dannatamente adorabile, ma il principale difetto cheaveva era quello di issere impulsivo. Blake agiva di impulso, gli andava di fare una cosa e la faceva senza curarsi troppo di quello che poteva succedere di li a pochissimo tempo. Non era un tipo da abbracci e non era un tipo che ti faceva pat pat sulla spalla, ma non era stupido. Aveva il tatto di un cadavere morto e smembrato e la sensibilità di un leone mentre si mangiava un cucciolo di gazzella, ma non era una persona stupida. Sapeva che tutto quello faceva soffrire Mia, lo aveva vissuto sulla sua pelle con Lilith e con mesi di terapia con Aaron e lei,a veva capito che per una donna era una cosa disgustosa essere presa e scopata senza un minimo di consenso - e si, non era una cosa a cui aveva mai pensato o riflettuto davvero, infondo non solo non aveva mai fatto una cosa del genenre, ma Blake non avevama mai avuto problemi di "no" quindi non si era mai curato di quell'aspetto - quindi si era sentito di fare l'unica cosa che gli sembrava sensata, ossia fare una carezza a Mia e farle capire che tutto quello non doveva affrontarlo da sola. Perchè era arrivato a quella conclusione? Ovviamente perchè Lilith lo aveva preso e aveva ricoperto il ragazzo con uno strato di miele, che seppur molto sottile, era comunque un qualcosa in più. Ares era li sulla staccionata che li guardava con i suoi occhioni blu, era un gatto ed in quanto tale percepiva le emozioni del suo padroncino prima ed intesamente oltre al fatto che sentiva le persone arrivare da distanze che gli umani non si immaginavano neanche. Altro problema di Blake era quello di non mettersi mai nei panni di un'altra persona. Non capiva la gelosia di Lilith nei cofronti di Mia perchè non aveva mai pensato che magari, lei si potesse sentire in qualche modo "messa da parte", per Blake una cosa del genere era impossibile e nel momento in cui le aveva detto che l'amava, per lui tutti i problemi legati alla gelosia erano belli che finiti, ma evidentemente non erano così. Io non farò cavolate. Ma tu non devi costringermi a farle! Era una questione di logica, tutta sua, ma comunque logica. Aveva pensato anche di mandare un messaggio a quelli che erano suoi amici di un tempo e fare far a loro il lavoro sporco, come era successo spesso a Hoqwarts, ma aveva promesso a Lilith che non avrebbe fatto risse, e forse commissionare il pestaggio di una persona, rientrava in quella fattispecie. Lilith. Quando la sentì arrivare, ritirò la mano ma un ghignò gli si dipinse sul volto. Il fatto era che Blake non aveva niente da nascondere, le cose che faceva le faceva alla luce del sole solo perchè pensava di non fare niente di male - e non aveva fatto, effettivamente niente di male! - ma quando si incazzava in quella maniera e metteva quel broncetto... Si voltò a guardarla e le sorrise. Ma buongiorno anche a te miss Clarke! Il giovane Barnes non era uno di quei fidanzatini amorevoli che quando ti vedono ti corrono incontro per abbracciarti baciarti o riempirti di complimenti. Sentì la giustificazione di Mia ed alzò un sopracciglio. Discolparsi era come ammettere una colpa...vide Ares andare tra le gambe di Lilith e strusciarsi e fare le fusa in maniera terribilmente indecorosa, le fece anche un piccolo rotolino. Non penso che sarà una cosa breve e..." la stava per dire "hai visto che bella coppia che siamo?" Infondo adorava prenderla in giro su quel punto e non sapeva più come dirglielo che lui amava solamente lei, comunque si fermò e grazia a Dio, perchè se no veramente lo avrebbe ucciso li, seduta stante, contando anche che lui era privo di bacchetta. Jessica... le fece un occhiolino e poi vide anche il suo gatto. Sapeva che prendere Seth in braccio voleva dire davvero : avvicinati o ti ammazzo. Ma questo avrebbe davvero fermato Blake da avvicinarsi a Lilith? Nah... assolutamente, quindi si avvicinò a lei e le rubò un bacio, aveva seth in mano ed ares tra le gambe, quello voleva dire che non poteva prenderlo a schiaffi o altro. Si allontanò dopo poco quando Mia fece qella domanda. Ed ecco perchè erano tutte e tre li. Prese il suo magifonino, si mise seduto sulla staccionata li poco distante e diede ancora un'altra rapida occhiata a Lilith. Come faceva a non capire che Blake aveva occhi solo per lei? Lui era stato solo il tramite di tutto quello...non aveva neanche intenzione di rimanere li in realtà, ma quando entrò nella Chat di Whatsapp per rispondere ad un messaggio di Lucas vide che Lilith lo aveva bloccato. La guardò e sgranò gli occhi. Ridacchiò. Era pazza e lui era pazzo di lei. Ma quella sarebbe stata una diversa conversazione da fare quando sarebbero stati da soli.
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    LILITH CLARKE
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    Ormai l'intera combriccola era lì, con gatti annessi. Quando arrivò Jessica si sentì un po' meglio, visto che sembrava che oggi le cose non sarebbero andate di nuovo bene, per lei e Blake. Fece un passo indietro, affiancandola perfettamente «Non lo so nemmeno io, Jeje... so che quando sono arrivata le mani non erano al loro posto. Questo è poco ma sicuro.» abbassò la voce in un sibilo verso l'amica. Seth, nel frattempo, allungò il musino verso il braccio di Jessica cercando le sue attenzioni. Quando Mia parlò, il suo sguardo glaciale si puntò su di lei, era carico di rabbia e quelle parole non fecero che aumentare la sua emozione, quindi schiuse la bocca per semplici parole «Sei diventata anche il suo avvocato difensore? Ha la bocca per parlare, senza che ci sia qualcun altro a difenderlo. Inoltre, discolparsi è un'ammissione di colpa, giusto per aggiornarvi.» sì, era bella che furiosa e non ammetteva repliche a quello. Fulminò con lo sguardo anche Blake, quando la salutò. Mentre per Ares, beh, si accoccolò su se stessa e gli diede un paio di carezze carine, godendosi le sue fusa, prima di rialzarsi e notare che il veto di avvicinarsi era stato violato da Blake. Lilith scostò il capo cercando di evitare quel bacio, mentre Seth soffiò appena verso il ragazzo, come se fosse la sua guardia del corpo «L.o.n.t.a.n.o.» scandì al meglio la parola, quindi lo vide allontanarsi e sentì Mia nuovamente parlare.
    Quando sentì il nome di Mark, Lilith guardò Jessica «E' lo stesso...?» il tono verso di lei era molto meno duro, più amichevole. «E' un ottimo studente, un po' farfallone. Perché?» domandò alzando un sopracciglio? Non sapeva cosa fosse successo a Mia, e non sapeva se lei sapesse di Jessica, quindi rimase sulle sue.

     
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