Call of duty

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    Black Opal
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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Hidenstone era una scuola con molti spazi, ma era difficile trattenere e contenere gli ormoni adolescenziali, specialmente quando il rigore dell'inverno costringeva i giovani entro le mura del castello 'Specialmente se il tuo parabatai odia il freddo ed è fan dei caldi abbracci'
    Parabatai. Così aveva definito Erik, ma al solo pensare quel termine il suo volto si rabbuiò, facendogli poi corrugare la fronte man mano che si rendeva conto di quel cambio emotivo 'Non pensarci Jesse: Erik ti vuole bene' si disse lui, sistemando una teiera su di un banco, ove aveva precedentemente già posto un piattino di biscotti, un paio di tazze e dei tovaglioli, di un rosso sgargiante che sperava potessero piacere all'altro.
    'Ecco... Così' non era uno troppo preciso o attento, ma l'ansia lo rendeva scrupoloso ed incerto, spingendo le sue mani ad agire come aveva visto fare alcune volte alla madre per scattare delle foto per Instagram. Cercò una parvenza di simmetria, poi fece due passi indietro "Ok... ok..." affermò a sé stesso, salvo poi saltare sul posto "No, no e no!" esclamò infatti lanciandosi dietro quella che fu in passato una cattedra, ove prese dal proprio zaino un sacchettino di plastica rosa "I marshmallow: sono fondamentali!" si disse aprendo rumorosamente la confezione per poi posarla vicino alla teiera, affinché dessero golosità e colore a quella merenda.
    'OK, dovremmo esserci davvero ora...' ma lo tenne per sé questa volta, così come non ammise che quella fosse la terza volta in vita sua in cui pensare di incontrare il suo amico ametrino lo stava ansiando, riflettendo quanto complicato quel momento fosse.
    "Beh... gli piacerà" facendo un passo indietro (l'ennesimo) osservò la tavola imbandita, dalla teiera bianca coi pallini colorati (dolce e temporanea concessione degli elfi) passando per i tovaglioli rossi e le tazze gialle, nel tentativo di portare in quel posto desuso ciò che Erik aveva portato nella sua vita: calore e colore.
    Annuendo, Jesse prese il suo magifonino e si sedette. Era sabato pomeriggio, il 14 dicembre ad essere precisi, ed infatti Jesse indossava abiti civili, anche se persino il suo vestiario stava risentendo del clima natalizio, permettendogli di ostentare una felpa con cappuccio rossa con scritte dorate riportanti i loghi dei marines sopra dei jeans scoloriti 'Dieci minuti' qualche ora prima il prefetto opale aveva mandato un messaggio all'amico per invitarlo a quella singolare merenda: Ehi, direi che natale si avvicina e bisognerebbe prepararsi a dovere. Urge una riunione parabatai! Io porto la cioccolata calda! *`*
    Pigramente rilesse il messaggio, sorridendo alla vista dell'emoticon finale, qualcosa di molto lontano dal suo stile, e che certamente aveva acquisito dall'amico 'E' un pezzo di lui' si disse, raggiante, nonostante in fondo a quel sorriso vi fosse paura: adorava ogni frammento di Erik nella sua vita, e, decisamente, non voleva farne a meno 'Non lo voglio perdere...' si rese conto lui, chiedendosi se quella sua idea, forse un po' ingenua e strampalata, come tutto in lui, potesse essere il primo passo in quella direzione dopo tanto tempo.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    I giorni trascorrevano senza sosta e forse dopo settimane per la prima volta riusciva a godersi una giornata senza troppi pensieri per la mente. Theresa non sembrava più sconvolta come un mese fa per la faccenda della licantropia, il suo rapporto con Blake aveva fatto un passo da gigante, Josh era sempre Josh e con Jesse le cose procedevano senza grandi intoppi. Poi domani è il compleanno di coccolo! Era il suo adorato furetto, anche se a dir il vero non era nato il 15, ma lo aveva ricevuto in regalo proprio quel giorno. E gli ho fatto preparare un cappellino a tema tassorosso! Ciò lo rendeva davvero euforico, poiché l'autore di quel regalo era il suo ex compagno di stanza ad Hogwarts. Tra l'altro, spero che ora stia bene. Lui non frequentava Hidenstone, tuttavia Erik non fece in tempo a scacciare quel pensiero dalla mente che ricevette un messaggio dal suo parabatai.
