No pain no gain

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    747
    Reputation
    +391

    Status
    🗲
    jpg
    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    "Senti, hai fatto già tantissimo per me questa sera. Sono io quello con la spilla: almeno questo lascialo fare"
    Che non sarebbe stata una relazione, anzi, un rapporto, semplice con Joshua lo aveva compreso dal primo incontro, da quando lo aveva spezzato con una semplice domanda, eppure mai avrebbe pensato che persino cose semplici come l'accompagnarlo nella Sala Comune degli Ametrin perché si lavasse senza che perdesse punti casata si sarebbero trasformate in guerre.
    Alla fine, aveva praticamente dovuto supplicare per fargli un favore 'Un po' come l'ho dovuto supplicare... di farmi male...' più ci pensava e più in effetti tutta quella serata gli metteva il mal di testa.
    Quando Joshua si era ripreso, i due si erano rivestiti, nonostante Jesse avesse cercato di farlo il più calmamente possibile, ma poi, comunque, si era deciso di rientrare: il coprifuoco era violato e qualcuno tra di loro aveva dietro un preservativo, ma non anche una spilla con sopra una P, sicché lo scortò nelle sue stanze e poi, sconvolto, iniziò a strisciare verso la sala comune dei black opal, fingendo, lungo il percorso di rondare. Non perché volesse un alibi, ma perché era troppo stanco, mentalmente e fisicamente, per cercare chicchessia 'Che serata...' pensò infatti lui, prendendo in mano, ancora una volta, il magifonino, ove vide almeno il quinto messaggio di Erik, il suo parabatai, l'unica persona al mondo che poteva sapere cosa fosse successo quella sera, proprio per quella runa che lo legava.
    Lo rimise via e riprese a camminare, frustrato, salendo le scale, imbarazzato come in altre poche occasioni della sua vita 'Avevamo detto sul campo di battaglia non... scopando!' pensò lui 'Sì, ok, si era detto nei momenti importanti... ma forse questo è troppo ecco!'
    La ragione per cui Erik lo stava un po' tampinando era il fatto che la sua runa avesse bruciato quella sera, e Jesse sapeva perfettamente perché ciò fosse successo, non volendo quasi certamente fornirgli una spiegazione 'Però... è Erik... e si sta preoccupando!'
    Si fermò quasi di getto e riprese in mano il cellulare, mandandogli un messaggino per rassicurarlo sul fatto che stesse bene 'Sto bene, devo solo...'
    Doveva solo cosa?
    'Cosa... sto facendo?' si stava vergognando? E di cosa? Di essere bisessuale? Di aver fatto sesso con un ragazzo quasi a caso? Di aver avuto un ruolo passivo?
    C'erano tante cose in quella prima volta che non gli tornavano e più ci pensava più sentiva l'ansia salire, ma, sopra ogni cosa, si rese conto che si stava vergognando di una cosa. Si guardò intorno, quindi mandò un altro messaggio all'amico Se vuoi, sono dalla sala Prefetti.
    Non gli disse altro, quindi, semplicemente, si appoggiò alla porta e sospirò.
    C'erano tante cose che lo facevano vergognare quella notte, ma una più di tutte: vergognarsi così tanto da non volerlo condividere con lui.
    RevelioGDR
     
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Ametrin
    Posts
    650
    Reputation
    +293

