Una Notte rosso sangue

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    San Mungo
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    Genève DuPont
    Escort | 28 anni
    Era l'ora di sfruttare un po' di più la sua identità fittizia di Genève DuPont, l'escort di lusso che faceva impazzire i maggiori riccastri su Instagram. Aveva ricevuto l'acconto da parte di un tipo abbastanza carino, per essere un pene dotato, i cui soldi erano il maggior stimolo dopo la sua bella faccia. Il tipo l'aveva accompagnata in un ristorante di lusso, una cena ricca con piatti di ogni genere dagli antipasti al dolce e vino, vino come se scorresse a fiumi, tra le bottiglie Jacqueline aveva notato addirittura una del podere di famiglia e l'escort aveva fatto sì che il pollo ordinasse solo quelle spennando ancor di più. Il ragazzotto, ben piantato, nonostante il fisico si era ubriacato e, vagando per le strade di Londra per raggiungere la sua macchina e accompagnarlo in Hotel per guadagnarsi la seconda parte del suo compenso, erano giunti in una stradina laterale molto fatiscente. Il cemento a terra era rovinato, pieno di buche e, la tratti, sconnesso; la voce di Genève DuPont diversa rispetto a quella del suo sé originale continuava a ripetere. «Mon chère non è questa la strada della macchina, non siamo passati di qui dal parcheggio.» Non che avesse paura, Jacqueline aveva sempre con sé la bacchetta magica, portata nella pochette estesa magicamente e proprio per quel motivo, quando da alcuni vicoli limitrofi uscirono un gruppo di persone, non si allarmò più di tanto. La Medimaga avrebbe fatto come se nulla fosse accompagnando il ragazzotto oltre superando il gruppo. Non accadde, un muro di corpi si frappose tra loro e la fine della stradina, un rapido sguardo dietro di sé e capì che li avevano accerchiati. «Permesso, potreste farci passare?» Chiese, educatamente per mantenere quella parvenza di controllo. Facciata che andò a sgretolarsi quando senti ciò che aveva detto venir scimmiottato dal gruppo e uno di quelli di fronte a loro tiro fuori dalla tasca un coltello a serramanico e lo fece scattare rivelando la lama. «Dove volete andare dolcezza? Non credo che passerete così facilmente, dateci quello che avete. Soldi gioielli e sì, anche quel bell'anellino che porti al dito.» Jacqueline avrebbe osservato la sua mano, al suo anulare c'era ancora l'anello in osso di Demiguise che aveva acquistato all'Osservatorio. Avrebbe portato la mano alla pochette per far credere al tipo di volergli dare quel che aveva ma il tizio accanto a lei, quello che l'aveva pagata per la serata, decise di fare "l'eroe" finendo per avere quel coltello infilzato in pancia.

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  2. Lola Salazar
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    Lola Salazar
    Vampire | 124 anni
    C'era chi nutriva timore nei confronti della morte, ma la verità era che ancor di più si sarebbe dovuta temere la coscienza di vivere in eterno e non poter morire mai.
    Avvolta dallo splendore dei cristalli che adornavano il salone, dal profumo di pasti prelibati e dal sentore di sfacciato esibizionismo che caratterizzavano l'essenza di tutti i partecipanti alla cena di quella sera, colei nota col nome di Lola Salazar sorrideva con scarso interesse pur apparendo eccezionalmente cortese e incuriosita dagli argomenti che si libravano sul tavolo a cui si era unita.
    Le sue maniere erano impeccabili, l'abito indossato per l'occasione era raffinato ed elegante pur mettendone in evidenza le forme più seducenti, lasciandola sospesa in quello stato di eterea perfezione del quale si fregiava continuamente. Addentò una fragola intinta di cioccolato ammaliando lo sguardo del suo accompagnatore, che a stento riusciva a trattenere il desiderio di posare le proprie mani su quel corpo proibito, ma di certo affatto illibato.
