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.“Come on skinny love what happened hereMia doveva ancora realizzare quante persone avesse conosciuto nel frattempo, e quanto avesse legato con tutte loro. Se ne era accorta anche prima, ovviamente, aveva già capito di aver instaurato dei legami particolari con i suoi compagni, ma non si era resa conto di quanto fossero uniti fino a quel momento. Aveva ricevuto ben più regali di quanti pensasse e, per quanto non fosse così affezionata alle cose materiali, si rendeva conto da sola di quanto quelli fossero simbolo delle persone che evidentemente tenevano a lei.
Era felice, per una volta, era davvero contenta di quel che era riuscita a costruire in così poco tempo, per lei era sempre stato difficile legarsi a qualcuno o avere degli effetti amici, non pensava nemmeno di esserne capace. Aveva già indossato quel che le avevano regalato, l’anello a forma di serpente spiccava sul suo indice della mano destra e, specchiandosi dopo la doccia, si allacciò con delicatezza la collana che gli aveva regalato Blake.
Le sembrava ancora impossibile, come era successo? Il primo giorno che si erano visti non aveva mancato di apostrofarlo con il suo solito modo di fare, affettato e diretto, perché lo aveva visto come il classico ragazzaccio pronto a fare il bulletto, e ora invece non solo lo conosceva meglio ma apprezzava decisamente la sua compagnia.
Non aveva nemmeno lei idea di come Barnes avesse fatto a conquistarla, si era comportato in un modo che evidentemente le aveva dato la possibilità di fidarsi davvero, per la prima volta dopo parecchio, di qualcuno e per di più di un ragazzo. Era un mistero anche per lei come riuscisse a farla sentire così bene e al sicuro ed era più che contenta di aver trovato finalmente un ragazzo in grado di non farla sentire a suo agio e non minacciata in ogni istante. Per lei era difficile accettare quello scenario, aveva passato anni a sentirsi in pericolo e indifesa, ma Blake non sembrava intenzionato a farle del male e dopo tutto quel che avevano passato, dopo le possibilità che aveva avuto di ferirla e farle del male, non aveva intenzione di dubitare di lui.
Continuò a pensare a come stesse cambiando la sua vita privata negli ultimi tempi mentre si asciugava i capelli e si sistemava. Era davvero tutto diverso, ormai: fino a qualche mese prima non avrebbe mai pensato di avere qualcuno con cui uscire e con cui stare, negli ultimi anni a Hogwarts si era isolata sempre di più e non credeva che Hidenstone l’avrebbe cambiata così tanto, e tanto in fretta. Nell’ultimo periodo poi, quando aveva capito quante nuove possibilità le si fossero improvvisamente aperte, si era ripromessa di essere molto più propositiva, di provare a mettersi più in gioco.
Ora che aveva trovato così tante persone aveva paura di perderle, e aveva riflettuto più volte circa il fatto che non avrebbe potuto aspettare semplicemente che le persone venissero da lei, doveva impegnarsi di più e provare a fare lei il primo passo. Era la stessa cosa che stava pensando mentre si rivestiva, e proprio per questo alla fine recuperò il proprio magifonino e decise di buttarsi.
Mia era una calcolatrice, oltre che una persona abitudinaria: aveva il suo modo di fare e di vivere e faticava a uscire dalla sua comfort zone. Per anni, infondo, si era abituata ad agire in un determinato modo e non c’era molto da biasimarla se ora faticava ad adattarsi all’improvviso a tutte quelle novità. Era cresciuta rimanendo chiusa in casa, disprezzata dalla sua famiglia e ripetendosi che non poteva di certo tediare tutto il tempo il suo fratello maggiore, era chiaro che ora non fosse facile per lei abituarsi all’idea di avere qualcuno con cui uscire, e addirittura ben più di una persona.
