Scaldare i muscoli

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    Jesse Lighthouse | Black Opal
    "Uh sì, ciao, vado ad allenarmi, Blake" il ragazzo si era preso un zainetto con un po' di cose (blu con sopra il logo dei Marine) e si era appoggiato allo stipite della porta della stanza che divideva con il suo migliore amico "Insomma... lo sai, vado, ma se hai bisogno ci sono, anche per la bacchetta, ma ecco, se non hai bisogno per un'oretta o due uh, meglio!"
    Fece spallucce, un ultimo sorriso un po' colpevole e congedò il ragazzo, avviandosi poi fuori dai suoi dormitori, confidando che sabato mattina non ci fosse l'inferno di gente e soprattutto che la stanza di cui necessitava fosse libera, anche perché teneva particolarmente quel giorno a fare là allenamento 'Sì, insomma, io non patisco un cazzo perché sono stupido, ma così stupido che non prendo neanche il raffreddore' aveva sentito quel modo di dire in un anime e da quel giorno ne aveva fatto largo uso sulla sua persona, soprattutto nel periodo invernale 'Ma Adamas non è come me: lui è uno ok, normale! Nel senso, non posso farlo allenare con i pinguini, è pure nero, cioè, sarà di qualche stato Africano, patirà un pacco il freddo!'
    Il Giulia De Lellis d'Inghilterra inforcò il magifonino e mandò un messaggio all'amico per ricordargli l'appuntamento ("Sto uscendo, confermo per le 10 nella stanza delle necessità. Se non stai bene, uh, tranquillo, mi alleno anche da solo! A dopo, J". Lo scrisse e lo rilesse un paio di volte, camminando lungo i corridoi a testa bassa, salvo poi annuire e premere invio 'Ok, e ora pensiamo all'allenamento!'
    Istintivamente si stiracchiò e nel raggiungere la stanza dapprima gioì per averla effettivamente trovata libera, e poi iniziò a camminare immaginando ciò che loro occorreva 'Sì, insomma, una palestra: qualche macchinario, un posto dove correre... roba così, dai... nel senso, uh, vanno bene un sacco di cose... alla fine basta che non faccia un freddo porco!' indicazioni molto precise, non trovate?
    La stanza pareva essere più sveglia del ragazzo, o almeno questa fu l'impressione del prefetto nel varcar la soglia e scoprire, con suo sommo stupore, come si fosse in effetti materializzata una vera e propria palestra "Uh, che figata!" esclamò lui, spalancando la bocca ed osservando come la stanza avesse riprodotto la classica sala allenamenti di una palestra babbana, piena di attrezzi, ivi inclusi dei tapis roulant "Cavolo: dove firmo l'abbonamento annuale?" esclamò lui entrando ed iniziando a guardarsi intorno.
    Posò a terra il proprio zaino, quindi inforcò ancora il magifonino, informando l'altro di come la stanza fosse loro, quindi lo attese, già pronto per l'allenamento, come promesso: indossava scapre nike bianche e blu, seguite da dei pantaloncini che gli arrivavano al ginocchio bianchi, cui aveva sommato una canotta verde militare.
    Si sedette a terra, incrociando le gambe, quindi iniziò a giocare a cellulare, imprecando conseguentemente.
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    Adamas Vesper
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    ‘Cavolo - non avrei dovuto accettare l’invito così impudentemente… e ora? La situazione sarà tesissima... che faccio?’
    Jesse gli aveva chiesto se volesse allenarsi, e Adamas ovviamente aveva accettato; sarebbe stato un allenamento normalissimo… se non fosse stato per il fatto che, qualche giorno prima, l’Ametrino aveva ammesso a Blake che aveva una cotta per il ragazzo. E conoscendo Blake, quasi sicuramente non aveva tenuto la bocca chiusa.
    ‘Beh, potrei dargli pacco - sempre se si dice così. Però… mi dispiacerebbe: se non sa nulla, magari potrebbe rimanere deluso, oppure prendersela con me… forse la cosa migliore è presentarsi e vedere come evolvono le cose?’
    Avendo preso tale risoluzione, si era vestito in maniera più sobria rispetto al primo allenamento fortuito con Jesse (una tuta nera, con una canottiera bianca per l’occorrenza); l’appuntamento era nella Sala delle Necessità o come caspita si chiamava. Era strano che anche Hidenstone ne avesse una: quella di Hogwarts, dopo gli eventi della Battaglia famosa, era ben conosciuta. Chissà perché l’architetto di Hidenstone aveva deciso di ricostruire una stanza simile - e chissà quale magia ne permetteva il funzionamento. Imparare un incantesimo così potente sarebbe stato utile, ma certo c’era bisogno di più allenamento.
    Sentì vibrare il magifonino, e lesse il messaggio di Jesse: sembrava che fosse tutto a posto, ma con quel ragazzo non si poteva esserne certi. Insomma, non puoi essere amico di un Barnes e non imparare a dissimulare un po’ l’ansia, la paranoia o l’incertezza, no? Rispose al Black Opal con un semplice “Ok, vengo”, prima di percorrere l’ultima rampa di scale. Ovviamente, il piccolo doppiosenso passò inosservato all'Ametrino.
    ‘Devo calmarmi - questo non è sicuramente un umore utile per allenarsi…’
    Arrivò di fronte alla porta della stanza, per poi iniziare a pensare ‘Vorrei entrare nel posto che Jesse ha scelto per l’allenamento’ in una miriade di varianti diverse. Una di quelle, fortunatamente, funzionò, per cui Adamas potè entrare nella Sala. Erano le 9.59.
    “Ciao, Jesse…”: cercò di far suonare la sua voce il più naturale e tranquilla possibile. Doveva ammettere che l’outfit scelto dal ragazzo gli donava molto. Certo, una parte di lui avrebbe voluto vederlo senza - ma fu messa a tacere relativamente in fretta, evitandogli l’imbarazzo. "Che... a cosa giochi, di bello?": forse fare domande innocenti l'avrebbe salvato dall'imbarazzo. O forse, molto probabilmente, non sarebbe servito.
