Vino rosso o Bianco?

Aaron&Eilidh

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    San Mungo
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    Aaron Barnes
    Medimago | 26 anni
    L'attico Barnes era, in realtà, anche abbastanza umile, o almeno questo che si trovava a Londra. Alla fine li ci vivevano veramente molto poco, o meglio Aaron era quello che ci passava più tempo in quanto lavorava e studiava, Blake invece tornava solamente quando poteva ed il resto dell'anno lo passava per lo più in accademia e quando veniva l'estate preferiva posti caldi come Dubai o l'Italia. Non amava rimanere in quella casa per tantissimo tempo, ed aveva i suoi motivi. Non appena aveva finito di parlare con eilidh in quella stanzetta, chiusi a chiave, aveva mandato un messaggio allasua domestica dicendole che se aveva finito, non doveva fargli niente per cena e che poteva andare. Almeno così sarebbero rimasti davvero da soli e nessuno si sarebbe permesso di spettegolare su di loro. Non che ci fosse qualcosa da spettegolare, ma la signora Jasmine oramai era in serivizio da parecchio tempo, l'unica donna Santa che aveva deciso di rimanere anche dopo che Blake aveva fatto di tutto per mandarla via. Lui e quei maledettisismi scherzi! Insomma Jasmine aveva fatto un ottimo lavoro per ani in quella casa ed Aaron non avrebbe mai rinunciato a lei. Aveva le camicie sempre stirate e la casa sempre in ordine, i fiori sul terrazzo mai secchi, le piante sempre verdi e i bagni dentro i quali ci si poteva mangiare per terra per quanto brillassero. Sembrava tutto tranne che una casa abitata da due ragazzi e basta. L'unico veto che aveva sempre avuto ( ma solo quando Blake era in casa) era quello di entrare in camera sua. il più giovane era geloso delle sue cose ed odiava quando qualcuno faceva ordine all'interno del suo caos. Jasmine era stata avvisata e come al solito aveva risposto con un puntuale sorriso ed un "Ok. Buonaserata".
    Aaron finì il suo turno. Si guardò leggermente allo specchio del bagno per mettere apposto i capelli leggermente spettinati, già il fatto che stava con una semplice t-shirt blu notte e dei jeans lunghi con un lavaggio chiaro, lo facevano sentire quasi un barbone. Alzò appena gli occhi al cielo ripensando alle parole di Xander di qualche tempo prima, che bisognava andare sempre vestiti in maniera elegante e raffinata, perchè non si sapeva mai. Ecco, quello era il momento in cui doveva dargli assolutamente e dannatamente ragione. Sospirò, oramai era andata e poi mica doveva fare colpo su qualcuno, no? Andò alla hall dell'ospedale e l'aspettò. Sorrise vedendola arrivare, il San Mungo era quasi del tutto deserto, il problema principale era proprio quello in realtà. C'era veramente poco personale e chi c'era si stava semplicemente massacrando. loro avevano finito e gli aspettava semplicemente una serata di relax... tra amici (?). Una volta vicini la salutò di nuovo con un semplice Allora andiamo? Ed una volta che lei fece segno di si con il capo lui le prese delicatamente la mano e si smaterializzarono appena dentro casa del giovane Barnes. Come prima accennato l'attico che avevano deciso di restrutturare a Londra non era molto grande, era posizionato su due livelli, il livello superiore aveva semplicemente le due camere da letto, con entrambi i bagni privati, invece nel pin terreno avevano sala, cucina e delle vetrate con una vista da favola. Da li si riusiva a vedere quasi tutta Londra. Avevano anche un terrazzino, con ovviamente una jacuzzi. Ovviamente tutto quello era stato costruito appositamente per loro da loro nonno. Era come se fosse stato il regalo di compleanno per i giovani Barnes, l'architetto e gli ingegneri erano stati mesi li a cercare di rendere la fine di quel palazzo un attico stellare per due ragazzini. Aaron Barnes, il nonno dello stesso Aaron, amava i suoi due nipoti più di ogni altra cosa e quando il proprio figlio aveva deciso di abbandonarli a lui si era spezzato il cuore. C'era una parete con una foto di famiglia, L'unica che avevano tutti e quattro insieme prima che sua madre morisse. Blake era gelossimo di quella foto ed in realtà di tutto quello che era li dentro. Infondo quella casa, seppur extralusso era stata la casa in cui era stato concepito e sopratutto in cui aveva l'unico mezzo ricordo di sua madre, ed era per quello che avevano messo un'unica regola: niente ragazze li dentro. Quando lui ci aveva portato Katrina era successa una guerra infinita tra i due, e se adesso avesse saputo che c'era Eilidh li dentro, e neanche la conosceva, la tempesta era assicurata. Per Annie era stato differente, Aaron sapeva che Blake aveva una cotta per lei quindi le chiavi di casa le erano state consegnate senza neanche pensarci. Se solo Aaron avesse saputo cosa diavolo era successo su quel divano qualche mese prima...Ma non lo sapeva, e quando entrarono in casa sorrise.
    Benvenuta nella umile dimora di casaBarnes! Vieni ti faccio fare un giro, poi non se vuoi/devi andare in bagno...
    Era davvero tutto in ordine, li dentro non sembrava neanche che ci abitasse qualcuno. Era tutto automatizzato, non c'erano lampadari sui soffitti ma solamente lampade, la vetrata che dava sul terrazzo era illuminata da dei faretti che, in genere, si accedevano quando ci si camminava vicino. La cucina e la sala non erano separate se non da un tavolo che faceva da penisola. Sul tavolo c'era una bottiglia di vino rosso con due calici, ed un bigliettino con scritto "ci sono degli stuzzichini nel forno signorino Barnes, nel caso aveste fame". Quella donna era geniale, lui l'aveva sempre detto. Puoi poggiare tutto sul divano, o dove vuoi... e mettiti pure comoda! Hai fame? Chiese poi sorridendole. Cazzo, era veramente agitato? Forse aveva semplicemente paura di quello che la ragazza che aveva di fronte potesse pensare di lui, e come doveva cominciare il discorso?
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    Non so modificare le immagini, ma la sala da pranzo è come quella in foto, tranne per l'oceano che si vede fuori, in realtà li ci sarebbe un terrazino!


    Edited by Aaron Barnes - 29/8/2019, 20:10
     
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    Eilidh Mae Aileanach Rheon
    età: 26 | occupazione: Medimaga | parlato | pensato | dress: | scheda: | stat.:

    Uscita dallo stanzino dei medici aveva fatto attenzione a che nessuno, staff e pazienti, potesse vederla. Non che avesse fatto chissà quale atto osceno, ma odiava le voci di corridoio e quel pettegolezzo che poteva arrivare ad orecchie che avrebbero fatto meglio a rimanere vergini circa l'informazione che Eilidh Mae Aileanach Rheon e Aaron Barnes fossero stati visti uscire dallo stanzino degli incontri piccanti. Se solo un ronzio fosse arrivato alla rossa medimaga per lei sarebbe stata la fine. Non era ancora pronta a mettersi di fronte a quelle iridi chiare e subire un interrogatorio estenuante e terribile. Al momento certe cose era meglio tenerle taciute, nascoste, omesse. In fondo, fino a quando non le avrebbe chiesto nulla non le stava mentendo, no? Con quei pensieri per la mente andò a sincerarsi che non ci fossero casi per lei tanto da permetterle di guadagnare gli spogliatoi femminili per farsi una doccia scaccia stanchezza del turno massacrante. Non fu la classica lenta, con gli occhi socchiusi sotto quel getto di acqua calda continua che andasse a scioglierle i muscoli stanchi. Fu una doccia veloce, che rapida la portò ad indossare il [url=]vestito[/url] nero che usava come jolly quando doveva uscire per una serata imprevista e non avesse il tempo di passare prima dall'appartamento. Era decisamente corto, le arrivava a poco più di metà coscia, da uno scollo ampio e dalle accennate mezze maniche. Le piaceva perché quel tessuto, nei tagli semplici, sapeva valorizzarle i punti strategici del suo fisico. I capelli, asciugati con un colpo di bacchetta, erano di un nero cupo e lasciati liberi da qualsiasi costrizione, risultando leggermente mossi. Il trucco fu, se possibile, ancora più semplice. Una linea di eyeliner nero andò a delineare quei grandi occhi chiari, un po' da gatta, e le ciglia furono appena pettinate con il mascara. Sulle labbra niente, nessun rossetto o burrocacao a proteggerle. Più o meno soddisfatta del risultato buttò quanto di necessario nella piccola borsa a tracolla scura, infilò un paio di sandali neri dal tacco alto e si fiondò verso il luogo dell'appuntamento con Aaron. Ad ogni passo provava a non pensare a ciò che l'altro avesse voluto dirle. Di sicuro era qualcosa di importante, da tenere il più lontano possibile da occhi e orecchie indiscrete. Qualcosa che riguardava il privato? O forse aveva avuto problemi sul posto di lavoro?
    Il viso pensieroso si rilassò quando incontrò il sorriso di Barnes ad accoglierla. Cercò di non arrossire e di non ricambiare quel sorriso come una quindicenne, provando ad essere distaccata e professionale sotto lo sguardo curioso delle infermerie del bancone. Cercò di non curarsi di quegli sguardi e di svanire al più presto da lì. Infatti, alla domanda del tirocinante si limitò ad un cenno del capo che indusse l'altro a prenderle delicatamente la mano per poi sentire il familiare strappo all'ombelico di una smaterializzazione. Con quel comodo processo di spostamento però era possibile non essere stabili una volta arrivati a destinazione. E fu quello che capitò alla giovane medimaga. Un piede messo male e finì con appoggiarsi con entrambe le mani su Aaron. Oddio, scusa! Maledetti tacchi. Provò a giustificarsi, staccandosi immediatamente dalla presa seguendolo. Alla faccia dell'umile dimora! si ritrovò a pensare, restando sorpresa di come ad ogni minimo passo e movimento delle luci automatiche si accendessero. Inquietante ma decisamente bellissimo come funzionamento. Avrebbe dovuto proporlo ad Annie. Almeno avrebbero evitato di ferirsi perché non riuscivano ad accendere la luce quando tornavano a casa sbronze. Mmm, no... preferirei più qualcosa da bere in realtà. Tom, il fido stomaco, ancora non dava segnali di vita. Forse perché era stato qualcos'altro ad attirare i suoi sensi. Fu quell'enorme vetrata che dava direttamente sullo skyline londinese a farle perdere qualche battito. Da lì si poteva vedere quella capitale che l'aveva ormai adottata da anni e le parve qualcosa di estremamente romantico. Lasciò la borsa sul bracciolo di quel divano ultramoderno e si avvicinò ancor di più a quella vista che le aveva rubato il cuore. Posso? una semplice parola di richiesta con l'indice che indicava quel terrazzo che la chiamava come un ammaestratore coi serpenti mentre suonava il flauto magico per farli uscire dalla cesta. Sarebbe andata fin quando quel terrazzo le avrebbe concesso, lasciando che il vento fresco di fine agosto le scompigliasse i capelli mentre lo sguardo si nutriva di quello spettacolo che le scorreva sotto gli occhi. Il Big Ben, il London Eye, il Tamigi che scorreva placido incurante del tumulto dei babbani. Erano rumori che a stento li sfioravano a quell'altezza.
    Non sai quanto ti invidi. Ogni giorno ti svegli con questo panorama. Avrebbe detto quando l'altro l'avrebbe raggiunta lì fuori. Era così piena di tutte quelle sensazioni che a momenti dimenticava il motivo per cui era lì. Il viso si sarebbe voltato nella sua direzione, andando alla ricerca di quelle iridi chiare che erano tornate ad esserle familiari. Cos'è che dovresti spiegarmi? Nude e crude uscirono quelle parole, ma cercò di accompagnarle con un sorriso di incoraggiamento. Aveva resistito fin troppo. Andiamo chi non entrava nel panico a quel sottinteso di dobbiamo parlare? Nessuno. Figurarsi un uragano Corvonero come lei.