Al ballo non aveva avuto modo di parlare molto con Jessica e Blake, si erano scambiati i regali ma lei era piuttosto brilla e Cameron l’aveva trascinata via dalla festa in tempo zero. Arrossì al ricordo di quel che era successo, del loro bacio sulla pista da ballo, della figura che aveva fatto ubriacandosi con qualche sorso di punch… Aprì la chat con Blake prima ancora di pensarci e digitò prima di poterci ripensare. ” Ehi! Ti va se ci vediamo? Oggi c’è una splendida giornata, stavo pensando di fare un salto alla riserva” propose sperando che il ragazzo accettasse, per poi vestirsi rapidamente, fosse anche solo per ignorare l’attesa di una risposta. Non ricordava quasi niente da dopo il bacio con Cameron, sapeva di aver anche ballato con lui ma non aveva memoria di quel che era successo a Blake, della figura che aveva fatto sul palco, ricordava a stento di aver provato ad andare a complimentarsi per la sua canzone ma di aver fallito, trascinata via da Cameron.Mia Freeman-SHEET-
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SPOILER (clicca per visualizzare)Blake Barnes. -
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.“Come on skinny love what happened hereCol passare del tempo si era ormai convinto che per lei sarebbe stato impossibile costruire un’amicizia solida, per di più con un ragazzo. Si era barricata dietro le sue parole e i suoi demoni, aveva lasciato che l’esperienza con Mark la segnasse abbastanza da chiudersi a riccio di fronte a chiunque altro, come se tutti i ragazzi potessero davvero essere come lui. Poco importava se non nutriva per Blake alcun interesse romantico, all’inizio era sicura che anche lui avrebbe provato a fregarla in qualche modo, e adesso ironicamente gli avrebbe affidato anche la propria vita, se necessario.
Aveva cominciato a fidarsi di lui senza nemmeno rendersene conto, non aveva nemmeno capito quanto il loro legame si stesse facendo solido e ora era arrivata ad invitarlo lei stessa a uscire assieme! Non era decisamente da lei, no signore. Mia non credeva in quelle cavolate per cui era sempre il ragazzo a dover fare il primo passo, a dire il vero le reputava convinzioni piuttosto maschiliste. Il punto non era che voleva essere servita e riverita come una principessa, o sentirsi cercata per sapere di essere importnte, semplicemente si era abituata ad aspettare in silenzio perché temeva sempre un rifiuto, anche se faticava ad ammetterlo.
Non si era mai sentita davvero accettata e voluta dalla sua compagnia di amicizie, si era resa conto di essere stata più volte coinvolta solamente perché escluderla sarebbe risultato strano, o perché qualcuno dei suoi compagni si sentiva particolarmente magnanimo, ma una volta allontanatasi da Hogwarts aveva capito di non aver costruito nessuna amicizia degna di nota. Come se non bastasse, tutta la storia con Mark non aveva fatto altro che evidenziare quanto le persone di cui si era circondata non fosse davvero disposte a preoccuparsi per lei ed aiutarla in un momento di difficoltà, e lei si era convinta di essere il nocciolo del problema e che fosse tutta colpa sua.
Non era il tipo che faceva la vittima, si era analizzata a lungo prima di arrivare a quella conclusione e comunque non si era mai permessa di arrendersi in partenza e si era sempre impegnata per non dare troppo fastidio a nessuno e per evitare di soffrire troppo. Di certo non si sarebbe mai aspettata dei regali, né tantomeno così tanti –soprattutto per i suoi standard. A dire il vero ora si sentiva pure in colpa per quel poco che era stata in grado di fare, forse anche perché pensava che nessuno le avrebbe fatto alcun pensiero e credeva che dei biscotti e poco altro potessero bastare. Certo, Mia era abituata a non avere una disposizione economica illimitata e per lei era davvero un gesto d’affetto, ma non era sicuro che questo fosse comprensibile agli occhi di tutti.
Era quasi sicura che Blake avrebbe rifiutato il suo invito e controllò spasmodicamente il telefono mentre si avviava comunque alla Riserva, ripetendosi che nel peggiore dei casi avrebbe sempre potuto farsi un giro da sola prima di rientrare. Non era abituata a fare quel genere di cose ma si era aspettata quantomeno una risposta, per lei non era scontato che il ragazzo accettasse di vederla. Era comunque Barnes, avrebbe dovuto ormai imparare che era difficile prevedere le sue mosse e anticipare i suoi prossimi passi, Blake sembrava in grado di sorprenderla puntualmente e di distruggere tutti i suoi amati schemi mentali.
