Posts written by Jacqueline De Lourant

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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    Una risata sarebbe uscita dalle labbra della bionda e, una volta che quell'eccesso di risate si fu placato la voce della francese avrebbe portato alle orecchie della rossa quelle parole. «Oh si, parecchio complicati, non la smettevano mai di muoversi mentre praticavo loro il taglio a Y, si lamentavano dicendo che il bisturi era troppo poco affilato.» Mettere il broncio e fare i capricci era qualcosa che riusciva bene a Jacqueline, sporgere il labbro inferiore, abbassare gli angoli della bocca e corrucciare le sopracciglia per riservare alla magipsicologa uno sguardo torvo carico di risentimento per quei miseri dieci minuti. Era più che ovvio che la rossa avesse parecchio appetito in quel momento, il digiuno forzato a cui l'aveva costretta Jacqueline l'aveva portata ad una situazione di torpore, alla minima sollecitazione la magipsicologa si sarebbe accesa come diavolina a contatto con le fiamme di un fiammifero. «Ascolta la tua Guaritrice, non hai bisogno di caffeina per poter andare avanti con questa giornata.» Un sorrisetto divertito mentre le due dita indulgevano un po' più abbondantemente sullo spacco a V della divisa di Amèlie sbottonandogliela. «Ma guarda te che disdetta… io ho proprio questi dieci minuti.» La bacchetta già puntata verso la porta avrebbe scagliato un Colloportus verso di essa che l'avrebbe chiusa a chiave. Un sorrisetto avrebbe rivolto alla ragazza che con astuzia, poneva la rossa sull'orlo di un baratro, era lei poi a decidere se gettarcisi o meno, tutto ciò che Jacqueline avrebbe fatto sarebbe stato stuzzicare Amèlie per spingerla verso una scelta più rischiosa che avrebbe allargato ed espanso la sua "safe zone" di molto. «Vuoi ancora quel caffè o qualcosa di più gustoso?» Le avrebbe chiesto, infine, mordicchiandosi sensualmente il labbro inferiore e staccando il contatto delle dita dalla morbida pelle del suo corpo proprio mentre queste le sfioravano il reggiseno.

    «Parlato» - Narrato - "Pensato" | Scheda PG Stat.
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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    Era stanca di quel torpore, nulla accadeva da quando aveva partecipato alla realizzazione della malattia e del suo spargimento. Non aveva voglia di stare con le mani in mano e quindi Jacqueline si era buttata completamente sullo studio e sulla ricerca, da quando aveva incontrato quella vampira la non morte, o meglio, la necromanzia e lo studio del raggiungimento della vita eterna senza diventare una schifosamente sanguisughe era diventato il suo chiodo fisso. Eppure la ragazza aveva voglia di sfogare i suoi desideri, le sue pulsioni e in mezzo al suo lavoro abbandono sul tavolo di metallo "Jonny" e decise di recarsi a trovare un po' di carne non in decomposizione e lì al San mungo la sua scelta ricadde su Amelie. Avrebbe potuto prendersi un paio di ore di permesso, andarsene al Rouge e divertirsi così ma stuzzicare la rossa magipsicologa le attizzava di più. Si sarebbe avviata così verso lo studio della collega e amante per bussare alla sua porta. Non avrebbe atteso la risposta, entrando e richiudendo dietro di sé la porta. «Ma ciao!» Disse, per nulla professionale, cercandola con lo sguardo. Le si sarebbe avvicinata, avvertendo il profumo sul collo della ragazza. «Non so come tu la pensi…» Continuò a dire giocando con le punte dell'indice e del medio sulla sua veste come se fossero due gambe che le risalivano lungo la divisa. «...ma io non so se resisto fino a stasera.» Avrebbe sorriso maliziosamente abbassando leggermente la voce, la bacchetta nel camice venne estratta e puntata verso la porta. Il labbro inferiore venne mordicchiato mentre una carezzina sotto il mento venne donata alla magipsicologa. «So che non desideri altro anche tu.» Concluse, gettando il fiammifero acceso su quelle braci ancora spente.