    Jessimooooo ʕっ•ᴥ•ʔっ
    Ci sarò, non temere!

    Quella fu una risposta corta per i suoi standard, tuttavia in quel momento era impegnato, ma avrebbe avuto sicuramente tempo per rifarsi. Fu così che le ore trascorsero e il momento dell'incontro si faceva sempre più vicino. Raggiunse l'aula dove avrebbe dovuto trovarsi il suo parabatai ed aprì la porta.
    Jesse, sono qui! Il tono di voce squillante, sguardo allegro e braccia spalancate. Era ovvio come si aspettasse un abbraccio non appena lo vedeva. M-ma che? Vedeva tazzine, tovaglioli coloratissimi e come aveva anticipato il castano era stata preparato della cioccolata calda. Hai già preparato tutto, non dovevi! Senti che profumino, waaa! Era felice, ciò lo si vedeva lontano un miglio.A cosa devo tanta premura? Non sono abituato. Tirò fuori la lingua sbarazzina per un secondo, mollando poi la possibile stretta. Se sapevo portavo anche Coccolo, festeggiavamo il suo compleanno in anticipo!





    RevelioGDR
     
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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Vi era nervosismo, agitazione, nel preparare di Jesse, quasi ne andasse della sua vita, forse perché, in fondo, un po' era così e gli era bastato un messaggino del parabatai per comprendere ancora una volta quanto l'altro fosse per lui cruciale 'Oh... Erik!'
    Il messaggino di risposta dell'ametrino era stato semplice e dolce come era suo stile, con forti tratti infantili, ma aveva strappato un immediato sorriso a Jesse e non tanto perché fosse buffo, ma proprio per quella innocenza che tanto trasmetteva e che lui amava così tanto, forse perché in fondo era anche un suo tratto, uno dei tanto che li rendevano così simili, quasi complementari. Aveva sorriso di quella dolcezza, trovando una piccola oasi di serenità nei suoi tormenti, che però poi riesplosero feroci poco dopo, sbattendo in faccia all'aspirante marine cosa fosse per lui essere parabatai dell'altro e come tutto ciò gli stesse scivolando via come sabbia tra le dita.
    'Già... i rapporti... i rapporti sono così... fanno male... fanno bene... e... e cambiano di botto, se non li coltivi' e lui lo stava coltivando il suo rapporto con Erik? In vero non sapeva davvero rispondersi e forse proprio per quello stava sistemando tutto con quell'alacrità: per l'ametrino lui aveva e stava facendo di tutto, quasi anche l'impossibile, senza mai darlo per scontato, ma, al contempo, non poteva dire di star davvero facendo tutto, poiché una cosa gli era stata domandata, ed ovviamente era l'unica che non aveva avuto la forza di concedergli, per troppe ed annose ragioni, ovvero il lasciar perdere Joshua 'Il fatto è... che mi piace... cavolo...'
    Non lo aveva mai detto ad Erik; diamine, non lo aveva neanche mai detto davvero a sé stesso, ma era così e ne era abbastanza cosciente, tuttavia era certo che quella consapevolezza non sarebbe stata di aiuto con l'altro prefetto, il quale aveva un solo concetto di amore, e sicuramente esso non coincideva con una forte passione per il birillo dell'altro. Anzi.
    'Ma io non lo voglio perdere!' infantilmente, o forse semplicemente in maniera umana, Jesse desiderava avere la moglie ubriaca e la botte piena, sicché stava cercando da un lato di divertirsi e godersi Joshua e dall'altro stava investendo tutto sé stesso nel rapporto col suo amico, cercando di fargli vedere quanto stessero bene insieme e quanto davvero tenesse a lui.