Si avvolse per bene nella sua sciarpa di lana spessa e si incamminò verso la riserva, sforzandosi quindi di rimanere positiva e tranquilla. Se l’avesse ignorata forse sarebbe stato anche peggio di un rifiuto, si sarebbe sentita ancora meno importante e avrebbe cominciato a pensare che quel regalo fosse solamente per circostanza, ma Blake sarebbe stato davvero capace di una scelta simile? Mia non lo conosceva ancora alla perfezione, ma aveva potuto vedere come si applicava per le persone a cui teneva, e infondo si era davvero dimostrato gentile, negli ultimi tempi, anche con lei.
Proprio mentre cercava di impedirsi di essere troppo negativa –come suo solito- e di farsi film mentali inutili vide la sagoma famigliare di Barnes e si aprì in un sorriso istantaneo. “Potevi almeno rispondere!” lo apostrofò, incapace di intrattenersi, per poi raggiungerlo con le ultime falcate.Mia Freeman-SHEET-
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.“Come on skinny love what happened hereBlake non aveva poi tutti i torti, persino Mia sapeva che non aveva fatto così male a non risponderle, ma lei non aveva abbastanza autostima da dare per scontata la sua risposta e immaginare che volesse davvero vederla. Forse avrebbe dovuto imparare a darsi più valore, a credere di più in sé stessa e nelle sua qualità, infondo Blake le aveva già dimostrato quanto tenesse a lei, avrebbe dovuto convincersi che valeva davvero la sua amicizia e le sue attenzioni.
Avrebbe dovuto davvero lavorare su quel lato di sé, non solo per Blake o per chiunque altro ma anche e soprattutto per sé stessa: avrebbe dovuto rivalutare la sua importanza, il valore che si attribuiva e come si sentiva in quel genere di situazioni. Era qualcosa su cui non aveva mai avuto tempo e modo di soffermarsi, ma su cui forse avrebbe dovuto riflettere di più, in futuro.
Alzò un sopracciglio ma alla fine si lasciò andare ad un leggero sorriso, scuotendo la testa. Blake Barnes era un tipo imprevedibile, ormai avrebbe dovuto saperlo, anche se non condivideva del tutto la sua filosofia –proprio perché avevano caratteri completamente diversi- sapeva che avrebbe potuto fare ben poco per cambiarlo.
Alzò un sopracciglio per poi visualizzare il messaggio che il ragazzo gli aveva appena mandato, inclinando la testa. “Oh beh grazie!” borbottò con leggerezza. Se non altro Blake le sembrava davvero di buon umore, era felice che il ragazzo sembrasse stare meglio rispetto al periodo terribile che avevano passato per colpa di Naga e tutto quello che ne era conseguito. Anche lei si sentiva meglio, in realtà, le sembrava che i suoi demoni ora fossero molto meno invadenti e più leggeri, per quanto potesse essere possibile. Non aveva ancora elaborato ogni cosa, forse se ne avesse parlato apertamente sarebbe stato molto più semplice riuscire a superare quel che avevano vissuto e passare oltre.
Pensava che non avrebbero fatto altro che passeggiare un po’ per la riserva e si era anche dimenticata della promessa fatta di conoscere Ares e Zeus. Anche volendolo, il suo gatto non sarebbe mai uscito dall’Accademia e dal suo comodo e caldo letto, nemmeno sotto tortura, e non pensava nemmeno che Blake avesse un gatto capace di rispondere ai suoi fischi e di andarsene in giro da solo. Per questo lo guardò confusa e poi sorpresa quando vide arrivare il felino nero, dai penetranti occhi blu. Assomigliava incredibilmente al padrone, questo era innegabile, ma era un gatto elegante e decisamente bello, Mia non riuscì ad evitare di sorridergli e avvicinarsi, seppur con calma e provando a non spaventarlo.
