Votes taken by Gabriel Peter Coffey

  1. .
    Alyce era l'unica certezza nella sua vita. Perché nonostante i suoi problemi, nonostante a volte fosse difficile, nonostante la vita avesse messo loro davanti ostacoli apparentemente insopportabili, lei era sempre stata l'unica ad esserci, così come lui aveva fatto per lei.
    Ma non ci sei sempre stato gli ricordava, spesso, una vocina subdola della sua mente. Avrebbe voluto negare, ma quella voce aveva ragione.
    Non c'era quando il padre abusava di lei.
    Non c'era quando la madre la trattava come se non valesse niente.
    Non c'era più stato da quando se n'era andato di casa, circa sette anni prima. Aveva lasciato la sorella in balia di quei mostri e sarebbe stato piuttosto difficile da perdonarselo, quell'errore.
    Ma in quel momento, con il corpo di Alyce addosso, tutti i suoi incubi sembravano sfumare ed intensificarsi al tempo stesso, come se lei fosse il loro catalizzatore ed il suo scudo... una sensazione assurdamente strana che non sarebbe mai riuscito a spiegarsi.
    Svegliandosi così di colpo, sentì la presa di Aly molto più salda, come se avesse percepito i demoni che lo tormentavano e volesse donargli conforto come lui non era stato in grado di fare né nel sogno né nella realtà.
    Era comunque ancora mezzo addormentato, quindi fu praticamente impossibile resistere ad Alyce ed al suo corpo quasi nudo sopra al suo, senza contare che era mattina presto.
    Le posò una mano sul fondoschiena e la attirò sopra di sé completamente, un fastidioso principio di erezione che premeva sui boxer, i contorni sfuocati del sogno, ancora fin troppo vividi nella sua memoria.
    Ho fatto un incubo sussurrò contro le sue labbra, sentendosi pericolosamente vicino a perdere il controllo, soprattutto con i seni della ragazza, premuti contro il petto, coperti da uno striminzito pezzo di pizzo. Ly, forse dovrei andarmi a fare una doccia le sussurrò per provare a recuperare un barlume di lucidità e non commettere l'irreparabile gesto che in molti anni avevano avvicinato ma mai eseguito completamente, senza contare i baci sulle labbra che si scambiavano di prassi.
    Avrebbe voluto spostarla e per farlo, fece scorrere le sue mani fino alle sue natiche per una presa salda. Cristo, quanto sono... avrebbe potuto usare tanti aggettivi per definirle: perfette, sode, erotiche, eccitanti... ma non espresse il concetto.
    Peter Coffey


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  2. .
    Peter non riusciva proprio a sedersi, nonostante ci fosse un invitante divanetto. Era in pensiero per la sorellina perché sebbene fosse ormai adulta, sapeva che quando qualcosa la sconvolgeva, non riusciva a ragionare lucidamente. E la notizia di un altro fratello, beh, annoverava tra le cose in grado di sconvolgere una come Alyce. Ma dopotutto erano sempre stati solo loro due a difendersi dal mondo esterno e persino dalla loro famiglia, luogo dove ogni bambino avrebbe dovuto trovare il suo primo posto sicuro. Ed invece no, aveva lasciato che quel mostro del padre abusasse ripetutamente di Alyce. Non se lo sarebbe mai perdonato.
    Stava andando avanti ed indietro nell'attesa che comparisse la sorella, quando la porta si spalancò e gli si illuminarono gli occhi. Si preparò ad abbracciare la sorella.
    Ly- Ma ben presto si accorse che invece dell'esile consanguinea, all'uscio si trovava un'omaccione che in comune con Alyce, aveva solo il fatto che lavorasse lì.
    Cosa...? Fece tempo a chiedere a Luke, prima di sbiancare. Sapeva esattamente a cosa si riferisse ma era convinto che quel problema fosse ormai sotto controllo, visto che era seguita da uno psicologo. Forse le sarebbe servito uno psichiatra, per il suo bene.
    Lo stava per ringraziare, quando uscì dalla stanza, lasciandolo solo con i suoi pensieri e le sue preoccupazioni dolorose. Doveva scendere a cercare Alyce. E lo avrebbe anche fatto, se non fosse stato per il fatto che fu lei a trovare lui.
    Barcollava visibilmente ed era un miracolo se si stesse reggendo in piedi, per non parlare delle pupille spaventosamente dilatate. Avrebbe voluto incazzarsi con lei, chiederle che diamine di problemi avesse e perché si riducesse sempre così, ma era certo che non avrebbe fatto che peggiorare le cose. Ly aveva bisogno di tutto il suo sostegno, non di un fratello da vedere come un nemico.
    Ly-Ly la chiamò con tutta la dolcezza che possedeva, andandole in contro per prenderla prima che cadesse a terra. La afferrò per le braccia, reggendola in piedi, anche se avrebbe dovuto farla sedere subito.
    Le strinse le braccia attorno alla schiena per stringerla a sé ed infonderle un po' di calore, visto che aveva le mani freddissime.
    Perché mi devi far sempre preoccupare così? Le sussurrò, la voce rotta, prima che lei iniziasse a baciarlo sul collo. Ma non si limitò a quello: sentì la sua mano gelata, scendere sul cavallo dei suoi pantaloni. Gemette, prima di bloccarla.
    Ly, no... non sei in te. La condusse sul divanetto e la fece sedere, pensando al modo migliore per farle vomitare tutto quello che aveva ingoiato. In quel momento di panico, non si ricordava se ci fosse qualche incantesimo. Ma non avrebbe nemmeno potuto metterle due dita in gola, con il rischio che gliele tranciasse con i denti.
    Ma di incantesimi proprio non ce n'erano, quindi avrebbe dovuto optare per il metodo più brutale ma anche più efficace. Okay, Alyce. Adesso sta ferma. Con una mano, le artigliò la mandibola perché tenesse aperta la bocca, mentre con l'altra, infilò un paio di dita all'interno della sua bocca, spingendo il più in fondo possibile. Si sarebbe sentita meglio dopo aver vomitato e ad ogni modo, non gli faceva schifo. Era la sua sorellina e si era preso cura di lei fin da piccola in qualsiasi condizione stesse.
    Peter Coffey


