Posts written by Gabriel Peter Coffey

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    Alyce era l'unica certezza nella sua vita. Perché nonostante i suoi problemi, nonostante a volte fosse difficile, nonostante la vita avesse messo loro davanti ostacoli apparentemente insopportabili, lei era sempre stata l'unica ad esserci, così come lui aveva fatto per lei.
    Ma non ci sei sempre stato gli ricordava, spesso, una vocina subdola della sua mente. Avrebbe voluto negare, ma quella voce aveva ragione.
    Non c'era quando il padre abusava di lei.
    Non c'era quando la madre la trattava come se non valesse niente.
    Non c'era più stato da quando se n'era andato di casa, circa sette anni prima. Aveva lasciato la sorella in balia di quei mostri e sarebbe stato piuttosto difficile da perdonarselo, quell'errore.
    Ma in quel momento, con il corpo di Alyce addosso, tutti i suoi incubi sembravano sfumare ed intensificarsi al tempo stesso, come se lei fosse il loro catalizzatore ed il suo scudo... una sensazione assurdamente strana che non sarebbe mai riuscito a spiegarsi.
    Svegliandosi così di colpo, sentì la presa di Aly molto più salda, come se avesse percepito i demoni che lo tormentavano e volesse donargli conforto come lui non era stato in grado di fare né nel sogno né nella realtà.
    Era comunque ancora mezzo addormentato, quindi fu praticamente impossibile resistere ad Alyce ed al suo corpo quasi nudo sopra al suo, senza contare che era mattina presto.
    Le posò una mano sul fondoschiena e la attirò sopra di sé completamente, un fastidioso principio di erezione che premeva sui boxer, i contorni sfuocati del sogno, ancora fin troppo vividi nella sua memoria.
    Ho fatto un incubo sussurrò contro le sue labbra, sentendosi pericolosamente vicino a perdere il controllo, soprattutto con i seni della ragazza, premuti contro il petto, coperti da uno striminzito pezzo di pizzo. Ly, forse dovrei andarmi a fare una doccia le sussurrò per provare a recuperare un barlume di lucidità e non commettere l'irreparabile gesto che in molti anni avevano avvicinato ma mai eseguito completamente, senza contare i baci sulle labbra che si scambiavano di prassi.
    Avrebbe voluto spostarla e per farlo, fece scorrere le sue mani fino alle sue natiche per una presa salda. Cristo, quanto sono... avrebbe potuto usare tanti aggettivi per definirle: perfette, sode, erotiche, eccitanti... ma non espresse il concetto.
    Peter Coffey


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    Peter non riusciva proprio a sedersi, nonostante ci fosse un invitante divanetto. Era in pensiero per la sorellina perché sebbene fosse ormai adulta, sapeva che quando qualcosa la sconvolgeva, non riusciva a ragionare lucidamente. E la notizia di un altro fratello, beh, annoverava tra le cose in grado di sconvolgere una come Alyce. Ma dopotutto erano sempre stati solo loro due a difendersi dal mondo esterno e persino dalla loro famiglia, luogo dove ogni bambino avrebbe dovuto trovare il suo primo posto sicuro. Ed invece no, aveva lasciato che quel mostro del padre abusasse ripetutamente di Alyce. Non se lo sarebbe mai perdonato.
    Stava andando avanti ed indietro nell'attesa che comparisse la sorella, quando la porta si spalancò e gli si illuminarono gli occhi. Si preparò ad abbracciare la sorella.
    Ly- Ma ben presto si accorse che invece dell'esile consanguinea, all'uscio si trovava un'omaccione che in comune con Alyce, aveva solo il fatto che lavorasse lì.
    Cosa...? Fece tempo a chiedere a Luke, prima di sbiancare. Sapeva esattamente a cosa si riferisse ma era convinto che quel problema fosse ormai sotto controllo, visto che era seguita da uno psicologo. Forse le sarebbe servito uno psichiatra, per il suo bene.
    Lo stava per ringraziare, quando uscì dalla stanza, lasciandolo solo con i suoi pensieri e le sue preoccupazioni dolorose. Doveva scendere a cercare Alyce. E lo avrebbe anche fatto, se non fosse stato per il fatto che fu lei a trovare lui.
    Barcollava visibilmente ed era un miracolo se si stesse reggendo in piedi, per non parlare delle pupille spaventosamente dilatate. Avrebbe voluto incazzarsi con lei, chiederle che diamine di problemi avesse e perché si riducesse sempre così, ma era certo che non avrebbe fatto che peggiorare le cose. Ly aveva bisogno di tutto il suo sostegno, non di un fratello da vedere come un nemico.
    Ly-Ly la chiamò con tutta la dolcezza che possedeva, andandole in contro per prenderla prima che cadesse a terra. La afferrò per le braccia, reggendola in piedi, anche se avrebbe dovuto farla sedere subito.
    Le strinse le braccia attorno alla schiena per stringerla a sé ed infonderle un po' di calore, visto che aveva le mani freddissime.
    Perché mi devi far sempre preoccupare così? Le sussurrò, la voce rotta, prima che lei iniziasse a baciarlo sul collo. Ma non si limitò a quello: sentì la sua mano gelata, scendere sul cavallo dei suoi pantaloni. Gemette, prima di bloccarla.
    Ly, no... non sei in te. La condusse sul divanetto e la fece sedere, pensando al modo migliore per farle vomitare tutto quello che aveva ingoiato. In quel momento di panico, non si ricordava se ci fosse qualche incantesimo. Ma non avrebbe nemmeno potuto metterle due dita in gola, con il rischio che gliele tranciasse con i denti.
    Ma di incantesimi proprio non ce n'erano, quindi avrebbe dovuto optare per il metodo più brutale ma anche più efficace. Okay, Alyce. Adesso sta ferma. Con una mano, le artigliò la mandibola perché tenesse aperta la bocca, mentre con l'altra, infilò un paio di dita all'interno della sua bocca, spingendo il più in fondo possibile. Si sarebbe sentita meglio dopo aver vomitato e ad ogni modo, non gli faceva schifo. Era la sua sorellina e si era preso cura di lei fin da piccola in qualsiasi condizione stesse.
    Peter Coffey


