Come promesso

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    Markab Castlewine
    Reporter | 23 anni
    'Fanculo, alla fine tanto ha fatto che me l'ha messa in culo. Senza il lubrificante. Con un po' di sabbia. E senza manco farmi venire. MERLINO TRANSONE!'
    Quando Markab aveva scoperto che Jonathan possedeva una barca e potenzialmente poteva condurla sopra di essa alla scoperta dei sette mari, ovviamente si era emozionato come una scimmia davanti ad un casco di banane. O un Markab davanti ad una quinta di seno. O ad un bouffalant davanti ad una baccaliegia. Insomma, era stato molto felice, al punto di dar di matto, entusiasta non solo dell'opportunità e della sfida postagli, ma anche del fatto che comunque il Predone lo avesse minimamente preso in considerazione 'Beh certo, come cazzo fai a non volermi a bordo' come pappagallino sarebbe stato fantastico in effetti 'Ma qui siamo a Denrise, e 'sti schifosi razzisti del cazzo pensano che o sei del loro cazzo di buco di culo o sei un coglione!' che poi quel pregiudizio sul reporter fosse calzante era tutt'altro paio di maniche, ovviamente.
    Infastidito, il ragazzo si aggirava per le vie di Denrise, guardando la gente in cagnesco che guardava lui in cagnesco. Era ancora fine estate, sicché si era arrischiato ad uscire solo con una maglietta bianca piuttosto sottile, che metteva in evidenza il suo visico, anche dato il suo scarso spessore. Oltre a ciò portava jeans lunghi e anfibi ai piedi, un set ideale e pratico per qualsiasi cosa che Jonathan avesse in mente.
    E no, Jonathan non aveva in mente nulla che riguardasse la navigazione o il bordello: semplicemente, per far accettare Markab in città, lo avrebbe schiavizzato. Ovvero fatto lavorare gratis.
    'Fanculo, quindi ora non faccio un cazzo e mi pagano. E poi lavoro e non mi pagano. Destino della merda!' il ragazzo avrebbe verosimilmente trascorso tutta la mattinata ad imprecare, ma per fortuna, mani in tasca, era giunto al Canto della Sirena, che, illuminato dalla luce del sole, gli faceva quasi uno strano effetto 'Vabbé...' pensò lui facendo spallucce ed afferrando il proprio magifonino per un ultimo scatto gagliardo con sorriso a favore di camera nel quale mostrava il suo taglio perfetto, corto e modellato con la cera, e la barba, tenuta sapientemente incolta.
    Osservò la foto, la sistemò con filtri e quant'altro e la pubblico, poi, sospirando, mise via l'apparecchio, bussando alla porta "Ehi Jon!" urlò lui. Erano le 10 del mattino, orario cui avevano pattuito di vedersi. O almeno, così gli pareva di ricordare 'Ero bevuto come una spugna, porco il mio. Manco mi ricordo quanti cazzo di soldi mi ha spillato quel bastardo!' rifletté lui, quasi divertito, passandosi una mano nel ciuffo, curioso di sapere come jonathan si sarebbe approfittato di lui 'E speriamo che le ragazze lavorino in topless, che la qualità del posto di lavoro è fondamentale!' pensò lui, tra serio e faceto, iniziando a battere il piede a terra.
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    Jonathan Baker | Predone
    A Denrise la mattina cominciava all'alba. Quando solitamente il gallo babbano cantava, i primi denrisiani si alzavano dal letto per un'abbondante prima colazione. Quando uscivano di casa faceva ancora freddo, ma poche ore dopo lungo le vie del villaggio si poteva respirare odore di burro e di frutta, sentire il suono del martello che batteva incessante sul ferro rovente e delle urla dei pescatori che vendevano ciò che erano riusciti a catturare la notte precedenti, vedere le coloratissime spezie ed erbe che vendevano i saggi druidi e gruppi di predoni dalle parti del porto indecisi su quale avventura intraprendere. I giovani uomini - coloro che da poco avevano superato i diciotto anni - aiutavano chi oramai il mestiere aveva imparato a padroneggiarlo e così Jonathan aveva offerto a Markab l'opportunità di lavorar per lui.