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    Aaron Barnes
    Medimago | 26 anni
    Quando era bambino, suo nonno gli aveva sempre detto che la sua prima ed unica amata moglie l'aveva conquistata su di un terrazzo del genere e gli aveva sempre detto che portare una ragazza li sopra voleva automaticamente, farla cadere ai propri piedi. Non c'era che dire, aveva assolutamente ragione. Non aveva mai portato molte ragazze in quella casa, ma tutte quante avevano avuto l'istinto di uscire e guardare quella città, che da così in alto, sembrava essere la cosa più bella del mondo. Londra. Londra era quel qualcosa di pazzesco e spettacolare, odorava e puzzava nello stesso stempo. Era qualcosa di particolare, romantica e brutale. Aaron non sapeva se l'amava più di ogni altra cosa al mondo oppure la odiava. Non fa niente, capita... disse quando la ragazza perse l'equilibrio. Era sempre così ben vestita e sopratutto sempre con questi vestitini corti e sensuali che lo facevano andare fuori di matto. Non era mai esagerata ma si vedeva che non lasciava mai niente al caso. I bracciali intonati all'abito, l'abito semplice ma scelto con cura. Dove diavolo ce lo aveva un vestito del genere dentro l'ospedale? Forse era tornata a casa? Lui non aveva avuto il tempo di fare assolutamente niente e lei si era presentata come se fosse appena uscita dal centro commerciale. Sospirò facendole segno che poteva fare quello che voleva e prima di raggiungerla fuori al terrazzo prese il vino sul tavolo della cucina, lo aprì e lo versò fin alla metà del calice, così fece anche con l'altro bicchiere. Rimase per qualche minuto ad osservarla. Si stava godendo quella vista pazzesca e glielo avrebbe lasciato fare tranquillamente. Voleva darle un pò di tempo per rilassarsi e comunque lui aveva bisogno di due minuti per trovare seriamente le parole giuste. in realtà avrebbe voluto farsi una doccia e cambiarsi, ma non poteva lasciarla sola li dentro! Non che non si fidasse, ma lui l'aveva invitata e gli sembrava seriamente poco carino fare una cosa del genere. Ancora non avevano molta confidenza in realtà. Ancora una volta si ritrovò a pensare a quella notte di qualche estate prima e di come dopo aver finito il tutto - una delle notti più intense della sua vita- erano fuggiti uno dall'altro. E di come nessuno dei due, si era mai chiesto il perchè di quella fuga, il perchè ignorarsi per così tanto tempo. E poi quella sera in quel dannatissimo locale, e la sambuca... e cavolo se aveva vomitato, e si era spogliato davanti a lei come se niente fosse e poi si era risvegliato completamente attorcigliato con il suo corpo. Vederla così affacciata sul suo terrazzo in quel mini vestitino nero, quelle scarpe alte, gli suscitavano diverse sensazioni contrastanti. Non sapeva se si sentiva nervoso, bene, contento... o tutte quelle cose insieme. Prese i due calici di vino ed andò anche lui fuori al terrazzo. Si avvicinò a lei e le passò il calice di vino. Mio nonno faceva le cose sempre in grande...e questo è il suo risultato migliore! disse poi guardandosi intorno. Effettivamente il terrazzo era bellissimo, spazioso, con dei divanetti sparsi, delle piante e fiori ben curate, ed un piccolo tavolino di vetro. Si guardò intorno. A mio nonno piacevano gli arredi in vetro, se non si è capito! Quella casa era completamente trasparente! solamente i muri interni erano davvero muri, quelli esterni erano solamente delle grandi vetrate, stessa cosa in camera sua e di suo fratello. Di fronte al letto avevano entrabi una grossa vetrata che andava direttamente su dei piccoli balconcini! Puoi venire tutte le volte che vuoi... anche a dormire... Ok, la situazione si faceva abbastanza imbarazzante. Decise che era meglio bere un pò di vino e prima di farlo alzò il calcie nella sua direzione come per fare un tacito brindisi. Bevve il vino rosso e poi si voltò completamente verso la capitale dell'Inghilterra, portando i gomiti sulla ringhiera del balcone e lasciando che il bicchiere penzolasse tra le sue mani nel vuoto. Ed adesso da dove cominciava?
    Beh, l'altro giorno, qualche settimana fa... ti ho detto che ho tradito la mia fidanzata. bevve un altro goccetto di vino. Aaron non si apriva mai così tanto con nessuno, per lui era un passo troppo lungo. Forse aveva sbagliato a farla venire a casa sua. Beh, io e Katrina ci siamo lasciati... diciamo di comune accordo!Insomma è complicato! Le cose non andavano da un pò di tempo, siamo andati ad un evento insieme ed io ho incontrato un tizio, che poi è stato anche un mio paziente, che sembrava conoscerla fin troppo bene... insomma credo che ci sia stato un bacio sicuramente tra di loro, se non molto altro... quindi praticamente mi ha tradito. E non penso che lo abbia fatto solamente una volta. Era la prima volta che diceva quelle cose ad alta voce. Neanche a Blake era riuscito a parlare in quel modo. Fece un altro lungo sorso al suo bicchiere di vino e poi voltò la testa verso la ragazza. Voleva vedere la sua espressione.
    Abbiamo avuto una piccola discussione... ma lei mi ha ignorato palesemente continuando a fare i fatti suoi... e a quel punto io... beh ci sono rimasto male,tanto male... io l'amavo. L'amavo più di ogni altra cosa al mondo. Ed ero arrabbiato. E un pò per ripicca, un pò per rabbia, un pò per farle capire che io anche potevo essere stronzo se avessi voluto... beh, sono andato a letto con un'altra. Se fosse stato uno di quelle persone sensibili, in quel momento avrebbe pianto come un bambino. Ma non ce la faceva. Non aveva versato neanche una lacrima, e non riusciva a farlo neanche se provava un dolore lacerante. E da quel giorno mi sono sentito uno schifo, uno stronzo, come se non solo avessi tradito Kate, ma anche me stesso e tutto quello in cui ho sempre creduto. Le ho chiesto di parlare del nostro rapporto per mesi, e per mesi ho sempre ricevuto la stessa risposta, ossia che non aveva tempo, che lavorava troppo. Ovviamente scuse. E ho cominciato a bere. Penso che non mi sia mai sentito così tanto in colpa nella mia vita. Aggiunse. Fece una piccola pausa e finì definitivamente il suo vino. Forse ci voleva veramente una bottiglia. Aveva detto tutte quelle cose con un velo di tristezza negli occhi. Era quasi un mese, tra una cosa ed un'altra che non si vedevano ne sentivano, insomma che la loro storia era finita e per quanto si stesse riprendendo, la cosa ancora faceva male. Ed ancora una volta il problema non era certamente la rottura, ne lei, ma quello che aveva fatto. Lo aveva portato al suo stesso livello. Prima o poi gli sarebbe passata, ne era convinto. Ma adesso era troppo, troppo presto. Si morse il labbro. Il resto della storia, glielo avrebbe finito di raccontare non appena, nel suo bicchiere ci fosse dell'altro vino. Sapeva di non doversi giustificare con la Rheon ma aveva visto come lo aveva guardato dopo che aveva confessato il suo tradimento e quel velo di delusione che aveva avuto la ragazza lo avevano fatto sentire ancora più male. Era ovvio non si stava giustificando, ma aveva delle motivazioni, delle ragioni ben precise.

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    Eilidh Mae Aileanach Rheon
    età: 26 | occupazione: Medimaga | parlato | pensato | dress: | scheda: | stat.:

    Il capostipite dei Barnes aveva decisamente buon gusto in fatto di arredamento e ideale di bellezza. L'assenza di solide mure a dividerla dal cielo londinese rendeva quella casa magica, come se bastava allungare una mano per poter toccare le nuvole o le stelle, quando non c'era troppo inquinamento luminoso. Era convinta che pur standosene seduta su uno di quei divani dall'aria comoda avrebbe imparato ad apprezzare lo spettacolo di fulmini e saette. Però, per quanto fosse bellissima, non l'avrebbe mai cambiata con l'appartamento che condivideva con Annie, che aveva il sapore di casa.
    Direi proprio di sì. Sorrise alla sua affermazione afferrando quel calice di vino abbondante, facendo sì che lo stelo venisse stretto tra indice e medio della sinistra. Grazie...
    Però quel panorama aveva avuto la capacità di attirarla nelle sue spire, lasciandosi andare nell'ammettere di invidiarlo per quello che vedeva ogni giorno. Magari lui era venuto a noia di ciò che vedeva, perché sotto il suo sguardo per ogni giorno della sua vita, ma lei era ancora vergine sotto quel punto di vista.
    Potrei farci un pensierino... Stava davvero flirtando con Barnes? E lui lo stava davvero facendo con lei? Si sentì in imbarazzo, tanto da imitare subito il gesto del cin, senza far sfiorare i calici, e buttare giù un generoso sorso di vino. Aveva bisogno di razionalizzare e per farlo si ancorò al motivo per cui si trovava lì, su quel bellissimo terrazzo. Il tono di voce le era uscito un po' rude e d'istinto si era voltata verso di lui, che però aveva lo sguardo perso oltre la ringhiera e quel fragile cristallo sospeso nel vuoto. Tutte le congetture che aveva fatto vennero messe da parte, con l'attenzione della medimaga spostata interamente su ciò che l'altro stesse dicendo. Si trattava di quell'ammissione fatta nel pieno della sbronza, che pensava non ricordasse di averla fatta, invece la sua memoria doveva averla registrata. Lo sguardo cadde sul bicchiere che stringeva e quel liquido sembrava comunicarle che presto avrebbe avuto bisogno di lei. Lo accontentò subito, sorseggiando lentamente, gustandosi il sapore del vino sulle sue labbra, leccandole per eliminare le tracce di quel mosto fermentato. Lo lasciò parlare, cercando di tenere a freno le sue espressioni, provando a far emergere una maschera neutra mentre lui le diceva che la relazione che aveva con la donna fosse ormai giunta a termine. Lo ascoltò mentre la informava dei dubbi che l'avevano travolto, di come lei fosse una donna libertina. Lei non poteva affatto giudicare il suo comportamento e sicuramente quella era solo una versione, per avere un quadro completo avrebbe dovuto chiederle qualcosa... ma infondo a lei, le importava davvero saperlo? Forse per spegnere la sua curiosità, per capire il perché avesse deciso di buttare ai folletti una relazione con una persona pacata e rispettosa come il Corvonero. Erano tante le motivazioni che potevano portare ad un tradimento o ad una serie ripetuta dello stesso, ed era convinta che se erano arrivati a quel punto la colpa era di entrambi e non solo di uno, per quanto fosse facile additare la partner come causa di tutti i mali. Accolse le iridi chiare con l'accenno di un sorriso, provandolo a rassicurare del fatto che stava semplicemente ascoltando quella dolorosa confessione e che non stesse giudicando né lui né lei. Non un muscolo si mosse quando ammise che il suo di tradimento fosse stato dettato dalla rabbia e dalla ripicca, per dimostrarle che anche lui poteva essere un comune uomo stronzo e giocare con i sentimenti delle persone. Un comportamento un po' infantile, che lo aveva portato ad abbassare i livelli di quella storia, ma che sapeva che non avrebbe mai più ripetuto, né con Katrina né con qualsiasi altra partner. Tradire, per chi aveva un briciolo di amore ed empatia, era l'atto più empio che una persona potesse fare alla dolce metà ed era convinta che piuttosto che farlo sarebbe stato meglio porre un punto ad una relazione che era già in forte sofferenza da tempo, logorata da dubbi e gelosie e da una forte mancanza di dialogo, perno principale in un rapporto basato sulla reciprocità di coppia.
    Si allontanò dalla ringhiera, bevendo quel che restava del vino posando poi il bicchiere sul tavolino a loro più vicino. Credo che i sensi di colpa ti abbiano già logorato stomaco e fegato. Le parole uscirono lente, facendo sì che penetrassero in Aaron e non venissero portate via dal venticello fresco. Credo che tutto ciò che hai fatto era per dimostrare qualcosa, snaturandoti e portandoti a soffrire ancor di più. Si avvicinò al ragazzo, senza però sfiorarlo, puntando i grandi occhi nei suoi. Voleva che ci leggesse sincerità, non compassione o giudizio. Credo che questa storia ti abbia insegnato tanto, su ciò che sei e che non vorresti più essere. Su ciò che vuoi e che vuoi dare alla persona che ami. Credo che tu abbia capito lo sbaglio che hai fatto e che provandolo sulla tua pelle non ripeterai. Le dita andarono a fermare una ciocca dei suoi lunghi capelli corvini dietro l'orecchio, iniziando a giocherellare con la punta dei capelli più violetta. Mi spiace che sia finita così, in questo modo terribile, tra di voi. Ma forse era meglio così... perché continuare avrebbe finito con il distruggervi a vicenda. Un sorriso mesto sulle sue labbra e la voglia sempre più forte di fumare una sigaretta e di bere dell'altro vino. Gli sfiorò la spalla, con un gesto appena impercettibile della mancina, prima di rientrare in casa, dirigersi verso l'isola della cucina e prese la bottiglia aperta ma piena solo per meno della metà. Nel tornare verso il ragazzo avrebbe preso anche la borsa. Per prima cosa avrebbe versato un po' di quel buon vino corposo nel suo calice, trafficato nella sua borsa alla ricerca del pacchetto di sigarette che aveva come scorta per quando si annoiava a farsele, e andando verso di lui per riempire il suo bicchiere vuoto. Potresti tenere anche il mio? Avrebbe chiesto porgendogli il calice, per potersi chinare per posare la bottiglia vuota a terra, armeggiando con il pacchetto per sfilare una sigaretta, accendendola e poi sporgerlo nella sua direzione. Non l'aveva mai visto fumare, ma forse non c'erano state poi molte occasioni per vederlo, tra loro. Ne vuoi una? L'astuccetto aperto su quelle bionde pronte ad essere sfilate e l'accendino fermato tra esso e il suo pollice, liberandolo al tempo stesso dal bicchiere, nel caso in cui l'avesse aiutata, stringendo la sigaretta tra le labbra.