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    Infilò un giubbotto pesante -non ne sapeva il motivo, visto che avrebbe usato la smaterializzazione- sopra gli abiti, semplicissimi, e sollevò da terra il sacchetto che aveva preparato. Al suo interno c'erano diverse bottiglie di rum, come richiesto dalla sorellina, nonché almeno dieci sacchetti di diversi tipi di patatine. Ma la cosa più importante, era incartata sul fondo del sacco: si trattava di Mrs. Kisses, l'orsetto che aveva fin da bambino, il primo suo acquisto con la paghetta che settimanalmente gli davano i suoi. Ovviamente, la davano solo a lui, non ad Alyce, ragion per cui lui andava sempre al negozio di caramelle e ne spendeva almeno la metà in dolcetti, che poi portava di nascosto alla piccola di casa, per farla sorridere e non farle pensare di non essere desiderata in casa, nonostante lui fosse sempre stato il primo a giustificare il comportamento dei genitori, come se fosse stato giusto.
    Mrs. Kisses, nome che aveva scelto personalmente lui, era colui che abbracciava quando aveva un brutto sogno e che riempiva di coccole e bacini per sentirsi meglio. Nonostante ormai Aly fosse adulta, sospettava che le avrebbe fatto piacere ricevere quel regalo, che ormai era pregno del profumo di Pete, e che lo avrebbe stretto ogni notte.
    Era rimasto piuttosto scosso dalle rivelazioni che lei gli aveva elargito e non sarebbe riuscito ad aspettare fino al giorno successivo prima di vedere la sua piccolina, quindi le aveva detto che sarebbe arrivato al più presto. Era davvero convinto che avrebbe preferito essere lui con le sue mani ad uccidere il padre, anche se in genere il biondo non era capace di far male ad una mosca. Tuttavia, aveva fatto qualcosa alla sorella, che non riusciva nemmeno a concepire e che aveva fatto accrescere il suo istinto di protezione verso di lei. Ma il fatto che forse avessero un fratello... no. Come aveva detto lei, erano sempre stati solo loro due e non avrebbe permesso che una terza persona turbasse quell'equilibrio che, con mille difficoltà, avevano costruito negli anni.
    Non c'era quando lui veniva preso di mira dai bulli né quando Alyce si cacciava nei guai, né quando il loro caro paparino si approfittava della sorella. Assolutamente non ci sarebbe stato nemmeno per i momenti successivi. buffò, indispettito come un bambino piccolo, infilando il magifonino in tasca e pensando intensamente al Rouge. Era abbastanza schifato dal doverci mettere ancora piede ed avrebbe voluto che la sorella lo chiudesse, ma sapeva di non poter battere troppo su quel punto. Vedeva che la rendeva libera e felice, quindi non poteva privarla di qualcosa così.