“Ehi, ciao bellissimo…” sorrise con dolcezza, lasciando che la studiasse con attenzione. Mia aveva un certo appeal con gli animali, di solito il suo modo di fare calmo e pacato riusciva a metterli a loro agio, e soprattutto Mia adorava i gatti, li trovava affascinanti ed elegante, non poteva evitare di ammirarli e fermarsi ogni volta che ne trovava uno.
Sorrise con dolcezza e inclinò la testa. “Allora è proprio vero che ti somiglia” ridacchiò con leggerezza per poi lasciare che Ares le annusasse la mano. Se tutto fosse andato bene si sarebbe allungata di più verso di lui e avrebbe provato ad accarezzarlo piano sulla testolina, sforzandosi di essere delicata e non esagerare per non spaventarlo o indisporlo. “Però sei più carino del tuo padrone, lo sai?!” aggiunse lanciando un’occhiata furba a Blake. Trovava quel gatto, in realtà, parecchio simile a Blake, aveva gli occhi di un azzurro quasi uguale a quello del padrone ed erano sicuramente particolare per un gatto nero come quello. Infondo che cosa poteva mai aspettarsi di diverso dal gatto di Blake Barnes?! " Quindi...ti risponde ogni volta che fischi?" domandò interessata, con una certa curiosità.Mia Freeman-SHEET-
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.“Come on skinny love what happened hereEra completamente ignara, Mia non aveva la benché minima idea di che cosa fosse successo tra Mark, Blake e Jessica e non avrebbe nemmeno potuto immaginarlo. Aveva vissuto per anni con la convinzione che Mark fosse il suo demone personale, quell’incubo ricorrente di cui non avrebbe mai potuto sbarazzarsi e che l’avrebbe perseguitata ovunque. Pensava che sarebbe sempre stato un peso solo suo, e già le aveva fatto strano condividere quel racconto con Jessica, figurarsi se poteva arrivare a pensare che qualcun altro sapesse del suo segreto.
Di certo non aveva ancora pensato alla possibilità di parlarne con Blake. Era grata per la sua amicizia, per quello che stavano costruendo, per quel nuovo legame, ma non pensava di essere in grado di aprirsi così tanto, per di più con un ragazzo. Con jessica era stata una coincidenza, un insieme di fattori che l’aveva quasi costretta a parlare: in quella situazione, con tutti quei pregressi, non avrebbe potuto rimanere in silenzio e fare finta di nulla, le doveva una spiegazione. Ma non credeva di essere arrivata a quel punto con Blake, il ragazzo era davvero interessato a sapere di quella storia? Ne dubitava, anzi era certa che non ci fosse nessuna buona ragione per dirglielo.
Aveva ancora paura del giudizio altrui, in parte, e non voleva nemmeno appesantire le sue spalle con il peso di un problema che non lo riguardava e che non voleva potesse in qualche modo influenzare l’idea che lui aveva di lei. Mark era stato un suo problema, una sua enorme colpa, e lui non meritava di vedersi riversato addosso qualcosa che comunque non avrebbe potuto in alcun modo cambiare. Se con Jessica aveva fatto un’eccezione, se con Charles era stata obbligata dagli eventi, non voleva in alcun modo ripetere l’esperienza e coinvolgere qualcun altro.
Tutta quella storia la faceva sentire fragile, le ricordava cose che avrebbe preferito dimenticare e le riportava alla mente una situazione che l’aveva ovviamente distrutta, e che minacciava di distruggere nuovamente la sua vita senza nemmeno così tanta fatica. Si rendeva conto di quanto quella situazione fosse assurda, pensava che andando ad Hidenstone si sarebbe liberata di certi demoni e invece erano ancora lì, pronti a perseguitarla.