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    Doveva ammettere che aver buttato tutto fuori, aver detto tutto in quel preciso istante era stata una liberazione. Si sentiva più leggero, si sentiva liberato di un peso che non riusciva più a sostenere da solo. Annie era l'unica persona con cui riusciva a parlare liberamente, ma ancora non aveva avuto l'opportunità di farlo. Ultimamente non riuscivano davvero a beccarsi e quei turni lo stavano massacrando. Si stava automassacrando da solo. Ci si stava impegnando a farlo, come se volesse autoinfligersi una punizione che nessuno gli aveva dato. Da una parte non sperava che lei lo avrebbe preso a parolaccie che gli avrebbe detto che era uno stupido stronzo come tutti gli altri.
    Non lo fece. Quell'alone di delusione che aveva intravisto qualche settimana prima a casa di lei, nel suo letto, dopo le sue parole, adesso erano sparite. Era comprensiva. Sapeva che lui non stava mentendo. Il fatto era che Aaron non capiva come lei riuscisse a capirlo così bene senza conoscerlo affatto. Insomma, era una cosa rara, non gli era mai capitato. Blake era il suo sangue quindi non faceva testo ma con le ragazze, con le ragazze era tutto diverso. Aaron era sempre visto come quello insensibile, quello freddo, incapace di esprimere le proprie emozioni e spesso e volentieri le sue storie erano finite esattamente per quel motivo. Non era capace di amare perchè era stato caricato da bambino di responsabilità assurde. Lui e suo fratello non parlavano mai della morte della loro madre, lui e suo fratello non parlavano mai dell'abbandono di suo padre. Come se due genitori non fossero mai esistiti. Forse per Blake era esattamente così. C'era stato sempre e solo Aaron Barnes nella sua vita, poi il buoi, il niente. Ed Aaron era solamente un ragazzo quando la sua dolce mamma lo aveva abbandonato facendogli promettere che avrebbe per sempre protetto Blake e che si sarebbe preso cura di lui a qualunque costo. Era quello il problema, il qualunque costo. Aaron aveva 9 anni quando aveva fatto quella promessa ed ancora non riusciva a digerirla del tutto. Il 2 gennaio di ogni anno non sapeva se piangere per la morte di sua madre o festeggiare suo fratello che cresceva. Blake odiava il suo compleanno, Aaron non aveva il coraggio di dirgli nulla, ne che sarebbe andato tutto bene ne tanto meno che non era colpa sua. Il 2 gennaio di ogni anno si ritrovavano a fare i conti con qualcosa di cui entrambi non avevano il coraggio di parlare.
    Con Eilidh sembrava tutto completamente diverso, gli avrebbe raccontato la sua vita in quel momento e sapeva che si sarebbe sentito bene, non giudicato, non male... si sarebbe sentito capito ed apprezzato comunque. Non aveva mai affrontato quel discorso neanche con Katrina. Katrina quello che fino a qualche mese fa era il suo unico pensiero ed il suo unico amore. Ancora non capiva esattamente cosa provva ancora nei suoi confronti ma sapeva che in quel momento, con la voce di Eilidh ad un passo da lui, le sue parole che avevano quel non sapeva ancora cosa di razionale ma estremamente dolce...fece un respiro profondo prima di incrociare nuovamente i suoi occhi a quelli della sua collega. Sentì il tocco delicato della ragazza sulla sua spalla. Avrebbe voluto dire tante altre cose, ma non fece altro che finire il suo vino mentre la seguiva con lo sguardo. Era bella, era elegante, portava quei tacchi come se fosse una cosa così comoda e naturale che quasi gli faceva voglia di provare... tanto non poteva essere poi così difficile indossarli. Il vestitino nero che le calzava a pennello. Distolse lo sguardo quando lei tornò in terrazzo e poi prese il suo bicchiere di vino quando glielo passò.
    Quello che stava succedendo aveva qualcosa di assurdo. La guardò di nuovo. Si morse il labbro. Aveva voglia di baciarla ma non poteva farlo, non dopo tutto quello che le aveva detto, non voleva che si sentisse una ruota di scorta e non voleva che pensasse che la stesse usando per dimenticare lei. Distolse il suo sguardo dalle labbra carnose della ragazza che si rese conto stesse fissando. Oh, avevo smesso, ma ogni tanto una sigaretta non ha mai fatto male a nessuno, no? chiese retoricamente prendendone una da dentro il pacchetto. Prese anche l'accendinto sfiorandole la pelle. Accese la sigaretta facendo un tiro sostanzioso. Vide la fiamma bruciare quel misto di catrame, tabacco, carta e colla. Poi tornò a guardare la ragazza. Posò il suo bicchiere sul tavolino vicino a loro e si avvicinò di qualche passo verso di lei. Fece un movimento automatico, spontaneo, come succedeva solo quando stava con lei. Il pollice del ragazzo si posò delicatamente all'angolo della bocca della ragazza, come a lavare via qualcosa. Erano troppo vicini.Un pò di rossetto... Poteva anche morire in quel momento, ma l'aveva guardata talmente tanto intensamente che si era reso conto di una minima sbavatura di quel rossetto, tonalità calda sul rosso appunto. Il fatto era che adesso fare un passo indietro era quasi impossibile. Sentiva la sigaretta bruciarsi da sola,si stava consumando... E poi fece l'errore che gli fu fatale: alzò lo sguardo da quelle labbra ai suoi occhi. Troppo grandi, troppo chiari, troppo profondi, troppo espressivi e dannatamente belli. La mano libera, quella che prima aveva utilizzato per pulirle quel minimo di rossetto fuori posto adesso si era spostata sulla guancia della ragazza. Non era il momento, non doveva succede di nuovo così, ma due persone che avevano avuto una tale attrazione fisica qualche anno prima, potevano essere davvero solo amici? Poteva davvero riuscire a reprimere l'attrazione che aveva per lei? Ed il problema principale era che non cominciava a pensare alla ex compagna di concasata solamente in quell'accezione, ma anche.... chiuse gli occhi, posò la sua fronte contro quella della ragazza. Era successo tutto quanto in pochi istanti. Pochi secondi. Rimani qui stanotte.
    Glielo sussurrò tra le labbra. Si sentiva un perfetto idiota in quel momento. Davvero. Non sapeva più come fare la cosa giusta. Lui che sapeva sempre cosa fare, in presenza della medimaga diventava confuso. Sperava solamente che lei non lo allontanasse e capisse. Anche se era abbastanza sicuro che, molto probabilmente, lei voleva solamente fumare la sua sigaretta in pace.
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    Eilidh Mae Aileanach Rheon
    età: 26 | occupazione: Medimaga | parlato | pensato | dress: | scheda: | stat.:

    Alla fine Aaron si era aperto. Le aveva rivelato quanto quella storia con Katrina l'avesse distrutto, portandolo a fare cose che mai avrebbe pensato di fare. Non voleva essere una giustificazione al tradimento -pratica che non sarebbe mai riuscita a perdonare- ma era convinta che se era arrivato fin lì la colpa era da dividere in una esatta metà della mela. Mancanze, assenza di dialogo, comportamenti ambigui e menefreghismo potevano essere additati come fattori scatenanti, alcuni dormienti altri evidenti come uno Ippogrifo nel salotto. Il punto era che Aaron aveva inzuppato il suo biscotto in un'altra tazza e aveva rischiato di ripetere quell'errore anche con lei la mattina dopo la sbronza colossale. Era riuscita a resistere all'impulso di prendergli il viso e riportare le sue labbra sulle sue grazie anche all'immagine di una ragazza furiosa che sarebbe potuta presentare alla sua porta appellandola nei modi peggiori. E se li sarebbe pure meritati. Ma in quel triangolo -o quadrilatero? facciamo figura geometrica da x lati- lei non voleva entrarci, perché le conseguenze da pagare sarebbero state solo sue. Apprezzò però che quella sera non tornasse nel dimenticatoio come quella, di gran lunga più bella, di qualche anno prima ma che da lì costruissero qualcosa. Non si evitavano più nei corridoi, parlavano mandandosi messaggi con il magifonino e non disdegnavano momenti per parlarsi davanti un caffè o qualcosa di più forte. Proprio come quella sera: loro due, uno splendido panorama londinese e la prima bottiglia di vino. E non fu solo per il mosto fermentato che la portò ad essere sincera, ogni parola che disse la pensava davvero, ogni gesto che fece fu solo frutto di ciò che sentiva davvero.
    Versato il vino nei bicchieri, vuotando alla goccia la bottiglia, prese una sigaretta porgendogli poi il pacchetto, offrendone una. Sai perfettamente che fa male... ma in fondo sono le cose che più ci fanno male a piacerci. E non era forse così? Non era dalle cose che sapevano che più erano dolorose ad attrarre le persone. Qualcosa di impossibile, di inafferrabile, qualcosa che spingeva chiunque a fare qualsiasi cosa pur di averla. Tirò una generosa boccata da quella sigaretta industriale espirando il fumo nella notte, che si disperse in breve tempo. Fu il turno del vino che sorseggiò lentamente seguendo con la coda dell'occhio i suoi movimenti che lo portarono ad avvicinarsi di più a lei. Poteva avvertirne il profumo, il calore del suo corpo e quella chimica che, nonostante il passare degli anni, sembrava tornare prepotente tra loro. Fremette quando il suo pollice si adagiò nell'incontro delle sue labbra, sfregandolo sulla pelle come se si fosse macchiata. Rossetto a detta del tirocinante. E volle credergli, abbassando lo sguardo su quella mano che era come un tizzone rovente sulla sua pelle. Doveva scappare da lì, allontanare lo sguardo da quel dito opponibile che la rendeva creta da modellare. Rialzò lo sguardo trovando il suo. Erano vicini, maledettamente vicini e aveva paura di mollare la presa su quel fragile calice di vino e su quella sigaretta che veniva portata via dal vento. Era in balia di quello sguardo e di quella mano che si era spostata appropriandosi dell'intera guancia tonda della medimaga. Se possibile fu ancor peggio del contatto di prima. Era troppo, era sopraffatta e sperava di trovare conforto solo nel chiudere le palpebre. Stolta, era una stolta perché sussultò quando sentì la sua fronte posarsi sulla sua. Rimani qui stanotte. E come avrebbe potuto prender tutto ed allontanarsi? Come poteva fingere che in realtà lei tra quelle braccia sarebbe voluta rimanere a lungo? Rialzò il sipario sul mondo trovandovi il suo viso dai tratti riconoscibili sin da quando era un adolescente, con quelle labbra maledettamente vicine e che avrebbe potuto sfiorare se solo avesse inclinato il capo, staccandosi dal contatto di fronti che li teneva legati.
    Solo se questa notte non sarà come quella notte... E no, non si riferiva alla notte che avevano passato insieme nel suo letto qualche settimana prima, ma a quella dove la chimica li aveva visti protagonisti. Si portò il bicchiere di vino alle labbra, vuotandolo interamente alla ricerca di coraggio. Si allontanò per posare il calice ormai vuoto, far cadere la cicca di sigaretta ormai finita nella bottiglia vuota e tornò da lui. Una mano andò a cercare la sua, l'altra circondò il suo bacino in quello che voleva essere un abbraccio. Rimango... E in un gesto di coraggio -o perdita di razionalità- avvicinò le labbra a quelle di Barnes, sfiorandole per poi allontanarsi. Forse aveva fatto una grandissima stronzata. Ma si sapeva che a lei, le cose semplici non piacevano neanche un po'.