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  3. .
    Infilò un giubbotto pesante -non ne sapeva il motivo, visto che avrebbe usato la smaterializzazione- sopra gli abiti, semplicissimi, e sollevò da terra il sacchetto che aveva preparato. Al suo interno c'erano diverse bottiglie di rum, come richiesto dalla sorellina, nonché almeno dieci sacchetti di diversi tipi di patatine. Ma la cosa più importante, era incartata sul fondo del sacco: si trattava di Mrs. Kisses, l'orsetto che aveva fin da bambino, il primo suo acquisto con la paghetta che settimanalmente gli davano i suoi. Ovviamente, la davano solo a lui, non ad Alyce, ragion per cui lui andava sempre al negozio di caramelle e ne spendeva almeno la metà in dolcetti, che poi portava di nascosto alla piccola di casa, per farla sorridere e non farle pensare di non essere desiderata in casa, nonostante lui fosse sempre stato il primo a giustificare il comportamento dei genitori, come se fosse stato giusto.
    Mrs. Kisses, nome che aveva scelto personalmente lui, era colui che abbracciava quando aveva un brutto sogno e che riempiva di coccole e bacini per sentirsi meglio. Nonostante ormai Aly fosse adulta, sospettava che le avrebbe fatto piacere ricevere quel regalo, che ormai era pregno del profumo di Pete, e che lo avrebbe stretto ogni notte.
    Era rimasto piuttosto scosso dalle rivelazioni che lei gli aveva elargito e non sarebbe riuscito ad aspettare fino al giorno successivo prima di vedere la sua piccolina, quindi le aveva detto che sarebbe arrivato al più presto. Era davvero convinto che avrebbe preferito essere lui con le sue mani ad uccidere il padre, anche se in genere il biondo non era capace di far male ad una mosca. Tuttavia, aveva fatto qualcosa alla sorella, che non riusciva nemmeno a concepire e che aveva fatto accrescere il suo istinto di protezione verso di lei. Ma il fatto che forse avessero un fratello... no. Come aveva detto lei, erano sempre stati solo loro due e non avrebbe permesso che una terza persona turbasse quell'equilibrio che, con mille difficoltà, avevano costruito negli anni.
    Non c'era quando lui veniva preso di mira dai bulli né quando Alyce si cacciava nei guai, né quando il loro caro paparino si approfittava della sorella. Assolutamente non ci sarebbe stato nemmeno per i momenti successivi. buffò, indispettito come un bambino piccolo, infilando il magifonino in tasca e pensando intensamente al Rouge. Era abbastanza schifato dal doverci mettere ancora piede ed avrebbe voluto che la sorella lo chiudesse, ma sapeva di non poter battere troppo su quel punto. Vedeva che la rendeva libera e felice, quindi non poteva privarla di qualcosa così.

    Riaprì gli occhi al centro del locale, dopo essercisi smaterializzato. Non perse alcun tempo e si diresse verso le scale che conducevano ai privé di sopra. Non gli fecero problemi, le guardie, perché ormai persino i muri sapevano trattarsi del fratello maggiore di Alyce. Nessuno sano di mente e che teneva alle proprie palle, quindi, si sarebbe messo in mezzo, impedendogli di usare quel posto come fosse casa sua... Aly non si sarebbe limitata a licenziarli.
    Buonasera, come state? Domandò comunque, impeccabilmente gentile con chiunque. Mandatemi di sopra Alyce, per favore. Subito. Si concesse quell'imposizione finale, prima di salire le scale ed avviarsi verso una stanza vuota. Rapidamente, con un movimento di bacchetta, ripulì e sanificò la stanza perché non si sapeva mai, quindi si sedette su un divanetto e posò accanto a sé il sacchetto.
    Peter Coffey


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  4. .
    Il cuore di Peter batteva con forza contro le costole ed ebbe paura che il rumore fosse percepibile anche ad un orecchio esterno.
    Spalancò gli occhioni nocciola e si guardò attorno, sentendo una spiacevole e feroce morsa alla bocca dello stomaco. Non vide nulla, era tutto buio e non una mosca volava in quella stanza che sembrava un forno a legna acceso da troppo tempo, sebbene non ci fosse nemmeno il riscaldamento acceso.
    Era appena fine ottobre, eppure gli sembrava di essere in agosto. Sbatté con forza le palpebre e ci vollero diversi istanti di confusione e panico prima che si rendesse conto di essere al sicuro nel suo enorme letto della sua altrettanto enorme casa in Cornovaglia.
    Era da tantissimo che non vedeva Alyce, perciò aveva deciso di prelevarla dal suo locale -che, tra parentesi, lui disapprovava completamente- per portarsela con sé lontano da chiunque conoscesse. La Cornovaglia era un paese molto naturale e che lui amava parecchio.
    Alla fine, comunque, si rese conto che non stava succedendo nulla di brutto e capì di aver solo fatto un incubo, sebbene adesso avesse i contorni sfuocati. Ricordava la sua sorellina che scappava da qualcosa di indefinito, poi vedeva se stesso che non era in nessun modo in grado di raggiungerla ed aiutarla. Temeva più di ogni altra cosa quella sua condizione di impotenza nel salvare la sua piccola, ma per fortuna era solo un incubo... e la piccola in questione, era pericolosamente posata in zone piuttosto erogene del suo corpo. Nonostante ciò, le avvolse le braccia attorno alle spalle e la strinse a sé. Sembrava un angioletto, mentre dormiva!
    Rabbrividì a sentire la sua pelle nuda a contatto con la propria. Forse per altri avrebbe potuto sembrare strano, assurdo ed anche inquietante... ma loro erano abituati così fin da bambini, quando per sopravvivere alla vita, potevano contare solamente l'uno sull'altra. Sorrise sentendo i capelli rossi di lei che gli solleticavano il naso. Era così bella... innocente... avrebbe voluto tenerla sempre con sé. Ovviamente non immaginava minimamente che innocente non lo fosse più da un pezzo ma anche se lo avesse saputo, Pete non avrebbe cambiato nulla di lei. Ti amo, sorellina le sussurrò contro i capelli, sperando di riaddormentarsi al più presto, per quanto il caldo lo stesse tormentando. Era praticamente in una pozza di sudore.
    Peter Coffey