    Certo, ormai erano le otto e di lui nemmeno l'ombra. Alle nove cominciò a pensare che fosse morto. Quando lo sentì bussare alle dieci stava seriamente pensando di non rispondere alla sua chiamata. Vaffanculo, lo salva che c'ho un sacco de cose da fà. Ahò, non sei dar bacchettaro che te tocca bussà. L'eleganza e lo charme prima di tutto come sempre. Non era stato esplicito, ma lo aveva gentilmente invitato ad entrare.
    L'interno della locanda era estremamente diversa da come era abituato a vederla. Le pareti erano prive di ogni fotografia, le luci erano completamente spente, poiché i raggi del sole non faticavano a trapelare dalle grandi finestre lasciate aperte per permettere al classico venticello di fine estate di entrare. Le botti che facevano da tavoli e le sedie in legno erano estremamente di meno rispetto a quelle che il Canto mostrava la sera, ma al contrario di ciò che si poteva pensare la musica rimase, ma Markab poté udire un genere estremamente diverso: meno incalzante, meno ballericcio, ma comunque allegro e dai tratti medievali. Il naso, invece, poté respirare un odore estremamente forte, ma invitante di olive, capperi, e Bubotubero marinato con lime, prezzemolo e paprika dolce. Tutto ciò era merito di alcune ragazze che si stavano preparando della linea per il pranzo. Ad ogni modo niente di cui Markab avrebbe dovuto occuparsi.
    Pensavo t'avesse magnato er kraken. Ovviamente si riferiva al ritardo del reporter rispetto all'orario pattuito. Viè qua, te mostro che devi fà. Con la mano gli fece cenno di avvicinarsi e se fino ad allora non l'aveva notato, Markab poté notare un Jonathan molto più informale. Indossava una canottiera azzurra, pantaloni parecchio malconci e un paio di stivaletti decisamente mal ridotti, segno indiscusso che era solito indossarli quando lavorava. Una volta che Markab raggiunse il bancone, Jonathan alzò su di esso un grande barattolone. Oggi damo n'aspetto novo ar locale. Sai che tipo de legno è stato utilizzato per costruire 'sto posto? Ovviamente era una domanda retorica, non si aspettava che un inglese sapesse riconoscere al volo i tipi di legni con le loro proprietà. L'abete rosso. E' stabile, non soffre dell'umidità e resiste ar tempo. Il canto da quando è stato creato è stato ristrutturato solo due vorte. Stava facendo lezione di legno? Assolutamente no, ma se voleva un lavoro ben fatto doveva spiegare bene il perché gli chiedeva una certa cura. L'abete è un legno dolce, quindi assorbe bene la vernice, ma se la passi su una superficie impolverata o sporca er legno se rovina. Quindi prima de passà questa - batté due volte contro il barattolone - devi aiutà Xhiu a pulì le pareti. Dal bancone tirò fuori una grossa pezza e per l'acqua aveva la bacchetta da poter utilizzare. Tu te occuperai de 'sto piano e Xhiu de quello superiore. Se farai un lavoro degno der suo potrai continuare a venì. Insomma, se avesse fatto un casino lo avrebbe cacciato in malo modo. Per 'sta prima parte te tengo d'occhio per vedé come lavori, poi te do 'na mano. Domande? Forse se fosse arrivato prima lo avrebbe accolto in un altro modo, ma dovette ammettere a se stesse di essere comunque felice di aver due mani in più su cui contare. Erano ormai due settimane che voleva riverniciare la locanda, ma non aveva mai trovato il tempo di farlo. Ah, se te dai da fà potrei avé 'na sorpresa pe' te. Ma non ti ci abituà, eh. Sei comunque arrivato tardi. Ora al lavoro.