    Riaprì gli occhi al centro del locale, dopo essercisi smaterializzato. Non perse alcun tempo e si diresse verso le scale che conducevano ai privé di sopra. Non gli fecero problemi, le guardie, perché ormai persino i muri sapevano trattarsi del fratello maggiore di Alyce. Nessuno sano di mente e che teneva alle proprie palle, quindi, si sarebbe messo in mezzo, impedendogli di usare quel posto come fosse casa sua... Aly non si sarebbe limitata a licenziarli.
    Buonasera, come state? Domandò comunque, impeccabilmente gentile con chiunque. Mandatemi di sopra Alyce, per favore. Subito. Si concesse quell'imposizione finale, prima di salire le scale ed avviarsi verso una stanza vuota. Rapidamente, con un movimento di bacchetta, ripulì e sanificò la stanza perché non si sapeva mai, quindi si sedette su un divanetto e posò accanto a sé il sacchetto.
    Peter Coffey


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    Se solo Peter si fosse reso conto che alcuni dei suoi facevano usi di sostanze diverse dai frullati proteici, li avrebbe cacciati tutti dalla squadra. Era buono come il pane, passava sopra a tantissime cose ma non avrebbe mai accettato una cosa del genere. Per loro fortuna e per sua sfortuna, non lo sapeva. Non ancora, almeno.
    Si sfregò le mani, che erano congelate nonostante avessero appena finito un allenamento piuttosto intenso e le temperature esterne non fossero poi così basse, per essere autunno inoltrato. Il che era piuttosto preoccupante, a pensare che non fosse nulla di naturale.
    Comunque, stava già pregustando la cena che di lì a poco gli sarebbe stata servita, quando una figura familiare attirò la sua attenzione. Giocando a quidditch, aveva dovuto sviluppare il più possibile la vista per stare attento sia alla pluffa che ai bolidi che a qualsiasi altra cosa succedeva all'interno del campo... tutto questo, mentre sfrecciava nei cieli. Senza contare che il suo animagus era proprio un falco. Forse una scelta banale, vista la sua squadra, ma lui l'adorava.
    Quindi insomma, fu proprio per quella somma di fattori che riconobbe Oliver Jackson. Probabilmente non lo avrebbe riconosciuto, in realtà, se non fosse stato un suo sfidante sul campo ai tempi della scuola.
    No, Peter non sapeva dei problemi di Oliver poiché era solito guardare il mondo con una lente coloratissima che eliminava i problemi o, almeno, tendeva a giustificare qualsiasi cosa con qualcos altro di fattibile e legale, soprattutto.
    Oh, scusami... Peter Coffey. Una pausa drammatica, mentre si avvicinava un po' di più al lampione affinché il suo volto fosse completamente inondato di luce e l'altro potesse vederlo bene.
    In realtà, no. Solo che mi ricordo che abbiamo frequentato Hogwarts insieme. Eri un serpeverde, no? Un'altra caratteristica encomiabile di Pete, era la sua memoria. Si ricordava sempre tutto nei minimi dettagli. Come l'avventura di fuoco con Markab. Oh sì, quella se la ricordava meravigliosamente bene.
    E volevo salutarti! Conosci i miei compagni di squadra? Indicò il punto in cui si erano smaterializzati alcuni dei suoi ragazzi. Nonostante tutto non era scemo e li aveva visti vicini, pochi attimi prima, anche se non sospettava proprio il perché. Era fin troppo ingenuo, il biondino.
    Peter Coffey