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  5. .
    Peter adorava gli allenamenti serali. Li adorava per tutta una serie di motivi, ma soprattutto perché c'era meno gente e lui poteva mettere a punto anche tecniche nuovissime senza spettatori. In effetti avrebbe anche potuto semplicemente chiudere lo stadio al pubblico, ma era talmente buono d'animo che non sarebbe riuscito a tenere fuori i propri fans, deludendoli. Non li aveva mai trattati come ammiratori ma più come amici, proprio come aveva fatto con Clive... e dove lo aveva portato? Il ragazzino era sparito e non lo aveva mai più sentito. Sospirò sonoramente, strofinandosi i capelli biondi con l'asciugamani per togliere anche le ultime ed ostinate goccioline d'acqua. Mentre lo faceva, con l'altra mano tenne saldo il magifonino per spuntare le notifiche su instagram: da quando conosceva Markab, i suoi follower erano notevolmente saliti, visto che il reporter gli aveva insegnato come far un buon utilizzo dei social, cosa di cui lui quasi ignorava l'esistenza. Pubblicò quindi un selfie post allenamento, il sorriso raggiante ed i capelli ancora umidi.
    Una volta fatto ciò, finì di vestirsi.
    Negli spogliatoi non c'era più nessuno, i suoi compagni di squadra avevano detto che sarebbero andati in pizzeria, ma non è che Pete ne avesse proprio voglia. Si allenava notevolmente più degli altri ed era quindi molto più stanco, ragion per cui aveva declinato l'invito. Voleva solamente tornare a casa e sprofondare al calduccio del suo piumone, che aveva dovuto tirar fuori straordinariamente tardi rispetto agli altri anni, in cui il freddo veniva a ghermirlo molto prima. Ma forse dipendeva dal fatto che gli inverni in Cornovaglia fossero molto più rigidi di quelli Londinesi? Non ne aveva idea, in effetti.
    Comunque, anche se avrebbe potuto semplicemente smaterializzarsi, decise di fare il tragitto a piedi. Era davvero rilassante e gli dava tutto il tempo del mondo per pensare. Per esempio era da un po' che non vedeva la sua sorellina ed aveva paura che si cacciasse in qualche guaio, quindi prima o poi avrebbe dovuto trovarla. Ma quella sera, si disse, sarebbe sopravvissuta anche senza di lui.
    Nel buio, mentre avanzava verso la sua villetta, notò una figura nel buio ed aguzzò lo sguardo. Nonostante, in quel momento, non fosse nella sua forma animagus, forse l'acuità della vista di un falco, gli era rimasta e quindi gli bastò aguzzare lo sguardo per scorgere di chi si trattasse: Oliver Jackson. Come lo conosceva? Beh, aveva un solo anno in meno di lui e per anni erano stati avversari in campo, ai tempi di Hogwarts. E doveva dire che era stato un ottimo avversario, quindi non avrebbe potuto dimenticarselo, anche se purtroppo ad un certo punto aveva mollato, anche se Pete non aveva idea del motivo. Sollevò il braccio per salutarlo e si avvicinò, incurante di quello che stesse facendo. Ol! Ol! Sono Peter, ciao. Ti ricordi di me? Esclamò senza tanti preamboli, avvicinandosi sotto la luce di un lampione per lasciarsi vedere.
    Peter Coffey


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  6. .
    Finalmente la trasferta era finita e Peter poteva passare un po' di tempo a Londra, prima di tornare in Cornovaglia, dove effettivamente abitava.
    Il giorno seguente sarebbero ripresi gli allenamenti con la squadra -che aveva momentaneamente lasciato in hotel- quindi si era preso quella sera esclusivamente per se stesso, per rilassarsi prima dell'inizio di un'ennesima stagione di partite che avrebbero dovuto vincere a tutti i costi.
    Non era mai stato uno da eventi mondani, nonostante la sua popolarità in campo sportivo, tuttavia per una volta aveva deciso di fare uno strappo a questa sua regola, concedendosi la partecipazione ad una festa di fine estate a poca distanza da Londra.
    "La Notte dei Desideri" era un titolo piuttosto intrigante ed aveva attirato subito la sua attenzione, quindi si ritrovava nella grande camera della sua villetta Londinese a scegliere cosa indossare. Ma solitamente era sua sorella quella più creativa in fatto di abbigliamento, lui non sapeva proprio che pesci pigliare. Trattandosi di una festa in spiaggia, sicuramente sarebbe stato fuori luogo presentarsi vestito elegante, quindi per cosa avrebbe dovuto optare? Per un costume da bagno? Sospirò, aprendo l'armadio e cercando qualcosa di adatto.