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    Markab Castlewine
    Reporter | 23 anni
    Avvicinandosi al Canto della Sirena Markab sperimentò un'emozione che non provava frequentemente, ovvero l paura. Non era un codardo o uno che detestava gli imprevisti, ma si rendeva perfettamente conto del fatto che accettando di aiutare Jonathan lui avesse accettato di firmare una sorta di patto in bianco, senza regole e senza riferimenti 'Minchia, io manco so quali sono le condizioni di lavoro su Denrise' si rendeva perfettamente conto del fatto che fosse tutto fatto in amicizia (sempre che così si potesse dire), ma lui era bisognoso di quel supporto e soprattutto, nonostante tutto, si era reso conto di quanto l'opinione di uno come Jonathan contasse per lui. Se quindi era vero che in qualsiasi momento avrebbe potuto andarsene, era anche vero che ciò sarebbe stato per lui una duplice sconfitta: sarebbe stato bollato come un inglesino del cazzo (cosa che avrebbe odiato) e avrebbe conseguentemente perso la possibilità di salire su di una drakkar.
    Poteva vivere senza queste cose? Ovviamente sì. Ma gli sarebbe bruciato, e non poco.
    "Fanculo, io sfondo le ragazze, non le porte!" rispose con veemenza al permesso di entrare di Jonathan, tenendo un tono alto e parzialmente infastidito che in effetti si basava proprio su quella precarietà che stava sperimentando e che gli rendeva complesse anche scelte semplici: lui non avrebbe saputo dirlo, ma era fuori dalla sua zona di comfort.
    Entrò con fare arrogante, ma quasi varcato lo stesso dovette fermarsi 'Dove cazzo sono?' privo delle luci notturne, delle ragazze succinte e dei rumorosi clienti, il Canto della Sirena appariva completamente diverso a lui, quasi irriconoscibile, così come la musica. Persino Jon appariva diverso, nel vestiario, ma anche nel modo di fare 'Minchia, ora mi offre una birretta e vediamo la partita di quidditch?' si chiese lui perplesso, osservandolo ed inclinando poi una smorfia "Oh, cazzo vuoi, mi hai detto tu di venire per le dieci!"
    Lo seguì al bancone, lanciando lunghi sguardi alle ragazze al lavoro (e non nel solito modo) 'Mpf, le avrei preferite mezze nude...' pensò lui, evitando di dirlo, certo che l'altro gli avrebbe detto qualcosa riguardo ai soldi 'Tanto alla fine tutto è una questione di soldi con Jonathan...' si disse lui, posando le mani sui fianchi ed esitando nel suo stesso riflettere 'No... non è proprio così...' realizzò vedendo il barattolone venir posato sul bancone e riflettendo che in tutto quello Jon ci avrebbe sicuramente guadagnato, pur non essendo una questione meramente economica 'E' una questione di rispetto...' e se uno come lui, ricco di famiglia, non aveva problemi a sperperar soldi, senza dar loro troppo valore, lo stesso non poteva dirsi per il rispetto era anche un suo valore.
    "Cosa vuoi che faccia?" incrociando le braccia osservò il barattolo, iniziando a guardarsi intorno, cercando di indovinare dove lo volesse impiegare, anche se poi il parlare dell'altro lo riportò su di lui, questo perché non abbaiò un ordine, mentre si lanciò, di fatto, su una dissertazione riguardo l'abete rosso 'Minchia, da quando parla così tanto?' si chiese lui ai limiti del perplesso, ascoltando l'uomo ed annuendo di tanto in tanto per far comprendere come seguisse, per quanto trovasse assurda quella lezione 'Minchia, cazzo è, fa le prove per insegnare magitec ad Hidenstone?' si chiese lui, non avendo il coraggio di esprimere quella perplessità, certo che sarebbe stato cacciato fuori dal locale come un ingrato "Ok, quindi dobbiamo pulire le superfici in abete rosso per poi passarci la vernice dopo senza rovinarlo" riassunse lui, sfruttando le proprie doti di sintesi in quanto reporter, sempre spaventato, sotto sotto, che l'altro potesse crederlo un decerebrato 'Non proprio il lavoro che vorrei fare nel mio giorno libero, ma meglio di essere messo in vendita nel locale, direi...' rifletté lui, prendendo la pezza offertagli ed annuendo quando scoprì quale parte del locale gli sarebbe toccato "Ciao, Xhiu, sono Markab. Non credo di averti mai vista" propose alla giovane, regalandogli uno dei suoi sorrisi seducenti, cercando passivamente di far colpo su di lei.