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    Il cuore di Peter batteva con forza contro le costole ed ebbe paura che il rumore fosse percepibile anche ad un orecchio esterno.
    Spalancò gli occhioni nocciola e si guardò attorno, sentendo una spiacevole e feroce morsa alla bocca dello stomaco. Non vide nulla, era tutto buio e non una mosca volava in quella stanza che sembrava un forno a legna acceso da troppo tempo, sebbene non ci fosse nemmeno il riscaldamento acceso.
    Era appena fine ottobre, eppure gli sembrava di essere in agosto. Sbatté con forza le palpebre e ci vollero diversi istanti di confusione e panico prima che si rendesse conto di essere al sicuro nel suo enorme letto della sua altrettanto enorme casa in Cornovaglia.
    Era da tantissimo che non vedeva Alyce, perciò aveva deciso di prelevarla dal suo locale -che, tra parentesi, lui disapprovava completamente- per portarsela con sé lontano da chiunque conoscesse. La Cornovaglia era un paese molto naturale e che lui amava parecchio.
    Alla fine, comunque, si rese conto che non stava succedendo nulla di brutto e capì di aver solo fatto un incubo, sebbene adesso avesse i contorni sfuocati. Ricordava la sua sorellina che scappava da qualcosa di indefinito, poi vedeva se stesso che non era in nessun modo in grado di raggiungerla ed aiutarla. Temeva più di ogni altra cosa quella sua condizione di impotenza nel salvare la sua piccola, ma per fortuna era solo un incubo... e la piccola in questione, era pericolosamente posata in zone piuttosto erogene del suo corpo. Nonostante ciò, le avvolse le braccia attorno alle spalle e la strinse a sé. Sembrava un angioletto, mentre dormiva!
    Rabbrividì a sentire la sua pelle nuda a contatto con la propria. Forse per altri avrebbe potuto sembrare strano, assurdo ed anche inquietante... ma loro erano abituati così fin da bambini, quando per sopravvivere alla vita, potevano contare solamente l'uno sull'altra. Sorrise sentendo i capelli rossi di lei che gli solleticavano il naso. Era così bella... innocente... avrebbe voluto tenerla sempre con sé. Ovviamente non immaginava minimamente che innocente non lo fosse più da un pezzo ma anche se lo avesse saputo, Pete non avrebbe cambiato nulla di lei. Ti amo, sorellina le sussurrò contro i capelli, sperando di riaddormentarsi al più presto, per quanto il caldo lo stesse tormentando. Era praticamente in una pozza di sudore.
    Peter Coffey


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    Peter adorava gli allenamenti serali. Li adorava per tutta una serie di motivi, ma soprattutto perché c'era meno gente e lui poteva mettere a punto anche tecniche nuovissime senza spettatori. In effetti avrebbe anche potuto semplicemente chiudere lo stadio al pubblico, ma era talmente buono d'animo che non sarebbe riuscito a tenere fuori i propri fans, deludendoli. Non li aveva mai trattati come ammiratori ma più come amici, proprio come aveva fatto con Clive... e dove lo aveva portato? Il ragazzino era sparito e non lo aveva mai più sentito. Sospirò sonoramente, strofinandosi i capelli biondi con l'asciugamani per togliere anche le ultime ed ostinate goccioline d'acqua. Mentre lo faceva, con l'altra mano tenne saldo il magifonino per spuntare le notifiche su instagram: da quando conosceva Markab, i suoi follower erano notevolmente saliti, visto che il reporter gli aveva insegnato come far un buon utilizzo dei social, cosa di cui lui quasi ignorava l'esistenza. Pubblicò quindi un selfie post allenamento, il sorriso raggiante ed i capelli ancora umidi.
    Una volta fatto ciò, finì di vestirsi.
    Negli spogliatoi non c'era più nessuno, i suoi compagni di squadra avevano detto che sarebbero andati in pizzeria, ma non è che Pete ne avesse proprio voglia. Si allenava notevolmente più degli altri ed era quindi molto più stanco, ragion per cui aveva declinato l'invito. Voleva solamente tornare a casa e sprofondare al calduccio del suo piumone, che aveva dovuto tirar fuori straordinariamente tardi rispetto agli altri anni, in cui il freddo veniva a ghermirlo molto prima. Ma forse dipendeva dal fatto che gli inverni in Cornovaglia fossero molto più rigidi di quelli Londinesi? Non ne aveva idea, in effetti.
    Comunque, anche se avrebbe potuto semplicemente smaterializzarsi, decise di fare il tragitto a piedi. Era davvero rilassante e gli dava tutto il tempo del mondo per pensare. Per esempio era da un po' che non vedeva la sua sorellina ed aveva paura che si cacciasse in qualche guaio, quindi prima o poi avrebbe dovuto trovarla. Ma quella sera, si disse, sarebbe sopravvissuta anche senza di lui.
    Nel buio, mentre avanzava verso la sua villetta, notò una figura nel buio ed aguzzò lo sguardo. Nonostante, in quel momento, non fosse nella sua forma animagus, forse l'acuità della vista di un falco, gli era rimasta e quindi gli bastò aguzzare lo sguardo per scorgere di chi si trattasse: Oliver Jackson. Come lo conosceva? Beh, aveva un solo anno in meno di lui e per anni erano stati avversari in campo, ai tempi di Hogwarts. E doveva dire che era stato un ottimo avversario, quindi non avrebbe potuto dimenticarselo, anche se purtroppo ad un certo punto aveva mollato, anche se Pete non aveva idea del motivo. Sollevò il braccio per salutarlo e si avvicinò, incurante di quello che stesse facendo. Ol! Ol! Sono Peter, ciao. Ti ricordi di me? Esclamò senza tanti preamboli, avvicinandosi sotto la luce di un lampione per lasciarsi vedere.
    Peter Coffey