    Status
    🗲
    tumblr_oa66lzL7sa1r4xrixo1_500
    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Quando Erik accettò di lasciarsi tatuare la runa Parabatai sul corpo aveva un'idea molto più romantica del suddetto rito. Se l'era immaginato come una sorta di investitura che ufficializzava che da quel momento in poi lui e Jesse avrebbero combattuto fianco a fianco, aver idea di quando l'amico si trovasse in pericolo, non di sentir la runa bruciare nel cuore della notte, quando persino i quadri tacevano e anche il più lontano suono di passi era assente.
    In tale occasione fu quasi naturale per lui scrivere un messaggio a Jesse. Poi i secondi passavano e nessuna risposta arrivava. Non me lo sono immaginato. Scrisse un secondo messaggio. Poi un terzo. E ancora un quarto. Perché non rispondeva? Alla curiosità sopraggiunse la preoccupazione e quando finalmente la risposta arrivò, lui immediatamente visualizzò il messaggio. Ok, ci vediamo lì.
    Non c'era la classica faccina dell'orsetto abbraccioso e questo era un primo segnale di allarme. La ronda dell'Ametrino sarebbe terminata tra una mezz'ora, ragion per cui non ebbe nessun tipo di problema nel raggiungimento della Sala dedicata ai prefetti e ai caposcuola.
    Quando lesse il messaggio si trovava sul piano più alto del castello, quindi Jesse fece in tempo ad arrivare prima del moro. Qualunque cosa stia succedendo, devo saperlo. Insomma, non voleva vincolare la privacy o la libertà del suo amico, ma se l suo agire si ripercuoteva sul proprio corpo l'ametrino esigeva di sapere cosa stesse accadendo. Non sono e non ho intenzione di essere come la mamma. Lei soffriva continuamente per colpa di suo padre senza un vero motivo e non avrebbe accettato di soffrire dolore a causa di un secondo comportamento sconsiderato. Poi se è nei guai con qualcuno può parlarne con me. Tornò a pensar per il meglio, scuotendo più e più volte la testa. Quello era un momento non proprio felicissimo per l'ametrino. Non era trascorso molto tempo dall'ultima luna piena, quando aveva riassunto la forma umana di fronte a Theresa, e verso quel periodo del mese il suo umore tendeva sempre a vacillare. Lo stress si sommava, il non poter parlare con nessuno era opprimente e come se non bastasse anche Blake aveva notato qualcosa di strano nell'atteggiamento del moro. In una normale circostanza avrebbe svicolato, ma il biondo aveva delle prove e con tutto quel pensare Erik necessitava di aver la testa libera.
    Non appena vide l'amico, il moro si avvicinò a lui con uno sguardo estremamente serio. Si può sapere cosa sta accadendo? Eppure Jesse era di fronte a lui. Il suo sguardo non notò nessuna ferita, nessun occhio nero, arrossamenti della pelle? No, neanche quelli. Mi hai fatto preoccupare. Cosa ti ha fatto male?




    RevelioGDR
     
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    747
    Reputation
    +391