    Non le strinse ovviamente la mano, la salutò solo col proprio sorriso, tornando poi all'uomo, cui fece spallucce "No direi che è tutto chiaro. Dimmi solo una cosa: vuoi fare anche fare il soffitto? Perché in genere si parte da loro sennò... comunque se invece vuoi fare solo le pareti partirei da quella più lontana dal bancone" disse indicandola "E lascerei per ultima quella dal bancone, così non ci diamo fastidio con le ragazze. Che ne dici?"
    Il ragazzo contava di lavorar da solo, ma apprese come Jon sarebbe rimasto a controllarlo, per poi dargli una mano. Lui annuì alla cosa, ma fece schizzare al soffitto le sopracciglia quando apprese della sorpresa. Si stampò un sorriso in faccia abbastanza gagliardo a quel punto "Ah, una sorpresa eh? Speriamo sia qualcosa di alcoolico!" ghignò lui, ignorando che lo avesse ancora accusato di essere arrivato tardi, annuendo e posandosi la sua pezza sulla spalla destra,portandosi in fondo al locale "Aguamenti" eseguì lui dosando un getto delicato sul proprio straccio ed eseguendo poi un Alarte Ascendere per librarsi in aria e iniziare a spolverare dall'alto.
    "Oh Jon, mi porti un secchio per l'acqua sporca?" chiese poi lui di colpo, voltandosi, dimostrando come fosse capace di urlare e trapanare i timpani anche al lavoro.
    Osservandolo Jon, avrebbe trovato il solito ragazzo, tuttavia osservandolo meglio avrebbe notato qualcosa: era più calmo del consueto, generalmente sorridente, riflettendo quel suo amore per il lavoro manuale che raramente emergeva.
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    Jonathan Baker | Predone
    Jonathan gli aveva detto di arrivare per le dieci? Il predone crucciò lo sguardo e scosse molto lentamente la testa. Impossibile. Insomma, a Denrise le attività cominciavano la mattina sul presto, come aveva potuto dirgli di presentarsi a quell'ora? Era da pazzi e quella di Markab doveva per forza trattarsi di una scusa o più semplicemente si era dimenticato del reale orario o forse ancora aveva capito male. Nessuna locanda qui apre dopo le otto. Anzi, a dir il vero per Jonathan anche se fosse venuto alle otto gli avrebbe chiesto di arrivare prima. Insomma, come avrebbero potuto altrimenti far colazione i predoni che partivano sul presto, i carpentieri, i fabbri o anche semplicemente le bestie di satana che amavano svegliarsi all'alba. Se tutti avessero fatto così, il Canto della Sirena avrebbe perso parte dei suoi guadagni, anche se in una parte minima poiché erano assai poche le persone che andavano lì anche per la colazione.
    Ad ogni modo lasciò perdere poiché quella era la prima volta che arrivava al Canto per lavorare e non appena gli fu chiesto cosa dovesse fare, il lavoro fu spiegato.
    Ciao Malkab, piacele mio! Sei licco? Fu allora che Jonathan eseguì un sonoro facepalm. A Xhiu, se non movi er culo e non te ne vai a vernicià, te giuro che te do un testone così forte che te remanna en Cina a coltivà le piantagioni de riso. Non aveva mai avuto troppa pazienza con lei e a dir il vero nonostante lavorasse lì da qualche anno ancora non aveva capito come fosse arrivata a Denrise, aveva cambiato versione almeno sette volte. Immediatamente dopo spostò lo sguardo su Markab. Non daje confidenza, è cretina. Credo che sia contagiosa.
    Di positivo c'era che Markab aveva capito in cosa consistesse il lavoro, anche se si ritrovò a sorridere ad un certo punto delle sue parole. Certo che vojo fa' pure er soffitto, ma non ci riuscirai mai a fa' tutto prima che arrivino i primi clienti per magnà. Insomma erano già le dieci passate e i primi clienti sarebbero arrivati per circa mezzogiorno.