    Dopo almeno mezz'ora spesa alla ricerca di un abbigliamento decente, si arrese ad un semplice costume a pantaloncino azzurrino ed una camicia a quadri aperta su un torace non troppo definito ma che ce frega a noi, è gnocco uguale.

    Arrivò al luogo della festa con la smaterializzazione, per quanto l'idea di abbandonarsi su un autobus e dormire fino a destinazione, lo allettasse molto. Non era riuscito a riposare, quel pomeriggio.
    Comunque, si avviò verso l'ingresso con uno dei suoi sorrisoni, guardandosi attorno. Era così strano partecipare ad un evento come quello, nonostante la sua notorietà.
    Prima di qualsiasi cosa, si soffermò ad osservare come fosse ben addobbata quella spiaggia: lucette fluttuanti, un sacco di teli sparsi apparentemente in modo casuali e diverse panchine.
    Si avvicinò al banchetto, salutando Alexa e Juan con un cenno allegro della mano.
    Ciao! Vorrei un'Idra alcolico, grazie!
    La ragazza lo guardò per un po' prima di parlare. Aveva appena dato una risposta piuttosto sagace ad un tizio che era arrivato prima di lui e che non era stato particolarmente carino, quindi doveva riprendersi per non rischiare rispostacce anche a chi non se lo meritava, ma Pete non le diede motivo alcuno per usare la sua lingua. E non nel senso bello del termine, purtroppo.
    Ma appena lo riconobbe, i suoi occhi si dilatarono appena. Pete sorrise senza alcuna pretesa.
    Ma tu sei il capitano dei Falmouth Falcons? Sussurrò, visibilmente impressionata di avere davanti una celebrità, per quanto concerne il mondo dello sport, per lo meno.
    Sono proprio io, tanto piacere. Alexa, vero?
    La ragazza parve sciogliersi all'idea che il ragazzo sapesse il suo nome ed il biondo si guardò bene dal ricordarle che aveva una targhetta con il nome attaccata alla maglietta.
    Lei, nel mentre, si prodigò per fargli avere il suo cocktail, senza però distogliere lo sguardo dal suo.
    Facciamo una foto, ti va? Propose il cacciatore, anticipando una richiesta che lei sembrava avere sulla punta della lingua ma che sembrava troppo orgogliosa per esprimere a parole.
    Lei però riuscì ad annuire, quindi il Coffey si avvicinò a lei, oltrepassando il banchetto e sollevando il magifonino, scattando un selfie.
    Più tardi lo avrebbe certamente pubblicato su instagram, anche se era Markab quello bravo con i social, quindi forse avrebbe potuto chiedergli una mano. Per un fugace istante si chiese dove fosse l'ex Grifondoro, ma cercò di scacciare quei pensieri, afferrando il proprio drink, salutando la ragazza ed allontanandosi con un mezzo sorriso sempre presente.

    Una volta entrato a tutti gli effetti in spiaggia, continuò a guardarsi attorno per scovare un volto noto o qualcuno con cui interagire per far nuove conoscenze. Tra tutti gli uomini dall'aria arcigna presente, lo colpì una ragazza dal lungo abito bianco.

    Ehi, ciao! La avvicinò senza realmente saperne il motivo. Tuttavia le sembrava così compita e rigida, che forse avrebbe potuto aiutarla a rilassarsi. Si accostò a lei, sollevando il drink come a chiedere un brindisi.
    Peter Coffey


    Falmounth Falcons
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    Interagisce per ora con Elizabeth Walker ma chiunque è bene accetto :3 E sceglie un Idra alcolico
  7. .
    Volevo fare una sorpresona a Ste

    Ma ha mosso i miei pg in lungo ed in largo, quindi non posso aprire role senza rischiare di cadere in qualche contraddizione ahahah

    Quindi passo per la porta, ahimè

    I'm Back bitchessss (circa)

    la verità è che ci sono alcune persone senza le quali non so stare ❤️🥺

    Mi manchi tanto tanto Ste.


    È un periodo un po' di riassetto quindi non so con che pg né con che velocità, lavoro e problemi più grandi di me mi stanno tenendo troppo lontana da qualsiasi dispositivo mi permetta di scrivere (cellulare escluso che ci lavoro... Ma voi bestie di Satana come fate ad usarlo per ruolare) però pian pianino e con uno spirito diverso, ci sono ❤️