    “Wow - è davvero ben fornita… ma non conosco molti attrezzi - immagino sia una palestra Babbana? Potrebbe… ecco, potrebbe servirmi una mano…”
    'Stupido Adamas - se mi dà una mano... rischio di combinare guai. Perché l'hai detto? Sembri una damigella in difficoltà...'
    Sapeva giusto due o tre cose sulle palestre Babbane - insomma, i video di YouTube di aitanti ragazzotti Babbani che si allenavano erano serviti a qualcosa, ma non potevano supplire ad anni ed anni di conoscenze.
    “Avevi una... scheda -credo si chiamino così - in mente? O la Sala può fornirci un allenatore…?”
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    Jesse Lighthouse | Black Opal
    'Sì ecco, magari... sì ecco, potrei approfittare per parlargliene'
    Adamas nel recarsi all'appuntamento aveva i suoi drammi da teenager associati a Blake Barnes, ma era evidente che quella piaga umana avesse dovuto colpire anche altrove, ovvero in un disagiato cronico come Jesse no?
    Se il mulatto si stava chiedendo come parlare della sua omosessualità a Jesse, questi si stava facendo la medesima domanda, sospinto da discorsi vecchi di settimane, ormai, ma che comunque ancora gli affollavano la mente 'Perché sì, glielo voglio dire, ma...' ma non voleva offenderlo, o fargli capire qualcosa di più o peggio farlo sentire usato 'Nel senso... io voglio allenarmi con lui e basta, perché è simpatico... però.. sì ecco, se non ne parlo è come mentire no? E poi in effetti... io non ci capisco un cavolo in queste cose, lui sicuramente è più sul pezzo...'
    Giocare lo aiutò distrarsi. Si mordicchiava leggermente il labbro nel mentre tendeva a fatica tutti i suoi muscoli, alzando la testa solo quando sentì la porta aprirsi "Uh, ciao!" esclamò lui, brevemente, tornando poi al giochino per finire il livello "Dammi un attimo per finire il livello, ok?" affermò lui, accelerando il gioco e cercando di spammare attacchi per concludere il più rapidamente possibile.
    "Final Fantasy Brave Exvius, è un JRPG che si basa sulla saga di Final Fantasy con tutti i personaggi. Ha delle componenti che richiamano il classico sistema a tutti, ma è un po' più hack and slash" disse lui, fondamentalmente abusando di termini forse per fare il figo, e quasi certamente gettando in panico un povero Adamas, che appariva confuso e felice pure davanti ad una palestra babbana, per quanto Youtube e Youporn gli avessero fornito un minimo di riferimento.
    "Finito!" esclamò lui, spingendosi poi indietro per balzare in piedi da seduto, posando poi il cellulare lontano e affondando le mani nelle tasche "Sì, è una classica palestra babbana... ci possiamo fare un sacco di cose" spiegò lui "Anche se in effetti... sì, ecco, diciamo che non avevo proprio un'idea precisa su cosa fare... nel senso... non ho una scheda, ma uh, questa sala ha tutto, quindi magari se lo desideri appare!" pensò lui, sentendosi per un attimo Erik, vedendo a terra emergere effettivamente due foglietti.
    "Uh, fico! A me suggerisce le braccia, a te?" disse allungandogli la propria e non leggendola, forse un po' troppo rispettoso della privacy "Facciamo un po' di riscaldamento e iniziamo, che dici?" propose lui, iniziando poi a sgranchirsi.
    "E ovviamente, lo sai, puoi contare su di me, no? Nel senso... non avevo una scheda ma sono venuto diverse volte in palestra e so usare gli attrezzi: se vuoi ti seguo io passo passo... sì, in fondo sei venuto a tenermi compagnia, è il minimo che possa fare, no?" propose infine con un candido sorriso, alzando un pollice per mostrare il suo entusiasmo.
    E tutto il discorso del coming out? Oh, non era certamente finita lì, ma al momento Jesse aveva altre priorità, come sapere come stesse l'amico e divertirsi con lui: per le confidenze, ci sarebbero stati altri momenti. Peggiori, in suo perfetto stile.
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    Adamas Vesper
    Studente | 17 anni

    “Ehm - certo, prenditi il tempo che ti occorre…”
    Adamas si perse a guardare Jesse mentre giocava e sciorinava termini completamente sconosciuti. JRPG? Hack & slash? Final Fantasy Vattelapesca? Come previsto, quei termini lo stavano mettendo in seria difficoltà: chiedere al Black Opal cosa significassero, tuttavia, poteva passare come un marcatore mastodontico di ignoranza. Tuttavia, un po’ di curiosità su quel tema c’era; non sarebbe mai diventato un gamer fatto e finito, ma… forse era quello il modo per mettere in pratica i consigli di Blake. Mettere Jesse a suo agio poteva essere la risposta?
    “Ehm… devo ammettere che non so di cosa tu stia parlando… posso vedere?”; se Jesse glielo avesse permesso, si sarebbe avvicinato per guardare con discrezione lo schermo del suo magifonino.
    “Come funzionano questi videogames? Non… non credo di essere abbastanza bravo per la tecnologia Babbana”; sorrise a Jesse, un po’ in imbarazzo e un po’ per il piacere di essere insieme a lui. Gli unici momenti in cui era riuscito a stare in sua compagnia erano stati eccezionalmente imbarazzanti (meglio non ricordarli), o non esattamente tranquilli (anche se forse Naga e Cora l’avevano aiutato ad avvicinarsi al Black Opal), oppure non così intimi. Lo Jul Ball era stato drenante, sotto questo aspetto: la combo tra situazione sociale e appuntamento romantico di Jesse non era stata fortunata, e durante i giorni successivi, in solitudine a Dering Woods con la sua famiglia, aveva rimuginato molto sui suoi limiti..
    Per questi motivi si stava godendo quei fugaci attimi di pace, pur sapendo che non sarebbero durati in eterno. Quando il biondo si fosse alzato Adamas l’avrebbe seguito, probabilmente un poco rosso in volto a causa della loro vicinanza e per il rimuginare su quei pensieri.
    Vide apparire i due foglietti e, seguendo l’esempio di Jesse, avrebbe letto il suo. Sembrava che le situazioni dovessero ripetersi in maniera similare, quando aveva una cotta: pareva che imitasse in tutto e per tutto ciò che faceva l’altro, senza pensare troppo. Era successo la notte contro Naga con Nikolai, e si stava ripetendo ora; forse era il caso di diventare più autosufficiente… ma in quel momento non aveva la lucidità mentale per farlo.