    Non commentò nulla riguardo alla possibile sorpresa e senza obiettare andò dall'altra parte del bancone. Sotto di esso c'era un particolare secchio incantato in maniera tale che il volume del liquido non superava mai la metà della capacità del secchio. Lo portò accanto a Markab, poi si sedette su uno sgabello. Comincia pure quando voi. Ah, non te l'ho detto, ma immagino che fosse scontato: non esagerare con l'acqua perché prima de passarce la vernice il legno deve essere asciugato. Sempre per la serie ci tengo a dirje tutto così poi posso farglie er culo se sbaja.
    Dimmi un po', è la prima volta che te ritrovi a vernicià? Voi inglesi sapete come se usa er rullo? Ah, sì, inoltre voleva prendere una precauzione per possibili disastri. Impervius! Ok, i denrisiani non amavano la magia, ma voleva evitare che Markab potesse allagargli il locale.



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    Markab Castlewine
    Reporter | 23 anni
    Markab aveva sentito molte leggende al mondo e diverse narravano che esistesse un tempo della settimana che era per molti reputata puramente leggenda: la domenica mattina. In teoria tutte le giornate erano di 24 ore, ma una strana magia faceva sì che la domenica facesse eccezione e le prime ore dal sorgere del sole fino alle 14, di fatto, non esistessero e chiunque si svegliasse in quelle ore inesistenti fosse destinato ad un mal di testa eterno o al vomito incoercibile.
    Markab comunque aveva scoperto dell'esistenza della domenica mattina, sostanzialmente, quel giorno e quando Jonathan gli disse come le locande aprissero alle 8 del mattino, semplicemente reagì come un'aquiana di nostra conoscenza nel vedere un certo papero allacciato alla cintura di sicurezza sul sedile posteriore: urlò "Alle otto?! Ma che cazzo, alle otto si va a dormire!" detonò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, facendo un balzo indietro, quasi l'altro avesse appena impiegato una magia oscura "Ok... ok... capito... qui avete l'orologio MOLTO spostato all'indietro rispetto a noi Inglesi" tipo due o tre secoli, più o meno (?) "Ok... quindi tu intendevi le otto e io pensavo fossero le 10 per le 11... ok..."
    In vero di ok non c'era un corno, ma il reporter aveva preso un impegno, un impegno che per lui aveva un importante doppio fine, sicché si ritrovò a far buon viso a cattivo gioco. O a cattiva ragazza (?) "Yo, Xhiu, sì, sono inglese, sono figo e sono anche stramaledettamente ricco, se è per questo!" ghignò lui alzando la mano per salutare la sua compagna di sventura, per quanto in vero fosse solo un'altra parte della sua pena, come ben presto precisarono i possenti polmoni di Jonathan, che perse la pazienza con la stessa velocità con cui Jesse aveva perso la verginità (?).
    'Ma... che cazzo!' alle parole dell'uomo, Markab fece un passo di lato ed allargò le braccia, osservandolo come a chiedere silenziosamente 'E allora che cazzo la tieni a fare?'
    Non obiettò comunque: prese le distanze e non rivolse alla donna altre parole, complice anche il fatto di aver ben altro da svolgere, visto che le sue mansioni si stavano via via dipanando davanti a lui, rivelandosi ben più lunghe del previsto, tra l'altro "Ah per pranzo apriam... ehm aprite?" chiese lui, voltandosi verso l'altro ed evitando di includersi nel team, certo che Jon avrebbe in quel caso incluso il suo pugno sul suo volto 'Sì, ma... non è tipo illegale far mangiare gente in un posto appena verniciato? Non è tipo roba tossica?' lo pensò, se lo chiese ruotando su sé stesso osservando i tavoli e le pareti, ma ancora una volta ebbe l'acume di tacere, certo che sennò la prima cosa tossica sarebbe stato il suddetto pugno. Realizzato il filo del suo pensiero, storse la bocca 'Beh, in fondo è facile lavorare con lui: se fai qualcosa che non va ti sfonda la faccia'
    Markab aveva imparato la regola uno in casa Baker in poco più di dieci minuti, era possibile che ciò lo predisponesse ad apprendere anche altro e magari svolgere un lavoro decente?