    «Credo sia giunto per me il momento di andare.» Asserì quasi con cordoglio, scostando la sedia per consentirsi di lasciare che il cavaliere le ponesse il visone sulle spalle diafane. Notò - e tacitamente lo pretese - lo scatto degli uomini del circondario nell'alzarsi per salutarla come si conveniva, ma Lola, con un gesto della mano e un sorriso grato, infranse le loro intenzioni.
    «Vi prego, non scomodatevi.»
    Lasciò che James, l'uomo al suo fianco, la accompagnasse fino all'ingresso del ristorante. Il tappeto cremisi anticipò e seguì i suoi passi, scortandola lì dove la attendeva l'auto. Si accomodò sui sedili in pelle e lasciò che il compagno salisse dall'altro lato, indicando all'autista di svoltare nel primo vicolo sulla destra per consentire loro un po' di privacy.
    Non tutti, si era resa conto negli anni, conoscevano il significato del termine succube. James era ciò che di più vicino potesse esserci, nella propria essenza totalmente sottomessa al volere della primogenita della famiglia Salazar. Il capoclan lo avrebbe apprezzato, si ripeteva la creatura della notte, dando adito all'approvazione che nutriva per se stessa nell'aver scelto un uomo di così bell'aspetto.
    Gli si avvicinò allungandosi sui sedili posteriori dell'auto, sfiorò il suo collo con la punta del naso e un attimo dopo con i canini superiori. Sentiva le gengive pulsare, percepiva distintamente il profumo della sua attesa e relativa eccitazione, l'odore pungente del sangue e quello acre del sudore che gli imperlava la fronte.
    Addentò la giugulare tranciandola di netto, abbeverandosi delle prime, calde gocce di sangue che le imporporarono la lingua, scaldando un'esistenza destinata alla morte eterna incendiandole gola e lombi, finché...
    «Sangue.» La voce di Juan la costrinse a tornare alla realtà, portandola a lasciarsi alle spalle il torpore della fame e a ringhiare come un animale in catene. Le iridi dell'autista si riscontrarono in quelle di Lola attraverso lo specchietto retrovisore e la bestia che era in lei cadde per un momento in uno stato di profonda crisi interiore. Allungò il collo e assaporò l'aria, inspirando l'odore di sangue appena versato e intriso di paura.
    Trattenne il fiato e aprì la portiera, svanendo tra le ombre della notte per celarsi tra esse.
    Giunse a breve distanza dal luogo in cui un uomo giaceva esanime sull'asfalto. L'intestino squarciato lasciava colare sangue in parte già rappreso. Lola arricciò la punta del naso mentre la lingua raccoglieva ciò che di James era rimasto sulle sue labbra.
    «Umani» commentò con voce roca affinché tutti i presenti potessero rendersi conto della sua entrata in scena. «Siete sempre così poco teatrali.»
    Non lasciò loro neppure il tempo di riflettere: scattò verso il primo, colui che aveva le mani sporche del sangue sprecato della vittima inerme, e gli ruppe l'osso del collo un attimo prima di fiondare su di esso i propri canini; fu il turno del secondo, un ragazzo di appena vent'anni su cui si accanì con ferocia fino a farlo crollare a terra, delirante a causa della paura, e a cui squarciò la faccia; l'ultimo, intenzionato a scappare, fu scaraventato contro il muro, sbattendo la testa con un biglietto di sola andata per l'altro mondo.
    Assaggiò il sangue di ognuno di loro, prima di avvicinarsi alla donna indifesa con l'elegante abito, un tempo candido d'innocenza, macchiato di sangue.
    «Spiacente per lo spettacolo, mia cara.» Asserì con aria affranta, mentre i canini tornavano delle loro innaturali dimensioni e la fame che l'aveva divorata si placava lentamente.
    Aveva sempre avuto compassione per le donne.