    “A me… dice squat. Però farei anche un po’ di allenamento per le braccia, ma immagino ci possa essere tempo anche dopo…”
    Forse quella stanza sapeva che nel loro primo (e fino a quel momento unico) allenamento, Adamas aveva dovuto rinunciare ai suoi squat per quelle che potrebbero essere definite cause di forza maggiore. Forse aver accettato i suoi sentimenti poteva aiutarlo a non… avere lo stesso problema, per così dire.
    “Certo, il riscaldamento va bene - a me andrebbe di saltare la corda. Secondo te può andare bene?”
    Stava mantenendo la discussione su argomenti neutri, perché andarsi a impelagare sui sentimenti era davvero una pessima idea. Anche se avrebbe tanto voluto indagare sulle mosse di Blake; ma come avrebbe potuto iniziare quel discorso?
    “Allora… come procede la vita? Cioè... a parte le lezioni non ci vediamo molto ed, ecco... io...”: arrossì involontariamente, come solo Jesse sapeva fargli fare.
    ‘Ottimo - qualunquismo e frivolezza fanno miracoli, vero Adamas? Santo Cielo, dovrai iniziare un corso sulla conversazione spicciola - sei… troppo imbranato…’
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Jesse Lighthouse | Black Opal
    Adamas gli disse di prendersi il tempo che gli occorreva. Al sentirglielo dire dovette distogliere per un istante lo sguardo dal gioco, lanciandone uno penetrante al giovane moretto "Faccio veloce" affermò lui "Vuoi guardare intanto?" gli chiese anche se in effetti l'altro parve giungere a quella conclusione anche da solo 'Uh, fico, sono tipo pewdiepie!' si disse lui quasi compiaciuto della compagnia, di aver qualcuno che lo osservasse, per quanto la cosa lo imbarazzasse, al punto di costringerlo a rispondere in gergo stretto, tra l'altro abusando anche e non poco di alcuni termini al solo scopo di far bella impressione. Fortunatamente Adamas stava alla tecnologia quanto Blake alla sobrietà, sicché non notò le sbavature e gli incasinamenti del giovane, approcciandosi semplicemente a ciò che stava vedendo e pendendo dalle labbra del giovine, il quale, mordendosi il labbro ci provò 'Dai Jesse... è un mago, capisce niente di queste cose: lui conta su di te' il che in effetti la diceva lunga su quanto fosse messo male.
    "Final Fantasy ha fatto un sacco di giochi... comunque su questo ci sono molti dei personaggi e vedi... io controllo questi" e indicò il lato destro dello schermo "Qui ho i nemici e sopra mi dice quante altre orde, ovvero insieme di nemici, devo affrontare. Ogni personaggio ha un attacco base e uno speciale e io devo decidere cosa fare. Ognuno attacca al suo turno, poi incasso e vado avanti così. Man mano che uccido nemici guadagno esperienza e così salgono di livello e diventano più fighi... poi questo è complicato e ci sono anche le armi e un pacco di altre cose, ma di base è così: nemici, ta-ta-ta-ta-ta-ta e poi stage dopo o imprecazioni perché ti menano. E in fondo ci può essere uno più duro degli altri" quello col viagra? "Il boss... e se lo batti vinci premi, ricompense e cose varie"
    Sicuramente il ragazzo era stato meno criptico di prima e aveva anche indicato le cose a schermo all'altro, quindi era possibile che l'altro ci avesse in effetti capito un minimo di qualcosa a quel giro, ma non si poteva mai dire, in fondo "Dovresti provarlo... nel senso... la storia è carina e c'è anche la magia... non ci azzecca niente con la nostra, ma ehi, sempre meglio di uno sparatutto dove devi imparare la differenza tra di utzi e il fucile a pompa, no?"
    Jesse era uno da uovo oggi al posto della gallina domani, quindi si accontentava di piccole epifanie come il fatto che fosse più accessibile un gioco di un altro, tuttavia andava anche detto che non erano lì per videogiocare, ma per fare allenamento. Fu la stanza stessa a fornire subito loro un piano e tanto per cambiare ad Adamas fu offerto di rassodare le sue chiappe d'acciaio, anche se lui, altrettanto prevedibilmente, anche solo per tener fede al suo quirk, pareva ben disposto ad emulare il Lighthouse "Uh, come vuoi... nel senso... tanto la stanza è enorme qualsiasi cosa facciamo riusciamo a parlare" sempre che avessero abbastanza fiato in corpo, ovviamente, cosa che avrebbero potuto iniziare a testare saltando la corda.
    "Andata" Jesse accettò subito l'idea dell'amico e prese una corda per sé e una per lui, quindi si sgranchì un po' e iniziò a saltare, piano, in modo da avere anche modo di parlare un minimo senza perdere troppo il ritmo "Vero ci siamo visti davvero poco... è che ero molto incasinato... sai, il ballo... Blake.. solite cose..." propose lui, abbassando progressivamente il tono della voce, forse per un po' di vergogna 'Sì ecco, ero occupato con Josh...' e per quanto non vi fosse nulla di male, forse se lo stava celando qualcosa c'era che non andava 'No è solo... cavolo... quando glielo dico ecco'
    Manco a dirlo inciampò. Imprecò una volta, scosse la testa e riprese a saltare "Tu invece, che combin-auch?" propose lui, inciampando ancora 'CONCENTRATI JESSE!' si disse lui, forzandosi a contare i salti, ma trovando ben presto la sua mente, come al solito, a divagare e generare ansia dal nulla 'Sto mentendo: quando lo scoprirà mi manderà a fanculo. Ma forse, se glielo dico mi manda a fanculo lo stesso perché è troppo tardi, quindi forse non vale la pena rovinare l'allenamento no?'
    Se ci fosse stata un corso in architettura di castelli in aria, Jesse avrebbe avuto la laurea ad honorem, ma non era quello il caso e il fatto che lui continuasse ad inciampare regolarmente era anche segno di quanto si stesse comunque concentrando in maniera infruttuosa 'Oppure glielo dico e si arrabbia perché pensa che o dici di essere gay o sei solo un poser... che cazzo ne so!'