    Status
    🗲
    jpg
    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    La rapidità della risposta di Erik fu quasi folgorante, segno di quanto l'amico si fosse preoccupato, sia per quello che aveva provato, sia per il suo ritardo di risposta 'Minchia... Erik...' pensò lui, sentendosi una brutta persona, del resto ricordava bene com'era stato per lui quando la runa aveva iniziato a bruciare 'Praticamente... avrei fatto qualsiasi cosa pur... pur di non farlo soffrire'
    Sospirando appoggiò la schiena contro la porta della stanza ove si erano dati appuntamento. Il suo cuore batteva all'impazzata e non accennava a rallentare, sia per il senso di colpa, ma anche per la paura, per l'ineluttabilità di ciò che sarebbe ben presto capitato 'E' il mio parabatai... non posso... non posso non dirglielo'
    Eppure dirglielo lo spaventava così tanto che sarebbe corso via e avrebbe negato tutto quella sera come il giorno dopo, ma purtroppo per lui, era una persona troppo legale per fare una cosa del genere e la vista dell'amico non poté che rinforzare quella sua convinzione "Ehi, tranquillo... sto bene... guarda!"
    Appena vide quel viso scuro si staccò dalla porta ed allargò le braccia, esponendo il proprio corpo all'ispezione che immediatamente iniziò da parte dell'altro, che da un lato lo imbarazzò, facendolo quasi sentire nudo, ma, dall'altro lo riempì di gioia e sollievo 'Lui... era davvero preoccupato' ovviamente lo sapeva, ma un insicuro come lui traeva costante beneficio da quelle conferme, aspetto che rese quella serata più semplice e difficile allo stesso tempo.
    "Ehm, niente, ero con Josh. Sto bene" disse quando gli venne chiesto cosa stesse accadendo, dovendo storcere la bocca quando gli fu chiesto cosa gli avesse fatto male '... veramente è un chi... e... beh...'
    In vero, Jesse aveva ancora male, anzi, più il tempo passava più ne sentiva, quasi il suo corpo si stesse riprendendo dallo shock e stesse via via inviando segnali di allarme al ragazzo.
    Deglutì e provò a dire qualcosa, ma non vi riuscì ed anzi, improvvisamente iniziò a sentire caldo. Molto caldo "Eh ahem... che ne dici... se entriamo un attimo nella stanza... sì ecco, sai... non ho voglia di ehm... urlare..." stava chiedendo discrezione all'amico e sperava vivamente che lui gliel'avrebbe concessa, soprattutto per evitare di farlo morire d'infarto.
    Avrebbe aperto la stanza e sarebbe entrato, osservando il tavolo centrale e tutto il resto, che, al buio della notte, assumeva tutto un altro aspetto.
    Posò le mani sul tavolo, poi con un balzo tento di sedersi sopra di esso 'Pessima mossa Jay!' esclamò tra sé e sé, non appena toccò il legno, sentendo una fitta intensa, che lo spinse a gettarsi praticamente giù, rimbalzando come una molla.
    Sbiancando, si chiese se l'altro avesse percepito anche quella fitta. Lo fissò atterrito per un istante, poi deglutì ancora, cercando cosa dire.
    "Io... scusami, non so da dove iniziare... è che... neanche io so... davvero cosa è successo stasera" ammise infine, socchiudendo gli occhi ed abbassando la testa, nel mentre si portava una mano all'addome, precisamente ove aveva la runa "Mi dispiace... non ho proprio pensato che tu potessi sentirlo... non volevo ecco... darti fastidio"
    Non aveva chiarito niente, eppure lo sforzo del ragazzo era comunque palese, sia nella sofferenza del suo volto, sia nell'affanno del suo respiro. Forse aveva solo bisogno di calma, di tempo. O forse di un po' di un incoraggiamento; lui, certamente, non ne aveva idea, sperava solo di non far arrabbiare la persona più importante della sua vita o, peggio ancora, perderla una volta per tutte.
    RevelioGDR
     
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Ametrin
    Posts
    650
    Reputation
    +293

    Status
    🗲
    tumblr_oa66lzL7sa1r4xrixo1_500
    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Non appena gli occhi dell'Ametrino incrociarono quelli dell'Opale la prima cosa che gli venne in mente non fu quella di garantirgli il classico caloroso abbraccio, bensì quella di accertarsi di quelle che erano le sue condizioni. Come aveva constatato poco fa non c'erano segni di cicatrici o ferite, quindi o si trattava tipo di un livido nascosto o magari una ferita interiore. Eri con Josh? Cosa ci faceva lui in giro a quest'ora? Il coprifuoco era attivo già da un pezzo e il bruciore che avvertì nella zona limitrofa al petto era successivo al momento in cui solitamente i prefetti cominciavano le loro ronde.
    Lo sguardo indagatore di Erik non era ben allenato, non v'erano altre soluzioni, tuttavia l'invito di entrare nella Stanza dei Prefetti fu assai strana. Insomma, quale bisogno c'era di farlo? Non fece domande. Entrò con l'amico e lo raggiunse nei pressi del tavolo centrale con tanto di braccia conserta. Vuole farmi morire d'ansia? Poi cominciò a parlare o, meglio, a bofonchiare qualcosa. Dal tono di voce si evinceva quanto ciò che fosse successo l'aveva in qualche modo turbato e in quello stesso modo di parlare rivide se stesso quando cercava di giustificare le sere in cui era solito trasformarsi a causa della luna piena. Come poteva insistere? Io non avrei voluto che con me l'avessero fatto. Fu proprio per tale motivo che caricò un immenso respirò, trattenne il fiato per pochi secondi e poi rilasciò tutta l'aria accumulata. Jesse, vedo che la cosa ti preoccupa, quindi respira e cerca di tranquillizzarti. Un sorriso gentile si mostrò in viso mentre indietreggiò di un passo. Qualcosa ti ha turbato, è evidente, ma prima di parlarne hai forse bisogno di metabolizzare la cosa. Ne riparleremo domani mattina, non voglio metterti pressione. Fu così che continuò ad indietreggiare fino al raggiungimento della porta della sala con l'intenzione di andarsene.
    Lui aveva avuto modo di conoscere in prima persona il dolore e aveva vissuto sulla sua pelle cosa significasse aver bisogno di un po' di tempo per far chiarezza su alcune cose. Insistere con l'amico avrebbe voluto dire mettergli addosso ancor più pressione, facendogli vivere in maniera ancor più pesante ciò che stava vivendo.