    Le premesse non furono in effetti delle peggiori: il reporter si armò di bacchetta, Auguamenti e pazienza e chiese al datore di lavoro di fornirgli un secchio, che giunse quasi in tempo zero "Grazie!" esclamò lui quasi sorpreso di non essersi vinto una pedata nel deretano per prenderselo da solo 'Che si stia ammorbidendo? O che mi tenga buono per farmi finire lo sfruttamento aggratis?'
    Entrambe erano opzioni possibili, ma a lui ben poco importava, sicché, alzandosi in piedi, riprese ad usare la magia acquatica sulla parete, trovandosi a sbraitare poco dopo "Ma con chi cazzo pensi di avere a che fare? Guarda che quando ero negli States ero un cazzo di tuttofare" sorvoliamo su cosa fosse quel tutto e quel fare, volete? "So usare un fottutissimo rullo, ti rullo anche tutte le donne del locale con una passata se serve!"
    Sbraitò come sempre, ma poco dopo riprese ad usare l'acqua, osservando l'altro impiegare l'impervius, cosa che non lo infastidì. Storse la bocca ed interruppe il getto, iniziando poi a passare lo straccio per pulire "Io prima finirei di pulire la parete tutta, che dici?" chiese lui, mettendosi a lavorare di gomito ad altezza uomo, salvo poi impiegare la magia per muovere lo straccio ad altezze superiori, sperando vivamente che ciò non infrangesse qualche astruso galateo denrisiano che ignorava 'Boh, sono gente strana... cioè, dai, chi cazzo si alza presto al mattino oh!' pensava lui intanto "Facciamo una parete e poi ci fermiamo per il turno di pranzo e riprendiamo nel pomeriggio?" chiese lui, non tanto per togliersi del lavoro, quanto meramente per organizzarsi "Nel senso... immagino che i tipi che vengono a pranzo non vogliano come salsa extra la vernice, ecco!" propose lui.
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    Jonathan Baker | Predone
    Vedere Markab sbalordito del fatto che i denrisiani si alzassero di domenica alle otto del mattino era un po' come per un inglese veder un turista stupirsi del fatto che la regina fosse ancora viva. C'erano dubbi? Poi, per quale ragione di domenica dovevano esserci regole speciali? A Denrise si lavorava tutta la settimana e se così non era o ci si trovava di fronte ad un giorno di festa o il gestore di quella determinata attività aveva un valido motivo personale per non aprire quel giorno. Ahò, l'orologio spostato ce l'avete voi non noi. Quello di Markab non era un insulto, ma Jonathan aveva il potere di infastidirsi da solo. Sospirò. Mo è annata come è annata, se ce sarà n'artra vorta te vojo qui alle otto. Otto. Otto. Alzò anche otto dita per evitare qualsivoglia fraintendimento, lasciando poi spazio a quel che era il motivo per cui gli aveva chiesto di raggiungerlo al Canto della Sirena. Spiegò quel che era il lavoro da sbrigare, ebbe modo di presentargli Xhiu e di mostrare quanto fosse poco comprensivo con le lei. Nonostante ciò alla ragazza, sentendo l'altro dire che fosse inglese, figo e ricco, le si illuminarono gli occhi. Per paura di Jonathan non gli rispose, ma fece segno di passare dopo, magari così facendo avrebbe anche avuto il tempo di pensare a chissà quale proposta di matrimonio per realizzare così il suo sogno di arrampicatrice sociale del regno della regina.
    Dopo essere stata ripresa da Jonathan lo sguardo di Markab era estremamente esplicativo: perché era stata assunta? Il lupo di mare ruotò gli occhi al cielo. Ha perso er padre in mare. Il tono fu estremamente serio, ma dopo qualche secondo se ne uscì con una fragorosa risata. N'è vero, semplicemente la pago un Galeone all'ora. E Markab sapeva bene che un boccale di rum costava ben 7 Galeoni. Siccome da un danno come se move, l'ho piantata in cucina a lavà, è bona solo a far quello. Se da qualche parte del suo cuoricino Markab poteva pensare che Jonathan avesse un cuore d'oro, ora aveva la certezza che non fosse un buon samaritano.
