What could have been

#WHATIF - Mia&Cameron

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  1. Mia Freeman
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    Se avesse dovuto dire come si sentisse rispetto a tutto quello che avevano guadagnato, avrebbe detto senza ombra di dubbio di sentirsi orgogliosa. Era orgogliosa di Cameron, di quanto fosse cresciuto e dei traguardi che aveva conquistato, così come era orgogliosa di se stessa, dopo anni passati a lavorare su quel sentimento.
    Non si sentiva ancora adulta, nonostante tutto, una parte di lei continuava a farla sentire come se Hidenstone non fosse mai finita, seppur la cerimonia di fine percorso fosse uno dei ricordi che riviveva più spesso. C’erano momenti in cui la ragazzina timida e inadatta che si era sentita per anni tornava fuori, ma aveva imparato a rassicurarla e metterla da parte.
    Aveva mantenuto la maggior parte dei rapporti con i suoi vecchi compagni, forse anche perché si era abituata così bene alla loro presenza nella sua vita che metterli da parte era quasi impossibile. Aveva rivisto Emma e Aibileen poco tempo prima in effetti, e aveva in programma di vedere anche Blake appena l’agenda dell’altro avrebbe avuto uno slot libero. Aveva lottato parecchio, soprattutto col biondo, perché le vicendevoli scelte di vita non ostacolassero troppo i loro rapporti, ma era abbastanza fortunata da aver trovato persone disposte ad assecondarla.
    Lavorare al San Mungo era una delle sue più grandi soddisfazioni, malgrado la formazione richiedesse impegno costante e pazienza ormai era sicura che stesse andando tutto per il meglio e che avrebbe ottenuto presto ulteriori riconoscimenti. Cameron dopotutto lo sapeva meglio di lei: la studentessa amante dello studio non era mai scomparsa e Mia sembrava nutrirsi ancora di conoscenza, tanto che non sembrava poter smettere di approfondire e spingersi un po’ più in là. Non nascondeva a nessuno di non volersi fermare, e non aveva ancora escluso di prendere una nuova specializzazione per lavorare nel Janus Thickey Ward, con i malati a lunga degenza.
    Certo, la scoperta di quella sera cambiava tutto, ma si sentiva ancora immersa in una bolla di sorpresa, troppo spiazzata per elaborare ancora tutte le conseguenze.
    Il momento della cena era quello che aveva imparato a preferire, insieme ai giorni liberi -sempre troppi pochi- che riuscivano ad avere.
    Con Cam che aveva aperto la sua bottega -iniziativa che aveva appoggiato dal primo giorno e che, per lei senza sorpresa, stava andando più che bene- e i suoi turni sempre intensi, non era così facile ritagliarsi tutto il tempo che avrebbero voluto assieme, e in quel momento non riusciva ancora a realizzare di quanto ne avrebbe avuto a breve, volente o nolente, almeno per qualche mese.
    Uno dei periodi più belli che avevano vissuto di recente, non a caso, era stato il trasloco e la sistemazione della bottega di Cam, a cui aveva voluto partecipare a tutti i costi, e che li aveva visti impegnati per settimane nel tentativo di portare a termine l’impresa. Era in quei frangenti che aveva realizzato quanto fosse felice di tutto quello, nonostante anche lei avesse avuto dei ripensamenti lungo il percorso.
    La monotonia aveva finito per spaventarla, ad un certo punto, e si era trovata a chiedersi se davvero fosse quello che voleva, se ne valesse la pena. Negli anni si era lasciata andare sempre di più, in intimità e non solo, ma per quanto potesse pensare di rendere le cose più interessanti si era ritrovata a pensare che non fosse abbastanza. Lei "abbastanza" non si era mai sentita, ma ad un certo punto si era chiesta se chiunque potesse considerarsi abbastanza da bastare ad un'altra persona per sempre. Eppure erano ancora lì, nonostante ogni previsione.
    La cena rimaneva uno dei suoi momenti preferiti proprio perché facevano sempre di tutto per passare del tempo assieme, nonostante tutto.
    Era solita cucinare lei, quando riusciva ad entrare ad un orario decente, e le piaceva viziare entrambi variando il menu. Ormai era una tradizione, tanto che le mancava quando non riusciva a stare nei tempi, e non era da lei dimenticarsene come aveva appena fatto. Ormai Cameron la conosceva abbastanza bene da sapere che quello non era un comportamento da lei.
    Si rannicchiò tra le sue braccia, un'abitudine che non aveva mai perso, e sorride appena guardandolo dal basso.
    "Non ho fatto la doccia senza di te, non potrei mai." sussurrò con dolcezza e una punta di malizia, seppur messa in ombra da tutto il resto. Non poteva comunque evitare di rispondere alle sue domande a lungo e alla fine annuì brevemente. "Scusami, me ne sono completamente dimenticata... è stata una giornata intensa e ho chiamato Aaron mentre tornavo a casa per chiarire alcuni punti." ammise, optando alla fine per una mezza verità: aveva davvero sentito Barnes, solo che la chiamata non era durata così tanto, la sua mente era stata impegnata con ben altro.
    "La tua giornata come è stata?" domandò poco dopo, accennando un leggero sorriso e accarezzandogli delicatamente un fianco, appena sotto la maglietta.
    Mia Freeman

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    IL BENE SI NASCONDE IN OGNUNO DI NOI, BASTA SAPER OSSERVARE
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9 replies since 25/1/2023, 23:15   50 views
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