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    Richiedente: Jacqueline De Lourant
    Provino per: Alchimia Fondamentale (Alc I)
    Requisiti: 32 Tecnica, 30 Intelligenza

    Conversione PP per i requisiti fatta.
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    Vorrei convertire con Jacqueline 60 punti Exp così suddivisi:

    +1 tecnica
    +2 intelligenza

    Saldo 2 exp
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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    Un'uscita tra colleghe? Vade retro, la Medimaga aveva scelto di stare nell'obitorio del San Mungo per interagire il meno possibile con i colleghi eppure glielo aveva chiesto Amélie e quindi, per rafforzare la già forte presa sulla sua mente, Jacqueline decise di accettare. Sarebbero state in tre, a loro due si sarebbe aggiunta a reggere il moccolo Isond. La tonta che non si era nemmeno accorta di quando lei ed Evrard avevano evocato una Dea e creato una pozione per trasformare gli zombie albero in esseri umani. Era seduta in un bar insieme a loro e senza aver fatto acquisti, aveva spinto Amélie a comprare un abito molto provocante, al limite dell'indecenza, di color nero in maniera da renderla un po' più accattivante. Con un auricolare nell'orecchio e la musica dei Ghost a basso volume che recitava il ritornello della canzone Year Zero quasi non aveva sentito Amélie e, con un sorriso, avrebbe replicato. «Ne ero sicura che ti sarebbe piaciuto.» All'affermazione della rossa avrebbe fatto un'espressione di felice sorpresa e, poggiando una mano su quella di lei avrebbe detto. «Me lo regali?!? Ma sei un amore!» Quando successe il finimondo tuttavia, alzando gli occhi al cielo, si costrinse a seguire le due colleghe fuori dal bar. Perché dovevano avere quello spirito da crocerossine, sarebbe dipeso da lei avrebbe ignorato tutto quanto a meno che non ci fosse stato per lei un ritorno positivo. Aveva aiutato Richard Jordan e aveva avuto una vacanza in America completamente spesata. Osservare la situazione prima di agire, Jacqueline avrebbe dovuto operare con le dovute precauzioni dato il fatto che erano in piena Londra Babbana. «Dovremmo spostarci, qui non è sicuro lavorare.» Disse, sorridendo per la disinvolta menzogna che Amélie aveva propinato ai genitori del bambino. Anzi, rispettando il protocollo del San Mungo non avrebbero dovuto nemmeno sfoderare la bacchetta ed operare come delle schifose Babbane. «Io non giro con garze e attrezzatura medica, dovremmo entrare nel bar e chiedere un Kit di pronto soccorso.» Di certo non si sarebbe messa a fare incantesimi in pieno centro e, se le colleghe volevano guarire il bambino lo avrebbero fatto senza magia. Jacqueline si sarebbe diretta verso il bar andando a chiedere il kit per poi ritornare da loro.

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    Genève DuPont
    Escort | 28 anni
    La risata cristallina di Genève DuPont avrebbe interrotto il silenzio in macchina dopo le parole che l'immortale le aveva rivolto. «Impressionarti?» Chiese, ancora scossa da quello scoppio di ilarità. «No, direi di no, qualsiasi persona che si interessi di occulto sa come funziona la società dei vampiri e se queste informazioni basilari ti impressionano…» Avrebbe fatto spallucce, tenendo un sorriso candido sul volto. La mano sarebbe corsa dalla gamba verso il fianco della vampira con lasciva sensualità mentre si sporgeva verso di lei, il contatto con la pelle della vampira l'avrebbe fatta sospirare mentre la testa si sarebbe inclinata verso destra lasciando ampio spazio di manovra alla Toreador per affondare i canini nel suo collo. La puntura arrivò, tanto attesa ed agognata, Genève si sarebbe lasciata sfuggire un leggero gemito dalle labbra. La vampira non aveva usato la propria Malia, Jacqueline si poteva considerare comunque una preda essendosi offerta di propria iniziativa a quel Bacio? La mano libera della rossa sarebbe andata al proprio bacino premendo su di esso per tentare di calmare il fuoco che la stava divorando. «Mhm…» In quel momento sentiva il proprio sangue, la vitae con cui quella vampira si stava nutrendo, fuoriuscire dal suo corpo e, mentre si sentiva sempre più eccitata, la stanchezza iniziò a farsi presente in lei. La difficoltà di ragionamento era talmente evidente che le riusciva persino difficile ricordare in quel frangente gli ingredienti per la pozione rimpolpa sangue che l'avrebbe aiutata a ristabilire i giusti livelli ematici una volta che la vampira si sarebbe staccata da quel Bacio. Una piantina di Aloe Vera ce l'aveva a casa e insieme a questa, in un barattolo a parte, la corteccia di salice era conservata. Ciò che le mancava per la pozione erano i tre tuorli d'uovo di Emù ma quelli avrebbe potuto reperirli facilmente al San Mungo.

