Votes taken by Kjell Halvorsen

  1. .
    Erano mesi che avrebbe voluto cedere ai suoi istinti di pigrizia e narcolessia, tuttavia il troppo lavoro lo stava assorbendo così tanto che l'unica cosa alla quale stava riuscendo a cedere erano gli sporadici incontri con Brianna fuori dal lavoro per dedicarsi una birra e qualche chiacchiera.
    Ad ogni modo, nonostante l'effettiva apatia del momento e soprattutto il suo tentativo di fingere che quella situazione non fosse affatto strana, la serata cominciò a prendere autonomamente una piega abbastanza anomala.
    Riuscì a lanciare il suo saluto in direzione di Anthony, peccato che la cosa scaturì una reazione inaspettata nella rossa che si accompagnava alla strana ragazzina che era seduta di fianco a lui.
    Si accigliò vistosamente, indugiando spudoratamente sul volto di Juno senza avere modo di riconoscerla davvero e folgorandola senza il minimo riserbo.

    Quella non va.

    Si accodò alle parole di Brianna per accennare all'altra rossa, facendo in modo che solo la collega potesse udire le sue parole, mentre un brivido di intimo sospetto gli si arrampicava lungo la schiena.
    Ringraziò il barista per la sua birra, senza tuttavia perdere di vista la situazione e lasciando che i due colleghi cominciassero ad approcciare la ragazzina nel tentativo di sbrogliare quella curiosa conversazione.
    Mentre gli altri due si intrattenevano con Kendall, afferrò il boccale contenente la sua birra per poi alzarsi e cambiare posto, andando ad accomodarsi lì dove Anthony aveva lasciato uno sgabello libero di fianco alla rossa strana.

    Prende qualcosa da bere o da mangiare?

    Finse di unirsi al coro di ringraziamenti in sua direzione elargiti da Lovegood per la sua presunta gentilezza e spirito di solidarietà, tracannando un sorso di birra più per cercare di non insospettirla circa il suo sospetto (?) nei suoi confronti che per reale desiderio di bere ciò che aveva ordinato.

    In due dovrebbero farcela.

    Abbozzò un sorriso stranamente accondiscendente, mentre solo per un attimo i suoi occhi cercarono la complicità di quelli di Brianna, prima di dedicarsi ad uno studio approfondito - anche se solo di sottecchi - alla figura della strana donna che gli stava di fianco. Prese un altro sorso di birra e poi allacciò le braccia al petto scaricando il peso del corpo su di uno gomito che andò a posarsi sul bancone. Le dita della mano nascosta erano sul manico della bacchetta celata al di sotto della maglietta, ma era sul suo sorriso che avrebbe voluto calamitare le attenzioni della rossa.
    Kjell
    Halvorsen

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    Auror

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    Si insospettisce dopo l'occhiata di Juno e lascia che gli altri due si occupino della ragazzina, mentre lui cerca di spostarsi con tanto di birra di fianco alla rossa per fingere di flirtare chiacchierare con lei, ringraziandola a nome del popolo del Regno Unito (?) per la sua gentilezza. Intanto la scruta, mano alla bacchetta.

    Oggetti
    - Bacchetta

    Stats
    Coraggio: 30
    Empatia: 20
    Intelligenza: 30
    Resistenza: 30
    Tecnica: 20
    Intuito: 20
    Destrezza: 30
    Carisma: 20

    Skills
    - Duel. Mag I
    - Dif. I
  2. .
    Negli ultimi tempi stava cercando di sforzarsi di pensare ad altro oltre che al lavoro. Perfino le ferie natalizie erano state difficili da superare ed il tempo sembrava essere trascorso alla metà della sua regolare velocità, almeno per lui.
    Poter ritornare alla sua routine era risultato confortante per la sua pace mentale, tuttavia sembrava aver trovato in Brianna il perno necessario a costringersi a lasciare l'ufficio ad un orario consono ad un essere umano, piuttosto che ad un automa programmato per scovare serial killer e criminali di sorta.
    La leggerezza con la quale la rossa pareva affrontare le giornate - almeno per quanto aveva potuto constatare lui - gli restituiva un certo senso di normalità e, in aggiunta, era un tipo che faceva dell'alcol e delle bevute in compagnia la cornice perfetta del suo tempo libero.

    Mi stai chiedendo uno sforzo incredibile, non so se ci riesco.

    Ironizzò circa l'ordine dell'altra mentre teneva entrambe le braccia occupate a sfilare via dalle spalle larghe il cappotto corto e nero che indossava, sfoggiando una casualissima t-shirt dei Karasjok Kites, che si accompagnava ad un jeans chiaro e consunto ed un paio di scarpe in tela nera.
    Nell'effettuare quel movimento, si assicurò di celare la bacchetta accomodandola lungo il fianco e costringendola addosso a sé, nascosta al di sotto del tessuto della maglietta.