    RevelioGDR
     
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Black Opal
    Posts
    747
    Reputation
    +391

    Status
    🗲
    jpg
    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Quando aveva accettato e bramato al runa parabatai si era immaginato di dividere tutto con Erik, tuttavia non aveva mai riflettuto davvero su cosa fosse quel tutto: aveva riflettuto sul fatto di poter avere qualcuno sempre accanto, di poterlo proteggere per sempre, ma non aveva mai pensato che nel pacchetto fossero incluse anche ansie, preoccupazioni e dolori, anche fisici. E momenti imbarazzanti, anche se quelli, un po', se li era aspettati.
    Non ricevette uno dei caldi abbracci di Erik quella sera, non ne era dell'umore, del resto, troppo preoccupato per lui, iniziando ad esplorare il suo corpo in una maniera che quasi gli ricordo Josh.
    Per un istante tornò nelle segrete con lui, ma sobbalzando tornò al presente quando il moro gli porse una domanda "Sì, ecco... tranquillo... l'ho riaccompagnato in dormitorio proprio ora. Abbiamo... perso la cognizione del tempo ecco" non erano menzogne, certo, ma non era neanche la verità, e quello pesava sul suo cuore come un macigno, ma non se la sentiva di parlare, in assoluto, certo, ma specialmente lì, in un corridoio, ove chiunque avrebbe potuto origliare.
    Accanto c'era giusto un'aula riservata, sicché fece entrare l'altro. Chiuse la porta ed osservò il suo parabatai osservarlo accigliato nel mentre lui provava ad imbastire un discorso, con scarso successo, sia per mancanza di parole, sia perché nel sedersi ebbe una fitta, che lo fece tornare in piedi e sentire violato, nel suo corpo e nella sua privacy 'Avrà capito? AVRA' CAPITO?!' si chiese lui, al limite del panico, fissando l'altro ed attendendo con orrore una sua parola.
    Erik non aveva capito, forse non aveva neanche percepito niente, in vero, tant'è che l'ametrino prese atto di quanto lui fosse alterato e lo invitò a rilassarsi, poi fece quello che sapeva far meglio: accettarlo. Gli diede spazio, tempo, per riflettere, capire e trovare le parole giuste per parlargliene.
    'Erik...' lo vide fare qualche passo indietro, pensoso forse, preoccupato addirittura, ma comprensivo e comunque sollevato che stesse bene e questo fece trarre un sospiro di sollievo e quel sospiro, quell'attimo, fu la rovina dell'opale.
    'Meno male... grazie di essere così fantastico' si disse lui, socchiudendo gli occhi e cullandosi nella convinzione di aver scelto davvero la persona giusta, poi, appunto, il tracollo.
    "Non avevo mai immaginato che sarebbe stato così dirti quando sarebbe successo" dapprima Jesse sbiancò, poi sollevò lo sguardo e con un filo di voce recitò quelle parole, osservando l'amico nella sua serietà e compostezza, che si andava a scontrare con l'immagine che aveva pensato quando fantasticava di condividere con lui la sua prima volta.
    Erano due Erik lontani, dolorosamente lontani, come lo era il suo corpo e come lo stava ora diventando del tutto il suo cuore 'E' tutto sbagliato, è tutto fottutamente sbagliato. Come sempre: io sono sbagliato!'
    Le emozioni di quella serata riemersero, le paure, le rabbie, le confusioni, la stanchezza stessa, fino ad allagarlo ed invaderlo completamente trasformandosi in lacrime salate, che andarono ad incorniciare il suo viso.
    Si cinse da solo e quindi rimase lì "Volevo... volevo fosse bello... e invece... ho rovinato anche questo..." pigolò tra una lacrima e l'altra, con la voce spezzata, incapace di fissare l'altro o anche solo fare un passo verso di lui "Mi dispiace" disse infine, forse a lui, forse a sé stesso, forse al fato che in quel momento sentiva così infido nei suoi confronti.
    RevelioGDR
     