In quel momento non voleva nemmeno pensare a Mark, voleva godersi un pomeriggio in compagnia di Blake e stare serena per un po’. Fli ultimi incontri con il ragazzo l’avevano segnata più di quanto le piacesse ammettere e quella sensazione di pace e sicurezza le faceva bene per il momento. Sorrise di fronte alla sua descrizione del carattere di Ares e annuì attenta, continuando ad accarezzarlo con delicatezza. “Proprio il contrario di Zeus, lui detesta starsene fuori, ha spesso freddo quindi il suo habitat naturale è il mio letto, sotto le coperte. Alle volte si sente così tanto padrona di quel posto che mi costringe a dormire in un angolo, ma se non altro mi tiene al caldo, mi fa le fusa ed è un gatto estremamente sensibile. “ spiegò contenta, illuminandosi come accadeva ogni volta che parlava del suo fedele compagno. Poco importava se Zeus detestava tutti tranne lei, ma i due avevano un feeling tutto loro che sembrava indissolubile.
Sorrise alla sua domanda e drizzò di nuovo la schiena, smettendo di importunare troppo il gatto, l’ultima cosa che voleva era infastidirlo. “In realtà avevo solo voglia di uscire, ma adesso non montarti la testa e cominciare a dire che non so proprio stare senza di te!” lo redarguì anche se sapeva già come sarebbe andata a finire e il suo tono era più divertito che realmente severo. Infondo Blake era fatto così, ormai ci era abituata e gli piaceva stare con lui anche per questo.Mia Freeman-SHEET-
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.“Come on skinny love what happened hereAveva escluso Blake a prescindere dalla lista di persone che avrebbero mai saputo di Mark. Una lista molto breve, fino a poco tempo prima, ma che si stava riempiendo a vista d’occhio, senza che lei avesse alcun controllo circa quello che le succedeva intorno. Si era fatta degli amici, e questo era qualcosa, ma di certo non aveva messo in programma di potersi trovare a spiegare quel che era accaduto a qualcuno che non fosse lei stessa. Con jessica era stata una scelta “obbligata”: non se ne era pentita, non pensava di aver sbagliato, ma era la prima ad ammettere che in condizioni normali non si sarebbe aperta così facilmente in merito e non sarebbero arrivate a disquisire di una cosa simile.
Il suo era un trauma così assodato che ormai dava per certo che avrebbe dovuto sempre sbrigarsela da sola, che non esisteva nessuno al mondo in grado di smezzare con lei quel peso, o in grado di comprenderla. Non che fosse una colpa, era felice che nessuna delle persone di sua conoscenza potesse aver mai provato qualcosa dal genere, ma proprio per questo era difficile spiegare che cosa sentiva, cosa provava e pensava, quella sensazione di sporcizia che sentiva sotto la pelle e che non riusciva in alcun modo a reprimere o cancellare.
Non avrebbe mai voluto affrontare quel discorso, non con Blake, non in quel momento, e forse mai. Non si aspettava di certo che quella sarebbe stata la piega presa da quella giornata, non credeva che Blake avrebbe buttato lì un discorso così serio dal nulla. Sì irrigidì immediatamente alla sua domanda, come era ovvio che fosse, e stava cercando di dissimulare, di chiedergli il perché di quella domanda ma il ragazzo la precedette prima che Mia potesse formulare anche solo un pensiero di senso compiuto. Si sentì messa spalle al muro, intrappolata: non poteva negare, non poteva sfuggire, non poteva dire di farsi i fatti suoi. Sul momento si concentrò unicamente su Jessica, d’istinto: lo stomacò le si chiuse all’istante e sentì il senso di colpa invaderlo con la stessa forza di un’onda che si infrange sugli scogli. Mark l’aveva cercata e l’aveva molestata, non era andato fino infondo ma ci aveva provato e senza Blake chissà cosa sarebbe successo… era solo colpa sua. Mark conosceva Jessica perché lei era intervenuta per difenderla, ed era andata ad importunarla probabilmente per la stessa ragione. Come poteva fermarlo adesso? Un conto era prendersela con lei, ma con Jessica?! “Lei…sta bene?! E’ tutta colpa mia, l’ultima volta pur di aiutarmi si è mezza in mezzo, non la lascerà più in pace…” cominciò a mormorare e sarebbe andata avanti così per parecchio se solo Blake non fosse stato intenzionato a portarla a parlare di sé.