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    Genève DuPont
    Escort | 28 anni
    Si sarebbe mossa in un attimo, la mente proiettata già verso l'incantesimo oscuro adatto all'occasione: avrebbe preso il controllo del tizio con il coltello a serramanico con la maledizione Imperius ma qualcos'altro, o meglio, qualcun'altro avrebbe agito con maggiore rapidità. La creatura della notte era quasi impalpabile alla sua vista, rapida e letale. Jacqueline sarebbe riuscita a seguire solo la scia di colore mentre, ciò che lasciava al suo passaggio, erano corpi orrendamente mutilati. La vampira si era accanita contro tre di essi e, a Jacqueline, lasciò il compito di dedicarsi ai restanti. Estratta la bacchetta dalla pochette venne trasformata in un bisturi letale ed affilato e, con essa, grazie all'incanto Recido, si sarebbe mossa con grazia in quello sbigottimento generale effettuando rapide stoccate alla giugulare dei ragazzi restanti. Durò poco, la francese non avrebbe saputo dire quanto ma, molto probabilmente, meno di un minuto. Non appena finì un riso cristallino, fanciullesco e leggermente acuto si sarebbe levato dalle labbra della rossa che, in contrapposizione alla scena di morte e devastazione che la vampira aveva provocato nel vicolo, avrebbe reclinato il capo all'indietro dando completamente sfogo al proprio divertimento. Si sarebbe morsa il labbro estraendo dalla pochette la bacchetta e puntandola verso la vampira. Un semplicissimo Gratta e Netta avrebbe restituito lustro all'abito candido della predatrice della notte e, portando lo sguardo sul ragazzo che era stato fino a quel momento il suo accompagnatore, fece una smorfia per via della seconda parte di paga persa. «Pas de problème chéri.» Disse, inclinando il capo verso destra lasciando cadere i capelli oltre la spalla. «Si son meritati la loro fine. Sono Genève DuPont.» Concluse, passando alla lingua inglese, senza abbassare la bacchetta. Jacqueline apprezzava l'aiuto della vampira ma abbassare la guardia, oltre che la bacchetta, sarebbe stato sciocco da parte sua.

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  4. Lola Salazar
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    Lola Salazar
    Vampire | 124 anni
    La stoltezza non era certo una delle caratteristiche in lizza ai pregi che Lola pretendeva di poter vantare, al contrario risultava più astuta di quanto non volesse dare a vedere a occhi estranei.
    Vide la donna davanti a sé ridere di gusto di fronte alla scena di cui entrambe erano risultate fautrici e dunque complici, lasciando che il proprio volto assumesse un'aria incerta, a tratti persino disgustata dallo stato del proprio abbigliamento.
    «Ha uno strano senso dell'umorismo, signorina DuPont.»
    Francese.
    Non aveva mai tollerato quel popolo, ma riconosceva che fossero i detentori della lingua più raffinata di cui il mondo potesse vantarsi. Un francese era in grado di insultare qualcuno con un'eleganza di fronte alla quale non avrebbe potuto fare a meno di applaudire.
    «Merci beaucoup.» Commentò nel vedersi ripulita dal disastro appena compiuto.
    Rimase a distanza di sicurezza dalla donna, ché per quanto bella fosse rappresentava un vero e proprio dilemma nel cuore della vampira: distruggere un qualcosa di così al di sopra dell'ordinario sarebbe stato un peccato venale. Un crimine che neppure Dio avrebbe potuto perdonarle.
    La mano sinistra si sollevò fino a consentire alle sue dita di sfiorare la piccola croce di oro bianco che le riluceva tra le scapole.
    «Un po' numerosi per il solo intento di rapinarla, non trova?»
    Affermò retoricamente mentre si osservava intorno con gli occhi che, con la calma acquisita, si ricalibravano sulla tonalità dello smeraldo, abbandonando il vortice di pulsioni di cui erano stati vittima fino a un attimo prima e saggiando lo scempio appena compiuto.
    Poi, nel riportare l'attenzione sulla donna, finse di notare per la prima volta la bacchetta ancora puntata su di sé.
    E sorrise amabilmente.
    «E' stato molto saggio non metterla via.»