    Le ansie erano tante e lui non era mai stato bravo a gestire, quindi all'ennesima imprecazione si mise a terra sospirando "Sì ecco... non sono mai stato bravo con la corda... poi se ho cose per la testa è anche peggio... sì ecco...il fatto è che... era un po' che volevo parlarti, ma non trovavo mai l'occasione... mi sembrava sempre... boh fuori luogo, mi sembrava di essere scortese o peggio che tu potessi pensare che fossi uno che usa la gente e la butta via o che mente... sì, insomma, io mento, ma non tanto, poco poco, anzi, diciamo che non mento quasi mai se non perché devo per mantenere un segreto... o perché... sì, ecco, sto divagando immagino"
    Sì Jesse, stavi decisamente divagando e forse Adamas si meritava di meglio di questo no? 'Sì, ecco... dobbiamo allenarci no?' però ormai la bomba era stata scagliata, quindi doveva per forza dire qualcosa: mettendosi una mano tra i capelli si rese conto di essersi forzato la mano da solo, sostanzialmente a caso, in suo pieno stile, quindi con un sospiro piantò i suoi enormi occhioni un po' tremolanti sul moro.
    "Sì ecco... a ottobre ho baciato Jessica... e forse questo lo sapevi anche... solo che ecco... nel frattempo ho fatto anche un casino con Joshua Evans... sì, ecco... diciamo... diciamo che più che aver fatto un casino ho fatto tutto... tipo tutto tutto"
    Era italiano tutto-tutto? E soprattutto, era legale usare un termine del genere non in un forum pancino? Erano domande interessanti, anche se in fondo la domanda di questo narratore era un'altro: che diamine avrebbe capito Adamas di tutto quello sproloquio. E soprattutto, cosa gli avrebbe impedito di scappare dalla porta urlando?
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    Adamas Vesper
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    Ascoltò la spiegazione doviziosa di particolari di Jesse in parte estasiato dalla sua vicinanza, in parte confuso da quanto detto: non si capacitava ancora di come i Babbani avessero interpretato la magia in maniera così originale eppure così buffa.
    ‘Come se delle paroline magiche siano l’unica cosa che occorre… sono divertenti, i Babbani. Sprovveduti, ma divertenti.’
    “Sparatutto? Utzi? Fucile a pompa? Cosa sono, degli sport Babbani degli Stati Uniti? Non li conosco… tu ci sai giocare?”
    Essere completamente all’oscuro di certi argomenti aiutava di sicuro Adamas a sembrare più stupido di quanto in realtà non fosse.
    Tutto sembrava andare per il verso giusto; l’allenamento stava iniziando senza intoppi, e l’Ametrino si stava quasi rilassando a parlare con Jesse e preparare il fisico per gli esercizi.
    Finché non saltò fuori il nome di Blake.
    “Oh - eh sì… sono stati giorni strani…” ridacchiò nervosamente. Il cambiamento del tono di voce di Jesse era preoccupante: che avessero parlato anche dei sentimenti che nutriva per il Black Opal? In quel caso, cosa ne pensava Jesse? Il nervosismo di Adamas si fece sempre più palese-, col rischio che si tradisse da solo come al suo solito.
    “Oh - e…” cercò un argomento per sviare il discorso da Blake. Aveva un fortissimo timore che avesse spifferato qualcosa. “Come sono andate le vacanze? Dove… dove sei stato?”
    Iniziò a saltare la corda, anche lui impacciato come Jesse ma evitando per grazia divina di inciampare e rompere il ritmo; tuttavia, al secondo errore di Jesse, si fermò un attimo per soccorrere l’amico, pur se non ce n’era effettivo bisogno.
    “Tutto bene, Jesse? Hai… hai preso una storta?”; in quel caso si sarebbe fermato, gli avrebbe magari fatto un massaggio alla caviglia, e... dovette fermare la sua immaginazione prima che fosse troppo tardi. Tuttavia, quando l’amico smise l'esercizio iniziando a parlare a ruota libera, l’ansia di Adamas aumentò vertiginosamente. Cos’altro poteva frullare in testa a Jesse, se non il segreto che aveva detto a Blake?
    “Ecco… se è per quello che ti ha detto Blake su di me - insomma… stai tranquillo. So già che è impossibile, ecco…”; le parole lasciarono la sua bocca (e il suo cervello) prima che potesse fermarle. Non poté fare a meno di pensare che ad Hogwarts, nonostante tutto il caos successo e lo scandalo in famiglia, forse forse le cose erano più semplici: insomma, si sentì un po’ come un topo che rimpiange le trappole quando viene inseguito da un gatto. Le trappole, perlomeno, stanno ferme e si possono evitare.
    Si rese conto però che aveva travisato tutto.
    “Ehm… sì, so di Jessica” (‘C’ero anche io...‘) “ma… cosa vuol dire… tutto tutto? Joshua? Ma… è un ragazzo… cioè...”
    Fortuna che c’era Adamas a constatare l’ovvio, altrimenti il mondo sarebbe stato perduto.
    “Mi stai dicendo che… ti piacciono anche i ragazzi?”
    Ok, forse per una volta in vita sua Adamas aveva accantonato il tatto, ma era stato in condizioni di estrema necessità. Voleva capire ciò che stava succedendo, e l’unica cosa che stava tenendo a bada gelosia, rabbia e invidia verso Josh era il fatto che nessuno dei due interessati sapesse ciò che provava Adamas. E un po’ anche la punta di soddisfazione nel ricordare che l’altro, possibile rivale in un’eventuale relazione omoerotica era sparito già da qualche tempo. Certo, in seguito si sarebbe sentito meschino per quell’attimo di gaudio, ma l’avrebbe superata in qualche modo.
    “Scusa - non volevo metterti a disagio. Ma… quindi non c’entra niente Blake?”
    ‘Diamine, devo proprio imparare a tenere a freno la lingua!’
    Ma solo nei momenti sbagliati, Adamas. Nei momenti giusti può essere molto utile.