    La Giada che vi ha abbandonati non esiste più, sono la versione migliore
  8. .
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    Peter Coffey
    Fu decisamente rincuorato dal fatto che non fosse successo ciò che temeva e nessuno fosse andato a darle fastidio, sempre ammesso fosse vero, altrimenti Peter in persona sarebbe andato ad ucciderlo con le proprie mani, perché proprio nessuno doveva permettersi di sfiorare la sua perfetta sorellina.
    Non voleva continuare, comunque, ad infierire su ciò che aveva passato la sorella, quindi sebbene fosse stata lei a causarlo, non voleva che stesse ancora peggio, non trovando il sostegno dell'unica persona che tenesse realmente a lei.
    Va bene, non parliamone più solo... stai attenta, Ly. Mamma e papà non saranno felici se ti farai sospendere. Fece una pausa, assumendo uno sguardo determinato, mentre le mani andarono ad accarezzarle i capelli rossi e le braccia a cullarla come fosse una neonata, una piccolina da proteggere. Proverò a convincere gli insegnanti a non prendere provvedimenti drastici. Glielo promise. Non sapeva di cosa le facesse loro padre, però era ben consapevole che non fosse troppo accetta in quella casa, che i genitori la considerassero un errore, soprattutto dopo la nascita di Peter, il figlio perfetto: bravo in tutto, un comportamento impeccabile, servizievole. Lei era tutto il contrario e lui lo sapeva, quindi non poteva che fare di tutto per proteggerla.
    Ma che domande mi fai, piccola peste? Le domandò con una risata, stringendola maggiormente a sé e ridendo, cercando di spezzare la tensione che poco prima aveva caratterizzato l'intera atmosfera.
    I serpeverde sono stati spazzati via! Così imparano a credersi migliori di chiunque, quegli sbruffoni! Esclamò come se si fosse dimenticato che anche lei ne facesse parte, osservando con un sorriso l'apparentemente assonnata sorellina, continuando a cullarla e lasciando che Morfeo la prendesse tra le sue braccia, trascinandola nel mondo dei sogni. Dopo ciò che aveva vissuto, se lo meritava, un po' di riposo.
    Io non sono perfetto, piccola... mormorò, quando ormai la rossa non avrebbe più potuto sentirlo. Non sai quanto vorrei esserlo fu l'ultima cosa che disse, prima di alzarsi e tenerla in braccio, avviandosi verso l'interno. Iniziava a far freddo, là fuori.
    26 y.oFalconsAnimagusQuidditch's playerFrom London
  9. .
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    Peter Coffey
    Era vero che Peter osservava spesso e volentieri Evan con sospetto, ma aveva ragioni valide e fondate, non si era molto guadagnato la fiducia di Peter, l'altro biondino.
    Sospirò, osservando dapprima il ragazzo, poi il suo enorme panino, poi ancora i movimenti che trovava piuttosto sospetti, avrebbe potuto tirare fuori qualsiasi cosa, come per esempio una bomba e far esplodere l'intero locale. Ed invece non era esattamente così!
    Evan tirò fuori un portachiavi con un boccino d'oro che gli fece illuminare gli occhi nemmeno troppo di nascosto, poiché adorava qualsiasi cosa che riguardasse il Quidditch.
    Quando glielo mise davanti, quasi per rispetto non volle guardare il prezzo, ma che fossero state diecimila sterline oppure una sola, non aveva importanza: lo aveva chiaramente preso pensando a lui, che lo volesse ammettere oppure no. Anche Peter gli aveva preso un regalo, chiaramente, solo che non ce lo aveva lì.
    Buon Natale anche a te annunciò con gioia, afferrando il piccolo oggettino e rigirandoselo tra le mani quasi fosse fatto veramente d'oro e non fosse solo il colore.
    Anche io ho un regalo per te... se uno di questi giorni passi a casa mia, te lo do mormorò, quasi timido, mordendosi il labbro e non sapendo bene come comportarsi. Era nervoso ogni volta che doveva socializzare con ragazzi al di fuori del quidditch. Forse Markab aveva ragione, non era bisessuale nemmeno per sbaglio, a lui piaceva più prenderlo che darlo. Ma non era pronto ad ammetterlo.
    Senti un po', io mi alleno tutto l'anno, anche quando non è stagione di partite ed è veramente dura, ti ci vorrei vedere! Tu cos'è che fai? Domandò tra il canzonatorio ed il sinceramente curioso, dopotutto il fatto che avesse ottenuto e si stesse addirittura tenendo un lavoro, era un vero e proprio miracolo di Natale.
    Con i ragazzi va bene, si allenano un sacco replicò, non sapendo se gli interessasse davvero la risposta oppure no, concentrandosi su ciò che disse dopo ed addentando il proprio panino. Non dire così, non è che non mi piaci... è che sei un po' strano! Commentò in tutta sincerità con una risatina nervosa, sperando di non attirarsi l'ira del ragazzo.
    26 y.oFalconsAnimagusQuidditch's playerFrom London
  10. .
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    Peter Coffey
    Non è che lo convincesse poi così tanto, quel ragazzo. Peter lo conosceva così bene che stava attento ad ogni cosa che lui diceva o faceva, sempre pronto a trovare l'errore o la caduta in fallo dell'altro, eppure visivamente non v'era nulla che stesse bruciando, ragion per cui non gli interessava poi così tanto che ci fosse quel fastidioso odore nell'aria, almeno finché non vedeva chiaramente delle fiamme.
    Annuì e ricambiò quello strano abbraccio, sorpreso che non fosse successo proprio niente di male e che fosse ancora vivo, ma magari gli aveva attaccato qualcosa dietro la schiena? No, sembrava decisamente troppo infantile persino per uno come lui, perciò lasciò perdere ed ascoltò quella sua frase, effettivamente ritrovandosi in ogni sua parola; in effetti i loro incontri più importanti avvenivano attorno al periodo natalizio, ma il che non aveva proprio una ragione specifica, forse era proprio per il fatto che Peter allentava un po' con la sua caotica vita e quindi aveva più tempo da dedicare al mondo esterno.