    Molto saggio o molto sciocco. A volte la linea di confine tra queste due variabili era decisamente troppo sottile.
    «Non si può mai sapere quali creature si celino all'ombra di questa luna.»
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    Genève DuPont
    Escort | 28 anni
    La risata si sarebbe interrotta solo quando sentì le parole della vampira. «Si, lo so.» Replicò all'affermazione della sconosciuta. Un senso dell'umorismo che rifletteva la stessa sua natura macabra. L'unico spreco che Jacqueline vedeva in quella situazione era una montagna di cavie che non avrebbe potuto sfruttare per la propria ascesa verso il regno della Necromanzia. «Pas de problème chéri.» Ripeté, al ringraziamento che la donna vampiro le rivolse per averle ripulito l'abito. «Era il minimo dopo quanto hai fatto. Anche se non ho colto il tuo nome.» Disse, rivelando la propria intenzione di conoscere il nome di colei che l'aveva aiutata. «È un vero peccato sai…» Disse osservando i corpi a terra. La bacchetta venne rivolta verso il proprio vestito, ripulendolo dalle macchie di sangue che, rosso su rosso, magari potevano anche risultare impercettibili ad occhio umano ma che, per la vampira potevano essere ancora visibili. «Tutti questi corpi qui potrebbero avere ancora uno scopo eppure non sono ancora abbastanza esperta per poter attingere a tale incanto.» L'Inferi Mundo, il sortilegio necromantico, se la vampira avesse avuto un po' di esperienza riguardo agli incantesimi oscuro avrebbe potuto indovinarne la natura. «Oh beh non so se l'obiettivo di questo spostati ero io o direttamente lui, guardalo: giovane, ricco e carino e beh in quel momento particolarmente ubriaco. Forse è colpa mia che gli ho fatto ordinare più vino di quanto poteva reggere durante la cena ma se non avesse tentato di fare l'eroe magari qualcosina sarei riuscita a fare prima che un coltello gli si piantasse nel petto.» Cinica e spietata, Jacqueline era priva di quell'ottimismo che poteva animare una persona. Nel frattempo la bacchetta di Jacqueline si mosse per far sì che quella moltitudine di corpi si liberassero in aria e, una volta in posizione, cadessero nel Tamigi scarico di corpi umani fin dagli efferati omicidi di Jack lo squartatore. «Non ho mai avuto il piacere di conversare con una vampira, so di poterti offrire ben poco, chère, ma spero che, dato che la mia serata è andata letteralmente nel Tamigi che ne dici se potessimo esplorare la conoscenza l'un l'altra?» Non aveva altro da fare per quella serata dato che, con solo cinquecento sterline d'acconto in contanti, aveva perso l'altra metà di guadagno.

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  6. Lola Salazar
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    Lola Salazar
    Vampire | 124 anni
    C'era una sfumatura nell'animo della vampira centenaria di cui nessuno era a conoscenza, ad eccezione delle sue sorelle. Inimmaginabile quanto incrollabile, essa la elevava al di sopra dei comuni mortali, avvicinandola a ciò che di più divino potesse esistere in un mondo fondato sulla miseria e la sofferenza.
    C'era un ordine in ciò che faceva, un istinto naturale che tendeva verso la fede che nutriva nei confronti di Dio.
    Nulla di quello che faceva era casuale. Nessuna delle sue vittime non meritava di finire all'inferno e la donna che in quel momento le svettava davanti probabilmente non era da meno. Lola non percepì i chiari segni della fame vorace che la assalivano quando di fronte si trovava chi, della vita, non sapeva che farsene, ma le parole che la strega pronunciò le fecero comprendere di avere a che fare con qualcosa di sacrilego.
    «Perché non l'ho detto.» Rispose all'invito dell'altra di presentarsi a propria volta, cosa che fece non appena sistemò una ciocca di capelli sfuggita all'elegante acconciatura.
    «Lola Salazar.»