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    Aaron Barnes
    Medimago | 26 anni
    La situazione era sempre quella che era con lei. Non ci capiva seriamente niente, non sapeva esattamente come comportarsi e non sapeva neanche come placare quella voglia di baciarla. Sapeva benissimo che baciarla in quel momento l'avrebbe solamente danneggiata. Non solamente a lei, ma anche a lui. Avevano appena parlato di cose intime, serie, non si era mai sfogato con nessuno in quel modo, ed adesso baciarla, toccarla o andarci a letto insieme avrebbe vanificato tutto quello che avevano fatto fino ad adesso. Sicuramente la vicinanza con lei non aiutava per niente e sicuramente la situazione che aveva creato era ancora più disagiante. Ma si sentiva un bambino in quel momento. Rheon riusciva a metterlo completamente a nudo, riusciva a farlo sentire così vivo e libero che non sapeva neanche spiegarsi quelle sensazioni. L'avrebbe baciata e tenuta tra le sue braccia per ore ed ore. Avrebbe fatto in modo di non lasciarla mai e renderla contenta per sempre. Non sapeva dirsi neanche il perchè. Sicuramente non era innamorato della ragazza come lei non era innamorato di lui, non si conoscevano abbastanza per parlare di una cosa così fote, ed Aaron, non sapeva neanche se sarebbe riuscito ad innamorarsi di nuovo... ma stare vicino a lei gli faceva bene. Dannatamente bene. Aveva preso la sigaretta, l'aveva accesa, ne aveva fumata un pò meno della metà e poi si era distratto con il suo rossetto, le sue labbra...Ma lei non si era spostata, non subito e comunque non con fare indignato. Voleva dire che lei, era nella sua stessa situazione. Si era allontanata di un pochetto e lui aveva fatto la stessa cosa. Fece un tiro della sua sigaretta ormai consumata e sorrise appena nel guardarla. Era bella, ma non di quella bellezza che non ti rimane, era bella nel complesso, aveva un buon profumo, aveva un sorriso spettacolare, aveva degli occhi. Cavolo quegli occhi lo rammollivano completamente. Come aveva fatto in tutta la sua adolescenza a non averla mai notata davvero? Perchè aveva scelto di evitarla dopo quello che era successo. Ecco quella notte, quella notte che aveva deciso di cancellare completamente, che aveva deciso di far finta che non fosse mai accaduto. Forse le aveva fatto male ancora prima di conoscerla meglio. Si morse il labbro, riprese il suo bicchiere e lo bevve tutto d'un sorso. Non se lo sarebbe mai perdonato se fosse stato così. Non disse ancora nulla fino a che non sentì la sua frase. Fece un mezzo sorriso. Abbassò appena lo sguardo quasi imbarazzato. Avrebbe voluto replicare quella notte tutte le notti ma sapeva che non era il caso, non in quel momento.
    Te lo prometto.
    Le sorrise di nuovo finendo anche lui la sigaretta. Il tempo di girarsi per buttare il mozzicone da qualche parte che sentì la mano fredda della ragazza cercare la sua, e poi il suo braccio intorno alla sua vita. Alla fine mise il mozzicone nel bicchiere che posò su di un vaso li vicino, intrecciò la sua mano con quella della ragazza. Sorrise. La strinse a se. Le sue labbra sfiorarono quella del moro. Rimango. Quella gli sembrò la parola più bella del mondo. Era difficile, tutto quello era difficile. Così, con la mano perfettamente intrecciata con quella della ex concasata, il suo braccio intorno alla vita del ragazzo, il braccio di lui ch era finito inevitabilmente sulla schiena della ragazza per tenerla stretta a lui. Erano troppo vicini. Gli morse appena li labbro prima di baciarla.
    Eh si, forse non avrebbe mai davvero dovuto, ma era un bacio diverso, era un bacio dolce, lento, un bacio che esprimeva graditudine ed allo stesso tempo una forte attrazione. Ma Aaron era un ragazzo di parola. Se lei avesse risposto al bacio, lui si sarebbe staccato dalle sue labbra - a malincuore - poco dopo, rimanendo comunque molto vicino a lei. Ti... ti vado a prendere qualcosa per stare più comoda...e... Non voleva allontananrsi da lei, ma doveva farlo. Non si era pentito di averla baciata, assolutamente, lo avrebbe fatto di nuovo e di nuovo... ma se continuavano così, non si sarbbe riuscito davvero a fermare.

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    Eilidh Mae Aileanach Rheon
    età: 26 | occupazione: Medimaga | parlato | pensato | dress: | scheda: | stat.:

    Se qualcuno, dieci anni prima, le avesse detto che avrebbe finito con l'essere attratta da Aaron Barnes, Eilidh Mae sarebbe scoppiata in una risata fragorosa, con tanto di lacrime agli occhi e tentativi di mantenersi lo stomaco per le troppe risate, finendo con l'allenare più del dovuto gli addominali. Anche cinque anni dopo avrebbe riso, nascondendosi dietro un velo di imbarazzo, con meno enfasi di quando era adolescente ma comunque scettica che tra lei e il ricco purosangue potesse esserci qualcosa di vagamente oltre la chimica che avevano bruciato una notte d'estate.
    Al giorno d'oggi, però, da ridere non c'era proprio nulla. Si erano avvicinati, grazie alla sambuca, e avevano dato via ad uno scambio più o meno fitto di messaggi e qualche caffè in compagnia. Stavano pian piano costruendo qualcosa che però non sapeva dove li avrebbe condotti, come anche la rivelazione che lui le aveva fatto. Era stato sincero con lei, spiegandole il perché avesse chiuso con la storica fidanzata, e lei aveva cercato di non giudicarlo, di non compatirlo o di dar di matto.
    Sapeva che per il ragazzo quello era stato un grande errore che non avrebbe più ripetuto. Ne era certa.
    E poi le chiese di restare. E lei non seppe dir di no. Anche se a modo suo. Erano stretti in un abbraccio strano, ma bellissimo, non canonico. E lì, tra le sue braccia, gli aveva detto che non sarebbe stata come quell'unica notte che li aveva visti come amanti. Ecco il fulcro era proprio lì. Lei non voleva essere un'amante, una di quelle persone che dopo l'amplesso, non appena il partner cadeva in un sonno più o meno pesante, prendeva tutti i vestiti per andarsene via. Voleva restare lì. Ma restare davvero. Non per consumare una passione in incontri di fuoco, ma per far crescere un qualcosa che non poteva più assopire. Perché era da stupidi voler credere che tra loro fosse qualcosa di puramente sessuale. Si era sciolta da quella stretta per poco tempo, giusto per essere più libera, e per buttarsi, con tutte le scarpe in qualcosa che sapeva avrebbe cambiato per sempre gli equilibri precari del loro rapporto e di coloro che erano vicini. Sapeva che la pietra che avrebbero posato quella sera avrebbe finito con lo scatenare un perfetto effetto domino, ma al momento non le importò. Si era sporta verso le sue labbra, sfiorandole giusto un attimo, ma che riaccesero il tirocinante e concasato. La avvicinò ancor di più con un braccio posato sulla sua schiena, per poi morderle il labbro inferiore, portandola ad aggrapparsi con la mano libera alle sue spalle. E poi arrivò: un bacio lento, che aveva aspettato anni per esprimersi. Un bacio che era sfuggito per un attimo al controllo del ragazzo, nel suo letto, quando era ubriaco e ancora fidanzato. Ma ora non c'erano più limiti. E quel bacio crebbe, pian piano, con le due lingue che si cercarono, riscoprendosi e salutandosi. Ma come ogni cosa che iniziava... ogni cosa finiva. Come quel bacio. Si staccò da lei, rimanendo comunque vicini, troppo. Ma anche troppo poco.
    Aspetta. Se lo ritirò addosso, dandogli un altro bacio, anche questo non troppo lungo, guardandolo negli occhi, mentre le labbra saggiavano le sue. Indicami la strada, allora... Avrebbe sciolto l'abbraccio, ma non le loro mani intrecciate e sì, l'avrebbe seguito ovunque. Anche solo per prendere un vecchio pigiama di flanella o una nuova bottiglia di vino. Non sapeva cosa sarebbe successo tra loro. Non le importava, almeno per una volta nella sua vita, aveva deciso di viversi il momento, senza fasciarsi la testa. Anche perché, come il ragazzo aveva potuto provare sulla sua pelle, si poteva amare tantissimo una persona, ma non era detto che quella persona sarebbe stata l'unico amore della sua vita. L'unica possibilità di essere davvero felici. E forse, loro, nonostante tutte le avversità e i fattori che potevano influenzare qualsiasi tipo di rapporto che da lì in poi avrebbero messo in piedi, facevano bene a viversi quella seconda opportunità con leggerezza e senza troppe aspettative, proprio come due adolescenti. Magari quella notte li avrebbe visti protagonisti di quei baci adolescenziali carichi di promesse o magari si sarebbero lasciati andare ad una passione che aveva sentito crescere in quel bacio che lui le aveva dato, poco importava. Ciò che contava era che erano liberi di provare, sbagliare, cadere e rialzarsi... ancora una volta.


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    Aaron Barnes
    Era decisamente tutto troppo complicato. Non avrebbe mai pensato che dopo quella notte in quella piscina privata lui e la Rheon si sarebbero rivisti e baciati a quel modo. Quei baci erano completamente differenti da quando le loro labbra si erano incontrate per la prima volta. Questa volta erano più lenti e carichi di parole che non si potevano dire, rispetto a quelli precedenti che erano carichi di una passione e chimica travolgente che nessuno dei due aveva mai espresso per l'altro. Sicuramente Aaron aveva sempre visto la Rheon come una delle ragazze più attraenti della sua casata, ma niente di più. Era sempre stata confinata nel gruppo delle "migliori amiche di Annie" era vero anche Bri lo era, ma Annie parlava di Eilidh in maniera differente, quasi in modo più protettivo e si sapeva che la rossa quando caricava il fucile, non smetteva di sparare fin quando non aveva finito le munizioni. Ma il punto non era quello. Aveva scoperto che quella ragazza non aveva solamente una bellezza oggettivamente fisica, era bella anche dentro. L'aveva vista ridere con i suoi colleghi, l'aveva vista assorta nei suoi pensieri, l'aveva vista mangiuncchiare la matita perchè nervosa, l'aveva vista essere comprensiva con dei bambini da soffocare... l'aveva guardata in maniera più completa, e poi... beh poi lo aveva ascoltato e non lo aveva giudicato neanche un secondo, neanche per sbaglio. I suoi occhi erano rimasti quasi freddi ed impassibili per dare un giudizio oggettivo su quello che gli aveva detto. Aaron lo apprezzava. Eil l'aveva ammonito in maniera dolce, sincera e coerente ma allo stesso tempo lo aveva compreso e rassicurato. Più guardava quella ragazza più capiva che l'associazione con un limone era la cosa più vera e giusta. Aveva pensato tante volte di scriverle dopo quella notte d'estate, ma non aveva mai avuto l'occasione giusta per farlo, come se la cosa dovesse fermarsi esattamente prima di inziare. Forse il fatto che Annie non poteva essere d'accordo lo frenava e di parecchio. Infondo ci teneva moltissimo all'opinione della rossa, tanto da averle dato le chiavi del suo appartamento e sopratutto averle permesso di parlare con Blake. Dei suoi amici nessuno conosceva il fratello minore e non perchè Aaron se ne vergognasse, ma perchè Blake per lui era come un diamante. Non lo si poteva far vedere a chiunque, solo alle persone importanti.
    Quando lei ricambiò quel bacio, Aaron si sentì quasi sollevare da terra, per tanti motivi. Il primo tra tutti era quello che ne aveva una voglia matta e sapere che anche lei aveva la stessa voglia era qualcosa che lo appagava, sia nel suo ego personale che nell'anima; il secondo motivo era che voleva dire che no si setiva in nessun modo usata, e questo per Aaron era fondamentale! Non le avrebbe mai potuto fare del male, non intenzionalmente. Stava entrando nella sua vita in punta di piedi, senza che lui avesse dovuto fare niente, come se lei in realtà c'era sempre stata ma lui, nella sua stupidità, non l'aveva mai vista. Quando si staccò a malincuore e lei non si allontanò, le sorrise appena ricambiando nuovamente quel bacio. Era quello che gli piaceva più di Eil: il fatto che riuscisse a far sembrare qualsiasi cosa così naturale. Gli stava levando un peso dallo stomaco non indifferente. Nessuno ci era riuscito. Nessuno lo aveva ascoltato o davvero gli aveva chiesto come si sentisse, cosa provasse. Non che lui fosse uno che si apriva facilmente... ma forse non era mai successo perchè nessuno ci aveva mai provato davvero. Se mio fratello minore venisse a scoprire che ti ho fatto dormire qui, potresti ritrovarti un ciclone contro... sappilo!Le sorrise portandosi la mano della ragazza ancora intrecciata con la sua vicino la bocca per darle un bacio. Allora...ordiniamo una pizza? Non puoi stare digiuna!Poteva non sembrare, ma Aaron era un ragazzo premuroso, dolce, riservato e timido. Sapeva farsi valere e diceva quello che pensava a prescindere da chi avesse davanti, ma era, fondamentalmente, un cucciolone. Rientrarono a casa e la condusse verso le scale - anche quelle in vetro - al primo piano c'era la sua camera da letto con il bagno privato, e all'ultimo pianto - come da vero ribelle-, c'era la camera di Blake, affianco a quella che era la sua "camera di registrazione" dove componeva i suoi brani. In realtà non li aveva mai sentiti tranne una volta, di sfuggita. Gli dispiaceva, infondo era lui che gli aveva comprato la prima chitarra e lui stesso sapeva suonare il pianoforte...tornò ad Eil. Eccoci qua! disse poi aprendo la porta scorrevole della sua camera. Era abbastanza grande, ci mancava solamente una cucinetta e sembrava quasi un mini appartamento, ma alle spalle del letto situato in mezzo la stanza c'era un piccolo studio. Aaron amava disegnare. Era una sua passione da quando era molto, molto piccolo e quando aveva tempo, tra un libro ed un'altro amava fare dei ritratti, dei disegni di paesaggi. Aveva fatto una scritta per il fratello, con il suo nome ed il suo cognome che lo stesso aveva appeso in macchina, aveva il suo piccolo studietto tappezzato di schizzi, e li era l'unico posto dove la domestica non doveva mai entrare a parte quando lui stesso glielo richiedeva. Il bagnetto era piccolo, con una semplice doccetta e sulla mensola c'erano profumi e prodotti per capelli e del corpo in quantità. Ci teneva al suo aspetto esteriore tanto quanto a quello interiore. Abbiamo due possibilità... o rimaniamo qui e... ci guardiamo un film... oppure... scendiamo giù e ci guardiamo un film comunque, a meno che tu non mi voglia sfidare in qualche gioco di ballo! Una cosa era certa, Aaron manteneva le sue promesse. Se solo si fossero messi su quel letto, stesi, con quegli occhi che lo rendevano un cretino totale, Aaron non avrebbe resistito minimamente alla voglia di spogliarla e farla sua. Non ce l'avrebbe fatta perchè era seriamente attratto da lei, non dal suo fisico, ma proprio da lei. L'avvicinò di nuovo a lui.Ti do un mio pigiama, anche se tempo di starà un pò grande!Le accarezzò appena il fianco, le diede un'altro bacio, di sfuggita, non si sarebbe mai voluto allontanare da lei. Alla fine prese coraggio e sciolse anche le loro dita ed andò verso il suo armadio. Ci mise un pò a capire dove erano i suoi pigiami, infondo lui dormiva in mutande, aveva un fratello maschio che non si sarebbe sconvolto a vederlo! Camicie ben stirate ed ordinate, jeans, polo... di tutto c'era... poi finalmente un pantaloncino ed una maglietta. Li prese e si voltò di nuovo verso di lei. Ecco qua... li c'è il bagno... anche se puoi cmbiarti anche qui! No, l'ultima frase voleva solamente pensarla! Cavolo si sentiva davvero un adolescente quando succedevano quelle cose. Prima di dire altrò posò il pigiama per lei sul letto e prese anche un pantaloncino per lui.
    ❝ per le volte che cammino in questa strada e non so dove mi porterà ❞
    SCHEDA Stat. 26 anni Medimago Corvonero
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    Eilidh Mae Aileanach Rheon
    età: 26 | occupazione: Medimaga | parlato | pensato | dress: | scheda: | stat.:

    Chi ha mai pensato che tra Eilidh ed Aaron ci potesse mai essere qualcosa alzi la mano. Nessuno? Neanche uno? Bene. Neanche i diretti interessati. Il loro rapporto era stato dettato per lo più dalle circostanze: gli amici che condividevano, gli interessi, i colori della loro divisa. Da quando poi era entrato a far parte della vita di Annie, diventando il suo migliore amico, Eilidh l'aveva visto gironzolare più volte intorno a loro, entrando nelle dinamiche di un gruppo pirotecnico come quello che condivideva con i F.R.I.E.N.D.S.. Aveva imparato ad apprezzare la compagnia del ragazzo solitario, trasportato qua e là dalla rossa, che arrossiva se nei paraggi c'era Brianna e che, dopo i M.A.G.O., aveva perso un po' di vista. Quella festa per famiglie purosangue cui aveva partecipato era stata solo una parentesi in quel rapporto che aveva viaggiato in sordina. Fino a quel momento. Ecco se la Eilidh quindicenne avesse fatto un salto nel futuro si sarebbe ritrovata fortemente spaesata. Dov'erano Bellamy e Brianna? La sua persona era partita per chissà quale missione, l'ex Grifondoro invece si era perso così tanto nel suo lavoro, sfilacciando i loro rapporti solidi. E gli Olwen? Ognuno con la propria vita: uno era diventato un professore, con ancora una profonda cotta per la sua coinquilina, e l'altro troppo preso dal suo ego per pensarsi in un qualcosa che andasse al di là di sé. Ed Hector? Hector era un tasto dolente, che le faceva male anche solo pensare. Aveva avuto paura. Si era letteralmente cagata in mano. Dopo dieci anni lui le aveva detto che lei le piaceva, così come lui piaceva a lei. Sarebbe potuta essere la coronazione di un sogno, uno di quegli amori da favola, dove due amici si scoprivano innamorati da sempre e che poi finivano con l'accoppiarsi come tanti conigli e sfornare figli. Quella però era la triste e cruda realtà e lei aveva avuto paura, di rovinare ciò che erano in nome di sentimenti che non sapeva valessero la pena di essere vissuti. Col senno di poi doveva ammettere che il loro rapporto comunque si era definitivamente compromesso. Imbarazzo, paura di fare ancora più danni e un briciolo di orgoglio avevano rimandato gli incontri tra i due, finendo con il passare non solo giorni e settimane, ma interi mesi. E la vita, beffarda, le aveva rimesso sulla strada Aaron Barnes, tirocinante agli ultimi sgoccioli per diventare un medimago, che se ne stava lì a guardarla senza quella lussuria con cui l'aveva bruciata la notte di mezza estate, ma con dolcezza e protezione. Il loro era un rapporto senza pretese, senza l'ansia nel sapere -almeno da parte sua- dove quello che stava succedendo tra di loro li avrebbe condotti. Non voleva fare piani, non più. Aveva capito che farli sarebbe stato del tutto inutile, perché c'era sempre qualcosa che interveniva a farli e disfarli. Si stava godendo il momento ed il bacio che si era presa era uno di quelli.
    Sorrise, con le gote tinte di rosso mentre lui le baciava il dorso della mano intrecciata alla sua, parlandole ancora una volta del fratello minore che ancora non aveva avuto modo di conoscere. Dovresti sapere che cicloni ed uragani vanno d'accordo... Provò a ribattere, facendogli un occhiolino.
    Facciamo due? Annuì alla proposta di ordinare una pizza. Aveva fame e sapeva che non avrebbe mai diviso una pizza, per quanto fosse affamata. Io voglio quella con tanto formaggio e salame piccante. E al solo pensare quella calda e succosa pizza le venne l'acquolina in bocca. Le ordiniamo già?
    Lo seguì lungo quella casa sempre più trasparente nei materiali, ma più sporca nei segreti, finendo nell'entrare nella camera del ragazzo che era un tripudio di alto design rappresentato dal bianco e dall'acciaio. Il pezzo più interessante era la base del letto, posto al centro della stanza, in forma circolare, mantenendo però il classico parallelepipedo come materasso. Le dava l'aria di comodo, oltre che portarla ad immaginare di svegliarsi con i chiarori dell'alba e i primi timidi raggi di sole. Senza rendersene conto si era appoggiata a lui, con ancora le mani intrecciate, mentre gli elencava le diverse opzioni per quella serata che poteva riassumere in film in qualunque angolo della casa volesse. Se non ci fossero state delle pizze in arrivo avrebbe optato per quel letto comodissimo dopo un turno infernale, oltre al pensiero che loro due nel letto, questa volta, sarebbe stato diverso rispetto alla notte che avevano trascorso da lei. Credimi, andrà benissimo. Lo rassicurò, ricambiando quel bacio sfuggente e sorridendo al distacco delle loro mani. Sapeva che le avrebbe trovate di nuovo.
    Sembrava che la ricerca del pigiama fosse più ardua del previsto tanto che la medimaga, toltasi le scarpe dal tacco vertiginoso, decise di salire i gradini che separavano la zona notte da uno studiolo. Era stata attirata da macchie di colore e disegni in bianco e nero. Man mano che si avvicinava poteva distinguere scenari della campagna inglese, bozze lasciate per lo più a metà. Furono però i ritratti a stuzzicare la sua curiosità. Erano perfetti sconosciuti o persone del suo passato e del suo presente? Tra questi c'era il profilo di un giovane ragazzo, poco più che adolescente, con i capelli scompigliati e lo sguardo furbo. Lo sguardo di un ciclone, per essere precisi. Che fosse il giovane fratello? Su un altro foglio vide i tratti del carboncino comporre i lineamenti di Annie. Erano dolci, con il sorriso furbo che la contraddistingueva. Per un periodo, quando erano ancora ad Hogwarts, e ben prima della storia con Lance, aveva pensato che tra i due ci fosse qualcosa di romantico, ma osservandone i movimenti sulla carta trovava la stessa traccia di affetto e gentilezza che aveva intravisto in quelli del fanciullo. Per lui Annie è proprio una sorella... C'era un foglio fatto solo di occhi, i più diversi tra loro, e tra i quali le parve di vedere i suoi. Lo prese, avvicinandolo di più per osservarlo meglio, mordendosi l'interno della guancia destra. Più li fissava e più vedeva la forma grande dei suoi occhi, anche se un po' allungati, con le ciglia folte e le iridi appena graffiate dal carboncino scuro. Non sapeva però che stato d'animo leggervi: se lussuria o timore.
    Oh... sì, certo. Cosa diamine aveva detto? Lasciò il foglio dove l'aveva tornato e tornò verso quel letto dove troneggiavano un paio di pantaloncini e una maglietta. Con quella risposta a cosa aveva dato esattamente il suo assenso? A cambiarsi nel bagno o lì davanti a lui? Beh, nuda mi ha già vista... Un pensiero un po' infantile il suo, che però la indusse a chinarsi per afferrare il bordo del vestito che indossava e sollevarlo fino al collo e poi oltre la testa, sfilando prima un braccio e poi l'altro. Aveva della semplice biancheria nera, priva di pizzi o merletti. Non erano quelle della nonna ma neanche della lingerie di alto livello. Prese la maglietta e la indossò, seguita subito dopo dai pantaloncini cui tirò al massimo i cordoncini per regolarlo al suo bacino. La maglietta era un po' lunga, con le maniche che arrivavano quasi al gomito ma che era infinitamente comoda, tanto da farle pentire di non essersi tolta quel reggiseno che costringeva il suo petto. Non pensavo sapessi disegnare così bene. Avrebbe esordito, indicando con il capo lo studiolo, attirandoselo vicino. Sei davvero bravo... Sussurrò, vicina alle sue labbra, senza però sfiorarle. Allora... che film avevi intenzione di propormi? Gli lasciò un bacio all'angolo delle labbra prima di allontanarsi da lui e dirigersi, a piedi nudi, verso l'uscita da quella stanza e tornare al piano di sotto verso l'accogliente salotto. Si fermò giusto sulla soglia, fermandosi a guardarlo per vedere se anche lui avrebbe indossato ciò che aveva tirato fuori. Sarebbe un peccato sporcare di pomodoro quelle lenzuola che sanno ancora di fresco...
    E di te... Ma quello lo aggiunse solo nella sua mente.