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    Richiedente: Peter Coffey
    Provino per: Pozioni I (Pozionistica di base)
    Requisiti: 32 Destrezza, 30 Resistenza
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    Richiedente: Peter Coffey
    Provino per: Verde I (Magibiologo)
    Requisiti: 32 Empatia, 30 Resistenza
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    Finalmente la trasferta era finita e Peter poteva passare un po' di tempo a Londra, prima di tornare in Cornovaglia, dove effettivamente abitava.
    Il giorno seguente sarebbero ripresi gli allenamenti con la squadra -che aveva momentaneamente lasciato in hotel- quindi si era preso quella sera esclusivamente per se stesso, per rilassarsi prima dell'inizio di un'ennesima stagione di partite che avrebbero dovuto vincere a tutti i costi.
    Non era mai stato uno da eventi mondani, nonostante la sua popolarità in campo sportivo, tuttavia per una volta aveva deciso di fare uno strappo a questa sua regola, concedendosi la partecipazione ad una festa di fine estate a poca distanza da Londra.
    "La Notte dei Desideri" era un titolo piuttosto intrigante ed aveva attirato subito la sua attenzione, quindi si ritrovava nella grande camera della sua villetta Londinese a scegliere cosa indossare. Ma solitamente era sua sorella quella più creativa in fatto di abbigliamento, lui non sapeva proprio che pesci pigliare. Trattandosi di una festa in spiaggia, sicuramente sarebbe stato fuori luogo presentarsi vestito elegante, quindi per cosa avrebbe dovuto optare? Per un costume da bagno? Sospirò, aprendo l'armadio e cercando qualcosa di adatto.

    Dopo almeno mezz'ora spesa alla ricerca di un abbigliamento decente, si arrese ad un semplice costume a pantaloncino azzurrino ed una camicia a quadri aperta su un torace non troppo definito ma che ce frega a noi, è gnocco uguale.

    Arrivò al luogo della festa con la smaterializzazione, per quanto l'idea di abbandonarsi su un autobus e dormire fino a destinazione, lo allettasse molto. Non era riuscito a riposare, quel pomeriggio.
    Comunque, si avviò verso l'ingresso con uno dei suoi sorrisoni, guardandosi attorno. Era così strano partecipare ad un evento come quello, nonostante la sua notorietà.
    Prima di qualsiasi cosa, si soffermò ad osservare come fosse ben addobbata quella spiaggia: lucette fluttuanti, un sacco di teli sparsi apparentemente in modo casuali e diverse panchine.
    Si avvicinò al banchetto, salutando Alexa e Juan con un cenno allegro della mano.
    Ciao! Vorrei un'Idra alcolico, grazie!
    La ragazza lo guardò per un po' prima di parlare. Aveva appena dato una risposta piuttosto sagace ad un tizio che era arrivato prima di lui e che non era stato particolarmente carino, quindi doveva riprendersi per non rischiare rispostacce anche a chi non se lo meritava, ma Pete non le diede motivo alcuno per usare la sua lingua. E non nel senso bello del termine, purtroppo.
    Ma appena lo riconobbe, i suoi occhi si dilatarono appena. Pete sorrise senza alcuna pretesa.
    Ma tu sei il capitano dei Falmouth Falcons? Sussurrò, visibilmente impressionata di avere davanti una celebrità, per quanto concerne il mondo dello sport, per lo meno.
    Sono proprio io, tanto piacere. Alexa, vero?
    La ragazza parve sciogliersi all'idea che il ragazzo sapesse il suo nome ed il biondo si guardò bene dal ricordarle che aveva una targhetta con il nome attaccata alla maglietta.
    Lei, nel mentre, si prodigò per fargli avere il suo cocktail, senza però distogliere lo sguardo dal suo.
    Facciamo una foto, ti va? Propose il cacciatore, anticipando una richiesta che lei sembrava avere sulla punta della lingua ma che sembrava troppo orgogliosa per esprimere a parole.
    Lei però riuscì ad annuire, quindi il Coffey si avvicinò a lei, oltrepassando il banchetto e sollevando il magifonino, scattando un selfie.
    Più tardi lo avrebbe certamente pubblicato su instagram, anche se era Markab quello bravo con i social, quindi forse avrebbe potuto chiedergli una mano. Per un fugace istante si chiese dove fosse l'ex Grifondoro, ma cercò di scacciare quei pensieri, afferrando il proprio drink, salutando la ragazza ed allontanandosi con un mezzo sorriso sempre presente.