    Ad ogni modo, non ci mise molto ad arrivare il cameriere. Peter, in precedenza, aveva ordinato un doppio cheeseburger con una grande quantità di qualsiasi cosa ci mettessero dentro, assieme ad un bicchiere di coca cola. Non si era mai sbronzato realmente da quando aveva iniziato ad intraprendere seriamente la carriera, non voleva che il proprio corpo si rovinasse, lo considerava un tempo e come tale doveva restare pulito ed immacolato sia dentro che fuori, anche se non si sapeva mai cosa succedeva nella vita ed avrebbe sempre potuto cambiare idea.
    Si stupì parecchio per via della gentilezza che l'altro mostrò nei confronti del cameriere, ma non volle darlo a vedere, anche perché gli sembrava brutto farlo notare davanti ad uno sconosciuto.
    Quando andò via il cameriere, si prese qualche momento per rispondere alla frase precedentemente detta da Evan.
    Non voglio proprio niente da te, Peters. Solamente che, al contrario tuo, sono molto impegnato e difficilmente ho un attimo per rilassarmi commentò, ma ancora una volta non vi era nessun tipo di malizia in quella frase, provava sentimenti controversi per l'altro ma stava iniziando proprio ad abituarsi.
    Non ci misero molto ad arrivare le ordinazioni, comunque, ed entrambi si trovarono davanti due panini enormi e pieni di tutto il ben di dio che vi fosse al mondo, più la coca per lui e la birra per Evan.
    26 y.oFalconsAnimagusQuidditch's playerFrom London
  11. .
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    Peter Coffey
    Lesse il messaggio ed un po' si pentì di avergli scritto, anche se invero l'altrui risposta non faceva presagire niente di male, anzi era normalissima.
    Peter ed Evan avevano un rapporto complicato: ad Hogwarts lo aveva sempre bullizzato riuscendo a sfuggire alle punizioni degli insegnati grazie al suo falso faccino angelico ed ora, da adulti, quelle volte in cui si erano incontrati, lo scontro era stato sempre dietro l'angolo. Ma in qualche modo lo trovava stimolante, come se fosse la sua adrenalina, il modo di sentirsi vivo quasi quanto lo faceva sentire vivo il campo da Quidditch.
    Controllò l'orologio e negli ultimi dieci minuti che lo dividevano da quell'incontro, si concentrò nel prepararsi psicologicamente... eppure lo aveva invitato lui, non poteva certo biasimarlo di aver semplicemente accettato.
    Ad ogni modo, quando furono trascorsi dieci minuti esatti, si diresse verso la locanda dove facevano degli hamburger da perdere il fiato.
    Non ci mise molto ad individuarlo, era stravaccato su una sedia come se fosse a casa sua, inoltre era da solo e, comunque, grazie al suo aspetto -almeno ai suoi occhi- non passava certo inosservato.
    Da quando il leone deve un hamburger all'agnello replicò solamente il biondo con un mezzo sorriso, prendendo posto sulla sedia di fronte ad Evan ed odorando l'aria, arricciando il naso. Qualcosa sta andando a fuoco? Domandò genuinamente. Certo, il fuoco che aveva usato l'altro era sparito, ma la stessa cosa non si poteva dire dell'odore pungente di bruciato.
    Il capitano dei falcons sa essere anche molto umile, al contrario tuo si riservò di dire, vedendo come fosse venuto ad abbracciarlo. Era un gesto insolito persino per uno che nella stranezza ci sguazzava, eppure Peter era talmente buono da credere che chiunque sarebbe stato in grado di cambiare da così a così proprio come la pubblicità delle gocciole, quindi non riuscì realmente a sospettare cosa l'altro stesse architettando e si limitò a ricambiare il gesto.
    26 y.oFalconsAnimagusQuidditch's playerFrom London
  12. .
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    Peter Coffey
    Peter aveva appena finito di allenarsi -ultimamente si allenava proprio spesso, infatti non era raro vederlo sorvolare lo stadio di Londra- e per fortuna gli era concesso, essendo un famoso giocatore di Quidditch, nonché capitano dei Falmouth Falcons, una squadra promettente della cornovaglia.
    Insomma, era uscito, si era fatto una doccia ed ora si stava dirigendo verso casa, ma per qualche strana ragione aveva deciso che se la sarebbe fatta a piedi anziché usare la smaterializzazione o similari. Una volta arrivano nei pressi del ministero, ridacchiò tra sé e prese il cellulare, scattandosi un selfie dal quale fosse visibile il riconoscibilissimo ingresso del Ministero. Lo mandò ad Evan, allegandoci la frase "Sono qui dove finirai tu molto presto" alludendo al fatto che sarebbe stato arrestato, prima o poi. Nonostante potesse sembrare, quel messaggio non aveva nemmeno un briciolo di cattiveria, anzi era scherzoso.
    Da quando i due si erano rivisti tanto tempo prima a quel ristorante, avevano avuto diversi scontri più o meno violenti -più verbalmente che fisicamente- ma man mano che il tempo scorreva, Peter aveva imparato a tollerarlo un po' di più e forse si stavano avvicinando a quella che si sarebbe potuta considerare un'amicizia, anche se dalle basi piuttosto tossiche, visto che Evan era sempre stato il bullo numero uno di Peter, quando andava a scuola. Sì, Pete non incarnava lo stereotipo di sportivo super popolare, figo e pieno di ragazze che cadevano ai suoi piedi. Cioè, di ragazze che tifavano per lui e la sua squadra era pieno, ma tutto il resto era pura fantasia, infatti era spesso soggetto alle angherie dei bulli perché era troppo buono per rispondere al fuoco, spesso e volentieri ritornando in dormitorio con qualche livido e sperando che Alyce non li notasse mai. Non voleva che pensasse di essere la sorella di un debole.