    Una scura qualsiasi per me, grazie.

    Ordinò a sua volta, accomodandosi su uno sgabello di fianco a quello della rossa e piazzando entrambi i palmi delle mani sul viso per sfregare gli occhi stanchi e arrossati, chiara conseguenza della lunga giornata di lavoro che aveva dovuto affrontare.

    Comunque, ti stavo dicendo, quel tirocinante che è arrivato da poco oggi ha deci-

    Aveva ancora le palpebre serrate sugli occhi chiari nascosti dietro i palmi delle mani quando la collega richiamò la sua attenzione in una maniera che lo mise un po' in allarme. Allenato a mantenere una certa compostezza di sé, si zittì ma non compì alcun movimento che potesse risultare sospetto.
    Allungò solo lo sguardo nella direzione indicatagli dall'altra, adocchiando a sua volta il foglietto che riconobbe in maniera immediata.
    Le opzioni erano molteplici, incluso il fatto che la ragazzina avesse trovato in giro quel pezzo di carta per caso, per quanto la faccenda fosse alquanto improbabile.
    La donna che si stava accompagnando alla ragazzina lo incuriosì più di quanto non avesse fatto la marmocchia stessa e fu su di lei che concentrò lo sguardo azzurro per qualche secondo di troppo.

    Ma quello non è Lovegood?

    Chiese poi, sempre in direzione di Brianna, e sempre perché la situazione - per quanto potesse sembrare sospetta ad un occhio paranoico come il suo - non pareva più strana del "normale".
    Per quanto potesse esserci di normale nel loro mondo in generale.
    Sollevò un braccio per cercare di attirare l'attenzione di Anthony, accomodato a qualche sgabello di distanza da loro, poi tornò al volto della rossa che aveva di fianco.

    Niente rotture di cazzo, stasera. Non ce la posso fare.

    Seh.
    Aspetta e spera.
    Kjell
    Halvorsen

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    Shake me down.
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    Auror

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    Arriva con Brianna e si accomoda su uno sgabello del bancone. Nota il foglietto che la collega gli ha indicato (Dif. I), ma non si allarma più di tanto perché è un #aurorstanco. Cerca di attirare l'attenzione di Anthony ma sotto sotto resta in allerta perché è masochista.

    Oggetti
    - Bacchetta

    Stats
    Coraggio: 30
    Empatia: 20
    Intelligenza: 30
    Resistenza: 30
    Tecnica: 20
    Intuito: 20
    Destrezza: 30
    Carisma: 20

    Skills
    - Duel. Mag I
    - Dif. I
  3. .
    ☽ Nome PG: Kjell Halvorsen
    ☽ Miniquest: Una nuova lupa in città
  4. .
    Della donna che aveva davanti a sé conosceva solo nome e cognome, eppure il chiacchiericcio che aleggiava attorno al suo ritorno gli aveva lasciato intendere che c'era ben altro da poter indagare sul suo conto, oltre alle sue mere generalità.
    Purtroppo, in quel periodo della sua vita, si era riscoperto troppo impegnato e stressato per anche solo provare a concentrarsi su qualcos'altro che non fosse il lavoro. Ne era praticamente ossessionato e aveva finito con l'escludere qualsiasi altra cosa o persona dalla sua vita solo per il gusto di potersi dedicare anima e corpo al caso che gli era stato assegnato.
    Se qualcuno gli avesse domandato il motivo di quel suo isolamento forzato, probabilmente non sarebbe stato in grado di rintracciarlo. Era una fase come un'altra nel ciclo della sua vita che andava avanti da trentaquattro anni senza particolari scossoni.
    E quindi aveva accantonato, ancor prima di potercisi effettivamente dedicare, l'aspettativa di imparare a conoscere un po' meglio la collega che era tornata a pieno regime solo da poco tempo.
    Tuttavia, ora che la rossa era lì davanti a lui e l'ascoltava attenta, non potè fare a meno di chiedersi per quale motivo non avesse cercato di indagare, o quanto meno provare a capire cosa le fosse successo. Anche fosse stato solo per mero spirito di cameratismo.
    Che fosse praticamente esausto era chiaro, ma nessuno - all'interno dell'ufficio o fuori da esso - si era preso la premura di farglielo notare, almeno fino a quel momento. Interruppe il modo concitato con il quale le stava vomitando addosso teorie e congettura, immobilizzandosi e rilassando visibilmente le spalle in risposta a quella osservazione che arrivò in maniera così cristallina, sincera e disinteressata da rimbombargli nella testa quasi come un rimprovero, seppur non lo fosse.
    La lasciò muoversi per abbandonare l'economica acquavite che le aveva offerto e, per qualche brevissimo istante, si vergognò di se stesso per aver cercato di rifilare quello scadentissimo drink ad una donna che aveva un profumo come il suo.
    Così inebriante e delicato nel suo essere totalmente sconosciuto ai suoi sensi.