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    Adamas conosceva davvero poco del mondo babbano, non certo per colpa sua, ma la sua buona volontà nell'imparare si andava costantemente a scontrare contro un muro, se dall'altro capo della conversazione c'era Jesse, confuso e strano già di suo e praticamente reso alieno se trattante temi astrusi.
    "Eh? Ma va, sono armi da fuoco babbane, molto di moda, ecco. Negli sparatutto devi in pratica sparare e ammazzare qualsiasi cosa si muova... e per farlo bene devi sapere le varie armi e come funzionano ecco... quindi, sì dicevo, magari la magia non è la nostra e c'entra poco e niente, ma sempre meglio che dover imparare pure come sono le armi da fuoco, no?
    Uno stage era finito sicché il ragazzo si piegò all'indietro sollevando il capo e regalando all'altro un sorriso al contrario, tornando poi al proprio gioco, che ovviamente vinse, cosa che permise ad entrambi di approcciarsi alla loro tabella di marcia e fare quello per cui erano lì (o almeno provarci).
    "A natale dici?" chiese lui quando gli fu domandato delle sue vacanze, nel mentre prendeva le corde perporgerne una al nero "Sono stato con i miei - e un giorno anche con Blake - in Grecia... o meglio, a Creta... ai cretesi non piace sentirsi dire che sono greci, ecco" propose lui con un barlume di sorriso "Tu invece eri rimasto a casa, vero?" chiese con dolcezza, del resto non aveva ragioni per non provare affetto e simpatia per Adamas, che si mostrava come un ragazzo gentile e dolce, al punto da ispirare fiducia e protezione nel prefetto, tanto bastava da mandarlo in paranoia riguardo il suo non-troppo-piccolo segreto.
    "Sto bene, tranquillo, solo... sì ecco sono una schiappa con la corda!" in vero non se la cavava poi così male, ma era tanto preoccupato di poter rovinare ogni cosa con il moretto da non riuscire a tenere un ritmo fisso, finendo con l'inciampare ogni tre per due, con relative imprecazioni.
    Alla fine, come fin troppo spesso gli accadeva, decise di vuotare il sacco, di colpo, senza un vero perché, e senza neanche chiarire troppo bene cosa intendesse dire "Sì, ecco... tutto tutto... è tutto tutto" non che dirlo con un'enfasi maggior desse maggior senso alle sue parole, tuttavia era anche vero che molto spesso le parole ripetute avevano un connotato sessuale (bunga bunga, chupa chupa...), tanto che alla fine Adamas lanciò i propri neuroni oltre l'ostacolo e compì il miracolo di comprendere cosa Jesse stesse cercando di dire.
    "Sì, ecco... esattamente quello" colpito e affondato, Jesse sgranò gli occhi e richiamò le ginocchia al petto, stringendole nel mentre volgeva di lato lo sguardo 'Ah, cavolo, come ci sono finito qui?' si chiese lui, arrossendo sempre di più "E... ecco... sì... direi che mi piacciono i ragazzi... e sì ecco io e lui abbiamo fatto ecco... tutto... davvero tutto tutto"
    Jesse sarebbe mai riuscito ad esprimere la propria sessualità senza quella dannatissima definizione ripetuta? Ai posteri l'ardua sentenza, ma sicuramente qualcosa cambiò nell'espressione del ragazzo quando l'altro tornò, ancora, su Blake "E' successo qualcosa con Blake?" chiese lui accigliato "Avete litigato?" chiese lui, mentre la sua fantasia dispiegava le ali, grazie alla paranoia, al punto che schizzò in piedi di colpo "NON TI SAREI PRESO UNA COTTA PER LUI SPERO!" esclamò lui, urlando quasi "Se lo scopre Lilith, ti uccide!" ammise lui, mettendosi le mani nei capelli e poi arricciandosi alcuni ciuffi.
    'Sì ecco... cosa devo dirgli?' il prefetto non era bravo con le parole ed era mediamente divorato dall'ansia. Posò lo sguardo sull'amico e tornò a sedersi a terra "Comunque... scusa se non te ne ho parlato prima, è solo che... è stato tutto così strano e poi... sì ecco... non sapevo cosa dirti... o cosa fare... nel senso... non ho molto... capito cosa fare" ammise lui con un sospiro drizzando poi di colpo il collo "Nel senso... la parte meccanica... sì ecco, diciamo che quella l'ho molto presente... fin troppo... solo... sì ecco, non capisco... non capisco come devo comportarmi... cosa devo fare con... i ragazzi... e le ragazze... sì insomma... diciamo che non capisco davvero più cosa devo fare con gli amici... figurati gli altri ecco!"
    Un'ultima smorfia fu dedicata al moro, prima che finalmente il giovane tacesse, lasciando spazio all'amico per dire la sua o, come sempre, scappare dalla porta urlando.
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    Adamas Vesper
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    “Oh, Creta… dev’essere bellissima! Hai visitato il palasso di Cnosso?” disse l’Ametrino, cercando di mettere entusiasmo nella voce ed esagerando un po’. Era davvero felice che le vacanze di Jesse fossero passate bene, ma avrebbe voluto tanto vederlo, almeno alla festa di Jessica.
    Si schiarì la voce, rendendosi conto di aver assunto un tono quasi caricaturale: “Sì, sono rimasto coi miei… nulla di così avvincente…”. Sulle sue labbra comparve un sorriso timido, prima di ammettere: “Meno male che avevo Saint Seya con me… grazie del regalo…”. Fece quasi per abbracciare Jesse, ma si trattenne all’ultimo, per cui mascherò goffamente quel tentativo dandogli una leggera pacca sulla schiena - ovviamente arrossendo.
    Dopo “La teoria del tutto tutto” di Jesse, Adamas rimase un attimo tramortito dal flusso di informazioni, come un passerotto che vede la sua preda venire rubata da un merlo.
    “Oh, beh… non c’è niente di male ad essere bisessuali…”: stava per continuare il suo sproloquio pieno di luoghi comuni e rassicurazioni non richieste, prima di essere investito dal nuovo flusso di domande del Black Opal.
    “Blake? No, no, figurati - Lilith può stare tranquilla… no, non abbiamo litigato - ma abbiamo parlato ed ecco… pensavo che ti avesse detto qualcosa… io…”
    Riponeva dunque così poca fiducia nell’omertà di Blake? Assolutamente sì: era stato certo che Blake gli avesse accennato qualcosa, come era certo che potesse dare fuoco (o urlare contro) a qualunque cosa si parasse sul suo cammino.