    Una volta entrato a tutti gli effetti in spiaggia, continuò a guardarsi attorno per scovare un volto noto o qualcuno con cui interagire per far nuove conoscenze. Tra tutti gli uomini dall'aria arcigna presente, lo colpì una ragazza dal lungo abito bianco.

    Ehi, ciao! La avvicinò senza realmente saperne il motivo. Tuttavia le sembrava così compita e rigida, che forse avrebbe potuto aiutarla a rilassarsi. Si accostò a lei, sollevando il drink come a chiedere un brindisi.
    Peter Coffey


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    Interagisce per ora con Elizabeth Walker ma chiunque è bene accetto :3 E sceglie un Idra alcolico
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    Volevo fare una sorpresona a Ste

    Ma ha mosso i miei pg in lungo ed in largo, quindi non posso aprire role senza rischiare di cadere in qualche contraddizione ahahah

    Quindi passo per la porta, ahimè

    I'm Back bitchessss (circa)

    la verità è che ci sono alcune persone senza le quali non so stare ❤️🥺

    Mi manchi tanto tanto Ste.


    È un periodo un po' di riassetto quindi non so con che pg né con che velocità, lavoro e problemi più grandi di me mi stanno tenendo troppo lontana da qualsiasi dispositivo mi permetta di scrivere (cellulare escluso che ci lavoro... Ma voi bestie di Satana come fate ad usarlo per ruolare) però pian pianino e con uno spirito diverso, ci sono ❤️

    La Giada che vi ha abbandonati non esiste più, sono la versione migliore
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    Richiedente: Peter Coffey
    Provino per: Maginfluencer
    Requisiti: 32 coraggio, 30 carisma