    Sistemò tutto e quasi stremato crollò su una sedia, osservando la tavola imbandita con le spalle incurvate e lo sguardo fisso, cercando di ripassare ogni aspetto di quella merenda 'Biscottini ok, té ok...' si rifece almeno tre volte in mente quell'elenco, controllando di avere tutto, e probabilmente avrebbe continuato ancora se l'altro non fosse comparso, facendolo schizzare in piedi.
    "ECCOTI!" strillò con qualche ottava di troppo, correndo poi incontro all'altro per rispondere al suo allargar le braccia cingendolo in un dolce e caldo abbraccio. Non aggiunse altro, lasciando che fosse quella stretta a parlare forse per tutti e due: socchiuse gli occhi e se la godette in silenzio, cullandosi nell'idea di star abbracciando il suo caro amico, potendone ancora una volta godere del suo calore, della sua presenza e della sua dolcezza 'Vivi ogni istante come se fosse l'ultimo...'
    Esattamente come con Joshua, che da un momento all'altro si sarebbe convertito alla vagina di Elisabeth (secondo lui), il ragazzo adottò un approccio molto vicino alla mindfullness per quel pomeriggio con Erik, deciso a godersene ogni istante fino in fondo, in maniera tale che se tutto fosse andato a ramengo quanto prima lui avrebbe sofferto come un cane, ma avrebbe avuto pochi o nulli rimorsi 'Mai più... non voglio mai più avere rimorsi!'
    Si godette quella stretta, poi si distaccò, osservando con affetto l'altro. Si scostò di lato e si godette la sua meraviglia nel vedere cosa lui avesse preparato, sicché sogghignò un poco "Smettila di dire così: sei il mio parabatai, so cosa ti piace e te lo do volentieri!" rise lui soddisfatto della gioia emessa dall'altro, per quanto il sentirgli dire che stava cercando la ragione di tutta quella premura, che trovava oltre lui, un po' lo gelò dentro, ricollegandolo ad un sospetto di un suo doppio fine 'Non c'è nessun doppio fine!' più o meno.
    Scrollò le spalle ed invitò l'altro a sedersi, cosa che poi fece a sua volta, alzando un sopracciglio "Ah sì? Non lo sapevo... in effetti io non so neanche quando sia il compleanno di Roger!" ammise lui con una smorfia, grattandosi nervosamente la nuca e stiracchiandosi, guardandosi intorno in cerca di Dio sapeva solo cosa "In effetti avremmo potuto festeggiare... boh, potremmo anche fare una festa doppia, magari anche per Roger, tanto anche lui avrà un compleanno da qualche parte... e siamo a fine anno, quindi uh, possiamo festeggiarlo in ritardo e fine!"
    Come erano finiti a parlare di compleanni di animali? Jesse non avrebbe saputo dirlo, ma in effetti neanche gli importava, non con Erik almeno: con lui sapeva di poter levare l'ancora e perdersi tra le nubi come un aviopirata, certo che comunque non sarebbe stato solo, o infelice, poiché c'era l'altro con lui.
    Lo osservò, poi prese la teiera, versando cioccolata calda all'amico "Comunque sì... ammetto che non l'ho fatto a caso... nel senso... dovremmo farlo più spesso eh, senza ragioni, ma... in effetti l'ho fatto con una ragione, ovvero rendere meno pallosa questa conversazione" quale conversazione? Jesse fece una smorfia e mise a posto la teiera, posando poi entrambi gli avambracci sul banco "Sì, ecco... penso sia ora di organizzarci davvero il ballo: non so cosa mettermi e... e vorrei deciderlo con te ecco... magari... magari scegliendo qualcosa di simile..." dapprima il tono del castano era deciso ed alto, ma via via si fece flebile, riducendosi ad un pigolio.