    Distese la mano destra verso la donna e attese che l'altra ricambiasse la stretta, a favore di una rimozione del catalizzatore. La creatura della notte detestava i maghi e le streghe, ma era a suo discapito costretta ad averci a che fare più del dovuto. Loro, per lo meno, non si scandalizzavano nel trovarsi davanti un vampiro.
    Lanciò uno sguardo ai cadaveri a cui Genève si riferiva, non potendo fare a meno di percepire un brivido percorrerla lungo la schiena.
    «Meritano una sepoltura, per quanto indegna. Non possono essere di alcuna utilità in queste condizioni.»
    Altera e ferma nella sua posizione, fisicamente e moralmente, avrebbe volentieri martoriato quei corpi anche dopo che i loro cuori avevano smesso di battere, ma la fede, quella maledetta compagna di sventure, glielo impediva.
    Guardò i cadaveri cadere nel Tamigi e distolse lo sguardo solo per invitare la donna a farsi avanti.
    «Suppongo tu voglia iniziare a raccontarmi qualcosa di te, chère
    Le fece cenno di seguirla, laddove avesse voluto approfondire quella conoscenza.
    «Vieni, la mia auto è più sicura di questo vicolo.»
    Se la strega l'avesse accontentata, ben presto si sarebbero trovate nei pressi della limousine guidata da Juan, il suo fedele autista, anch'egli baciato dalla Notte per volere della sua padrona. Di James, di cui era rimasto solo l'odore del sangue di cui Lola aveva appena iniziato ad abbeverarsi poco prima dell'incidente con gli assalitori della strega, non vi era più traccia.
    «Hai addosso un profumo molto costoso.»
    Commentò prendendo posto sui sedili posteriori, facendo cenno a Juan di sollevare il separé che avrebbe concesso alle due signore un momento di privacy.
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    Genève DuPont
    Escort | 28 anni
    Il nome non le disse nulla, come poteva, alla fine non era parte della società dei vampiri e anche se aveva intravisto uno di essi ad una riunione dell'Acromantula Scarlatta la ragazza non avrebbe saputo dire se anche lei facesse parte della stessa. «Lola Salazar, cognome spagnolo, oui? Non credo tu sia l'erede di Salazar Serpeverde. L'ultimo non è finito molto bene.» Un sorriso e una risata avrebbero accompagnato quella battuta e Jacqueline valutò le movenze della vampira con occhio calcolatore. Non era una stupida Babbana e la vampira era conscia che, anche la meno dotata delle streghe, avrebbe potuto tenere testa ad una creatura della notte sfoderando i giusti incanti, quindi, cambiando la bacchetta di mano Genève si schiarì la voce. «Est un vrai plaisir.» Disse allungando la mano verso la donna. La prima differenza tra le due donne si palesò quando la vampira disse che quei corpi avrebbero necessitato di una sepoltura e la francese esternò tutto il proprio cinismo e il poco rispetto di una pratica tanto antica come la sepoltura. «Il fiume sarà la loro tomba, il fondo limaccioso del Tamigi la loro bara temporanea.» Esclamò lapidaria, se avesse notato la sua "fede" nella religione cattolica avrebbe riso. Era davvero il colmo per lei, amante del pantheon infernale, avere una conversazione con una vampira cattolica. «Tranquilla, tra qualche giorno i gas che si formeranno nei loro organi li riporteranno in superficie e avranno il loro rito funebre, per quanto cani rognosi come loro meritano di marcire esposti alle intemperie, ma la loro permanenza in acqua svierà i medici legali rendendo impossibile loro determinare quanto tempo sia passato dalla loro morte.» A tutti tranne a una, l'unica che avrebbe potuto riconoscerli e affermare con certezza causa di morte, ora del decesso e tutto il resto, ma di certo non si sarebbe scomposta nel parlare con le autorità. «De moi? Je souis una disillusa ragazza delle campagne parigine che è emigrata in Inghilterra alla ricerca di fortuna e che è finita a fare il lavoro più antico del mondo. E invece che mi dici di te, come hai ricevuto l'abbraccio?» Le disse, seguendola per poi accomodarsi nella limo della vampira. «Oui Chanel numero cinque, riesco a fare abbastanza soldi con i riccastri che vogliono la mia compagnia, vedo però che anche tu non ti tratti male.» Un sorriso e solo in quel momento, seduta in macchina con una vampira, le sovvenne l'avvertimento di non accettare passaggi da sconosciuti.