    Provino aperto qui
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    Peter non era mai stato un tipo social, tutt'altro.
    Preferiva interagire fisicamente con i suoi fans, concedere foto ed autografi, sì, ma continuare a comportarsi come una persona normale, fingendo che la fama non gli appartenesse. Non gli piaceva ritenersi superiore a chi lo sosteneva e supportava con fervore ad ogni sua partita, si sentiva sbagliato e stronzo.
    Ma Jack lo aveva praticamente obbligato a crearsi un profilo instagram ed un profilo tiktok. Facebook lo aveva skippato, visto che perlopiù era popolato da boomer che protestano contro il vaccino che inietta qualche strano microchip o cose assurde del genere. Ah sì, gli aveva fatto creare anche un profilo su Pinterest, ritenendo che alle ragazzine sarebbe piaciuto vedere foto dei suoi addominali. Riteneva anche che avrebbe potuto ritoccarli un po' con photoshop, tanto nessuna di loro lo avrebbe mai realmente verificato da vicino.
    Quindi Pete era seduto sul bordo del letto a piedi e petto nudo, con solo un paio di pantaloni grigi felpati addosso. Abbassò lo sguardo sui suoi cosiddetti addominali. Il biondo non era una delle persone più fisicate che si potessero incontrare, era abbastanza magro ed asciutto, ma aveva un fisico tonico ed abbastanza prestante da permettergli allenamenti intensivi e spietate partite, dove il suo unico obiettivo era quello di vincere, vincere e vincere. La sconfitta non era proprio contemplata.
    Sollevò il proprio magifonino, placidamente posato contro il cuscino. Okay Pete, ce la puoi fare... sei un vincente, quindi dovresti essere nato per fare questo provò ad incoraggiarsi senza però reale successo. Al di fuori del campo, non si era mai considerato chissà che e non aveva un'autostima particolarmente sviluppata, cosa che ci si aspettava da un giovane Campione come lui. A solo un quarto della sua vita era diventato Capitano di una prestigiosa squadra di Quidditch, collezionando una lunga serie di vittorie più o meno eclatanti. Eppure, non si sentiva nient'altro che... Peter.
    Come farò? Domandò all'aria, non calcolando il fatto che in quanto "celebrità" dello sport, probabilmente avrebbe avuto un nutrito seguito solamente creando il profilo, ancora prima di pubblicare qualcosa. Si passò una mano tra i lunghi capelli biondi, riflettendo sul fatto che avrebbe voluto comprare un animale, Honey doveva sentirsi solo, in quell'enorme casa, soprattutto quando lui non c'era. Manco a dirlo, la giovane puffola spuntò da sopra la sua spalla, strusciandosi sulla sua guancia e lasciandogli quelli che sono i corrispettivi puffolosi di un bacio. Il ragazzo sorrise e le infilò le dita nel folto pelo rosa. Honey, cosa potrei fare? Non... non mi sento un influencer. L'esserino lo guardò inclinandosi appena, come se avesse potuto avere una soluzione a tutte le sue domande. Okay, forse hai ragione... dovrei solamente fotografarmi, mettere qualche filtro e lente qua e là. Magari delle foto aesthetic. Pinterest avrà sicuramente suggerimenti, in merito. Deciso a non rimanere là tutto il pomeriggio -la sera aveva un allenamento-, si alzò ed andò in salone, dove sul divano vi era abbandonato il cavalletto di Jack, quello che gli aveva prestato per farsi meglio le foto. Che cosa mi fai fare... si lagnò, sollevandolo e portando tutto il materiale dabbasso, in quella che aveva arredato come fosse una palestra. C'era il tapis roulant, i pesi, vari specchi, attrezzi per fare gli addominali. Da quando ci aveva portato Markab, l'aveva ampliata ancora di più. L'aver perso le sfide, per quanto potesse essere remissivo, gli bruciava ancora. Vedrai, la prossima volta vincerò promise mentalmente al ragazzo che, ovviamente, non poteva sentirlo. Ma glielo avrebbe ripetuto quando finalmente entrambi fossero stati abbastanza liberi da organizzare finalmente quel weekend in Scozia, sperando che l'altro non se ne fosse dimenticato o non avesse cambiato idea.
    Quindi, deciso a smettere di perdere tempo, attaccò il telefono al cavalletto e si guardò un'ultima volta gli addominali in bella mostra. Okay, no, non aveva idea di cosa fare. Si avvicinò al telefono e lo staccò, titubante, aprendo Telegram. Uhm... lo sai che voglio diventare un influencer? Digitò velocemente nella chat con Markab, anche se non accennò ad inviarlo. Non sapeva se potesse scocciarlo o qualcosa del genere. Ma ehm non so nemmeno da dove iniziare! Digitò alla fine, inserendo anche un paio di faccine divertite, anche se non si sentiva divertito per niente. Dopo qualche minuto di esitazione, premette invio ed ecco che il messaggio partì, perdendosi in internet ed arrivando, probabilmente, al destinatario. Si pentì quasi subito di averlo fatto, ma ormai era andata. Anche se avesse cancellato il messaggio, all'altro sarebbe arrivata la notifica. Sbuffò ed attaccò nuovamente il telefono al treppiedi, stavolta in via definitiva. Provò ad assumere una posa da fotomodello -LOL immaginatevi la scena- pompando un po' i muscoli, infilandosi le dita fra gli spaghetti biondi, sorridendo come un duro, mostrando il pollice alzato. E scattò, scattò e scattò. Alla fine si trasfigurò addosso anche la divisa da quidditch per fare diverse foto come Capitano. In alcune invitò anche Honey, per farlo sembrare duro e tenero al tempo stesso. Quando finì, era sudato e spossato, però soddisfatto. Riprese il proprio magifonino e gliele inviò. Non tutte, solamente quelle che riteneva migliori. Mi aiuti a scegliere il filtro? Inviò, nel frattempo pubblicandone altre che di filtro non ne avevano alcun bisogno.
    Peter Coffey


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    Vorrei convertire 120 exp in:
    +5 Resistenza
    +1 Coraggio