    Si incassò nelle spalle e lanciò un lungo, disperato ed imbarazzato sguardo all'ametrino, quindi rimase in silenzio, sperando che lui, oltre alla sua ancora, potesse essere anche il suo salvagente, per quanto ciò avrebbe potuto metterlo pesantemente in conflitto di interessi!
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Esisteva al mondo qualcosa di più invitate dell'avvolgente aroma del cacao sciolto e addensato nel latte pronto per essere bevuto? Erik a modo suo era particolarmente affezionato all'odore di cui ormai era pregna la stanza. A casa sua, a Liverpool, nelle giornate invernali sua madre era solita prepararla per le ricorrenze speciali come quando Erik tornava a casa per le vacanze, prendeva lo stipendio per qualche sporadico lavoretto settimanale o quando c'era bisogno di farsi perdonare di qualcosa. Era un aroma con connotazioni estremamente positive, era un aroma che gli ricordava casa.
    Sorrise quando Jesse lo accolse con il suo solito entusiasmo, dopodiché entrambi si scambiarono uno dei loro fantomatici abbracci. Era bello essere circondato da qualcuno in grado di capirti, che lottava per la tua felicità e che aveva piacere di trascorrere il suo tempo con te in maniera incondizionata, senza nessun doppio fino. Prese un lungo respiro e poi si divincolò dalla stretta, cercando di capire il perché di tutta quella premura. Annuì. Il motivo, a dir il vero, non esisteva. Anzi, esisteva, ma era il solito, quello che lo rendeva felice di averlo scelto come amico: l'aveva fatto perché sapeva che al moro tutto ciò piacesse.
    Crucciò appena lo sguardo non appena Jesse disse di non sapere quando fosse il compleanno di Roger. Non era da lui, insomma, i piccoli animaletti che tenevano loro compagnia erano poveri di molte date speciali, perché privare anche quella del compleanno? Annuì più e più volte. Si potrebbe fare, in questo modo festeggerebbero entrambi il quindici di dicembre! Fico! Certo, fino a quando uno dei due non sarebbe morto, poi sarebbe stato meno divertente. Fu una fortuna che Erik non pensò a tale eventualità, proprio come non pensò al fatto che era passato un bel po' dall'ultimo incontro con Jesse con un'atmosfera così tranquilla. Uh, sì, il ballo! Purtroppo però in fatto di vestiti Erik non era proprio un genio. Tra le varie idee si senti di scartare il banalissimo Babbo Natale e di approdare su un qualcosa di più innovativo. Che ne dici se ci vestiamo da pupazzi di neve e ogni volta che ci avviciniamo al caminetto ci sciogliamo? Bellissimo, ma come avrebbero reso l'effetto? E ci attacchiamo una carota sul naso. Come si sarebbe retta? E anziché camminare, saltelleremo! Ok, fantascienza pura.


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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Jesse si stava davvero impegnando con tutto sé stesso per mantenere integro e ricucire il rapporto col suo parabatai, mettendoci una dedizione davvero ammirevole e che in fondo lasciava viva nella mente di tutti, forse, una domanda: ma perché non mollava Joshua e la finivano lì?
    Perché Elisabeth era una stronza dedita alla trigonometria? Perché era innamorato di lui e non se ne accorgeva? Perché aveva scoperto il potere del cazzo e non poteva più farne a meno?
    Tutte le ragioni suddette in una certa misura erano incluse nella dinamica dell'aspirante marine, ma nessuna era davvero vera e ancor di meno esaustiva: Jesse stava inseguendo Joshua nonostante tutto perché aveva fiducia in quello slancio emotivo che aveva visto in lui, al punto di voler davvero credergli quando gli diceva che aveva una possibilità di averlo; allo stesso tempo lui voleva lottare, per una volta, e voleva dimostrare di valere, di voler e poter piacere a qualcuno, in risposta anche ai continui insulti di Erik e Blake: gli avevano detto talmente tante volte di non gettarsi via che ora che non lo stava facendo si chiedeva perché Erik non lo abbracciasse all'infinito, in fondo!