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    Genève DuPont
    Escort | 28 anni
    Sorrise quando l'altra si accorse che, forse, della Stirpe della Notte l'escort che aveva di fronte ne sapeva più di quel che sembrasse. Occultismo, magia nera e rituali empi Lo sguardo di Jacqueline cadde sul polso della ragazza e ciondolando leggermente si sistemò meglio sul sedile della limousine, accavallando una gamba sull'altra. «Una pure-sang, ma che… bellezza!» Le mani della francese si sarebbero unite, congiungendo le punte delle dita tra loro. «E da come parli, l'aura che irradi e altre serie di fattori mi fa propendere per il fatto che tu sia più che una semplice Ancilla.» Un'altro termine e il sorriso dell'escort si sarebbe allargato ancora di più. «So che non siete molti tra voi e che… un nome è importante, quindi te ne dirò solo uno per farti comprendere: Lucita De Aragon.» Un nome comune nelle regioni della penisola iberica ma che nei salotti dei Clan sarebbe stato riconosciuto. «Siamo entrambe due predatrici nella notte e, anche se cacciamo per due ragioni diverse, sappiamo entrambe che, là fuori, troveremo ciò che vogliamo con un semplice schiocco di dita.» Schiocco le dita e si sarebbe ammirata le unghie, per poi ritornare con lo sguardo sulla ragazza quando lei le chiese cosa offrisse. «Posso offrirti molte cose Lola Salazar…» Disse, la sua voce era cambiata, diventando seducente e sensuale. «La mia moralità potrà anche essere dubbia ma ciò che faccio è la linfa vitale della mia fonte d'informazioni ed è qualcosa dettato dalla necessità. Sarò anche una semplice escort ma nessuno dei miei clienti è mai rimasto insoddisfatto.» Quei pochi che lo erano stati si stavano godendo il freddo abbraccio della morte in quel momento. Con un movimento del busto la ragazza si chinò verso la vampira e, posando la mano sulla gamba della stessa, i suoi occhi si possono su quelli di Lola. «Beh so danzare, come hai visto sono una strega e i miei incanti potrebbero esserti utili, ho una buona rete di contatti che dovrebbero offrire del sangue e per te posso essere una tua occasionale bambola di sangue: il mio sangue, a differenza di quello che potresti trovare in questi… Quartieri degradati non è toccato dalla droga e l'estasi del Bacio… Dicono che sia pari ad un orgasmo.» Inspirò a fondo, chiudendo gli occhi e leccandosi le labbra. Come medica del San Mungo Jacqueline avrebbe potuto recuperare facilmente delle sacche di sangue e come escort avrebbe avuto accesso a preziose informazioni nel sottobosco dei quartieri più degradati.

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    Genève DuPont
    Escort | 28 anni
    Il nome non le disse nulla, come poteva, alla fine non era parte della società dei vampiri e anche se aveva intravisto uno di essi ad una riunione dell'Acromantula Scarlatta la ragazza non avrebbe saputo dire se anche lei facesse parte della stessa. «Lola Salazar, cognome spagnolo, oui? Non credo tu sia l'erede di Salazar Serpeverde. L'ultimo non è finito molto bene.» Un sorriso e una risata avrebbero accompagnato quella battuta e Jacqueline valutò le movenze della vampira con occhio calcolatore. Non era una stupida Babbana e la vampira era conscia che, anche la meno dotata delle streghe, avrebbe potuto tenere testa ad una creatura della notte sfoderando i giusti incanti, quindi, cambiando la bacchetta di mano Genève si schiarì la voce. «Est un vrai plaisir.» Disse allungando la mano verso la donna. La prima differenza tra le due donne si palesò quando la vampira disse che quei corpi avrebbero necessitato di una sepoltura e la francese esternò tutto il proprio cinismo e il poco rispetto di una pratica tanto antica come la sepoltura. «Il fiume sarà la loro tomba, il fondo limaccioso del Tamigi la loro bara temporanea.» Esclamò lapidaria, se avesse notato la sua "fede" nella religione cattolica avrebbe riso. Era davvero il colmo per lei, amante del pantheon infernale, avere una conversazione con una vampira cattolica. «Tranquilla, tra qualche giorno i gas che si formeranno nei loro organi li riporteranno in superficie e avranno il loro rito funebre, per quanto cani rognosi come loro meritano di marcire esposti alle intemperie, ma la loro permanenza in acqua svierà i medici legali rendendo impossibile loro determinare quanto tempo sia passato dalla loro morte.» A tutti tranne a una, l'unica che avrebbe potuto riconoscerli e affermare con certezza causa di morte, ora del decesso e tutto il resto, ma di certo non si sarebbe scomposta nel parlare con le autorità. «De moi? Je souis una disillusa ragazza delle campagne parigine che è emigrata in Inghilterra alla ricerca di fortuna e che è finita a fare il lavoro più antico del mondo. E invece che mi dici di te, come hai ricevuto l'abbraccio?» Le disse, seguendola per poi accomodarsi nella limo della vampira. «Oui Chanel numero cinque, riesco a fare abbastanza soldi con i riccastri che vogliono la mia compagnia, vedo però che anche tu non ti tratti male.» Un sorriso e solo in quel momento, seduta in macchina con una vampira, le sovvenne l'avvertimento di non accettare passaggi da sconosciuti.