    Forse un po' lo sono.

    Ammise, esibendo un sorriso stanco, mentre sospirava e cercava l'appoggio della scrivania alle sue spalle per stiracchiare il collo all'indietro e far scrocchiare silenziosamente la schiena.
    Fu in quel momento che si rese conto che non ricordava l'ultima volta che si era disteso a letto per rilassarsi e fu proprio quell'epifania a spingerlo ad accogliere l'ultimo invito di lei, piuttosto che soffermarsi sull'ennesima teoria alla quale - in quel momento e così incredibilmente - non aveva voglia di prestare attenzione.

    Ok, la mia acquavite non sarà delle migliori, ma non c'è bisogno di essere così venali.

    Inarcò entrambe le sopracciglia verso l'alto in un ammiccamento scherzoso al quale si accompagnò l'ennesimo sorriso che volle dedicarle mentre si scollava dalla scrivania, per poi dirigersi a recuperare il giubbotto nero che aveva abbandonato lì da qualche parte.

    Ti spiace se andiamo in un posto dove fanno degli hamburger di renna da paura? Non mangio da... credo stamattina.

    A conferma del fatto che stava perdendo la concezione del tempo e dello spazio attorno a sé, tornò a voltarsi per fronteggiare Brianna dopo aver infilato il giubbotto, avvicinandolesi per distendere poi una mano a palmo aperto in sua direzione.

    Guido io.

    Laddove per guido intendeva che si sarebbe smaterializzato assieme a lei - qualora avesse acconsentito - direttamente all'interno del locale che aveva in mente e dal quale mancava da tanto, troppo tempo.

    ***

    Hei Kristoff. Siamo in due, ci serve qualcosa per scaldarci.

    Rimettere piede all'interno del Reinreservatet - il "rifugio della renna" - gli provocò un senso di nostalgia difficile da ignorare.
    Si trattava di una sottospecie di locanda, molto simile ad un classico irish pub londinese, nel quartiere di Camden Town, che ci teneva particolarmente ad enfatizzare le origini norvegesi del proprietario, Kristoff. Un mago sulla cinquantina tanto biondo quanto grasso, nonché dotato di un contagioso sorriso che faceva capolino al di sotto degli spessi baffi biondi che si portava sotto al naso.

    Ma che hai fatto ai capelli?!

    In effetti, l'ultima volta che era stato lì aveva le ciocche bionde lunghe un quarto rispetto a quel momento ed era sicuramente meno stanco di così.

    Non ho avuto il tempo di tagliarli.

    I suoi occhi azzurri scivolarono a quel punto sul volto di Brianna, mentre stringeva le labbra tra loro con un'espressione da colpevole stampata in faccia. Non aveva avuto il tempo di fare un sacco di cose, ultimamente, ma quella sera sembrava intenzionato a porre rimedio.
    Seguì Kristoff fino ad un tavolo per due, sul fondo della sala completamente decorata in legno scuro, non abbastanza lontano dal chiacchiericcio del resto dell'alticcia clientela del locale.

    Ti conviene congratularti con Kristoff per i suoi trofei. Li ha cacciati tutti lui.

    Accennò alle teste impagliate di giganteschi esemplari di renna con le quali il proprietario aveva fieramente decorato le mura interne del proprio pub, in pieno stile omaccione nordico, arrivando poi a liberarsi del giubbotto e mettersi a sedere agguantando un paio di menù ed allungandone uno a Brianna.

    La cantina è internazionale, quindi da bere sceglie lei. Mi ha già insultato l'acquavite che avevo in ufficio.

    Finse di lamentarsi con l'uomo, per poi sparire con il viso dietro l'elenco delle portate disponibili. Solo di tanto in tanto, un'iride faceva capolino oltre la cortina di quell'ingombro, quasi che fosse preoccupato che Brianna potesse non sentirsi a suo agio tra quelle mura.
    Erano settimane che non usciva fuori a cena e mesi che non si intratteneva da solo con una donna, che fosse anche solo una collega di lavoro, quindi finì con il sentirsi un po' spaesato mentre si domandava se ci sarebbe stato mai un buon momento per chiederle cosa le fosse successo.
    Perché a quel punto la faccenda cominciava ad interessargli.
    Kjell
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    Auror