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Ametrin
    Posts
    650
    Reputation
    +293

    Status
    🗲
    tumblr_oa66lzL7sa1r4xrixo1_500
    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Erik ancora non aveva un'idea ben precisa di come il suo parabatai svolgeva la funzione da prefetto, ma le regole parlavano chiaro: dopo una certa ora gli studenti dovevano trovarsi all'interno della propria Sala Comune. Erik non era un bacchettone, ma era convinto che le regole esistevano per un motivo. Senza contare, inoltre, che rivestiva una carica per cui era stato scelto tra tanti e chissà quanti erano coloro che invidiavano la sua posizione. Non prendere provvedimenti vorrebbe dire tradire la fiducia che mi è stata data dai professori.
    Ma come si fa a perdere la cognizione del tempo? Non sono dieci minuti, Jesse. A dirlo mostrò una piccola nota di dispiacere poi non che si sentisse deluso da quella frase, ma in un certo senso andava contro all'opinione che aveva del suo parabatai. Insomma, credo che un marine non si giustificherebbe mai in questo modo.
    Poi, mi dispiace tanto, ma star tranquillo per me vuol anche dire essere ingiusto nei confronti di chi è stato punito per aver infranto la stessa regola.
    Ok, quel discorso come tutte le dinamiche sociali riuscivano a distrarlo e la propria preoccupazione passò in secondo piano. Ciò non voleva però dire si fosse dimenticato della faccenda. Faccenda che parve infittirsi ogni secondo di più, ma comunque Erik la sua decisione l'aveva presa: non avrebbe costretto l'amico a parlare di un episodio che lo turbava anche se ciò voleva dire rimaner con un punto interrogativo. A spingerlo a pensar in quel modo era anche il proprio comportamento: nelle future notti di luna piena avrebbe avuto il diritto di poter chiedere un po' di spazio qualora la situazione fosse divenuta più complessa di quanto già era.
    Eppure dopo qualche secondo Jesse parve cambiar idea e forse voleva cercar in Erik una fonte di sfogo. M-ma io voglio esserlo? Poi nuove parole fecero intendere ciò che era successo, ma fortunatamente l'ametrino non era un genio in acume e già vicino al legno che segnava l'ingresso della stanza, posò una mano sulla maniglia e aprì la porta. Era dispiaciuto, Erik anche. Venire qui è stato un errore.
    Non dispiacerti, purtroppo le cose non vanno sempre come ce le aspettiamo. Quelli erano luoghi comuni ideali per un discorso che non aveva ben compreso. Hai bisogno di riposare un po' e anche io. Ne riparleremo domani. Fu allora che varcò quella porta, diretto verso la propria sala comune. Tra le molte cose che aveva per la testa ora si era sommata anche la tendenza ad infrangere le regole del suo compagno di stanza e il suo parabatai fu complice di quella violazione.



    RevelioGDR
     
    .
5 replies since 21/11/2019, 23:41   111 views
  Share  
.
UP