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  8. Lola Salazar
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    Lola Salazar
    Vampire | 124 anni
    Spagnolo era il suo cognome, il nome, l'accento e ogni fibra del suo essere, nonostante viaggiasse per il mondo da tempo ormai immemore. Per quanto apprezzasse culture diverse dalla propria, non disdegnava né denigrava mai la terra di origine.
    Quanto avanzato dalla rossa, però, la fece irrigidire.
    «Appartengo a uno dei clan originari. Non penso - e spero proprio sia così - che nelle mie vene scorra il sangue di un mago.» Lo disse con un sorriso, ma nel tono di voce si poteva percepire distintamente il disgusto all'idea di essere associata a esseri tanto infimi come gli umani, per quanto magici potessero essere. Li tollerava, li usava per puro piacere, ma ritenere possibile che la sua discendenza fosse stata inficiata da individui tanto viscidi e molesti era intollerabile.
    La guidò vero l'auto contemplando il proprio silenzio, lasciando che fosse la donna a parlare di sé, fino a quando la sentì usare un termine piuttosto preciso, tutt'altro che comune tra gli umani.
    L'Abbraccio.
    Doveva aver avuto a che fare con diversi vampiri nella sua esistenza, pensò Lola, e non certo dei neo-nati.
    «Come dicevo, appartengo a una lunga e importante discendenza di creature della notte.» Quella donna iniziava a incuriosirla, ma la vampira non era così stolta da lasciarsi impressionare. «Nella mia famiglia l'Abbraccio è metaforico. Veniamo accolti così dal nostro Sire, perché esteticamente al limite della perfezione.»
    Era difficile spiegare cose che per lei erano naturali come respirare, ma fece quel lieve sforzo per ripagare l'altra della generosità offerta nel parlare di sé. Tuttavia, più si lasciava scoprire da quella donna, meno intenzionata si sentiva a restare in sua compagnia.
    Presero posto in auto e la sete della vampira ebbe un fremito a causa dell'odore di sangue ancora fresco che impregnava i sedili. Si portò le dita di una mano sulle labbra e guardò di fronte a sé.
    «No, infatti.»
    Le parole dell'altra sui corpi appena disseminati nel Tamigi continuavano ad affollarle la mente surclassando quelle su vezzi e profumi, e la mano sinistra cercò ancora una volta la croce sullo sterno, come nel tentativo di scacciare via quei pensieri. Paladina del volere di Dio, Lola provava soddisfazione nel portare a termine il volere del Signore, liberando il mondo dalla piaga della violenza e della crudeltà tipiche del genere umano, eppure non riusciva a non nutrire una certa remore quando ciò accadeva in compagnia di chi non mostrava alcun riguardo verso le vite sottratte. Giudici di qualcosa su cui non avrebbero dovuto aver potere, le due donne distavano solo pochi centimetri l'una dall'altra, domandandosi vicendevolmente informazioni utili a delinearsi reciprocamente.
    «Profumi pregiati ma moralità dubbia, se ho ben compreso.»
    Era una escort. Il che lasciava ben poco all'immaginazione.
    Lola la guardò ancora e ne saggiò i lineamenti con lo sguardo di smeraldo, riscontrando ancora una volta fattezze delicate e affascinanti. L'animo di un demonio intrappolato nel corpo di un angelo.
    «Cosa offri?»
    La curiosità iniziava a pizzicare i suoi sensi. La vicinanza con quella donna tanto contradditoria nell'aspetto quanto nell'indole le garantì una scarica elettrica, mentre si lasciava cullare dalle sensazioni del momento senza mai smettere di guardarla negli occhi.