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  5. .
    Ciò che aveva imparato sul conto di Brianna Scott era frutto delle voci che erano passate di ufficio in ufficio. Informazioni dai bordi sfocati nel quadro di una storia che non si era granché sforzato di capire.
    Era una persona estremamente socievole e fare lavoro di squadra non gli costava chissà quanta sofferenza a livello dell'ego ma, per quanto fosse rimasto incuriosito dal fatto di sapere poco o addirittura niente sul conto della sua nuova compagna di squadra, aveva optato per scoprire sul loro tavolo la carta della discrezione.
    Almeno fino a quel momento.
    In quel periodo era totalmente assorbito dal caso e si trascinava nelle giornate come se nella sua testa non ci fosse spazio disponibile per niente e nessuno, ad eccezione di Gordon Shipman e le sue 13 presunte vittime.
    Non sperava davvero che uno dei suoi colleghi assegnati allo stesso caso decidesse di trattenersi in ufficio più del dovuto, dunque fu con un moto di spontanea sorpresa che accolse l'arrivo della rossa, trascinandosi appresso la sigaretta mentre si voltava per seguirne il passo verso la sua bacheca.

    Trovo sempre il modo di divertirmi anche quando 'sti stronzi mi annoiano.

    Allungò la mano che reggeva la sigaretta in direzione della bacheca, alludendo ai mezzi busti dei brutti ceffi indiziati incollati al sughero. Le labbra si piegarono in un sorriso morbido, per poi arricciarsi quando il pollice della mano sollevata andò a grattare la barba ispida che aveva sul mento con fare pensieroso.
    Abbassò gli occhi chiari sul coltellino che Brianna gli stava restituendo, sospirando profondamente nell'udire le sue parole a riguardo delle teorie da kamikaze che aveva espresso nei bigliettini che aveva lasciato loro.

    Lo so, hai ragione.

    Ammise, allungando la mano libera dalla sigaretta per recuperare il coltellino ed intascarlo, portando il filtro della paglia alle labbra e socchiudendo le palpebre mentre aspirava, sospingendo poi una densa nuvola di fumo a sparpagliarsi nello spazio tra i loro corpi ad infierire sul forte profumo di dopobarba che si portava lui addosso.

    Ma più ci ragiono e più me ne convinco. Tutti morti impiccati con un Incarceramus, esattamente quello che Shipman ha fatto in galera con quel poveraccio del suo compagno di cella. Non ti sembra palese?

    Le iridi che aveva mantenuto sul volto di lei si spostarono alle sue spalle, a sondare ancora una volta l'intricato intreccio di lana e chiodini che tenevano insieme il filo logico di tutta quella complessa situazione.

    E se fosse veramente così semplice come sembra? Se ci stessimo complicando la vita per niente?

    Di certo non potevano fermarsi alla soluzione più logica, ma non capiva per quale motivo non dovessero percorrere quello che sembrava l'epilogo più scontato. Non stavano forse peccando di megalomania, così facendo?
    Tornò ai suoi occhi, mordicchiando la pelle già scorticata delle labbra che sembravano sul punto di cominciare a sanguinare, quindi sospirò ancora, incastrando la sigaretta tra le labbra per poi prendere a spostarsi verso un armadietto in legno di noce scura posto di fianco alla scrivania.
    Rimase in silenzio mentre trafficava dandole le spalle, tornando poi a fronteggiarla con un pesante bicchiere tra le mani. Agguantò la bottiglia di acquavite e ne versò una generosa quantità all'interno del vetro che volle porgere a Brianna solo dopo aver scaricato l'intero peso del corpo contro il bordo della scrivania, dando finalmente le spalle alla bacheca di sughero.
    Le sue attenzioni vennero dunque interamente proiettate alla donna che aveva davanti per la prima volta da quando l'altra gli aveva invaso la stanza con la sua fragranza sconosciuta.

    Dimmelo sinceramente... ti sembro pazzo?

    Aveva lo sguardo di chi, in ogni caso, non si sarebbe offeso di fronte ad un'eventuale risposta affermativa, tant'è che affilò le labbra in un sorriso un po' paraculo, ma estremamente bonario.
    Kjell
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  6. .