    Inosmma, Jesse non stava percorrendo la via più semplice perché non la vedeva, in fondo, e perché desiderava davvero mettersi alla prova in qualcoa in cui per una volta credeva e pensava di avere una minima possibilità. Oltre a ciò, inoltre, lui infantilmente credeva di avere ragione, di aver ben compreso Joshua e quindi si aspettava che, prima o poi, Erik lo avrebe capito ed accettato. Ma ciò, ovviamente, era impossibile: Erik non avrebbe mai visto il Josh che lui vedeva, e oltre a ciò, date le sue esperienze, era improbabile potesse bastargli per non temere.
    Non voleva rinunciare a Joshua, dunque, ma non era disposto a rincunciare ad Erik, la persona con cui si sentiva più affine e libero al mondo e forse non pteva fare l'unica cosa che davvero gli aveva chiesto in vita sua, ma poteva almeno provare a ricordargli - a dimostrargli - quanto loro fossero compatibili, quanto fossero perfetti insieme 'Parabatai... è solo una runa... noi... noi... noi siamo noi!'
    Non voleva semplicemente prenderlo per la gola, voleva ricordargli quanto lo conoscesse bene, quanto gli volesse bene, e quanto sapessero essere caotici assieme, finendo coll'assegnare la povero Roger una data di compleanno del tutto arbitraria e conveniente ai due "Beh, sì, capire quando nascono i camaleonti è un po' un casino... però... penso sarebbe felice di festeggiare il compleanno con il famiglio del mio parabatai... nel senso.. è un po' come se anche lui e Coccolo fossero parabatai, no?" propose lui allargando le braccia, dando alla runa dell'amicizia una proprietà transitiva che l'addizione poteva accompagnare solo (con buona pace della Shifiq).
    Condividere una ricorrenza era il genere di legame che compiaceva l'aspirante marine, ma lo era anche celebrare una festa insieme, e questo sarebbe successo poco dopo il compleanno (o non-compleanno) dei due animaletti, al ballo di natale, ove avrebbero dovuto aprire le danze, in qualità di Prefetti, quindi, siccome erano cretini uguali, perché non pensare a qualcosa di coordinato?
    'Sì, insomma, io non capisco un cavolo di queste cose, con lui... sicuramente avremo una buona idea!' o forse no?
    "SI'! GRANDE!" il prefetto degli ametrini accolse positivamente l'idea del opale nero, il quale non poté non balzare dalla gioia, letteralmente, tornando poi seduto per ascoltare l'idea dell'altro, alla quale aggrottò la fronte "Tipo... due Olaf?" chiese lui, poco convinto, inclinando la testa, quasi osservare l'altro da una nuova prospettiva potesse rendere quell'idea balega meno strampalata "E... come facciamo a ballare? Prima ci sciogliamo e poi balliamo?" chiese lui, portando una mano alla nuca, salvo impugnare poco dopo in mano il cellulare, andando a mandare alcuni messaggini a qualcuno, a giudicare da quanto veloce stessero scorrendo le sue dita.
    "Nel senso... sembra fico... ma... non lo so... non pensi che come prefetti dovremmo essere boh tipo seri?" seri, voi due Jesse, seriamente? "Sì, beh, sai... tipo giacca e cravatta... roba da gente noiosa ecco..."
    Il giovane pigolò le proprie osservazizoni poco convinto, andando a sussurrar sempre di più nel mentre incassava tra le spalle la testa, osservando l'altro come un cane bastonato, salvo poi drizzarsi quando il suo magifonino vibrò, prontamente preso in mano dall'aspirante marine.