    Riverniciare il locale era un compito noioso, lungo, ma doveroso. Il Canto ne aveva un estremo bisogno e il suo gestore non era minimamente intenzionato a lasciar perdere possibili entrate per il pranzo. Ce sto io, non te preoccupà. M'invento qualcosa. Avrebbe potuto chiedere a Liv di far una delle sue cose strane con i numeri oppure di far mangiare tutti all'aperto o semplicemente attribuire la colpa di un odore vagamente tossico ad una cinesina e ad un inglese che non si erano lavati. Il modo di fare, insomma, l'avrebbe trovato.
    Poi il tempo delle chiacchiere frivole terminò, passando a quelle necessarie per passar al vivo del lavoro. Dopo aver preso il secchio di cui Markab aveva bisogno, si sedette in maniera ben poco raffinata su uno sgabello, pregando Odino affinché non avesse bisogno di altro per portar a termine il suo compito. Lo straniero passò l'acqua e il denrisiano si preoccupò di spiegargli cosa fosse un rullo. Brutto errore, ciò spinse Markab ad entrare in modalità scimmia, portandolo a dire cose senza senso tipo la possibilità di dar una passata a ragazze che dato il loro lavoro avevano di certo bisogno di tutto, fuorché quello. Muoviti pure come voi, basta che alla fine le pariti vengano bene. Se preferiva pulire prima l'intera parete era libero di farlo, altrimenti se preferiva procedere per pezzi Jonathan non avrebbe obiettato. Poi come accadeva spesso con i lavoratori svogliati, Markab non aveva ancora toccato la vernice e già pensava alla pausa pranzo. Mo famo quel che riusciamo, poi ce penso. Abbiamo l'attrezzatura usata ar rainbow, ce potemo mette a lavorà pure en piazza o direttamente qua fori. Certo, per far ciò avrebbe dovuto richiamare una ragazza a cui aveva dato la giornata libera, ma per lui non era un problema.
    Credo che la parete sia pulita a sufficienza, comincia a vernicià. Non faremo mai in tempo per pranzo. Era piuttosto scettico al riguardo. Aveva organizzato il lavoro per cominciare alle otto e ora erano le dieci passate e non erano a buon punto.
    Se poi vedi che non ce la fai dimmelo che chiamo qualcuno per strada e te faccio da 'na mano. Il tono ora era decisamente meno aggressivo, ma più duro. Non aveva nessuna fiducia in Markab e temeva che alla fine della giornata il locale non fosse ancora pronto.


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    Markab Castlewine
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    "E sì, sì, sìììì! Ho capito, per Merlino transone: alle otto e che otto puntuali siano!"
    Forse Markab era tardo, forse Jonathan isterico, forse i londinesi erano ritardatari e pigri o forse erano i denrisiani ad alzarsi come le galline; forse tutte queste cose erano vere contemporaneamente, essendo in fondo una questione di principio, ma il reporter aveva ormai imparato a conoscere il bonazzo locandiere e sapeva bene quale fosse l'unica verità che davvero contava: la sua 'Poi figuriamoci, mo' sono pure nel suo locale!' oh, che carino, stava iniziando ad inzarrirsi col pesante accento di Jonathan a furia di stare con lui! 'O faccio il cazzo che vuole lui come lo vuole lui perché lo vuole lui e perché quindi è l'unica cosa possibile, oppure finisco stampato al posto della vernice!'
    Sicuramente Markab era quello che urlava più forte in quel locale (e lo aveva dimostrato anche in quel momento), ma Jonathan era quello che portava i pantaloni, e questa sua irriducibile rigidità rendeva molte cose più semplici: non c'era da capire, da argomentare, da discutere, c'era quello che voleva lui e, in alternativa, il suo pugno.
    Stranamente, era molto funzionale per integrare due realtà. Forse perché obbligava una delle due ad eclissarsi.