    Ad ogni modo, a quel selfie allegò quello di un'Hamburgeria a poca distanza dal Ministero. Ehi, mi devi ancora un hamburger, ricordi? Rimembrò il loro primo incontro dopo tanto tempo, quindi aspettò una risposta oppure un segno di vita.
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    Peter Coffey
    Aveva appena vinto una partita contro la squadra dei Corvonero. Era stata una vittoria schiacciante, una di quelle difficili da digerire per gli sconfitti. Si sentiva in forma quel giorno, aveva fatto uno svariato numero di goal e per aggiungere la beffa al danno -per l'altra squadra-, il suo cercatore aveva vittoriosamente afferrato il boccino, sollevandolo in aria come se fosse stato un trofeo. Ed infondo lo era. Peter ci teneva molto a vincere la coppa di quidditch, voleva dimostrare ai suoi quanto il suo sogno fosse fondato e quanto si stesse impegnando per perseguirlo.
    Quando, facendo un giro di campo acclamato dalla folla, passò davanti alla tribuna di Serpeverde, pronto a planare da quei ragazzi, qualcosa lo fermò: non riconobbe i lunghi capelli rossi e gli occhi smeraldo della sorella, quindi salutò e fece virare la scopa, planando a terra e correndo negli spogliatoi senza quasi toccare il suolo tanta era la velocità. Non capiva cosa fosse successo e perché la sua adorata sorellina non fosse presente, ma la cosa lo aveva dispiaciuto.
    Era intenzionato a cambiarsi senza nemmeno farsi la doccia per andare a vedere che fine avesse fatto Alyce, ma quando arrivò dentro, vide un gufo appollaiato su una panca con una lettera tra gli artigli e su di essa si vedeva chiaramente il suo nome, perciò si prese una pausa dalla sua corsa e si affrettò a raggiungerlo e prendergli la lettera, ordinando ad un suo compagno di dargli qualcosa. La aprì e lesse il contenuto, facendo un grosso sospiro, contento che almeno alla sorella non fosse successo niente. Era sempre stato fin troppo apprensivo con quella rossa.
    Ragazzi, io devo andare da Ly annunciò ed i suoi compagni ed amici lo conoscevano abbastanza bene e di loro si fidava davvero tanto -d'altro canto, sennò non avrebbero potuto far parte della squadra- e capirono immediatamente che non era un capriccio per lasciare loro a sistemare e che non se la stesse svignando, anche perché Pete era sempre in prima linea quando si trattava di fare qualche lavoro.
    Non si tolse nemmeno la divisa, leggermente appiccicata alla pelle per via del sudore, e si mise a correre in direzioni dei giardini.
    Aveva una discreta agilità ed era piuttosto veloce, quindi non ci mise molto ad arrivare.
    Una volta giunto, si guardò attorno, scrutando ogni centimetro del giardino, ma non fece fatica ad individuare un grosso ciliegio con una rossa appollaiata alla sua base, accoccolata tra quelle possenti radici. Si avvicinò a lei a passo più lento, arrivando ben presto accanto alla sorella. Aveva addosso le cuffie dal cavo magenta che le aveva regalato lui quando era riuscita a prendere un bel voto in Difesa. Si abbassò, rimanendo accucciato. Pronto? Hogwarts chiama Ly la salutò con un sorrisetto, usando quel nomignolo che solo lui poteva usare, posandole una mano sulla testolina imbronciata, ma il suo sorriso si spense subito quando, guardandola meglio, vide che aveva il labbro spaccato. Si prese qualche secondo per calmarsi, poi puntò i suoi occhi scuri e seri verso di lei. Alyce. Cos'hai combinato questa volta?
    26 y.oFalconsAnimagusQuidditch's playerFrom London
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    Peter Coffey
    Peter aveva capito che poteva trattarsi di un vampiro? Assolutamente no, figuriamoci. Per lui era una qualche creatura mostruosa uscita da un horror di serie z, ma si guardò bene dal dirlo, soprattutto visto che in ben poco tempo se lo ritrovò sopra... e fu disarmato.
    Quando l'essere gli diede l'ordine con quella forza, non poté far altro che obbedire, allargando le falangi e lasciando che l'oggetto gli sfuggisse dalle dita, lasciandolo in balia del mostro senza più niente a difenderlo.
    Non sembrava cattivo in effetti, ma solo vecchio e stanco di stare lì, cosa data dal fatto che non aveva minimamente attaccato Peter, limitandosi a far sì che la sua bacchetta volasse su un tetto poco distante. Quasi si sentì in colpa per essere stato così malpensante, perciò non mosse un muscolo in modo offensivo, limitandosi ad annuire piano. Posso... posso sapere come mai? Chi ha fatto un gesto tanto meschino? Insomma, rinchiudere qualcuno in un'altra dimensione non è affatto carino, no? Affermò, sinceramente dispiaciuto. Fossi al vostro posto, nemmeno io sarei molto contento, quindi sì... vi aiuterò ma lasciatemi per favore. Non riprenderò la mia bacchetta, ditemi cosa posso fare per voi. Affermò, cercando di essere quanto più convincente possibile, anche se non stava esattamente mentendo: non aveva nessuna intenzione di mettersi contro un vampiro millenario... anche se in caso fosse stato Robert a metterlo là -nota off-, Peter se la sarebbe passata malissimo, in caso avesse deciso di liberarlo. Ma come poteva, quel giovane ed innocente biondino, saperlo? Ah mi dispiace per prima, credevo voleste attaccarmi. Non avevo proprio intenzione di colpirvi 🥺🥺🥺 ma la nebbia mi ha impedito di vederci bene; mi farò perdonare aiutandovi ad uscire da qui. Visto che non sapeva l'età esatta del Vampiro, avrebbe potuto essere là da chissà quanti, magari ancora da quando si usava il Voi... quindi perché non provarci, usandolo? A Peter non venne in mente niente di meglio.
    26 y.oFalconsAnimagusQuidditch's playerFrom London