    "Mia madre dice che i costumi da pupazzo di neve sono out... ma dice che le cravatte con sopra i pupazzi di neve sono molto cool... qualsiasi cosa intenda dire ecco" gemette lui, volgendo poi la conversazione con la madre a mo' di prova all'amico.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Erik era un ragazzo estremamente lunatico, in grado di mutare il suo animo da incredibilmente gioioso a terribilmente depresso nel giro di pochi secondi e ciò spiegava perfettamente il motivo per cui in quel momento era così felice. Apprezzava l'impegno che Jesse stava mettendo per renderlo contento. Per l'ennesima volta, infatti, sentì da parte sua quel calore amichevole che tanto ricercava nelle persone ed in un certo senso si sentiva fortunato di poter star li con lui. Riguardo alla questione Josh? Ovviamente era ancora convinto che i due si dovessero lasciare, che Jesse dovesse imparare ad amarsi e che il sesso senza relazione era come un calderotto senza caramello. Questa cosa per lui era estremamente importante, tuttavia in quel momento non ci pensava e la cioccolata calda era riuscito a farlo distrarre su altro. Era un bene? Forse non del tutto, ma concentrarsi sull'affetto che provava per il collega prefetto lo faceva sentire decisamente meglio di qualunque altra cosa. SPECIALMENTE SE POSSIAMO FAR FESTEGGIARE INSIEME IL COMPLEANNO DEI NOSTRI ANIMALETTI!
    La proposta lo mandò su di giri, tanto che per un secondo rischiò quasi di strozzarsi con la cioccolata calda. Tossì. Tossì molto. Tossì ancora. Si diede dei pugnetti sul petto e finalmente si riprese. Oh mammina, sarebbe fantastico! Coccolo e Roger, Roger e Coccolo, suonano bene insieme, vero? Non tantissimi a dir il vero, ma Erik era in quella fase vedo solo rosa.
    Dopo la questione compleanno arrivò quella degli abiti di natale ed ebbe la splendida idea di vestirsi da pupazzi di neve. Quanto era originale? In quanti l'avrebbero fatti? Di certo pochissimi e vestirsi allo stesso modo durante una festività poteva essere una sorta di plus ultra per consolidare il loro ruolo da parabatai. Sì, come due Olaf! Purtroppo Jesse lo riportò con i piedi sulla terra. Ballare sarebbe stato non poco difficile. Ahia, non ci pensavo. Però, dai, un'alternativa ci deve essere. Niente di noioso, le cose noiose sono poco colorate. Affermò, crucciando appena la bocca e mettendosi a braccia conserte. Allora i pupazzi di neve sono troppo complicati, poi non capisco perché dovremo essere fuori con il costume da pupazzo di neve e freschi con la loro cravatta. Bello l'inglese con le sue tremila sfaccettature, eh? Se ci vestissimo da albero di natale e ci appendiamo lungo tutto il corpo le palline come decorazione? Oppure da renna! Anzi, da slittino! No, ok, lo slittino non è una grande idea. Sbuffò, alzando poi entrambe le spalle. Da aiutanti di babbo natale?




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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Erik avrebbe definito probabilmente il proprio umore come lunatico, ma Jesse lo avrebbe definito in maniera profondamente diversa: fragile.
    Erik non era debole; Jesse non lo aveva mai neanche lontanamente pensato, ma il suo umore, la sua felicità, era qualcosa di estremamente delicata: bastava una piccola ombra per offuscare il suo radioso sorriso e bastava un gesto gentile per farlo risplendere come non mai.
    Erik non sapeva mentire sul suo stato d'animo, forse anche per questo Jesse trovava fosse terribilmente generoso, al punto di condividere il proprio stato d'animo con tutto il mondo, come un alto sole, gentile e caldo, la cui luce però si offuscava alla prima nuvola 'Io... non voglio essere la nuvola... voglio essere... boh non lo so cosa voglio essere: voglio essere quello che manda via le nubi ecco!'