    “Scusa, non volevo concentrare l’attenzione su di me… comunque immagino che sia un momento un po’ confuso, però… se hai bisogno di parlare, io… ci sono per te.”
    Cercò di dire quella frase cercando di non farla sembrare uscita dalla sceneggiatura di un teen drama, ovviamente con scarsissimo successo.
    Ma ora, cosa doveva fare? Scoperchiare il vaso di Pandora sembrava allettante, ma era giusto fare uscire i suoi dubbi e le sue paure alla ricerca di una vaga speranza?
    “Ecco… non fraintendere tutta la situazione con Blake - per me è solo un amico… insomma, mi interessa un altro ragazzo, e ho sempre pensato che non potesse esserci nulla tra noi… ma forse mi sbagliavo, però - ho paura a fare una mossa… perché se non può esserci nulla di romantico, magari rovino anche l’amicizia che c’è…”
    Era dunque così che dovevano finire tutti gli allenamenti tra loro due? Con una semi-confessione di Adamas e la sua fuga?
    ‘No, ha diritto di sapere…’
    Prese un enorme respiro, per ossigenare quanto più possibile il cervello; si mise di fronte a Jesse. Avrebbe cercato di guardarlo direttamente negli occhi, per tutta la durata di quella confessione. Sentì fremere le vene dei polsi, mentre diventava rosso come mai prima d’allora; per la prima volta, capì davvero come la sua presunta antenata, Eos, potesse arrossire ogni mattina al ricordo del suo amore per Titone. Mai prima di allora si era sentito così tanto un discendente della dea dell’Aurora.
    “Non… non mi aspetto nessuna risposta, ora… ma - è giusto che tu lo sappia..."
    Era così difficile non fuggire a gambe levate per togliersi dall’imbarazzo.
    “Sei tu…”
    Incapace di sostenere ulteriormente quello sguardo, si dovette voltare, combattendo con tutto il suo essere per non scappare subito.
    ‘Oh… Blake mi ucciderà… oddio oddio oddio cos’ho fatto...!’
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Jesse non aveva capito un cazzo di Adamas.
    Nel senso, non capiva niente di nessuno, ma Adamas era per lui ancora più un mistero della media: era gay, aveva atteggiamenti da gay, faceva cose da gay e il ragazzo davvero non capiva quanto di lui ci fosse di gay e quanto fossero sue fantasie e delirii. La risposta era probabilmente una sana via di mezzo.
    Avrebbe voluto capirlo meglio, tanto di più, ma se ne vergognava: prima lo aveva trovato sessista, omofobico, poi gli aveva anche solo il pensiero lasciato sensazioni ancora più negative, riportandogli alla mente il primo Josh che non aveva voluto baciare 'Non è una fottuta cavia per i miei cazzo di esperimenti' come non lo era stato lui per Joshua.
    O meglio, lo era stato, ma non in quel frangente, con quelle premesse.
    Sapeva di non sapere, socraticamente, dunque, ma questo non gli aveva impedito di provare con argomenti che potessero stuzzicarlo e attirarne l'interesse, come l'antica Grecia, con la quale, scoprì ben presto, era sostanzialmente un ti piace vincere facile "Yup" spiegò lui riguardo al palazzo di Cnosso, facendo un cenno col capo "Abbiamo fatto anche un sacco di foto con i colleghi della mamma: i pavoni!" e sì, lo aveva detto anche a sua madre. E sì, si era vinto una bella sventola con cinque fantastiche dita sulla guancia, poi opportunamente celate con un po' di correttore, che il rosso su instagram, stava male (?).
    Era davvero troppo facile sedurre il ragazzo con la Grecia, al punto che lo era quasi di più che togliersi la maglietta: persino i manga giapponesi con la Grecia funzionavano con lui, cosa che lo fece sorridere e gongolare quando seppe che il suo dono gli aveva tenuto compagnia in quelle tediose festività "Speravo ti piacesse: mi sembrava molto il tuo genere, e poi sono personaggi molto gentili e dal cuore tenero. Pensavo ti potessero piacere" anche se forse avevano più colpito nel segno gli addominali, ma quello doveva dircelo l'ametrino!
    Il regalo era davvero piaciuto un sacco al moretto, che decise di approfittarne per accorciare le distanze. Jesse si irrigidì un poco, colto alla sprovvista, ma essendo stato forgiato nel fuoco delle mille coccole di Erik non si oppose, posando delicatamente una mano sulla schiena dell'altro "Comunque saresti dovuto venire almeno alla festa di Jess: c'erano davvero tutti!" gli fece presente lui, staccandosi con un sorriso un po' tirato, nel mentre sempre più si chiedeva cosa stesse facendo e come pensasse di gestire tutta quella situazione, al netto del fatto che non gli aveva ancora detto della sua omosessualità, cosa che stava iniziando a diventare imbarazzante.
    In suo pieno stile, lo fece senza un vero perché: esattamente come aveva dato tutto-tutto a Joshua senza manco passare dal via o dal lubrificante (santissimo iddio!), alla stessa maniera disse tutto-tutto ad Adamas in una botta sola, e se ancora uso quella espressione orribile, vi prego, abbattetemi!
    La teoria del tutto-tutto (cit.) lasciò Adamas un po' di stucco, per usare un eufemismo 'Uh, Jesse usa stordiraggio: Adamas nemico è confuso, così confuso da colpirsi da solo' si disse lui, ignorando quanto potesse essere pericoloso Adams, nel caso avesse deciso di usare per esempio come mossa Stone Edge.
    Diciamo sarebbe risultata vagamente shottante, date le alte statistiche del ragazzo, ecco!