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    Genève DuPont
    Escort | 28 anni
    La risata si sarebbe interrotta solo quando sentì le parole della vampira. «Si, lo so.» Replicò all'affermazione della sconosciuta. Un senso dell'umorismo che rifletteva la stessa sua natura macabra. L'unico spreco che Jacqueline vedeva in quella situazione era una montagna di cavie che non avrebbe potuto sfruttare per la propria ascesa verso il regno della Necromanzia. «Pas de problème chéri.» Ripeté, al ringraziamento che la donna vampiro le rivolse per averle ripulito l'abito. «Era il minimo dopo quanto hai fatto. Anche se non ho colto il tuo nome.» Disse, rivelando la propria intenzione di conoscere il nome di colei che l'aveva aiutata. «È un vero peccato sai…» Disse osservando i corpi a terra. La bacchetta venne rivolta verso il proprio vestito, ripulendolo dalle macchie di sangue che, rosso su rosso, magari potevano anche risultare impercettibili ad occhio umano ma che, per la vampira potevano essere ancora visibili. «Tutti questi corpi qui potrebbero avere ancora uno scopo eppure non sono ancora abbastanza esperta per poter attingere a tale incanto.» L'Inferi Mundo, il sortilegio necromantico, se la vampira avesse avuto un po' di esperienza riguardo agli incantesimi oscuro avrebbe potuto indovinarne la natura. «Oh beh non so se l'obiettivo di questo spostati ero io o direttamente lui, guardalo: giovane, ricco e carino e beh in quel momento particolarmente ubriaco. Forse è colpa mia che gli ho fatto ordinare più vino di quanto poteva reggere durante la cena ma se non avesse tentato di fare l'eroe magari qualcosina sarei riuscita a fare prima che un coltello gli si piantasse nel petto.» Cinica e spietata, Jacqueline era priva di quell'ottimismo che poteva animare una persona. Nel frattempo la bacchetta di Jacqueline si mosse per far sì che quella moltitudine di corpi si liberassero in aria e, una volta in posizione, cadessero nel Tamigi scarico di corpi umani fin dagli efferati omicidi di Jack lo squartatore. «Non ho mai avuto il piacere di conversare con una vampira, so di poterti offrire ben poco, chère, ma spero che, dato che la mia serata è andata letteralmente nel Tamigi che ne dici se potessimo esplorare la conoscenza l'un l'altra?» Non aveva altro da fare per quella serata dato che, con solo cinquecento sterline d'acconto in contanti, aveva perso l'altra metà di guadagno.