    La stessa cosa si poteva dire che succedesse con la povera, mai abbastanza apprezzata, Xhiu. Il personaggio più iconico del Canto della Sirena dopo il pugno di Jonathan (sorry Liv (?)) era riuscita finalmente ad uscire dalla cucina, salvo finire a far di peggio e venir minacciata come non ci fosse un domani. Markab sorrise all'interesse di lei, del resto era un drogato di attenzioni, anche se non era minimamente interessato a ripassare da lei, del resto non la trovava così attraente e, potendo scegliere, nel locale avrebbe avuto ben altre mira 'Sia gratis, sia a pagamento, Xhiu, non ci siamo eh!'
    Forse anche il disinteresse di Markab spiegava ancora una volta perché il muscoloso proprietario fosse così duro con lei, atteggiamento che comunque colpì Markab al punto di domandare all'altro "Oh... wow!" esclamò lui poco entusiasta quando apprese dei poveri signori Xhiu (?), in vero più colpito da altro 'Minchia, mi ha risposto senza un pugno in faccia: potrei commuovermi!' rifletté lui, salvo apprendere poco dopo come stesse mentendo e la vera motivazione fosse ben più venale "Oh" esclamò lui sbattendo le palpebre, spostando il piede su una sola gamba e flettendo l'altro ginocchio "Sì beh insomma... in effetti notavo fosse un po' diversa dal resto della fauna locale... questo spiega ampiamente cosa ci faccia qui... e in effetti i piatti se non hai un elfo domestico qualcuno li deve pur lavare..."
    Markab era davvero colpito di aver ricevuto una riposta senza corredate minacce, al che, come suo solito, si allargò e ne fece altre, riguardo a cosa si intendeva fare quel giorno: lo fece perché aprire e chiudere la bocca era la sua principale attività, insieme al rompere le palle, ma lo fece anche perché aveva tutta l'intenzione di dar l'idea di sapere cosa stesse facendo, di non apparire uno sprovveduto 'Sono qui per dimostrargli che so darmi da fare e che so gestirmela... sennò non si fiderà mai di me, e che cazzo!' sicuramente da bravo denrisiano avrebbe preferito i fatti alle parole, ma in un lavoro monotono il favellare era in fondo l'unico modo per mostrare competenza e intelligenza, e così fece.
    "Mh, ok, tranzo" il piano era di fare quanto più possibile e non chiudere il locale. Markab lanciò un'occhiata obliqua alla montagna di muscoli, ma non disse niente a riguardo, limitandosi a bagnare il muro, asciugarlo e quindi, finalmente, armarsi di rullo.
    "L'idea della bancarella fuori è carina" affermò lui, servendosi di Ascendio per elevarsi e iniziare a verniciare da in cima alla parete per poi discendere dolcemente "Sì, insomma, è qualcosa di diverso: attirerà l'attenzione. Tutti ti chiederanno che cazzo stai facendo e a quel punto potrai dire che stai sistemando il locale. Domani saranno tutti qui a volerlo vedere" ghignò lui interrompendo il proprio rullare per rivolgere un ghigno all'amico.
    Toccò terra nuovamente ed imbevve il rullo nella vernice, riprendendo il proprio lavoro "Inoltre se non devo interrompermi per le preparazioni del pranzo, e della cena, direi che potremmo farcela a finire il locale, io e Xhiu... sempre che lei non sia una frana completa" il che, in effetti, non era poi da escludersi.
    Forse lo stesso pensiero venne a Markab giacché alzò un sopracciglio "Come se la sta cavando a proposito? Non è che è più schizzata di una tua donna a fine turno?" propose lui rullando ancora e atterrando poco dopo, per poi fare una piroetta e fissare il predone negli occhi.
    Sostenne il suo sguardo e indicò il lavoro fino a quel momento svolto "Così ti può andare, padrone?" lo stuzzicò lui, incapace di accettare l'autorità di questi senza una certa ironia "Se va bene, vai a controllare l'altra, o le tue donne: qui ci penso io!" e detto così si voltò e nuovamente si levò con la magia per riprendere la propria opera.
    Non era uno che amava essere sfruttato, ma, posando il rullo sul legno si scoprì a sorridere: alla fine, nonostante tutto, si stava divertendo.
    RevelioGDR
     
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