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    Aaron Barnes
    Era stato così naturale portarla dentro casa sua e raccontarle tutte quelle cose su lui e Katrina, e poi, subito dopo perdersi semplicemente tra le sue labbra, che Aaron non aveva avuto neanche il tempo di pensare. Pensare effettivamente a quello che stava succedendo. Lui che era sempre stato una persona così razionale, così riflessiva, così attenta a fare sempre la cosa giusta, che non capiva come fosse possibile che era li con quella ragazza, che qualche anno prima aveva ignorato, e qualche anno prima ancora di quella sera di mezza estate ci aveva scambiato si e no tre parole in sala comune.
    Eilidh Rheon era sempre stata quasi un tabù nella sua vita. Ad Hogwarts era palesemente persa di Xander, poi c’era Hector il suo migliore amico innamorato di lei, Annie la sua migliore amica, nonché la migliore amica della medimaga, che la trattava come una sorella, ed infine Brianna di cui aveva avuto una cotta non indifferente si classificava come l’altra migliore amica della ragazza. Aaron non avrebbe mai pensato di scambiare così tante chiacchiere con la Rheon, figurarsi di scambiarci baci, carezze ed attenzioni o di prestarle un suo pigiama. Forse non avrebbe neanche mai immaginato di andare a letto con lei, oppure di perdersi nei suoi baci, di sentire le sue mani addosso, i suoi sguardi dolci, oppure semplicemente, di poterla chiamare per nome! Non avevano mai avuto questa grande confidenza ed anche se c’era stato quel piccolo incontro nei cortili della scuola, per quel balletto un po’ sensuale, Aaron non si era mai sbilanciato troppo con lei e lei non lo aveva mai fatto con lui. Tutto quello cavolo, tutto quello era strano, complicato, forse anche sbagliato, ma allo stesso tempo sembrava essere l’unica cura nella confusione che c’era nella testa del moro.
    Per una volta Barnes voleva prendersi qualsiasi cosa il destino aveva riservato per lui. Sarebbero finiti a letto? Oppure l'indomani non si sarebbero più parlati? Questo lui non poteva saperlo e forse neanche aveva tutta questa smania di farlo. Per la prima volta Aaron Barnes aveva deciso di non porsi troppe domande e fare solamente quello che lo rendeva felice e che gli veniva naturale fare; senza aspettarsi niente da lei né tanto meno da sé stesso. Riusciva ad essere naturale e leggero e voleva godersi tutto quello senza pressioni ne tensioni.
    Ridacchiò quando disse che tra cicloni ed uragani si potevano capire. Blake dalla sua parte ha gli ormoni dei 17 anni, una rabbia repressa che non sa controllare molto bene e soprattutto è geloso. é peggio di una fidanzata, potrebbe farti l'interrogatorio più inopportuno del mondo. Ed era esattamente così. Anche Aaron era geloso del piccolo Barnes, ma aveva altri modi per dimostrarlo, sicuramente meno infantili del fratello! Erano l'unica famiglia che avevano uno per l'altro, ma non era il momento di tornare su discorsi troppo seri. Per quella sera avevano parlato abbastanza, Aaron aveva parlato abbastanza.
    La cosa veramente anomala era quella di nominare il fratello con Eilidh come se fosse la cosa più naturale del mondo. Aaron era riservato sulla sua vita, sulla sua famiglia e di conseguenza su suo fratello. Annie era l’unica che era stata in grado di conoscere più nel dettaglio le dinamiche della famiglia Barnes, ed ancora Aaron, non riusciva a parlare di sua madre neanche con lei. Annie era l'unica che si era avvicinata a tutta quella storia. Ma sarebbe molto divertente vedervi parlare... anche se temo quasi che potrebbe provarci!E conoscendo il fratello quell'opzione non era assolutamente da escludere. Infondo non sembrava avere 17 anni né per come parlava, né per come ci provava con le ragazze. Era stato un buon maestro, almeno per lui. Quindi hai fame! Mi hai mentito prima! Va bene una pizza con tanto formaggio e salame piccante e io, invece, credo che prenderò una margherita con le patatine fritte e qualche fritto così, giusto per gradire... Si aveva fame anche lui ed adesso che si era finalmente sfogato e levato quel peso dallo stomaco la fame si faceva sentire forte e chiara!
    Salirono quelle scale ancora mano nella mano, sentiva il calore del suo braccio contro il suo e la cosa gli piaceva. Quando entrarono in camera diede una rapida occhiata se fosse tutto quanto in ordine e benedì la sua domestica per fare sempre un ottimo lavoro. Si tuffò nel suo armadio lasciando che Eil curiosasse un po' qua e di là nella sua camera. Aaron aveva la passione per il disegno da quando era bambino ed aveva sempre avuto un suo piccolo studio personale, senza nessun divisorio da dove dormiva. Quindi lasciò che Eil potesse curiosare e sbirciare tranquillamente in quel suo piccolo angolo privato di mondo. Infondo Eil non era affatto una minaccia per la sua vita e, forse, era proprio quello il punto: lui non si sentiva minacciato. Non si sentiva affatto in pericolo o messo alle strette dalla sua presenza, sapeva di poter essere sé stesso e questa sensazione lo scombussolava e lo rendeva felice allo stesso tempo. Più si sentiva così più il limone gli sembrava essere proprio l'ortaggio giusto per la ragazza. Dava quel tocco in più al piatto che si mangiava, ma quando lo si assaporava in maniera più intensa, ti provocava sempre un brivido dietro la schiena.
    Tornando a quello che avrebbe dovuto fare lui, ossia trovare un pigiama per entrambi, il problema del suo armadio era che non era mai lui a metterlo a posto e spesso e volentieri i vestiti che voleva indossare il giorno dopo li faceva posare alla signora Jasmine sulla sedia. Che coppia di viziati erano i Barnes! Quando finalmente riuscì a trovare il pigiama più o meno adatto alla ragazza sorrise trovandola ancora verso il suo studiolo. In realtà è un po’ un caos e dovrei finire tanti disegni, ma non ho mai tempo! Le confessò prima di mordersi il labbro mentre lei tornava verso il letto. Alla fine non aveva dato veramente peso a quello che aveva detto ed era felice di assistere a quella scena, ancora una volta. Aveva un’eleganza anche nello spogliarsi che lo lasciava a bocca aperta ogni volta. E no, non era giusto così! Il gesto di sfilarsi il vestito nero in quel modo non era un comportamento che poteva lasciare il giovane indifferente! Aaron era pur sempre un ragazzo e non era uno che dormiva, semplicemente un ragazzo riservato ed estremamente timido, che infatti, si voltò appena per lasciarla vestirsi senza essere per forza guardata per ogni centimetro di quella pelle che profumava di buono. Giusto per non sembrare un guardone con gli ormoni a mille, decise di cominciarsi a spogliare anche lui, almeno si sarebbe distratto! Erano adulti, no? Si levò la maglietta, si sfilò i jeans che si era messo poco prima e si infilò il pantaloncino nero del pigiama.
    Una volta anche lui con il pigiama, le diede una rapida occhiata, beh… le stava bene il suo pigiama no? Forse un po' grande ma era bella comunque. Assecondò il suo movimento avvicinandosi a lei portando entrambe le mani sui suoi fianchi. Grazie!
    Tra le sue labbra cominciava a diventare il suo posto preferito; si godé quel suo complimento e rimase un po' incerto se dirle che aveva anche un disegno che la riguardava oppure no. Infondo non erano mai stati così intimi fino a quel momento quindi, forse, poteva prenderla nel verso sbagliato. Insomma, Aaron ridisegnava un po’ tutto quello che gli sembrava oggettivamente bello. Aveva fatto anche un ritratto di sua madre che aveva regalato a suo fratello e che lui aveva deciso di appendere in sala, in una cornice d'oro. Potrei aver disegnato anche qualcosa che ti riguarda... oltre ad Annie, ovviamente! Non era un mistero! Insomma lui e la rossa passavano così tanto tempo insieme che sicuramente era capitato che le avesse fatto prima una foto e poi un ritratto di qualche sua posa strana. Ma le voleva seriamente bene esattamente come ne voleva al minore. Potrei averlo fatto, ma non è sicuro che io l'abbia fatto! Aggiunse poi strofinando appena il suo naso con quello della ragazza pensando a cosa potesse mettere su Netflix. Allora... Credo che tu sia tipa da film un po’ thriller, tipo qualche poliziesco che sfoci un po’ nel pauroso... Ovviamente non conosceva bene i gusti della medimaga ma poteva ipotizzare qualcosa e quello era l'ipotesi più plausibile. Sorrise al bacio all’angolo della bocca che gli aveva lasciato. Ecco era proprio di quello che stava parlando, il fatto che con lei era diverso tutto che riusciva a farsi desiderare anche per un semplice bacio. La lasciò allontanarsi un momento, giusto per poterla guardare con indosso un suo pigiama. Non sia mai! Andiamo giù, le pizze dovrebbero essere a momenti! Si passò la mano tra i capelli prima di seguirla in salone a sua volta. Una volta li cercò il telecomando della tv che accese, prese un plaid. Giù tende, comandò poi verso i vetri della sala, ed appena lo disse cominciarono a scendere delle tende spesse di un colore blu notte proprio sui vetri, così da rendere scura la stanza ed adatta per vedere un film. Non si era allontanato molto da lei, infatti allungò appena la mano per intrecciarla con quella della ragazza. Forse era troppo smielato? Il contatto fisico era eccessivo? Ma per uno come lui che si apriva poco a parole, cercare la sua mano, i suoi occhi, le sue labbra e lei in generale, era veramente uno degli unici modi che conosceva per farle capire che per lui, era importante davvero importante il fatto che lei aveva detto di sì a rimanere lì con lui. Si voltò appena verso di lei per dirle qualcosa ma suonarono alla porta. Le pizze! Disse prima di fare un salto al tavolo della cucina, recuperare il portafogli, per poi aprire la porta. Sorrise al fattorino - che oramai conosceva bene - si prese le sue pizze. Come mai due? è tornato suo fratello? Me lo saluti! Ecco perché Aaron aveva chiesto, cortesemente al giovanissimo Barnes di non fare amicizia per forza con tutti. Va bene, sicuramente! Arrivederci e tenga pure il resto! pur di levarselo da torno. Ma perchè mai doveva interessargli lui con chi stava. Ma signore... mi ha dato quasi il doppio! Non importa! Arrivederci! Prese le pizze salutò il ragazzo e chiuse la porta. Aaron era un tipo solitario, aveva fatto costruire quella casa così in alto proprio per poter stare in tranquillità! Tornò verso Eilidh che aveva lasciato vicino al divano e che poteva osservare quanto meglio poteva l'intero appartamento. Sorrise. La sua pizza, signorina, è arrivata... birra? Vino? Cocacola? Aranciata? Acqua? Chiese poi posando i cartoni ancora bollenti sul tavolino di vetro esattamente di fronte al divano e sorridendo. Perchè non smetteva di farlo, maledizione? Si avvicinò a lei, le accarezzò una guancia. Mangiamo, se no si fredda! E scegliamo un film! Se no finisce che ci addormenteremo prima della fine! In realtà non pensava assolutamente che si sarebbe addormentato con lei affianco per la sola stanchezza. Non era umanamente possibile!
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    Edited by Aaron Barnes - 26/9/2019, 23:14
     
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    età: 26 | occupazione: Medimaga | parlato | pensato | dress: | scheda: | stat.:

    Il fatto che Aaron parlasse di suo fratello con lei era un grande attestato di stima e fiducia. Il ragazzo era estremamente riservato sulla sua vita privata, tanto che le poche informazioni che aveva erano quelle che si lasciava sfuggire Annie. Informazioni di poco conto, come una pietanza che gli piaceva, alcuni loro amici o la sua ormai ex-fidanzata. Per tutto il resto Aaron Barnes era ancora un vaso da scoperchiare. O forse è meglio dire l'acquisto di una scatola misteriosa. Era così eccitata nello scoprire cosa contenesse, tanto da accelerare i tempi e consumare quella curiosità neanche fosse una sigaretta.
    Sorrise sentendo il maggiore parlare di quel ragazzo così lontano da quando aveva la sua età, ma così simile a lei quando era una adolescente. Le sembrava il dipinto di sé, una breve descrizione di quanto era stata gelosa ed inopportuna con tutti. Ridacchiò quando l'altro paventò l'ipotesi di un approccio di Blake, ma sapeva che con lei non ci sarebbe stato terreno fertile: era il maggiore che le interessava.
    Anche quando la riprese per aver rivelato solo all'offerta della pizza di avere un po' di fame. E ancor di più quando l'aveva condotta nella sua camera senza che le facesse pressioni di sorta. L'aveva lasciata libera di girovagare e lei non ci aveva pensato due volte nell'avvicinarsi a quei bozzetti, per lo più incompiuti, ma davvero promettenti. Un talento che dubitava che in molti conoscessero. Forse giusto due persone, tre con lei. O quattro?
    Si riscosse nel sentire la sua voce, facendola sembrare una bambina colta con le mani nel sacco. Si limitò ad annuire a quella sua esternazione circa quello che sembrava un vero e proprio passatempo, a cui sembrava non riuscire più a dedicare i momenti liberi della giornata. Forse era anche per quanto avesse vissuto nell'ultimo periodo che l'ispirazione era venuta meno o forse quei disegni sarebbero rimasti sempre senza una fine, senza un punto a limitare il tutto. Poteva quasi essere poetica quella sospensione artistica.
    Fatto era aveva trovato quanto stesse cercando e lei era tornata da lui, optando di cambiarsi proprio lì davanti a lui e forse avrebbe fatto meglio a farlo tra le mura di un bagno. Perché lui le diede lo spazio per cambiarsi e dopo un po' la imitò, salvo però rimanere a petto nudo. Un grande sacrilegio per una giovane donna che aveva ancora gli ormoni impazziti di una quindicenne.
    Cercò di spazzare via l'imbarazzo di vederlo con i pettorali in bella mostra avvicinandosi a lui per complimentarsi di quel dono che però non aveva sbandierato ai quattro venti. Inclinò il capo, dopo averlo baciato, continuando a fissarlo mentre ebbe una piccola conferma al suo sospetto. Credo che tu abbia disegnato i miei occhi... o almeno sembravano i miei. Un sorriso timido, gli occhi che brillavano anche se un po' imbarazzati, la voglia di non staccarsi da quel corpo così caldo ed invitante. E poi lui fece qualcosa che le scaldò un po' il cuore.
    Il bacio degli eschimesi, quello del nasino-nasino era un gesto intimo, romantico e delicato, che quasi strideva con la proposta di Barnes di vedere un thriller, ma comunque dovette riconoscere che il ragazzo ci avesse preso circa i suoi gusti. Non so se l'hai mai visto, ma Zodiac non è così male come dicono in giro. Propose, incamminandosi verso il salone, rimanendo comunque al fianco del ragazzo. Poteva sentire le loro mani sfiorarsi ad ogni gradino che scendevano, percependo una strana carica elettrica quando si scontravano. Sembravano un pianeta ed il suo satellite, solo che se avesse dovuto identificare l'uno con l'astro... non sapeva proprio da dove iniziare. Erano calamite che, per quanto avessero cercato di tenersi distanti per anni, alla fine erano riuscite ad avvicinarsi.
    E se dicessi io "su tende"? Lo sussurrò, avvicinandosi a lui, mentre le spesse tende coprivano lo skyline di Londra, rendendolo quasi un colpo al cuore per la medimaga. Dici che ubbidirebbe alla mia voce? Erano di nuovo vicini, con lui che aveva cercato la sua mano per far intrecciare le loro dita, come se fosse passato troppo tempo dall'ultima volta che l'avevano fatto, quasi come fosse ossigeno. Erano in piedi, illuminati dai colori di una tv accesa ma di cui non riusciva a sentire alcun suono, troppo persa in quello sguardo che sembrava volerle comunicare tanto senza aprire le labbra. Quelle labbra che la chiamavano come il miele con le api. Le loro labbra erano vicine, poteva percepire il suo alito che sapeva di vino. Fece per baciarlo quando il suono del campanello la fece sussultare e allontanare di scatto. Le pizze erano arrivate. Sorrise nel vederlo muoversi lesto prima verso la cucina e poi verso l'ingresso, dove poteva udire le voci di un fattorino che indagava sul ritorno del fratello e sui soldi che il tirocinante gli aveva cacciato in mano. Le venne da ridere, tanto da cercare di nasconderlo con una mano quando l'altro, conquistato il cibo, fece ritorno verso di lei, con la pizza fumante e il profumo che si era sparso per tutta la casa. Continuerei con il vino, sempre rosso... mi accompagni? Nel frattempo aprì entrambi i cartoni delle pizze, ripiegando il coperchio verso il basso a imitazione di un piatto, scontrandosi poi con il ragazzo che nel frattempo si era avvicinato con l'intento di accarezzarle la guancia. Prendo i tovagliolini. Gli lasciò un bacio sulla guancia, superandolo verso quella cucina super attrezzata, finendo con il prendere l'intero rotolo di asciugatutto per portarlo nel salone. Metti pure play. Si sarebbe seduta accanto a lui, rannicchiando le gambe sul lato libero del divano, sporgendosi verso il cartone della pizza per posarselo sulle gambe. Avrebbe preso poi uno scottex e avrebbe posato il pezzo di pizza che avrebbe iniziato a mangiare dal cornicione. Perché la punta più stretta di quel triangolo isoscele l'avrebbe gustata per ultimo, perché ricca di condimento e con un intero pezzo di salame. Pizza, io ti amo! E ne staccò un altro pezzo, occhieggiando in direzione di Aaron e la sua margherita con patatine che faceva tanto baby. Però ne voleva proprio una. Colse l'attimo di quando fece per portarlo alla bocca per deviare, con una piccola pressione sul suo polso, la direzione di quel pezzo che incontrò i suoi denti, pronti a strapparne un pezzettino con gli incisivi. Mmm... Iniziò, mollando la presa, e ruminando a bocca chiusa. Non era malvagia ma tra le due preferiva la sua scelta formaggiosa ed audace. Non male... vuoi assaggiare la mia? Era disposta proprio a cedergli il boccone del prete, cosa che non avrebbe mai fatto, neanche sotto tortura.


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    Aaron Barnes
    Aveva visto il disegno dei suoi occhi. Beh, in realtà non era finito, aveva intenzione di farlo, ma alla fine tra una cosa ed un'altra non ne aveva mai avuto veramente tempo. Ne tempo pe, purtroppo modo, aveva perso la foto da dove aveva ripreso quel ritaglio di lei e non sapeva come richiederla ad Annie, ed era così che era rimasto un altrosuo disegno incompleto. Lasciò cadere completamente il discorso in quanto si sentiva in imbarazzo a dirle che effettivamente, gli occhi, erano la parte che di lei preferiva di più. Aveva degli occhi dolci e frizzanti allo stesso tempo; erano espressivi, grandi e di quell'azzurro magnetico che non riusciva neanche a ritrovare tra i suoi duemila colori e pastelli. Il fatto che fossero così grandi e così luminosi lo lasciavano sempre interdetto. Eilidh bastava guardarla negli occhi per vedere come stava davvero. Per lei, il detto: gli occhi sono lo specchio dell'anima, era veramente moltocalzante. Sorrideva sempre, ma quando era triste, le si vedeva un velo di malinconia intorno a quelle iridi celesti/azzurre, chediventavano leggermente più scure. O semplicemente era sempre stata una sua impressione, ma il punto li non era il colore, ma la forma, l'espressione che assumevano ogni volta lei cambiava umore.
    Non riusciva a non sfiorarla anche solo per un attimo. Per lui il contatto fisico era tutto ed in quel momento non era solamente chimica, era ben oltre, non sapeva neanche come spiegarlo a se stesso, non sapeva neanche come interpretare quelle sensazioni. Sembrava di essere tornato indietro, a quando aveva appena 15 anni e non vedeva l'ora di tornare a scuola per rivedere Brianna, oppure Asheley una sua vecchia fidanzatina. MA con loro era stato completamente differente, sia perchè adesso era cresciuto sia perchè Eil non era mai scontata. Poteva davvero dire che era pura tempesta. Un fulmine bellissimo che ti illumina la giornata, ma se ti colpisce è letale. Le tempeste non venivano solamente per incasinarti le giornate e per farti venire voglia di rimanere a letto, arrivavano anche quando c'era bisogno di un cambiamento, radicale e non si aveva abbastanza coraggio per affrontarlo, allora prima un fulmine, poi il tuono, poi ancora un fulmine ed ancora un tuono. Ed infine la pioggia. Zodiac. Acconsentì,non lo aveva ancora visto quindi si poteva fare. Una volta scesi dalle scale di vetro ed arrivati in sala la guardò. Erano in penombra, le tende che stavano ancora scendendo ed il sussurro della ragazza era quasi una tortura per lui, una dolce tortura che lo faceva stare bene e rabbrividire nello stesso momento. Avrebbero ubbidito alla sua voce? Cosa? Si stava perdendo! Aveva questo strano potere su di lui, questo strano potere che gli faceva perdere la concezione del tempo e delle situazioni in generale. Non sapeva esattamente a cosa si riferisse, perchè il suo sguardò si posò su quelle labbra carnose e l'unica cosa che riusciva veramente a sentire era l'irrefrenabile voglia di morderle e baciarle. Quando lei si allontanò di scatto lui fece lo stesso, come se, in quel momento qualcuno avesse acceso improvvisamente la luce o scocchiato le dita ed entrambi fossero tornati alla realtà. Le pizze, il fattorino che non si faceva i fatti suoi, il resto! Che poi tutte quelle storie e Blake non contava mai i soldi che dava a quel tipo! Fece quasi un'espressione indegna per quel comportamento e quando tornò da Eil ridacchiò. Ah, si ecco che le aveva detto! Aspetta... Prese il suo telefono, aprì un'applicazione specifica e poi la portò verso Eil. Di "su tende", le disse poi premendo il pulsantino. Se lei lo avesse detto, il cellulare avrebbe registrato la voce della ragazza e avrebbe chiesto la conferma se riconoscere prossimamente la voce in quel momento registrata. Adesso si, ti ubbidisce! Le fece l'occhiolino. Cominciava a pensare che forse era troppo esagerato tutto quello e quando lei le lasciò un bacio sulla guancia sorrise. Ad Aaron piaceva l'informalità della medimaga, aveva preso i tovaglioli e lui andò a prendere un'altra bottiglia di vino rosso con annessi bicchieri adatti. Poi tornò sul divano premendo play come lei aveva richiesto. Ma tu lo hai già visto?Sei sicura che vuoi rivederlo? Chiese prima di tagliare un pò meglio la sua pizza prima di voltarsi e guardarla. Era buffa, si, ecco era veramente buffa mentre mangiava. Vederla così, nella maniera più "selvaggia" era ancora più bella! Era spontanea, naturale, era autentica. Ecco. Non poteva trovare aggettivo migliore per descriverla. Era autentica si. Non aveva mai incontrato una ragazza del genere. La osservò mangiare quel pezzo di pizza. Le piaceva la pizza con tanto formaggio e salame piccante. Era entrato nel database delle informazioni da registrare nel cervello di Aaron. Il punto era che la voleva nella sua vita. Più la guardava più se ne rendeva conto.
    Forse non era molto carino fissare le persone che mangiavano, mentre il film scorreva tranquillo e lui non ci stava capendo veramente niente. Infondo era stato messo solamente per compagnia no? Prese il suo spicchio di margherita con le patatine fritte e se lo portò verso la bocca, aveva una fame tremenda ma quando sentì le dita di Eil deviarlo, assecondò il suo movimento facendole fare un mozzichetto. Ridacchiò. Vide il pezzetto di pizza che gli stava offrendo. Si avvicinò al pezzettino che lei teneva in mano e ne staccò un pò. Infondo gli stava offrendo la parte più buona, quindi, potevano fare metà a ciascuno. Chiuse gli occhi. Ma è buonissima! Affermò una volta mandato giù il boccone. Si alzò leggermente dal divano versando il vino in entrambi i bicchieri, dopo aver posato il suo spicchio di pizza che ancora non assaggiava per niente. Una volta riempiti i bicchieri ne passò una alla ragazza. A noi? In realtà non doveva essere una domanda, ma una semplice affermazione, ma in quel modo suonava più come una proposta che un brindisi! Comunque avvicinò il bicchiere a quello della collega e lo fece tintinnare. Quello, era pur sempre un brindisi. Bevve un sorso di vino e poi tornò a dedicarsi alla pizza. Ma la verità era che gli stava venendo il torcicollo, non poteva mangiare la sua pizza sorto in avanti sul tavolino di vetro e continuare a guardarla. La tv accesa o meno era la stessa cosa. Mangiò un altro pezzetto di pizza e poi l'abbandonò nel cartone voltandosi verso di lei. Ci riflettè un attimo. Una volta suo fratello gli aveva detto che quando cambiava discorso in maniera così brusca era un codardo, Si, si stava riferendo al disegno di qualche momento prima. Infondo quella era una parte di lui no? Chiuse un momento gli occhi per rimettere in ordine i pensieri. Si erano i tuoi occhi, quelli che hai visto prima... Annie mi ha mandato una foto di quando stavate insieme da qualche parte che neanche ricordo, e tu avevi un'espressione veramente felice, ed indossavi una sciarpa rossa. Eri veramente bella...cioè, lo sei ancora, ma insomma... ma ho perso la foto e non ho potuto continuare più il disegno. Eh niente, lo avrei dato ad Annie una volta finito! Ecco, ce l'aveva fatta. Prese di nuovo il bicchiere e fece un altro sorso. Riprese a mangiare la pizza. Beh, le parole precedenti le aveva dette guardandola negli occhi no? Quindi o era rosso, oppure voleva semplicemente morire.
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    Eilidh Mae Aileanach Rheon
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    Perché fino a quel momento si era privata dell'opportunità di vivere Aaron Barnes nella quotidianità? Possibile che avesse ceduto solo perché fosse oggettivamente attratta dall'aspirante medimago? In realtà l'ex Corvonero era gentile in ogni sua mossa, parola ed espressione. Aveva acquisito tantissimi punti nel mettersi completamente a nudo con lei -e non per i suoi addominali lasciati scoperti- non solo raccontandole del tradimento ai danni della sua ex compagna, ma anche per avergli parlato un pochino di Blake, il fratellino scapestrato per cui avrebbe dato anche la vita.
    Quella serata era priva delle montagne russe o delle ripide salite che aveva vissuto con i due ragazzi più degni di nota del suo passato, Xander ed Hector, ma era un rettilineo, con qualche discesa. Ciò che uno non riusciva a pensare delle discese è che esse non fossero affatto semplici da percorrere. Se non si calibrava bene il ritmo, il passo ed il respiro si finiva con il cadere miseramente e rotolare giù. Ci voleva attenzione, dosare il passo ed andare piano, senza alcuna fretta. Ed il rapporto tra loro due era proprio una discesa da godersi a piccoli step e con tante soste per godersi il panorama.
    Non c'era bisogno di tante parole per comunicare, a farlo erano i gesti, gli sguardi ed i piccoli momenti di intesa. Quando era tornato con i cartoni delle pizze, aveva anche avvicinato il suo magifonino, armeggiando con chissà quale applicazione avvicinandole il microfono dello stesso, suggerendo cosa dire. Su... Non ce la fece, scoppiò a ridere, socchiudendo gli occhi ed esponendo la schiera di denti. Okay, faccio la seria. Promise, recuperando il respiro ed invitandolo a ripetere quell'operazione tecnologica. Su tende! E riuscì a scoppiare in una fragorosa risata dopo che era stato allontanato il device dalle sue labbra, venendo rassicurata che da quel momento in poi avrebbe ubbidito la sua voce. Decise di provarci subito. Per quanto le piacesse l'atmosfera cinema, si sentiva un po' oppressa da quel pesante tendaggio. Su tende. Come per magiaeffettivamente il meccanismo domotico iniziò a rispondere al suo ordine e fu un piacere rivedere le luci della città rischiarare l'ambiente, senza essere troppo invasivo, data l'altezza di quell'appartamento.
    Come in una coppia consolidata dal tempo, sincronizzarono quelle piccole accortezze l'uno per l'altro, finendo con il sistemarsi al meglio su quel divano, le loro pizze e quel film che aveva già visto, ma che non le dispiaceva affatto riguardare. Assolutamente sì, però se tu preferisci guardare qualcos'altro... proponi pure. Un sorriso su quel viso che sembrava non averlo mai abbandonato. E fu naturale scherzare con quel cibo, rubandogli un pezzo e porgendogli il suo, venendo gradito dal ragazzo, gustandosi proprio il pezzetto di salame piccante che dava uno sprint in più, ma che donava anche una gran sete. E ancora una volta il ragazzo mantenne fede all'educazione ricevuta e fu lesto nel riempire due calici di vino, passandogliene uno e sollevandolo per un brindisi. A noi... Non ci volevano altre definizioni od etichette, quel noi racchiudeva perfettamente tutti gli scenari possibili che avrebbero scoperto insieme e valutato volta per volta. Il tintinniò del vetro risuonò ancora una volta nell'aria di quella sera di fine estate. Ne bevve un sorso, guardandolo negli occhi, mantenendo fede a quell'usanza che voleva di non interrompere lo sguardo con chi si aveva appena brindato.
    Tenne il bicchiere nella destra e con la mancina riprese il pezzo di pizza mangiucchiato per finirlo, mentre il giornalista, appassionato di parole crociate ed enigmi, iniziava ad interessarsi su uno dei killer babbani più famosi degli Stati Uniti. Ogniqualvolta che ripensava a quel film ricordava di come non fosse frutto della fantasia di sceneggiatori, ma la storia reale ed irrisolta di crimini efferati. Ciò le provocava un brivido, di come l'essere umano, fosse stato esso magico o meno, fosse capace di gesti così crudeli verso sconosciuti, per il solo piacere che provavano nel vedere una vita spegnersi per mani loro.
    Non si accorse che lui si fosse voltato verso di lei, troppo persa in quelle considerazioni, ma sentire nuovamente la sua voce in riferimento a qualcosa di suo la riportò su quel divano. Ricordava perfettamente quella foto. Erano a Berlino. Un fine settimana che aveva deciso di passare nella capitale tedesca per festeggiare la fine del percorso nell'Accademia di Magimagia. Era l'ultimo momento da stupide ragazzine, perché poi la Grifa e la Corva sarebbero state chiamate nei loro percorsi di Specializzazione che li avrebbe assorbite come non mai per un intero anno in corsia. Era felice, perché non erano mancate le risate, gli scherzi e la voglia di scoprire posti, sapori e gusti nuovi. In quella foto erano decisamente alticce, dopo aver perso il conteggio di quante pinte si erano scolate per celebrare quell'ultima tappa della loro vita da studentesse. Berlino, eravamo a Berlino. Si sporse, lasciando il cartone con la pizza sul tavolino e tenendo con sé il bicchiere di vino. Me la vedo già Annie che decide di metterlo in esposizione nel nostro salotto, proprio sopra al divano. Bevve un sorso di vino, girandosi a guardarlo, dopo essersi fatta più vicina a lui nel ritornare composta. Comunque dovrei averne un duplicato. Mi sembra strano che tu non te ne sia accorto quando sei entrato in camera. Okay che eri ubriaco, ma il mattino dopo... Il mattino dopo avevano rischiato di lasciarsi andare troppo, spinti dalla vicinanza dei loro corpi per tutta la notte. É sul muro delle foto insieme a tutte le altre. Nascose il viso dietro il calice, con le guance tinte di rosso. Non sapeva esattamente come comportarsi con certi episodi del loro passato, dato che mai ne avevano parlato apertamente. E farlo mentre il thriller scorreva amabilmente non le sembrava il movimento più opportuno. Si sporse per prendere una fetta di pizza e staccare con un morso generoso la punta ricca di ingredienti, masticando lentamente per guadagnare tempo. Credi... Dovette interrompersi, poiché la mozzarella le rimase un po' di traverso, andando alla ricerca del bicchiere per aiutarsi a superare quel momento di difficoltà, insieme al tossicchiare continuo. Ehm... sì, dicevo... Dopo questa serata, per quanto tempo non ci parleremo? Era una grande freccia -neanche frecciatina- all'unica notte di passione che avevano condiviso, ma che non avevano mai effettivamente affrontato. Certo, si erano riavvicinati nell'ultimo periodo, con grandi aperture da parte di entrambi... Ma per quanto ancora sarebbe durato quell'idillio?