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    Genève DuPont
    Escort | 28 anni
    Si sarebbe mossa in un attimo, la mente proiettata già verso l'incantesimo oscuro adatto all'occasione: avrebbe preso il controllo del tizio con il coltello a serramanico con la maledizione Imperius ma qualcos'altro, o meglio, qualcun'altro avrebbe agito con maggiore rapidità. La creatura della notte era quasi impalpabile alla sua vista, rapida e letale. Jacqueline sarebbe riuscita a seguire solo la scia di colore mentre, ciò che lasciava al suo passaggio, erano corpi orrendamente mutilati. La vampira si era accanita contro tre di essi e, a Jacqueline, lasciò il compito di dedicarsi ai restanti. Estratta la bacchetta dalla pochette venne trasformata in un bisturi letale ed affilato e, con essa, grazie all'incanto Recido, si sarebbe mossa con grazia in quello sbigottimento generale effettuando rapide stoccate alla giugulare dei ragazzi restanti. Durò poco, la francese non avrebbe saputo dire quanto ma, molto probabilmente, meno di un minuto. Non appena finì un riso cristallino, fanciullesco e leggermente acuto si sarebbe levato dalle labbra della rossa che, in contrapposizione alla scena di morte e devastazione che la vampira aveva provocato nel vicolo, avrebbe reclinato il capo all'indietro dando completamente sfogo al proprio divertimento. Si sarebbe morsa il labbro estraendo dalla pochette la bacchetta e puntandola verso la vampira. Un semplicissimo Gratta e Netta avrebbe restituito lustro all'abito candido della predatrice della notte e, portando lo sguardo sul ragazzo che era stato fino a quel momento il suo accompagnatore, fece una smorfia per via della seconda parte di paga persa. «Pas de problème chéri.» Disse, inclinando il capo verso destra lasciando cadere i capelli oltre la spalla. «Si son meritati la loro fine. Sono Genève DuPont.» Concluse, passando alla lingua inglese, senza abbassare la bacchetta. Jacqueline apprezzava l'aiuto della vampira ma abbassare la guardia, oltre che la bacchetta, sarebbe stato sciocco da parte sua.

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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    In quei giorni aveva fatto degli esperimenti con la tecnologia Babbana, creando quello che alla fine dei conti era un grezzo portamonete: L'oggetto era una piccola chicca, dotato di una lamina d'acciaio affilata lungo i bordi seghettata in maniera tale da rappresentare una classica trappola per orsi in miniatura, si componeva di due parti metalliche unite assieme da una molla che potevano stare in blocco tramite un gancetto celato, senza di esso, la molla sarebbe stata libera di ritrarsi e, chiudendo di scatto il borsello a mo' di taglio causare del male fisico ai ladri con la forte possibilità di amputare le dita a chi, senza conoscere il trucco per bloccare il borsello, tentava di prendere le monete. Il tutto poi era stato accolto da una pelle sottile che ricordava la consistenza di una pelle di coccodrillo. La Medimaga aveva parlato del drink solo per via del fatto che Alton le aveva chiesto se le piacesse e, per farlo, aveva dovuto spiegare la preparazione per mostrare eventuali differenze con l'originale. Cosa che, tuttavia, con il drink realizzato da Luke non aveva dovuto fare. La parte sulle Rune tuttavia catturò l'interesse di Jacqueline, una triscele runica avrebbe potuto fare al caso suo e, in tal caso, avrebbe dovuto interessarsi nello studiare come rappresentarla e crearla per far sì che la propria borsetta avesse sempre su di sé l'incantesimo di estensione irriconoscibile. «Beh, buono a sapersi allora, hai detto Triscele Runica? Farò delle ricerche.» Prese la giacca sistemata sul poggiaschiena della propria sedia e, con un movimento fluido la indosso, tenendo la borsetta rigorosamente sotto la giacca. «È stato un piacere Alton McKinley, è stata una chiacchierata interessante, ci vediamo in giro… forse.» E, detto quello, con un sorrisetto misterioso sul volto Jacqueline si sarebbe diretta verso l'uscita del locale conscia che, per ciò che aveva in mente avrebbe dovuto impegnarsi ancora molto prima di vedere il risultato sperato.