    Venerdì 9 dicembre, 23:30


    Non gli capitava di essere assorbito a quel modo da un caso da tantissimo tempo. Ciò che più lo intrigava del suo lavoro era tutto ciò che precedeva l'azione vera e propria: il mistero, l'attesa, l'indagine. Era un tipo fisico praticamente in tutto, ma la pace che gli dava il fatto di riuscire a risolvere un enigma era ineguagliabile.
    Erano settimane che lavorava, assieme ad una squadra composta da un altro paio di colleghi, sul cosiddetto caso "Moon Down". Un mago serial killer che se ne andava in giro a sgozzare vittime babbane nel cuore della notte era tanto un cliché, quanto una rognosa gatta da pelare. C'erano una mole indicibile di uffici e dipartimenti che veniva coinvolta, tra Obliviatori e intermediari del Primo Ministro babbano, tuttavia era il corpo auror ad essere esposto in prima fila, carico dell'onere di scovare il colpevole e spedirlo in galera.
    Tutta quella faccenda lo stava mandando in crisi. Non riuscivano a venirne a capo, poiché il mostro in questione continuava a scivolare dalle loro dita come acqua ogni volta che pensavano di essere vicinissimi all'acciuffarlo. Dunque, quella sera, il norvegese aveva deciso di attardarsi nel suo ufficio per passare in rassegna - ancora una volta - tutti gli indiziati del caso.
    La porta del suo ufficio era socchiusa e dall'uscio filtrava uno scorcio di luce tremulo che si allungava come una lama incandescente tranciando il buio del corridoio. Nel silenzio tombale che imperava nella struttura risuonava ovattato il suo passo nervoso, che si accompagnava all'ombra imponente dell'uomo che continuava imperterrito nel suo andirivieni all'interno della stanza.

    Sei un cazzo di bastardo.

    In realtà era completamente solo - o così credeva - mentre inveiva contro non sapeva neppure lui chi, considerata l'identità ignota del serial killer. Quelle poche parole, proferite ad alta voce, furono seguite da un tonfo secco e violento.
    Dallo spiraglio lasciato a disposizione, ci si sarebbe potuti accorgere che aveva appena scagliato un coltellino svizzero contro l'enorme bacheca in sughero affissa al muro, sulla quale se ne stavano incollate tutta una serie di fotografie animate - di vittime e sospettati - collegate tra loro da una ragnatela di fili di lana rossa. Qualche lanterna alimentata ad olio ad illuminare lo spazio disordinato di quello studio.
    Date, luoghi e testimoni erano sistemati con una precisione incredibile sulla parete e la punta del coltello era inchiodata all'altezza della fronte di un noto ex pregiudicato ora a piede libero, che qualcuno di particolarmente avvezzo al mondo della cronaca nera avrebbe potuto facilmente ricondurre a tale Gordon Shipman.
    Aveva lasciato un biglietto ad entrambi i colleghi che lavoravano con lui su quel caso, quella stessa mattina, azzardando una teoria secondo la quale suddetto Shipman fosse nient'altro che l'assassino che stavano cercando, tuttavia non si aspettava che uno dei due fosse rimasto in giro al Ministero a quell'ora tarda.
    Dunque aveva deciso di bearsi della compagnia di una bottiglia di acquavite - da bravo norvegese quale era - che aveva già scolato per metà.
    Era stanco e provato, i capelli che ultimamente portava lunghi fino alle spalle erano stati acconciati distrattamente in una crocchia scomposta e alcuni ciuffi ciondolavano davanti al suo viso sporcato da uno spesso strato di barba biondiccia. Gli occhi azzurri erano languidi, annacquati dalla fatica della giornata e dall'alcool, per quanto non fosse ancora ubriaco, solo un po' meno lucido del solito.
    Interruppe il suo viavai irritato dando le spalle alla porta, dalla quale sarebbe stato possibile adocchiare il retro della sua figura con indosso una semplice t-shirt a maniche corte bianca, un jeans scuro e un paio di consunte scarpe in tela nere.
    Fronteggiando la bacheca ed i suoi intrecci, estrasse una sigaretta dal pacchetto stropicciato che aveva sulla scrivania invasa da cianfrusaglie di ogni genere, dando poi fuoco al tabacco con uno zippo in metallo il cui clangore sarebbe stato attutito dalla risma di fogli presenti sulla superficie di legno.
    Una mano affossata nella tasca, la gemella impegnata a reggere il filtro della paglia ed un profondo sospiro che sapeva di tutto meno che di resa.

    Ma ti prendo. Stai tranquillo che ti prendo.
    Kjell
    Halvorsen

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    ...
    "

    Auror

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    Edited by Kjell Halvorsen - 10/12/2022, 13:24
  7. .
    Coraggio: 30
    Empatia: 20
    Intelligenza: 30
    Resistenza: 30
    Tecnica: 20
    Intuito: 20
    Destrezza: 30
    Carisma: 20