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    Escort | 28 anni
    Sorrise quando l'altra si accorse che, forse, della Stirpe della Notte l'escort che aveva di fronte ne sapeva più di quel che sembrasse. Occultismo, magia nera e rituali empi Lo sguardo di Jacqueline cadde sul polso della ragazza e ciondolando leggermente si sistemò meglio sul sedile della limousine, accavallando una gamba sull'altra. «Una pure-sang, ma che… bellezza!» Le mani della francese si sarebbero unite, congiungendo le punte delle dita tra loro. «E da come parli, l'aura che irradi e altre serie di fattori mi fa propendere per il fatto che tu sia più che una semplice Ancilla.» Un'altro termine e il sorriso dell'escort si sarebbe allargato ancora di più. «So che non siete molti tra voi e che… un nome è importante, quindi te ne dirò solo uno per farti comprendere: Lucita De Aragon.» Un nome comune nelle regioni della penisola iberica ma che nei salotti dei Clan sarebbe stato riconosciuto. «Siamo entrambe due predatrici nella notte e, anche se cacciamo per due ragioni diverse, sappiamo entrambe che, là fuori, troveremo ciò che vogliamo con un semplice schiocco di dita.» Schiocco le dita e si sarebbe ammirata le unghie, per poi ritornare con lo sguardo sulla ragazza quando lei le chiese cosa offrisse. «Posso offrirti molte cose Lola Salazar…» Disse, la sua voce era cambiata, diventando seducente e sensuale. «La mia moralità potrà anche essere dubbia ma ciò che faccio è la linfa vitale della mia fonte d'informazioni ed è qualcosa dettato dalla necessità. Sarò anche una semplice escort ma nessuno dei miei clienti è mai rimasto insoddisfatto.» Quei pochi che lo erano stati si stavano godendo il freddo abbraccio della morte in quel momento. Con un movimento del busto la ragazza si chinò verso la vampira e, posando la mano sulla gamba della stessa, i suoi occhi si possono su quelli di Lola. «Beh so danzare, come hai visto sono una strega e i miei incanti potrebbero esserti utili, ho una buona rete di contatti che dovrebbero offrire del sangue e per te posso essere una tua occasionale bambola di sangue: il mio sangue, a differenza di quello che potresti trovare in questi… Quartieri degradati non è toccato dalla droga e l'estasi del Bacio… Dicono che sia pari ad un orgasmo.» Inspirò a fondo, chiudendo gli occhi e leccandosi le labbra. Come medica del San Mungo Jacqueline avrebbe potuto recuperare facilmente delle sacche di sangue e come escort avrebbe avuto accesso a preziose informazioni nel sottobosco dei quartieri più degradati.

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  10. Lola Salazar
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    Lola Salazar
    Vampire | 124 anni
    Di certo Lola non aveva preventivato di incorrere proprio quella sera in qualcuno che sapesse ben più di qualche informazione nota a chiunque sulla propria discendenza. Forse per questo motivo la donna che aveva davanti le parve tanto interessante quanto pericolosa, e per questo si limitò a studiarla, ascoltando il suono della sua voce e andando al di là delle semplici parole volte a sorprenderla, così come a osservare ogni sua movenza, compresa quella gamba che, con eleganza, andò ad accavallarsi sulla gemella.
    «Stai cercando di impressionarmi?»
    Domandò con un sorriso, scostando le iridi smeraldine sul finestrino dell'auto, cercando al di là dello stesso una valida alternativa a ciò che aveva al proprio fianco. La città svettava al di là di quel vetro, avvicinandole sempre più al momento dei saluti.
    Chissà, si domandò Lola, se l'avrebbe mai più rivista. O se le avesse consentito di sopravvivere dopo quella notte. Di certo perderla sarebbe stato un enorme spreco per chi, come lei, puntava al culto del bello.
    «Non serve che ti sforzi tanto.»