Sapeva già tutto a quanto pareva, che cosa poteva mai dirgli? Aveva ragione, avrebbe dovuto denunciarlo ma non lo aveva fatto per paura delle ripercussioni e… Cameron?! Proprio adesso che le cose sembravano funzionare! Mia non lo avrebbe mai ammesso ma la sua non era paura di perdere semplicemente un amico, anche se non era pronta ad analizzarsi così a fondo. Scosse più volte la testa. “Non posso, quel ragazzo è pazzo. E se trovasse un modo per non pagare per quel che ha fatto? Non abbiamo prove concrete Blake, e se provassimo a fare una mossa simile lui si arrabbierebbe ancora di più…” si ritrovò a dire senza in realtà sapere bene che ordine dare ai propri pensieri.
Era fortunato a non essere sola, certo, ma che cosa avrebbe potuto fare? “E’ tornato alla carica quando ha saputo che mi ero iscritta ad Hidenstone, si è presentato nell’appartamento dove vivo con mio fratello a Londra…oh, è successo un disastro quella volta…” sussurrò piano, chiaramente terrorizzata e piuttosto in crisi. Forse Blake non aveva molto tatto ma era impossibile non capire in che condizioni fosse in quel momento, i suoi occhi lucidi e la voce tremante parlavano da soli.Mia Freeman-SHEET-
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.LILITH CLARKEDioptase - PrefettoCode ©#fishbone
Cosa stava facendo Lilith Clarke quando quel messaggio arrivò al suo telefono?
Era sul letto, tranquilla, gambe incrociate, con la divisa ancora addosso a leggere un libro chiamato "Mille modi di uccidere il proprio fidanzato e non lasciare tracce", prendendo attentamente appunti sulle dinamiche per uscirne pulita e come togliere il sangue dai propri vestiti, sia mai si macchiasse qualcosa per sempre, sarebbe andata su tutte le furie.
La parte più difficile, sembrava quella di coprire il corpo, insomma occultare un cadavere era veramente difficoltoso: triturarlo con un frullatore? Buttarlo giù da un dirupo? Avrebbe reso le cose più semplici, questa piccola opzione, ma doveva star attenta a non far trovare tracce di lei sul suo corpo. Che poi, aveva anche un ottimo alibi, qualora fossero state trovate sul corpo del proprio fidanzato, delle impronte della ragazza: beh, lo toccava, quindi era normale che - essendo una coppia - le sue impronte fossero ovunque.
Quando squillò il telefono, lesse il messaggio e ... capì.
Non importava quanti anni sarebbe rimasta in carcere, ma lo avrebbe ammazzato seduta stante, e anche con testimoni! Ma nessuno glielo avrebbe tolto dalle mani, non oggi.
Lanciò il libro via e Seth la guardò perplesso, perché arrivò ad un centimetro dal suo musetto macchiato che stava sonnecchiando per benino.
Il micio si stiracchiò e decise di seguire la sua padrona, che sembrava essere su tutte le furie, talmente tanto che prima di andare bloccò il contatto di Blake sul suo magifonino.
«E' solo un'amica. Non la vedo da una settimana. Oh, certo! Ora gliela faccio vedere io!» blaterava tra sè, mentre a passo velocissimo giungeva al punto d'incontro.
I suoi capelli erano neri come la pece, con sfumature viola.
Blake sapeva benissimo cosa significasse quel suo colore di capelli e avrebbe sicuramente capito.
«Non ti arrabbiare, capito Seth, mi dice anche non ti arrabbiare.» il gatto l'aveva seguita, come se fosse necessario per lui assicurarsi che la sua padrona non facesse niente di male.
Quando Lilith arrivò, i suoi occhi videro una scena che avrebbe preferito non vedere. Il suo cuore si fermò e sentì una fitta fortissima.
In volto divenne rossa e sentì le orecchie scottarle dalla rabbia, strinse i denti e guardò prima Mia, poi la mano sulla sua guancia e poi Blake.