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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    La ragazza aveva sorseggiato il drink, sentendo i sapori della vodka e dello zenzero miscelati alla perfezione insieme al succo di lime. Si sarebbe schioccata la lingua sul palato e, osservando il bicchiere in cui aveva ricevuto il drink, si rese conto che Luke aveva fatto un ottimo lavoro come sempre scegliendo per il drink un boccale in rame. «Il barista che è qui è una certezza, ha realizzato il drink alla perfezione, spero che come giornalista tu sappia la storia del Moscow Mule, non che sia di vitale importanza ma… La Russia c'entra ben poco con le origini del drink, a parte per l'uso della vodka.» Sesso, alcool e rock n' roll. La conoscenza di Jacqueline per quei tre argomenti era vasta quanto un tunnel che, dalla superficie terrestre, arrivava fino al centro della terra per poi sbucare dall'altra parte del globo. «In realtà è stato inventato in America, a New York per la precisione e i principali realizzatori sono stati John G. Martin, uno dei pochi che ai tempi poteva vendere la Vodka Smirnoff, e Jack Morgan, proprietario di un bar che tentava di mettere in commercio la sua Ginger Beer. I due decisero di provare insieme questi due prodotti, aggiungendo anche del lime e il Moscow Mule iniziò a prendere forma. A questi due personaggi se ne aggiunse anche un terzo, il quale doveva “liberarsi” di uno stock di mug in rame e quindi si decise che questo drink doveva essere servito in queste speciali mug.» Spiegò mentre continuava, una pausa dopo l'altra a sorseggiare il drink. «Il nome iniziale di questo drink era Vodka Buck, in quanto fa parte della famiglia dei cocktail a base di Ginger Beer o Ginger Ale, i Buck Cocktail. Solo che questo nome faceva fatica a decollare e quindi è stato successivamente cambiato in Moscow Mule. L’origine di questo nome ha due ipotesi principali: la prima è quella seconda la quale Moscow deriva appunto dalla Vodka Smirnoff mentre “mule” deriva dall’incisione presente sulle mug in rame iniziali. La seconda teoria invece deriva dal sapore “pungente” del cocktail che dicevano “scalciasse come un mulo”.» Finì di spiegare per poi sorridere alla spiegazione che il giornalista le diede. «Certo, questo lo so bene anche io, a Beauxbâtons seguivo la lezione di Antiche Rune a pieni voti, ciò che non ho mai esplorato è se rune diverse, con significati diversi, possono concatenarsi per dare un effetto duraturo all'oggetto senza che debba incantarlo o rafforzare le rune nel corso del tempo.» Si sarebbe schiarita la voce e, alzandosi dalla sedia, si sarebbe rimessa a tracolla la borsetta.

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    Genève DuPont
    Escort | 28 anni
    Era l'ora di sfruttare un po' di più la sua identità fittizia di Genève DuPont, l'escort di lusso che faceva impazzire i maggiori riccastri su Instagram. Aveva ricevuto l'acconto da parte di un tipo abbastanza carino, per essere un pene dotato, i cui soldi erano il maggior stimolo dopo la sua bella faccia. Il tipo l'aveva accompagnata in un ristorante di lusso, una cena ricca con piatti di ogni genere dagli antipasti al dolce e vino, vino come se scorresse a fiumi, tra le bottiglie Jacqueline aveva notato addirittura una del podere di famiglia e l'escort aveva fatto sì che il pollo ordinasse solo quelle spennando ancor di più. Il ragazzotto, ben piantato, nonostante il fisico si era ubriacato e, vagando per le strade di Londra per raggiungere la sua macchina e accompagnarlo in Hotel per guadagnarsi la seconda parte del suo compenso, erano giunti in una stradina laterale molto fatiscente. Il cemento a terra era rovinato, pieno di buche e, la tratti, sconnesso; la voce di Genève DuPont diversa rispetto a quella del suo sé originale continuava a ripetere. «Mon chère non è questa la strada della macchina, non siamo passati di qui dal parcheggio.» Non che avesse paura, Jacqueline aveva sempre con sé la bacchetta magica, portata nella pochette estesa magicamente e proprio per quel motivo, quando da alcuni vicoli limitrofi uscirono un gruppo di persone, non si allarmò più di tanto. La Medimaga avrebbe fatto come se nulla fosse accompagnando il ragazzotto oltre superando il gruppo. Non accadde, un muro di corpi si frappose tra loro e la fine della stradina, un rapido sguardo dietro di sé e capì che li avevano accerchiati. «Permesso, potreste farci passare?» Chiese, educatamente per mantenere quella parvenza di controllo. Facciata che andò a sgretolarsi quando senti ciò che aveva detto venir scimmiottato dal gruppo e uno di quelli di fronte a loro tiro fuori dalla tasca un coltello a serramanico e lo fece scattare rivelando la lama. «Dove volete andare dolcezza? Non credo che passerete così facilmente, dateci quello che avete. Soldi gioielli e sì, anche quel bell'anellino che porti al dito.» Jacqueline avrebbe osservato la sua mano, al suo anulare c'era ancora l'anello in osso di Demiguise che aveva acquistato all'Osservatorio. Avrebbe portato la mano alla pochette per far credere al tipo di volergli dare quel che aveva ma il tizio accanto a lei, quello che l'aveva pagata per la serata, decise di fare "l'eroe" finendo per avere quel coltello infilzato in pancia.