    Residuo 16 exp
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    Il Peter di ventisei anni era un disagio ambulante ma maturo, non sto a raccontare come sia un Peter dieci anni prima, quando la sua età ammontava a sedici anni. Aveva ancora una sorella fissa che gironzolava a scuola con lui, aveva ottimi voti ed era il capitano della squadra di Quidditch di Tassorosso. La loro era la squadra favorita per vincere il torneo, sul suo curriculum c'erano una serie infinita di vittorie accumulate negli anni. Ma il disagio forse era allo stesso livello, forse anche maggiore rispetto all'età adulta.
    E quindi quel giorno se ne stava lì, chiuso in quello sgabuzzino, seduto a terra con la testa tra le mani. Aveva subito la sua prima sconfitta da quando guidava la squadra ed era stato contro i serpeverde. Aveva le mani a reggergli la testa, preso dallo sconforto totale. Com'era possibile che avessero perso? Non succedeva mai! Gli era sembrato di percepire le occhiate deluse dei suoi compagni che gli strisciavano sulla pelle, ghermendolo per impedirgli di voltare pagina. Ma ovviamente non era così, i suoi ragazzi sapevano che era grazie a lui se finora erano rimasti imbattuti ed un piccolo incidente di percorso non avrebbe ucciso nessuno. Erano ancora in vantaggio nel tabellone, quindi... perché si sentiva così inutile, vulnerabile? Forse temeva di aver deluso i suoi genitori che ormai credevano solamente in lui per portare avanti il buon nome della famiglia, dal momento che la sorellina... non era ben accetta. La signora Coffey la maltrattava, il padre la stuprava -sebbene quest'ultimo dettaglio non fosse noto a Peter, sennò l'uomo avrebbe fatto una brutta, bruttissima fine. Oh, non immaginava nemmeno.
    Comunque, ora come ora, sebbene malato, sentiva comunque un legame con i genitori, coloro che lo avevano messo al mondo, e non voleva in alcun modo deluderli. Un ennesimo, lunghissimo sospiro lasciò le sue labbra, mentre si strattonava i capelli in preda alla frustrazione.
    Peter Coffey


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    Peter Coffey
    Fu decisamente rincuorato dal fatto che non fosse successo ciò che temeva e nessuno fosse andato a darle fastidio, sempre ammesso fosse vero, altrimenti Peter in persona sarebbe andato ad ucciderlo con le proprie mani, perché proprio nessuno doveva permettersi di sfiorare la sua perfetta sorellina.
    Non voleva continuare, comunque, ad infierire su ciò che aveva passato la sorella, quindi sebbene fosse stata lei a causarlo, non voleva che stesse ancora peggio, non trovando il sostegno dell'unica persona che tenesse realmente a lei.
    Va bene, non parliamone più solo... stai attenta, Ly. Mamma e papà non saranno felici se ti farai sospendere. Fece una pausa, assumendo uno sguardo determinato, mentre le mani andarono ad accarezzarle i capelli rossi e le braccia a cullarla come fosse una neonata, una piccolina da proteggere. Proverò a convincere gli insegnanti a non prendere provvedimenti drastici. Glielo promise. Non sapeva di cosa le facesse loro padre, però era ben consapevole che non fosse troppo accetta in quella casa, che i genitori la considerassero un errore, soprattutto dopo la nascita di Peter, il figlio perfetto: bravo in tutto, un comportamento impeccabile, servizievole. Lei era tutto il contrario e lui lo sapeva, quindi non poteva che fare di tutto per proteggerla.
    Ma che domande mi fai, piccola peste? Le domandò con una risata, stringendola maggiormente a sé e ridendo, cercando di spezzare la tensione che poco prima aveva caratterizzato l'intera atmosfera.
    I serpeverde sono stati spazzati via! Così imparano a credersi migliori di chiunque, quegli sbruffoni! Esclamò come se si fosse dimenticato che anche lei ne facesse parte, osservando con un sorriso l'apparentemente assonnata sorellina, continuando a cullarla e lasciando che Morfeo la prendesse tra le sue braccia, trascinandola nel mondo dei sogni. Dopo ciò che aveva vissuto, se lo meritava, un po' di riposo.
    Io non sono perfetto, piccola... mormorò, quando ormai la rossa non avrebbe più potuto sentirlo. Non sai quanto vorrei esserlo fu l'ultima cosa che disse, prima di alzarsi e tenerla in braccio, avviandosi verso l'interno. Iniziava a far freddo, là fuori.
    26 y.oFalconsAnimagusQuidditch's playerFrom London
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