Su di lui si soffermò, con uno sguardo che lanciava saette e fiamme assassine.
«Se ti avvicini a me, ti ammazzo, Barnes. Rimani dove sei e facciamo presto.» lo indicò col suo indice accusatorio, la mascella indurita dai denti che venivano stretti tra loro.
Non voleva un tocco dal ragazzo, non uno solo.
Prese il suo gatto bengalese in braccio, sapendo che era pronto a graffiare chiunque si sarebbe avvicinato senza che la padrona lo volesse «Di cosa dovete parlarmi, piccioncini?» era furiosa come mai nella sua vita. E questa volta, meditava vendetta.. -
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.“Come on skinny love what happened hereFaticava a realizzare tutto quello che stava succedendo in quel momento. Mia non era il tipo di persona a cui piaceva crollare in pubblico, eppure stava quasi piangendo di fronte a Blake, era chiaramente spaventava e sapeva che non avrebbe resistito troppo a lungo. Di certo non pensava che quella giornata, partita così bene rispetto al solito, sarebbe finita in quel modo. Si sentiva scoperta, nuda, non aveva di che cosa sarebbe successo da lì in poi e non sapeva come prendere tutte quelle rivelazioni. Preoccuparsi di Jessica, prima di qualsiasi altra cosa, le era venuto naturale: non voleva che qualcun altro venisse coinvolto in tutto quello, non aveva la forza per affrontare un problema così grande nato all’improvviso.
Pensava di essere l’unica vittima di Mark e quello le sarebbe andato davvero bene, non poteva affermare che fosse quel che voleva ovviamente ma era il male minore. Le parole di Blake alleviarono solo in parte la sua paura: sapeva che cosa il ragazzo fosse in grado di fare, e per quanto si fidasse di Barnes temeva che avrebbe finito per cacciarsi di nuovo nei guai solo per difenderle. Blake aveva un modo tutto suo per affrontare i problemi, Mia ormai aveva imparato a capirlo, e non voleva che il ragazzo rischiasse davvero di essere cacciato da Hidenstone per colpa sua. “Lo so, so che vuoi proteggerti…ma non fare cavolate ti prego…” sospirò piano, sperando di riuscire in qualche modo a convincerlo per quanto dubitasse di avere così tanta influenza su Blake Barnes da convincerlo a fare qualcosa del genere.
Non aveva idea di chi avesse contattato, a dirla tutta in un momento simile avrebbe voluto tanto rimanere da sola, al massimo con Blake: non era in grado di gestire le proprie emozioni con più di una persona contemporaneamente, soprattutto ora che non sentiva di avere così tanto controllo su di esse. Blake non poteva saperlo e, anche volendo, aveva sicuramente sensibilità ben diverse tra loro e dubitava che avrebbe davvero potuto capire come si sentiva in quel momento. La verità era che Mia aveva appena visto crollare anni e anni di pianti silenziosi, di segreti, di pensieri che aveva tenuto unicamente per sé, e cominciava a vedere il suo problema come qualcosa di effettivamente reale, esposto alla luce del sole.
Apprezzò comunque quel contatto, lasciò che le sfiorasse la guancia anche se non era solita accettare di buon grado certi gesti, infondo era Blake, stava mantenendo il contatto visivo e sapeva che non voleva farle del male, glielo aveva già dimostrato ampiamente. Sapeva che non era colpa sua? Non ne era sicura, per anni aveva pensato di averlo in qualche modo istigato, di aver comunque contribuito a quella situazione con il suo atteggiamento, i suoi desideri stupidi e le sue illusioni.