    Azione 1&2: Non fa niente, tenta di convincerlo ad aiutarlo e a farlo alzare con le buone (Carisma (?) 31)


    STAT:

    Coraggio: 32
    Empatia: 32
    Intelligenza: 20
    Resistenza: 25
    Tecnica: 20
    Intuito: 21
    Destrezza: 32 (Ricordo che ho Atlet I ùù)
    Carisma: 31

    SKILLS:

    Resilienza I, Atleta I, Duello I (se approvato)

    OGGETTI:
    - Idromave - potere di Demetra: per tre turni il player ha +5 Empatia e può animare qualunque pianta voglia; la pianta attacca avendo bonus adeguati (es. applica sanguinamento se ha spine, avvelenamento se velenosa…) togliendo 3pv aggiuntivi all’avversario per turno; il minion pianta può essere sacrificato se il player viene bersagliato da un attacco potenzialmente mortale.
    - Easter B-egg medico: nella tasca si possono ritrovare comuni rimedi
    3. Essenza di dittamo con cerotto per ustioni
    - Bracciale di Uriel
    Un bracciale composto di crini di unicorno intrecciati tra loro e fusi tra loro con una saetta. Infatti l'argenteo artefatto è percorso, a tratti da lievi scosse elettriche che, tuttavia non provocano danno alcuno.
    La tradizione vuole che appartenesse ad Uriel, arcangelo ebraico, guardiano dell'Eden che veglia sui tuoni nefasti e sul terrore delle forze maligne.
    Il suo potere difende chiunque lo indossi dalle influenze esterne che provino minacciare la sua mente ed il suo corpo.
    Bonus e Malus: Chiunque lo indossi, ogni volta che sta per subire uno status negativo, ha diritto a 2 tiri salvezza gratuiti, a quest, in Empatia per difendersi ed evitare il malus.

    QUIRK:

    AHAHAH NESSUNO

    OUTFIT:

    Click
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    Peter Coffey
    FIxod5L
    Peter la osservò per diverso tempo, scuotendola appena. Sembrava persa in un mondo tutto suo dal quale lui era escluso, almeno per il momento. Si limitò ad asciugarle le lacrime ribelli che le stavano bagnando quelle bellissime guance di porcellana.
    Non disse niente, non la forzò troppo, portandola nel proprio salone, facendola stendere nel divano con la testa posata sulle proprie gambe in modo che si rilassasse, che sapesse di essere al sicuro lì con lui.
    Stava ormai rinunciando all'idea di farla parlare, quando un urlo lo fece letteralmente sobbalzare. Come lei, anche Pete era caduto in un calmo stato di trance; non aveva dormito molto, la notte precedente, ed una lieve sonnolenza lo aveva abbracciato, cercando di trascinarlo tra le braccia di Morfeo, anche se non ci era riuscito... ma si svegliò completamente quando la sorellina urlò, allontanandosi da lui come se fosse stato un mostro, il suo peggior nemico, qualcuno che odiava. In un primo momento, quel movimento brusco seguito da quelle parole, lo ferirono e subito si chiese cosa avesse fatto di male, se avesse osato troppo con quelle carezze in realtà innocenti ed era già pronto a scusarsi in tutti i modi che conosceva, quando...
    "Papà ti prego basta"? Aveva detto così o Peter se l'era sognato? Scosse la testa, temendo di essere ancora confuso ed addormentato, ma si accorse di essere ben saldo nella realtà.
    Ly, sono io... Calmati, sono Peter. Tentò, avvicinandosi a lei, ma una rabbia cieca stava montando dentro di lui. Non era stupido come poteva pensare molta gente che lo classificava come il classico giocatore di quidditch tutto muscoli e niente cervello, ma sapeva collegare i puntini... quando l'ultimo tratto arrivò al traguardo finale, delineando una mezza verità nella sua testa, gli occhi nocciola e tranquilli di Peter, si illuminarono di pura collera. Quindi era il padre che la stava facendo piangere? Il suo cervello, però, non era ancora arrivato all'ipotesi peggiore, quella che nessuno penserebbe mai. Lui credeva che...
    Papà... lui ti picchiava? Domandò in un sussurro carico di rabbia. Se avesse saputo davvero tutta la verità, sarebbe andato da quell'uomo e lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani. Non avrebbe usato incantesimi, no... lo avrebbe distrutto alla vecchia maniera, così come lei aveva distrutto la sua piccola. Ma ancora non era arrivato a quella conclusione terribile. Nei suoi occhi, tuttavia, percepiva che non ci fosse solo quello, vedeva un terrore troppo profondo e radicato perché si trattasse "semplicemente" di quel genere di violenza. Alyce non era mai stata debole, non potevano essere punizioni corporali ad averla ridotta così all'ombra di se stessa, un guscio vuoto senza anima.

    Che cosa voleva papà? Domandò Peter con un sorrisone. Erano le vacanze estive ed era stato tutto il pomeriggio ad allenarsi a Quidditch a casa di un amico, pronto per diventare un futuro campione. Era pregno di sudore, erba e terra, eppure il suo primo pensiero fu andare a salutare la sorella che lo accolse con un abbraccio stritolatore. Non rispose alla sua domanda ma lo tenne stretto per un tempo lunghissimo, rendendolo sospettoso. Niente... voleva solo sapere cosa volessi per cena rispose lei con un sorriso appena accennato e Peter, troppo stanco per capire che qualcosa non andasse, ci credette senza nessun problema.

    No, Alyce. La sua voce era pregna di collera impossibile ormai da nascondere. Non ti picchiava. Non solo, almeno... vero? Era una domanda retorica, non era sicura che potesse rispondergli. Gli era venuto in mente quell'episodio in maniera casuale, ma dal modo in cui l'altra lo aveva abbracciato, non sembrava che avesse dolore da qualche parte, non esternamente almeno. Allora non aveva capito, ma quel giorno la verità gli piombò addosso come un macigno. Si alzò e si allontanò, sparendo nella propria camera per lungo tempo, lasciando Alyce sul divano. In realtà non stette via a lungo, ma quando tornò era vestito di tutto punto ed aveva una coperta in una mano, una mazza nera lucida nell'altra. Coprì la sorella come un automa, poi si batté la mazza sul palmo. Lo uccido. Dimmi dov'è che lo massacro comunicò, gli occhi colmi di furia, il tono trattenuto a stento solamente per non spaventare ulteriormente la sorella.
    Stat scheda Falcons
    CODICE ROLE © dominionpf
27 replies since 13/8/2021
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