    Skill 1: Duellante nato
    Skill 2: Scudo magico
  8. .
    Se per molti l'imminente arrivo della primavera poteva essere motivo di allegria e buon umore, per il nostro era invece una gran rottura di cazzo. Abituato com'era al rigidissimo clima della Norvegia, ogni minimo barlume di sole lo gettava in uno stato di frustrazione latente che cercava di tenere a bada come poteva.
    Tuttavia, considerato il fatto che trascorreva la stragrande maggioranza del tempo tra le mura dell'accademia durante la settimana, solitamente approfittava del weekend per prendere una boccata d'aria.
    Che poi accompagnasse queste sue fantomatiche salutari passeggiate all'aria aperta con la nicotina di una sigaretta era una contraddizione sulla quale non si sarebbe mai soffermato.
    Ti ci manca solo che ti schianti col muso a terra, è già brutto di suo. Vai piano.
    Il passo calmo e rilassato mal si accordava con lo sguardo chiaro che, svelto e attento, seguiva il cane che lo precedeva. Si trattava di un esemplare di bulldog francese blu, che dimostrava circa un annetto di età e faceva strada al norvegese trotterellando alla volta della terrazza.
    Niente guinzaglio per Loki, il cagnetto pareva educato abbastanza da non allontanarsi troppo dal suo padrone.
    La mano destra trascinò il filtro della paglia stropicciata fino alle labbra, mentre le palpebre si socchiudevano appena sulle iridi chiarissime in quella ennesima boccata al veleno che volle prendere, mentre continuava a procedere fino a quando non gli si parò davanti una scena abbastanza singolare.
    Inquadrò Erik intento a spupazzare il suo chocobo in quello che pareva un caleidoscopio di colori, considerato l'abbigliamento del ragazzo e le sfumature della creatura.
    Il piccolo Loki, estremamente incuriosito, trotterellò fino a raggiungere il pennuto ed il suo padrone, prendendo ad annusare la qualunque senza un minimo di discrezione.
    Ma lascia in pace la gente, vieni via.
    Le labbra si piegarono per dar vita ad un fischio basso e continuo, seguito dallo sbuffo di una densa nuvola di fumo.
    Scusalo, non sa neanche dove sta di casa la discrezione.
    Si rivolse ad Erik arrestandosi ad un paio di passi di distanza dalla sua posizione, piegando le labbra in un mezzo sorriso storto sul quale volle tornare a posare la sigaretta pochi istanti dopo. Accennò dunque al chocobo con un lieve movimento del capo, portando le dita della mano sinistra a ravvivare all'indietro - senza alcun successo - i ciuffi scomposti di capelli biondicci.
    Carino. Cos'è che mangia di solito?
    Pose quella che poteva sembrare non la classica domanda con cui rompere il ghiaccio con qualcuno: avrebbe potuto chiedergli il nome del pennuto o la sua età. Ma no. Cos'è che mangia di solito.
    Affossò la mancina nella tasca del pantalone nero che indossava a far da completo con una banale t-shirt anch'essa nera, maniche rigorosamente corte, ignorando i lacci slacciati delle converse in tinta con il resto che portava ai piedi.
    Heya, Holland. Ma ti pare che c'abbiamo qualcosa da dimostrare?
    Domandò retorico ed ammiccante verso la Black Opal poco distante da loro. E, dopo aver espirato l'ennesima nuvola di fumo, tornò con le attenzioni su Erik.
    Scommettiamo una birretta? Il pennuto puoi lasciarlo alla Holland, gira voce che ci sappia fare con gli uccelli.
    Accennò alle scope ai piedi della Black Opal con un vago movimento del capo, di fatto sfidando l'Ametrin a fare un giro in volo attorno al perimetro della terrazza, scommettendo un qualcosa di economico ma pur sempre lauto.
    Acciuffò il filtro della sigaretta, piegando il braccio così da arrivare a spegnerla definitivamente contro la balaustra senza troppo riguardo ed infilando la lingua tra i denti così da emettere un secondo fischio profondo atto a richiamare a sé il bulldog.
    Stai con Dana e non ti muovere.
    E quasi che il cagnetto parlasse la sua stessa lingua, prese a dirigersi verso la ragazza.
    Kjell
    Halvorsen

    CAN YOU TELL THAT I'M FULL OF MISCHIEF?