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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    Quel giorno Jacqueline era a spasso con Monsieur, il Beagle scodinzolava e annusava in giro lungo la strada e, la Medimaga, un po' trascinata da lui e un po' nelle corde di andare verso Diagon Alley, si trovò all'altezza Charing Cross Road dove l'insegna del Paiolo Magico segnava l'ingresso nel quartiere magico. Con Monsieur al guinzaglio la ragazza entrò all'interno del negozio superandolo e trovandosi sulla via maestra di Diagon Alley. Lì, Jacqueline, si sarebbe diretta verso il negozio di Madame McClan e, una volta entrata, si sarebbe guardata attorno ritrovando con lo sguardo il mobilio e gli strumenti che aveva visto la volta precedente all'interno del negozio. «Aurore? Bonjour? Ci sei?» Chiese guardandosi attorno mentre il cane avrebbe iniziato ad annusare in giro. «Si tu fais pipi ici je te châtrerai.» Disse al suo animale minacciosa, chinandosi e carezzandogli la testa dietro l'orecchio. Avrebbe atteso la proprietaria del negozio osservando interessata i nuovi arrivi e, quando la ragazza si sarebbe palesata, Jacqueline si sarebbe voltata verso di lei. «Bonjour, spero che non disturbi.» Disse, indicando il Beagle al guinzaglio che tirava per andare a conoscere la sconosciuta. «Ti presento Monsieur.» Disse, avvicinandosi per non avere più così la corda del guinzaglio in tensione. «Ehm… Questa volta avrei una richiesta un po' particolare, spero che non mi prendi per pazza.» Iniziò a dire osservando l'altra. Di certo una richiesta simile non le arrivava tutti i giorni e Jacqueline non sapeva nemmeno se fosse possibile essere realizzata. «Dato che il mio Monsieur è un signorino per bene… Vorrei che realizzassi per lui uno smoking da mettergli addosso.» Avrebbe osservato la reazione dell'altra nei minimi dettagli per capire se legarsela al dito e andarla a trovare per bruciarle il negozio o continuare sulla falsa riga della padrona di animali eccentrica.

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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    Iniziava a sentire di accusare un po' di stanchezza fisica e mentale dai turni che il San Mungo la sottoponeva, non appena Alton si allontanò per andarle a prendere il drink Jaqueline si portò la mano alla bocca sbadigliando per poi osservare l'ora sul proprio Magifonino. Non era tardi eppure già le si chiudevano gli occhi, solo la consapevolezza di aver la giornata libera il giorno dopo la faceva resistere dal piantare in nasso Alton, tornare a casa e farsi una bella dormita rilassante. La Medimaga avrebbe posto il segnalibro in cartoncino tra le pagine chiudendo il libro e ponendolo in borsetta. Solo quando torno e le diede il drink Jacqueline ascoltò le parole di Alton con più interesse, fornendo addirittura allo stesso uno spunto di riflessione. «Essere sotto la lente d'ingrandimento potrà sembrare stressante ma non dovrebbe esserlo per te, dovresti fare in modo che quella diventi la tua forza, un po' come me: alla fine il mio lavoro consiste nel curare e, nel caso dell'attentato in Galles io ero presente. Credo che io sia stata anche citata nell'articolo che era uscito, mi sembra che fosse della Gazzetta del Profeta ma non ricordo se fosse stato scritto da te.» Non ricordava se avessero avuto anche una sua foto per l'occasione eppure avrebbero dovuto in quanto, quella sera, aveva un look stratosferico che avrebbe fatto impallidire qualsiasi donna lì presente. Quando l'argomento si spostò sulle Rune si ritrovò ad annuire e schiarendosi la voce gli disse. «Si sto cercando di migliorare nel campo delle rune, sono molto brava negli incanto trasfigurativi ma vorrei renderli permanenti grazie alle rune, tutto qui.» Spiegò, per ciò che voleva fare bastava quella spiegazione, anche se tramite l'esperienza avrebbe potuto fare molto di più oltre a quello e, dopo quelle parole, un sorso alla nuova bevanda venne dato.

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