    Adamas incassò e lentamente articolò una risposta un po' qualunquista da telefilm, che serrò lo stomaco al ragazzo 'Io... non so cosa sono' ma certamente non era ancora pronto a categorizzarsi: come disse a Blake, l'unica cosa che aveva di certo era il fatto che gli piacesse la verga, tutto il resto era un gigantesco boh. Abbassò lo sguardo, schiacciato dal peso della consapevolezza, rialzandolo quando egli mostrò un po' di panico nei confronti di Blake, dovendo progressivamente corrugare la fronte "Dirmi qualcosa? Blake mi dice molte cose, ma... non mi pare mi abbia detto qualcosa su di te... doveva? O non doveva?" l'acume non era esattamente il punto forte del ragazzo, che corrugò la fronte nel mentre cercava di comprendere cosa stesse tanto agitando l'altro, che mantenne tale quando l'altro rispostò il topic su di lui, con tanto di scuse, "Grazie... davvero... sì insomma, ne parlo con Blake e Erik, ma... ma sento che non possono capirmi ecco..." pigolò lui con un sospiro, sentendo il peso di quel periodo sul cuore 'Beh, almeno ora le cose vanno meglio...' dovette ammettere lui nel mentre anche l'ametrino doveva ammettere qualcosa, ovvero come non fosse l'unico ad avere casini amorosi: Adamas non si era preso una cotta per Blake, per foruna "Meno male: Lilith ha ucciso per molto meno!" ammise lui con una mano sul cuore, nel mentre l'altro narrava dei suoi patemi amorosi e dei suoi dubbi.
    "Oh... capisco" ammise lui, mettendosi a gambe crociate così serrate da farle quasi sparire, ingobbendo poi anche le spalle, quasi stesse cercando di fare un bozzolo di Jesse, Rimase in silenzio nel mentre una serie di ricordi e sensazioni invadeva la mente, in maniera talmente vivida da essere quasi flash: la prima notte con Josh, la litigata con Erik, l'urlo di Blake, Josgua che toccava il suo capezzolo in quella maglia assurdamente attillata.
    Il suo corpo rimase paralizzato dai ricordi, da quelle emozioni, al punto di fargli accelerare il battito cardiaco e con esso il respiro. Rimase così un poco, ma poi alzò lo sguardo "Non so... sì insomma, lo sai: sono cesso, sono scemo, sono strano... e infatti di me si poteva prendere solo uno pazzo, scemo, nerd, preso anche di una ragazza e malato" un bel riassunto di Joshua, non trovate? "Però... io con Josh ho rischiato di perdere tutto: la mia verginità - e quella è bella che andata e ok - Jessica, Blake... e soprattutto Erik - oh... Erik ha dato di matto, tantissimo! - e te... sì insomma... praticamente in una sola volta mi sono fottuto tutto di me" ammise lui col fiatone, pallido al solo ricordo.
    Deglutì, a fatica, annaspando quasi "Però... ora che Joshua non c'è più, che è andato via... riesco solo a pensare... solo a tutto quello che non ho fatto con lui e che avrei voluto... condividere" oltre al fantomatico tutto-tutto, Jesse? No, perché come espressione sembrava molto inclusiva, e soprattutto molto interna. Pare accorgersene da solo ed infatti sobbalzò "Sì... anche sessualmente ecco, ma soprattutto... cose non sessuali... sarei voluto... sì ecco, uscire di più con lui, alla luce del sole... stare con lui ecco"
    Sospirò, poi tossicchiò un poco e fu chiaro come il giovane fosse rotto dalla tristezza, quasi prossimo al pianto 'Mi manca. Porca puttana se mi manca' si disse lui strizzando gli occhi e stringendo i pugni, sulle ginocchia, quasi ad affondare nella carne le unghie "Quindi, Adamas... io non credo di sapere un cazzo, ma una cosa la so: preferisco il rimorso al rimpianto. Preferisco dovermi scusare tutti i giorni con Erik e avere il terrore di aver perso per sempre la mia persona, piuttosto... piuttosto che vedere il mio cuscino e rendermi conto che non ci ho mai fatto sdraiare la persona di cui... di cui... di cui non so cosa fossi... ma che volevo con me"
    Non fu una confessione semplice e quegli occhioni velati di lacrime ne erano la prova. Rimase lì a terra, lasciando i discorsi scivolar via insieme ai pensieri dell'ametrino, che alla fine forse seguì proprio quel consiglio e ammise: il ragazzo era lui, ed era giusto che lo sapesse.
    "Io cosa?" chiese lui, passandosi una mano sugli occhi, arrivando poi alla conclusione più ovvia "CIOE' IO SAREI QUEL RAGAZZO CHE..." e la frase morì lì, con la bocca di Jesse completamente spalancata (un invito involontario?) per un minuto buono, con tanto di dito indice puntato alla sua persona a sottolineare tutto quello stupido stupore.
    'Ma com'è possibile?' beh Jesse, certo non era il tuo acume ad averlo sedotto: forse avresti dovuto guardare sotto alla tua maglietta o, in uno specchio, quegli occhi da cucciolo che ti ritrovavi. Chiuse la bocca, la riaprì, la chiuse ancora "Io... non ne sapevo niente" ammise lui, grattandosi la testa "Scusa... forse ehm... certe cose non te le avrei dovute dire ecco... o forse... forse dovevo proprio dirtele..." sospirò, posando entrambe le mani sulle gambe, iniziando poi a muoverle a ritmo, un po' a caso "Nel senso... io... non so bene cosa risponderti ecco, solo... mi dispiace... nel senso io... sì ecco, è un gran casino, è tutto un enorme gran casino... e non ti voglio cacciare dentro a questo gran casino, perché sei un ragazzo... fantastico" e si sentì sporco a dirlo, non perché non lo pensasse, ma perché era certo che in migliaia di film si fosse usato quell'aggettivo al momento di scaricare qualcuno. E lui sentiva di poter suonar falso, cosa che lo avrebbe profondamente ferito, nella misura in cui avrebbe ferito l'altro "E non voglio farti del male..."
    Con stanchezza, si tirò in piedi ed osservò gli strumenti "Ti va... ti va se ci alleniamo... nel senso... a me farebbe piacere..." propose lui, tendendo anche la mano all'altro, con un pallido sorriso, nel tentativo di non respingerlo e tenerlo nella sua vita quanto più poteva, perché gli voleva bene e perché non sopportava l'idea che potesse sentirsi escluso.