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    Aaron Barnes
    Aaron Barnes potea deinirsi una persona costruita che tendeva sempre a riflettere prima di agire, a cercare la soluzione giusta per tutti e la parola giustada inserire in un determinato contesto. il problema principale era che in quel momento stava scoprendo un lato di lui completamente diverso, un lato naturale che non aveva mai conosciuto di lui. Si, con Katrina era sempre stato se stesso, ma anche in quel caso stava sempre bene attento a cosa dovesse dire e cosa non poteva assolutamente dire. Lui era uno romantico, uno che adorava il contatto fisico e le coccole. Aaron era uno che dimostrava molto con i suoi baci ed i suoi gesti in generale. Era uno di quei pochi ragazzi che ancora ti portavano i fiori appena vedeva un bel colore o sentiva un buon odore; ed ancora era uno di quelli che se poteva farti contenta in qualsiasi modo cercava di farlo. Aveva cucinato per Katrina molte vole, era stato moltissime volte dolce con lei, senza sortire nessun tipo di effetto. Allora piano piano aveva ricacciato via quel suo lato ed aveva fatto emergere quello più forte, quello più burbero e sicuramente meno romantico e dolce. Piano piano aveva seppellito completamente quel suo modo di fare e si era convinto che con le donne era inutile, tanto alla fine, sarebbero andate sempre da chi le faceva soffrire veramente. Eilidh era l'esatto opposto. Era diversa, era una ventata di aria fresca nella vita del ragazzo pieno di preoccupazioni, da quando lei aveva deciso di entrare nella sua vita Aaron sorrideva di più, aveva ricominciato a correre, aveva ricominciato a non pensare, a vestirsi carino! Insomma, aveva ripreso seriamente vita ed aveva anche deciso di evitare di bere fino a fare qualcosa di stupido, come era successo quella sera quando lei lo aveva portato a casa sua. Ogni volta che ci pensava si sentiva male, come aveva potuto vomitare in camera sua davanti a lei e con lei che gli reggeva la fronte? Che gentiluomo era stato? Non voleva neanche pensarci e la risata della giovane di fronte a lui lo fece sorridere di rimando. Ridacchiò vedendola fare quasi uno sforzo enorme per rimanere seria di fronte a quel dispositivo. Effettivamente, i Barnes per essere una famiglia purosangue da generazioni, non era molto bacchettona sulle cose babbane. Infondo loro erano amanti della bellezza e di consguenza se era bello non gli interessava la provenienza! Le alzò davvero le tende ed Aaron non era contrariato. Sei buffa quando ridi! Oh, lo disse in maniera scherzosa e non di certo per offenderla, anzi, in realtà la sua risata lo fece ridere anche a lui. Ed Aaron non rideva in quel modo da tempo. Era come se tutto si fosse sistemato. Averla vicino rimetteva apposto tutto. Scosse il capo per quanto riguardava il film. Lui non lo aveva mai visto e, temeva anche che neanche quella volta avrebbe visto molto del film e sopratutto non gli interessava proprio niente. Era proiettato verso la ragazza, i suoi lineamenti, i suoi occhi! Il vino, sembrava essere l'elemento costante della loro conoscenza, c'era sempre stato del vino da quando si erano effettivamente avvicinati. Fece un lungo sorso e poi la imitò tenendo il bicchiere in una mano e prendendo un altro pezzo di pizza. Questa volta lo divorò. Aveva una fame tremenda, quasi come si fosse levato un peso sullo stomaco ed adesso aveva ripreso finalmente il controllo del suo appetito. Guardò un pò il film, ma non ci stava capendo davvero niente, visto che con la coda dell'occhio andava a sbirciare le azioni della medimaga seduta affianco a lui, e poi quello slancio di verità di una cosa che lui riteneva essere così personale. Il mattino dopo ero intento a guardare altro... e comunque si l'avevo notata, ma non mi sembrava il caso di chiedertela per continuare il mio disegno! Avevano notato i dettagli della sua camera anche quando era ubriaco, anche se ovviamente aveva dei ricordi molto offuscati. Ma le foto le ricordava bene, quella con le due ragazze rosse, entrambe con un colore completamente diverso, quella a Berlino, soggetto del suo disegno, quelle che aveva appese in camera ed una sull'armadio. Allora aspetto la copia della foto...oppure potrei venire un giorno da te e finire il disegno! Si, si sentiva fin troppo a suo agio con la ex Corvonero al suo fianco. Fece un altro sorso di vino e poi decise di posare il bicchiere sul tavolino, di nuovo, il suo gesto, venne accompagnto dalla frecciatina ben mascherata della ragazza. Aaron si morse il labbro. Non la guardò immediatamente e decise che non era il momento di prendere un'altra fetta di pizza. Non si era comportato bene con la ragazza, dopo quella notte di passione quasi non l'aveva più guardata in viso e aveva cominciato ad evitarla in modo meticoloso, come se fosse davvero pericolo. Dopo questa serata, per quanto tempo non ci parleremo? Era ovvio a cosa si riferisse ed era altrettanto ovvio che era un modo per parlare di quella sera. Se aveva capito una cosa delle donne, era che avevano bisogno di conferme o comunque di parlare di cosa succedeva nella loro vita. Si voltò verso Eilidh, questa volta completamente, guardandola masticare il suo pezzo di pizza. Si passò una mano nei capelli quasi in maniera nervosa. é complicato. Non voleva dirle che non si sarebbero parlati per altro tempo, anzi tutto il contrario. Nel senso che quella sera è stata bellissima, una delle migliori della mia vita, ma poi ho cominciato a pensare che anche solo se io ti avessi richiesto di vederci avresti detto di no. Insomma vivi con Annie da sempre, io e lei stiamo sempre insieme e invece noi due, anche quando andavamo ad Hogwarts ed eravamo nella stessa sala comune, a stento ci salutavamo. Ho pensato alla cosa più semplice da fare, ossia ignorarci come avevamo sempre fatto, ma credimi, è stata dura guardarti in giro per i corridoi e voltarmi dall'altro lato ogni volta che ci incrocevamo nelle corsie... e sono stato un codardo e mi dispiace! Era esattamente quello che era successo. Aaron era dolce e brillante ma forse, a volte, peccava di arroganza, non come quella del fratello, ma di quella intellettuale di sapere esattamente quello che gli altri pensavano senza neanche chiedere una conferma. Aspettò che la ragazza finesse il suo pezzo di pizza, poi le levò il bicchiere di mano posandolo sul tavolino di fronte a loro, affianco al suo. Le prese una mano e la incrociò con la sua. Si avvicinò ancora un pò a lei. Questa volta, dopo questa sera, non succederà mai più che io non ti parli...a prescindere da come... insomma... andranno le cose ecco. Quella parte dolce ed estremamente romantica si stava riprendendo i suoi spazi. Aaron era un ragazzo di parola. Non avrebbe più ignorato Eil a prescindere da tutto. Era diventata importante e sopratutto una medicina ad ogni suo male. Non avrebbe mai potuto ignorarla di nuovo. E non è solo per questa sera, ma anche per l'altra volta. Io non ho mai avuto modo di ringraziarti per avermi ospitato nel tuo letto o di scusarmi per come ho approcciato a te quella sera dopo che non ti parlavo per tutto quel tempo... Fece un respiro profondo come se stesse dicendo la cosa più difficile del mondo. Puntò i suoi occhi in quelli della medimaga. Sei diventata importante Eilidh, non potrei mai lasciarti fuori dalla mia vita.
    ❝ per le volte che cammino in questa strada e non so dove mi porterà ❞
    SCHEDA Stat. 26 anni Medimago Corvonero
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