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#WHATIF - Mia&Cameron

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  1. Cameron Cohen
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    Mia Freeman aveva insegnato a Cameron Cohen cosa fosse l'amore più puro. Avevano avuto degli incidenti di percorso come moltissime coppie, avevano litigato, si erano urlati contro ed avevano abbandonato una stanza sbattendo la porta... era stato inevitabile, soprattutto con il carattere focoso dell'ex dioptase.
    Ma alla fine avevano superato tutte le difficoltà insieme e Cam avrebbe scalato una montagna per vedere il sorriso sul volto di Mia, si sarebbe buttato nel fuoco se questo avesse significato la sua felicità. Ed era felice anche di aver fatto l'importante passo di andare a convivere, perché con il Cohen non era per nulla scontato. Aveva passato anni ed anni a demonizzarsi, a credere di essere un orribile mostro che non meritasse di essere amato e che non sapesse amare a sua volta... almeno finché Mia non era entrata nella sua vita come un fulmine a ciel sereno. Gli aveva fatto capire che non era uno scarto e che anche in lui c'era del buono. Erano andati contro l'opinione di tutti, affrontando il mondo a testa alta poiché erano sicuri di ciò che provavano l'una per l'altro.
    Giorno dopo giorno, erano sempre più uniti e cercavano ogni volta nuovi stratagemmi per spazzare via la monotonia, perché l'amore e la volontà di proseguire, se uniti, erano un connubio esplosivo.
    Ricordava con affetto i lunghi pomeriggi a dipingere il proprio negozio, quando Mia aveva una pausa dal San Mungo, le mattine passate alla magikea per comprare l'arredamento. Gli era sembrato così normale, finalmente poteva avere un po' di pace con la dolce metà che avrebbe voluto al fianco per tutta la vita.
    Suo padre era uscito di prigione, tanto tempo fa... ed aveva riprovato costantemente a rientrare nella sua vita ed in quella della madre, ma lui non aveva mai ceduto. Al contrario della donna ed era per questo che non si parlavano dal suo quarto anno ad Hidenstone. Come aveva potuto cedere a chi l'aveva resa invalida?! Costretta a vita in una sedia a rotelle! Ma poco importava: la sua famiglia erano Mia e Charles, adesso. Dal canto suo, la ragazza non aveva mai spinto affinché si riappacificasse al padre, sapendo ciò che aveva fatto.
    Un altra cosa con cui aveva finalmente imparato a convivere, era la morte di Arya. Quando ci pensava, non aveva più attacchi di panico... la pensava con affetto. Non raccontava più di lei con le lacrime agli occhi, bensì con un dolce sorriso.
    Sì, poteva dire che grazie alla Freeman avesse imparato ad amare ed a vivere senza il peso di un rimorso che non gli apparteneva. Alla bionda doveva ogni suo sorriso.

    Era finalmente rientrato in casa, stanco ma felice. Da quel momento fino alla mattina dopo, si sarebbe dedicato completamente alla sua Mia, lasciando fuori dalla porta ogni problema, perché gli bastava guardarlo per dimenticarsi ogni pensiero negativo.
    Sentendo la sua flebile voce -che aveva rotto il silenzio statico della casa- si era diretto verso la provenienza, ovvero il piano di sopra, poco avanti al bagno. Le rivolse subito un sorriso a trentadue denti. La strinse forte al petto, baciandole la testolina, scaldandola con il suo corpo. Non aveva preparato la cena e già quello, di per sé, era abbastanza strano, ma non l'avrebbe rimproverata. Solo, era preoccupato. Sapeva quanto amasse viziarlo ogni giorno con qualcosa di nuovo, quindi il fatto che non avesse nemmeno acceso i fornelli, nemmeno preparato un uovo, era sinonimo di guai.
    Allora che ne dici, prima di cena... la baciò prima sul naso, poi sulle labbra, scendendo lentamente sul collo. Era molto più disinibita rispetto alla loro prima volta ed a quelle successive e Cam era felice di averla aiutata a superare i propri traumi. Risollevò la testa, fissando le sue iridi nocciola in quelle azzurrissime di lei.
    Scherzi? Non ti devi preoccupare. Tanto avevo voglia di pizze la rassicurò con un mezzo sorriso. Non voleva farle pesare il fatto che non avesse preparato niente, non era sicuramente la sua serva. Anzi, sai che ti dico? La pizza te la faccio io. Stando con una cuoca provetta, per forza di cose aveva imparato a cucinare anche lui e la pizza fatta in casa, era una delle cose che gli riusciva meglio. Ci metterò una pioggia di verdure come piace a te, poi ti preparerò una di quelle tue tisanine strane mentre ti riposi sul divano. Ci stai? Iniziò, rabbrividendo di piacere quando le dita fresche di lei, gli sfiorarono la pelle del fianco. Socchiude gli occhi, posandole due mani sotto i glutei, sollevandola. Ma prima... la doccia! Ridacchiò, portandola in braccio fin dentro il bagno e posandola contro la porta, che con il loro peso si richiuse.
    Oggi non ho avuto un secondo di pausa, infatti ho dovuto mangiare in piedi dietro il bancone. Era sua voce era stremata ma felice perché non aver pausa, significava la presenza di tanti clienti e tanti clienti, voleva dire che il negozio stesse andando bene.
    Non ti hanno strapazzata troppo, al San Mungo, vero? Le domandò, squadrandola con sguardo critico, stringendola di più al proprio corpo, senza permettere di mettere piede a terra. Anzi, sempre tenendola in braccio, si avvicinò alla loro vasca -bella grande- ed accese l'acqua calda, in modo che intanto si riempisse. Ti amo le disse, guardandola. Ti amo anche dopo una giornata di lavoro, quando sei stanca, con i capelli in disordine ed il trucco sbavato le confidò senza alcuna ragione apparente, ma aveva occhi solo per lei.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

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9 replies since 25/1/2023, 23:15   50 views
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