    SI sarebbero allenati, ciascuno con le proprie serie e il proprio piano, deciso dalla stanza per loro. Jesse lo avrebbe abbastanza fatto in silenzio, rimuginando su tutto: su di sé, su Josh, su Erik, sulle cose non dette di Blake, ma che forse gli aveva detto, e ovviamente su Adamas, fulcro di tutte quelle riflessioni.
    Rimuginò senza sosta, tanto che gli esercizi finirono in un lampo "Uh, ho fatto" affermò lui, portandosi una mano alla nuca ed esponendo un'ascella verosimilmente ormai radioattiva, visto quanto appena fatto "Sì ecco... credo di essere stato di poca compagnia e... mi dispiace" si stava scusando ancora, sempre con quell'aria da cane bastonato che tanto gli usciva bene "Ecco... sì, insomma, io sono un gran casino... e mi dispiace... ma ecco... se vuoi... se ti facesse piacere... io... io vorrei ecco che continuassimo a vederci... non... non ecco per le tue parole, nel senso... io... sì, insomma, guardami" non troppo Adamas, ti prego, che così, sudato ed arrossato, forse per i tuoi ormoni era troppo! "Sono un disastro... ma... sto bene con te e... e ci arrivo da solo che ora... ora io prima devo capire che cazzo voglio fare per poter anche solo pensare di poterti rispondere... però... non andartene, non voglio che tu te ne vada ecco: io... a questo... ci tengo ecco"
    Jesse si era messo a nudo quel giorno, profondamente, esponendo tutte le sue ferite all'altro. Gli aveva dato anche un bel due di picche, ma forse in quel contesto poteva anche essere perdonato.
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    Adamas Vesper
    Studente | 17 anni

    Era dunque quello il suo destino? Veder svanire nel nulla le possibilità con tutti coloro per cui provava qualcosa di più grande dell’amicizia, che forse sarebbe potuto diventare amore, con un po’ di buona volontà e duro lavoro? Thomas - Dio, faceva ancora male, quel nome - mandato a Durmstrang per essergli stato vicino. Nikolai, sparito chissà dove, prima che potesse fare i conti coi suoi sentimenti. E infine, Jesse, colui che per qualche istante era sembrato paradossalmente il più raggiungibile… probabilmente, aspettarsi emotivamente qualcosa da lui non era stato giusto, però non era stato possibile rallentare il suo cuore.
    ‘No, non è giusto - ha il diritto di essere confuso… in questo momento, in queste circostanze…’
    Sentì ingigantirsi il groppo in gola, ma lo ricacciò: non era giusto piangere di fronte ad un ragazzo, altrettanto sperduto, altrettanto spaventato. Non era giusto farlo sentire in colpa, perché Adamas sapeva bene che al cuor non si comanda.
    ‘Ma questo… non significa che io non possa riprovarci… tra un po'...’
    Perché aveva deciso, già da qualche tempo (seppur inconsciamente), che il tempo di fuggire era finito; e, forse, per stare con un ragazzo come Jesse avrebbe dovuto dimostrare agli dei, al mondo, a se stesso, che fosse necessario saper combattere, anche se ciò avrebbe portato ad una sconfitta.
    Forse quella battaglia era stata persa - o forse non era mai stato destino vincerla. Però, se c’era una lezione che la duplice natura di Tassorosso e Serpeverde gli aveva insegnato, era che per alcune persone vale la pena rimboccarsi le maniche e tentare il tutto per tutto, incuranti di quanto potesse bruciare il cuore.
    Cacciò indietro le lacrime, comprendendo il turbinio che doveva albergare nella mente di Jesse.
    “Va tutto bene - te l’ho detto, non pretendo una risposta nel breve termine. E sì, sono d’accordo - è un casino” ridacchiò leggermente, per stemperare la tensione creatasi. “Ma… a tutto c’è rimedio, no? Comunque, ci sto - ti avevo promesso un allenamento in compagnia, e mantengo le promesse fatte agli amici…”.
    Sorrise dolcemente a Jesse, prima di allontanarsi un poco; non era giusto ammirarlo come aveva fatto fino a quel momento, date le circostanze. Si limitò a concentrarsi sul suo respiro, e su quello di Jesse; se fosse stato il loro ultimo momento assieme, almeno avrebbe cercato di imprimerlo nella memoria. Per quanto fosse estremo il casino che stavano combinando, aveva un vago senso di pace; aveva espresso i suoi sentimenti, senza mezzi termini, senza compromessi. E forse, a volte, si può sperare solo di essere altrettanto assertivi.
    Finirono l’allenamento nel silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri; Jesse sembrava essersi impegnato ancora più del solito, probabilmente per non pensare.
    “Sì, ho finito anch’io… non ti preoccupare…”
    Le parole di Jesse lo convinsero che, per quanto nebulosa, esistesse effettivamente qualche speranza; tuttavia, non volendo gongolare per la vittoria di una guerra appena avviata, e che ancora poteva finire in catastrofe (soprattutto visto che lo spettro della minaccia di Blake aleggiava sul suo capo), si limitò ad ascoltare attentamente. Guardò Jesse, cercando di evitare di apprezzare soltanto la meravigliosa vista ma di vederlo come la persona per cui aveva una cotta.
    “Per quanto vale, Jesse” (‘Oddio, forse è la prima volta che lo chiamo davvero per nome…’) “non ti considero affatto un disastro… né credo che ti rispecchi in nessuno degli appellativi con cui ti descrivi… ma ti prometto che non me ne andrò - beh, dalla tua vita, intendo. Per la Sala delle Necessità, invece, credo che sia arrivato il tempo di andarsene…”
    Sarebbe uscito insieme a Jesse, dopo aver raccolto i suoi pochi averi dalla stanza; avrebbe tanto voluto aggiungere altre parole, forse più ardenti, sicuramente più pericolose, ma si trattenne. Anche Adamas aveva bisogno di rifletterci sopra, dopotutto. Tuttavia, nulla gli vietava gesti o parole amichevoli e poco minacciose per la psiche di entrambi.
    “Beh, quando vuoi di nuovo allenarti, o parlare… io ci sono.”
    Sorrise, compiendo il gesto più semplice e cordiale di tutti: tese la mano a Jesse per una stretta. Come a condensare, in quel gesto, la promessa che sarebbe rimasto, nonostante tutto.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR
     
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