    Era una predatrice tanto quanto lei, su questo la vampira doveva darle ragione. La sentì dunque avvicinarsi, mentre la mente della notturna si focalizzava ancora e ancora su Lucita De Aragon. Un nome difficile da dimenticare il suo, di certo memorabile come le sembianze della vampira che lo portava.
    Lola non l'avrebbe dimenticata tanto facilmente.
    Sentì la mano di Genève sfiorarle la gamba, il respiro si spezzò per un istante e gli smeraldi andarono a seguire quel movimento lento e lascivo, come in attesa della prossima mossa, sicuramente più audace della precedente.
    Ascoltò ogni sua parola, abbeverandosi del loro significato e carpendo tutto ciò che di buono e vantaggioso la strega avrebbe potuto offrirle. Con calibrata e calcolata calma sollevò la mano sinistra per sfiorarle il viso, lasciando che le dita ne scostassero i capelli. La accarezzo con delicatezza, fino ad attirarla a sé laddove l'altra non avesse posto resistenza.
    «Immagino tu voglia che io mi fidi della tua parola.»
    Il suo sangue aveva un odore accattivante. Si era nutrita a sufficienza, motivo per cui la fame verace non la colse di sorpresa, al contrario la calma e la lucidità accarezzarono quelle parole mentre le labbra si avvicinavano al collo di lei, quasi attendendone una conferma.
    Sarebbe stato in quel momento che avrebbe deciso, lasciando che i canini lacerassero il collo della strega e che la gola si bagnasse del suo nettare scarlatto, fin quasi a prosciugarne la linfa vitale. La mano destra della vampira avrebbe accarezzato il fianco dell'altra per attirarla a sé e il ventre avrebbe preso fuoco come solo un corpo femminile e sinuoso era in grado di accendere.
    Si sarebbe presa tutto di lei, incurante del tempo e del luogo, del volere e del destino.
    Potevano essere entrambe delle predatrici della notte, ma solo una di loro aveva le zanne per chiudere la partita.
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    La risata cristallina di Genève DuPont avrebbe interrotto il silenzio in macchina dopo le parole che l'immortale le aveva rivolto. «Impressionarti?» Chiese, ancora scossa da quello scoppio di ilarità. «No, direi di no, qualsiasi persona che si interessi di occulto sa come funziona la società dei vampiri e se queste informazioni basilari ti impressionano…» Avrebbe fatto spallucce, tenendo un sorriso candido sul volto. La mano sarebbe corsa dalla gamba verso il fianco della vampira con lasciva sensualità mentre si sporgeva verso di lei, il contatto con la pelle della vampira l'avrebbe fatta sospirare mentre la testa si sarebbe inclinata verso destra lasciando ampio spazio di manovra alla Toreador per affondare i canini nel suo collo. La puntura arrivò, tanto attesa ed agognata, Genève si sarebbe lasciata sfuggire un leggero gemito dalle labbra. La vampira non aveva usato la propria Malia, Jacqueline si poteva considerare comunque una preda essendosi offerta di propria iniziativa a quel Bacio? La mano libera della rossa sarebbe andata al proprio bacino premendo su di esso per tentare di calmare il fuoco che la stava divorando. «Mhm…» In quel momento sentiva il proprio sangue, la vitae con cui quella vampira si stava nutrendo, fuoriuscire dal suo corpo e, mentre si sentiva sempre più eccitata, la stanchezza iniziò a farsi presente in lei. La difficoltà di ragionamento era talmente evidente che le riusciva persino difficile ricordare in quel frangente gli ingredienti per la pozione rimpolpa sangue che l'avrebbe aiutata a ristabilire i giusti livelli ematici una volta che la vampira si sarebbe staccata da quel Bacio. Una piantina di Aloe Vera ce l'aveva a casa e insieme a questa, in un barattolo a parte, la corteccia di salice era conservata. Ciò che le mancava per la pozione erano i tre tuorli d'uovo di Emù ma quelli avrebbe potuto reperirli facilmente al San Mungo.

    «Parlato» - Narrato - "Pensato" | Scheda PG Stat.
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