    Era amico di Erik, il suo parabatai, e la ragione per cui lo amava così tanto era proprio quella radiante felicità così delicata, di cui amava prendersi cura, coltivarla, come stava cercando, goffamente, di fare anche quel pomeriggio "Uh, sì, suonano benissimo, sembrano il nome di una sitcom!" esclamò lui, entusiasta più dell'entusiasmo dell'altro che realmente della sua idea, per quanto lo sarebbe stato sicuramente più dell'apaticissimo roger "Coccolo Roger, sembra anche il nome di un pirata!"
    E con questa, direi, signori, che si era davvero toccato il fondo.
    O forse no?
    Prendendo due enormi e poderose pale, i due parabatai iniziarono a scavare, molto, a fondo.
    Partirono con la brillante idea di voler fare due pupazzi di neve, idea che fece verosimilmente perdere dieci anni di vita alla madre di Jesse, la quale non morì solo perché non udì mai i commenti dei due ragazzi alle sue idee "Boh, neanche io la capisco mai mia madre... comunque credo che il succo sia che se lo faccio mi disereda, quindi servono altre idee"
    Una sobria cravatta con sopra dei pupazzi di neve non avrebbe mai soddisfatto la follia l'allegria di Erik, così si approdò su lidi più creativi, quali alberi di Natander, renne e slitte "Fica l'idea dell'albero: molto colorato!" fu il primo affondo di Jesse, determinato a far sparire con la sua follia ogni nube dal cuore del suo licantropo di fiducia, ma nulla poteva essere come la renna.
    Sobbalzò quando sentì quell'idea, sgranando profondamente gli occhi "OPPURE NOI DA RENNE E CARICHIAMO LE RAGAZZE E ALEX SULLA SLITTA DIETRO DI NOI" in quel caso, se Brian avesse dato loro fuoco, credo che nessuna, neppure Lancelot, si sarebbe opposto.
    Forse Erik fiutò il pericolo, o forse, più banalmente, sparò solo l'ennesima idea: aiutanti di babbo natale "Boh, dici? Non sono un grande fan dei Simpson" perché, ovviamente, Jesse aveva pensato al cane dei protagonisti.
    Il suo umore si smorzò un poco, ma ciò non fu un male: era esagitato, al punto che aveva precedentemente esclamato alzandosi in piedi e battendo violentemente le mani sul banco, ma ora, finalmente, ritrovando un minimo di calma, poté tornare a sedersi e magari ad accendere quei due neuroni fritti che si ritrovava.
    "Uh, ma forse tu dici tipo elfi di babbo natale!" esclamò lui, col suo classico ritardo di cinque minuti, spalancando gli occhi e sorridendo convinto "Fico, aiutante io, mi piace, io sono una spalla, è fantastico!" esclamò lui, battendo anche le mani convintamente "Potremmo fare babbo natale e l'elfo! Oppure... visto che siamo con le ragazze... beh potremmo anche fare due elfi... tipo gemellini... sembra... boh, una cosa bella, che dici?"
    Non era molto convinto, a dirla tutta, ma facendo spallucce abbozzò un sorriso all'altro: alla fine, lui non aveva davvero idee su come conciarsi per la festa e, ancora più importante, l'importante era far felice l'altro e star con lui. Tutto il resto, era secondario.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Anche qualcosa di estremamente semplice come una cioccolata calda per Erik non era una semplice cioccolata calda.
    Forse tutti i significati che avrebbe attribuito a quel semplice invito a bere una calda e dolce bevanda avrebbe fatto impallidire chiunque. Per Erik voleva dire sedersi l'uno accanto all'altro e mostrarsi in un momento di estrema intimità. Forse un occhio esterno avrebbe visto quello scottarsi la lingua come un normale errore, Erik si scottava sempre la lingua quando beveva la cioccolata calda. Sapeva di peccare di poca pazienza e quel risultato lo portava sempre a casa e solo coloro con cui condivideva quel momento lo potevano sapere. Ad ogni modo non si trattava semplicemente di mostrar il suo essere impacciato, ma anche il suo essere innocente. Nonostante la scottatura sul volto mostrava quell'allegro sorriso genuino che aveva solo quando beveva la cioccolata calda e quel tocco colorato dato dai marshmallow era solo la ciliegina sulla sua torta preferita. Come si sentiva Erik in una sola parola? Coccolato.