    Black Opal - I anno

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  9. .
    Se c'era un qualcosa di più sacro del salmone per il norvegese, quello era senza ombra di dubbio il weekend. Studiava per il gusto di farsi una cultura su ciò che più gli interessava: cercare di fare colpo sul corpo docente o professarsi il più bravo del corso non era tra i suoi interessi; dover prendere parte ad una lezione di sabato era dunque un'eresia che ne avrebbe macchiato l'umore per il resto della giornata.
    Con questa consapevolezza e con la morte nel cuore, aveva abbandonato le coperte ad un orario improponibile dopo aver lanciato una manata al proprio magifonino nel tentativo di interrompere le note della fantastica sveglia che ogni mattina buttava giù dal letto sia lui che Thomas.
    Porca troia che palle.
    Biascicò il suo solito buongiorno alla volta dell'amico, con la voce soffocata dalla morbidezza del cuscino, prima di trascinarsi giù dalla branda.
    Quasi come a voler portare avanti una ribellione silente, quel giorno aveva deciso di non pettinare i capelli. Come se il dettaglio avrebbe in qualche modo potuto ferire intimamente Olwen che, con tutta probabilità, aveva di meglio a cui pensare se non al suo nido inconcludente di ciuffi biondicci.
    Ti giuro, spero che abbia un buon motivo per fare lezione di sabato sennò oggi finisce male.
    Scegliere cosa indossare quel giorno fu abbastanza semplice: una banale t-shirt bianca giaceva abbandonata sulla sedia di fianco al suo letto, dunque gli parve cosa buona e giusta affidarsi al cotone di quella dopo aver calzato un jeans chiaro, sdrucito ad altezza ginocchia. Un paio di dr martens nere alte ed una giacca anch'essa in tessuto jeans conclusero l'opera d'arte del giorno, conferendogli l'aria di chi era pronto per andare in gita.
    L'espressione sul suo viso suggeriva tutt'altro che prontezza, sembrava più che altro in procinto di schiantarsi di faccia contro il pavimento e riprendere a dormire. Ma per lo meno stava cercando di sforzarsi.
    Recuperata la bacchetta in legno di acero ed intascato il magifonino, non gli restò che dirigersi assieme a Thomas e Haydar verso il limitare della Foresta Eterea. O almeno quella sarebbe stata la loro meta ultima.

    Le mani affossate nelle tasche del jeans e la camminata blanda indicavano fin troppa tranquillità e disinteresse. Il fatto che fossero in ritardo non rappresentava una novità né un grave problema nella sua mente. Avrebbero subito eventuali conseguenze come facevano sempre: con facce da culo.
    Quando riuscirono a raggiungere il gruppo già radunato e intento ad ascoltare le parole del professore, rivolse un cenno del capo ad Harry Wood per puro spirito di cameratismo, dunque sospirò prima di rivolgere le sue assonnate attenzioni a Lancelot che prese a spiegare il motivo per il quale erano lì quel giorno. Di sabato. A quell'ora.
    Andò a scaricare l'intero peso del corpo sullo stesso tronco contro il quale era puntellato il gomito di Thomas, allacciando le braccia al petto ed incrociando le gambe all'altezza delle caviglie.
    Ascoltò i commenti dei compagni di corso con in volto l'espressione scettica di chi sembrava starsene lì in attesa che qualcuno riuscisse a soddisfarlo con una teoria abbastanza convincente e lui, dal canto suo, non si risparmio dall'allungare un ghigno sornione sulle labbra nel momento in cui l'amico si scusò per il loro malaugurato ritardo.
    Deformazione professionale da sabato mattina.
    Soggiunse criptico, senza soffermarsi su chi o che cosa li avesse effettivamente trattenuti. Le interpretazioni varie ed eventuali le avrebbe lasciate a tutti gli altri.
    Giunto il suo turno, sfoderò la bacchetta con la mano destra, mentre mantenne la gemella nascosta nella tasca del pantalone. Rilassò le spalle, scollandole dal tronco dell'albero e andando a tracciare un quadrato nella maniera più decisa e precisa possibile, accompagnando il movimento alla formula magica con la quale Olwen si era premurato di martellarli per giorni e giorni senza sosta.
    Atramenta.
    "Infame" e "Rabarbaro" furono le parole frutto del suo incanto. Lanciò un'occhiata alla bacheca prima di nascondere nuovamente la bacchetta sotto la giacca e tornare ad assumere la precedente posa rilassata.
    Infame perché in Norvegia ogni tanto la primavera pare una farsa: il clima migliora un po', ma poi ti trovi la neve ad aprile. Rabarbaro perché questo è il periodo in cui fiorisce e ci facciamo un sacco di torte.
    Concluse, spicciolo e sbrigativo, umettando le labbra ed accennando in ultimo ad Amelia con un blando movimento del capo che portò i ciuffi scompigliati di capelli a solleticargli la fronte.
    Ad ogni modo, concordo con Fawley. L'estate fa schifo.