Ascoltò il suo discorso, cercando di concentrarsi sulle sue parole e non perdersi nei propri pensieri. Sentì comunque il cuore accelerare nel petto quando le comunicò di aver chiamato anche Jessica e Lilith, e si sforzò all’istante di darsi un minimo di contegno: la prima l’aveva già vista così, ma erano ubriache, e con Lilith provava anche una sorta di vago timore, non riusciva a sentirsi abbastanza sicura all’idea di mostrarsi così fragile anche di fronte a lei. Annuì semplicemente, incapace di mettere assieme una risposta sensata: non avrebbe potuto dire niente che potesse fermarlo, Blake aveva già agito di sua spontanea volontà, e se avesse potuto avrebbe volentieri evitato di piangere davanti a qualcuno. “Va bene…” disse solo alla fine, accennando un sorriso tirato e poco convinto.
Non aspettarono poi molto, qualche istante dopo la voce di Lilith ruppe, con la stessa forza di un tuono, il silenzio, facendo sentire Mia anche peggio. Non era colpa sua, certo, ma si sentì subito in difetto per quello che la ragazza aveva appena visto, per quanto quella scena fosse fraintendibile. Si era impegnata per dirle che non provava niente per Blake, sapeva dei suoi dubbi e ora le permetteva anche di assistere a qualcosa del genere. Nonostante la vicinanza di Blake fosse una delle poche cose che la teneva insieme in quel momento si sforzò di allontanarsi, scuotendo piano la testa. “Non… non è successo niente, Blake non stava facendo nulla… Io non mi sono sentita molto bene, stava solo provando ad aiutarmi.” provò a dire, nel tentativo di risparmiare a Blake la rabbia di Lilith o chissà che altro. Ci mancava solo che fosse lei quella che li portava a litigare! Dannazione, avrebbe voluto davvero sotterrarsi in quel momento. L’arrivo di Jessica la confortò solo in parte, cercò di accennare una smorfia simile ad un sorriso e si appoggiò alla staccionata. Prendendo un lungo respiro. “Stavamo…parlando di Mark.” ammise alla fine. Si sentiva in dovere di essere lei ad iniziare il discorso, ma fu comunque costretta ad abbassare lo sguardo e cercare di mettere assieme i pensieri. “Lilith, che cosa sai tu di Mark Wright?” domandò, perché in effetti non aveva idea di che cosa le avessero detto.Mia Freeman-SHEET-
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.LILITH CLARKEDioptase - PrefettoCode ©#fishbone
Ormai l'intera combriccola era lì, con gatti annessi. Quando arrivò Jessica si sentì un po' meglio, visto che sembrava che oggi le cose non sarebbero andate di nuovo bene, per lei e Blake. Fece un passo indietro, affiancandola perfettamente «Non lo so nemmeno io, Jeje... so che quando sono arrivata le mani non erano al loro posto. Questo è poco ma sicuro.» abbassò la voce in un sibilo verso l'amica. Seth, nel frattempo, allungò il musino verso il braccio di Jessica cercando le sue attenzioni. Quando Mia parlò, il suo sguardo glaciale si puntò su di lei, era carico di rabbia e quelle parole non fecero che aumentare la sua emozione, quindi schiuse la bocca per semplici parole «Sei diventata anche il suo avvocato difensore? Ha la bocca per parlare, senza che ci sia qualcun altro a difenderlo. Inoltre, discolparsi è un'ammissione di colpa, giusto per aggiornarvi.» sì, era bella che furiosa e non ammetteva repliche a quello. Fulminò con lo sguardo anche Blake, quando la salutò. Mentre per Ares, beh, si accoccolò su se stessa e gli diede un paio di carezze carine, godendosi le sue fusa, prima di rialzarsi e notare che il veto di avvicinarsi era stato violato da Blake. Lilith scostò il capo cercando di evitare quel bacio, mentre Seth soffiò appena verso il ragazzo, come se fosse la sua guardia del corpo «L.o.n.t.a.n.o.» scandì al meglio la parola, quindi lo vide allontanarsi e sentì Mia nuovamente parlare.
Quando sentì il nome di Mark, Lilith guardò Jessica «E' lo stesso...?» il tono verso di lei era molto meno duro, più amichevole. «E' un ottimo studente, un po' farfallone. Perché?» domandò alzando un sopracciglio? Non sapeva cosa fosse successo a Mia, e non sapeva se lei sapesse di Jessica, quindi rimase sulle sue..