    Subito dopo il primo sorso si cominciò a parlare degli argomenti del giorno e tra questi si intromise il compleanno dei loro piccoli animaletti. Roger e Coccolo, io una serie con questo nome me la vedrei! Sì, Erik, non ne avevamo dubbi. Poi non riuscì a dar freno all'euforia, sentir l'altro cambiar l'ordine dei due famigli e dir che sembrava il nome di un pirata non poté trattenere un sonoro ARGH! Coccolo Roger, il pirata più tenerello dei sette mari! Peccato che un pirata avrebbe preferito aggettivi come terribile, crudele o intrepido, ma quelli di Erik facevano concorrenza a quelli che sceglieva Cristina d'Avena per le sigle dei cartoni animati.
    Avendo raggiunto l'apice del trash, i due ragazzi reputarono opportuno tornar a parlare di argomenti un po' più urgenti, tipo la scelta dell'abito che avrebbero dovuto indossare durante il ballo d'inverno. Purtroppo i pupazzi di neve non convinsero e nonostante l'albero di natale avesse reali potenzialità, le renne ebbero un effetto accolto con molto più entusiasmo.
    Alle parole di Jesse annuì dopo una breve risata e provò nuovamente a sorseggiare la bevanda, cercando poi di rubare un pezzo di marshmallow col cucchiaino. Oh, non saprei come costruire la slitta e se viene spiegato in una puntata dei simpson è un problema. Neanche io lo seguo, credo di non esser fatto per quel tipo di umorismo. Non c'era da stupirsi: violenza gratuita, esagerava stereotipi e luoghi comuni, scherniva le tematiche ambientaliste e promuoveva quello che era il sogno americano.
    Però direi niente slitta, niente renne. Buuu, dovremo rimediare su altro. Per la prima volta capiva cosa provavano le ragazze quando la scelta del vestiario non prevedeva un semplice paio di pantaloni ed una camicia più o meno elegante.
    Poi c'era il problema giacca. Né gli alberi di natale, né le renne ne indossavano una. Tra le varie proposte che aveva fatto vi era quella degli aiutanti di babbo natale. Non ne era certo, anzi, a dir il vero quella proposta non lo entusiasmava affatto, tutta la prospettiva di vestirsi nello stesso modo del suo parabatai e poter essere il suo gemellino gli piaceva davvero un sacco. Waaa, per tutte le mele di Ryuk di Death Note, mi piacerebbe essere il tuo gemellino! Era andata? Rimase qualche secondo a bocca aperta, quasi come se stesse realmente soppesando quella possibilità solo dopo aver detto quella frase. E se lo faremo avremo anche un cappellino! E saremo tutti e due sempre allegri! E saremo coloratissimi! Si, si stava facendo prendere dall'entusiasmo. Certo, il verde non mi sta benissimo, ma per una sera direi che si possa fare! Direi che abbiamo deciso! Waaaa! Ecco, quando Erik era euforico esultava con suoni privi di un reale significato. Come festeggiare la decisione appena preso? Con l'ennesimo sorso di cioccolata calda, ciò nonostante si fermò poco prima di avvicinare la bocca allo scuro liquido. Anzi, facciamo come i grandi. Festggiamo la nostra decisione con un brindisi, che ne dici? Si schiarì la gola e alzò il contenitore da cui beveva.
    Ai due aiutanti di babbo natale più teneri, simpatici e parabatosi di sempre, che ne dici? Si era appena inventato una parola? Certo che sì, ma chi se ne sarebbe sorpreso? Se avesse sancito l'accordo, la discussione poteva considerarsi chiusa.

    RevelioGDR
     
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7 replies since 11/12/2019, 22:53   117 views
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