    Kjell
    Halvorsen

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    Black Opal - I anno

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  10. .
    Il connubio creato dalla sua sconfinata passione per i viaggi ed il fatto che il mezzo di trasporto prediletto dei figli di Durmstrang era una nave aveva reso quel suo viaggio fino a Denrise meno tedioso del previsto.
    In aggiunta, aveva potuto trascorrere quel lasso di tempo assieme ai suoi due più cari amici, resistendo a fatica alla tentazione di storcere il naso ogni volta che qualche individuo proveniente da Hogwarts - o peggio - passava loro di fianco. Era capace di non essere razzista nei confronti dei babbani, ma gli veniva ancora complicato riuscire a tollerare un Corvonero, un Serpecorno e più in generale i nipponici di Mahoutokoro. Per suo personale guadagno sarebbe anche stato capace di fare buon viso a cattivo gioco, ma era fin troppo presto per profondersi in un'attività così impegnativa.
    Aveva trascorso l'intero viaggio a studiare i suoi potenziali futuri compagni di corso e soprattutto gli studenti più grandi, cercando di memorizzare gli individui che gli davano l'impressione di valere la pena delle sue complicate attenzioni. Non un sorriso, per nessuno.
    Sicuramente avrebbe fatto amicizia con qualcuno a lungo andare, ma era il ritardatario per antonomasia, compreso nello sviluppo delle sue relazioni interpersonali.
    Chi arriva per primo vince qualcosa?
    Fece eco al commento di Thomas rispondendo al suo sorriso con un movimento del sopracciglio destro che si inarcò verso l'alto. Un cipiglio scettico, quello di chi giudica senza cercare neppure di nascondersi. Discrezione nulla.
    Con le dita della mano destra a stringere maggiormente la stringa della tracolla che si trascinava appresso, si incamminò assieme all'inglese e ad Haydar lungo il sentiero fino alle porte dell'accademia.
    Non lasciava trasparire alcun barlume di eccitazione né dai movimenti del corpo né dalle espressioni del viso, ma la curiosità per tutto ciò che l'attendeva ribolliva latente dentro di lui e nelle iridi chiare che scrutavano i dintorni.
    Il fatto che ci fosse uno Snaso gigante ad accoglierli lo sorprese abbastanza da portare l'espressione sul suo viso squadrato ad ammorbidirsi, rivelando un sottofondo di curiosità che si ancorò agli spostamenti di Thomas che lo precedette nella prova che li attendeva.
    Si limitò ad affondare la mano nella tracolla e ad estrarre la bacchetta in acero nel momento in cui arrivò il suo turno, affidando la tracolla a Thomas reclamando la restituzione del favore che gli aveva fatto poco prima, vegliando il suo zaino.
    Un movimento fluido, ma deciso si accompagnò alla formula che sapeva di dover pronunciare per riuscire a svelare quello che era il suo destino tra le mura di Hidenstone.
    Revelio.
    Fu complicato in quel frangente riuscire a trattenere la scarica di adrenalina che lo attraversò interamente, amplificandosi sotto la spinta della curiosità che si impossessò di lui in maniera violenta.
    Poteva sembrare totalmente disinteressato, ma in realtà la sua era un'impazienza feroce. Un tipo di impazienza difficile da decifrare.
    Kjell
    Halvorsen

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    Casa - I anno

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    1. SCEGLI TRA I SEGUENTI LAVORI QUELLO CHE RAPPRESENTA MAGGIORMENTE IL TUO FUTURO
    Auror

    2. TI AVVICINI ALLO SPECCHIO DELLE BRAME E VEDI...
    Me stesso muovere i fili del destino


    3. QUALE ANIMALE PORTERESTI CON TE A HIDENSTONE?
    Gatto


    4. SEI APPENA ARRIVATO A HIDENSTONE, QUALE LUOGO SEI PIÙ CURIOSO DI SCOPRIRE?
    Camera di un docente


    5. SCEGLI UN RUOLO DI QUIDDITCH.
    Battitore

    6. COSA TI SPAVENTA MAGGIORMENTE?
    Ammettere di aver paura


    7. QUALE LEZIONE NON VEDI L'ORA DI FREQUENTARE?
    Alchimia


    8. A QUALE CARATTERISTICA TI SENTI PIÙ AFFINE ?
    Carisma


    9. SE POTESSI OTTENERE QUALSIASI COSA DALLA VITA COSA SCEGLIERESTI?
    Qualcosa che gli altri possono solo immaginare


    10. TROVI UNO SCRIGNO PIENO DI OGGETTI IMPOLVERATI, MA PUOI SCEGLIERNE SOLO UNO.
    La lampada dei desideri


    11. IN QUALE CASATA NON VUOI ESSERE SMISTATO?
    b) Dioptase
  11. .
    Dopo aver girovagato per qualche giorno ho deciso di droppare un pg e vedere come va.

    A ruota dietro di me arriveranno il mio coinquilino e un altro nostro amico, quindi non spaventatevi per l'invasione. Giuro che siamo molesti.

    Ci si becca on game!
11 replies since 1/3/2021
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